Relativismo

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Relativismo
In epistemologia,
la teoria secondo la quale non esiste conoscenza valida in senso assoluto e
indipendente dal soggetto conoscente.
In etica,
la critica all’esistenza di valori e norme morali universalmente e
assolutamente validi; la tesi per cui tali norme e valori possiedono una
validità legata allo sviluppo storico di un singolo popolo o cultura
temporalmente limitati, e in quanto tali sono mutevoli e tra loro differenti.
Con ‘relativismo’ si intende anche un atteggiamento di vita pratica, che si
esprime nel rifiuto di tutte le verità e valori universalmente vincolanti e
assolutamente validi.
(Wörterbuch der philosophischen Begriffe, a cura di A. Regenbogen e U. Meyer, Hamburg: Felix Meiner Verlag)
Il punto di partenza [...] non consiste nell’esigere che l’avversario
dica che qualcosa o è, oppure che non è [...]; ma che dica
qualcosa che abbia un significato e per lui e per gli altri; e questo
è pur necessario, se egli intende dire qualcosa. Se non facesse
questo, costui non potrebbe in alcun modo discorrere, né con sé
medesimo né con gli altri; se, invece, l’avversario concede questo,
allora sarà possibile una dimostrazione. Infatti, in tal caso, ci sarà
già qualcosa di determinato. E responsabile della petizione di
principio non sarà colui che dimostra, ma colui che provoca la
dimostrazione: e in effetti, proprio per distruggere il
ragionamento, quegli si avvale di un ragionamento.
(Aristotele, Metafisica, 1006a 18–26. Trad. it di G. Reale)
Dunque:
- Lo scettico deve asserire la sua tesi.
- Non si può asserire da soli: lo scettico asserisce la sua
tesi verso una comunità di interlocutori, reale o ideale.
- Asserire ha delle condizioni di possibilità (presupposti
pragmatici), rigettando le quali l’asserzione stessa viene
meno.
- Se il contenuto dell’asserzione vìola una di questa
condizioni di possibilità, allora si incorre in una peculiare
forma di contraddizione (contraddizione performativa).
Se si può dimostrare che lo scettico, il quale solleva il dubbio
più radicale sulla possibilità della verità e della fondazione
morale, in realtà presuppone egli stesso la validità di
determinate verità e principi morali (e dunque, dubitandone,
incorre in contraddizione performativa) allora tali verità e
principi morali saranno fondati in senso ultimo.
(Criterio della fondazione ultima pragmatico- trascendentale)
Schema della lezione
- Introduzione sul relativismo (SLIDE 1 sul relativismo).
o Relativismo epistemologico.
o Relativismo etico.
o Relativismo come atteggiamento pratico: relativismo e tolleranza. Se si è relativisti, si è anche tolleranti. Se si è non
relativisti, si è necessariamente intolleranti? Torneremo su questa domanda in chiusura.
- Relativismo come anti-fondazionalismo = scetticismo (anche se il relativismo dice qualcosa di più dello scetticismo, che è una
posizione più debole). In questa lezione, presenteremo un programma di fondazionalismo morale che è volto, in primo luogo,
a confutare il relativismo mostrando che esso è contraddittorio. Programma dell’etica del discorso (Diskursethik). (SLIDE 2
sugli autori), particolarmente nella versione di K.-O. Apel.
- Fondare  Costruire una giustificazione  paradigma logico di giustificazione filosofica: si giustifica un teorema sulla base di
altri teoremi. Giustificazione come derivazione da qualcos’altro.
La nostra situazione: vogliamo fondare una verità morale. La giustifichiamo sulla base di una verità morale più basilare: ma
cosa fonda quest’ultima verità? Su un qualche principio dovremo pur fermarci, altrimenti andiamo indietro nel regresso
(regresso all’infinito). Come facciamo a fermarci senza far scattare il regresso? Diciamo che quel principio è giustificato e
basta (forma di dogmatismo: petitio principii) oppure lo giustifichiamo sulla base di qualcosa che è già stato giustificato (ma
questo genera un circolo vizioso).
Qualsiasi forma di fondazionalismo sulla base del paradigma logico incorre nel Trilemma di Münchausen (SLIDE 3 sul
Trilemma).
- L’idea di Apel è: tanto peggio per il paradigma logico di giustificazione filosofica. Esiste una forma di fondazionalismo che
non ha a che vedere con il paradigma logico, ma che anzi è (almeno storicamente) presupposta dallo stesso paradigma logico.
Tale paradigma assume infatti, a sua volta, la verità di princìpi, ad esempio il principio di non contraddizione: ma come si
può giustificare tale principio? Non certo logicamente. Già Aristotele utilizzava, dunque, una forma di fondazione non
logica per la fondazione della logica deduttiva. (SLIDE 4 sul libro gamma della Metafisica). Che caratteristiche ha questa
dimostrazione?
o L’avversario (lo scettico, il relativista anti-fondazionalista) deve asserire la sua tesi. La tesi anti-fondazionalista non viene
considerata in astratto, ma confutata nel momento in cui viene di fatto asserita da qualcuno.
o Ma il fatto di asserire la sua tesi anti-fondazionalista ha determinati presupposti: uno di questi è precisamente la pretesa
di star parlando di qualcosa di determinato. Il che significa: qualcosa che  (è  non è) allo stesso tempo. Ora, a
presupporre il principio di non-contraddizione come valido non sarà colui che vuole dimostrarlo, bensì proprio colui
che vuole criticarlo nel modo più radicale! In questo modo, il suo argomento si auto-confuta ( ,
dimostrazione per confutazione).
- L’idea di Apel è che questa argomentazione di Aristotele è straordinariamente moderna, e va contro ad un altro dei pilastri
moderni della giustificazione filosofica: ciò che Apel chiama il solipsismo metodico. Cartesio e l’idea della giustificazione
solipsistica: linguaggio come subordinato al pensiero, sua mera espressione. Il fatto di formulare linguisticamente la nostra tesi,
dunque, non aggiunge nulla. Apel: Wittgenstein e la svolta linguistica. Non c’è pensiero non linguisticamente strutturato
(Tractatus 4: “Il pensiero è la proposizione munita di senso”), e il linguaggio è un fatto essenzialmente pubblico, sociale, poiché
non esiste un linguaggio privato (Ricerche Filosofiche 202: “non si può seguire una regola ‘privatim’: altrimenti credere di seguire
una regola sarebbe la stessa cosa che seguire la regola”). Peirce: il senso di un’espressione e la verità di una tesi può decidersi
soltanto in una dimensione dialettica di discussione nella “comunità illimitata degli investigatori”. Riassunto sui problemi del
Trilemma di Münchausen (SLIDE 5): presupposti che rendono effettivamente impossibile una fondazione ma che possono
essere rigettati.
- Dunque (SLIDE 6):
o Lo scettico deve asserire la sua tesi.
o Non si può asserire da soli: lo scettico asserisce la sua tesi verso una comunità di interlocutori, reale o ideale.
o Asserire ha delle condizioni di possibilità (presupposti pragmatici), rigettando le quali l’asserzione stessa viene meno.
o Se il contenuto dell’asserzione vìola una di questa condizioni di possibilità, allora si incorre in una peculiare forma di
contraddizione (contraddizione performativa).
- Risulta evidente che, in questa prospettiva, le contraddizioni performative assumono un ruolo fondamentale, divengono una
sorta di criterio di fondazione. Se lo scettico, che solleva il dubbio più radicale sulla verità del principio di non
contraddizione, non può dubitare di esso senza incorrere in contraddizione performativa e dunque per ciò stesso presupporlo,
allora il principio di contraddizione è fondato in senso ultimo: esso si sottrae al dubbio scettico. Questa forma di argomento si
chiama argomento pragmatico-trascendentale.
- Lo stesso approccio argomentativo si applica alla fondazione morale (SLIDE 7). Se si potrà di dimostrare che lo scettico, che
solleva il dubbio più radicale sulla possibilità della verità e della fondazione morale, in realtà presuppone egli stesso la validità di
determinati verità e principi morali (e dunque dubitandone incorre in contraddizione performativa) allora tali verità e principi
morali saranno fondati in senso ultimo. (Criterio della fondazione ultima)
- Cosa si fa allora? Si vanno ad esaminare le contraddizioni performative e quello che ci insegnano (SLIDES 8, 9, 10, 11, 12).
- Si arriva così a parlare di un’etica interna al discorso, che ha determinati principi normativi (SLIDE 13 sulle regole del discorso).
- Questa etica interna al discorso è fondata nel senso della fondazione ultima pragmatico trascendentale (SLIDE 14 riassunto
sull’argomento pragmatico trascendentale).
- Bisogna insistere molto, a questo punto, sull’idea di proceduralismo. L’etica del discorso non fonda una morale sostanziale ma
una morale procedurale, volta a costruire una situazione linguistica ideale (Habermas), una sorta di spazio pubblico ideale
nel quale i discorsi morali possono essere giustificati tramite consenso raggiunto in situazione ideale (Principio D del
discorso). (SLIDE 15) Ma la procedura di giustificazione tramite discussione in una situazione linguistica ideale in cui valgono
le regole del discorso esprime, come suo principio sommo di giustificazione di un contenuto morale sostanziale, il Principio U
di universalizzazione.
- L’idea di proceduralismo è molto importante per i nostri fini e per quelli del nostro seminario. Torniamo alla nostra domanda:
ogni anti-relativista fondazionalista è intollerante?
o Anti-relativismo sostanziale  intolleranza o tolleranza vicina alla sopportazione, che genera conflitto e comunque
parte dal punto di vista di una superiorità valoriale.
o Anti-relativismo procedurale dell’etica del discorso  intolleranza? Riguardiamo le regole del discorso: non sono
piuttosto le regole della tolleranza in un dibattito pubblico? Ma queste regole dello spazio pubblico vanno in
qualche modo fondate.
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