STAGIONE 2012/2013
PROPOSTA PER LE SCUOLE SUPERIORI
3 | 8 ottobre
SARABANDA – Progetto multietnico
dall’omonimo testo di Salvatore Veca
drammaturgia di Salvatore Veca e Laura Pasetti
con tredici interpreti da Marocco, Senegal, Zambia, Iran, Cuba, Equador e tre italiani
regia di Laura Pasetti
Produzione Associazione Pier Lombardo in collaborazione con Assessorato alle Politiche Sociali
del Comune di Milano
Dal testo di uno dei più autorevoli filosofi della politica, Salvatore Veca, che lo ha riscritto
partecipando al laboratorio teatrale diretto da Laura Pasetti e modellandolo sui racconti dei
partecipanti, un trascinante spettacolo fatto di storie personali, di fughe alla ricerca della libertà, di
confronto fra culture sui temi dell’ingiustizia, di domande alle quali l’Occidente non ha ancora dato
risposte. Storie di sogni ai quali questo progetto vuole dare una possibilità di realizzazione.
I nove artisti protagonisti provenienti dall’Asia, dall’Africa, dal Centro America e dall’Italia,
mescoleranno canto, danza e racconto con musiche di liuto, tamburi persiani e senegalesi, flauto e
contrabbasso, in un alternarsi di voci tra un vecchio saggio e un gruppo di migranti, su una
simbolica carretta del mare. L’immagine della fine e di chi ricomincia da capo.
In scena: Kacem El Attioui, Mohamed Ba, Ilunga Martin, Aram Ghasemi, Isabella Picchioni,
Deniz Azhar Azari, Mavis Castellanos, Odelyse Cruz Perez, Yordi Cagua, Lisa Capaccioli,
Davide Del Grosso, Nicola Ciaffoni e Rossella Raimondi.
23 | 30 Ottobre
ESEQUIE SOLENNI – L’amore è una cosa meravigliosa
di Antonio Tarantino
regia di Andrée Ruth Shammah
con Ivana Monti e Laura Pasetti
scene e costumi Gian Maurizio Fercioni
musiche Michele Tadini
disegno luci Gigi Saccomandi
Torna in scena dopo il successo della scorsa stagione, lo spettacolo di Andrée Ruth Shammah: un
ironico e avvincente gioco delle parti, dell’intelligenza, della complicità fra Ivana Monti e Laura
Pasetti che danno vita a un dialogo immaginario fra Nilde Iotti e la vedova De Gasperi. Esequie
Solenni, il terzo capitolo della Trilogia Italiana di Antonio Tarantino, mette al centro della scena
due protagonisti della politica nostrana, ma lo fa scegliendo due testimoni inaspettati: le loro
compagne. Di qui una disincantata riflessione sul potere, contrapposto all’amore, e al rispetto della
persona e dei sentimenti.
Così la stampa >>
“Un’avvincente confronto tra pubblico e privato, tra politica e sentimento, tra la storia come è
andata e la storia come sarebbe potuta andare, tra grammatica della celebrazione e sintassi
dell’emozione. Paradossalmente niente meglio del teatro permette di ribellarsi al ruolo che altri ci
hanno imposto: basta avere il coraggio di stare al suo gioco fino in fondo. Shammah ce l’ha avuto e
ha vinto la scommessa.” Sara Chiappori, La Repubblica
"Ivana Monti e Laura Pasetti entrano con bravura nel gioco dei più piani e riescono appieno a far
sentire come possa essere arduo e problematico per una donna non voler rinunciare a se stessa".
Magda Poli - Corriere della Sera
6 | 18 Novembre
GENGE’
da UNO, NESSUNO E CENTOMILA
di Luigi Pirandello
regia di Roberto Bacci
con Savino Paparella, Francesco Puleo e Tazio Torrini
musiche Ares Tavolazzi
Produzione Fondazione Pontedera Teatro
Siamo uno? Siamo nessuno? Siamo centomila? Il noto quesito pirandelliano va in scena nella
dirompente versione della compagnia Fondazione Pontedera Teatro, punto di riferimento a livello
internazionale nella sperimentazione e nella formazione artistica di giovani talenti della scena. Si
tratta di un sodalizio ormai consolidato: dopo L’uomo dal fiore in bocca e La Poltrona Scura,
Roberto Bacci si confronta per la terza volta con lo scrittore siciliano, conducendo gli attori in un
dialogo diretto e intimo con il sottosuolo della lingua di Pirandello che spiazza e seduce lo
spettatore. In scena, tre attori, Savino Paparella, Francesco Puleo e Tazio Torrini, raccontano come
la vita ordinaria di Vitangelo Moscarda entri in crisi quando la moglie gli fa notare una leggera
pendenza del suo naso, dando vita all’inquietudine del “romanzo della scomposizione della
personalità”, come lo definì lo stesso Pirandello. In attesa di una risposta possibile alle domande
poste dall’autore, e mentre la realtà sembra sempre più ipnotizzarci, questo racconto ci riporta forse
lì, dove tutto ha inizio: “possiamo scegliere di cambiare la nostra vita?”.
1| 10 febbraio
IL RACCONTO DELL’INCENDIO DI VIA KEPLERO
di Carlo Emilio Gadda
con Anna Nogara
percussioni Marco Scazzetta
Produzione Teatro Franco Parenti
Diritto al centro di un incendio. Il pubblico vi è trascinato dalla forza di un doppio nodo lombardo.
In scena, Anna Nogara, attrice in teatro e al cinema con i più grandi, milanese, è lo strumento vivo
dell’incandescente narrazione di Carlo Emilio Gadda, altro milanese eccellente, straordinario
cantore e creatore della lingua. Una voce sola capace di restituire al pubblico la forza, la
poliedricità, l’ironia, la meschinità, la poesia, la popolana semplicità degli umani ritratti di persone
colte, come fosse il taccuino di un reporter. Al centro dell’azione il caseggiato di una via milanese
con una serie di folgoranti protagonisti, la spaventata, ridicola umanità che Gadda coglie, con
impietoso umorismo, nelle sue occupazioni tipiche, sconvolte dall’incendio. Nella tragicità dell’
evento tutto risulta di una comicità irresistibile e alla fine arriva la consapevolezza di ciò che conta
davvero. Anna Nogara, affiancata dal percussionista Marco Scazzetta esalta, come raramente
accade, la forza espressiva e il ritmo travolgente del racconto gaddiano.
“Quando si assiste a uno spettacolo che sa parlare all’animo, sollecitandolo e divertendolo con
intelligenza e con garbo, si esce da teatro pervasi da una sensazione di leggerezza e di appagamento,
persino la creatività, nei casi più felici, sembra mettersi in moto. Finalmente lo spirito trova il
meritato ristoro. Ed è proprio questo che offre “Il racconto dell’incendio di via Keplero”(Magda
Poli, Corriere della Sera)
7 | 17 febbraio
DE PRETORE VINCENZO
di Eduardo De Filippo
con Enzo Moscato, Pietra Montecorvino, Ernesto Lama
e con la partecipazione di Maria Luisa Santella
regia Armando Pugliese
Eduardo con un ripetuto artificio scenografico, presente anche in altre sue opere, sembra voler dire
agli spettatori che sta per iniziare una creazione dalle tenebre: la vita della commedia nasce dal
buio, come la vita reale. È da questo punto di vista che parte il percorso registico scelto da Armando
Pugliese per i protagonisti dello spettacolo: una connotazione forte e di sicuro ben distante dai
canoni del teatro di tradizione. I personaggi reali si trasformano in iconografie, arrivando a dare un
importante significato alla misera vicenda umana di De Pretore Vincenzo. Il contributo di Enzo
Gragnaniello per le musiche originali, un vero e proprio omaggio al grande Eduardo, rende
quest’opera uno spettacolo musicale di altissimo impatto e qualità.
5 | 17 marzo
BERLINGUER – I Pensieri lunghi
con Eugenio Allegri
drammaturgia e regia Giorgio Gallione
«Vedo l’utopia. Sta all’orizzonte. Io mi avvicino due passi, lei si allontana due passi. Cammino
dieci passi verso l’orizzonte, e l’orizzonte si allontana dieci passi più in là. Per molto che io
cammini, mai la raggiungerò. A che serve allora l’Utopia?» - «A questo serve: a camminare».
Lo spettacolo, in forma di monologo, non vuol essere né biografico né celebrativo, ma lavora per
raccontare uno spaccato di storia italiana con le sue contraddizioni e utopie, tragedie e speranze,
cercando di disegnare un’epoca dove fedi e ideologie sembravano ancora possibili. “Berlinguer/ I
pensieri lunghi” è un racconto teatrale che utilizzando anche le parole e le riflessioni dei grandi
intellettuali del '900 (da Gramsci a Pasolini, da Saramago ad Allende) mette a fuoco ciò che
abbiamo rimosso, perduto, trasformato, negato.
16 | 21 aprile
Sala Grande
MURI – Prima e dopo Basaglia
testo e regia di Renato Sarti
con Giulia Lazzarini
Muri - prima e dopo Basaglia - è un testo scritto sulla base di alcune testimonianze di infermiere,
soprattutto quella di Mariuccia Giacomini. La protagonista del testo riflette sulla sua esperienza
trentennale di infermiera e lo fa con una nostalgia particolare (quela del poeta, quela che te sa tropo
ben che non pol tornar), ma soprattutto con la lucidità di chi si rende conto che la spinta
straordinaria (di mutamento) di quegli anni si è affievolita e che rischia di finire inghiottita
dall’indifferenza generale. Con l’arrivo di Basaglia il dialogo e il rispetto hanno preso il posto della
violenza, rendendo labilissima la precaria distinzione tra la “normalità” di coloro che dovevano
curare e la “follia” dei ricoverati. Scattava fra loro una complicità all'insegna della comprensione e
della condivisione della umana sofferenza. La legge 180 del 13 maggio 1978 coincide con uno dei
punti più alti della storia della nostra democrazia. È stata una delle grandi conquiste di carattere
sociale, umano e civile del nostro Paese. Dobbiamo conoscerla, difenderla, perché bisogna sempre
riaffermare con forza che le lancette della storia non si possono – non si devono - riportare indietro
- Renato Sarti Così la stampa >>
[…] la seconda immagine è quella che ci hanno rovesciato addosso in Muri una grandissima Giulia
Lazzarini e Renato Sarti, drammaturgo che ha fatto del teatro politico e sociale il suo credo. […]
Giulia Lazzarini sa comunicarci con una semplicità, una condivisione straordinaria. Una
testimonianza di teatro e di vita salutata da ovazioni. Lo spettacolo che va oltre lo spettacolo che
vorremmo venisse rappresentato un po' dovunque a partire dalle scuole. Ma questo, probabilmente,
è solo un sogno - Maria Grazia Gregori, L'Unità - 22 luglio 2009 Interpretato da una straordinaria Giulia Lazzarini […] Uno spettacolo civile che non vuole essere
facile agiografia di un uomo eccezionale e che ha in sé un insegnamento etico potente - Magda
Poli, Corriere della Sera - 5 ottobre 2010 –
3 | 5 maggio
Sala Grande
GLI INDIFFERENTI – Parole e musiche da un Ventennio
reading spettacolo con Fabrizio Gifuni
con Monica Bacelli (mezzosoprano)
e Luisa Prayer (pianoforte)
Il racconto di Fabrizio Gifuni, il canto di Monica Bacelli, il pianoforte di Luisa Prayer: tre grandi
artisti insieme. Grazie a un attento e approfondito lavoro di ricerca e documentazione, sono stati
messi insieme i materiali dell’epoca, articoli di giornale, diari privati, documenti storici,
telegrammi, musiche e canzoni, spaziando da Gobetti a Montanelli, da Toscanini a Mascagni, e
passando per le parole e le musiche di Strauss, Tosti, Pizzetti, Gadda, Calamandrei, Casella,
Respighi, Castelnuovo-Tedesco. L'obiettivo dello spettacolo è proprio quello di interrogarsi sulle
parole scritte e la musica suonata durante il Ventennio, su quale fu il ruolo della stampa ufficiale e
di quella clandestina, su come reagirono o come si accomodarono gli intellettuali del nostro paese,
mentre in Italia e in Europa si produceva una catastrofe delle coscienze prima ancora che politica.
8 | 19 maggio
L’AFFAIRE MORO
di Leonardo Sciascia
diretto e interpretato da Roberto Trifirò
Produzione Teatro Franco Parenti
Un grande scrittore: Leonardo Sciascia. Un attore di grande sensibilità, che qui firma anche la regia:
Roberto Trifirò. Al centro, una delle vicende più complesse della nostra storia nazionale: il caso
Moro. E' il 1978, Aldo Moro viene rapito e ucciso dalle Brigate Rosse. Dei 55 giorni di prigionia
restano le lettere scritte dallo statista alla moglie, ai compagni dipartito, alle più importanti cariche
pubbliche. E mentre tutti credono che quei documenti siano stati composti sotto le pressioni
psicologiche dei terroristi o condizionati dal dolore e dall'instabilità emotiva dovuti alla reclusione,
Sciascia è convinto della lucida verità contenuta in quelle righe: Con la passione e il rigore di una
vera e propria indagine, lo scrittore siciliano si addentra negli scritti alla ricerca del senso più
profondo. E lo fa attraverso la "verità della finzione". L'affaire è una vicenda inafferrabile, nella
quale i fatti sembrano perdere peso fino a scomparire. La realtà sembra sfumare nella finzione. Con
garbo, levità ed eleganza, il racconto interroga e impone il dovere di dire la verità. Da una parte la
condanna morale e politica di una classe dirigente pavidamente nascosta dietro lo scudo della ragion
di Stato, dall'altra la figura di Moro, maschera tragica dell'uomo solo che lotta contro lo Stato, che
lo disconosce e abbandona, e contro la morte. Ma forse, come scrive Sciascia nelle ultime righe
citando Borges: "Il lettore inquieto rivede i capitoli sospetti e scopre un'altra soluzione, la vera".
Progetto Amleto
ottobre 2012 | maggio 2013
SPETTACOLI
19 | 21 ottobre 2012
Sala Grande
HAMLETAS
di William Shakespeare
regia Eimuntas Nekrosius
con Vytautas Rumsas, Dalia Storyk, Andrius Mamontovas, Vidas Petkevicius, Ramunas Rudokas
Viktorija Kuodyte, Kestutis Jakstas, Povilas Budrys, Algirdas Dainavicius, Vladimiras Jefremovas,
Gabrielia Kuodyte - Musicista - Tadas Sumskas.
Produzione Compagnia Meno Fortas - Vilnius (Lituania) con la co-produzione: Hebbel Theater
(Berlino), La Bâtie (Ginevra), Zürcher Theater Spektakel (Zurigo), Teatro Festival Parma e Aldo
Miguel Grompone-Roma
Premio Ubu 1998 come miglior spettacolo straniero in Italia
Premio Unione Europea dei Teatri
Premio Taormina Arte
Premio Maschera d’Oro a Mosca
Spettacolo in lingua lituana sottotitolato in italiano
Durata prevista: 3ore e un quarto più due brevi intervalli: 1° atto 80’ - 2° atto 60’ - 3° atto 50’
Eimuntas Nekrosius è considerato uno dei registi più interessanti e geniali nel panorama delle nuove
realtà teatrali europee. Lituano, nato a Vilnius nel 1952, negli ultimi anni ha presentato in Italia,
oltre che nei più prestigiosi Festival internazionali, spettacoli diversi fra loro ma anche di grande
forza e originalità che lo hanno fatto conoscere ed apprezzare come un poeta della scena da
pubblico e critica.
Hamletas è uno dei vertici della carriera registica di Nekrosius, ricco di immagini folgoranti, che
riescono a rendere immediatamente percepibile da tutti la pagina di Shakespeare, immagini come
quella del grande lampadario ghiacciato che sgocciola al centro di un Hamletas boreale, disperato e
feroce, che ha per protagonista un attore che nella vita vera fa la rock star. E come sempre negli
spettacoli di Nekrosius, nella tragedia di Amleto affiorano frequentemente vere e proprie gags
comiche, quasi clownistiche, in pieno accordo con lo spirito shakespeariano, dove comico e tragico
si mescolano continuamente sino a fondersi in una perfetta unità artistica. Un linguaggio universale,
capace di superare le barriere ed i confini per diventare parte di tutti noi, perché Hamletas nelle sue
infinite letture mette in luce i contrasti, le delusioni, la rabbia e le illusioni di ogni uomo, in una
dimensione, quella del teatro che, come dice Nekrosius, «rifiuta ogni definizione perché si mostra,
non si dice».
La scelta delle materie prime che ho usato in questo spettacolo - il ghiaccio e poi l’acqua e il fuoco
– è molto semplice e logica. Da dove arriva lo spettro del padre di Amleto che noi abbiamo
considerato un vero e proprio deus ex machina? Dal profondo, dal freddo. Questo ci ha suggerito il
ghiaccio, che poi si scioglierà a poco a poco al fuoco della vendetta e tornerà a essere acqua...
Tutto molto semplice. L’arte non è una cosa complicata.
Eimuntas Nekrosius
6 | 11 novembre
Sala Grande
AMLETO2 - Il popolo non ha il pane. Diamogli le brioche
uno spettacolo di e con Filippo Timi
con Lucia Mascino, Luca Pignagnoli, Marina Rocco, Elena Lietti
regia Filippo Timi e Stefania De Santis
Nuovo allestimento dello spettacolo Il popolo non ha il pane. Diamogli le brioche prodotto nel
2009 da SantoRocco&Garrincha - Produzione Teatro Franco Parenti
Filippo Timi, artista innovativo che il Teatro Franco Parenti produce da tre stagioni, è tra i più
apprezzati interpreti del cinema e del palcoscenico.Timi presenta una nuova edizione di Amleto:
una rilettura dove ogni gesto o parola diventa gioco e voce personale, provocazione intelligente,
“helzapoppin” ad alta gradazione di divertimento. Un Amleto spiazzante, comico, furibondo, folle e
colorato. Di fronte alla tragedia hai due possibilità: soccombere o esplodere nel massimo della
vitalità. Filippo Timi ha scelto la seconda trasformando la tragedia in commedia.
E’ impossibile scappare da se stessi, dalla propria follia, del proprio destino. La gabbia che
c’impedisce di essere felici, ce la portiamo dentro, ci sostiene e ci imprigiona.
Amleto racconta la sua follia e la follia altrui, esce dal personaggio, ride del potere, degli intrighi,
della morte, denuncia le trappole del padre buono, della madre “puttana”, dello zio maiale e di
un’Ofelia incastrata negli ingranaggi di una recita che non vuole smettere di recitare.
Di fronte alla realtà, di fronte a certi irrimediabili eventi, la morte, la perdita di un amore… il cuore
e il cervello impazziscono, hanno bisogno di trovare fughe e nuove logiche per non soffrire così
tanto. Ridere, è la risposta della coscienza alla tragedia? Ridere il pianto. Ridere la morte. Ridere
l’abbandono. Ridere il tradimento. Ridere la follia. Ogni sentimento ha una bocca, e io voglio far
ridere la bocca dei sentimenti! Ogni vita è lo specchio della vita. Guardati, disse un giorno Amleto
ad Ofelia, guardati in me… come fai a non ridere di te?
Insomma, Una commedia. Tra potere, oblio, frivolezze e pazzia
27 novembre | 9 dicembre
Sala AcomeA
EXAMLETO
con Roberto Herlitzka
Amleto non è un personaggio, è una persona, al contrario di altri (Otello, Edipo) che vivono in
funzione della loro vicenda, lui può esistere anche senza quel che gli accade. È lì, vive per sé,
diventando qualcuno a cui ci piacerebbe chiedere che ne pensa su molte cose – Roberto Herlitzka –
Lo splendido lavoro di scrittura scenica che Roberto Herlitzka ha svolto sull’Amleto di Shakespeare,
si configura come un’esplorazione del più grande sentimento teatrale che le scene mondiali
conoscano: la solitudine. Herlitzka-Amleto è solo davanti a se stesso come attore, mentre nello
specchio rappresentativo in cui si riflette, la morte e il teatro adescano la disperazione di dire, dire
ancora prima che tutto il resto sia silenzio. Amleto è solo, i suoi interlocutori restano invisibili
fisicamente, per materializzarsi nella voce e nel corpo di Herlitzka.
Così la stampa >>
Tutto l'Amleto all'essenza, alla radice prima, all'attore-artifex che compendia la voce, il corpo, il
senso e il destino del dire (e ridire, e dire ancora) del Principe di Danimarca, smarcato da tutti i
personaggi, solo con se stesso, e col pubblico. Uno spettacolo che si fa racconto, lezione, monologo,
viaggio da fermo nell'infinito di una vita che è solitudine nel chiasso altrui (qui smorzato) - Rodolfo
Di Giammarco La Repubblica, 5 ottobre 2011 -
10 | 16 dicembre
Sala Grande
AMLETO
di William Shakespeare
regia Danio Manfredini
con Guido Burzio, Cristian Conti, Vincenzo Del Prete, Angelo Laurino, Danio Manfredini,
Amerigo Nutolo, Giuseppe Semeraro, Giovanni Ricciardi
adattamenti, composizioni, esecuzioni musicali Giovanni Ricciardi
realizzazione maschere Danio Manfredini
A qualche mese di distanza dall’anteprima in forma di studio allestita lo scorso autunno, debutta
Amleto, lavoro di cui Danio Manfredini è interprete, traduttore e regista. Artista di riferimento per
molti artisti e spettatori, Manfredini, ormai giunto al pieno della sua maturità artistica, mette in
scena il testo capitale della drammaturgia di ogni tempo. Attivo fin dagli anni settanta, Manfredini
connota il suo percorso artistico nel rigore di una ricerca teatrale condotta sempre al di fuori di
percorsi codificati, in uno sviluppo tracciato nel segno forte di una ferrea disciplina etica ed
espressiva di cui la pratica pittorica che Manfredini esercita da anni, è parte integrante e
imprescindibile.
È la prima volta che mi confronto con un testo del repertorio classico che arriva a noi dalla
lontananza dei secoli. Solo dopo un lungo periodo di prove, insieme al gruppo di attori che mi
affiancano, ho individuato una chiave di entrata nell’opera: da qui ha preso il via la creazione.
L’opera di Shakespeare è stata una mappa che l’autore ci ha fornito, fatta di personaggi, contesti e
circostanze per cogliere in sintesi una qualche specifica condizione in cui si può trovare l’essere
umano nel corso della sua esistenza. Asciugato dalle ripetizioni informative e dagli aspetti
prettamente letterari, abbiamo mantenuto i fatti essenziali che sostengono la vicenda. Di Amleto
metto in scena la sua percezione, il suo modo di essere nell’esistenza, la sua aspirazione a non
essere, a non aderire al suo contorno sociale: il mio Amleto è un uomo che sogna, immagina,
fantastica, vive il reale filtrato dalle sue sensazioni, sentimenti, amplifica alcuni aspetti, ne deforma
altri. Questo è il punto di congiunzione che ho colto tra questa vicenda e la condizione dell’uomo
contemporaneo. Maschere, luce, costume, musica, artifici teatrali sono il veicolo dentro cui ha
preso forma la specifica visione del mondo di Amleto. Attraverso il principe Amleto, sconvolto
dall'assassinio di suo padre, si delinea sempre di più un mosaico esistenziale composto dalle
lacerazioni che passano fra coscienza e azione, vita e morte, soprusi e giustizia, desideri e destino.
Amleto, volto di una dimensione filosofica, spirituale, riflessiva, ingabbiato nel suo ruolo di
principe è chiamato al pragmatismo dell'azione. Il teatro stesso diventa tramite tra buio e luce: un
"recitare nella vita" teso a occultare la verità o un'arte teatrale che attraverso il gioco della
finzione la riveli.
Danio Manfredini
Il percorso artistico di Danio Manfredini è eccentrico, i suoi lavori non sono prodotti più o meno
riusciti, ma organismi viventi. Il suo non è solo teatro, o meglio la scoperta - quasi il “miracolo” di uno dei teatri possibili. È pittura, è danza, è poesia. Se parlate con molti degli artefici e degli
appassionati del nuovo teatro italiano, scoprirete che Danio è un maestro segreto, che nei suoi
seminari ha segnato numerose carriere artistiche: con il suo rigore, la sua esperienza, la sua
saggezza, e ovviamente una competenza acquisita attraverso anni di prove, di improvvisazioni e di
ricombinazioni drammaturgiche. Ma è soprattutto la sua integrità di artista a offrire un esempio e
un punto di riferimento importante per tutti.
Oliviero Ponte di Pino
22 | 27 gennaio
Associazione del Teatro Patologico presenta
AmletOfelia
di Dario D’Ambrosi
liberamente tratto da Amleto di Shakespeare
Dario D’Ambrosi è il creatore del movimento Teatro Patologico. Attore, regista, autore di spettacoli
e film che rappresentano pensieri e comportamenti di malati di mente, è da oltre trent’anni uno dei
più interessanti fenomeni teatrali della scena nazionale. La sua indagine della follia, quella vera dei
malati, ha lo scopo di ridare “dignità al matto”. Ha presentato i suoi lavori in tutta Europa e
soprattutto negli Stati Uniti, a New York, Cleveland, San Francisco. Per il cinema ha lavorato con
Mel Gibson, Anthony Hopkins, Jessica Lange, Sergio Castellitto, Ben Gazzara. È fra i protagonisti
di diversi sceneggiati e ficion: Racket, Padre Pio, Uno Bianca, Romanzo Criminale, Don Milani.
Ha firmato la regia di Il ronzio delle mosche, con Greta Scacchi e I.N.R.I., girato negli Stati Uniti e
prodotto dalla Pathological Performance Inc.
Il mio spettacolo vuole mettere in evidenza il lato patologico di Amleto e confrontarlo con quella di
Ofelia, due personaggi afflitti dalla stessa patologia “maniaca depressiva”. Nell’opera del grande
drammaturgo inglese i due non arriveranno alle nozze, ma se si fossero sposati sarebbero stati la
fotocopia di una coppia dei giorni d’oggi, dove in molti casi, uno (più spesso il marito) ammazza
l’altro. Nel mio Amleto, dunque, il protagonista affoga Ofelia nella vasca da bagno, ripetendo
ossessivamente la frase “essere o non essere”: nel momento del ”non essere” spinge Ofelia
sott’acqua, mentre quando esclama “essere” la tira rapidamente fuori. L’ “essere” è vita il “non
essere” è per Amleto la dolce morte. Queste sono, semplicemente e mostruosamente, le parole di un
maniaco depresso. Nel mio spettacolo sono tre i momenti-fulcro dell’allestimento teatrale: il primo
sono le visioni allucinogene di Amleto nel rivedere il padre; il secondo è invece il conflitto di
Amleto con la madre e Ofelia (che nello spettacolo saranno interpretate dalla stessa persona) perché
in fondo Amleto le desidera entrambe, ma non può soddisfare i suoi desideri; il terzo è infine il
continuo allontanamento di Ofelia dall’amore di Amleto: un amore impossibile, un amore malato.
Dario D’Ambrosi
2 | 6 maggio
KUPENGA KWA HAMLET
by William Shakespeare
directed by Arne Pohlmeier
performed by Denton Chikura and Tonderai Munyevu
Two Gents Production
Denton Chikura e Tonderai Munyevu provengono dallo Zimbawe/Shona e dopo un percorso di
formazione nella capitale inglese hanno sviluppato un loro personalissimo stile che riflette l’energia
e la forza comunicativa della cultura performativa sud-africana. Ospitata quest’anno al prestigioso
Globe Festival, Two Gents Productions, la compagnia che hanno fondato insieme a Arne Pohlmeier,
ha inaugurato una brillante e coraggiosa carriera, con una versione shona di Two Gentlemen of
Verona, intitolata Vakomana Vaviri Ve Zimbabwe.
Presentato al London’s Oval House Theatre e acclamato dalla critica, Kupenga Kwa Hamlet è un
Amleto per due attori ambientato al tramonto di uno Zimbawe pre-coloniale, in cui la vita dopo la
morte e il presente coesistono: uno spettacolo di rarissima forza poetica e immaginativa, che in
maniera quasi scioccante ci consegna lo Shakespeare che conosciamo nel modo in cui non lo
conosciamo. Il carisma, l’esuberanza, e la straordinaria fisicità dei due interpreti, in uno con la
messinscena, capace di raccogliere in un mix del tutto originale energie, sensibilità e suggestioni
culturali diverse, regalano al pubblico un’esperienza di vero teatro e di autentica creatività.
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16 gennaio 2013 - 16 gennaio 1973
Amleto e i giovani
Serata 40 anni
diretta da Andrée Ruth Shammah
per festeggiare il compleanno del
Teatro Franco Parenti
Ambleto
di Giovanni Testori
con Franco Parenti
regia di Andrée Ruth Shammah
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A scuola con Amleto
Laboratorio teatrale con percorso didattico e saggio finale
per gli studenti delle scuole medie superiori
Il progetto è rivolto agli Istituti d’Istruzione Superiore che prevedono l’attività di laboratorio
teatrale. Il Teatro Franco Parenti invita i responsabili dei laboratori a incentrare il programma
dell’anno 2012/2013 sull’Amleto di Shakespeare, in vista della preparazione di una messinscena da
presentare al Teatro Franco Parenti nel giugno 2013. A ciascuno degli istituti coinvolti, per un
massimo di dieci, viene affidato l’allestimento di una parte selezionata dell’opera (un atto) che
consenta agli studenti, oltre al percorso drammaturgico, anche la focalizzazione e il confronto con
determinati temi d’interesse artistico e umano e sociale posti dal testo. Ai partecipanti viene inoltre
offerta la possibilità di integrare il laboratorio con approfondimenti sull’opera, l’autore e le tecniche
recitative, attraverso incontri con anglisti, attori e registi. Completa infine il percorso, la visione di
almeno due spettacoli, a ingresso ridotto, appartenenti al Progetto Amleto.
Responsabile Teatro Franco Parenti: dott.ssa Irene La Scala
Consulente speciale: Prof.ssa Margaret Lynn Rose, docente di Storia del Teatro inglese - Università
degli Studi di Milano
Per informazioni e iscrizioni
Irene La Scala > tel. 02.59995252 | [email protected]
N.B. Per lo spettacolo HAMLETAS e KUPENGA KWA HAMLET il biglietto ridotto per
studenti o docenti è di € 15.
PREZZI E ABBONAMENTI
BIGLIETTO INTERO RIDOTTO STUDENTI > € 10
N.B. Ogni 10 studenti è previsto un omaggio-cortesia per il docente-accompagnatore. Nel
caso di gruppo inferiore a 10 studenti, per il docente-accompagnatore è previsto un ingresso a
€ 10.
ABBONAMENTO 3 spettacoli A SCELTA > € 27
RIDUZIONE DOCENTI-USO-PERSONALE > 50% su questa selezione + eventuali
promozioni sul resto del cartellone che verranno comunicate man mano.
In occasione del 40esimo anniversario del Teatro Franco Parenti segnaliamo un
ABBONAMENTO SPECIALE: 4 spettacoli a € 40 > di seguito il link per scoprire i dettagli
http://www.teatrofrancoparenti.it/userfiles/file/promo_pdf/Speciale_Abbonamento_40(1).pdf#zoom=80
ORARI
Programmazione serale > a breve verrà comunicata sul sito www.teatrofrancoparenti.it
Repliche scolastiche > a breve sarà consultabile on-line un calendario con date e orari di
matinée e pomeridiane
PER INFORMAZIONI e PRENOTAZIONI
UFFICIO SCUOLE
Teatro Franco Parenti
via Vasari, 15
20135 - Milano
tel. 02.59995260
fax 02.5455929
[email protected]
[email protected]