2016
Guida tecnica
Umidita’ e muffa negli ambienti
AUTORI
Geom. Marta CARRARO
nata a Dolo il 13.12.1979
Iscritto al Collegio dei Geometri e dei G.L. della provincia
di Venezia al n° 2373. Geometra libero professionista.
Geom. Angelo BANDELLO
nato a Pontremoli il 13/09/1956
Iscritto al Collegio dei Geometri e dei G.L. della provincia
di La Spezia al n° 801. Geometra libero professionista.
Dott. Geom. Antonio TROISI
nato a Foggia il 12/02/1981
Iscritto al Collegio dei Geometri e dei G.L. della provincia
di Foggia al n° 1999. Geometra libero professionista.
Geom. Francesco PACE
nato a Policoro il 11/06/1989
Iscritto al Collegio dei Geometri e dei G.L. della provincia
di Matera al n° 1221. Geometra libero professionista.
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Introduzione
Fin dalla preistoria l’uomo ha sempre cercato di costruirsi un luogo sicuro e con
l’evolversi delle civiltà e delle situazioni economico-politiche, nell’ultimo secolo,
si è costruito in modo errato o piuttosto privilegiando la praticità alla qualità.
Il cosiddetto "luogo sicuro", oggi probabilmente non esiste più, il continuo mutare
della società ha portato l'uomo a creare, inconsapevolmente, delle vere e proprie
minacce per gli occupanti degli edifici abitativi fino a renderli luoghi non più
idonei per trascorrere la maggior parte della propria vita.
Attualmente le abitazioni hanno un elevato potere di isolamento termico per
contrastare le dispersioni di energia, peggiorando così la qualità dell’aria che
successivamente porta l’insorgere di muffe e la contaminazione degli ambienti in
cui le persone vi soggiornano.
La qualità dell’aria interna è un fattore molto importante da non sottovalutare e
può essere influenzata da agenti contaminanti microbici (funghi e/o batteri),
particelle sospese (funghi e/o polveri), gas (come radon, monossido di carbonio) e
qualsiasi altro elemento che possa causare condizioni negative per la salute.
La cattiva gestione dell’involucro edilizio, insieme all’uso di svariati componenti
chimici usati per la costruzione dello stesso o per la sua pulizia interna, uniti ad
un’elevata coibentazione, dà origine a quello che viene definito inquinamento
indoor.
Sick Building Syndrome è il termine usato “dall’Organizzazione Mondiale della
Salute (OMS)”, che sta a indicare la così detta Sindrome da Edifici Malsani, cioè
edifici che presentano le condizioni sopra descritte compromettendo la salubrità
degli stessi.
Nelle pagine seguenti parleremo analizzando alcuni aspetti della Sick Building
Syndrome, di cui:

Problemi e cause dell’umidità e delle muffe;

Responsabilità civili, penali e disciplinari del tecnico.
Una guida conoscitiva ed operativa per i tecnici liberi professionisti e chi desidera
informarsi sui danni alla propria salute vivendo in ambienti che non hanno le
caratteristiche di “salubrità”.
Gli autori
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Umidità e muffe
UMIDITA' DA INFILTRAZIONE
Il malanno dell'umidità nelle costruzioni, si ritrova in tutto il mondo perfino nelle
zone desertiche ed è antico quanto la civiltà umana.
Già nell'Antico Testamento (Levitico capitolo 14 versetti 33-57) si davano
suggerimenti su come eliminare le macchie di umidità genericamente identificate
come “lebbra della casa” chiamando in causa il sacerdote per esaminare
l'abitazione e provvedere al suo risanamento, con benedizioni o l'eliminazione
degli intonaci o pietre.
“Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: «Quando sarete entrati nel
paese di Canaan, che io sto per darvi in possesso, qualora io mandi
un'infezione di lebbra in una casa del paese di vostra proprietà, il
padrone della casa andrà a dichiararlo al sacerdote, dicendo: Mi pare
che in casa mia ci sia come della lebbra. Allora il sacerdote ordinerà di
sgomberare la casa prima che egli vi entri per esaminare la macchia
sospetta perché quanto è nella casa non diventi immondo. Dopo questo,
il sacerdote entrerà per esaminare la casa. Esaminerà dunque la
macchia; se vedrà che l'infezione sui muri della casa consiste in cavità
verdastre o rossastre, che appaiono più profonde della superficie della
parete, il sacerdote uscirà dalla casa, alla porta, e farà chiudere la casa
per sette giorni. Il settimo giorno il sacerdote vi tornerà e se,
esaminandola, riscontrerà che la macchia si è allargata sulle pareti della
casa, il sacerdote ordinerà che si rimuovano le pietre intaccate e si
gettino in luogo immondo, fuori di città. Farà raschiare tutto l'interno
della casa e butteranno i calcinacci raschiati fuor di città, in luogo
immondo. Poi si prenderanno altre pietre e si metteranno al posto delle
prime e si intonacherà la casa con altra calce. Se l'infezione spunta di
nuovo nella casa dopo che le pietre ne sono state rimosse e la casa è
stata raschiata e intonacata, il sacerdote entrerà ad esaminare la casa;
trovato che la macchia vi si è allargata, nella casa vi è lebbra maligna;
la casa è immonda. Perciò si demolirà la casa; pietre, legname e
calcinacci si porteranno fuori della città, in luogo immondo. Inoltre
chiunque sarà entrato in quella casa mentre era chiusa, sarà immondo
fino alla sera. Chi avrà dormito in quella casa o chi vi avrà mangiato, si
laverà le vesti. Se invece il sacerdote che è entrato nella casa e l'ha
esaminata, riscontra che la macchia non si è allargata nella casa, dopo
che la casa è stata intonacata, dichiarerà la casa monda, perché la
macchia è risanata. Poi, per purificare la casa, prenderà due uccelli,
legno di cedro, panno scarlatto e issòpo; immolerà uno degli uccelli in
un vaso di terra con dentro acqua viva. Prenderà il legno di cedro,
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l'issòpo, il panno scarlatto e l'uccello vivo e li immergerà nel sangue
dell'uccello immolato e nell'acqua viva e ne aspergerà sette volte la casa.
Purificata la casa con il sangue dell'uccello, con l'acqua viva, con
l'uccello vivo, con il legno di cedro, con l'issòpo e con lo scarlatto,
lascerà andare libero l'uccello vivo, fuori città, per i campi; così farà il
rito espiatorio per la casa ed essa sarà monda. Questa è la legge per
ogni sorta di infezione di lebbra o di tigna, la lebbra delle vesti e della
casa, i tumori, le pustole e le macchie, per insegnare quando una cosa è
immonda e quando è monda. Questa è la legge per la lebbra”».
A seguito di studi sui deterioramenti subiti dagli edifici del passato fino ai giorni
nostri si è certamente potuto riscontrare che la principale causa di decadimento del
fabbricato è la presenza di acqua che si manifesta visivamente in maniera più o
meno intensa con alterazioni cromatiche, formazioni di macchie, di efflorescenze,
di muffe, distacco dei rivestimenti, deterioramento degli intonaci o materiali in
genere.
L'umidità e può essere presente nelle costruzioni per diverse cause, le più comuni
sono:

L'umidità derivante dal sottosuolo attratta nelle murature per capillarità o
da forze elettro-osmotiche;

Umidità di costruzione presente negli edifici di recente edificazione e
qualche volta anche in quelli molto antichi quando gli spessori dei muri
sono molto forti e di conseguenza le malte aeree contenute negli strati più
interni e non lambiti dall'anidride carbonica dell'aria non hanno ancora
completato la presa rimanendo allo Stato molle;

L'umidità dell'atmosfera che può compensare nei materiali o in superficie;

La pioggia non sufficientemente raccolta e confluita in appositi scarichi
che penetra in diversa misura nelle murature;

L'umidità derivante da cause impreviste come la rottura di fognature,
condotte pluviali e serbatoi d’acqua.
Nei casi più estremi, ovvero quando l'acqua entra nelle murature vi è il successivo
deterioramento delle superfici; ad esempio quando l'acqua si congela, aumentando
di volume, esercita una forte pressione sulla superficie dei pori causando il
distacco di parti superficiali.
L'umidità nelle murature, risalente dal sottosuolo, è dovuto al fenomeno fisico
della capillarità che potrebbe essere considerata una trasgressione alla legge
naturale della gravità.
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La capillarità è un fenomeno che permette
all'acqua di salire in tubicini molto sottili. Questo
fenomeno è spiegato dall'esistenza di forze di
attrazione tra le molecole dell'acqua e le pareti del
tubicino: tali forze sono dette forze di adesione.
L'altezza di risalita dell'acqua, quindi, è
inversamente proporzionale al diametro dei pori
del materiale da costruzione usato, mentre la forza
di capillarità aumenta di poco con il diminuire
della temperatura ma aumenta in modo
considerevole
con l'aumentare della concentrazione salina.
Ovviamente, il problema che si riscontra nelle
pareti verticali lo si può ritrovare anche nei solai
orizzontali.
L'umidità, può essere generata anche a causa
della condensazione dell'aria e di solito questa si
deposita come rugiada sulla parete interna del
muro.
Se il muro ha una struttura omogenea ovvero se
è realizzato con gli stessi materiali, troveremo
l'acqua depositata uniformemente lungo tutta la
superficie della parete.
Quando invece, la parete contiene blocchi di
pietra o materiale di scarto proveniente da altri
edifici demoliti, carichi di sali igroscopici,
l'umidità di condensazione si presenta attraverso
la formazione di macchie che compaiono in base
all'umidità ed alla temperatura (es.: le macchie
instabili degli affreschi).
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Un muro con esposizione verso tramontana e
quindi sottoposto a numerose intemperie se
non
coibentato
adeguatamente,
può
raffreddarsi molto rapidamente e questo può
causare il depositarsi del vapore acqueo
dell'ambiente nella parte interna (es.: come
accade nei vetri delle camere da letto al
mattino ricoperti con un velo di rugiada).
Un'altra particolare attenzione è la
consistenza del terreno in cui insiste
l'edificio; se nel sottosuolo c'è la presenza di
una falda freatica, che varia a seconda delle
piogge, l'acqua può risalire verso l'alto grazie
al fenomeno della capillarità; se il terreno è
composto prevalentemente di argilla si assorbirà più velocemente, rispetto ad un
terreno ghiaioso o sabbioso e di conseguenza andrà a infliggere il problema nei
muri dell'edificio.
I sali solubili presenti nella massa muraria, che possono essere introdotti con
l'acqua d'impasto delle malte o trasportati direttamente dall'umidità o da quella
atmosferica, producono anch'essi delle manifestazioni che si traducono in
semplici, anche se gravi, inconvenienti d'aspetto o, al contrario, in vere e proprie
alterazioni della materia che possono compromettere la stabilità della costruzione.
Oltre alle macchie di umidità si trovano sui muri delle efflorescenze biancastre o
delle erosioni superficiali che indicano la presenza di un deterioramento chimico,
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prodotto dalla reazione tra i materiali murari e l'acqua e i composti inquinanti che
possono essere presenti sia nell'acqua che nell'atmosfera.
Esempio di muratura con umidità di risalita
in un parete restaurata recentemente
(Venezia – centro storico)
Esempio di erosione della muratura a
seguito dell’umidità di risalita
(Venezia – centro storico)
Le macchie di colore scuro che con il tempo tendono a diventare spesse e poco
porose solitamente si formano nelle zone più esposte alle intemperie, dove
riescono a resistere o a riformarsi grazie alla capacità della pietra sottostante di
mantenersi fredda o raffreddarsi rapidamente.
Esempio di umidità ascendente di una muratura esposta a nord-est non adeguatamente protetta
(Venezia – centro storico)
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Eliminare il fenomeno dell’umidità di risalita è abbastanza complicato, difatti è
impossibile eliminare l’acqua presente nel terreno per evitare che risalga, quindi
sarà sicuramente più semplice interrompere il cosiddetto “reticolo capillare delle
strutture” che rende possibile la risalita dell’acqua.
Quindi è abbastanza semplice riuscire a capire quando si è di fronte a fenomeni di
umidità per risalita. Difatti la presenza di aloni e/o efflorescenze saline ad altezze
variabili sia sulle facciate che sui muri interni all’abitazione, con conseguente
degrado e danneggiamento degli intonaci e dei muri stessi, faranno capire che è
presente questo fenomeno.
Dal punto di vista fisico, tale complesso fenomeno è innescato da forze di tipo
elettrico che le pareti interne dei capillari esercitano sulle molecole d’acqua
presenti nel terreno a contatto con la muratura.
Per bloccare il fenomeno di risalita dell’acqua bisogna quindi inserire “un
ostacolo orizzontale” dentro la muratura in modo da impedire la risalita verso
l’acqua alto, facendo si che i materiali possano asciugarsi definitivamente.
In un secondo momento, sarà necessario trattare in modo opportuno i sali
depositati sulle pareti, per impedire loro di sciogliersi in acqua e di ricreare
problemi.
Le tecniche di risanamento possono essere diverse, ma quelle più frequenti sono:

la costituzione di una barriera chimica all’interno delle murature attraverso
dei prodotti specifici;

il taglio della muratura;

l’applicazione di elettrodi che determinano una elettrosmosi attiva.
Ovviamente la scelta della tecnica di risanamento, è un qualcosa che potrà essere
scelto da un tecnico altamente qualificato sulla scorta dei danni presenti, ma
sicuramente in base al caso specifico.
La barriera chimica è una tipologia di intervento utilizzato soprattutto quando ci si
trova di fronte a strutture in muratura in mattoni, pietre, sassi. In definitiva
consiste nell’inserimento attraverso iniezioni di miscele particolari di prodotti
chimici che vanno a costituire una vera e propria barriera all’acqua.
Quindi attraverso dei fori che vengono effettuati alla base della muratura, vengono
introdotti i prodotti sopra descritti.
Il taglio della muratura, invece, si utilizza quando le strutture murarie danneggiate
sono costituite generalmente da pareti in mattoni e/o in pietra naturale.
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Questa tecnica, consiste nel
taglio
della
muratura,
danneggiata
dall’umidità,
dalle fondazioni attraverso
l’utilizzo
di
attrezzature
particolari.
Una volta effettuato questo
taglio, viene inserita una
guaina isolante che ha il
compito di andare a costituire
una barriera all’umidità
ascendente, (si deve fare attenzione nell’esecuzione di questa operazione perché
potrebbe compromettere la stabilità dell’edificio è importante usare molta cautela
e fare attenzione a tutti i passaggi di lavorazione e affidarsi a personale esperto).
Infine, si ha la tecnica per elettrosmosi attiva, che è indicata generalmente per
murature fuori terra e anche interrate.
Un impianto elettrosmotico utilizza dei piccoli elettrodi applicati alla muratura
che impediscono la risalita dell'acqua presente nella muratura rispedendola verso
il terreno.
È facile capire, che tale fenomeno è possibile grazie alla formazione di un campo
elettrico, maggiore e opposto a quello naturale presente nel muro umido. Gli
elettrodi si applicano alla muratura con tecniche diverse a seconda che si
realizzino o meno delle tracce.
In definitiva si può considerare che il danno igienico/sanitario per i soggetti che
frequentano questi ambienti, è la conseguenza di tre distinti fenomeni fisici:

l'acqua evaporando passa dalla parete umida all'aria del locale;

la parete soggetta a questa continua evaporazione superficiale si
raffredda, in taluni casi anche di parecchi gradi;

la muratura perimetrale esterna, imbevuta d'acqua, perde il suo potere di
coibenza rispetto al calore, che si riduce ai 2/3 a 1/2.
I tre fenomeni coesistono in massimo grado della muratura di mattoni e malta di
sabbia finché evapora, a parità di acqua contenuta. Il primo fenomeno, quello
dell'evaporazione superficiale è immediatamente risentito dalle persone che
permangono in un locale malsano. L'aggiunta del freddo provoca la ben nota serie
di affezioni bronchiali e di quelle reumatiche che più o meno attaccano tutti gli
organi.
Gli studiosi a riguardo del problema hanno convenuto che l'aria ferma giunge alla
saturazione nello strato da immediato contatto con la parete umida, qualunque sia
10
il contenuto di questa, e l'effetto d'annoso diretto della parete sull'aria cessa ad una
distanza di 6-8 cm.
Se ne deduce di conseguenza, che tutte le murature umide sono egualmente
dannose, qualunque sia il materiale costruttivo e qualunque sia il contenuto
percentuale d'acqua, perché l'evaporazione della parete produce in tutti i casi la
saturazione dello strato d'aria superficiale.
Così si spiegano taluni muffe rigogliose (dietro un quadro o sul rovescio di un
mobile appoggiato al muro, o dentro un armadio chiuso) in ambienti che nel loro
complesso sono privi di umidità diffusa da ritenere asciutti.
Esempio di umidità con il proliferarsi di muffe
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Nel mondo civile esistono delle norme igienico sanitarie sull'umidità delle case
che il proprietario dell'alloggio deve rispettare sia nel caso che venda sia che ceda
in affitto. Sono molto diverse da un luogo ad un altro, a seconda del clima e dei
materiali costruttivi e delle abitudini di vita, ma spesso confuse ed incomplete,
pochi regolamenti sono aggiornati in relazione al problema della condensazione,
un problema di attualità posto dalle nuove tecnologie costruttive dovuti dai costi
di costruzione per il risparmio economico.
ECCO ALCUNE DIFFERENZE TRA UMIDITA' ASCENDENTE E
CONDENSAZIONE:
UMIDITA' PROVENIENTE DAL TERRENO

è indipendente dalla stagione;

sale poco sul muro 2-3 metri;

impregna tutto lo spessore da entrambe le parti;

prende l'acqua dal terreno o dalle fogne/tubi o falda freatica;

si elimina in qualche anno mediante rimedi efficaci, non si ripete;
UMIDITA' PROVENIENTE DALL'ARIA – CONDENSAZIONE

ogni anno si ripresenta alla stessa stagione;

è a qualunque altezza dell'edificio;

bagna in superficie la parete con acqua liquida;

assorbe l'acqua dall'aria per raffreddamento del vapore contenuto;

si elimina con il calore e la ventilazione;
MUFFE E UMIDITÀ DI CONDENSA
L’umidità derivante dalla condensa, è un problema facilmente riscontrabile nelle
abitazioni soprattutto in questo periodo storico in cui l’edilizia tenta, con
normative ben precise, di sigillare sempre di più gli immobili, per evitare consumi
energetici elevati.
Il problema dell’umidità, è abbastanza diffuso e nello stesso tempo di difficile
soluzione.
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A molti di noi sarà capitato di osservare pareti con vistose macchie scure, esse
sono dovute a evidenti problemi di salubrità, causate da un eccessiva umidità
dell'ambiente, superiore al 50%, che provoca la formazione di muffe e acari
generando sgradevoli efflorescenze nelle pareti più fredde o nel retro degli arredi
di conseguenza soggiornare all'interno di locali contaminati può provocare gravi
danni alla salute.
La proliferazione delle muffe, genera situazioni di deterioramento alle rifiniture
dell’immobile come ad esempio gli intonaci, agli arredi e quindi a tutto ciò che è
presente all’interno degli ambienti ed è soprattutto un problema per la salute
dell’uomo.
Un ambiente contaminato stimola frequenti irritazioni agli occhi e alla pelle,
genera patologie allergiche, in particolare alle vie respiratorie provocando asma e
bronchiti croniche, aggravando il problema nel caso di persone affette da
determinate malattie specifiche, quali la fibrosi cistica o l'asma cronica o
immunodepresse che hanno, ad esempio subito un trapianto o che sono malate di
Aids o di cancro.
In definitiva la muffa e quindi i funghi presenti nel suo interno, possono in
qualche maniera interagire con gli abitanti degli ambienti confinati
pregiudicandone il loro benessere, oltre che danneggiare edifici e arredamenti
interni.
I danni agli edifici, possono rendere necessari costosi interventi di risanamento,
ma anche provocare danni difficilmente risanabili che pregiudicano il valore di
mercato di un fabbricato.
I funghi pluricellulari, sono i principali artefici della formazione di muffe in
quanto hanno la capacità di depositarsi e ricoprire superfici umide sotto forma di
spugnosi miceli, riproducendosi di solito per mezzo di spore molto piccole ed
estremamente volatili.
Sono funghi che occupano un ruolo stabile in natura e sono fondamentali nel
normale ciclo biologico.
Le loro richieste alimentari e di sopravvivenza sono modeste per questo è molto
difficile eliminarli dagli ambienti domestici.
Come già evidenziato precedentemente, la causa principale della diffusione della
muffa è l’umidità: la muffa non potrebbe esistere né insediarsi in un ambiente, se
questo è asciutto.
Il periodo principale per il manifestarsi di questi fenomeni negli ambienti
confinati, comincia durante i mesi invernali; è proprio in quel periodo che
l’umidità all’interno di un immobile raggiunge i picchi estremi dovuti alle
differenze di temperatura tra l’interno e l’esterno.
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Questi sbalzi di temperatura, generano dei punti di condensa che aiutano il
depositarsi di goccioline di acqua sulle murature.
Il vapore acqueo contenuto naturalmente nell’aria, aiutato da una pressione
atmosferica più bassa, il riscaldamento ambientale e un'alta presenza di umidità
relativa, possono abbassare di colpo il punto di rugiada e scaricare molta acqua
dell’umidità ambientale nei punti più freddi delle murature.
Dopo svariate ricerche si può affermare che è stata individuata una fascia o per
essere più precisi quella che viene definita “zona del benessere” relativa all’aria
nell’immobile occupato; il corpo umano trova il giusto equilibrio quando
nell’ambiente in cui vive o soggiorna le condizioni termoigrometriche assumono
valori entro questi intervalli:
Condizioni Abiente
Estate
Inverno
Ta
24 ÷ 26 °C
18 ÷ 22 °C
φ
40 ÷ 60 %
40 ÷ 60 %
Di seguito possiamo osservare il diagramma psicometrico, usato per individuare e
studiare la trasformazione dell’aria e le sue grandezze termoigrometriche, che
sono:

Temperatura a bulbo secco: quella temperatura misurata da un comune
termometro a bulbo, tale misura è indipendente dall’umidità relativa. Sul
diagramma psicometrico viene indicata dall’asse orizzontale in basso;

Umidità specifica: è la quantità in grammi di vapore acqueo presenti in
ogni kg di aria secca. Indicata sul diagramma psicometrico mediante
l’asse verticale posto sul lato destro;

Umidità relativa: è la percentuale di vapore contenuto nell’aria in rapporto
alla massima quantità contabile alla temperatura rilevata, quindi è
strettamente legata alla temperatura bulbo secco, più diminuisce la
temperatura, più aumenta l’umidità. Sul diagramma è indicata
dall’iperbole;

Temperatura a bulbo umido: è la temperatura misurata con un termometro
il quale bulbo è avvolto da una garza imbevuta d’acqua, tale temperatura
misurata risulterà quindi più bassa per le proprietà di evaporazione al
contatto con la corrente d’aria del bulbo inumidito dalla garza imbevuta.
Sul diagramma viene ricavata tramite la temperatura a bulbo secco e
l’umidità;

Temperatura di rugiada; è la temperatura che permette all’aria di
raggiungere le condizioni di saturazione, cioè l’umidità al 100%. Anche in
14
questo caso tale temperatura è rilevabile dal diagramma psicometrico
avendo temperatura a bulbo secco e umidità.
Di solito, le cucine, i bagni e le camere da letto, sono i punti più critici, ma anche
zone poco ventilate e più periferiche.
Su questi fondi umidi, si iniziano a formare macchie di muffa, scure o verdastre
(ma possono essere anche giallastre o rossastre) a seconda del tipo di muffa che si
è insediata.
Questi funghi durante la loro crescita formano e diffondono un’infinità di spore
finissime (che sono i semi per la loro riproduzione), esse vengono disperse
nell’ambiente a milioni e vengono continuamente respirate da chi transita nelle
vicinanze.
Alcune di queste (ve ne sono oltre 10.000 specie) costituiscono seri pericoli e
rischi accertati per la salute. Le specie più pericolose comunque non sono
facilmente riconoscibili, né per il colore, né per la struttura né per la grandezza.
Per riconoscerle servirebbe una approfondita analisi chimica o una verifica al
microscopio elettronico.
In ogni caso, e qualunque sia la specie di
muffa che si combatte, bisogna ricordare
che la muffa deve essere rimossa sempre
e quanto prima con opportuni prodotti e
mascherine di protezione.
Le spore delle muffe, anche se non sono
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tutte riconosciute tossiche, rimangono comunque degli allergizzanti in quanto
hanno la facoltà di penetrare in profondità degli alveoli polmonari, annidandosi e
riproducendosi con conseguenze altamente dannose.
E’ ovviamente scontato, che in ogni caso, dovrà essere eliminata la causa
d’infiltrazione dell’umidità che è la principale concausa dell’insorgenza di muffe.
Questo probabilmente è lo step più difficile, pertanto sarà necessario rivolgersi a
tecnici e operai specializzati e comunque in questo lasso di tempo bisognerà
trovare dei rimedi per ovviare ai vari pericoli che potrebbero manifestarsi.
Bisognerà cercare di mettere in atto dei piccoli accorgimenti che potranno evitare
il propagarsi delle muffe ovvero:

evitare di riscaldare troppo gli ambienti;

ventilare il più possibile gli ambienti aprendo porte e finestre più volte
durante la giornata;

staccare gli arredi di qualche centimetro dai muri, per consentire la
maggiore ventilazione;

togliere tappeti, tende ecc., o quantomeno lavarli frequentemente

eliminare la carta da parati dalle pareti “umide”
Bisogna sempre ricordare che le muffe trovano il loro ambiente ideale per
attecchire e proliferare quando esistono temperature alte all’interno dell’immobile,
poca luce, umidità e/o acqua e presenza di spore.
Fatte queste precisazioni, è opportuno tener presente che il benessere ambientale
ed il comfort, all’interno di un immobile, derivano prima di tutto dal corretto
equilibrio tra ventilazione, temperatura ed umidità oltre che ad un particolare non
trascurabile ovvero il corretto isolamento termico.
La normativa stabilisce che l’umidità relativa in un fabbricato ad uso abitativo
deve essere compresa tra il 40% ed il 60% e nel momento in cui questo limite
viene superato, ecco che cominciano ad insorgere, così come precedentemente
detto, muffe e microrganismi sulle pareti.
Ma è anche vero, che quando l’umidità è troppo bassa le mucose cominciano ad
essiccarsi provocando problemi respiratori per i soggetti che utilizzano questi
ambienti.
Uno dei funghi “più famosi” che costituisce
alcuni tipi di muffe è Stachybotrys cartharum
che, in questi ultimi anni, ha acquistato
molta notorietà, sia negli ambienti scientifici
che sui mass media, poiché è stato incriminato
di arrecare danni alla salute.
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Difatti, negli ultimi 15 anni, negli USA, numerosi ricercatori hanno cominciato
ad ipotizzare che questo fungo possa costituire un serio problema indoor,
provocando anche la "sindrome dell’edificio malato.”
Si è verificato infatti un numero crescente di segnalazioni di pazienti con disturbi
vaghi e molteplici associati all'ambiente.
Alla luce di queste segnalazioni si è definita una nuova sindrome legata
all'ambiente di lavoro denominata SICK BUILDING SYNDROME (SINDROME
DA EDIFICIO MALATO).
Dopo una serie di ricerche scientifiche, l’attenzione degli studiosi si è focalizzata
appunto, sulla presenza dello Stachybotrys chartarum.
Lo Stachybotrys cartharum fu descritto per la prima volta come Stachybotrys atra
da Corda nel 1837, e fu isolato da carta da parati in una casa di Praga. Fa parte dei
Deuteromiceti, ordine Monilia, famiglia Dematiaceae, e appartiene al gruppo dei
funghi imperfetti. Questo fungo cresce bene su terreni di coltura come patata, e
sporula formando masse scure di conidi con un colore nero luccicante. Il fungo è
facilmente identificabile. Diversamente dalle spore della specie d’Aspergillus, le
spore di Stachybotrys cartharum non sono molto diffuse in atmosfera,si
propagano sopratutto in ambiente outdoor, sulle piante e nel terreno. In ambiente
indoor, sono presenti in quelle zone dove si riscontrano macchie di umidità ed
infiltrazione delle pareti.
Questo perché queste spore di solito sono aggregate tra di loro. Possono essere
aerotrasportate quando il clima è particolarmente secco. Anche la loro rimozione
con una semplice spazzola può facilitarne la dispersione in atmosfera. L'umidità
richiesta per la crescita di Stachybotrys è circa del 93% a 25°C, un livello più alto
di quello che è richiesto per la crescita d’altri funghi, mentre per produrre quantità
significative di micotossine occorre un’umidità del 95%.
Tuttavia, alte temperature e una ricchezza di sostanze nutritive possono
permettergli di crescere anche con più bassi livelli d’umidità.
Questo fungo può sopravvivere anche al periodo invernale, e le sue spore possono
rimanere vitali anche per dieci anni. Lo Stachybotrys si riscontra più facilmente in
quelle aree ricche in cellulosa (fieno, paglia grano, canapa, cotone stoffe, carta,
colla di legatoria di libro)
Studi, che usano tecniche di campionamento con cellulosa riscontrano lo
Stachybotrys presente nel 30% delle case alluvionate o con tracce d’umidità. A
volte però lo Stachybotrys può essere isolato da altri substrati, come tessuto
isolante, gesso, carta da parati, fibra di vetro.
Alla luce di quanto evidenziato, si può senz’altro capire che i fenomeni sopra
descritti sono delle vere e proprie minacce per gli occupanti degli ambienti
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confinati, ma soprattutto è facile capire che i fabbricati interagiscono in pieno con
questi fenomeni attraverso anche la composizione dello loro strutture e/o alla loro
realizzazione non a perfetta regola d’arte.
È importante sapere che l’aria e le pareti troppo umide riducono la capacità
termoisolante delle strutture, ma soprattutto l’aria viene percepita come pesante e
meno confortevole e inoltre cominciano a verificarsi più facilmente fenomeni di
condensa con deposito d’acqua sui muri e sui vetri, ovvero sulle parti più fredde.
L’umidità molto alta e con lo scarso ricambio d’aria per ventilazione sono la
principale concausa della formazione, soprattutto lungo i muri, di muffe che
proliferando in colonie riescono anche a degradarli del tutto.
Agire sugli effetti della muffa, ad esempio in una casa nuova pulendo le zone
infestate dalla muffa con della candeggina, tinteggiare con prodotti antimuffa, non
è sicuramente una soluzione definitiva, ma sicuramente temporanea.
Quando cominciano a manifestarsi le muffe, occorre intervenire immediatamente
eliminandole per evitare che comincino ad espandersi fino a diventare ampie zone
scure e compatte, a cui poi segue lo sfarinamento e lo sgretolamento della
tinteggiatura e degli intonaci, con danni certamente più ingenti.
Questi interventi sono mirati solamente sugli effetti del problema, ma non sulle
effettive cause, quindi per risolvere il problema alla radice bisognerà individuare
le vere cause ed agire per tentare di eliminarle.
Le più comuni e conosciute sono la presenza di ponti termici, difetti nella posa in
opera di coibentazione, mancanza di un sistema di ventilazione meccanica
controllata, infiltrazioni acqua piovana, risalita dal terreno, condensa e umidità
dell’aria, scarsa traspirabilità delle pareti, errate abitudini di riscaldamento e
scarsa ventilazione dell’immobile.
Bisognerà procedere incaricando tecnici altamente qualificati, che sicuramente
andranno innanzitutto ad effettuare una verifica termo-igrometrica della parete,
per individuare la eventuale presenza di ponti termici.
Una volta individuate le vere cause occorre predisporre e quindi progettare un
intervento mirato per risolvere il problema, cercando di non seguire i consigli di
chi ha interessi o è coinvolto nella causa del problema stesso come ad esempio il
costruttore, il progettista, il direttore dei lavori.
Una delle principali cause di questi fenomeni, è la presenza di ponti termici.
I ponti termici sono delle zone dell’edificio nelle quali si ha dispersione di calore.
Il Dlgs 192 del 2005 “Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al
rendimento energetico nell’edilizia” definisce il ponte termico come
“discontinuità di isolamento termico che si può verificare in corrispondenza agli
innesti di elementi strutturali (solai e pareti verticali o pareti verticali tra loro)”.
18
Il motivo delle dispersioni in questi punti critici è dovuto al fatto che in queste
zone la trasmittanza è superiore rispetto alle altre parti che compongono l’edificio.
La trasmittanza rappresenta l’energia, il flusso di calore, che attraversa l’elemento
costruttivo sottoposto a differenza di temperatura (tra interno ed esterno
dell’edificio) in un determinato lasso di tempo. In presenza di ponti termici la
trasmittanza è maggiore in quel punto dell’edificio rispetto al resto della struttura.
In definitiva i benefici rinvenienti dalla individuazione e dalla successiva
risoluzione dei ponti termici sono notevoli e possono essere:

risparmio energetico e quindi di conseguenza minori spese di
riscaldamento e raffrescamento;

risparmio sulle spese di manutenzione in quanto strutture e finiture si
conservano più a lungo in buono stato senza i danni causati da umidità e
muffe;
Schema ponti Termici
Ovviamente bisognerà, in qualche maniera, individuare quelli che sono i ponti
termici e capire cosa li ha causati.
Purtroppo i ponti termici non sono presenti solo nei vecchi edifici non isolati, ma
spesso anche in fabbricati di recente ristrutturazione nei quali si è realizzato il
cappotto termico per renderli migliori dal punto di vista dell’efficienza energetica
o in moderni fabbricati a risparmio energetico, ma che in realtà non vengono
realizzati a regola d’arte.
Oggi grazie a moderne tecnologie, come ad esempio la termografia a infrarossi, è
possibile registrare le radiazioni termiche di un corpo, e capire quali sono i punti
in cui si verificano le maggiori perdite di calore evidenziando eventuali errori
19
costruttivi come la non corretta coibentazione di un tetto o di una parete
perimetrale.
Ovviamente, un'attenta analisi termografica volta a individuare ponti termici e
dispesioni di calore deve essere fatta in inverno quando cioè vi è una significativa
differenza di temperatura tra interno ed esterno dell’edificio.
Effettuata questa indagine termografica ed individuati i cosiddetti ponti termici
sarà possibile pianificare gli interventi da realizzarsi per risolvere i problemi.
Protagonista di queste indagini è la termocamera ad infrarossi, un dispositivo
senza contatto che rileva l'energia all'infrarosso emessa da un oggetto e la
converte in un segnale elettronico che viene successivamente elaborato per
produrre un'immagine termica su un display ed eseguire i calcoli della
temperatura.
Ecco alcune esempi di immagini termografiche, volte ad individuare i fenomeni
dei cosiddetti ponti termici che causano fenomeni di infiltrazioni, di muffe e/o
condense:
20
Le Responsabilità del Tecnico
RESPONSABILITA’
GEOMETRA
CIVILI,
PENALI
E
DISCIPLINARI
DEL
Il geometra professionista, durante lo svolgimento della propria attività
professionale, può incorrere in adempienze e/o errori e di conseguenza è
suscettibile di essere valutato sotto il profilo della responsabilità, sia civile che
penale, secondo la mansione che esso può ricoprire rientrando tra le professioni
cosiddette tecniche e/o intellettuali.
Il geometra rappresenta una figura professionale poliedrica che ricopre numerosi
ruoli, quali il progettista, il direttore dei lavori, sicurezza, collaudi, certificazioni,
estimo.
Il professionista è tenuto a considerare il proprio sapere tecnico e applicarlo
diligentemente al meglio, secondo le proprie competenze e conoscenze.
Generalmente l’incarico è attribuito per l’esecuzione di una prestazione
professionale ricondotta a un preciso risultato, rispettando norme, leggi e
regolamenti che interessano l’opera da svolgere e nel caso di non raggiungimento
21
dell’obiettivo previsto, il tecnico è responsabile per l’opera prestata e di
conseguenza per l’eventuale obiettivo mancato.
La responsabilità del professionista per i danni causati nell’esercizio dell’attività
professionale è esclusivamente nei confronti del cliente, per la mancanza di
diligenza nel lavoro svolto e per incuria e ignoranza delle disposizioni di legge.
La direzione lavori ha una responsabilità più limitata che si concretizza
nell’esecuzione delle opere progettate a regola d’arte e possono essere addebitate
al professionista gli eventuali difetti, per l’uso di materiali non idonei,
insufficiente sorveglianza, l’esecuzione di opere non previste dal punto di vista
urbanistico e/o difformi dalla progettazione.
Le responsabilità previste dal Legislatore sono molteplici e possono riassumere in:
 la colpa grave - imprudenza grossolana, all'evidente discostarsi del
comportamento dalle regole di diligenza, prudenza e perizia
 il dolo - semplice mala fede
 fatto doloso – l'evento è previsto e voluto come conseguenza della propria
azione o omissione
 fatto colposo – quando l'evento non è voluto e si verifica a causa di
negligenza, imprudenza o imperizia, ovvero per l'inosservanza di leggi e
regolamenti.
Pertanto, l'obbligazione risarcitoria sorgerà sia quando il danneggiante abbia agito
con colpa grave, sia quando abbia agito con un grado di colpevolezza a questa
superiore, vale a dire con dolo.
Vi è una distinzione tra danno materiale e danno fisico, quello materiale interessa
cose di proprietà del danneggiato; quello fisico il danno alla persona.



Il danno patrimoniale – quando un evento ne danneggia in modo diretto
il patrimonio economico.
Il danno biologico – lesivo nei confronti di un diritto costituzionalmente
garantito alla salute a all'integrità fisica.
Il danno morale - sofferenza psicologica del soggetto in virtù
dell'inadempimento della controparte.
Con l’avvento dell’art. 9 della L. 24 marzo 2012 n° 27, la stessa ha imposto al
professionista di dotarsi di copertura assicurativa a garanzia dei danni che possa
cagionare nell’esercizio dell’attività professionale.
Nel concorso all’edificazione di un fabbricato si definisce una filiera di
responsabilità, progettazione, materiali da utilizzare, produzione dei materiali,
costruzione, direzione lavori certificazione di salubrità, e ogni figura impegnata
22
nell’esecuzione è responsabile nei confronti del committente, e ne risponde
singolarmente.
SANZIONI DISCIPLINARI
La figura professionale del geometra è tenuta a osservare quanto descritto nel
codice di deontologia professionale, modificato nel 2007 e pubblicato sulla GU n.
121 del 26-5-2007, che recita:
1. Le regole di deontologia professionale costituiscono specificazione ed
attuazione del regolamento di categoria e delle leggi che disciplinano
l'attività del geometra iscritto all'albo, individuando altresì gli abusi e le
mancanze conseguenti al non corretto esercizio della professione.
2. L'osservanza delle regole deontologiche non esime il geometra dal
rispetto dei principi di etica professionale non espressamente codificati.
Le violazioni delle norme che regolano l'esercizio della professione
possono determinare l'applicazione di sanzioni disciplinari, in
proporzione alla gravità dei fatti, tenuto comunque conto della
reiterazione dei comportamenti e delle circostanze che abbiano influito
sulle infrazioni accertate. Nell'ambito di uno stesso procedimento
disciplinare, anche quando siano mossi più addebiti, il giudizio sulla
condotta dell'iscritto deve essere formulato sulla base della valutazione
complessiva dei fatti contestati con conseguente applicazione di un'unica
ed adeguata sanzione.
3. Il comportamento del geometra è suscettibile di provvedimento
disciplinare anche quando sia solo di pregiudizio per il decoro e la
dignità della categoria. La condotta è ritenuta ancor più pregiudizievole
nel caso di attività irregolari svolte dal professionista in qualità di
componente un organo istituzionale.
Prima dell’entrata in vigore del D.P.R. 7 agosto 2012 n° 137, il consiglio del
collegio di appartenenza provvedeva ad instaurare il procedimento disciplinare nei
confronti dell’iscritto oggetto di esposti da parte di enti, privati.
Il consiglio procedeva all’audizione delle parti ed alla lettura dei documenti
prodotti, cercando una sorta di mediazione tra le parti, nel caso di lievi
inadempienze.
Nei casi più gravi apriva il procedimento, come previsto dall’art. 11 del Regio
Decreto 11 febbraio 1929 n° 74 e s.m.i., previa notifica all’interessato nei modi
previsti dal regolamento, emettendo la sanzione necessaria tra le quattro previste;
l’avvertimento, la censura, la sospensione e la cancellazione.
23
A seguito delle modifiche introdotte dall'articolo 8 del d.p.r. 7 agosto 2012 n. 137,
i collegi provinciali hanno totalmente demandato le attività disciplinari al
Consiglio di Disciplina Territoriale, presso il tribunale di competenza, a cui sono
affidati i compiti di istruzione e decisione delle questioni disciplinari riguardanti
gli iscritti all'albo.
Il Consiglio di Disciplina Territoriale è composto da un numero di consiglieri
uguale a quello del Collegio, presieduti dal componente con maggiore anzianità,
sono nominati dal presidente del tribunale tra i soggetti indicati in un elenco di
nominativi proposti dal Consiglio Direttivo.
Il Consiglio di Disciplina Territoriale resta in carica per il medesimo periodo dei
Consigli del Collegio territoriale, e operano in autonomia organizzativa e con
piena indipendenza di giudizio.
La “Rivoluzione Industriale” ha stravolto l’assetto edilizio in uso, modificando il
concetto di abitazione, con l’aumento della popolazione in prossimità dei centri
urbani e industriali.
Con il riassetto urbano delle città, di conseguenza con una primitiva forma di
urbanizzazione, si è cercato di risolvere anche i grandi problemi igienici, causa di
epidemie e infezioni sanitarie, con la creazione delle prime canalizzazioni
fognarie ancora inesistenti, i primi impianti per l’acqua potabile, e la necessità
emanare le prime norme igienico sanitarie per salvaguardare gli abitanti e la
salubrità dei fabbricati utilizzati sia in uso abitativo che lavorativo.
Dall’epoca sino ad arrivare ai giorni nostri, le norme, leggi, regolamenti in ordine
sanitario si sono moltiplicate e particolareggiate, con riferimento al D.P.R. n°
380/2001 e s.m.i. i pareri igienico sanitari che erano richiesti alle A.S.L. ora sono
integrati dalle dichiarazioni asseverate dai professionisti che accertano la
conformità alle norme di sicurezza, urbanistico-sanitarie e la salubrità dell’unità
immobiliare.
La responsabilità della dichiarazione ricade interamente sul professionista
asseverante ed è demandata agli enti locali l’eventuale verifica.
I requisiti igienico sanitari sono definiti dal Decreto ministeriale Sanità 5 luglio
1975, “garantire, comunque, in relazione al numero degli occupanti, idonee
condizioni igienico-sanitarie dell'alloggio, ottenibili prevedendo una maggiore
superficie dell'alloggio e dei vani abitabili ovvero la possibilità di una adeguata
ventilazione naturale favorita dalla dimensione e tipologia delle finestre, dai
riscontri d'aria trasversali e dall'impiego di mezzi di ventilazione naturale
ausiliaria”
24
L’art. 25 del D.P.R. n° 380/2001, prevede per il rilascio del certificato di agibilità
“b) dichiarazione sottoscritta dallo stesso richiedente il certificato di agibilità di
conformità dell’opera rispetto al progetto approvato, nonché in ordine alla
avvenuta prosciugatura dei muri e della salubrità degli ambienti” sottoscritta dal
DD.LL.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto con la definizione
Sick Sindrome Building (sindrome dell'edificio malato), il manifestarsi di diversi
sintomi che concorrono per creare un'unica malattia, laddove ci siano circostanze
d’insalubrità all'interno degli ambienti confinati.
La statistica fornisce dati in cui una persona trascorre circa il 90% della vita
confinato in un ambiente interno a edifici, è pertanto indispensabile un
approfondimento sui metodi e materiali da usare per una corretta edificazione e al
mantenimento dello stesso.
L’art.1669 c.c. Rovina e difetti di cose immobili, disciplina il fatto che, se
entro dieci anni dalla costruzione l’immobile presenta vizi, rovina in
tutto o in parte, ovvero presenta evidente pericolo di rovina o gravi
difetti, l'appaltatore è responsabile nei confronti del committente e dei
suoi aventi causa, purché sia fatta la denunzia entro un anno dalla
scoperta, anche se non si producono fenomeni tali da influire sulla
stabilità della costruzione e consistono in qualsiasi alterazione,
conseguente ad un'insoddisfacente realizzazione dell'opera, che, pur non
riguardando le sue parti essenziali, ne compromettono la conservazione,
limitandone sensibilmente il godimento o diminuendone in maniera
rilevante il valore.
Quando si tratta di edifici o di altre cose immobili destinate per la loro natura a
lunga durata, se nel corso di dieci anni dal compimento, l'opera, per vizio del
suolo o per difetto della costruzione, rovina in tutto o in parte, ovvero presenta
evidente pericolo di rovina o gravi difetti, l'appaltatore è responsabile nei
confronti del committente e dei suoi aventi causa, purché sia fatta la denunzia
entro un anno dalla scoperta [c.c. 2053; c.p. 676].
Il diritto del committente si prescrive in un anno dalla denunzia [c.c. 2946].
A fronte di quanto premesso è percorribile un atto di citazione (ex art. 1669 c.c.)
con richiesta di risarcimento del danno.
Il progettista offre un servizio e si configura come obbligazione di mezzi, è
pertanto necessario una formazione professionale continua, per seguire
l’innovazione del mercato, la conoscenza dei nuovi materiali, la salubrità degli
stessi, in modo tale che il nuovo fabbricato, luogo confinato nel quale si vive,
debba essere un luogo salubre, energeticamente idoneo e accogliente.
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Deve pertanto “guidare” il cliente verso soluzioni che garantiscano il benessere
negli ambienti confinati, con la consapevolezza di essere a conoscenza dei
materiali più idonei da usare sotto il profilo della salubrità, rendendo edotto il
committente dei danni che l’esposizione in ambienti contenenti agenti patogeni,
muffe, polveri, formaldeide, radon possono provocare l’insorgenza di danni alla
salute.
Nella selva burocratica in cui i professionisti prestano la loro opera, ricca di leggi,
normative, codici, interpretazioni, la formazione è fondamentale e quindi la
prestazione professionale deve essere in coerenza con l’adottare scelte valide,
frutto di nuove esperienze, in concorso alla diligenza del buon padre di famiglia, e
aiuta ad evitare spiacevoli inconvenienti di natura legale nei confronti di terzi.
--------------------------------------------BIBLIOGRAFIA:
Libro: RISANAMENTO IGIENICO DEI LOCALI UMIDI
Di Giovanni e Ippolito Massari – edizione HOEPLI
Libro: UMIDITA’ E DEGRADO NEGLI EDIFICI Diagnosi e Rimedi
Di Giuseppe Cigni/Biancaneve Codacci – Pisanelli – edizioni Kappa
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