[email protected] www.corrierecomunicazioni.it DELLE 14 n°16. 4 ottobre 2010 ILPAGINONE È davvero morta la Rete così come lʼabbiamo conosciuta fino a oggi? Internet dovrà vedersela con il boom dei sistemi chiusi delle applicazioni e degli accordi con content provider? Abbiamo indagato sulla profezia di Wired. E abbiamo scoperto... MODELLI PARALLELI L’ecosistema delle apps andrà ad affiancarsi al modello «old style» del World Wide Web I l web aperto e vecchio stampo non è morto, nonostante la provocazione di Wired, che ha però un nocciolo di verità: su Internet si stanno facendo strada nuovi modelli di business. E le aziende Ict, anche quelle italiane, stanno già ritarando le proprie offerte adeguandole al nuovo vento che soffia. Beninteso, la maggior parte degli esperti concorda su un punto, ben sintetizzato da Martin Olausson, analista di Strategy Analytics: “Wired ha puntato il dito su uno dei maggiori trend del mercato, cioè la differenza tra Internet e il world wide web. Vediamo che la tendenza è più a favore delle applicazioni gestite (modello iTunes o Xbox Live) invece che dellʼopen web. Non crediamo che sia la morte di questʼultimo, ma lʼinizio di una migrazione di soldi verso il vario ecosistema delle ’ McKinsey Il mercato «open» varrà nel 2015 190 miliardi di euro applicazioni”. Nessuna morte, ma un affiancamento di modelli. Le previsioni divergono sul quanto (e quando) il mercato si sposterà da una parte allʼaltra: le applicazioni domineranno, resteranno un business minoritario, ci sarà un equilibrio perfetto tra i due mondi? “La maggior parte del web resterà aperto, almeno relativamente, tanto che alla fine i consumatori non noteranno la differenza”, dice David Berkowitz, analista di eMarketer. “Il problema con i sistemi chiusi è che hanno costi di marketing e gestione maggiori rispetto alle piattaforme aperte e si reggono solo grazie a unʼadeguata economia di scala. iTunes infatti ha una fetta preponderante dei ricavi per download di musica e applicazioni mobili…”, aggiunge. Olausson prevede invece che “molta Open Web contro Apps La guerra dei mondi parte del valore economico si sposterà dal web aperto agli ecosistemi di applicazioni”. Forse il fenomeno è ancora troppo embrionale per fare previsioni attendibili. Il web aperto, gratuito, basato sulla pubblicità, gode ancora di ottima salute: lo conferma uno studio, a settembre, di McKinsey & Company, sui mercati del Regno Unito, Francia, Spagna, Italia e Usa. Risulta che questo mercato varrà 100 miliardi di euro nel 2010, in quei Paesi (nel complesso), al netto dei costi di esercizio. La crescita annuale prevista sarà del 13% ogni anno, in media, fino al 2015 (quando il valore salirà a 190 miliardi di euro). Gli analisti (Juniper, Forrester Research, Gartner) concordano anche sulla crescita del mercato delle applicazioni mobili che, con i relativi negozi tipo App Store dellʼiPhone, sono stati presi da Wired come esempio paradigmatico del nuovo mondo. Secondo Juniper è un mercato che nel mondo passerà dai 10 miliardi di dollari del 2009 ai 32 miliardi del 2015 (fatti di vendita e applicazioni e di pubblicità integrata). Come si vede, nel futuro prevedibile resterà comunque una piccola quota rispetto al business complessivo di internet. “Nel mobile, certo le applicazioni sono una risposta alla cattiva qualità del browsing, ma non è detto che il trend sarà confermato”, aggiunge Noah Elkin, analista di eMarketer, tra i principali osservatori di ricerca specializzati nel business del web. “Vediamo infatti una possibile futura convergenza, tra pc e cellulari, intorno a piattaforme aperte come lʼHtml5, sostenuta da Google, Microsoft e dalla stessa Apple, tra gli altri. Il trend potrebbe quindi tornare a favore del browser”, continua. Cʼè ancora lʼidea di fondo che i modelli di business si affiancheranno, probabilmente; certo è che i big stanno scommettendo su entrambi i fronti: “Google ha fatto un sito web di Youtube ottimizzato per i browser dei cellulari e al tempo stesso unʼapplicazione per accedervi direttamente”, aggiunge Elkin. “Per ospitare pubblicità i siti potrebbero essere più indicati delle applicazioni. Su queste è più difficile gestire differenti formati pubblicitari a causa del grande numero di sistemi operativi mobili”. “Cʼè spazio sia per il mondo brow- App Store Crescono in fretta gli sfidanti di Apple Il mercato degli application store mobili è una partita ancora tutta da giocare. I concorrenti di Apple infatti stanno crescendo in fretta. Da ultima ha mosso Nokia, a settembre, con una nuova versione dellʼOvi Store e con il lancio di Qt 4.7.0. Questʼultimo è un framework C++ che semplifica lo sviluppo delle applicazioni su piattaforme diverse, tramite unʼinterfaccia grafica e il linguaggio Qml (Qt Meta Object Language). “Il nuovo Store di Nokia oggi è più veloce, meglio organizzato. Il numero di applicazioni crescerà più in fretta, ora che gli sviluppatori hanno Qt con cui lavorare”, commenta Ca- rolina Milanesi, analista di Gartner. Nokia è baldanzosa, annuncia che avrà lo store leader nel 2013. Finora ha raggiunto 2 milioni di download al giorno (a maggio erano 1.7 milioni) e 135 milioni di utenti: “Crescita interessante. Adesso la sfida sarà offrire unʼesperienza uniforme attraverso i vari servizi e i terminali Nokia”, dice Thomas Husson, analista di Forrester Research. Android al momento resta però lo sfidante di Apple decisamente più agguerrito, con le sue 100mila applicazioni, contro le 300mila di Apple e le circa 10mila di Nokia. ser sia per le applicazioni, su pc e su cellulare ugualmente. Le aziende si concentreranno sulle applicazioni per usi specifici, come lʼe-banking e il mobile banking, dove i parametri dellʼesperienza utente sono per sua natura limitati e dove mettere pubblicità è meno importante”, conclude Elkin. Ciò detto, finora le aziende hanno scommesso di più sul mondo ’ ALESSANDROLONGO Juniper Il mercato «apps» varrà nel 2015 32 miliardi di euro del web e quindi adesso devono accelerare nellʼaltra direzione per cogliere anche le nuove opportunità. “Siamo ancora allʼinizio del fenomeno, ma vediamo che aziende di Tlc italiane cominciano a studiare piattaforme di applicazioni da offrire alle Pmi”, spiega Roberto Liscia, presidente di Netcomm, consorzio del commercio elettronico italiano. “La differenza, rispetto a prima, è che diventa più semplice scegliere, acquistare, personalizzare e usare le applicazioni che più interessano allʼazienda”, continua. Chissà: magari scopriremo che la filosofia dellʼApp Store sʼimporrà sulla vecchia offerta Internet soprattutto nel mondo delle imprese. Dove contano meno i concetti di apertura e di più quelli di efficienza e risparmio di tempo nellʼuso dei servizi.