Cambiamenti climatici e rapporti Ipcc
Giulia Villani, Arpa Emilia-Romagna, novembre 2015
Introduzione
Per spiegare e descrivere il cambiamento climatico, è necessario in prima istanza definire il 'clima' in senso
stretto: questo concetto è solitamente definito come il tempo meteorologico medio o, in maniera più rigorosa,
come la descrizione statistica in termini di media e variabilità di grandezze fisiche rilevanti, nel corso di un
periodo di tempo che va dai mesi alle migliaia o milioni di anni, relativamente a un'area di interesse (fonte
Ipcc, Intergovernmental panel on climate change, comitato intergovernativo sul cambiamento climatico).
Per grandezze rilevanti si intendono le principali variabili atmosferiche, come temperatura, precipitazioni,
vento e altre. Il periodo classico per calcolare le statistiche di queste variabili è trent'anni, secondo la
definizione dell'Omm/Wmo (Organizzazione Meteorologica Mondiale, World Meteorological Organization).
Il concetto di clima comprende dunque le informazioni necessarie per stabilire la variabilità climatica, ovvero
gli scostamenti dalla media (dette anche anomalie climatiche) e dalle altre statistiche delle variabili
meteorologiche, in tutte le scale spaziali e temporali.
Le intense e talvolta estreme anomalie climatiche verificatesi nel corso degli ultimi decenni hanno portato la
comunità scientifica a dichiarare che “il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile e, a partire dalla
metà del secolo scorso, molti dei cambiamenti osservati sono senza precedenti, su scale temporali che
variano da decenni a millenni. L'atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, le quantità di neve e ghiaccio si
sono ridotte, il livello del mare si è alzato, e le concentrazioni di gas serra sono aumentate”, (Sintesi del
Quinto rapporto di valutazione, Ipcc 2014). Risulta inoltre che “l'influenza umana sul sistema climatico è
chiara. Ciò è evidente dalle concentrazioni crescenti di gas serra in atmosfera, dalla forzante radiativa
positiva, dal riscaldamento osservato, e dalla comprensione del sistema climatico” (ibidem).
La storia dell'Ipcc
Parole così nette e chiare dell'AR5 sono in realtà il risultato di un lungo percorso di gestazione che ha la sua
origine negli anni Ottanta del secolo scorso. Nel 1981 James Hansen, uno dei climatologi più importanti al
mondo, pubblicò su Science l’articolo Climate impact of increasing atmospheric carbon dioxide, denunciando
per primo i rischi del riscaldamento globale. In questo articolo prevedeva che il decennio successivo sarebbe
stato straordinariamente caldo e che gli anni Novanta sarebbero stati ancora più caldi. Diceva infine che,
entro la fine del ventesimo secolo, dal “rumore” della normale variabilità del clima sarebbero emersi i primi
segnali di riscaldamento globale: queste previsioni si avverarono e in seguito le previsioni di James Hansen
sarebbero diventate ancora più precise.
Nel 1988 venne costituito il già menzionato Ipcc a cura di Unep (Programma Ambiente delle Nazioni Unite United Nations Environment Programme), d'intesa con il Wmo. Questo comitato è il gruppo scientifico di
riferimento a livello mondiale incaricato di condurre una ricognizione periodica sul tema del cambiamento
climatico e non svolge direttamente attività di ricerca né di monitoraggio o raccolta dati. Esperti volontari da
tutto il mondo raccolgono e sintetizzano la più recente letteratura scientifica pubblicata sul tema, per definire
lo stato delle conoscenze a livello globale circa:
•
il clima e i suoi cambiamenti, in altre parole lo studio del riscaldamento globale, che si basa sulle
analisi dei dati osservati e delle proiezioni future;
•
l´impatto ambientale, economico e sociale degli stessi e la sua entità in relazione alle aree
geografiche;
•
le possibili strategie di risposta.
Secondo questi tre temi, infatti, sono stati suddivisi i gruppi di lavoro dell'Ipcc incaricati di comporre le tre
sezioni nelle quali si articola ogni rapporto di valutazione, il documento più completo ed aggiornato sul
cambiamento climatico, il quale prevede anche un rapporto di sintesi (Summary for policymakers –
Riassunto per decisori politici) a conclusione di ogni pubblicazione.
Ad oggi infatti i rapporti di valutazione dell'Ipcc sono il riferimento scientifico che sta alla base dei negoziati
internazionali sul clima. In totale Ipcc ha prodotto 5 rapporti di valutazione, pubblicati a circa 5 anni di
distanza l'uno dall'altro:
- 1990, FAR (Primo Rapporto di Valutazione - First Assessment Report),
-1996, SAR (Secondo Rapporto di Valutazione - Second Assessment Report),
- 2001, TAR (Terzo Rapporto di Valutazione - Third Assessment Report),
- 2007, AR4 (Quarto Rapporto di Valutazione - Fourth Assessment Report),
- 2014 AR5 (Quinto Rapporto di Valutazione - Fifth Assessment Report).
I rapporti IPCC e le conferenze Onu
FAR (1990)
In estrema sintesi, il FAR spiegava che le emissioni provenienti dalle attività umane stavano aumentando in
modo sostanziale le concentrazioni atmosferiche di gas serra, potenziando l'effetto serra naturale e
causando di conseguenza un ulteriore riscaldamento globale della superficie terrestre.
In effetti durante l'ultimo secolo l'uomo ha provocato un profondo mutamento nella composizione
dell'atmosfera terrestre, introducendo grandi quantità di specie chimiche che, se pur presenti in frazioni
molto piccole rispetto ai gas principali (azoto e ossigeno), contribuiscono in modo sostanziale alla
determinazione dell'equilibrio radiativo del nostro pianeta: stiamo parlando di gas serra, ozono troposferico,
e aerosol. Variazioni anche piccole nelle concentrazioni di tali componenti possono modificare il bilancio
radiativo alla base del clima terrestre e modificare l´equilibrio del sistema climatico sia a livello globale che a
livello regionale. Dai dati osservati, nel FAR risultava un aumento della temperatura media globale nell'ultimo
secolo tra +0,3°C a +0,6°C e che gli ultimi 5 anni più caldi risultavano ricadere negli anni Ottanta.
Un elemento interessante del documento è che si prendeva atto che questo riscaldamento osservato era in
linea con le simulazioni dei modelli climatici, ma che tale riscaldamento appariva della stessa ampiezza della
naturale variabilità climatica, ne conseguiva che il riscaldamento poteva anche essere dovuto alla naturale
variabilità climatica.
Pur ammettendo che le emissioni di CO2 di origine antropica aumentavano l'effetto serra e di conseguenza il
riscaldamento, prevaleva quindi un approccio prudenziale, anche a causa delle incertezze legate alla non
totale comprensione del sistema climatico. Tale incertezza nel tempo, attraverso i diversi rapporti di
valutazione, è diminuita fino all'ultimo rapporto AR5, nel quale come abbiamo detto si afferma che non solo il
riscaldamento globale è definito come “inequivocabile”, ma l'influenza dell'uomo sul sistema climatico è
chiara.
Nel primo rapporto Ipcc, oltre all'analisi dei dati osservati, vennero introdotti quattro scenari politico-sociali,
determinanti altrettanti scenari emissivi: lo scenario A (Bau, Business as usual), dove è ipotizzato che
nessuna misura venga adottata per limitare le emissioni di gas serra, e gli altri 3 scenari (B, C e D) dove si
ipotizzano progressivi livelli di politiche per la riduzione delle emissioni. I modelli di simulazione climatica
(GCM - General Circulation Model) utilizzati per produrre le proiezioni future di cambiamento climatico usano
proprio questi scenari come dati in ingresso. Sulla base dei modelli, per lo scenario A si prevedeva un tasso
di crescita della temperatura media globale di 0,3°C ogni dieci anni nel XXI secolo (incertezza tra +0,2°C –
0,5°C). Le valutazioni basate su scenari futuri sono presenti anche nei successivi rapporti, ma con
metodologie progressivamente migliorate nel tempo.
Il FAR è stato, insieme ad altri contributi Ipcc, il documento alla base del UNFCCC (Convenzione quadro sui
cambiamenti climatici delle Nazioni Unite - United Nations Framework Convention on Climate Change)
approvata alla famosa conferenza di Rio de Janeiro del 1992, chiamata anche Summit della Terra. La
Convenzione entrò in vigore, senza alcun vincolo per i firmatari, il 21 marzo 1994.
La convezione ha come obiettivo principale quello di ridurre il riscaldamento globale mediante sforzi condivisi
di politica internazionale, e di affrontarne le inevitabili conseguenze. Le delegazioni decisero di incontrarsi
annualmente mediante COP (Conferenza delle Parti), l'organo decisionale della Convenzione. Nel primo
incontro (COP-1), tenutosi a Berlino nel 1995, si cercò di concretizzare e quantificare le misure da adottare
contro il cambiamento climatico, ma emersero serie preoccupazioni sull’efficacia delle misure elaborate dai
singoli Stati per mantenere gli impegni della Convenzione Quadro. Il risultato del summit fu il Mandato di
Berlino, che fissava una fase di ricerca, della durata di due anni, per negoziare Stato per Stato una serie di
azioni adeguate e quantificate.
SAR (1996)
Gli elementi di maggiore rilievo del secondo rapporto sono stati il significativo ed ulteriore aumento osservato
nelle concentrazioni di gas serra e l'anomalia positiva osservata della temperatura media globale (0,3°C –
0,6°C), del tutto simile a quella registrata nel FAR. Il rapporto sottolineava che i primi anni Novanta erano
stati i più caldi dal 1860 (anno delle prime rilevazioni strumentali), nonostante l'eruzione del vulcano
Pinatubo, che avrebbe dovuto avere un effetto di raffreddamento. L'insieme delle prove disponibili suggeriva
una riconoscibile influenza dell'uomo sul clima globale. Venivano inoltre proposti nuovi scenari di emissione,
denominati IS92a-f, scenari futuri di emissione di GHG (greenhouse gas - gas serra) basati su assunzioni
relative alla crescita demografica, sviluppo economico, risorse disponibili (fonti primarie di energia),
tecnologia, per il periodo 1990-2100. Emergeva, anche se con un certo margine di incertezza, che per tutti
gli scenari, anche quelli più ottimisti, il clima sarebbe comunque cambiato.
Il SAR ha fornito informazioni cruciali per i negoziati internazionali durante la COP-3 a Kyoto, in Giappone,
nel dicembre 1997; in quell'occasione venne approvato il primo e ad oggi unico accordo mondiale di
riduzione delle emissioni di gas serra, lo storico protocollo di Kyoto, il cui processo di ratifica ebbe inizio il 15
marzo 1999.
A Kyoto peraltro emersero anche alcune incertezze ancora esistenti nel mondo scientifico sull'entità delle
conseguenze, dirette e indirette, prodotte dai cambiamenti climatici globali, si stabilì però che, nel caso
specifico, l´incertezza scientifica non doveva giustificare l´inerzia; nel 2001, durante la COP-6 a Bonn, si è
assistito a una grande svolta, poiché i governi raggiunsero un largo accordo politico sul regolamento
operativo del Protocollo di Kyoto: tale accordo politico è concreto e quantificato, teso a ridurre le emissioni di
gas serra nell'atmosfera incriminate dei cambiamenti, nel presupposto evidenziato che solo uno sviluppo
sostenibile sia da considerare come unico accettabile per il progresso umano.
Un ulteriore passo in avanti venne compiuto durante la COP-7 con l'Accordo di Marrakesh: nel Protocollo
Venne ratificato il Meccanismo di sviluppo pulito (Clean Development Mechanism) e l'Attuazione congiunta
(Joint Implementation), formalizzando così l'accordo su regole operative per quello che riguarda il Mercato
Internazionale di Emissioni (International Emissions Trading).
La consapevolezza del cambiamento climatico in atto tra governi, istituzioni pubbliche, politici e società civile
si è fatta strada progressivamente negli anni, ma il momento dello “scatto in avanti” si può considerare il
2005, anno in cui il Protocollo di Kyoto, dopo una lunga gestazione, divenne un trattato vincolante, dato che
con la ratifica da parte della Russia vennero superate le soglie di 55 stati e 55% delle emissioni. Da quel
momento in poi gli eventi ufficiali, le conferenze e le manifestazioni sul tema, che è divenuto sempre più
pressante, sono esponenzialmente cresciuti. Una considerazione a margine sul Protocollo: gli Stati Uniti vi
aderirono ma in seguito non lo ratificarono, mentre il Canada, dopo la ratifica del 2005, ne è uscito nel 2011.
Il Protocollo di Kyoto si è concluso nel 2014, ma è stato rinnovato ed esteso al 2020 con l'Accordo di Doha
durante la COP-18.
TAR (2001)
Grazie ai progressi della ricerca scientifica nella comprensione dei sistema climatico, nel terzo rapporto
(TAR) si affermava con una certa sicurezza che esistevano nuove e ancora più evidenti prove che il
riscaldamento osservato negli ultimi 50 anni è imputabile alle attività umane. Inoltre, in soli 10 anni i dati
osservati, rispetto al SAR, avevano subito delle modifiche: l'incremento medio delle temperature globali si
assestava su +0,6°C e il 1998 risultava l'anno più caldo dal 1861. Nel TAR sono stati presentati i nuovi e
migliorati scenari SRES (Special Report on Emissions Scenarios), questi scenari si basano su differenti
ipotesi socio-economiche dalle quali dipendono le emissioni di gas serra.
Per il futuro, dalle proiezioni dei modelli climatici con tali scenari emissivi risultava un incremento
nell'anomalia di temperatura media annua tra +1,4 e 5,8°C sul periodo 1990-2100. Questo aumento è
maggiore rispetto a quanto prospettato nel SAR (da +1 a +3,5°C).
AR4 (2007)
Nel quarto rapporto gli undici anni del periodo 1995-2006 sono stati classificati tra i dodici anni più caldi da
quando la temperatura è registrata dagli strumenti (1850).
L'AR4 affermava che la maggior parte dell'incremento osservato nelle temperature mondiali globali da metà
del XX secolo era molto probabilmente dovuto all'aumento delle concentrazioni di gas serra causato
dall'uomo, abbandonando l'incertezza dei rapporti precedenti, grazie all'evoluzione e al miglioramento della
comprensione dei fenomeni fisici.
Per quello che riguarda le proiezioni future, l' AR4 affermava che le emissioni di GHG ai livelli del 2007 o con
tassi superiori avrebbero causato un riscaldamento della Terra molto maggiore rispetto a quello osservato
nel XX secolo. Per i successivi vent'anni si prevedeva un aumento di +0,2°C per decade per gli scenari
emissivi (SRES) più ottimistici. Se le concentrazioni di GHG fossero rimaste costanti ai livelli del 2000 ci
sarebbe stato comunque un ulteriore aumento di +0,1°C per decade.
AR5 (2014)
Nel quinto rapporto (AR5), oltre a quanto già riportato, si afferma che le emissioni di gas serra di origine
umana sono aumentate rispetto all'era pre-industriale, portando le concentrazioni di CO2, metano e ossidi di
azoto a livelli che non hanno precedenti negli ultimi 800.000 anni. È inoltre stabilito che è altamente
probabile che questi effetti, insieme con quelli di altri forzanti antropici, siano la principale causa del
riscaldamento osservato da metà del XX secolo.
Viene inoltre sancito un altro record sui dati osservati: gli ultimi tre decenni sono successivamente risultati i
più caldi sulla superficie terrestre rispetto a quelli precedenti dal 1850. Il periodo dal 1983 al 2012 è stato
probabilmente il più caldo degli ultimi 1400 anni nell'emisfero boreale.
Inoltre, nell'AR5 vengono introdotti i nuovi e più adeguati scenari emissivi RCP (Representative
Concentration Pathways). Secondo tutti gli scenari RCP, la temperatura globale si innalzerà ed è molto
probabile un aumento nella frequenza e nella durata delle ondate di calore, e gli eventi estremi di
precipitazione diventeranno ancora più intensi e frequenti in molte aree. Lunghi periodi di siccità colpiranno
vaste regioni del pianeta.
Come nota conclusiva, si sottolinea che durante la COP-17 a Durban nel 2011, i governi si sono impegnati a
stringere un accordo mondiale sul cambiamento climatico che arrivi fino al 2020, e per questo hanno istituito
un organo ad hoc sulla Piattaforma di Durban per un'azione mirata.
Per i prossimi anni si attende il varo di un nuovo accordo globale sul cambiamento climatico durante la
COP-21 di Parigi nel dicembre 2015.