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Il Tarlo asiatico a Montichiari
Novembre 2009
IL “TARLO ASIATICO” A MONTICHIARI -BSAnoplophora chinensis: una vera minaccia per le nostre piante
Novembre 2009
Prof. Luigi Petruzziello I.I.S. “G.Bonsignori” di Remedello -BS-
Foto1: Esemplare maschio di Anoplophora chinensis su Acero giapponese
L’Anoplophora chinensis (Forster) [= malasiaca (Thomson)], comunemente conosciuto come
“Tarlo Asiatico”, è un coleottero cerambicide di origine asiatica rinvenuto per la prima volta in
Europa nel 2000 a Parabiago (Milano), probabilmente arrivato accidentalmente attraverso bonsai
provenienti dalla Cina.
Attualmente l’insetto è segnalato anche in Germania, Austria , Francia, Croazia, Olanda e Regno
Unito ( in quest’ultimi due paesi il tarlo è presente con la specie A. glabripennis). La sua
infestazione in Italia sino a qualche anno fa, riguardava esclusivamente la regione Lombardia , in
particolare la provincia di Varese, 25 comuni del milanese (da qualche anno in alcuni di questi è
stata accertata la presenza anche dell’Anoplophora glabripennis Motchulsky) e 2 del bresciano,
Gussago e Montichiari, che potrebbero diventare 3 vista la cattura di alcuni esemplari a
Castenedolo, nell’estate 2009.
Dal luglio 2008 anche la Regione Lazio è interessata dal Tarlo, infatti il servizio fitosanitario
regionale ha accertato la presenza del temibile insetto su alcune alberature presenti nel Parco
comunale di via Porta S. Sebastiano, a Roma.
E’ un coleottero xilofago molto pericoloso, in grado di attaccare circa 60 specie diverse di piante
arboree ed arbustive, sane.
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Sembrerebbe che risparmi solo le conifere, mentre delle caducifoglie infesta tanto le ornamentali
che le forestali, come pure le piante da frutto ( melo, pero, ciliegio, agrumi, noccioli, ecc…).
Il nocciolo ( Corylus avellana) sarebbe tra le piante da frutto preferite dall’insetto, come
confermerebbe il recente articolo pubblicato sul portale d’informatica “New Tuscia” (Viterbo) :
“UNA NUOVA MINACCIA PER L'AGRICOLTURA DELLA TUSCIA: è il tarlo denominato
Anoplophora
01/11/2009 : 17:03
3(NewTuscia) - VITERBO - Si chiama Anoplophora chinensis il nuovo nemico pubblico dell’agricoltura nel Lazio. Il
tarlo asiatico ha creato, lo scorso anno, non pochi problemi all’amministrazione lombarda, ed ora sembra minacciare
le campagne viterbesi.L’allarme è stato lanciato da Giovanna Sinatra, responsabile dei servizi tecnici del Dipartimento
fitosanitario della Regione Lazio, che ha esortato i coltivatori a denuciare l’avvistamento dell’insetto. La Sinatra ha
messo in allarme soprattutto il settore della noccicoltura, che nell’area della Tuscia rappresenta una risorsa
inestimabile”.
Il danno maggiore è causato dall’attività trofica delle forme giovanili, le larve, che per 1 o 2 anni
scavano lunghe e profonde gallerie di alimentazione nel legno del colletto e delle radici,
determinando un indebolimento strutturale e fisiologico delle piante che possono schiantarsi a terra
o comunque morire per l’interruzione del trasporto delle sostanze nutritive (foto. 2, 3).
foto 2-3: gallerie trofiche su Acer pseudoplatanus il loc. Chiarini (Montichiari -BS-)
Una sintomatologia tipica è proprio l’appassimento improvviso della chioma della pianta
apparentemente sana.
Per il controllo e l’eradicazione dell’A. chinensis, la Regione Lombardia con Decreto del direttore
generale n. 731/2004 , pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia del 2 febbraio
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2004 , dichiarò lo stato di quarantena, ordinò l'abbattimento delle piante colpite ed avviò il
monitoraggio delle specie arboree a rischio, in tutta l'area interessata e nelle aree limitrofe.
Successivamente anche lo stato italiano, vista la Direttiva 2000/29/CE del Consiglio, dell’8 maggio
2000, visto il Decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 214, con D.M. 9 novembre 2007, ha reso
obbligatoria la lotta all’A.chinensis, su tutto il territorio nazionale .
Nell’anno in corso, sempre la regione Lombardia, ha emanato altri Decreti per contrastare il
temibile insetto:
•
Decreto n. 2408 del 12 marzo 2009;
•
Decreto n.3983 del 23 aprile 2009;
•
Decreto n. 5516 del 4 giugno 2009.
Nel comune di Montichiari (BS), dove la situazione sembrava sotto controllo, dai primi di giugno a
metà luglio 2009, durante alcune uscite entomologiche, insieme a due alunni della 5° A sezione
Agrari dell’ I.I.S.”G.Bonsignori” di Remedello (BS), Baronchelli Davide e Maifredi Carlo, sono
stati raccolti ben 122 adulti in 4 stazioni diverse.
Il tutto è stato tempestivamente segnalato al Comune che ha organizzato un incontro con il
responsabile dell’ERSAF (Servizio Fitosanitario Regionale) il quale, vista la gravità della
situazione, ha immediatamente predisposto un monitoraggio ( vedi Decreto del direttore generale
n. 731/2004 , pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia del 2 febbraio ed il
Decreto n. 2408 del 12 marzo 2009, art.5) a tappeto di tutto il territorio a rischio dei comuni di
Montichiari e di Gussago.
Il monitoraggio che ha avuto inizio il 13 luglio e si è concluso il 13 novembre, ha visto coinvolto
il neodiplomato Perito Agrario Baronchelli Davide il quale, ha scelto proprio l’Anoplophora
chinenis, come argomento da esporre all’Esame di Stato 2008/09 . Nel frattempo sono andate
aumentando le segnalazioni da parte dei cittadini; se negli anni passati erano pervenute al comune
soltanto 2-3 segnalazioni, recentemente sono diventate oltre 50, a testimonianza della gravità del
problema.
La situazione più preoccupante è quella della località Monte S. Margherita: si tratta di una collina
morenica coperta da bosco spontaneo di piante caducifoglie termofile, mescolate con essenze non
autoctone piantumate dall’uomo, con la presenza in zona di diverse abitazioni ed un ristorante
proprio sulla sommità.
Le specie più diffuse sono: quercia roverella (Quercus pubescens ), frassino minore o orniello
(Fraxinus ornus ), carpino nero (Ostrya carpinifolia), carpino bianco ( Carpinus betulus), olmo
(Ulmus minor), nocciolo (Corylus avellana), acero campestre (Acer campestris), acero di monte
(Acer pseudoplatanus), platano (Platanus hybrida), Robinia (Robinia pseudoacacia), gelso da carta
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(Broussonetia papyrifera), ciliegio canino (Prunus mahaleb), biancospino ( Crataegus monogina),
acero saccarino (Acer saccharinum).
La maggior parte degli adulti di A. chinensis sono stati raccolti su giovani esemplari (Ø 10-15 cm)
di Acero saccarino (pianta preferita dallo xilofago) (foto. 4),
foto 4: gli allievi controllano gli Aceri saccarini i loc. Monte S.Margherita (Montichiari -BS-)
foto 5: fori di sfarfallamento su Acero saccarino in loc. Monte S.Margherita (Montichiari -BS-)
foto 6: adulti di A. chinensis in accoppiamento
piantumati in una aiuola alla base della collina, altri su aceri di montagna e aceri campestri, ai
margini del bosco, spesso su piante senza fori di sfarfallamento (foto 5,9,11,14).
Questo ci fa capire che l’insetto adulto, quando può, raggiunge la parte distale dei giovani rami
della pianta preferita (acero) per “rosicchiarne” la corteccia (foto. 7,8), anche se lo sfarfallamento
avviene su altre essenze (olmi, platani, ecc…). A volte anche la base del picciolo viene colpita, ma
mai sono state notate erosioni a carico della lamina fogliare, neanche con esemplari allevati in
cattività.
foto 7-8: danni causati da adulti sui rami di un Acer pseudoplatanus in loc. Chiarini (Montichiari -BS-)
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Sul M.te S. Margherita, zona maggiormente monitorata, sono stati trovati fori di sfarfallamento
sulle seguenti piante: biancospino, olmo, platano, carpino nero, carpino bianco, acero di montagna,
acero campestre e nocciolo ( le 15 ceppaie presenti, risultavano tutte infestate) ; addirittura di
queste ultime due essenze, sono state attaccate anche piantine dal diametro di un solo cm.
Nelle vicine abitazioni, invece, sono stati ritrovati attacchi anche su piante di lauroceraso, ciliegio ,
melo e ceppaie di rose.
Spesso il cerambicide, dal volo piuttosto pesante, rimane sulla pianta da cui è sfarfallato se trattasi
di acero, che si trasforma in una vera e propria trappola utilizzabile dall’entomologo per la cattura.
E’ ciò che è capitato nella frazione Chiarini: in un piccolo orto privato, da una sola pianta di acero
di montagna dal Ø di circa 15 cm. sono fuoriusciti, nel giro di una settimana, più di 10 esemplari,
tutti rimasti sulla piccola chioma dopo lo sfarfallamento.
Successivamente un esemplare è fuoriuscito da un giovane melo; entrambe le piante sono state
eliminate.
f. 9
f.10
f. 11
foto 9-11: fori di sfarfallamento dal fusto di un Acer pseudoplatanus il loc. Chiarini ( Montichiari -BS-)
foto 10: esemplare femmina di Anoplophora chinensis su Acer pseudoplatanus il loc. Chiarini ( Montichiari )
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La terza stazione di raccolta si trova in via Cavallotti ( foto 12, 13, 14 ), distante in linea d’aria dal
monte S.Margherita poche centinaia di metri. Anche in questo caso, 25 esemplari sono stati
catturati sui polloni di vecchi platani (Platanus hybrida) capitozzati raso terra, lungo l’argine di un
fosso, mentre si nutrivano solo della corteccia, senza toccare le foglie .
Nel mese di ottobre, tutte le 28 piante sono state estirpate con un escavatore.
Foto 12
foto 13
foto 14
foto 12: Anoplophora chinensis in copula, su polloni di Platanus hybrida in loc. via Cavallotti ( Montichiari )
foto 13: platani capitozzati lungo la riva del fosso in loc. Cavallotti (Montichiari -BS-)
foto14: fori di sfarfallamento e fori di dendroterapia su un tronco di platano in loc. via Cavallotti
(Montichiari -BS-)
L’ultima stazione è quella di Bredazzane, l’unica frazione a sud di Montichiari, dove in un giardino
privato sono stati raccolti 10 esemplari su aceri saccarini, tutti eliminati dopo la segnalazione.
Nelle scorse annate la presenza del “Tarlo” era stata segnalata anche nelle seguenti vie del Comune
di Montichiari ( vedi : D.d.s. 23 aprile 2009 – n.3983).
Casasopra, Trento, Agnetti, Monsignor Abate, Ageti, Marcolini, Cerlungo, Battisti, Nazzario Sauro,
Mazzoldi, Venzaga, Calafame, Foscolo, Foppa, Bonacino, Santella, Castello Bonoris, Venzaga.
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In seguito al monitoraggio svolto, l’ERSAF ha predisposto l’abbattimento di 300 piante nel
territorio di Montichiari (negli anni precedenti ne erano già state distrutte 150) e 180 nel territorio di
Gussago (in precedenza ne erano state abbattute già 200).
Nel milanese, invece, è previsto l’abbattimento di circa 5000 piante.
Si ricorda che, attualmente, l’unico mezzo di lotta efficace è proprio l’abbattimento e la distruzione
delle piante colpite attraverso la cippatura e la bruciatura, compreso l’apparato radicale.
Per il triennio 2008-10 la Regione ha stanziato 10'000'000,00 di euro per contrastare il “terribile”
Tarlo Asiatico.
foto 15: Anoplophora chinensis in accoppiamento
Materiale raccolto ed esaminato, conservato nella collezione dell’autore:
•
Montichiari, loc. Monte S.Margherita, 5-VI-2009, L. Petruzziello leg., 8 m.+ 4 f.; idem, 6VI-2009, L.Petruzziello leg., 6.m.+ 2 f.; idem, 18-VI-2009, L. Petruzziello leg., 7 m. + 12 f.;
idem, 24-VI-2009, L. Petruzziello leg., 16 m.+ 13 f.; idem, 1-VII-2009, L. Petruzziello leg.,
4 m.+3 f.; idem, 7-VII-2009, L. Petruzziello leg., 2 f.
•
Montichiari, loc. Chiarini, 4-VI-2009, L. Petruzziello leg., 3 m.+2 f.; idem, 5-VI-09, L.
Petruzziello leg., 3 f.; idem, 11-VI.09, L. Petruzziello leg., 2 m.
•
Montichiari, loc. Via Cavallotti, 8-VI-2009, L. Petruzziello leg., 14 m.+4 f.; idem, 24-VI09, L. Petruzziello leg., 3 m.+ 4 f.
•
Montichiari, loc. Bredazzane, 3-VI-2009, L. Petruzziello leg., 6 m.+ 4 f.
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Le dimensioni degli esemplari raccolti sono risultate mediamente maggiori rispetto a quelle finora
segnalate da altri autori: quelle dei 70 maschi sono comprese tra i 20 mm e i 35 mm con una media
di 27,4 mm, mentre quelle delle 52 femmine sono comprese tra i 28 mm e i 37 mm con una media
di 31,4 mm.
La disposizione ed il numero delle macchie bianche sulle elitre sono piuttosto regolari .
Tutti gli esemplari sono stati raccolti con una caccia diretta, senza l’utilizzo né del retino né delle
trappole, ma semplicemente scuotendo le piante o battendo i rami: l’insetto si lascia cadere e non
cerca assolutamente di volare.
L’orario migliore per la caccia è risultato il primo pomeriggio, col gran caldo, ma sono stati raccolti
esemplari anche al mattino e all’imbrunire. Soltanto in quest’ultimo caso si è visto l’insetto tentare
il volo; un volo piuttosto pesante e di breve durata.
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prof. Luigi Petruzziello
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