L’Opera
galleggiante
Itinerari di teatro, musica e danza contemporanei
4 luglio - 24 ottobre
Con il Patrocinio di
PROVINCIA DI CREMONA
PROVINCIA DI MANTOVA
A.N.C.T
L’Opera
galleggiante
Itinerari di teatro, musica e danza contemporanei
Con il Contributo di
Anche quest’anno l’Associazione Terre d’Acqua propone una grande stagione estiva. In tutti i sensi. Sarà un
festival di qualità, suggestivo, vario, come sempre divertente e ricco di motivi di interesse. E soprattutto popolare
come è nelle corde delle nostre comunità e come dovrebbero essere quelle rassegne che portano il teatro, la musica e l’arte tra la gente, che tralasciano i circuiti tradizionali per misurarsi con la sfida affascinante di una cultura
integrata con le realtà del territorio, capace di coinvolgere un pubblico vasto ed eterogeneo, ma accomunato da
curiosità, amore e passione.
È innegabile che negli anni la qualità artistica della rassegna e la sua capacità di attrazione del pubblico (molto
trasversale, che coinvolge strati sociali e culturali molto diversi) siano notevolmente cresciuti, fino a raggiungere un livello d’eccellenza. Siamo certi che questa nuova edizione sarà accompagnata da un successo ancora
maggiore delle precedenti. L’invito che rivolgiamo a tutti è quello di lasciarsi coinvolgere, di toccare con mano e
respirare il clima di questa esperienza straordinaria. Ancora una volta il direttore artistico Giuseppe Romanetti
e tutti i suoi collaboratori – ai quali rivolgiamo un ringraziamento sincero – hanno proposto un calendario ricco
di fascino, ma anche caratterizzato da una sua identità forte. Così, seguendo le tappe di questo tour estivo, ci
si rende conto di quanto il festival approfondisca ed estenda la sua necessaria vocazione di vetrina offerta al
territorio, ma soprattutto si faccia occasione di rafforzamento identitario, strumento per consolidare i legami di
appartenenza dei luoghi del nostro vivere quotidiano.
Merito del festival è il porsi (risolvendolo in maniera straordinaria) il problema di una proposta culturale che
non sia, a torto o a ragione, unidirezionata e che escluda dalla fruizione, di fatto, una fetta importante di cittadini. Sono i valori che ci hanno guidato nel perfezionare il Distretto Culturale, tra i primi in Lombardia ad essere
cofinanziato dalla Fondazione Cariplo. Ecco perché ci è caro il festival L’Opera galleggiante, perché sa intendere
la cultura come un settore strategico, capace, contemporaneamente, di produrre innovazione e diffondere la
conoscenza artistica, attraendo pubblici che diventano turisti, quindi fruitori attivi dei territori.
Le rassegne estive, ancor più di altre, hanno potenzialità straordinarie e contribuiscono in maniera significativa
a promuovere il territorio provinciale. Con questi sentimenti non possiamo che congratularci, nuovamente, con
quanti hanno reso possibile questa nuova edizione del festival e augurare, al pubblico, buon divertimento.
Denis Spingardi
Assessore alla Cultura
e alla promozione del Territorio
della Provincia di Cremona
Dopo un lungo periodo in cui sembrava attenuarsi la considerazione per le problematiche ambientali e culturali, allo scoccare del nuovo secolo una serie di intelligenti iniziative hanno richiamato, con rinnovato vigore,
l’attenzione generale sul patrimonio ambientale e paesaggistico legato alla dimensione del grande fiume e dei
suoi principali affluenti. Si è costituita infatti, quasi dieci anni fa, al Consulta delle Province del Po e nel 2004 le
Province di Mantova, Cremona, Lodi e Pavia hanno dato vita al Sistema Turistico “Po di Lombardia” per la
promozione turistica dei territori provinciali lambiti dal Po. Nel 2002 è nato poi il Gal Oglio Po per promuovere e coordinare le espressioni culturali che animano la vita dei territori compresi fra i due fiumi, in un’area
che si colloca tra i territori posti ai limiti delle province di Mantova e Cremona. E sempre in tale panorama di
interessi sono inoltre da ricordare i vari progetti regionali e comunitari avviati in questi anni, alcuni dei quali
ancora da completare, come ad esempio quello dell’Ecomuseo di San Matteo delle Chiaviche. C’è un contesto,
quindi, di ritrovata considerazione per il grande fiume e, in generale, per la rete fluviale dei fiumi Oglio, Chiese e
Mincio che attraversano zone oggi trasformate in ospitali parchi naturali e regionali. Un ruolo significativo per
la valorizzazione del patrimonio ambientale, naturalistico e delle architetture è svolto dall’Associazione Terre
d’Acqua, un’associazione che, ancora una volta, progetta, promuove e coordina una serie di eventi culturali di
straordinaria qualità. Va dunque in scena, con L’Opera galleggiante, tra Commessaggio e Spineda, tra Sabbioneta
e Rivarolo Mantovano, tra Casalmaggiore e Ostiano, il sapere e i linguaggi dell’arte.
Chiaro il tentativo di accrescere il dialogo con i luoghi che rappresentano la storia e la cultura di queste terre;
terre che, anche nell’uso sapiente delle risorse fluviali, hanno costruito una loro speciale identità e una ricchezza
culturale davvero invidiabile.
Roberto Pedrazzoli
Assessore alla Cultura e al Turismo
della Provincia di Mantova
Maurizio Fontanili
Presidente Provincia di Mantova
On. Giuseppe Torchio
Presidente Provincia di Cremona
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L’Associazione Terre d’Acqua ha il piacere di riproporre, incoraggiata dal notevole successo di critica e di pubblico delle passate edizioni del Festival Terre d’Acqua un nuovo progetto di teatro e spettacolo dal vivo denominato
L’Opera galleggiante. Un’importante rassegna teatrale, un momento alto di incontro con diverse forme e discipline espressive in cui l’arte esprimendosi incontra le persone e i luoghi. L’Opera galleggiante navigando i fiumi crea
il presupposto per un incontro culturale, civile e sociale fra gli spettatori, ma è altresì una preziosa occasione per
conoscere angoli suggestivi, spesso trascurati dai tradizionali circuiti turistici, per vivere incanti, per assaporare
atmosfere che da sempre animano i nostri territori.
Il sapore della cultura e la raffinatezza degli spettacoli si coniugano con la bellezza dei luoghi, coinvolgendo ed
emozionando quanti sanno aprire l’animo alla corroborante forza dei sentimenti.
Gli appuntamenti non sono solo un evento, ma una piacevole consuetudine, che, specie nelle sere estive, sanno
regalare momenti magici, ora colorati dalla leggerezza del sogno, ora sostanziati da quella riflessione che dà
senso al vivere.
Riscoprire e rivivere le ricchezze artistiche dei nostri territori è uno dei fini della rassegna, ma l’obiettivo principale è quello di regalare emozioni, portando il teatro tra la gente e coinvolgendo strati sempre più ampi di
pubblico.
L’Opera galleggiante vuol essere un viaggio tra suggestioni e scoperte, tra evasione e riflessione, tra sogno e realtà,
viaggio tra luoghi che ci rimandano la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra identità e viaggio nella nostra
interiorità.
Ringrazio, a nome dell’Associazione, quanti, in modi diversi, hanno collaborato alla realizzazione della rassegna,
soprattutto il direttore artistico, dott. Giuseppe Romanetti, e auguro, a tutti coloro che vorranno inserire nel loro
calendario gli appuntamenti de L’Opera galleggiante, piacevoli e intense serate all’insegna della cultura e della
bellezza.
Gabriella Malanca
Presidente dell’Associazione Terre d’Acqua
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L’Opera galleggiante
dove si parla di teatri mobili
Il nostro territorio è fortemente connotato da vie d’acqua che furono la spina dorsale dello sviluppo economico e
culturale; un ecosistema insostituibile e vitale che ha prodotto una grande civiltà; un valore dato per assodato ma
spesso sottovalutato, dimenticato e spesso depredato con sconsideratezza. Un “filo blu” su cui ora bisogna tornare a
investire con una promozione turistica e culturale di qualità. Ripensare alle tradizioni ed alle ricchezze del passato
per costruire un futuro che, da quell’ insegnamento, risponda alle nuove sensibilità. Le merci, gli almanacchi, gli artisti e financo i ciarlatani che arrivavano sulle sponde dei fiumi e nelle piazze misero in contatto gli abitanti con il resto
del mondo. Lo scorrere dell’acqua, quindi, come generatore di vita e di pensieri rinnovatori. Da questa consapevolezza nasce l’idea de L’Opera galleggiante. Il teatro, lo spettacolo dal vivo che, solcando idealmente i fiumi, raggiunge
persone e territori, ricollegando il microcosmo col macrocosmo, la microstoria alla macrostoria dell’umanità.
L’Opera galleggiante dai fiumi va occupando le piazze, le ville e le cascine dei paesi, luoghi nascosti da riscoprire.
Presentare una serata è offrire, non solo uno spettacolo, ma anche un percorso dentro la particolare storia del paese.
Due paesi, uno di fronte all’altro, su diverse sponde, spesso presentano tali differenze che si possono spiegare solo
con gli avvenimenti consolidati della storia. La cultura di un popolo è la geografia e la sedimentazione delle genti
che su questa geografia hanno costruito le proprie vite. Spesso i luoghi di un paese sono costruiti con i sassi, con la
ghiaia e con la sabbia presi dal fiume. Se i materiali hanno un ricordo, allora un muro, un palazzo, un cortile o una
via apparentemente inutile hanno un ”pensiero” che condiziona la nostra vita attuale. Le piazze, i cortili, il fiume, le
rive e i boschi non sono solo scenari o fondali affascinanti davanti ai quali collocare uno spettacolo, ma parte di un
organismo complesso e meraviglioso formato dal trinomio uomo/natura/architettura.
L’Opera galleggiante arriva con nuovi riti che si intersecano con le ritualità legate alle acque e ai luoghi da esse bagnati
proponendo annualmente produzioni teatrali od eventi culturali pensati per quegli spazi. La valorizzazione dei luoghi attrae quel particolare “popolo del festival” itinerante, curioso e fluttuante che ricerca proprio queste singolarità.
Centrale è l’idea del viaggio, del movimento, dello scambio, del “ricevimento” e del cambiamento. Apertura anche
alle culture nella sua accezione più ampia e in special modo in campo artistico, teatrale, musicale e di danza. Immaginiamo lo scorrere naturale dell’acqua nelle cui molecole c’è un mondo; allora il fiume è un movimento continuo
di tanti piccoli mondi. I teatri navigano i fiumi, un popolo migrante raggiunge i suoi approdi e da questo incontro
nascono nuovi mondi. Lo spirito del festival è proprio questo: il ricorso ad una Babele di linguaggi, di visioni e di
pensieri che parlano a tutti perché tanti possono essere i motivi di divisioni, ma tante possono essere le strade condivise da percorrere.
Giuseppe Romanetti
Direttore Artistico
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L’Opera galleggiante Festival
San Giovanni in Croce (Cr), 04 luglio 2009 - ore 21.30
Compagnia Claudio Cinelli, Mani d’Opera
Rivarolo del Re (Cr), 15 luglio 2009 - ore 21.30
Gianmaria Testa, SOLO - dal vivo tour
Rivarolo Mantovano (Mn), 18 luglio 2009 - ore 21.30
Bustric, Nuvolo
Spineda (Cr), 02 agosto 2009 - ore 21.30
Violini di Santa Vittoria con Riccardo Tesi e Claudio Carboni, Osteria del Fojonco
Commessaggio (Mn), 15 agosto 2009 - ore 21.30
Claudio Morganti, Una lettura del Woyzeck
Gli Spettacoli
Piadena (Cr), 29 agosto 2009 - ore 21.30
Principio Attivo Teatro, Mannaggia ‘a mort
Sabbioneta (Mn), 11 settembre 2009 - ore 21.30
Teatrino Giullare, Coco
Casalmaggiore (Cr), 10 ottobre 2009 - ore 21.00
Teatro Valdoca - Officina Valdoca, Voilà
Ostiano (Cr), 17 ottobre 2009 - ore 21.00
Teatropersona, Trattato dei manichini
Luogo da definirsi, 24 ottobre 2009 - ore 21.00 - 22. 30
Gran Teatrino La Fede delle Femmine, Santa Cecilia dei Macelli
PRIMA NAZIONALE
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Sabato 04 luglio 2009 - ore 21.30
San Giovanni in Croce (Cr), Cascina ”Ca’ del Gazza”
Compagnia Claudio Cinelli
Mani d’Opera
Traviata - One more kiss
di e con Claudio Cinelli
È lo spettacolo di teatro di figura più rappresentato negli ultimi 15 anni. La prima parte, Traviata è un divertissement per sole mani sull’Opera di Verdi. Traviata per la sua semplicità, ironia, poeticità e originalità, ha segnato il
nuovo percorso sull’uso teatrale della mano dopo Sergej Obratzov. Traviata non è solo uno spettacolo di teatro
di figura, è storia del teatro di figura.
Dell’opera di Verdi vengono rappresentati i più noti duetti; le sequenze rispettano la cronologia verdiana da cui
si mutua la tensione e la logica rappresentativa. La dimensione ludica tuttavia, vuole abbassare costantemente il
livello drammatico, per spostare l’attenzione sull’artificio. Le mani a volte possono tornare ad essere mani, semplicemente; le palline da ping pong, dal canto loro, si fanno strumenti di gioco e divertimento. E tuttavia proprio
le mani vogliono trasformarsi in personaggi vivi, bionici; sono i cantanti dell’opera, che possono spodestare la
psicologia e il mondo dei personaggi medesimi. E Traviata, trasformata sempre più in tragicommedia, finisce
per essere lo spunto ironico (o comico) di una specie di autocoscienza dei nostri sentimenti.
La seconda parte, One more kiss, dear, si basa sulla classica forma dei numeri di varietà. C’è subito l’evocazione
di un clima di tenerezza. Brani con tema unico: l’amore, proposto con la complicità della confidenza. Strana
rassegna di atteggiamenti umani e di situazioni. Mani, oggetti, occhiali, pupazzi, sono i protagonisti di piccole
storie, patetiche, liriche... ...brandelli di un immaginario disordine di ruoli, tra persecutori e vittime, costretti
nell’azione crudele: il gioco del teatro.
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Mercoledì 15 luglio 2009 - ore 21.30
Rivarolo del Re (Cr), Piazza Dante Alighieri
Produzioni Fuorivia
presenta
GIANMARIA TESTA IN SOLO
SOLO - dal vivo tour
Gianmaria Testa, chitarre e voce
Gianmaria Testa canta in italiano e vive in Italia, nelle Langhe. I casi della vita hanno voluto che i suoi primi
tre dischi siano stati prodotti in Francia (Montgolfières, Extra-Muros e Lampo), ma in cinque anni si è imposto
come artista di talento: la stampa (sia francese che italiana) è stata unanime nell’ individuare in lui uno dei più
importanti cantautori italiani attuali.
Gianmaria è un cantautore profondamente popolare e raffinato al tempo stesso, un cantautore della voce roca e
vellutata che fa della canzone nuda la sua vera forza. Testi come piccole poesie che parlano di nebbie e di incontri, di solitudini e di colline e musiche che evocano il tango, il jazz, la bossanova, la habanera, il valzer e creano
suggestioni calde, intense, che sanno avvolgere. Il suo cantare immagini e sentimenti è semplice, di matrice
popolare, tradizionale, e perciò vincente, oltrepassa banali paragoni e facili accostamenti e si deposita diretto
nell’intimo di chi ascolta.
Se sono certamente importanti il successo internazionale dei primi dischi prodotti, gli inebrianti applausi
dell’Olympia, i concerti nei grandi teatri europei e americani, sono però straordinariamente intimi e personali
i colori delle terre di Langa; è proprio di Testa rendere musicali i tacchi di una donna che si perde lungo la pensilina di un’anonima stazione, come le unghie incalcinate di un muratore che muore con la sua casa costruita da
solo negli occhi e nel cuore.
Gianmaria ha già al suo attivo più di 2000 concerti in Francia (fra cui il New Morning e l’Olympia), in Italia
(in alcuni dei più prestigiosi teatri: Teatro Regio di Torino, La Pergola di Firenze, il Valle di Roma, il Duse di
Bologna, il Comunale di Modena, il nuovo Auditorium di Roma, il Teatro Rossini di Pesaro, ecc.), in Belgio, in
Svizzera, Germania, Austria Portogallo, Canada e Stati Uniti.
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Sabato 18 luglio 2009 - ore 21.30
Rivarolo Mantovano (Mn), Piazza Finzi
Bustric
Nuvolo
interpretato da Bustric
scritto da Sergio Bini con la collaborazione di Gianfilippo Pedote
sonorizzazione Benni Atria
musiche a cura di Roberto Secchi
organizzazione Alda Vanzini
Bustric è Nuvolo, cioè una nuvola che si chiama Nuvolo.
Nuvolo è volubile, ingenuo e cambia sempre discorso.
È grassoccio ma non pesa niente.
Va veloce come il vento e prende sempre un’altra forma.
Nuvolo guarda attonito ogni cosa. Si meraviglia: è pieno di stupore.
Per questo forse si dice che sia stupido.
È stupido davvero?
Quaggiù intanto il mondo si è fatto tutto grigio.
Il grande padre Nuvolo apparirà un giorno al piccolo Nuvolo e: “solo tu puoi salvare il mondo”, gli dice. ”Allora
su, datti da fare”...
Incredibile…
Ce la farà una nuvoletta candida a riportare il sereno nel nostro mondo buio?
Può l’impossibile diventare realtà?
Una storia piena di sorprese ed epiche avventure. Principesse, mostri, ombre che vivono e ricordi che restano. Uno
spettacolo fantascientifico, fantastico e fantasioso. Metacomico, metaforico e a metà di tutto. Dal cielo alla terra,
tra arguti pensieri e sottili sciocchezze uno spettacolo che ridà la speranza…
È solo magia?
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Domenica 02 agosto 2009 - ore 21.30
Spineda (Cr), Area dello Sport
Violini di Santa Vittoria con Riccardo Tesi e Claudio Carboni
Osteria del Fojonco
arrangiamenti a cura di Davide Bizzarri
Matteo Andreoli, primo violino
Orfeo Bossini, secondo violino
Roberto Mattioli, terzo violino
Gigi Andreoli, viola
Filippo Pedol, contrabbasso
Riccardo Tesi, organetto diatonico
Claudio Carboni, sassofoni
suonato da tante persone diverse, sia della musica jazz grazie a musicisti come Hengel Gualdi. L’interesse per la
ricerca storica e la volontà di dare un contributo creativo al genere mi hanno portato a collaborare con i Violini di
Santa Vittoria, che apprezzo molto per il lavoro di recupero storico che hanno svolto insieme a Sheherazade.”
L’intenzione del progetto è di continuare a percorrere la strada aperta dai Violini di Santa Vittoria con un atteggiamento creativo rivolto al futuro e non solamente filologico. Osteria del Fojonco si pone fin dalla sua nascita con due
anime diverse, mai del tutto separate: un’anima “storica”, legata al recupero della memoria e delle radici musicali
di un genere antico e ormai dimenticato, e un’anima “creativa”, caratterizzata dalla libertà interpretativa verso la
ricerca di nuovi linguaggi e sonorità diverse, ponendo così le basi per una nuova vita di questo genere musicale.
L’idea del progetto musicale Osteria del Fojonco nasce dalla confluenza di due esperienze legate al recupero della
tradizione popolare della musica da ballo: quella dei Violini di Santa Vittoria, progetto di ricerca storico-musicologica che si è sviluppato prima in spettacolo musicale e successivamente in produzione discografica; e quella
di Riccardo Tesi, poliedrico musicista legato alle tradizioni musicali italiane e multietniche, che si è avvicinato
per la prima volta al mondo del liscio emiliano nel 1995 con il progetto discografico Un ballo liscio, ovvero una
rilettura “rigorosa e spregiudicata” del genere insieme a un’orchestra multietnica composta da musicisti folk, jazz,
classici e da ballo.
In Osteria del Fojonco i Violini di Santa Vittoria e Riccardo Tesi, insieme al sassofonista Claudio Carboni, intendono, quindi, proporre gli antichi brani del repertorio del liscio emiliano in una veste nuova, più contemporanea, per
dare visibilità ad una musica che nel corso del tempo si è persa ed è stata sostituita dal ballo liscio popolare.
Riccardo Tesi: “Inizialmente ero scettico nei confronti del liscio emiliano, perché avevo subito l’influenza dell’immagine ufficiale e comune del genere, molto amato dalla popolazione locale ma bistrattato dagli altri musicisti.
Dopo l’esperienza di Un ballo liscio mi sono dovuto ricredere, perché ho scoperto che il liscio nasce nell’800 dalla
musica classica e nel corso del tempo ha subito varie influenze, sia della musica popolare, in quanto è sempre stato
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Sabato 15 agosto 2009 - ore 21.30
Commessaggio (Mn), Casa Studio “La Silenziosa”
Claudio Morganti
Una lettura del Woyzeck
di e con Claudio Morganti
Diciamo che il dire è sempre un tradimento del pensiero, il quale è già surrogato dell’illuminazione. E diciamo che
non c’è molto da dire: si tratta di una lettura. Leggere per un pubblico significa rendere un testo immediatamente
comprensibile, significa, tra l’altro, operare una “riduzione e adattamento” (come si diceva un tempo). La lettura
è un esercizio che costringe a marcare con profondità tutte le dinamiche ed i rapporti di forza esistenti tra i personaggi. Per poter leggere è necessario affondare nella conoscenza del testo, indagare. Dunque “lettura” è uno dei tanti
strumenti per effettuare la cosiddetta analisi del testo. E’ uno studio. Ogni scelta è uno studio. Ogni replica è una prova. O almeno così dovrebbe essere. Qualcuno, non ricordo chi, ha detto che la differenza fra la tragedia e il dramma
consiste in quel che segue: è tragedia quando gli uomini non possono in alcun modo cambiare il corso degli eventi,
dramma è ciò che avrebbe anche potuto essere evitato. Ecco. Nel Woyzeck svanisce l’algido tragico poiché si trasforma chimicamente nel sulfureo drammatico. Gli dèi precipitano dentro la terra e spaventano gli uomini semplici
perché sono diventati “frà massoni”. Il Woyzeck di Büchner è ispirato ad un fatto di cronaca accaduto in Austria nei
primi dell’ottocento. Fu il primo caso processuale in cui si parlò di “capacità di intendere e di volere”.
Comunque, dopo tanto parlare, il fuciliere Friederich Johan Franz Woyzeck fu decapitato sulla piazza del mercato di
Lipsia il 27 agosto 1824 (naturalmente per dare il buon esempio ai giovani).
Claudio Morganti
In questo momento, in cui è messa in questione l’idea stessa di teatro, schiacciato dalla potente e pervasiva macchina dello spettacolo, l’ostinazione di Morganti nella ricerca dello specifico dell’arte attorale e il suo indagare con
costanza e pazienza sulle strutture del proprio linguaggio è un esempio tanto raro, quanto prezioso, di resistenza
combattiva e vitale del teatro di oggi e della sua, seppur clandestina, necessità. Claudio Morganti, artista tra i più
geniali della scena contemporanea, dopo gli esordi con Carlo Cecchi e dopo il sodalizio con Alfonso Santagata, con
cui ha dato vita a spettacoli che sono diventati vere e proprie pietre miliari del teatro italiano, dal 1993 inizia un percorso personale imperniato in questi ultimi anni intorno a Beckett e Büchner. Lo scavo effettuato da Morganti sul
Woyzeck parte da una precisa domanda: “cosa urla questo testo al di là delle parole che utilizza?”. Una lettura da non
perdere; per capire e per lasciarsi guidare dalla profondità di uno tra i pochi veri artisti del teatro contemporaneo.
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Sabato 29 agosto 2009 - ore 21.30
Piadena (Cr), Cascina Martinelli
Principio Attivo Teatro
Mannaggia ‘a mort
con Giuseppe Semeraro, Dario Cadei, Raffaele Vasquez
regia Giuseppe Semeraro
luci Otto Marco Mercante
scenografie Dario Rizzello/Officine KataPelta
musiche originali dal vivo Raffaele Vasquez
Un sogno, un incubo o forse un gioco. In un essenziale quadrato bianco, metafora di una stanza ideale si danno
battaglia due personaggi: un uomo in pigiama con palloncino bianco e la sua ombra travestita da morte. Il duello è
ambientato tra l’interno della stanza del protagonista e un fuori carico di pericoli e paure. Gli inseguimenti e gli scontri sono caratterizzati dall’uso del corpo attraverso un linguaggio a volte poetico e a volte clownesco con numerose
gag esilaranti al ritmo di una costante colonna sonora suonata dal vivo. Le azioni dei due attori sono accompagnate
da un musicista che con una chitarra e suoni artigianali scolpisce non solo il ritmo ma anche lo spazio della scena.
L’ispirazione guida di questo lavoro sono i film muti, le comiche, il mondo poetico dei clown.
Attraverso questo percorso abbiamo messo su quasi un cartone animato in bianco e nero con attori in carne ed ossa.
Le dinamiche tra i due personaggi rimandano alle paure umane e soprattutto alla possibilità di guardare a quelle
paure con uno sguardo leggero e ironico. Solo così quelle stesse paure possono trasformarsi in coraggio e voglia di
crescere.
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Venerdì 11 settembre 2009 - ore 21.30
Sabbioneta (Mn), Teatro all’Antica
Teatrino Giullare
Coco
tre frammenti di un testo rimasto in stato di progetto
di Bernard - Marie Koltès
traduzione Luca Scarlini
una performance interpretata e diretta da Teatrino Giullare
musica originale di Arturo Annecchino “Piccola messa da requiem senza parole”
eseguita in scena dall’autore
produzione Teatrino Giullare
con il sostegno di Comune di Bologna, Provincia di Bologna,
Regione Emilia Romagna
Per la prima volta in Italia una performance sul testo incompiuto che l’autore francese ha dedicato a Coco Chanel.
Protagonista è Gabrielle Chanel, in arte Coco, fascino e temperamento, personalità che è stata capace con la sua opera
di rivoluzionare il concetto di femminilità e di imporsi come figura fondamentale della cultura del XX secolo; in scena
le si oppone la domestica Consuelo che la accompagna nei suoi ultimi istanti di vita.
Una pièce incentrata sulla solitudine, uno dei temi principali di Koltès, sviluppato con umorismo e forza dialettica.
«Coco» con un ultimo soffio di energia si confronta con la sua domestica in un dialogo sospeso tra cielo e terra, in
una messinscena di grande suggestione basata sul ruolo espressivo della luce, dell’ombra, degli oggetti che prendono
vita.
Tre scene diverse tra loro per atmosfera e tecniche in cui le presenze femminili si rivelano in maniera sorprendente: il
gioco di specchi con cui Consuelo s’impone, il letto di Coco che respira, apparizioni, sparizioni.
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Sabato 10 ottobre 2009 - ore 21.00
Casalmaggiore (Cr), Teatro Comunale
Teatro Valdoca - Officina Valdoca
Voilà
cura della visione e regia Vincenzo Schino
con Marta Bichisao, Riccardo Capozza, Gaetano Liberti, h.e.r.
progettazione, realizzazione scenotecnica e macchinistica Emiliano Austeri
cura del movimento Marta Bichisao
composizioni originali e adattamenti musicali h.e.r.
ricerca e consulenza musicale Gaetano Liberti
spazializzazione del suono Luca Fusconi
canto lirico Rurie Ogata
realizzazione costumi Michele Napoletano, Morena Bagattini
effetti plastici Leonardo Cruciano workshop
assistente alla produzione Giuseppe Schino
consulenza amministrativa Cronopios
produzione Teatro Valdoca e Officina Valdoca, Festival delle Colline Torinesi, Associazione Demetra
con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
Regione Emilia Romagna, Provincia di Forlì Cesena e Comune di Cesena
“In un’intervista Carmelo Bene parla di Buster Keaton. Immaginando la terra sferica e unta di sapone si scivola e si
scivola continuamente… Talvolta ci si rialza per compiere degli “et voilà!” per poi ricominciare a cadere. Ecco. A mani
vuote davanti ad uno sguardo. Il vostro e il nostro. Voilà è il luogo dove una dopo l’altra, svolgendosi, ci hanno portato
gli studi chiamati “operette”. Una staffetta. Un occhio si apre, si spalanca, perde la palpebra e non può più richiudersi.
Cieco.
Lavorare sulla visione con la cecità. Cosa vede un cieco dalla nascita? Al risveglio si aprono gli occhi e la sensazione
non è di vista. È di accecamento, di bagliore. Voilà in francese vuol dire ecco. Voilè vuol dire velato. I gattini, appena
nati hanno un velo sugli occhi… e ci sono dei fili, da qualche parte.”
Vincenzo Schino
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Sabato 17 ottobre 2009 - ore 21.00
Ostiano (Cr), Teatro Gonzaga
Teatropersona
Trattato dei manichini
regia di Alessandro Serra
con
Valentina Salerno, Chiara Casciani,
Alessandra Cristiani, Silvia Malandra
produzione Teatropersona
co-produzione Jack and Joe Theatre, laLut / Festival Voci di Fonte
con il sostegno di Armunia
spettacolo vincitore di NUOVE CREATIVITA’
con il sostegno di ETI Ente Teatrale Italiano
spettacolo vincitore Premio di scrittura di scena LIA LAPIN
Trovare la chiave d’accesso all’infanzia, nella memoria onirica se il caso, e secondo le leggi anamorfiche del sogno. Il
ritorno a-temporale all’infanzia è un sogno che non si può raccontare, un nulla a cui nessuno crederà, ma un nulla
visibile, contemplabile, confezionato con le immagini della realtà. Abbiamo dissezionato con garbo le nostre infanzie, sconcertati subito dalle analogie, archetipi, cliché, ironiche compassioni. Il luogo da attraversare è divenuto al
contempo la Stella Maris, dove vissi fino agli 11 anni, e il sanatorio all’insegna della clessidra di Bruno Schulz dove
ai morti è concessa una seconda realtà, parallela, rarefatta. Ma è anche e soprattutto l’Institute Benjamenta di Robert
Walser, dove si insegna a diventare uno zero assoluto. La nostra personalissima creazione, privilegio di tutti gli spiriti,
obbedisce ai dettami del Trattato dei Manichini di Schulz.
In quanto alla storia, pare che Walser leggesse romanzacci per il piacere di poterne poi raccontare di nuovo la trama,
ebbene questo spettacolo non è che il romanzaccio della nostra infanzia raccontato da Walser, ma senza parole. La
visitazione all’infanzia non è un fatto personale, riguarda tutti noi. Una volta aperti gli occhi si resta esterrefatti nel
vedere un’unica dolorosa iniziazione alla vita: imperscrutabile grido che è paura e al contempo gioia incontenibile.
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Sabato 24 ottobre 2009 - ore 21.00 - 22.30
Luogo da definirsi
Gran Teatrino La Fede delle Femmine
Santa Cecilia dei Macelli
Spettacolo di marionette per adulti
musiche Bach-Pavlovich, David, Delibes, Liadoff, McMoon, Mozart, Strauss
soprani Florence Foster Jenkins, Maria Callas
costumi Marco Baratti
struttura teatrale Marcello Boscariol
sceneggiatura, scene e regia Gran Teatrino La Fede delle Femmine
che non so cantare, ma nessuno potrà mai dire che non ho cantato.”
La Jenkins indossava spesso costumi elaboratissimi che si disegnava da sola, apparendo con ali e “pailettes”, e gettando
fiori al pubblico mentre agitava vezzosamente un grande ventaglio bianco.
Limitò comunque le sue rare performance ad un ristretto numero di luoghi a lei graditi, e a un recital annuale nella
sala da ballo del Ritz-Carlton di New York. All’età di 76 anni cedette infine alle richieste del pubblico e si esibì alla
Carnegie Hall, il 25 ottobre 1944. Il concerto era così atteso che i biglietti vennero esauriti con settimane di anticipo.
Florence Foster Jenkins morì un mese dopo questo evento.
Il Gran Teatrino della Fede delle Femmine destina la “prima assoluta” dello spettacolo (il diciottesimo della compagnia) al festival L’Opera galleggiante.
Le repliche sono a posti limitati, si prega di prenotare al 347 7556898
con Margherita Beato, Margot Galante Garrone, Paola Pilla
voce recitante Giuseppe Romanetti
PRIMA NAZIONALE
Lo spettacolo per marionette, dal titolo SANTA CECILIA DEI MACELLI (il riferimento è alla “Santa Giovanna dei
Macelli” di B. Brecht), ha come protagonista la stonatissima cantante miliardaria americana Florence Foster Jenkins,
che all’inizio del ‘900 e fino agli anni ‘40 imperversò a Filadelfia, e in altre città americane, sovvenzionandosi i concerti
che la vedevano protagonista.
Dalle registrazioni pervenuteci appare chiaro che la Jenkins aveva pochissimo senso musicale ed era a malapena in
grado di sostenere una nota (è possibile ascoltare i suoi accompagnatori fare salti mortali per rimediare alle sue variazioni di tempo, nonché ai suoi vistosi errori ritmici). Divenne comunque notevolmente famosa. Apparentemente il
suo pubblico la amava per il divertimento che forniva con le sue imperdibili stonature, e i critici spesso descrissero le
sue performances in modo abbastanza ambiguo.
Nonostante la sua palese mancanza di abilità, la Jenkins era fermamente convinta della sua grandezza. Si paragonava
positivamente ai più noti soprani e attribuiva le risa che spesso si levavano dal pubblico durante le sue esibizioni, alle
sue rivali, avvelenate da “gelosia professionale”. Era comunque conscia delle critiche, e diceva “La gente può anche dire
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Associazione Terre d’Acqua
L’Opera galleggiante Festival
Itinerari di teatro, musica e danza contemporanei
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