Richard A. Peterson e Roger M. Kern Dallo snob all’onnivoro: le trasformazioni del gusto raffinato Non solo è molto più probabile che gli americani di status elevato consumino molta più arte degli altri [americani] ma, secondo Peterson e Simkus (1992), è anche molto più probabile che essi si facciano coinvolgere in un’ampia gamma di attività di status inferiore. Questo dato conferma le osservazioni di DiMaggio (1987) e Lamont (1992), ma contraddice anni di ricerca storica che ha mostrato che le persone di status più alto evitano espressioni culturali considerate non elevate (Lynes 1954; Levine 1988; Murphy 1988; Beisel 1990). Nel cercare di dare un senso a questa contraddizione, Peterson e Simkus (1992) hanno suggerito l’ipotesi che stia avendo luogo un passaggio storico dallo snob raffinato (highbrow) all’onnivoro. 1. Misure La survey nazionale del 1982 su cui Peterson e Simkus (1992) basano i loro risultati è stata replicata nel 1992, ed è dunque ora possibile sottoporre a controllo empirico l’ipotesi di cambiamento nei gusti che essi avanzano1. Entrambe le survey chiedono ai rispondenti di selezionare i generi musicali che essi apprezzano da una lista di alternative che attraversano l’intero spettro estetico, e successivamente di indicare il genere che essi apprezzano di più. Ci concentriamo sul gusto musicale invece che sul gusto per altri tipi di arte perché solo per la musica si è chiesto ai rispondenti di scegliere a partire da una lista di alternative tra loro contrastanti. Il gusto raffinato (highbrow) è stato così operativizzato: apprezzamento sia della musica classica che dell’opera, e scelta di una di queste forme come la preferita tra tutti i tipi di musica. Questa misura sembra essere un valido indicatore dell’essere raffinato visto che i rispondenti che noi abbiamo etichettato in questo modo (highbrow) hanno partecipato a spettacoli teatrali, balletti, concerti di musica classica, musical, e visitato gallerie d’arte e assistito a rappresentazioni d’opera in misura significativamente maggiore di quanto hanno fatto gli altri membri del campione. Tra i raffinati, lo snob è quello che non partecipa ad alcuna attività di status inferiore o medio (lowbrow or middlebrow) (Levine 1988), mentre l’onnivoro è quanto meno aperto per apprezzarli tutti. Gli snob perfetti sono attualmente rari negli Stati Uniti. A dire il vero, negli anni Sessanta Wilensky (1964, 194) “non era in grado di trovare nessuno [residente nella circoscrizione di Detroit da lui studiata] su 1.354 individui del campione che non fosse in qualche campo esposto a materiale low- o middlebrow”, e nel nostro campione di 11.321 casi abbiamo trovato solo 10 rispondenti nel 1982 e 3 nel 1992 che hanno detto di non apprezzare alcuna forma di musica low- o middlebrow. Abbiamo operativizzato l’onnivorismo come una variabile che può essere misurata nei termini del numero di forme middle- e lowbrow scelte dai rispondenti. Seguendo Wilensky (1964) e Rubin (1992) abbiamo differenziato il middlebrow dal lowbrow perché essi sono distintamente differenti e perché osservatori critici hanno suggerito che quando gli highbrow sono aperti nei confronti di forme artistiche non-highbrow, essi cercano forme lowbrow create da gruppi sociali marginali (neri, giovani, gente di campagna isolata) pur tenendo ancora in considerazione le forme commerciali middlebrow (Lynes 1954; Sontag 1966). Cinque generi musicali sono considerati lowbrow: la musica country, il bluegrass, il gospel, il rock e il blues. Ciascuno di questi generi è radicato in uno specifico gruppo etnico, regionale, 1 I dati sono tratti dalla Survey of Public Participation in the Arts, condotta nle 1982 e ancora nel 1992 su un campione nazionale della popolazione di 18 anni e più dall’U.S. Bureau of the Census per conto del National Endowment of the Arts. Per una descrizione dettagliata di questi dati vedi Robinson et al. (1985) e Robinson (1993). 1 d’età, o in una particolare esperienza religiosa, “marginale” (Malone 1979; Lipsitz 1990; Ennis 1992). Ci sono tre generi middlebrow – la musica “easy listening”/mood, i musical di Broadway, e la musica delle big band. Queste forme sono nel mainstream della musica commerciale sin dagli anni Venti (Goldberg 1961; Nanry 1972; Ennis 1992)2. La misura del lowbrow è compresa tra 0 e 5; quella middlebrow tra 0 e 3. L’onnivorismo può variare da 0 a 8. In entrambi gli anni considerati (1982 e 1992), gli highbrows hanno, in media, due anni in più di scolarità, guadagnano circa 5 mila dollari in più come reddito familiare annuale, sono di circa 10 anni più vecchi, sono più spesso bianchi, e sono più spesso femmine degli altri nel campione3. Tutte queste differenze sono statisticamente significative. Né gli highbrows né gli altri, comunque, hanno più probabilità di essere sposati.4 2. Risultati In media gli highbrows scelgono 1,74 generi lowbrow dei 5 possibili nel 1982 e 2,23 nel 1992, con un incremento statisticamente significativo di quasi un punto e mezzo per persona in solo un decennio. Questo risultato è in linea con la predizione di un onnivorismo highbrow crescente. La prima riga mostra anche che altri hanno aumentato il loro numero di scelte lowbrow ma il tasso di incremento è per gli highbrow significamente maggiore che per gli altri […] Nella seconda riga della stessa tabella, vediamo che nel 1982 gli highbrows hanno in media apprezzato quasi due su tre generi middlebrow. Questo dato contraddice le aspettative di Lynes (1954) e Sontag (1966) che gli highbrows avrebbero evitato le forme middlebrow, ma è coerente con le idee di Peterson e Simkus (1992) sugli onnivori perché si rileva che gli highbrows gradiscono più forme middlebrows degli altri e perché questa differenza aumenta (anche se non in modo statisticamente significativo) tra il 1982 e il 1992. Presi insieme, questi dati suggeriscono che nel 1992 gli highbrows sono più onnivori di quanto lo fossero nel 1982, e lo sono divenuti in misura maggiore degli altri. Allo stesso tempo, i non-highbrows stanno aumentando il loro numero di preferenze musicali. Con solo questi due anni di riferimento non è possibile dire in modo definitivo se c’è una tendenza di lungo periodo verso l’onnivorismo o se il cambiamento è dovuto a forze che stanno agendo solo sul decennio in esame. Torneremo sulla questione più avanti. La tendenza a diventare più onnivori tra il 1982 e il 1992 ha riguardato tutti gli highbrows – in altre parole può questa differenza essere definita un effetto periodo (Rogers 1982)? O, al contrario, i singoli highbrows hanno mantenuto intatti i loro gusti, così che la differenza osservata è imputabile solo alla sostituzione delle coorti più vecchie e snob con le coorti più giovani e onnvore? Ambramson e Inglehart (1993) hanno per esempio mostrato che la sostituzione di coorte ha cambiato in modo ingente i valori in otto paesi occidentali. La coorte è qui misurata come anno di nascita (Rogers 1982). Per rispondere a queste domande, abbiamo condotto quattro analisi di regressione (del tipo OLS).5 La variabile dipendente in ciascuna analisi è il numero di generi middlebrow e lowbrow scelti dagli highbrows e dagli altri, analizzati separatamente. Le variabili indipendenti di interesse in ciascuna analisi sono l’anno di nascita del rispondente e l’anno di intervista […]. E’ stato già dimostrato che diverse variabili influenzano la partecipazione artistica indipendentemente dall’età: l’istruzione, il genere, la “razza” (misura qui nei termini della dicotomia bianchi/non bianchi), reddito familiare […], e le dimensioni della comunità di residenza (DiMaggio e Useem 1978; Blau 1989; DiMaggio e Ostrower 1990; Robinson 1993). Ciascuna di queste variabili può influenzare, in ipotesi, il grado di onnivorismo, per cui sono state incluse 2 Entrambe le inchieste chiesero informazioni anche su altre forme musicali. Rap, reggae, New Age e musica da banda per esempio furono incluse in una ma non nell’altra. Inoltre, la categoria” folk” è stata ridefinita nel questionario del 1992 e questo rende impossibile una comparazione tra le due inchieste. Il jazz è stato incluso in entrambe, ma non è stato inserito nelle nostre scale perché, pur avendo radici lowbrow, esso è ora insegnato nei conservatori come musica highbrow e consumato in gran parte da middlebrow (Leonard 1962; Nanry 1972; Ennis 1992), e ricerche precedenti hanno chiaramente mostrato un insolitamente diffuso apprezzamento di ciò che viene chiamato “jazz” da parte di gente differente (DiMaggio e Ostrower 1990; Peterson e Simkus 1992). 3 Sfortunatamente, la survey del 1992 non chiedeva l’occupazione, così non siamo in grado di valutare questa componente importante della posizione di classe come hanno fatto Peterson e Simkus (1992) usando i dati del 1982. 4 Gli sposati al momento dell’indagine sono stati distinti dagli altri perché, in media, essi partecipano a performance artistiche meno spesso di coloro che sono single, divorziati e vedovi (DiMaggio e Ostrower 1990). 5 L’analisi di regressione è una tecnica statistica che permette di valutare quanto una certa variabile (chiamata “dipendente”) dipenda causalmente da una serie di altri variabili (dette indipendenti), sia cioè un loro effetto. Ci sono più metodi per condurre questo tipo di analisi, e quello qui adottato (OLS, o metodo dei minimi quadrati) è uno dei più comuni (N.d.C.). 2 nell’analisi come variabili di controllo. Lo stato civile non è stato incluso perché non era associata in modo significativo al numero dei generi musicali scelti. […] 3. Discussione Nel loro complesso, i risultati di questo studio sostengono la tesi che tra gli americani di status elevato l’onnivorismo sta rimpiazzando lo snobbismo. Il cambiamento è in parte imputabile ad una sostituzione di coorte, ma si è realizzato in gran parte perché le persone di alto status (highbrows) di ogni età stanno diventando più onnivori. Questo non vuol dire che la maggior parte di loro sia costituita di perfetti onnivori (nel 1982 solo otto e nel 1992 solo sette highbrows hanno dichiarato di apprezzare tutti gli altri tipi di musica). Il punto è che nel 1992 gli highbrows hanno in media dichiarato di apprezzare tipi di musica non elitaria di ogni genere in numero maggiore di quanto abbiano fatto un decennio prima, e anche che nel 1992 gli highbrows sono più onnivori dei nonhighbrows. Quest’ultimo dato è rafforzato quando utilizziamo l’informazione offerta da tutti i 17 generi di musica non elitaria inclusa nella survey del 1992. Gli highbrows dicono di apprezzare 7,49 di questi 17 generi contro gli 8,84, in media, dei non highbrows, e questa differenza è significativa statisticamente. Inoltre, in risultati per i non highbrows mostrano che l’incremento tra 1982 e 1992 nel numero dei generi musicali apprezzati, anche se maggiore tra gli highbrows, è un trend valido per tutta la società. Teorizzare l’onnivorismo L’onnivorismo delle persone di status elevato, così come documentato da Peterson e Simkus (1992), è una generalizzazione empirica e non offre una spiegazione del perché c’è stato un tale profondo mutamento nel modo in cui lo status elevato viene definito. Dopo aver trovato ampio sostegno alla tesi di uno slittamento dallo snobismo all’onnivorismo, ci concentreremo adesso brevemente sul concetto di onnivoro e suggeriremo un certo numero di fattori che hanno contributo a questo cambiamento. Per come noi intendiamo il significato di gusto onnivoro, esso non sta ad indicare che gli onnivori apprezzano qualunque cosa indiscriminatamente. Piuttosto, esso significa una apertura ad apprezzare tutto. In questo senso è antitetico allo snobismo, che si basa fondamentalmente su regole rigide di esclusione (Bourdieu 1979; Murphy 1988) come “E’ di rigore amare l’opera, e la musica country è un anatema da evitare”. Benché per definizione ostile alla chiusura snob (Murphy 1988), l’onnivorismo non comporta una indifferenza per le distinzioni. Piuttosto, la sua emersione può suggerire la formulazione di nuove regole che governano i confini simbolici (Lamont e Fourneir 1992). Numerosi studi hanno mostrato che i criteri della distinzione, di cui l’onnivorismo è una espressione, devono mettere a fuoco non cosa si consuma ma il modo in cui diversi elementi del consumo vengono interpretati e compresi. Bourdieu (1979; 1965) per esempio mette in contrasto il consumo non riflessivo a fini di intrattenimento personale con l’apprezzamento intellettualizzato. Egli identifica quest’ultimo in modi che sono coerenti con un panorama simbolico monolitico che è adatto per l’era dello snob elitario. E tuttavia, la cultura del discorso critico (Gouldner 1979) che è centrale per la visione di Bourdieu può condurci anche ad un onnivorismo discriminante se l’etnocentrismo che è cruciale per l’elitismo snob viene sostituito dal relativismo culturale. A queste condizioni, le espressioni culturali di ogni sorta vengono comprese in quelli che i relativisti chiamano i loro termini. 6 Se questo è comunque il modo in cui gli onnivori marcano i confini simbolici, essi non accolgono la musica country contemporanea, per fare un esempio, come uno strumento di rappresentazione della propria identità, che è quanto fanno i fan sfegatati (hard-core) del country (Peterson e Kern 1995). Piuttosto, essi la apprezzano e la criticano alla luce di una qualche forma di conoscenza del genere, dei suoi maggiori interpreti, e dei suoi legami con altre forme culturali, sia alte che basse. Gli intellettuali hanno per molto tempo fornito le basi di una comprensione estetica del jazz, del blues, del rock e della musica bluegrass. Più vicino ai giorni nostri, si è iniziato a prendere sul serio la musica country da quando periodici culturali d’elite come American Heritage 6 Come ha chiarito il pensiero critico interno all’antropologia, l’idea stessa di “relativismo culturale” è una forma di superbia perché è impossibile per un outsider esperire la cultura altrui come fa un nativo (Clifford e Marcus 1986). 3 (Scherman 1994) e libri di studiosi di scienze umane (Tichi 1994) hanno iniziato a dotare gli onnivori degli strumenti di cui avevano bisogno per sviluppare una comprensione estetica della musica country. Perché questo slittamento storico dallo snobismo all’onnivorismo? I cambiamenti nella moda sono spesso effimeri (Davis 1992), ma un mutamento nelle basi del gusto dallo snobismo all’onnivorismo suggerisce che sono coinvolte significative alterazioni nei rapporti sociali di potere (Williams 1961). In conclusione, ci sentiamo di avanzare, in via del tutto ipotetica, cinque fattori collegati che possono contribuire a formare il cangiante terreno della politica di status (Schiach 1989). Cambiamento strutturale. Un insieme di processi sociali all’opera dal secolo scorso rendono l’esclusione sempre più difficile. Livelli crescenti di qualità della vita, accresciuta istruzione, e distribuzione delle arti tramite i media hanno reso il gusto estetico d’elite più accessibile ad sempre più ampi segmenti della popolazione, svalutando le arti come segnali di esclusione. Al contempo, la mobilità geografica e quella di classe sociale hanno mescolato gente con gusti differenti. E i sempre più onnipresenti mass media hanno introdotto i vari segmenti della popolazione ai gusti estetici degli uni e degli altri. Così, è sempre più difficile escludere i diversi modi fare e costumi (folkways) del resto della popolazione mondiale, allo stesso tempo in cui questi costumi sono sempre più a disposizione per essere fatti propri dagli arbitri del gusto elitario (Lipsitz 1990). Cambiamento nei valori. Se i cambiamenti strutturali plasmano le opportunità, i cambiamenti di valore relativi alle differenze di genere, etnia, religione e “razza” razionalizzano il passaggio dallo snob all’onnivoro. Nel diciannovesimo secolo il pregiudizio di gruppo fu legittimato dalla ricerca scientifica e trovò espressione a livello della società intera in leggi che statuivano l’esclusione. Questo gradualmente venne meno, e le brutalità naziste della Seconda guerra mondiale diedero ai “razzismi” di ogni genere una così cattiva reputazione che la maggior parte delle leggi discriminatorie di questo paese [Stati Uniti] sono state da allora abolite. E’ ora sempre più raro che persone che coprono posizioni di autorità pubblicamente abbraccino teorie che stabiliscono differenze essenziali tra gruppi di tipo razziale o etnico (Takaki 1993). 7 Il cambiamento dallo snob esclusivista all’onnivoro inclusivista può dunque essere visto come parte del trend storico verso una più grande tolleranza nei confronti di quanti hanno differenti valori (Inglehart 1990; Abramson e Inglehart 1993). Cambiamento nei mondi dell’arte. Gli sviluppi nel mondo delle belle arti nel corso del secolo e mezzo passato hanno fornito per primi le teorie e i modi di esposizione che hanno trasformato la persona di status elevato in snob; più recentemente essi hanno offerto una giustificazione per l’onnivoro. I teorici elitisti delle Accademie reali europee di musica, pittura, drammaturgia e danza del primo Ottocento dibattevano tra loro, ma erano uniti dalla credenza nell’esistenza di un unico standard in funzione del quale tutte le altre espressioni erano volgarità (White e White 1965). Così essi crearono una estetica e un ambiente morale in cui lo snobismo di status elevato poté fiorire (Arnold 1875: 44-47; Levine 1988: 171-241). Le forze di mercato che hanno attraversato tutte le arti hanno portato con sé nuovi imprenditori estetici, sostenitori di teorie avanguardiste che attribuivano un valore positivo alla ricerca di nuovi e sempre più esotici modi d’espressione, ma nella seconda metà del ventesimo secolo i candidati proposti per essere inclusi in questo nuovo canone erano così tanti che il vecchio criterio di un singolo standard non era più credibile. Divenne così sempre più evidente che la qualità dell’arte non era intrinseco all’opera in sé, ma nella valutazione che ne faceva il mondo dell’arte (Zolberg 1990, 53-106), e che espressioni di ogni genere provenienti da ogni regione sono suscettibili di appropriazione estetica (Becker 1982). Questa è la base estetica dello slittamento dello snob esclusivo ed elitario all’onnivoro, sempre elitario ma inclusivo. Politica generazionale. Prima gli anni cinquanta del novecento, ci si aspettava che i giovani fossero appassionati di musica e di cultura pop ma che si spostassero verso generi più “seri” maturando. A partire dagli anni cinquanta, invece, giovani bianchi di ogni classe fecero proprio la musica popolare da ballo afroamericana sotto l’etichetta di rock’n’roll (Ennis 1992), e per la fine degli anni sessanta quella che venne identificata come la “nazione di Woodstock” concepiva la sua cultura giovanile peraltro variegata non tanto come uno “stadio” da superare con l’età ma come una 7 Argomenti di tipo essenzialista sono ancora spesso avanzati con riguardo a differenze di comportamento tra i sessi e come spiegazioni di orientamenti sessuali (sia dai sostenitori dell’omosessualità che dai suoi oppositori) 4 possibile alternativa alla cultura d’elite istituzionalizzata (Lipsitz 1990; Aronowitz 1993), in questo modo, in effetti, discreditando l’esclusione highbrow e valorizzando l’inclusione. Uno degli effetti più duraturi di questa visione è stata che gli americani benestanti ed istruiti che proteggono le arti sono oggi in numero inferiore di quanti erano nelle generazioni precedenti (Robinson 1993; Peterson e Sherkat 1995), e molti di loro dicono di apprezzare una vasta gamma di forme musicali (Schaefer 1987; Peterson e Sherkat 1995). Politica di status. I gruppi di status (o “ceti”) dominanti hanno regolarmente definito la cultura popular in termini che si adattavano ai loro interessi e hanno agito per rendere le subculture di ceto subordinate non pericolose (Sennett e Cobb 1972; Schiach 1989). Una strategia ricorrente è stata quella di definire la cultura popular come volgare e da evitare o sopprimere (Arbold 1875; Eliot 1949; Bloom 1987); un’altra è quella di “imborghesire” elementi della stessa cultura incorporandoli nella cultura di status dominante (Leonrad 1962; Tichi 1994). I nostri dati suggeriscono un cambiamento di non poco conto verso questa seconda strategia politica di ceto. Mentre l’esclusione snob ha offerto un efficace segno distintivo di status in un mondo omogeneo e circoscritto (e WASP, cioè bianco, anglo-sassone e protestante) che sapeva farsi valere sugli altri mondi anche con la forza se necessario, l’inclusione onnivora sembra più adatta ad un mondo progressivamente globale gestito da quanti si guadagnano da vivere, in parte, mostrando rispetto per le espressioni culturali degli altri. Come lo snobismo highbrow soddisfaceva i bisogni della vecchia classe medio-alta imprenditoriale, così sembra esserci una affinità elettica tra l’onnivorismo e la nuova classe amministrativa e manageriale di oggi. Riferimenti bibliografici Abramson, P. R. e Inglehart, R. [1993], Generational Replacement and Value Change in Eight West European Countries, in “British Journal of Politics” 22, pp. 183-228. Aronowitz, S. 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