1 – Elettrostatica Cariche elettriche – In natura esiste una proprietà associata ad alcune particelle costituenti la materia chiamata carica elettrica. Le cariche elettriche sono di due tipi chiamate storicamente cariche positive e cariche negative. Poste in vicinanza, cariche dello stesso tipo esercitano fra loro una forza repulsiva, mentre cariche di tipo diverso presentano una forza attrattiva. Le forze dovute alla presenza di cariche elettriche o al moto delle stesse vengono definite forze elettromagnetiche e costituiscono una delle 4 forze fondamentali presenti nell'Universo. Normalmente negli atomi sono presenti un uguale numero di cariche negative e di cariche positive, per cui l'effetto globale verso l'esterno risulta nullo e nessuna forza di tipo elettrico si manifesta fra due corpi posti in prossimità. Se l'equilibrio fra le cariche viene in qualche modo alterato, nascono forze di natura elettrica. Questo fenomeno era già noto ai Greci dell'età classica i quali avevano scoperto che l'ambra* strofinata con un panno di lana aveva la proprietà di attirare corpi leggeri come foglie secche, capelli, ecc. L'ambra che in greco era chiamata ελεχτρον, (elektron) ha dato il nome all'insieme dei fenomeni di questo tipo e a tutta quella branca della fisica che se ne occupa. La fenomenologia relativa al comportamento delle cariche elettriche in quiete è stata oggetto di studi estesi per tutto il secolo XVIII, è vastissima e prende il nome di elettrostatica. Le cariche elettriche elementari - La nostra conoscenza della natura più intima della materia ha rivelato che la carica elettrica ha una struttura discontinua. Questo vuol dire che una carica elettrica così come viene normalmente sperimentata è costituita da un grande numero di cariche che non sono ulteriormente divisibili: le cariche elettriche elementari. Esiste la carica elettrica elementare negativa che è associata ad una particella chiamata elettrone. Gli elettroni sono costituenti fondamentali degli atomi, hanno una piccolissima massa me=1,6·10 –27 kg, ed una carica chiamata universalmente e– che non è frazionabile. Con una terminologia che appartiene alla fisica classica gli elettroni negli atomi ruotano intorno ai rispettivi nuclei in orbite che hanno raggi dell'ordine di ≈10 –10 m e che determinano le dimensioni dell'atomo stesso. Con una terminologia più corretta, propria della meccanica quantistica, gli elettroni atomici occupano intorno al nucleo livelli energetici successivi in accordo con il principio di esclusione di Pauli. Oltre la carica elementare negativa, esiste la carica elettrica elementare positiva associata ad una particella chiamata protone, che rappresenta un costituente fondamentale dei nuclei degli atomi. ---------------------------------------------------------------------------------------------------------* Resina fossile presente prevalentemente in giacimenti del carbonifero nel Nord Europa Il protone ha una massa mp=1,6·10 –27 kg, quindi 1840 volte più grande della massa dell'elettrone ed una carica positiva e+ uguale in valore assoluto a quella dell'elettrone anch'essa non frazionabile. Altre particelle costituenti la materia, oltre quelle citate, presentano cariche positive e cariche negative, ma in queste lezioni si parlerà soltanto di protoni e di elettroni. Nel nucleo atomico sono presenti anche particelle neutre, i neutroni, con massa quasi uguale a quella dei protoni mn=1,6 ·10 –27 kg e carica elettrica nulla. Protoni e neutroni sono saldamente legati l'un l'altro nel nucleo atomico dalla forza nucleare forte, che agisce su entrambi alle distanze dell'ordine di ≈10 –15 m tipiche delle distanze nucleari: fig.1.1). Fig.1.1) – Un atomo di litio con il nucleo contenente 4 protoni e 5 neutroni. Gli elettroni sono rappresentati classicamente in orbite intorno al nucleo e sia gli elettroni che le dimensioni delle orbite non sono in scala rispetto alle dimensioni del nucleo. Protoni e neutroni vengono a volte chiamati nucleoni perchè costituenti del nucleo ed anche barioni perchè particelle pesanti. L'unico nucleo atomico privo di neutroni è il nucleo dell'atomo di idrogeno che è costituito da un solo protone. La forza nucleare forte che si manifesta fra i nucleoni è attrattiva ed è milioni di volte più intensa della forza di repulsione elettrostatica esistente fra i protoni del nucleo, cosa questa che rende possibile l'esistenza di nuclei con alto numero atomico dove decine e decine di cariche dello stesso segno sono vincolate stabilmente a distanze dell'ordine ≈10 –15 m le une dalle altre. Non sono state ancora rivelate cariche elettriche che abbiano una carica che sia frazione della carica elementare, anche se in una teoria più avanzata, il Modello Standard, che tenta di comprendere la struttura più intima di particelle come il protone ed il neutrone, si ipotizza l'esistenza di particelle ancora più elementari, i quark, che dovrebbero essere associati a cariche elettriche frazioni di quelle elementari fin'ora osservate. Nell'atomo, il numero di protoni nel nucleo è uguale al numero di elettroni periferici ed in assenza di interventi esterni, costituisce un insieme elettricamente neutro. Azioni esterne possono tuttavia alterare l'equilibrio ed uno o più elettroni possono essere strappati all'atomo o aggiungersi ad esso. Nel primo caso si forma quello che si chiama uno ione positivo, nel secondo caso si forma uno ione negativo. Questo fenomeno si chiama ionizzazione ed avviene quando l'atomo è investito da energia sufficiente per cause diverse come urti con altri atomi o particelle energetiche o onde elettromagnetiche di elevata energia. La ionizzazione dell'atomo avviene anche nella formazione di composti con legame ionico come ad esempio il cloruro di sodio (NaCl) quando gli atomi dei singoli elementi, originariamente neutri, si avvicinano in modo tale che uno degli atomi di cloro possa strappare l'elettrone meno legato di uno degli atomi di sodio per legarlo a se formando quindi il composto. Ionizzazioni nei gas, sono provocate da temperature elevate e sono tanto maggiori quanto più alte sono le temperature. La miscela di ioni positivi, ioni negativi ed elettroni liberi che si realizza in queste condizioni, viene chiamata plasma. Lo stato di plasma è considerato un quarto stato di aggregazione della materia ed ubbidisce a leggi complesse, governate oltre che dalle classiche leggi dei gas, anche dall'elettrodinamica delle particelle cariche. 1.1 – Fenomeni elettrici Elettrizzazione - La prevalenza di uno dei due tipi di carica in un determinato corpo viene chiamata elettrizzazione. Poiché le cariche positive sono associate ai protoni, esse sono virtualmente immobili in un corpo, l'alterazione dell'equilibrio elettrico è dovuto quindi alla variazione del numero di elettroni, o ad una loro asimmetrica distribuzione rispetto ai rispettivi nuclei. Di conseguenza una elettrizzazione negativa è dovuta ad un eccesso di elettroni, mentre una elettrizzazione positiva è dovuta ad un difetto di elettroni, in quanto questo comporta, come ovvio, un eccesso di cariche positive. L'elettrizzazione si può ottenere, oltre che per strofinio, anche per contatto con un corpo che sia già elettrizzato o per induzione per la vicinanza di un altro corpo elettrizzato. Nel primo caso, durante lo strofinio, parte degli elettroni superficiali si trasferisce dall'uno all'altro corpo ed una volta separati, i due corpi, l'uno con eccesso di cariche negative e l'altro con difetto di cariche negative (e quindi eccesso di cariche positive), manifesteranno una reciproca forza attrattiva. Fig.1.1.1) a) – Nello strofinio di una bacchetta di plexiglass con un panno di lana, una certa quantità di cariche negative passa dalla lana alla bacchetta. b) – Una volta separati i due corpi mantengono l'elettrizzazione e manifestano una forza di attrazione. Un esempio di questo tipo è appunto l'ambra ma anche l'ebanite o il polietilene che, strofinati con lana, acquisiscono elettroni dalla lana e si caricano negativamente, mentre il vetro con lo stesso trattamento perde elettroni acquisendo una carica positiva: fig.1.1.1). In ogni caso, le cariche perdute da un corpo sono sempre rigorosamente uguali a quelle acquisite dall'altro. Questa caratteristica delle cariche elettriche è espressa dal Principio di conservazione della carica elettrica che ha validità universale: ● in un sistema isolato la somma di tutte le cariche elettriche resta costante nel tempo. Il secondo caso di elettrizzazione, si ha nel contatto fra un corpo elettrizzato dopo uno strofinio, per esempio positivamente, ed uno neutro. In questo caso parte degli elettroni del secondo si trasferisce nel primo, per cui dopo la separazione anche il secondo corpo presenterà un eccesso di cariche positive. I due corpi avendo cariche dello stesso segno, una volta separati sono soggetti ad una forza d'interazione repulsiva: fig.1.1.2). Fig.1.1.2) a)–Una bacchetta di vetro elettrizzata positivamente entra in contatto con un corpo conduttore e una certa quantità di cariche positive si trasferisce al conduttore. b)–Una volta separati i due corpi mantengono le rispettive elettrizzazioni. Nel terzo caso, la vicinanza dell'oggetto elettrizzato provoca in quello neutro una parziale distribuzione spaziale delle cariche dei due tipi, generando quindi una prevalenza di cariche di un determinato segno in due parti distinte del corpo. Si forma in questo modo quello che viene detto dipolo elettrico, cioè una struttura legata che presenta i baricentri delle cariche positive e quelli delle cariche negative non coincidenti. Si approfondirà questo punto in un successivo paragrafo. Allontanando i due oggetti, l'induzione scompare e nell'oggetto originariamente neutro le cariche tornano ad essere uniformemente distribuite ripristinando la neutralità. Evidenze sperimentali di questi ultimi due esempi di elettrizzazione sono semplici da verificare qualitativamente utilizzando una sferetta di materiale leggero appesa tramite un filo di seta ad un supporto (pendolino elettrostatico). Se una bacchetta di vetro o plexiglas, preventivamente elettrizzata per strofinio, viene avvicinata al pendolino a riposo, le cariche della bacchetta (positive o negative) indurranno una distribuzione asimmetrica delle cariche interne nella sferetta, attirando quelle di segno opposto ed respingendo quelle di ugual segno. In queste condizioni il pendolino è attratto dalla bacchetta: fig.1.1.3)a. Se la sferetta arriva a toccare la bacchetta elettrizzata, durante il contatto parte delle cariche si trasferiscono elettrizzando la sferetta. Poiché i due corpi hanno ora cariche dello stesso segno fra essi si manifesteranno forze repulsive: fig.1.1.3)b. Fig.1.1.3) a) – Nello strofinio di una bacchetta di plexiglass con un panno di lana, una certa quantità di cariche negative passa dalla lana alla bacchetta. b) – Una volta separati i due corpi mantengono l'elettrizzazione e manifestano una forza di attrazione. Conduttori ed isolanti - Rispetto al comportamento delle cariche elettriche, la materia si distingue in due grandi classi: i conduttori e gli isolanti anche detti dielettrici. Tab. 1.1.1) Materiali conduttori e materiali isolanti. Sono conduttori quei materiali nei quali le cariche trasferite in un punto del corpo, si muovono liberamente distribuendosi in tutte le parti del corpo stesso: fig.1.1.2). Sono isolanti quei materiali nei quali le cariche restano localizzate nella regione del corpo in cui sono state prodotte o trasferite. In Tab. 1.1.1) è riportato un elenco dei più comuni conduttori ed isolanti. Elettroscopi - Qualsiasi strumento di misura delle forze di natura elettrica esercitate fra cariche in quiete viene chiamato elettroscopio. Un pendolino elettrostatico è di fatto un elettroscopio, anche se nell'apparato descritto, risulta difficile esprimere i fenomeni attrattivi e repulsivi in modo quantitativo. Uno strumento in grado di dare anche una stima quantitativa delle cariche elettriche coinvolte nei fenomeni è l'elettroscopio a foglie d'oro. L'elettroscopio a foglie è costituito da una coppia di sottili foglie di metallo (originariamente oro), poste in un involucro trasparente per evitare disturbi dovuti a spostamenti d'aria, connesse ad una sfera metallica esterna tramite un conduttore. Qualsiasi elettrizzazione della sfera esterna, sia per contatto che per induzione, viene trasmessa alle foglioline. Queste, elettrizzate con cariche dello stesso segno, divergono segnalando così la presenza e la quantità delle cariche coinvolte: fig.1.1.4). Fig.1.1.4) Un elettroscopio a foglie d'oro rivela cariche elettriche quando le foglioline divergono.