Giovanni Pierluigi da Palestrinam (1525

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La vita di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594)
Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594) fu definito ai suoi tempi «principe» della musica con
duplice significato: quello di massimo compositore e quello di artista operante presso pontefici e
regnanti. Fu, infatti, musicista ‘papale’ (e al tempo i libri di formato massimo erano definiti
stampati in carta «papale» ovvero «imperiale») e tutti i grandi pontefici umanisti della seconda
metà del Cinquecento ne apprezzarono la produzione. Inoltre i duchi di Mantova, il re di Spagna e
l’imperatore d’Austria a loro volta cercarono di averlo nelle loro corti. A Roma ebbe committenti
sia nel mondo aristocratico, sia in quello ecclesiale durante i cinque decenni che lo videro operare
nelle grandi basiliche patriarcali, nelle corti di Ippolito d’Este a Tivoli e presso tante altre
istituzioni che promuovevano la creazione e l’esecuzione musicali.
Oltre settecento le composizioni, tra madrigali, messe, mottetti etc. con una produzione editoriale
che ha riscontro solo in un altro compositore imperiale: Orlando di Lasso. L’editoria europea si
interessò molto alle opere di Palestrina, tanto che tutti i suoi lavori hanno goduto della diffusione
tramite la stampa, a volte anche con sei-sette riedizioni.
E’ il musicista più stimato e citato da tutte le generazioni successive. Mozart, Beethoven, Verdi e
Wagner lo annoverano, conoscendone il ruolo fondamentale avuto nell’evoluzione del linguaggio
musicale (contrappunto, armonia, ritmo, melodia, etc.). La letteratura storica e critica che lo
riguarda annovera un migliaio di titoli.
I Madrigali a quattro voci del grande polifonista, eseguiti e apprezzati per i loro contenuti poeticomusicali dalla colta società rinascimentale e protobarocca, vedono di nuovo la luce – nel volume
che sarà presentato – in una veste filologica ed editoriale «princeps», ovvero triplice: moderna,
semidiplomatica e diplomatica, con il fine di rendere disponibile il testo autentico in una veste il
più possibile fedele all’originale, facilitandone nel contempo al musicista di oggi la restituzione in
sede di concerto.
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