piccoli frutti - Gli Amici del Frutto Antico

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PICCOLI FRUTTI
“Piccoli frutti” è di derivazione inglese “small fruits”, che sta a indicare non
tanto la minore importanza di queste coltivazioni, quanto semplicemente la
piccola pezzatura dei frutti stessi.
 Lampone a frutto rosso, giallo e nero, Mora giapponese
 Ribes a frutto rosso, giallo e nero, Uva spina a frutto giallo e
rosso
 Josta
 Mirtillo, Mirtillo gigante americano, Mirtillo rosso
 Mora di rovo
 Tayberry
 Amelanchier
LAMPONE
 Famiglia : Rosacee
 Genere : Rubus
 Specie :
ideus
occidentalis
phoenicolasius
 Origini :
frutto rosso Asia minore, frutto nero America del nord,
mora giapponese Cina
CARATTERISTICHE BOTANICHE
 É una pianta a portamento cespuglioso.
 Emette tralci annuali da gemme situate sulle radici all’altezza del colletto.
 Varietà unifere (lampone rosso, nero, mora giapponese).
 Varietà bifere (lampone rosso, giallo).
 Fiori sono autofertili nella maggior parte delle cultivar.
 Frutti sono delle more costituite da una aggregazione di piccole drupe.
 L’apparato radicale è superficiale e fascicolato.
 Preferisce un terreno leggermente acido (pH 6,0-6,5), di medio impasto,
tendente allo sciolto, profondo, permeabile, non soggetto ad eccessi di
umidità e ricco di sostanza organica (3%).
 Soffre i caldi estivi eccessivi, è resistente alle basse temperature
invernali (-22°C).
 Si riproduce per POLLONE RADICALE.
 Si alleva a filare ancorando mediante legatura i tralci a fili sostenuti da
pali.
 Distanza tra le piante (1 m) e tra i filari (3 m).
 Profondità di impianto (non più di 15 cm).
 Fertilizzazione ricca di S.O.
 Irrigazione (microirrigazione).
POTATURA DELLE VARIETÀ UNIFERE
• Fine del primo anno di vegetazione. Si taglia raso terra lo spezzone
di tralcio lungo 12-15 cm che risulta dall’impianto e si spuntano
all’altezza di 60 cm dal suolo 1 o 2 polloni scelti tra i migliori sviluppati
durante l’anno.
• Fine del secondo anno di vegetazione. Si tagliano raso terra i vecchi
tralci che hanno prodotto nell’estate e vengono scelti 3-4 nuovi tralci che
andranno spuntati all’altezza di 110-130 cm a seconda del vigore.
• Fine del terzo anno di vegetazione. Vengono ripetute tutte le
operazioni dell’anno precedente e scelti 4-5 tralci nuovi per ogni ceppo,
che andranno legati al filo a ventaglio e spuntati 10 cm al di sopra della
legatura al filo zincato.
Nel quarto anno di vegetazione il lamponeto si può considerare in piena
produzione.
POTATURA DELLE VARIETÀ BIFERE O RIFIORENTI
Per queste varietà le operazioni di potatura variano leggermente in quanto la
pianta è in grado di produrre due volte all’anno:
 la prima volta a fine giugno-luglio sui tralci del secondo anno;
 la seconda volta da fine agosto, settembre, ottobre, novembre sulla
parte terminale dei polloni dell’anno.
La potatura invernale si limita al taglio dei tralci vecchi, ormai esauriti e secchi,
che hanno prodotto nei mesi di giugno-luglio e alla spuntatura di nuovi tralci,
scelti in numero di 4-5, all’altezza di 65-75 cm in corrispondenza del primo
rametto fruttifero emesso durante l’estate.
Una variante alla tecnica classica:
Con la potatura invernale si possono tagliare raso terra tutti i tralci del ceppo.
Con questo taglio si perde il primo raccolto estivo, ma si anticipa di 8-10 giorni
l’inizio della maturazione del secondo raccolto aumentando nel contempo la
produzione unitaria.
PRINCIPALI AVVERSITÀ
I parassiti animali e vegetali che insidiano il lampone, pur essendo numerosi e
talvolta pericolosi per la coltura, possono essere sufficientemente controllati
mediante l’applicazione razionale delle pratiche colturali. É possibile, quindi,
ottenere una produzione assente da residui di fitofarmaci in quanto si possono
evitare o ridurre al minimo indispensabile gli interventi antiparassitari.
 Insetti parassiti: Antonomo ( Anthonomus rubi), Verme del lampone
(Byturus tomentosus), Cecidomia (Resseliella theobaldi).
 Parassiti fungini: Muffa grigia (Botrytis cinerea), Necrosi radicale e del
colletto (Phytophtora fragariae var. rubi), Cancro del fusto (Didymella
applanata).
Considerata la sensibilità dei frutti del lampone agli attacchi di muffa grigia,
sarebbe opportuno evitare qualsiasi forma di irrigazione. Le forme irrigue per
scorrimento, a pioggia e a spruzzo sono sconsigliate.
 Virosi
 Batteriosi
RIBES
 Famiglia : Sassifragaceae
 Genere : Ribes
 Specie :
rubrum (rosso, rosato, bianco)
nigrum (nero)
grossularia (uva spina bianca, rossa)
 Origini :
delle zone alpine dei Paesi dell’Europa settentrionale
(isole Britanniche, Francia, Belgio, Germania, Polonia)
CARATTERISTICHE BOTANICHE
1. I ribes, rosso, bianco, nero, sono arbusti cespugliosi non spinosi che
producono fiori e frutti (bacche) in grappoli pendenti.
2. L’uva spina è invece spinosa, ma non sempre ed ha fiori singoli oppure a
due o a tre, i frutti sono delle bacche.
 I fiori generalmente sono autofertili nel ribes rosso e uva spina.
 I fiori generalmente sono autosterili nel ribes nero, richiedono
l’impollinazione incrociata.
 Apparato radicolare superficiale, più profondo quello del ribes nigrum.
 Non emettono polloni radicali, ma rami avventizi dal ceppo.
 Le foglie sono palmate con margine dentato.
 I rami ad eccezione dell’uva spina non sono spinosi.
IMPIANTO
 Terreno profondo ricco di S.O. Ph 6,0-6,5. Ribes nero 7,0-7,5.
 Irrigazione.
 Richiede un lungo periodo di freddo invernale.
 L’impianto può essere eseguito in autunno (novembre) oppure a fine
inverno.
 L’impianto in zone dove le temperature invernali scendono molto
raramente sotto allo zero è a rischio d’insuccesso.
 Le piante vanno messe a dimora a poca profondità.
 Eseguito l’impianto le piantine vanno spuntate a 10-15 cm dal suolo.
DISTANZE DI IMPIANTO
Su un terreno di media fertilità, irrigabile le distanze consigliate sono:
• Ribes rosso, ribes bianco, ribes rosa 2,50-3 m fra le file e 0,80-1 m
lungo la fila.
• Ribes nero 3 m fra le file e 1-1,50 m lungo la fila.
• Uva spina 2,5 m fra le file e 0,80-1 m lungo la fila.
• Josta 3 m fra le file e 1,50 m lungo la fila.
Prima dell’impianto è importante controllare le piantine al fine di scartare
quelle che manifestano marciumi radicali, apparato radicolare ridotto ed
attacchi da Sesia del ribes, un lepidottero xilofago la cui larva scava delle
gallerie all’interno del fusto.
All’atto della messa a dimora è utile ricordare che:
•
•
•
•
L’impianto può essere eseguito in autunno (novembre) oppure a fine
inverno.
L’impianto in zone dove le temperature invernali scendono molto
raramente sotto allo zero è a rischio d’insuccesso.
Le piante vanno messe a dimora a poca profondità.
Eseguito l’impianto le piantine vanno spuntate a 10-15 cm dal suolo.
SISTEMA DI ALLEVAMENTO
La forma di allevamento più frequente per il ribes e l’uva spina è il cespuglio, la
spalliera o la siepe.
POTATURA
Per il ribes rosso la produzione è prevalentemente sui rami di 2 anni ed è
necessario procedere al parziale rinnovo dei rami tagliando alla base del ceppo
quelli che hanno superato i 3-4 anni e sostituendoli con quelli di 1 anno
sviluppati sempre dal ceppo. Dopo la potatura il cespuglio deve essere
formato, da 4-6 rami di 2-3 anni rivestiti da rami di 1 anno e da 1 o 2 rami di
un anno (sono sempre scelti i migliori) sviluppati dal ceppo in sostituzione di 1
o 2 rami vecchi tagliati perché avevano superato i 3-4 anni.
Per il ribes nero e l’uva spina il rinnovo della chioma deve ancora essere più
evidente, in quanto tendono a produrre in prevalenza sui rami di 1 anno. Su
queste specie, oltre alla sostituzione dei rami vecchi (3-4 anni) con rami nuovi
(1 anno) provenienti dal ceppo, è opportuno praticare una serie di tagli di
ritorno sui rami di 2 anni riportandoli sui rami di 1 anno meglio inseriti.
RIPRODUZIONE
Per tutti i ribes, uva spina e josta la moltiplicazione è molto facile ed alla
portata di tutti, anche dei meno esperti.
1. Propagazione
2. Margotta di ceppaia
3. Talea
AVVERSITÀ
• Cocciniglia bianca
• Afidi
• Sesia del ribes
• Antracnosi
• Oidio
IBRIDI DI UVA SPINA X RIBES NERO
JOSTA, EARLY JOSTA, JOGRANDA
I rami sono sprovvisti di spine e ciò facilita notevolmente sia la coltivazione che
la raccolta. Produce su rami di 2-3 anni e sui rami di 1 anno inseriti sui
rami di 2-3 anni. Il frutto è una bacca rotonda leggermente ovale di colore
nero opaco a piena maturazione, di dimensioni intermedie rispetto ai genitori.
Polpa dolce, leggermente acidula, più gradevole rispetto ai frutti del ribes nero
e meno dolce dell’uva spina.
MIRTILLO
 Famiglia : Ericaceae
 Genere : Vaccinium
 Specie :
myrtillus (nostrano)
vitis-idaea (mirtillo rosso)
corimbosus (gigante americano)
macrocarpon (rosso americano o cranberry)
 Origini:
V.
V.
V.
V.
Myrtillus: nord Europa
Vitis-idaea: nord Europa
Corimbosus: nord America
macrocarpon: nord America
CARATTERISTICHE BOTANICHE
V. myrtillus ha bacche di colore nero-violaceo ed hanno sapore acidulo ma
molto gradevole.
V. vitis-idaea i suoi frutti hanno la forma ed il colore di una piccolissima
ciliegia, sono amarognoli, succosi e molto rinfrescanti.
V. macrocarpon (mirtillo rosso americano o “cranberry”), è molto diffuso nel
Nord America in suoli acidi e sabbiosi o in ambienti paludosi. I frutti, raccolti
con macchine speciali, vengono inscatolati o consumati cotti sotto forma di
marmellate e gelatine, o se ne ricavano bevande. Negli Stati Uniti la
marmellata di “cranberry” costituisce un contorno tradizionale per il tacchino
arrosto.
CARATTERISTICHE BOTANICHE
La pianta è un cespuglio a portamento prevalentemente eretto che manifesta
uno sviluppo nettamente superiore rispetto al mirtillo nero spontaneo. In
condizioni ottimali di clima e di terreno, la pianta può raggiungere i due metri
di altezza e produrre oltre 2 kg di bacche.
Apparato radicale: è fascicolato e costituito da radici sottili e poco profonde,
emette ogni anno dei polloni che permettono di rinnovare periodicamente i
rami vecchi che costituiscono la chioma.
Rami: I rami di 3-4 anni sono grigio-biancastri, mentre quelli di 1 anno, a
seconda della varietà possono essere di colore verde-giallo o rossiccio. I
rametti di 1 anno che portano le gemme a fiore sono molto fragili.
Foglie: sono caduche, di colore verde-lucente, di forma ovale con il bordo
leggermente seghettato.
Fiori: inseriti sui rametti di 1 anno, sono raggruppati in infiorescenze (racemi)
quasi sempre rivolti verso terra, di colore bianco-rosato. Sono autofertili.
Frutto: è una bacca rotondeggiante o leggermente schiacciata ai poli che può
raggiungere le dimensioni di un frutto di azzeruolo e risulta sensibilmente più
grosso del frutto del mirtillo spontaneo (peso medio 3 grammi). La
maturazione dei frutti è scalare.
ESIGENZE PEDOCLIMATICHE
Riguardo al clima le esigenze del mirtillo sono limitate.
- La pianta resiste anche a -30°C purchè i rami siano ben lignificati.
- La pianta per produrre necessita di un buon periodo di freddo durante
l’inverno.
- La pianta predilige terreni sciolti, permeabili, freschi, profondi, ricchi di
sostanza organica con totale assenza di calcare attivo. Il pH ottimale
oscilla dal 4,5 a 5,5 quindi da molto acido ad acido.
RIPRODUZIONE
Il mirtillo gigante si riproduce quasi esclusivamente per talea legnosa
(riproduzione agamica).
IMPIANTO
Il trapianto avviene a fine inverno o in primavera inoltrata (aprile-maggio),
con piante già in vegetazione ma contenute in vaso e quindi di sicuro
attecchimento. Come è già stato detto, per il mirtillo vanno scelti terreni acidi
con pH oscillante da 4,5 a 5.5.
L’irrigazione è indispensabile a causa della superficialità del suo apparato
radicale ed alla sensibilità alla siccità prolungata.
Le distanze d’impianto per il mirtillo gigante sono:
lungo la fila 110-130 cm; tra le file 300 cm.
É bene ricordare inoltre che:
• al momento dell’impianto occorre conservare intatta la zolla che avvolge
le radici.
• l’apparato radicale è molto superficiale per cui se viene posto a dimora a
eccessiva profondità il fallimento dell’impianto è quasi certo.
• Eseguito l’impianto occorre accorciare alcuni rami sfoltendo la chioma del
50%.
TECNICA COLTURALE
La pianta si alleva a cespuglio libero con 4-5 branche che partono dal ceppo.
POTATURA DI ALLEVAMENTO E DI PRODUZIONE
- Nei primi 2-3 anni occorre limitare la produzione tramite un severo
diradamento dei rami fruttiferi.
- Alla fine del quarto anno dall’impianto, la potatura va eseguita operando
uno sfoltimento della chioma con:
1. dei tagli di ritorno sulle branche principali.
2. sulle branche secondarie.
3. sfoltimento delle branchette al fine di ridurre del 40-50% il numero dei
rami a frutto di 1anno.
4. annualmente vanno anche tagliati i polloni che si sono sviluppati dal
ceppo, avendo cura di selezionare quelli destinati a sostituire qualche
vecchia branca.
5. se non viene applicata una severa potatura, la pianta, dopo un eccesso di
produzione perde l’equilibrio vegetativo, si indebolisce e limita
progressivamente la formazione di nuovi rami.
PRINCIPALI AVVERSITÀ
 Si sono verificati degli sporadici attacchi di ifantria americana) sulle
foglie.
 Qualche macchia di crittogama sul fusto.
 I maggiori danni sono provocati dalle abbondanti nevicate che tendono a
schiacciare la pianta addirittura rompendo i rami, oppure dagli uccelli
(stornelli, passeri, fringuelli) nel momento della maturazione. Nel primo
caso occorre proteggere la pianta legandola strettamente ad un paletto
tutore; nel secondo caso si possono proteggere i frutti con una rete in
plastica.
 Attenzione alle scosciature provocate dalle abbondanti nevicate.
MORA DI ROVO
 Famiglia : Rosacee
 Genere : Rubus
 Specie :
fruticosus
 Origini :
non ben definite (i frutti già conosciuti ai tempi dei
Greci e dei Romani)
CARATTERISTICHE BOTANICHE
• Tralci:
- la pianta è un cespuglio.
- caratterizzata da un notevole vigore vegetativo.
- con spine quelli spontanei.
- senza spine quelli coltivati.
- il nuovo tralcio si sviluppa solo in corrispondenza del ceppo dalle
gemme localizzate nella zona del colletto.
- i tralci hanno una durata di 2 anni: il primo anno si sviluppano ed il
secondo producono disseccandosi dopo la raccolta.
• Apparato radicale:
- è superficiale (15-20 cm) e manifesta un’espansione nel suolo pari
allo sviluppo annuale dei tralci.
• Foglie:
- di forma ellittica con la punta acuta, glabre e con il bordo
seghettato, sono di colore verde intenso nella pagina superiore e
leggermente più chiaro in quella inferiore.
- Sono composte e presentano sui rametti fruttiferi 3 foglioline,
mentre nel tralcio dell’annata 5 foglioline.
• Fiori:
- portati da infiorescenze a corimbo, formatesi sulla parte apicale dei
rametti sviluppati sul tralcio al secondo anno.
- petali abbastanza appariscenti di colore bianco sfumato di rosa.
- la fioritura è scalare.
- i fiori del rovo attirano le api (impollinazione entomofila).
• Frutto:
- è una mora di forma allungata o rotondeggiante, di colore nero
lucente, costituita dall’aggregazione di tante piccole drupe (circa
20).
- la maturazione dei frutti è scalare, inizia nella prima decade di
luglio e può protrarsi fino in autunno.
- Il sapore del frutto è dolce-acidulo, particolarmente gradevole
quando la mora risulta perfettamente matura.
ESIGENZE PEDOCLIMATICHE
Si adatta alle condizioni pedoclimatiche più svariate.
- resiste bene alle basse temperature invernali.
- non soffre e sopporta bene le brinate tardive.
- preferisce un clima caratterizzato da scarsa piovosità durante la fase
della maturazione e della raccolta per evitare pericolose infezioni fungine.
- il pH ideale oscilla dal 6 al 7.
- soffre la siccità persistente a causa dell’apparato radicale superficiale.
- soffre gli eccessi di umidità che possono provocare dei marciumi.
RIPRODUZIONE
Il rovo si riproduce quasi esclusivamente per via agamica (propagazione):
1) Capogatto, 2) Propaggine, 3) Talea.
IMPIANTO
 La concimazione e le lavorazioni del terreno sono quelle abituali.
 Accurato controllo delle piantine prima di eseguire l’impianto al fine di
consentire di scartare quelle prive di gemme basali.
 Il rovo non va piantato profondo, la pianta deve essere dotata di 1-2
gemme basali che daranno origine ai nuovi tralci.
 Le piante poste a dimora vanno spuntate all’altezza di 15-20cm dal
suolo.
 Durante il primo anno di vegetazione, occorre applicare ad ogni pianta un
sostegno (canna) attorno al quale andranno legati i tralci sviluppati dal
ceppo della pianta.
SISTEMA DI ALLEVAMENTO
La forma di allevamento consigliata è il filare semplice con i tralci sistemati a
ventaglio e legati ai fili di ferro. I pali devono essere lunghi 2,50-2,70 m ed il
filo del n. 16-18, lungo il filare verrà piantato un palo ogni 6-7 m a sostegno
dei fili di ferro. Il primo filo si fisserà all’altezza di 90cm da terra; il secondo a
180cm da terra; il terzo alla sommità del palo di sostegno.
POTATURA
La potatura si differenzia da quella degli altri piccoli frutti in quanto vengono
effettuate anche due potature verdi durante la fase vegetativa.
1. Taglio di fine inverno aderente al ceppo dei tralci vecchi che hanno
prodotto.
2. Selezione di 4-5-6 tralci di 1 anno per ogni ceppo.
3. Ogni tralcio prescelto va ripulito fino all’altezza di 70 cm da terra dai rami
anticipati.
4. Al di sopra dei 70 cm le femminelle vanno spuntate.
5. I tralci prescelti per ogni ceppo dopo la potatura vanno legati aperti a
ventaglio ai tre fili e spuntati 15-20 cm sopra l’ultima legatura.
6. Durante la fase vegetativa dovrà essere effettuata la prima potatura
verde ( fine giugno-luglio).
7. La seconda potatura verde dovrà essere eseguita alla fine di luglio per un
ulteriore sfoltimento del filare mediante la cimatura dei rami anticipati.
PRATICHE COLTURALI
L’irrigazione va effettuata solo se si verifica lo stato di sofferenza idrica.
Sono sconsigliati tutti quei metodi irrigui (scorrimento, pioggia, spruzzo) che
favoriscono una elevata umidità relativa. Le forme irrigue consigliate sono
quelle localizzate, cioè a goccia e con manichetta forata interrata.
PRINCIPALI AVVERSITÀ
 Antonomo (anthonomus rubi).
 Muffa grigia (botrytis cinerea).
 Eventuali attacchi di oidio, ragnetto rosso, afidi, si manifestano con
un’intensità tale da richiedere raramente un intervento antiparassitario.
TAYBERRY
 Famiglia : Rosacee
 Genere : Rubus
 Specie :
Loganobaccus (ibrido di rovo x lampone)
Ottenuto e selezionato in Scozia da un miglioramento del rovello (Loganberry).
A differenza del rovello i tralci del Tayberry sono ricoperti da numerose spine
che creano delle difficoltà nelle comuni pratiche colturali e nella raccolta dei
frutti. Produce frutti (more formate da un insieme di drupe) di forma allungata
(5-6 cm), grossi, di colore rosso rubino a piena maturazione. La polpa è
tenera, di colore rosso intenso, di sapore dolce-acidulo molto-aromatico, dal
profumo molto intenso e marcato.
 La maturazione avviene intorno alla prima settimana di luglio.
 La produttività non è elevata.
 Le tecniche di coltivazione sono identiche a quelle del rovo: potatura,
allevamento.
DIFETTI
1. Spinosità dei tralci.
2. Scarsa produttività.
3. Limitata resistenza al gelo invernale.
4. Nelle zone soggette ad abbondanti nevicate ed a inverni lunghi e rigidi,
per evitare i danni da gelo, conviene lasciare i nuovi tralci a terra in
modo che coperti dalla neve possano essere protetti dal freddo intenso.
5. Il rapido deterioramento dei frutti.
La coltivazione è consigliata solo nelle zone temperate o con climi miti, oppure
proteggendo i tralci con apposite coperture. Considerato l’anticipo dell’inizio
della raccolta rispetto al rovo, la produzione del Tayberry consente di
aumentare la gamma delle specie per confezionare macedonie, marmellate
ecc.
Il Rovello o Loganberry (ibrido lampone x rovo) ha caratteristiche simili al
Tayberry, ma con dei miglioramenti: Non ha tralci spinosi.
AVVERSITÀ
Simili a quelle del rovo.
AMELANCHIER (Amelanchier canadensis)
 Famiglia : Rosaceae
 Genere : Amelanchier
 Specie :
A. canadensis
 Origini :
dell’America del Nord (USA e Canada), Messico, Europa
e Asia occidentale
CARATTERISTICHE BOTANICHE
1. Raccoglie circa 25-30, sono piante di modesto sviluppo (2-3 m l’altezza
max.), di aspetto cespuglioso.
2. Alcune specie sono spontanee anche in Italia alle alte quote e vengono
citate sotto il nome di “pero corvino”.
3. La specie più interessante e che si può inserire fra quelle dei piccoli frutti
è l’A. canadensis.
4. Questa specie è un cespuglio a portamento semieretto, con foglie
singole, di forma ovale e con margine leggermente seghettato.
5. La fioritura è molto appariscente e conferisce alla pianta un interessante
aspetto ornamentale.
6. I fiori sono piccoli, di colore bianco, riuniti in grappoli spargoli.
7. Produce dei frutti (piccoli pomi) di colore rosso scuro, ricoperti da un
leggero strato di pruina, la polpa è chiara, tenera, di sapore dolce,
profumata, molto gradevole.
8. La dimensione dei frutti, è identica a quella delle bacche del
biancospino.
9. La maturazione è scalare ed inizia a partire dalla prima decade di luglio.
10. La pianta si può moltiplicare per seme, per innesto su biancospino, per
talea e per margotta da ceppaia, quest’ ultima forma di riproduzione è la
più semplice e alla portata di tutti.
11. L’impianto si esegue in autunno o a fine inverno.
12. La pianta non teme il freddo e manifesta, oltre a una notevole rusticità,
anche una elevata resistenza al gelo.
13. Le distanze d’impianto consigliate sono di 140-150 cm lungo la fila e 300
cm fra le file.
14. La pianta entra in produzione al terzo anno d’impianto e la maturazione
dei frutti è scalare.
15. Per le caratteristiche organolettiche dei suoi frutti questa pianta
dovrebbe conoscere una maggiore diffusione.
L’amelanchier può sostituire il mirtillo gigante americano nelle zone dove le
caratteristiche chimiche del terreno (pH elevato) non consentono la
coltivazione del mirtillo. Le sue esigenze sono limitate, sia in fertilizzazione e
pratiche colturali, non necessita di trattamenti antiparassitari. Durante la
maturazione i frutti vanno coperti con reti per evitare i danni degli uccelli.
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