Il Sangiovese Purosangue corre nella città del Palio

1/12/2016
Il Sangiovese Purosangue corre nella città del Palio ­ Civiltà del bere
Il Sangiovese Purosangue corre nella città del Palio
Il Sangiovese è il vitigno più diffuso in Italia e, a oggi, si contano oltre 100 cloniiscritti al Registro Nazionale delle
Varietà di vite. Plastico e variabile, il Sangiovese è al centro di un’iniziativa organizzata dall’Associazione EnoClub
Siena, che negli scorsi giorni ha rinnovato l’appuntamento con Sangiovese Purosangue. Obiettivo primario di
quest’evento è la valorizzazione del vitigno attraverso indagini e confronti tra le diverse aree di produzione, da quelle
più ampie alle più piccole sottozone e cru. In purezza, o con l’apporto di altri vitigni autoctoni o internazionali, le
diverse declinazioni territoriali del Sangiovese, permettono di costruire una mappa di profumi e gusti che attraversa
gran parte del Paese.
La geografia del Sangiovese
Davide Bonucci, ideatore dell’evento che si è svolto dal 10 al 13 novembre, ha
ancora una volta riunito molte delle aziende e dei principali territori che ruotano
attorno al Sangiovese in un contesto di degustazioni, approfondimenti, verticali e
seminari tecnici nel centro di Siena, città che può contare più Docg in Italia
all’interno della sua provincia, per la maggior parte a base Sangiovese. Chianti,
Chianti Classico, Brunello di Montalcino e Nobile di Montepulciano, ma anche la
Val d’Orcia e, verso la costa, in altre province toscane, Scansano e poi Bolgheri,
fino a sconfinare in Umbria o in Romagna: in tutto il centro Italia, il Sangiovese
è un cavallo di razza che non ha rivali. 122 cantine hanno rappresentato le
diverse anime di questo vitigno all’interno degli storici locali dell’Enoteca
Italiana.
L’Accademia del Sangiovese
Nell’aula magna dell’Università per Stranieri di Siena si sono riuniti alcuni tra più
importanti professori universitari e produttori che, insieme, hanno formato
quella che è stata definita per l’occasione un’ “Accademia del Sangiovese”.
Seminari tecnici e vere proprie lezioni universitarie hanno coinvolto giornalisti e appassionati presenti in sala.
L’importanza del suolo
Tra i diversi interventi, è interessante citare l’approfondimento di Claudio D’Onofrio, professore del Dipartimento di
Scienze Agrarie dell’Università di Pisa che ha spiegato come, secondo i risultati di ripetute ricerche e sperimentazioni,
le caratteristiche del suolo, più che le condizioni climatiche, facciano la differenza sulla composizione aromatica del
Sangiovese. Il produttore Michele Satta, invece, ha raccontato la sua esperienza nella coltivazione e vinificazione di
Sangiovese nell’area di Bolgheri: «Non dobbiamo difendere questo vitigno solo per la tradizione, ma va innanzitutto
difeso perché dà grandissimi vini».
Una verticale storica de Il Marroneto
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Il Sangiovese Purosangue corre nella città del Palio ­ Civiltà del bere
Alessandro Mori è l’eclettico proprietario de Il Marroneto, azienda di
Montalcino che ha ricevuto riconoscimenti in tutto il mondo. Le 16
annate passate in rassegna, dalla 1980 alla 2012 in anteprima, seguono il
percorso naturale di crescita della cantina. I vini, a mano a mano, sono
diventati adulti e segnano le tappe della vita del proprietario: «Il Sangiovese
è il colore con cui ho dipinto i quadri della mia vita», ha spiegato Mori.
Libertà di espressione
Sono da segnalare, in particolare, le annate che partono dagli anni 2000,
con punte nella 2001, attualmente il vino più completo sostenuto da un
pilastro di freschezza e nella 2010 che, invece, ha davanti a sé ancora
molto tempo per regalare grandi emozioni. A fare il direttore d’orchestra,
l’enologo Paolo Vagaggini che ha spiegato così il suo lavoro di consulenza,
nel pieno rispetto del vitigno e delle indicazioni di Alessandro Mori: «La mia
mano non deve prevalere, perché io lascio, innanzitutto, libertà di
espressione al Sangiovese e al territorio».
Tre assaggi che ci hanno incuriosito a Sangiovese
Purosangue L’enologo Paolo Vagaggini, il proprietario
dell’azienda Il Marroneto Alessandro Mori
con la collaboratrice Lucia Nannetti.
Troccolone, Capitoni, Orcia Sangiovese Doc 2015 (Sangiovese 100%)
Prima annata per un esperimento ben riuscito. Il Troccolone è Sangiovese vinificato in anfora. In piena Val d’Orcia, fra
Pienza e Montepulciano, questo metodo di vinificazione esalta gli aromi primari, donando un vino piacevole e
semplice, nel senso di genuino come Marco Capitoni, che con questa novità non ha voluto seguire le mode, ma
esprimere le vere caratteristiche del Sangiovese fuori da un’area di produzione classica. Solo 1000 bottiglie.
L’allocco, Il Molinaccio, Toscana Igt 2014 (Sangiovese 65%, Merlot 35%)
Figlio di un’annata meno favorevole e della voglia di giocare in massima
libertà. È questa l’intenzione che ha accompagnato la creazione della nuova
etichetta, da parte di un’azienda emergente, che per il 2014 ha scelto di non
produrre il Nobile di Montepulciano e destinare le uve a quello che ora è un
vino di grande eleganza in cui il Sangiovese è spalleggiato nella struttura e
nella sapidità dal Merlot. L’Allocco può diventare la punta di diamante de Il
Molinaccio.
Pacina, Chianti Colli Senesi Docg 2006(Sangiovese 95%, Canaiolo e Colorino
5%)
Questo vino nasce dal giardino di Giovanna. Le vigne che si trovano a
Castelnuovo Berardenga, appena fuori dai confini del Chianti Classico, sono
circondate da boschi e altre coltivazioni e hanno un’età media di 50 anni.
Tutta l’attenzione riservata al vigneto, permette di lavorare meglio in
cantina, dove la mano della produttrice entra solo per poche ed essenziali operazioni. Il risultato è un vino ancora
vitale e dai profumi fini e freschi, che si ritrovano anche in bocca.
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