LA GORGONE MEDUSA Sebbene questo mito non sia ambientato in Sicilia è comunque uno dei più sentiti nell’isola sin dall’antichità. Simbolo mitologico delle più antiche ed oscure paure dell’uomo, le gorgoni erano tre mostruose sorelle, Steno, Euriale e Medusa, che avevano mani ed artigli di bronzo, zanne di cinghiale, ali d’oro, serpenti al posto dei capelli e la capacità di pietrificare chi avesse incrociato lo sguardo dei loro occhi scintillanti. Le tre gorgoni vivevano in una zona molto remota posta oltre il grande Oceano, alla cui estremità, secondo gli antichi greci finiva il mondo dei vivi ed iniziava quello dei morti. Fra di esse, la più terribile, ma anche l’unica ad essere mortale, era Medusa, la quale, col tempo, divenne per i Greci la gorgone per antonomasia. Fu Perseo, secondo il mito, a liberare l’umanità dalla tremenda Medusa e per trasposizione a vincere le ataviche paure dell’uomo. Per raggiungere la lontana dimora della gorgone, l’eroe greco si servì dei sandali alati regalatigli da Hermes. Quando arrivò, trovò Medusa addormentata ed allora, utilizzando uno specchio datogli in dono della dea Athena, le tagliò la testa senza guardarla mai negli occhi. Ma Medusa era stata da poco ingravidata da Poseidone e, pertanto, poco prima di morire, dal collo reciso uscirono due esseri divini suoi figli: Crisaore ed il cavallo alato Pegaso. Il mito di Medusa era molto sentito da tutte le popolazioni greche ed infatti venne raffigurato in molte ceramiche prodotte sia in Grecia che in Sicilia, specialmente fra il VII ed il V secolo a.C.. Anche nelle architetture dei templi, Medusa insieme ai suoi due figli fu spesso rappresentata nelle metope (tempio di Selinunte) o addirittura nella parte centrale dei timpani (tempio di Athena a Siracusa). La popolarità di questo mito restò sempre viva anche nei successivi secoli, si basti pensare alle tante opere d’arte rinascimentali e moderne (sia dipinti che sculture) visibili nei musei di tutto il mondo. A Catania nel museo civico del castello Ursino la gorgone Medusa è raffigurata nel grande cratere a calice realizzato nel V secolo a.C. dal ceramista greco Mikonos.