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Abbandonate il panico, non l’Area Euro
22 giugno 2012
“L’Europa sta attraversando un periodo di turbolenza economica ma
ritengo sia essenziale non abbandonarla e al contrario cercare di
reperire proprio nel Vecchio Continente occasioni d’investimento
potenzialmente proficue create dalla crisi.”
Credo sinceramente che nella vita paghi essere ottimisti. Per un investitore di lungo termine, fa praticamente parte della job
description. Si può guardare ad una crisi con timore, considerandola un periodo di pericoli e perdite o si può scegliere di
vederla come un periodo di opportunità, foriero di potenziali cambiamenti positivi. La crisi dell’Area Euro ha avuto delle
ripercussioni su tutti i mercati globali e diversi investitori mostrano pessimismo riguardo alla sostenibilità e alla salute
economica della regione. Io? Io sono un ottimista. Chiuso il capitolo delle elezioni in Grecia, restano ancora numerose le
questioni insolute. A conti fatti, sono però convinto che l’Europa dovrebbe uscire rafforzata dalla crisi, a prescindere dal fatto
che la Grecia scelga o meno di lasciare l’Euro (e lo ritengo improbabile).
A mio avviso, le autorità europee hanno imboccato la strada giusta, nonostante l’intoppo politico tra i Paesi pro-austerity
(come la Germania) e quelli contrari (come la Grecia). L’aspetto più importante di questa situazione, penso sia legato al fatto
che i leader europei stanno cercando di fare del loro meglio per mettere insieme un patto fiscale in grado di rafforzarne
l’alleanza e le valute. Si tratta di un processo che richiederà tempo e pazienza ma che alla fine sono convinto darà i suoi frutti.
E’ assolutamente necessario affrontare le problematiche che hanno portato alla crisi del debito —ed è quello che sta
succedendo ora.
Le prime elezioni greche a maggio sembrano essere state il risultato di una forte protesta dell’elettorato contro i partiti politici
tradizionali, con conseguente vittoria dei partiti radicali di destra e di sinistra, molti dei quali dichiaratamente ostili al
programma di riforme fiscali e alle condizioni di restituzione del debito imposte dall’Unione Europea (UE). Nella seconda
tornata elettorale, il 17 giugno, è parso che l’ira si fosse placata in favore di un approccio più razionale ed i partiti moderati,
favorevoli ad accettare le riforme secondo i termini dell’UE, hanno ottenuto la maggioranza.
Area Euro
Si è dibattuto a lungo sull’eventualità di un’uscita della Grecia dall’Area Euro e ancora non si è giunti ad una risposta
definitiva. Personalmente ritengo che la Grecia abbia il potenziale per restare e riformare l’economia, riconducendola verso un
futuro più roseo, ma questo solo se la sua classe dirigente metterà fine agli sprechi ed eliminerà le barriere che ostacolano la
crescita delle imprese. Ironia della sorte, una riduzione delle spese pubbliche che comporti lo snellimento delle normative e
della burocrazia statale potrebbe potenzialmente riflettersi in una maggiore crescita e prosperità per la Grecia. Tuttavia, se per
una qualche ragione l’UE dovesse costringere la Grecia a lasciare l’Euro o se il Governo di Atene decidesse in ultima istanza
di uscire dall’Area e stampare la sua moneta, penso che i Greci in generale conserverebbero ancora gli euro e questo
renderebbe improbabile il completo abbandono del sistema monetario unificato.
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Ad uso esclusivo di investitori professionali. Non destinato al pubblico.
Abbandonate il panico, non l’Area Euro
| 22 giugno 2012
Penso che la Grecia non sia l’unico Paese a cui questa crisi ha insegnato un paio di cose. Alcuni Paesi dell’Europa
occidentale ed altri mercati sviluppati in tutto il mondo si trovano in difficoltà a causa dell’eccesso d’indebitamento pubblico e
stanno cercando di trovare una soluzione al problema. Nel frattempo, molti mercati emergenti godono di condizioni migliori
rispetto ad alcuni Paesi sviluppati, sia dal punto di vista dei debiti che della crescita. In Europa dell’Est, ad esempio, la Polonia
è stato l’unico membro dell’UE ad evitare la recessione durante la crisi finanziaria del 2008-2009.1
Anche se l’Europa occidentale è molto più estesa dell’Europa orientale, ritengo che quest’ultima abbia il vantaggio di partire
potenzialmente da una base economica più bassa e potremmo quindi assistere a trend di crescita e a sforzi riformistici
maggiori. Le necessarie misure di austerità saranno indubbiamente dolorose per alcuni Paesi europei, ma costringeranno i
player più deboli della regione a collaborare. I Paesi dell’Europa sia occidentale che orientale hanno un enorme potenziale di
cooperazione che consentirebbe loro di creare un quadro economico migliore. L’Europa occidentale ha la possibilità
d’investire in quella dell’Est, a sua volta in grado di fornirle beni a prezzi più contenuti ed interessanti opportunità
d’investimento, oltre a mercati di grande espansione.
La crisi può creare occasioni
L’Europa sta attraversando un periodo di turbolenza economica ma ritengo sia essenziale non abbandonarla e al contrario
cercare di reperire proprio nel Vecchio Continente occasioni d’investimento potenzialmente proficue create dalla crisi. Al
contempo, ritengo importante che tutti gli investitori diversifichino a livello globale. Com’è ovvio, sono particolarmente
interessato ai mercati emergenti, poiché in questo momento rappresentano circa un terzo delle capitalizzazioni di mercato del
mondo. Considerate le ottime proiezioni di crescita di molti Paesi emergenti, oltre ad una demografia giovane e a rapporti
debito/PIL generalmente migliori rispetto a diversi mercati sviluppati, sono fermamente convinto che non dovrebbero essere
ignorati come opzione di diversificazione globale. Il clima d’incertezza e le preoccupazioni probabilmente continueranno a
creare una certa angoscia nei mercati di tutto il mondo, la quale potrebbe diffondersi anche agli emergenti, ma come già detto
considero l’incertezza un’opportunità. Potrebbe addirittura capitare che alcuni marchi del mercato emergente inizino ad
acquistare asset in Europa a prezzi molto convenienti, incrementando così la loro presenza globale.
Alcuni investitori sembrano ritenere i mercati emergenti eccessivamente “rischiosi” ma la crisi dell’Eurozona ci insegna
inequivocabilmente che nessun investimento è privo di rischi. Di recente, un banchiere europeo ha chiesto la mia opinione
riguardo alla corporate governance dei mercati emergenti, sottintendendo che la riteneva molto scadente. Ho risposto che
esempi di corporate governance scadente si possono trovare non solo sui mercati emergenti ma anche in Europa e negli
USA. Gli astanti hanno sussultato. Ho quindi spiegato che mentre le emissioni possono essere specifiche di un singolo
mercato, la corporate governance può essere buona o cattiva ovunque nel mondo. Ad esempio, negli USA esistono aziende i
cui fondatori hanno facoltà di prendere decisioni da miliardi di dollari senza interpellare nessun consiglio d’amministrazione.
La corporate governance è qualcosa sulla quale è necessario essere sempre molto vigili nella nostra ricerca di opportunità
d’investimento società per società. Ciò detto, non sono particolarmente preoccupato per l’Europa nel prossimo futuro,
nonostante l’incertezza odierna. E’ chiaro che se l’Europa e gli USA dovessero andare in recessione ci sarebbero delle
ripercussioni su tutti i mercati. Non lo ritengo tuttavia probabile. Guardo con particolare attenzione ai prezzi delle valute. Dal
mio punto di vista, l’euro ha tenuto relativamente bene durante tutta la crisi: fino ad ora non è crollato drasticamente ed è
riuscito a mantenersi al di sopra del prezzo al quale era stato introdotto nel 1999.2 Ciò significa che qualcuno ha fiducia nel
potenziale dell’Area Euro, e io sono tra questi!
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Abbandonate il panico, non l’Area Euro
| 22 giugno 2012
1. Fonte: CIA World FactBook, maggio 2012.
2. Fonte: Banca Centrale Europea. Il prezzo di chiusura dell’euro il 4 gennaio 1999 era pari a 1,1789USD
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