“Cos’è oggi la città, per noi? Penso d’aver scritto qualcosa come
un ultimo poema d’amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città. Forse stiamo avvicinandoci a un
momento di crisi della vita urbana, e Le città invisibili, sono un sogno
che nasce dal cuore delle città invivibili”
Italo Calvino
Giovanna Antoniacci
Giacomo Bettio
Giulia Borella
Claudia Cominelli
Giulia D’Antonio
Anna Tassan Got
Padova, da frammenti di una città invisibile
a reti per una città vivibile
1
Indice
2
Introduzione
Introduzione
3
Il viaggio fra le città Invisibili
Percorso d’indagine
4
5
La città e gli Scambi
6
La città e la Memoria
Cinema Altino
Teatro Cinema Concordi
Cinema Cristallo
Palazzo delle Debite
Il rischio
La concretizzazione del rischio
8
10
11
12
13
14
15
La città e il Nome | Buone pratiche
Ambasciatori di Bologna
LX Factory
Mariani
16
18
20
22
La città e il Nome | Il progetto
Cinema Altino Mignon
Teatro Cinema Concordi
Cinema Cristallo
Palazzo delle Debite | Atelier degli Artisti
Conclusioni
24
28
30
32
34
36
Bibliografia
38
Movimento, scambio, identità. La
Città non può prescindere da elementi che dovrebbero essere dogmi per la
sua vita. In un Paese in cui cinema, teatri, librerie, che non abbiano il marchio
di una catena o multinazionale vengono chiusi, pare evidente l’esigenza di
preservare quel poco che resta, lontano dalla svendita becera e vuota, dalla
spersonificazione dei luoghi e la loro
mercificazione. Scatole vuote, senz’anima né storie da raccontare. Macchine per comprare, in cui perdersi tra
prodotti scelti per noi. La nostra idea
di città è ben lontana da questa visione
distorta, di un mondo che gira intorno
al consumo.
La nostra idea di Padova, come città unitaria si è scontrata, lungo il cammino intrapreso, con una realtà diversa, composta di modelli frammentari.
Marco Polo narra a Kublai Kan di città
invisibili, ideali. Abbiamo sentito l’invisibilità dei luoghi, nel tentativo di creare una città fittizia, incentrata sull’idea
e concetto di scambio economico e
commerciale, scambio che pare debba
prescindere da quello sociale, culturale, umano. Camminando nel centro
storico la memoria che dovrebbe risiedervi sembra perduta: gli edifici, svuotati dell’arte e la poesia che li nutriva
e li rendeva punti di riferimento per i
cittadini, fanno solo da cornice fatiscente a un flusso indistinto di persone
e consumatori. Cinema Altino Mignon,
Teatro Concordi, Cristallo, nomi dimenticati, confusi nell’incertezza di ciò
che saranno. La nostra volontà è quello di restituire il loro nome, ridando alla
città la memoria perduta, attraverso lo
scambio vero, reale, umano.
3
Il viaggio fra le città invisibili | Percorso di indagine
Il nostro percorso d’indagine prende avvio
dall’analisi del quadro legislativo e dei relativi documenti d’applicazione, in riferimento al processo di pianificazione delle nuove
aree commerciali nel Comune di Padova,
processo promosso inizialmente dalla direttiva europea 2006/123/CE, recepita in
Veneto dalla l.r. 50/2010 e dal relativo regolamento d’attuazione. La legge presenta
alcuni aspetti strategici, quali l’attenzione al
consumo di suolo e la rigenerazione di aree
degradate. Il confronto l’Arch.Fabris e con
gli elaborati del progetto preliminare ha portato ad un progressivo allontanamento dalla
linea d’intervento intrapresa dall’amministrazione padovana, maggiormente interessata
a consolidare la rete di tessuto commerciale
presente lungo l’asse EST-OVEST o nelle
aree esterne ma adiacenti al centro, piuttosto che alla reale concretizzazione degli
obiettivi normativi.
Al contrario, il nostra lavoro è stato fortemente influenzato dal confronto con la rassegna stampa: scorrendo le principali testate locali ci siamo avvicinati al tema dei gradi
edifici dismessi nel centro storico, strutture
che all’oggi risultano abbandonate, ma che
per localizzazione ed ampiezza rappresentano delle grandi opportunità per l’intera città.
Alcuni di questi edifici abbiamo poi scoperto
essere oggetto di discussioni cittadine e di
occupazioni studentesche: in particolare ci
siamo scontrati, prima sul web e poi in un
incontro alla facoltà di Scienze Politiche, con
l’esperienza di BiosLab, un collettivo di studenti che si è attivato negli ultimi anni e mesi
per porre all’attenzione cittadina il tema del
degrado urbano ed edilizio, tema caldo per il
centro storico e per l’amministrazione stessa.
Sono emerse così una serie di questioni
calde per la cittadinanza, che ben si poteva4
no integrare alle finalità dei principi della l.r.
50/2010 e che ci hanno portati a focalizzare
il nostro lavoro nell’area centrale. Alcuni titoli
di giornale riportavano la necessità espressa
dalla popolazione di “investire nel centro storico di Padova come locomotiva per residenza e tempo libero” (19.05.13 Il Gazzettino di
Padova), ma escludendo l’ipotesi di “grandi
strutture destinate a distruggere il tessuto di
piccoli negozi del centro” (Ascom).
così come intesa dalla l.r., con l’esigenza di riappropriazione di luoghi e pratiche
tipicamente urbane. L’intervento progettuale che abbiamo poi voluto sviluppare
per i singoli edifici trova ispirazione dal
confronto con alcune esperienze internazionali di riqualificazione commerciale e
con il rischio che si concretizzi in questi
edifici abbandonati un’ulteriore speculazione commerciale.
Analisi | Quadro normativo
Idee riqualificazione
Confronto con l’amministrazione
Rassegna stampa
(e a loro linea d’intervento | politiche di in atto)
BiosLab
Il rischio
Indagine edifici dismessi
5
La città e gli scambi
«A Cloe, grande città, le persone che passano per le vie non si conoscono. Al vedersi immaginano mille cose l’uno dell’altro, gli incontri che
potrebbero avvenire tra loro, le conversazioni, le
sorprese, le carezze, i morsi. Ma nessuno saluta
nessuno, gli sguardi s’incrociano per un secondo
e poi sfuggono, cercando altri sguardi, non si fermano.»
L’analisi del centro storico padovano ha
fatto emergere quanto la sistemazione dello
spazio urbano è determinante per la definizione del rapporto tra cittadini e res pubblica.
La nostra indagine si è quindi concentrata in
una definizione di città intesa non solo come
spazio fisico, ma come luogo e contesto a cui
corrispondono precisi modelli sociali e stili di
vita sottilmente imposti o sovraimposti.
L’origine del processo di trasformazione
del centro urbano e delle relative pratiche
d’uso è innanzitutto collegato all’eccessivo
protagonismo degli operatori economici che
ha determinato la mercificazione dei luoghi
e dei paesaggi urbani, mentre le politiche di
welfare hanno dimenticato di rispettare e di
valorizzare il ruolo e le funzioni della città e
dello spazio pubblico. Le politiche pubbliche
hanno assunto stili di comportamento e condotte influenzate dalle logiche di mercato che
hanno accelerato i processi di valorizzazione
del patrimonio immobiliare al fine di aumentare le rendite. Se le zone del consumo hanno
cominciato a rappresentare la città, offrendo
un nuovo scenario alla vita urbana, ecco che
i comportamenti relativi allo scambio economico sono stati assimilati alle pratiche sociali
identificative di quei luoghi (cittadino-consumatore). Infatti, alle idee di città e modelli
abitativi imposti dall’alto conseguono stili di
vita e di socialità che caratterizzano i luoghi.
Il centro di Padova è stato sottoposto negli
ultimi anni a una pioggia di provvedimenti e
politiche che hanno assunto il centro stori6
co come oggetto di una vera operazione di
marketing urbano, prevalentemente legata
ad un uso sostanzialmente economicistico
degli spazi urbani, e non tanto al processo
di scambio tra elementi naturali e culturali. Una politica che si fonda sulla ricerca di
maggior sicurezza e controllo sociale, attraverso azioni atte a garantire più decoro dei
luoghi e dei comportamenti.
L’Amministrazione Comunale insieme
alla Polizia Urbana di Padova hanno presentato insieme il nuovo regolavmento comunale, strumento pratico nelle mani dei
vigili per contrastare e prevenire tutto ciò
che, in città, fa degrado, il quale ha scaturito scalpore e irritazione nei cittadini, perché
ritenuto per certe voci troppo drastico e
proibizionistico, con riscontri negativi su alcune delle attività commerciali del centro. Il
regolamento contiene un pò di tutto al suo
interno; sul fronte del decoro urbano il nuovo regolamento è categorico: non ci si può
sdraiare a terra e sulle panchine, non si può
salire sui monumenti o sui lampioni, fare il
bucato per strada o metterlo ad asciugare
nelle terrazze del centro, pescare in centro
storico e mostrarsi in abiti che offendono il
senso del pudore. Non si possono neppure
consumare bevande alcoliche nei luoghi individuati dalle ordinanze del sindaco e fare
musica nei locali, se all’esterno crea disturbo, salvo casi regolamentati dalla disciplina per le attività rumorose. Anche i privati
cittadini dovranno stare attenti alle nuove
regole: nelle aree abbandonate la vegetazione va curata e gli immobili sigillati per
evitare occupazioni abusive. Inoltre i canali di scolo vanno tenuti puliti, avvertito chi
lega bici o motorini ai pali della luce.
Non solo è vietato, si rischia la rimozione
del mezzo. Viene inserita una apposita ordinanza anti ‘spritz’ che vieta ogni mercoledi’ venerdi’ e sabato, in centro città e nella
nella zona del Portello, dove si concentrano
molti locali frequentati da studenti, dopo le 20,
la vendita di alcolici in bottiglie di vetro o lattine.
Queste sono le nuove ordinanze contenute nel
regolamento che fanno percepire quali siano i
nuovi disagi che affliggono la città specchio di
una città che cambia. La direzione che l’Amministrazione Comunale sta prendendo è rivolta a
scelte “tampone” che non risolvono il problema
alla radice ma che cercano di risolverle temporaneamente senza capire bene le necessità dei
cittadini e restringendo sempre di più gli spazi
pubblici comuni e soffocando la socialità tra le
persone.
Diventa emblema di questo contesto il centro commerciale quale modello in cui si esauriscono i bisogni dei consumatori e che rappresenta la semplificazione e riproduzione della
funzionalità della città, una riproduzione falsata dello spazio pubblico, non più luogo dello
scambio (sociale-culturale) ma luogo funzionale allo scambio (economico).
Il consumo reperisce le immagini e i significati attraverso cui orientare ed interpretare le
condotte sociali, ovvero il consumo definisce
il contesto e l’estetica dei luoghi. Ecco che in
un epoca in cui il commercio assume grande
rilevanza per la definizione delle città, fiorisce
la possibilità di fare perno sulla riqualificazione commerciale, così come proposto dalla l.r.
50/2010, per elaborare nuovi segni di riconoscibilità e di ridistribuzione di ruoli e funzioni,
ossia la ricostruzione di modelli cognitivi e stili
di condotta sociale propri della città.
Distaccandoci da quelle che sono le linee
d’intervento intraprese dall’amministrazione padovana a riguardo delle medie e grandi
strutture commerciali, ci siamo chiesti come il
commercio può diventare lo strumento per la
rigenerazione del centro storico in un’ottica di
riappropriazione dello spazio pubblico e della
sua naturale funzione sociale e aggregativa.
7
La città e la memoria
“Guardatevi dal dir loro che talvolta città diverse si succedono sopra lo stesso suolo e sotto lo
stesso nome, nascono e muoiono senza essersi
conosciute, incomunicabili tra loro.”
Il tema dell’identità dei luoghi è diventato
ricorrente in campo urbanistico e nella pianificazione territoriale, tanto da porlo spesso
come obiettivo delle politiche urbane e territoriali.
Il continuo proliferare di quelli che l’antropologo francese Marc Augè ha definito come
“non-luoghi” rappresenta uno dei problemi
maggiori che affligge in maniera grave la città
contemporanea indebolendo i significati identitari di luoghi con rilevanti potenzialità sociali.
La dinamica sembra essere scandita e ben
visibile, e la diffusione sempre più spietata
di “non-luoghi” pregiudica una prima fase di
espulsione di funzioni fondamentali, storicamente riconosciute come essenziali per il benessere collettivo e sociale, a favore di funzioni prettamente economiche/commerciali
utili ad un bacino di utenza molto più vasto
che grava però interamente sulle dinamiche
sociali della popolazione residente nell’area
centrale. Questi “non-luoghi” infatti non hanno lo scopo di garantire l’antica funzione della
città come punto di incontro ma come luogo
di vendita soggetto a dinamiche sociali molto
labili che non prevedono rapporti di reciprocità alla base di ogni buona convivenza.
Questa situazione è facilmente riscontrabile nel centro storico di Padova che ormai
da molti anni a questa parte è protagonista
di una graduale perdita identitaria non indifferente, nella quale è ben visibile la tendenza a
screditare il significato di molti luoghi.
Il diffondersi di funzioni commerciali ha creato una situazione a forte vocazione commerciale con relativa richiesta di spazi funzionali
alla vendita nel centro storico, che ha causato
8
una forte saturazione a livello commerciale.
È proprio così che luoghi in cui la singola memoria storica si unifica alla memoria storica collettiva sono stati (e corrono
il rischio di essere) abbandonati perdendo
significato e identità.
Simbolo di questa trasformazione sono
i teatri e i cinema del centro patavino, che
da luoghi di riferimento della collettività
sono stati convertiti in spazi privi di significato sociale e funzionale.
Abbiamo individuato alcuni edifici, emblema di questa situazione, che sono stati
oggetto di “pratiche di resistenza alla città
imposta, nel tentativo di piegarla alle esigenze della vita quotidiana”. Riconosciamo
in queste parole di Cellamare il tentativo
di riappropriazione degli spazi abbandonati,
al fine di ripristinarne le funzioni originarie
e ripensarli in risposta alle esigenze della
quotidianità.
Attraverso il confronto con il collettivo
BiosLab siamo venuti a conoscenza di numerosi edifici abbandonati proprio nel centro storico, alcuni dei quali oggetto di occupazioni studentesce al fine di denunciare lo
spreco e il degrado di spazi che potrebbero
trovare nuova vita. Affiggendo della grandi
sveglie alle saracinesche, alle vetrine, alle
facciate di questi palazzi, hanno voluto porre all’attenzione del cittadino il pericolo di
una nuova speculazione commerciale.
Cinema Altino Mignon |
Palazzo delle Debite |
Situato in Via Altinate, vicino a Piazza Garibaldi, Situato tra via Fiume e via Squarcione, acsi tratta di un vecchio cinema dismesso ormai canto a Piazza dei frutti, è un palazzo storico,
da molti anni di proprietà della PAM.
dismesso da anni e di proprietà dell’Inps.
Cinema Teatro Concordi |
Situato in via Obizzi, vicino a Piazza Duomo, è
uno stabile di 5 piani lasciato al degrado, in pieno centro storico. Di proprietà di privati.
Cinema Cristallo |
Situato in via Palestro, ad oggi dismesso e
di proprietà privata
Gli edifici che sono stati presi in esame
sono il Teatro Cinema Concordi, il Cinema Altino Mignon, il Cinema Cristallo e
il Palazzo delle Debite.
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La città e la memoria
Cinema Altino
Situato in Via Altinate, vicino a Piazza Garibaldi, si tratta di un vecchio cinema dismesso dal 2005 e progettato nel 1946 dall’architetto Quirino De Giorgio, uno fra i maggiori
esponenti della corrente razionalista in Italia. L’ex cinema, oggi proprietà della famiglia Bastianello (quella del Gruppo PAM), quando entrò in attività verso la fine degli anni ’60 era
all’avanguardia: il piano interrato ospitava la sala Mignon, il livello a quota stradale era la
sala principale, dotata di aria condizionata a caduta, illuminazione al neon e automatizzata.
Sul tetto fu pensato anche un rivoluzionario teatro all’aperto (mai entrato in funzione), con
vista panoramica sulla città.
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Teatro Cinema Concordi
Situato in via Obizzi, vicino a Piazza Duomo, è uno stabile di cinque piani lasciato al
degrado, in pieno centro storico. La sua storia risale al 1652 quando Pio Enea II degli
Obizzi, noto librettista italiano, fece edificare un teatro di cui si è recentemente scoperta la
presenza di un collegamento sotterraneo con il palazzo degli Obizzi. Sul finire del 1800 fu
acquistato dalla società Concordi che seppure per un breve periodo di tempo, prima cioè
dell’imminente chiusura, portò il teatro ad essere una delle punte di spicco del teatro italiano, con opere ed attori illustri del calibro di Carlo Goldoni ed Eleonora Duse. Nei primi anni
del 1900 venne rilevato dall’imprenditore privato Ferdinando Stimamiglio che nel 1940 affidò all’ing. arch. Giulio Brunetta la sua trasformazione in Cinema Teatro. L’attuale fabbricato
è stato eretto nel 1941 con al piano terra il cinema teatro Concordi, e ai piani superiori delle
unità immobiliari ad uso abitativo. Sulla facciata esterna è presente una lapide di Ettore
Rassi che ne sintetizza la storia:
“Questa antica sede teatrale eretta nel 1652 da Pio Enea degli Obizzi nel secondo
ottocento avviata dai “concordi” a maggior lustro che prima accolse in Padova l’arguta e
pensosa umanità di Goldoni abbandonata nel 1885 ai doviziosi ricordi di un passato insigne
riecheggiante le divine armonie di Rossini e di Verdi per singola geniale iniziativa risorgeva
in veste nuova consacrata ai fasti prodigiosi della nuova musa.”
Anno 1941, XIX era fascista Il Teatro fu di nuovo ristrutturato nel 1957 ed è rimasto
attivo fino a pochi anni fa.
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La città e la memoria
Cinema Cristallo
Localizzato tra via Volturno e Via Palestro e affacciato alle mura cinquecentesche della
città, è una pietra miliare nella storia cinematografica della città di Padova. Costruito nei
primi anni Quaranta, per molto tempo è stata una delle sale cinematografiche più in auge,
grazie anche alla sua localizzazione a pochi passi dal centro. Dopo una serie di eventi che
hanno portato alla sua chiusura, lo stabile è stato riaperto con proiezioni di film a luci rosse;
nel 2010 è nato il Nuovo Cinema Cristallo, con una programmazione cinematografica volta
a coinvolgere ed intrattenere il nuovo pubblico con film in lingua originale e d’essai. Tuttavia
nel 2012 il cinema ha assistito ad un’ultima e definitiva chiusura in merito al pignoramento
dell’edificio da parte di Equitalia.
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Palazzo delle Debite
Di proprietà dell’INPS e abbandonato dal 1990 (prima ha ospitato anche gli uffici del settore Tributi del Comune), il palazzo deve il suo nome alla destinazione cui era stato riservato,
era cioè la prigione dei debitori insolventi. Realizzato nel 1873 ad opera di Camillo Boito,
esso era collegato con un passaggio aereo al Palazzo della Ragione, situato a pochi passi.
Previsto a cinque piani nelle richieste del concorso, in corso d’opera viene abbassato di
un metro e mezzo su richiesta del Boito; nonostante ciò l’edifico risulta fuori scala rispetto al
contesto, in quanto si rapporta al solo edificio di Palazzo della Ragione: il portico ne riprende
l’altezza dei grandi porticati tamponati a piano terra addossati alla sala, e il marcapiano tra
primo e secondo piano riprende l’altezza del coronamento delle loggette superiori.
Tutto questo sfarzo architettonico, purtroppo oggi non è minimamente visibile, in quanto
ormai da diversi anni il palazzo è coperto da impalcature che lo avvolgono completamente.
13
Il rischio
La concretizzazione del rischio
La situazione cui si trova il centro di Padova appare molto critica: questi quattro edifici di
cui l’importanza storica ed identitaria emerge chiaramente dalla loro descrizione, corrono
il rischio di essere trasformati da qui a poco in strutture destinate essenzialmente al commercio, andando ad omologare ed appiattire la città, vedendo concretizzarsi l’immagine
di centro storico come nuovo centro commerciale. Abbandonare e riscrivere l’identità di
questi cinema e palazzi sembra la conseguenza di una politica che tende alla realizzazione
di una città basata sul consumismo sfrenato e a scapito della vita quotidiana degli abitanti
veri del luogo.
L’amara verità è che anche piccole attività artigianali ed esercizi che appartengono alla
storia stanno man mano lasciando spazio a grandi catene commerciali e banche, le uniche
che possono sostenere l’elevato costo degli affitti che tanto soffocano il commercio locale.
Tutto ciò tuttavia non deve lasciare perplessi in quanto la scomparsa delle sale cinematografiche dai centri storici è fenomeno tristemente noto, non solo per la perdita di importanti
luoghi di aggregazione e identità culturale che animavano le città, ma anche per il rischio di
abbandono di edifici storici o, nella migliore delle ipotesi, la loro riconversione.
In quest’ottica abbiamo immaginato e voluto rappresentare quale potrebbe essere il futuro degli edifici presi in considerazione.
Cinema Altino //
Stato Attuale
Teatro Concordi //
Stato Attuale
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Quella che inizialmente era solo un’ipotesi, si è dimostrata essere realtà effettiva. Questa sorte è
infatti toccata a diversi edifici noti e storici (in primis cinema e teatri) del centro di Padova che sono
stati selvaggiamente riconvertiti in supermercati, banche e catene di ristorative. Solo per citare alcuni
casi di cinema:
- Supercinema: megastore Benetton
- Eden: ristorante Break;
- Quirinetta: discoteca “Q”;
- Olimpico: discoteca poi ristorante;
- Il corso: banca;
- Ariston: cartolibreria;
- Concordi: il progetto (mai realizzato) prevedeva la creazione di un parcheggio.
Cinema Altino //
Rischio di trasformazione
Teatro Concordi //
Rischio di trasformazione
Stando a questi studi di caso, esito di un evidente noncuranza sia da parte del pubblico che del
privato, il futuro per il cinema Altino, il Concordi e il Cristallo sembra essere già scritto. Ecco pertanto
come una linea di intervento mirata al mantenimento dell’identità e della memoria deve relazionarsi
con il paradigma del commercio quale motore della città: offrire opportunità culturali e sociali, come
la funzione cinematografica, affiancate e combinate a nuovi e alternativi modelli commerciali. Tale
approccio è l’arma più diretta e vincente per ripartire, superando la cecità di molte amministrazioni
comunali.
15
La città e il nome | Buone pratiche
“A certe ore, in certi scorci di strade, vedi aprirtisi davanti il sospetto di qualcosa di inconfondibile, di
raro, magari di magnifico; vorresti dire cos’è, ma tutto
quello che si è detto d’Aglaura finora imprigiona le parole e t’obbliga a ridire anziché a dire”.
Alla luce di avvenimenti previamente analizzati, il rischio della trasformazione attraverso
la perdita di identità dei luoghi all’interno delle
città è sempre più imminente e tangibile; pertanto la nostra idea di intervento mira alla riappropriazione del centro attraverso processi
di significazione e risignificazione della città,
facendo perno sull’opportunità di rigenerazione commerciale promossa con l’applicazione
della L.r. 50/2010.
Destrutturando il modello di riqualificazione
commerciale, abbiamo tentato di formulare
un’occasione di ripristino di alcuni edifici partendo dalle radici della memoria storica e collettiva dei luoghi e dalle esigenze riscontrate
dal confronto con gli abitanti.
Attraverso la trasformazione di queste
strutture abbandonate sarà possibile riattribuire non solo un’identità ai luoghi ma anche,
e soprattutto, un senso di appartenenza del
cittadino, che vivrà l’atto di riappropriazione di
spazi e pratiche capaci di dare un “nome” e
quindi un significato agli spazi.
innovativi, da cui prendere spunto nella
definizione delle linee guida per le nostre
proposte di riqualificazione in merito ai casi
degli edifici dismessi presi in considerazione nel territorio padovano.
Prenderemo quindi in considerazione
l’esperienza del cinema – teatro Ambasciatori di Bologna, l’ex complesso industriale LX Factory di Livsbona ed infine il
vecchio cinema – teatro Mariani collocato
nel centro della città di Ravenna.
“Progettare significa rielaborare modelli di
vita e di comportamenti sociali, idee di convivenza e di organizzazione dello spazio urbano,
significa ripensarsi e ripensare il proprio contesto di vita anche attraverso il confronto con
modelli culturali differenti”.
Gli Ambasciatori | Bologna |
La struttura, inizialmente nasce come mercato
coperto e viene poi trasformata in sala cinematografica. In seguito ad un periodo di abbandono, l’edificio viene riconvertito in un luogo
d’incontro promosso e finanziato da Librerie.
Coop ed Eataly, all’interno di questo mercato
enogastronomico è possibile acquistare, mangiare e studiare l’origine di cibi e bevande di
alta qualità. Il recupero della struttura ha tenuto
conto della storia, dei tratti caratterizzanti e delle peculiarità dell’edificio stesso, rendendolo un
luogo capace di connettere passato e presente.
Cellamare, Pratiche urbane e progettazione
Per confermare la nostra idea di intervento, abbiamo scelto delle buone pratiche, delle
esperienze di trasformazione di luoghi abbandonati interpretate come interventi positivi ed
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Lx Factory | Lisbona |
Tale intervento insiste in un’area industriale
abbandonata di 23.000 mq ad Alcântra e
negli ultimi due secoli ha ospitato importanti aziende portoghesi. Nel 2008, anno
in cui è stato rilevato il suo disuso, il complesso è stato sottoposto ad un processo
di rivitalizzazione. All’interno dell’area sono
presenti diversi caffè, librerie, ristoranti,
locali e mercatini. Si è trasformato in un
luogo concepito come punto di riferimento
per la città di Lisbona e per i suoi abitanti,
come luogo di aggregazione e di incontro
per varie fasce d’età.
Il Mariani | Ravenna |
La struttura, ex cinema-teatro, si trova nel
centro storico di Ravenna. Dopo svariati anni
di abbandono, l’edificio è stato recuperato ed
inaugurato nel dicembre 2013. È dotato di
bar, una caffetteria, un ristorante e garantisce il servizio di wifi gratuito. Nel processo
di trasformazione hanno puntato al mantenimento degli elementi riconoscitivi del luogo,
infatti all’interno della struttura è rimasta una
sala cinematrografica che propone pellicole
d’essai e proiezioni pomeridiane anche per i
più piccoli cercando di creare una piacevole
atmosfera di convivialità.
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La città e il nome | Buone pratiche
Ambasciatori di Bologna | Ex mercato, trasformato poi
in uno dei cinema del centro storico della città di Bologna.
Metratura | 1500 mq circa
Localizzazione | via degli Orefici, Bologna
Cenni storici | Inizialmente nasce come mercato coperto
a favore della cittadinanza ed in seguito viene trasformata
in sala cinematografica, mantenendo le sue caratteristiche
di luogo di incontro e di aggregazione per la popolazione. La trasformazione | Dopo un periodo di abbandono,
il comune promuove un bando per la ristrutturazione e
l’attribuzione di una nuova modalità d’uso dell’edificio, il
quale vede come unica candidata una delle 9 cooperative
di consumo del sistema Coop, a cui viene attribuita la gestione dell’immobile per 12 anni. In merito a ciò, il progetto
per la riconversione del Cinema Teatro Ambasciatori viene
promosso e finanziato da Coop Adriatica in collaborazione con Librerie.Coop ed Eataly, secondo il disegno degli
studi tecnici Retail Design e Tecnopolis. Il vecchio cinema
viene quindi trasformato seguendo le logiche dello spazio
multifunzionale, in un mercato enogastronomico dove appare possibile acquistare, mangiare e studiare l’origine di
cibi e bevande di alta qualità. L’operazione ha registrato
un costo complessivo pari a 3.500.000 euro ed è stata
realizzata in 12 mesi. La Coop Adriatica ha appaltato la
ristrutturazione, il restauro degli spazi interni all’edificio, la
manutenzione e la gestione dell’immobile stesso già a partire dalle fasi iniziali del processo di trasformazione dell’ex
cinema. Il recupero della struttura ha tenuto conto della
storia, dei tratti caratterizzanti e delle peculiarità dell’edificio stesso, mantenendo gli attributi del palazzo d’epoca e
valorizzando delle parti antiche di pregio, rendendolo così
un luogo capace di connettere passato e presente.
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Servizi |
- uno spazio dedicato ad incontri, mostre e
spettacoli di vario genere
- un bar e caffè
- un’osteria gestita da Eataly in cui vengono
serviti prodotti di alta qualità cercando di valorizzare la provenienza italiana dei cibi
- un’enoteca all’interno della quale vengono
spesso organizzate delle attività a scopo didattico.
Eventi | All’interno della libreria vengono spesso organizzati, con una frequenza di circa 4/5
volte al mese, degli incontri per le presentazioni dei libri, attraverso dei dialoghi tra autori e
scrittori, il cui invito viene esteso a tutta la popolazione interessata. Qualche volta sono stati
organizzati aperitivi letterari, ovvero incontri per
discutere di diverse tematiche relative al mondo
della scrittura, in modo da unificare le due attività principali dell’Ambasciatori: libri e cibo.
Fruitori | La libreria ed il ristorate gestito da
Eataly, puntano ad offrire un servizio di qualità,
infatti il progetto dell’Ambasciatori sviluppa in
modo sensato e concreto del concetto dell’attività unificata. Il tentativo della Coop Adriatica è
quello di armonizzare i diversi tipi di consumo e
di servizio da offrire a differenti tipologie di utenza. Infatti la struttura è organizzata in modo tale
che ad ogni piano ci siano differenti categorie
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La città e il nome | Buone pratiche
Lx Factory | Si tratta di un complesso artistico e culturale, punto di riferimento fondamentale per Lisbona.
Servizi |
- Agenzie pubblicitarie
- Produttori di cinema e moda
Metratura | 23 mila mq
- Ateliers di design e architettura
- Ateliers di artisti e musicisti
Localizzazione | Zona Calvario - Alcântara
- Scuola di Danzia
- Ristoranti tipici e etnici
Cenni storici | Lx Factory nasce nello spazio della Antica
- Bar e caffé
Compagnia di Fiaçao e Tecidos Lisbonense del secolo XI
- Libreria con caffetteria lettararia
Insieme al Largo do Calvario a Alcantar, si converte a poco
- Mercatini dell’usato e gastronomici
a poco in un’isola creativa della città. Con circa 120 imprese e spazi commerciali installati è, oggi, un punto di
Eventi | Il complesso ospita spesso eventi di vario
riferimento fondamentale. È stata creata dal gruppo di ingenere. Infatti settimanalmente (ogni domenica)
vestimenti immobiliari MainSide per gestire lo spazio comè sede di un grande mercato dell’usato, in cui
prato dalla Gráfica Mirandela, che ancora opera in uno
chiunque chieda un permesso può organizzare il
degli edifici. Nel progetto dell’impresa per il sito, sono
proprio banchetto; ospita spesso eventi musicali,
previste zone di abitazione, commercio e servizi, mantedal concerto jazz, alla serata di musica elettronica,
nendo l’aspetto industriale dei tre edifici principali per non
fino alla performance di musicisti brasiliani; tanti
cambiare le caratteristiche della zona e nonperdere parte
artisti e architetti scelgono Lx Factory, come sede
della storia della città. La costruzione di questo complesso
delle loro conferenze. Ad esempio, a maggio del
industriale inizia negli anni 40 del XIX secolo e fu uno dei
2013 è stata organizzato un incontro di scambio
primi esempi di architettura del ferro in Portogallo.
tra gli architetti Manuel Aires Mateus e Alberto
Campo Baeza, evento imperdibile per gli studenLa trasformazione | In una Lisbona satura di edifici e
ti delle quattro facoltà di architettura di Lisbona.
spazi abbandonati, Lx Factory dimostra che è possibile
Inoltre ogni anno si organizza la giornata di Openuna riqualificazione e una risoluzione dei problemi intelliDay, in
gente. Lo spazio, inglobato nel piano Alcântara XXI delcui la cittadinanza è invitata a visitare il complesla Câmara Municipal de Lisboa, riguarda la approvazione
so, compresi gli ateliers e gli studi artistici.
del piano di riqualificazione dei terreni e edifici dell’antico complesso industriale. Il complesso viene affidato alla
Fruitori | Per la varietà dei suoi servizi, Lx Factory
città, che con unprocesso di partecipazione coinvolge la
è frequentato da ogni tipo di persona: dai giovani,
popolazione affittando i locali. Il risultato è un luogo di crealla famiglia, al turista, agli anziani che usufruiatività eterogenea,caratterizzata dalla presenza di servizi
scono dei mercatini settimanali. La ricchezza di
differenti e eventi artistici e culturali.
questo luogo risiede anche nell’eterogeneità degli
utenti che la frequentano.
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La città e il nome | Buone pratiche
Mariani | Si tratta di un ex cinema teatro situato nel centro
storico della città di Ravenna. È un punto di riferimento sia
per i turisti che per i cittadini, provvisto di un punto di accoglienza per scoprire Ravenna Città D’Arte attraverso una
grande rappresentazione della città contenente informazioni e indicazioni di vario genere. Offre inoltre un servizio
di wi-fi gratuito e di ricarica computer con apposite prese
elettriche e organizza eventi d’intrattenimento di alta qualità e spettacoli live internazionali e nazionali, intrattenendo
il pubblico giovanile e non.
Localizzazione | via Ponte Marino, 19, Ravenna.
Cenni storici | La storia del Cinema-Teatro Mariani, che si
trova nel centro storico di Ravenna conferma che il primo
spettacolo cinematografico fu proprio al Mariani dopo un
anno dalla proiezione dei fratelli Lumiére avvenuta a Parigi
il 28 dicembre 1895. Dopo il suo lungo periodo di splendore, il Mariani viene trasformato in un cinema a luci rosse,
per poi essere successivamente abbandonato.
La trasformazione | Dopo svariati anni di abbandono,
l’edificio è stato recuperato ed inaugurato nel dicembre
2013.
È dotato di bar, una caffetteria, un ristorante e garantisce
il servizio di wifi gratuito al suo interno. Nel processo di
trasformazione si osserva come il tema del mantenimento
degli elementi riconoscitivi del luogo sia un argomento fondamentale per l’intervento, infatti all’interno della struttura
è rimasta una sala cinematografica che propone pellicole
d’essai e proiezioni pomeridiane anche per i più piccoli
cercando di creare una piacevole atmosfera di convivialità.
Atmosfera quindi, totalemente diversa da quella proposta
dalle comuni multisale, anche in base alla tipologia di film
proposti in questa sede.
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Servizi |
- Gelati del Mariani gelateria / yogurteria | Passatelli 1962 osteria, ristorazione a km 0 degustazione di prodotti dalla cucina tradizionale
romagnola.
| Pasticceria Caffe Latte | Diabolik Restourant Caffe, ristorante e grill bar con proposte
semplici ma di sostanza come un’ottima pizza,
hamburger di carne nostrana e galletto, che si
abbina a una buona birra artigianale. Uno dei
tanti obiettivi prefissati è quello garantire un
servizio di ristorazione continuativo durante tutta
la giornata, così al Mariani è possibile gustare
splendide colazioni, mangiare un panino farcito
al momento con un buon bicchiere divino, gustare un gelato artigianale o un aperitivo seduti
all’osteria, pranzare o cenare al pub Diabolik
con pietanze dai gusti tipici, nell’atmosfera del
fumetto. Il Mariani si distingue per l’attenzione
che pone alla qualità dei prodotti e al biologico,
utilizzando prevalentemente una filiera locale
corta. All’interno della panineria Panì è possibile
scegliere tra un’ampia scelta di vini locali al calice e per una pausa pranzo o un break veloce
panini d’asporto su misura con prodotti tipici e
vini doc spillati al momento. Ancora all’insegna
del territorio è possibile Aperitivi a km zero con
formaggi, affettati, verdure e salumi di stagione.
Eventi | Il Mariani propone eventi a tema in
base al periodo dell’anno, alle festività relative
ed inerenti con il contesto della città di Ravenna
attraverso situazioni e menù dedicati. Con l’apertura della sala cinematografica verrano proposte serate basate sul cinema d’autore e film
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La città e il nome | Il progetto
Dopo aver analizzato il possibile rischio a cui è
esposta attualmente Padova, appare necessario
che l’amministrazione comunale ponga dei limiti
sul cambiamento di destinazione d’uso degli immobili analizzati nel centro della città. Serve un
atteggiamento di controllo tempestivo, per non incombere in situazioni già osservate in precedenza,
ma agire nel tentativo di mantenere vivo il valore
storico e culturale degli edifici presi in analisi.
Questa linea di intervento si colloca, come accennato in precedenza, all’interno dell’ambito del
progetto di valorizzazione del patrimonio storico
– culturale, dove uno degli obiettivi primari corrisponde alla crescita del senso di appartenenza ai
luoghi da parte della popolazione. L’azione da noi
proposta non si ferma alla semplice conservazione degli edifici, ma la rivalutazione degli immobili
comprende anche finalità educative al fine di migliorare le condizioni di conoscenza in vari ambiti
e, conseguentemente, anche di conservazione dei
beni culturali per preservare il patrimonio presente
a Padova.
Promuovere l’identità locale, appare inoltre
come un’occasione per lo sviluppo della qualità
della vita dei residenti e dell’imprenditoria locale, attraverso l’inserimento di attività innovative
e comunicative. In un mondo sempre più globalizzato, è evidente la necessità di promuovere e
tutelare non solo le testimonianze archeologiche,
artistiche, monumentali e storiche, ma anche altri
aspetti emergenti, anch’essi utili nell’identificazione dell’identità locale: significati, valori, ed attività
alternative che potremmo considerare come potenzialità di sviluppo socio – economico per la rivitalizzazione del centro.
Secondo la nostra idea di progetto, serve
compiere un ragionamento più complessivo sulle strutture culturali già esistenti nell’area urbana
della città e valutare di cosa Padova necessita,
tendendo conto anche della componente giovanile che si è mossa a favore della tematica del riuso
degli edifici abbandonati come luoghi
di aggregazione a favore delle comunità locali.
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Prendendo spunto dalle esperienze
analizzate in precedenza che hanno avuto un riscontro generale positivo, abbiamo
pensato di attribuire diverse destinazioni
d’uso alle strutture padovane studiare, che
si trovano in un attuale stato di degrado.
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La città e il nome | Il progetto
I singoli progetti proposti rientreranno in una
politica unitaria promossa dall’amministrazione,
fondata sull’integrazione tra il settore commerciale e la cultura, che oggi non è autonomamente
capace di sostenersi economicamente. L’obiettivo
sarà pertanto quello di creare una rete di opportunità ed esperienze culturali e sociali, partendo
dalla riqualificazione dei singoli edifici fino ad arrivare ad una forma di rigenerazione funzionale di
un contesto più ampio.
Si tratta, infatti, di immaginare e progettare
la nuova geografia sociale e culturale di Padova
attraverso una apertura, o riapertura, di luoghi
appartenenti alla memoria storica della città, mediante un “laboratorio” di itinerari culturali che dialogano tra loro parlando diversi linguaggi artistici e
scientifici riuscendo così nel contempo, non solo
a innalzare significativamente la qualità artistica,
ma anche a creare quella città policentrica che ci
immaginiamo.
Per questo il modello di sviluppo culturale implica una ridefinizione dei luoghi della cultura - siano
essi i Cinema, i Teatri o i Centri culturali- e per
questo dalla re-invenzione dei luoghi siamo partiti.
Una re-invenzione che deve essere portata avanti
in maniera sinergica e relazionale, ma soprattutto
coinvolgendo i potenziali utenti (giovani e associazioni) per rendere il progetto più aderente alla
realtà in cui si inserisce.
Il progetto unitario risponde all’esigenza di dedicare queste strutture ad attività culturali, valorizzando la creatività locale con un uso flessibile
degli spazi, in modo da favorire l’espressione delle
associazioni culturali della città a 360°. Il progetto
interviene a sostegno della cittadinanza non solo
offrendo nuove opportunità ricreative e culturali,
ma soprattutto valorizzandone le capacità e le potenzialità creative, professionali ed occupazionali.
L’idea è che, per portare avanti le politiche culturali, sia necessario un costante confronto con il
territorio e un ascolto delle esigenze e potenzialità nella direzione dell’istituzionalizzazione di un
dialogo costruttivo tra pubblico e privato. L’inno26
vazione del rapporto tra Pubblico e Privato nella gestione dei beni e delle attività
culturali, sulla scorta di esperienze evolute
in campo nazionale e internazionale, diventa determinante. Il nuovo partenariato
pubblico e privato deve poter coniugare
un interesse pubblico (utilità sociale) con
un interesse privato, sia esso profit o non
profit. Il settore privato deve essere posto
nelle condizioni di fornire le proprie capacità progettuali, manageriali, commerciali e
innovative nella progettazione, gestione e
finanziamento dei beni e delle attività culturali. Ognuna di queste strutture potrà
affidarsi alla realizzazione di un micro tessuto commerciale coerente con l’identità
del luogo e garante della sostenibilità economica del progetto stesso. A tale obiettivo concorre efficacemente la locazione in
gestione agevolata o in affitto per occasionali eventi degli spazi organizzati, così da
abbattere il costo dei servizi e delle attività
culturali economicamente improduttive.
Attivata e pubblicizzata questa politica,
il Comune potrà trovare nella concertazione con i proprietari privati lo strumento per
la realizzazione di questi progetti, facendo
leva sulla possibilità di elargire finanziamenti e istituire un brand unico a cui i singoli progetti possono liberamente aderire.
L’idea di creare un contrassegno unitario
per questi luoghi nasce dalla necessità di
mettere in rete questi spazi complementari e portarli a conoscenza di tutti, anche
attraverso la creazione di una piattaforma
multimediale condivisa, al fine di massimizzare l’utenza e pubblicizzare l’azione di
riappropriazione di spazi e pratiche sempre
più spesso abbandonate in favore di spazi
commerciali.
Obiettivo di questa politica è reinventare
la città su base culturale: fare di Padova
un grande laboratorio urbano di speri-
mentazione e di ibridazione dei linguaggi dell’arte, della cultura e della quotidianità, interpretando cioè la cultura nel suo senso più profondo - ovvero come relazione e scambio continuo
con l’altrove e con l’altro.
IDENTITÀ
AGGREGAZIONE
CULTURA
SCAMBIO
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La città e il nome | Il progetto
Cinema Altino Mignon
L’idea di riqualificazione di questo vecchio cinema nasce dalla necessità di ripristinare un semplice edificio
simbolo della vita culturale della città, recuperando la funzione originaria del luogo, ossia quella stessa capace
di restituire un “nome” allo spazio abbandonato. Il progetto vuole dare forma a un luogo d’incontro e scambio
culturale e artistico, soprattutto in riferimento all’ampio numero di giovani e studenti che frequentano e risiedono in città, che potranno essere attratti qui dalle attività presenti.
A simbolo della conservazione della funzione cinematografica, l’intera struttura si svilupperà intorno all’attuale
sala di proiezione principale. Gli spazi del piano terra (ingresso) e del primo piano (platea) verranno riorganizzati in funzione di una nuova caffetteria-pub, dotata di accesso wi-fi, spazi relax e per lavoro e la possibilità
di condividere libri, giornali, canzoni. Il piano interrato verrà invece dedicato al commercio di musica, libri, film
e accessori hi-tech. Infine, durante la bella stagione, l’edificio potrà liberamente usufruire del secondo piano
(ossia il tetto), già oggi strutturato a scalinata per la proiezioni di film a cielo aperto, che verrà utilizzato sia dal
bar sottostante sia per l’organizzazione di eventi.
L’edificio prenderà vita non solo con la riqualificazione architettonica, ma sarà un luogo perfetto per l’organizzazione di eventi musicali, culturali, piccoli festival di cinema, eventi pomeridiani per bambini, o proiezioni per
scuole e università, ma prima di tutto ciò, l’Altino sarà un luogo di incontro e di quotidianità per molti cittadini
e turisti, ritornando ad essere uno delle punte di spicco del centro patavino.
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La città e il nome | Il progetto
per facilitare la nascita di luoghi di cui attualmente Padova non è provvista.
Teatro Cinema Concordi
In seguito all’ultima trasformazione messa in atto all’interno dell’edificio in via Obizzi nel 1941, la
struttura ospita a piano terra la vera e propria sala adibita a cinema – teatro, mentre ai piani superiori
sono collocate delle unità immobiliari ad uso abitativo. La struttura si trova in una zona del centro città
caratterizzata dagli stretti vicoli del ghetto e dalla presenza di numerosi locali e ristoranti che animano la
vita patavina. Si inserisce perfettamente in questo contesto il nuovo Concordi, esito di un progetto che
coniuga la l’identità Con la nostra idea di riqualificazione proponiamo di trasformare la grande platea cinematografica del piano terra in una sala polivalente, strutturata per accogliere un nuovo ristorante così
come realizzato al Mariani di Ravenna, pur non dimenticando l’originaria funzione del palazzo. La sala
potrà quindi riprendere occasionalmente le attività cinematografiche e teatrali, e prestarsi inoltre a nuovi
eventi quali conferenze ed incontri culturali. Per quanto riguarda i piani superiori invece, la proposta
riguarda la possibilità di attribuire funzioni più commerciali legate all’idea di sostenibilità ambientale ed
alla promozione della produzione agricola locale. L’intenzione è quella di concedere in gestione, anche
per tempo limitato, i piani superiori dell’immobile ad un marchio enogastronomico come Eataly, catena
che basa la sua attività sull’attribuire la consapevolezza al consumatore di una corretta percezione della
qualità del cibo e del vino. Oltre a fornire un’ampia varietà di piatti, Eataly ha la particolarità di organizzare eventi ed incontri per avvicinare ed incuriosire la popolazione nei confronti di ciò che ogni giorno si
presenta sulle nostre tavole. È per questo che si occupa di promuovere corsi sia per adulti, ma spesso
anche per bambini, in grado di spiegare in modo semplice meccanismi come il ciclo annuale della coltivazione degli ortaggi, corsi per imparare a mangiare e cucinare in maniera salutare e per migliorare
il modo di far la spesa. L’intervento racchiude in sé anche la possibilità di installare, sempre nei piani
superiori dell’immobile, dei piccoli banchetti come una sorta di mercatino, in cui si vendono prodotti locali tipici e prodotti a kilometro zero per incentivare il consumatore ad utilizzare cibi di cui la provenienza
è garantita e certificata, in linea con le politiche sopracitate ed intraprese da Eataly. La difficoltà che si
presenta in questo caso riguarda la proprietà della struttura, in quanto l’immobile risulta essere, già a
partire dall’inizio del 900, di proprietà della famiglia Stimamiglio. Come abbiamo visto in alcuni casi, gli
edifici storici di proprietà privata nel centro, corrono il rischio di subire trasformazioni che non rispettano
il loro valore culturale, ma favoriscono la perdita della loro funzione originaria. È questo il motivo per cui
l’amministrazione comunale dovrebbe assumere e sviluppare politiche per disincentivare la trasformazione di luoghi di aggregazione in spazi dedicati al tradizionale modo di concepire il commercio, ma al
contrario promuovere ed incoraggiare la nascita di attività legate ad un tipo di commercio innovativo.
Dovrebbe definire dei limiti ai proprietari degli edifici dismessi nel centro storico in merito alla destinazione d’uso di tali immobili e stimolarli, magari anche attraverso incentivi di tipo finanziario in lungo periodo,
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La città e il nome | Il progetto
Cinema Cristallo
L’ex Cinema Cristallo è situato lungo Via Palestro che percorre un quartiere di Padova prettamente residenziale. Dal suo posizionamento vicino ad abitazioni e scuole è emerso in modo evidente la diversità di azione da
seguire rispetto al ragionamento fatto per gli edifici analizzati nel centro storico. Infatti dal sopralluogo fatto è
emerso come nel quartiere manchi un luogo di riferimento per i residenti dove poter svolgere attività ricreative
e formative sia per i giovani che per gli anziani; nella zona di Via Palestro oltre alla chiesa con il suo oratorio non
ci sono degli spazi da poter dedicare a queste attività. Da questi bisogni nasce la nostra idea di riqualificazione
del Cinema Cristallo, come punto di riferimento per il quartiere e non solo, perché l’idea è quella di proiettarlo
a coinvolgere occasionalmente un bacino di utenza molto più ampio. L’idea di progetto è quella di mantenere
l’anima originale con cui nasce il cinema ma trasformarla e contestualizzarla nella realtà in cui si trova.
Il cinema cristallo diventerà un luogo polifunzionale, strutturato con una rete di servizi commerciali al dettaglio
che ruotano intorno ad uno spazio per l’incontro, la condivisione e il relax, pur mantenendo l’originaria sala
teatrale come spazio destinato al teatro e alle attività ricreative quali per esempio laboratori per bambini o corsi
di informatica per anziani, corsi di cucito; tutte attività insomma a dimensione ridotta, a livello di quartiere.
L’ex Cinema Cristallo destinato a servizi di quartiere una volta completato potrà diventare una zona “simbolo”
per Padova e per il suo centro storico ma anche un tassello importante nel progetto di crescita e di sviluppo
complessivo della città di Padova.
La rinascita dell’ex Cinema Cristallo e di tutti gli altri Cinema e teatri che abbiamo individuato, e la loro restituzione alla comunità potrà rappresentare il primo passo di riqualificazione del centro storico nonché il volano di
una serie di iniziative che migliorino l’arredo urbano, favoriscano l’insediamento di attività commerciali, centro
propulsore per lo sviluppo della cultura, della promozione del territorio e della coesione sociale.
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La città e il nome | Il progetto
Palazzo delle Debite
Il palazzo prospicente a Palazzo della Ragione che affaccia su Piazza delle Erbe, assunse nel corso degli anni
un’elevata connotazione direzionale perseguita appunto dalla proprietà tutt’oggi in possesso dell’immobile
ovvero l’INPS che ne sfruttò le potenzialità allocando i propri uffici fino all’abbandono del palazzo attualmente
in stato di progressivo degrado. La fase progettuale prevedrebbe la cessione dell’edificio, attualmente già di
proprietà statale, al comune di Padova che successivamente provvederebbe alla gestione diretta degli spazi.
Da un’accurata analisi degli spazi adiacenti e dei fruitori di questi spazi si è potuto osservare una popolazione molto attiva a Piazza delle Erbe, che spazia dalla componente studentesca universitaria alla componente
artistica giovanile della citta e non solo. Da qui parte l’idea di usufruire gli spazi del palazzo per far fronte alla
domanda di spazi espositivi e di funzioni integrative all’interazione sociale. Questa domanda potrebbe essere
soddisfatta in maniera immediata attraverso la conversione dell’immobile ad atelier di giovani artisti. Questo
svilupperebbe una serie di dinamiche in grado di sviluppare l’autogestione economica del progetto in funzione
del mantenimento del palazzo.
L’atelier o bottega di lavoro si connoterebbe come uno spazio espositivo che si offre come vetrina per l’autopromozione di fotografi, videoartisti, pittori, scultori, artigiani. Le opere verrebbero valutate da un comitato di
selezione che periodicamente organizzerebbe delle mostre a tema, o a tema libero. Lo spazio sarebbe anche a
disposizione gratuita per presentazioni di libri o eventi spot. Il funzionamento è semplice: con una piccola spesa
si avrebbe la possibilità di esporre, e quindi vendere, le proprie opere in un luogo centralissimo e visitato da un
pubblico nazionale e internazionale. Questo sistema rispecchia una modalità di auto-promozione che sta prendendo piede anche in altre città in Italia. Lo scopo sarebbe quello di dare visibilità e creare un punto d’incontro
e sperimentazione per artisti emergenti e non. Tutto ciò sarebbe attuabile anche a fronte del Decreto Valore
Cultura (Legge 7 ottobre 2013, n. 112) “disposizioni per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale,
per il rilancio artistico” approvato di recente. In particolare, il messaggio principale dato dalla legge (commi
1-5 art. 6) è relativo ad Immobili statali inutilizzati che potrebbero essere dati locazione a canone agevolato
a cooperative o associazioni di giovani artisti residenti in Italia perché li trasformino in atelier. Il canone (150
euro/mese) alimenterà un fondo da un milione di euro tramite il quale erogare contributi agli artisti per opere
di manutenzione straordinaria sui beni affittati.
Il complesso prevede anche una serie di spazi adibiti al commercio da collocare ai piani superiori, in modo tale
da favorire la vendita e la promozione del prodotto dell’atelier, congiuntamente a spazi dedicati alla cultura e
all’arte, andando così a creare un unico filo conduttore all’interno del palazzo storico.
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La città e il nome | Conclusioni
“Obiettivo primario dell’urbanistica deve essere, infatti, riannodare il rapporto tra “città di pietra” e “città degli uomini”, tra urbanistica e vita quotidiana, ragionando sulla vivibilità, sul creare
le migliori condizioni di vita urbana, anche nelle sue dimensioni
immateriali.”
Cellamare - Pratiche urbane e progett-azione
Movimento, scambio, identità. Sono le parole chiave che abbiamo
voluto marcare nel nostro progetto. Abbiamo voluto che fossero le linee guida atte alla formulazione di una nuova prospettiva per la città
di Padova. Ci hanno guidato nella creazione di una rete che ha unito a
livello funzionale e ideale i quattro simboli del nostro lavoro. Una rete
che intreccia legami di persone, e che tesse significati condivisi, modelli
e valori sociali consolidati nella convivenza. L’attenzione della pratica
urbana permette di cogliere quei processi di significazione e produzione
di “beni comuni”, anche derivanti da forme di resistenza o di proposte
alternative ai modelli urbani.
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Bibliografia
Rassegna stampa:
www.ilmattinodipadova.it
www.padovaoggi.it
www.ilcorrieredelveneto.it
Storia degli edifici:
www.salviamoilcinemaltino.wordprass.com
www.artibune.com
www.miketrevis.webs.com/concordi
Buone pratiche:
www.lxfactory.com
www.mariani-ravenna.it
www.eataly.it
Documenti:
L.R. n. 50/2012 -“Politiche di sviluppo per il sistema commerciale nella Regione Veneto”
Regolamento n.1 del 21-06-13
Documento Preliminare “Il commercio al dettaglio su area privata”
Regolamento di Polizia Urbana
Citazioni:
“Le città invisibili” di Italo Calvino
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