L’ISOLA DI CIRCE lavoro dello studente giacomo salvati classe IV B anno scolastico 2015-2016 L’isola in Omero L’isola è un elemento ricorrente nel poema omerico. Ogni isola si differenzia dall’altra per vegetazione , animali ed elementi paesaggistici di grande bellezza. Nonostante le differenze, le isole in cui l’eroe greco Ulisse approda sono terre utopiche ,che vanno oltre l’immaginazione. Queste isole sono chiamate «Locus Amoenus», luoghi, appunto, simili a paradisi terrestri, immersi tra piante ed alberi di ogni tipo. Tra le isole paradisiache raggiunte da Odisseo, troviamo l’isola della maga Circe. GEOGRAFICAMENTE L’isola di Eea (in greco Αἰαίη Aiàiē o Αἰαία Aiàiā, in latino Aeaea) viene nominata nell'Odissea come dimora della maga Circe e prendeva il nome da Eos, l'aurora. Che la sede di Circe fosse un'isola è ben chiaro nel libro X dell'Odissea, in quanto Ulisse, salito su una roccia, scorse nella sua interezza il contorno dell'isola: «e il pelago tutto d'intorno la stringe a ghirlanda». Tale isola è stata identificata, fin dall'antichità, con l'attuale promontorio del Circeo. Tuttavia il Circeo non è che un promontorio e in passato era una penisola; si è ipotizzato quindi che in epoca antica dovesse essere separato dalla terra e circondato dal mare o collegato alla terra da una spiaggia. A ricordo di questa sede ipotetica esiste ancora una grotta indicata come «grotta della Maga Circe», nonché le rovine del cosiddetto «Tempio di Circe (o di Venere)», dove fu rinvenuta la testa di una statua, attribuita alla maga Dal libro X dell’Odissea: «Ancora sconvolti, navigammo finché giungemmo a una nuova terra. Sbarcati, restammo per un paio di giorni come storditi dal dolore. In silenzio, ci guardavamo l’un l’altro e subito ci venivano le lacrime agli occhi, al pensiero dei compagni perduti. Non sapevamo in quale angolo di mondo eravamo capitati e, intimoriti da tante sventure, eravamo in preda allo sconforto. Il terzo giorno io mi feci forza: ero il capitano, e dovevo pensare anche agli altri. Presi la lancia e da solo mi avventurai all’interno, arrampicandomi su una cima rocciosa per orientarmi. Dall’alto, vidi che eravamo su un’isola verde, circondata a perdita d’occhio dal mare. Ma, da una radura nel bosco, saliva del fumo: c’era qualcuno! Ancora non lo sapevo, ma quella che vedevo era la casa di Circe, la figlia del Sole, una maga bellissima e seducente, ma molto, molto pericolosa...» Dal libro X dell’Odissea: «Nella vallata trovarono le case di Circe costruite con pietre squadrate, in un luogo protetto: c’erano intorno lupi montani e leoni che ella aveva stregato, dandogli filtri maligni . Essi non assalirono gli uomini, ma agitando le lunghe code si alzarono. Come quando i cani scodinzolano al padrone che torna da un pranzo, perché porta ogni volta dei buoni bocconi; così i lupi dalle forti unghie e i leoni scodinzolavano ad essi: temettero, quando videro le orribili fiere.» CIRCE L’AFFASCINANTE SEDUTTRICE Dal libro X dell’Odissea: «Si fermarono davanti alle porte della dea dai bei riccioli, sentivano Circe che dentro con voce bella cantava, intenta a un ordito grande, immortale, come le dee sanno farli, sottili e pieni di grazia e di luce.» L’INSIDIA DI CIRCE Dal libro X dell’Odissea: «Subito lei, uscita fuori, aperse le porte splendenti e li invitava: e tutti stoltamente le tennero dietro. Ma Euriloco restò fuori, ché temeva un inganno. li condusse a sedere sopra troni e divani E per loro del cacio, della farina d’orzo e del miele nel vino di Pramno mischiò: ma univa nel vaso farmachi tristi, perché del tutto scordassero la terra paterna. E appena ne diede loro e ne bevvero, ecco che subito, con la bacchetta battendoli, nei porcili li chiuse. Essi di porci avevano testa, e setole e voce e corpo: solo la mente era sempre quella di prima.» (Trad. di Rosa Calzecchi Onesti) LA NATURA DI CIRCE Circe, residente nell'isola di Eea e figlia di Elio e di Perseide, è una figura molto ambigua e sfaccettata, oscillante tra Dea e Maga, maliarda e dama soccorrevole, amante vendicativa e divinità benigna, signora della natura selvaggia e maestra di raffinati lussi. Circe si modula sulla doppia natura dei "phàrmaka" cui è affidato il suo potere: pozioni potenti, in grado di produrre lugubri degradazioni, ma anche luminose sublimazioni, capaci di rendere l'individuo migliore o addirittura di trasformarlo in dio. CIRCE LA PERFIDA SEDUTTRICE C'è chi racconta che li trasformasse tutti in maiali prima ancora di chiedere come si chiamassero, chi invece sostiene che prima se li portasse a letto e poi ne mutasse uno in leone, un altro in toro o in ariete o in gallo. Altri dicono infine che non li tramutava affatto, ma semplicemente sapeva rivelare chi già erano, facendone affiorare la natura nascosta di porci o di asini. Viene, in pratica, descritta come una perfida seduttrice. DALL’ISOLA DI CIRCE ALL’ISOLA DEI BEATI L’isola di Circe dà origine alle meravigliose isole dell’antichità, luoghi utopici creati dalla fantasia degli antichi, tra cui primeggia l’isola dei Beati. Qui, le anime dei Beati vivono eternamente immersi in una natura rigogliosa e lussureggiante assaporando le mille delizie che un luogo paradisiaco può offrire. Luciano di Samosata (120-180 d. Cr.) nella sua Storia vera ne narra l’approdo e l’incontro con Omero e con gli altri grandi personaggi del mondo greco.