Il mio Portfolio UdA 10 L’Italia inquieta: capire perché l’Italia è un paese ad alto rischio geologico Scopo dell’attività: spiegare, attraverso l’analisi di fotografie, perché molte catastrofi naturali sono favorite dall’intervento dell’uomo. 1 Primo caso: le inondazioni La sempre più irregolare distribuzione delle precipitazioni piovose nel corso dell’anno provoca in molti fiumi ripetute condizioni di piena e di magra. Le piene possono essere considerate premesse per una inondazione, intendendo con questo termine il fenomeno per cui la portata di un corso d’acqua aumenta tanto da superare la capacità dell’alveo e l’acqua straripa dagli argini. Una inondazione spesso coglie di sorpresa e causa gravi danni soprattutto a coloro che abitano e lavorano in prossimità dei fiumi; tuttavia nella storia geologica le inondazioni si sono sempre verificate, e i geologi tendono a considerarle fenomeni normali prevedibili, legati a un incremento della piovosità. Mano a mano che la portata aumenta, aumenta anche la velocità del flusso di acqua, il che consente al fiume di trasportare un maggior carico e anche detriti di maggiori dimensioni. Il dramma del Vajont, al confine tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto, avvenuto nel 1963, è un esempio estremo della forza delle acque d’inondazione. Quando la diga venne scavalcata dall’ondata d’acqua levatasi dal lago artificiale in cui era caduta un’enorme frana, le acque si precipitarono a valle producendo la terribile inondazione che causò 2000 vittime e la distruzione del paese di Longarone e di altri centri abitati vicini. a. Le due fotografie mostrano l’aspetto del corso del torrente Mallero alla periferia di Sondrio, prima e dopo il disastro dell’inondazione che colpì la Valtellina nel 1987. – Osservale con attenzione e descrivi sinteticamente tutti i cambiamenti visibili dal confronto della seconda fotografia con la prima. – In questo caso, secondo te, si è trattato di un disastro «naturale»? – Dove si trova, esattamente, la Valtellina? © Loescher Editore, 2004; da ISBN 88-201-2770-9, p. 165 Il mio Portfolio UdA 10 b. Osserva ora le due fotografie seguenti, che mostrano l’aspetto del bacino del Vajont, prima e dopo l’alluvione del 1963 causata dalla frana distaccatasi dalle pendici del monte Toc. – In questo caso, secondo te, si è trattato di un disastro «naturale» o dovuto anche all’intervento dell’uomo sull’ambiente? 2 La diga non cedette: resistette alla terribile ondata generata dalla caduta dentro il lago della massa di terra staccatasi dal monte Toc. I drammatici danni si verificarono proprio a seguito del precipitare verso valle della massa d’acqua contenuta entro il lago, che travolse ogni cosa al suo passaggio, anche per il carico di fango e detriti che essa trasportava. Secondo caso: le alluvioni Aree a rischio franoso limitato La causa principale dell’alluvione è la pioggia, ma l’uomo può amplificarne gli effetti, agendo sconsideratamente sull’ambiente nel corso della sua attività. Qui di seguito sono elencate alcune delle cause di aumento dell’effetto dannoso di un’alluvione dovuto all’azione sconsiderata dell’uomo sull’ambiente. Per ciascuna prova a proporre una tua spiegazione. a. Quando vengono tagliati gli alberi sui versanti delle montagne e sui pendii collinari (disboscamento). Per mezzo delle radici gli alberi, infatti, consolidano il suolo e ne assorbono l’acqua. In assenza di copertura vegetale, invece, … b. Quando il letto dei fiumi e dei torrenti viene coperto di cemento con l’obiettivo di garantirne la «pulizia» (cementificazione). Viene alterato l’equilibrio fra l’acqua che scorre e l’acqua proveniente dalle precipitazioni: il cemento, essendo impermeabile, non riesce infatti ad assorbire l’acqua in eccesso (come invece farebbe il suolo). Ciò fa innalzare … c. Quando i letti e le rive dei fiumi non sono mantenuti puliti. Se aumenta il volume delle acque, i fiumi formano sbarramenti che ostacolano il deflusso. Se, a un certo punto, queste barriere cedono … d. Quando i ponti sono troppo bassi. Se il fiume si ingrossa, essi impediscono alle acque di scorrere liberamente: a monte dei ponti il livello dell’acqua … medio elevato Roma 0 100 200 km © Loescher Editore, 2004; da ISBN 88-201-2770-9, p. 166 UdA 10 Le due carte in basso evidenziano le zone della penisola italiana colpite dalle maggiori frane e alluvioni nel corso del XX secolo. Rifletti e rispondi – Quali regioni sono maggiormente interessate da alluvioni e frane? Quali appaiono più stabili? Cerca di spiegare tale situazione (suggerimento: pensa ai tipi di clima, alla conformazione dei terreni…). – Si è verificato che spesso le inondazioni più rovinose sono quelle che vengono provocate da torrenti di modeste dimensioni. Sai proporre una spiegazione a questo fatto? (Rileggi l’UdA 8!) – Perché (per fortuna!) non si verifica un’alluvione ogni volta che si ha una violenta pioggia? In pratica In una zona che dà segni di instabilità si pianta nel terreno una serie di segnali, di aste, che devono essere misurate e controllate con apparecchi ad altissima precisione, a intervalli regolari di tempo. Se queste aste si muovono, significa che il terreno slitta: questi sono i primi segni del pericolo di frane. Gli spostamenti possono essere anche solo di un millimetro al giorno; se scompaiono, non vi è allarme, ma se aumentano, allora dovrebbe essere chiaro il pericolo dell’inizio di una catastrofe. I terreni che sovrastavano la diga del Vajont furono posti sotto controllo. Nella tabella qui sotto i dati sullo slittamento del terreno: Slittamento del terreno settembre 1960 0 cm ottobre 1960 20 cm novembre 1960 120 cm maggio 1961 150 cm dicembre 1961 150 cm giugno 1962 180 cm dicembre 1962 230 cm maggio 1963 300 cm agosto 1963 350 cm settembre 1963 400 cm ottobre 1963 500 cm Nessuno diede l’allarme. In quell’ottobre 1963 accadde la catastrofe. Ricostruisci, utilizzando i dati della tabella, l’andamento del cedimento del terreno. L’esercizio è già avviato. Aree soggette a valanghe e alluvioni aree soggette a valanghe aree alluvionate tra il 1951 e il 1995 Roma 0 100 200 km © Loescher Editore, 2004; da ISBN 88-201-2770-9, p. 167