Pubblicazione registrata al Tribunale di Milano n.71 del 10 febbraio 2006 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano TRIMESTRALE DI AGGIORNAMENTO MEDICO SETTEMBRE 2013 ANNO 14 PERCORSI in HIV VIRUS EPATITICI Il dibattito sulla prevenzione Le nuove epidemie pagina 7 pagina 26 INTERAZIONI tra ARV e farmaci psicotropi, neurologici, analgesici, antinfiammatori e oppioidi pagina 35 I dati della Coorte italiana ICONA Update 2013 pagina 40 ONE HUNDRED PER CENT DEDICATED TO HIV MEDICINES AND RESEARCH, FOCUSED ON THE NEEDS OF THOSE AFFECTED BY HIV, AND COMMITTED TO INNOVATION We are committed to delivering innovation for people living with HIV Find out more 100% focused on HIV indice Editoriale 3 pag. 5 Strategie di prevenzione in HIV. Nuovi scenari virologici nelle epatiti Mauro Moroni, Mario Rizzetto Percorsi ragionati HIV pag. 7 I Late Presenter con HIV: i segni di un’epidemia silenziosa nei dati ISS Barbara Suligoi Favorire l’accesso al test per HIV: nuove strategie e ruolo dei test rapidi Enrico Girardi, Giuseppe Ippolito I test rapidi in HIV Maria Rita Parisi Therapy as prevention (TASP) e ruolo del Community Viral Load (CVL) Massimo Andreoni Profilassi pre e post-esposizione Vincenzo Puro Le difficili e controverse questioni poste dalla “partner-communication” nelle malattie sessualmente trasmissibili Fabio Cembrani Condom come strategia di profilassi Luca Meroni Un mondo senza AIDS? La parola alle Associazioni Simone Marcotullio, Giulio Maria Corbelli, Paolo Patanè Percorsi ragionati Virus Epatitici pag. 26 L’infezione da HBV occulta Giovanni Raimondo Il virus dell’epatite E: un nuovo protagonista? Luisa Romanò, Alessandro R. Zanetti Il virus dell’epatite D: alla frontiera fra il mondo vegetale e quello animale Mario Rizzetto Nuove terapie per l’epatite cronica C pag. 33 Faldaprevir: gli studi clinici Alessia Ciancio, Mario Rizzetto Interazioni farmacologiche pag. 35 Interazioni tra ARV e farmaci psicotropi, neurologici, analgesici, antinfiammatori e oppioidi Andrea Calcagno Coorte ICONA pag. 40 Update 2013 Sergio Lo Caputo Congress report pag. 42 7th IAS Conference on HIV Pathogenesis, Treatment and Prevention (IAS) Marco Borderi Highlights Update sul nuovo Single Tablet Regimen EVG/COBI/TDF/FTC Antonella Castagna Quadro epidemiologico delle epatiti B e C in Italia Giampiero Carosi, Giovanni Battista Gaeta La strategia terapeutica PI/r + NRTI: update dei dati di efficacia e di safety Massimo Andreoni [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] pag. 44 4 TRIMESTRALE DI AGGIORNAMENTO MEDICO SETTEMBRE 2013 - ANNO 14 ISBN: 9788887052770 Pubblicazione registrata al Tribunale di Milano n. 71 del 10 febbraio 2006 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano DIRETTORE SCIENTIFICO E COORDINAMENTO SCIENTIFICO HIV: Mauro Moroni, Milano COORDINAMENTO SCIENTIFICO VIRUS EPATITICI: Mario Rizzetto, Torino COMITATO DI REDAZIONE: A. Antinori, Roma; T. Bini, Milano; S. Bonora, Torino; M. Borderi, Bologna; R. Bruno, Pavia; E. Bugianesi, Torino; A. Castagna, Milano; A. Ciancio, Torino; V. Di Marco, Palermo; S. Fagiuoli, Bergamo; M. Fasano, Bari; A. Gori, Monza; P. Lampertico, Milano; S. Lo Caputo, Firenze; F. Maggiolo, Bergamo; A. Mangia, S.G. Rotondo (FG); G.C. Marchetti, Milano; A. Marzano, Torino; L. Meroni, Milano; L. Milazzo, Milano; G. Missale, Parma; G. Morsica, Milano; C. Mussini, Modena; L. Palmisano, Roma; D. Prati, Lecco; C. Puoti, Marino (RM); M. Puoti, Milano; S. Rusconi, Milano; T. Stroffolini, Roma; V. Svicher, Roma; M. Viganò, Milano COMITATO SCIENTIFICO: A. Alberti, Padova; M. Andreoni, Roma; P. Andreone, Bologna; A. Andriulli, S.G. Rotondo (FG); G. Angarano, Bari; M. Angelico, Roma; S. Antinori, Milano; G. Antonelli, Roma; M. Brunetto, Pisa; S. Bruno, Milano; L. Calza, Bologna; G. Carosi, Brescia; R. Cauda, Roma; M. Clementi, Milano; M. Colombo, Milano; A. Craxì, Palermo; A. d’Arminio Monforte, Milano; A. De Luca, Siena; A. De Rossi, Padova; G. Di Perri, Torino; R. Esposito, Modena; G. Filice, Pavia; M. Galli, Milano; G.B. Gaeta, Napoli; C. Giaquinto, Padova; G. Ippolito, Roma; A. Lazzarin, Milano; M. Levrero, Roma; F. Mazzotta, Firenze; L. Minoli, Pavia; C.F. Perno, Roma; G. Raimondo, Messina; M.B. Regazzi, Pavia; G. Rezza, Roma; G. Rizzardini, Milano; T. Santantonio, Foggia; G. Saracco, Orbassano (TO); A. Smedile, Torino; F. Starace, Modena; G. Taliani, Roma; C. Torti, Brescia; S. Vella, Roma; C. Viscoli, Genova; V. Vullo, Roma; M. Zazzi, Siena; A.L. Zignego, Firenze EDITORE Effetti srl - Via Gallarate, 106 - 20151 Milano www.readfiles.it - [email protected] Tel. 02 3343281 - Fax 02 38002105 Direttore Responsabile: Francesca Tacconi Coordinamento Comitato di Redazione: L. Meroni, L. Milazzo, S. Rusconi Coordinamento Redazionale: A. Invernizzi, M. Luciani Direzione grafica: F. Tacconi Impaginazione: M. Compostini Segreteria di Redazione: F. Rebora, E. Valli Stampa: Magicgraph srl, Busto Arsizio (VA) © Effetti srl 2013 - Tutti i diritti di riproduzione, traduzione e adattamento parziale o totale, con qualunque mezzo, sono riservati. editoriale 5 Strategie di prevenzione in HIV Nuovi scenari virologici nelle epatiti [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] Percorsi ragionati HIV Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche Il percorso di ricerca dei virus epatitici, iniziato in sordina con la scoperta dell’antigene Australia nel 1965, è culminato con clamore nel 1989 con la scoperta del virus dell’epatite C (HCV). Tra l’antigene Australia, il riconoscimento della sua firma sierologica nell'infezione da virus dell'epatite B (HBV) e la disponibilità di test diagnostici specifici sono passati 9 anni; tra la scoperta dell’HCV e la disponibilità generale di un test diagnostico per l’infezione da HCV è trascorso un anno. La scoperta dell’HCV ha colmato una importante lacuna e al contempo ha concluso la ventennale caccia al virus epatitico in cui si era impegnata tutta la comunità scientifica, dai clinici agli epidemiologi, agli immunologi, ai patologi. Le etichette dell’HCV, dell’HBV, HDV ed HEV catalogano virtualmente tutte le epatiti virali croniche di comune osservazione clinica. L’ipotesi di una residua quota di epatiti virali attribuibili a virus non A, non B, non C è svanita; nelle poche rimanenti forme di epatiti croniche sporadiche sine materia, non è stato identificato un sospetto epidemiologico che indirizzi l’indagine verso un’origine infettiva. Dal 1990 la ricerca si è soprattutto focalizzata sulla definizione delle caratteristiche e proprietà dei virus B e C, coinvolgendo principalmente i biologici molecolari. Il risultato è sorprendente; le conoscenze dei meccanismi della sintesi virale hanno portato allo sviluppo di valide terapie, capaci nei soggetti senza compromissione avanzata del fegato, di controllare o curare l’epatite B e C in oltre il 90% dei casi. Le prospettive mediche e la classificazione nosografica delle infezioni da virus epatitici non sono tuttavia chiuse. Lo scrutinio clinico, la disamina epidemiologica ed il confronto biologico hanno definito ulteriori insospettati quadri di malattia, esteso i confini delle infezioni, suscitato suggestive ipotesi sull’origine dei virus. congress report Virus epatitici highlights Chi ha detto e scritto che “Vale più un’oncia di prevenzione che una libbra di terapia”, forse non si rendeva conto di esprimere un concetto di enorme peso economico, sociale e sanitario nonchè di costante attualità. Tale affermazione andrebbe riportata a grandi caratteri su targhe incorniciate e appesa di fronte alla scrivania di tutti gli Amministratori pubblici impegnati, con i soldi dei cittadini, a gestire la salute. Forse, in tal modo, prima o poi, la prevenzione potrebbe guadagnare posizioni nelle priorità strategiche, troppo focalizzate sulle terapie. L’epidemia da HIV rappresenta un evento paradigmatico circa il ruolo prioritario della prevenzione: si tratta di un’epidemia “comportamentale”, che si diffonde tramite limitatissime modalità e ove il contagio è agevolmente evitabile. L’infezione è ancora non-eradicabile ed i trattamenti costosi e continuativi. I risparmi conseguenti ad una efficace prevenzione sono stati calcolati in decine di milioni di euro. Il tema della prevenzione dal contagio da HIV è però complesso e articolato, contempla problemi organizzativi ed economici, ma anche ideologici e sociali. Ciò rende ragione del fatto che tutt’oggi, non si sia ancora individuata la strategia vincente e che nei vari Paesi in cui ci si è posto il problema, si proceda ancora per tentativi, in molti casi con esiti di difficile interpretazione. Il nuovo ReAd Files affronta solo alcuni aspetti di questo problema, con particolare attenzione alla realtà nazionale: l’analisi del fenomeno della sieropositività sommersa; le strategie di accesso al test; le prospettive offerte dai “test rapidi” e dal “self-testing”; la profilassi pre e post-esposizione; il ruolo delle strategie di abbattimento della carica virale di popolazione e, infine, l’uso del condom, la più economica, disponibile e forse efficace modalità di prevenzione. Al dottor Cembrani, medico-legale, è stato affidato il tema della “partner communication”, che vede da sempre coinvolto il Medico Curante, in mezzo a responsabilità etiche e giudiziare, e che emerge ogni qualvolta si pone la scelta tra “l’interesse” del singolo assistito, dell’”altro” o della comunità. Il contributo è suddiviso in due parti, ospitate nell’attuale e nel prossimo numero. Ringraziamo l’Autore per il difficile lavoro di sintesi e la chiarezza espositiva. I rappresentanti di alcune Associazioni di pazienti con HIV firmano infine i contributi sul tema di un (auspicabile) mondo senza AIDS. editoriale HIV editoriale In questo numero di ReAd Files vengono discusse tre acquisizioni recenti che si aggiungono ai paradigmi classici dell’epatite virale: – l’infezione occulta da HBV; permette l’interpretazione di eventi clinici da tempo osservati ma finora non spiegati, rende edotti del rischio di riattivazione dell'infezione latente da HBV in pazienti precedentemente esposti al virus, sottoposti a terapie immunosoppressive. – l’epidemiologia dell’HEV e le nuove acquisizioni sull’epatite E; la disamina dell’infezione zoonotica e quella umana permette un inquadramento diagnostico più preciso della sierologia specifica (anti-HEV), l’analisi clinica ha portato all'identificazione di epatiti croniche da HEV nel trapianto epatico. – la collocazione dell’HDV nella scala biologica; dimostra come questo agente infettivo rappresenti la frontiera fra la virologia vegetale e quella animale e suscita l’ipotesi che esso rappresenti un anello evolutivo fra un mondo prebiotico ad RNA ed il mondo biotico evoluto nel DNA e nelle proteine. Mauro Moroni, Mario Rizzetto highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale 6 [Editoriale] Percorsi ragionati HIV 7 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% MSM > 350 cellule/mmc IDU 200-350 cellule/mmc Eterosex Altro < 200 cellule/mmc AIDS Centro Operativo AIDS, Istituto Superiore di Sanità, Roma [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] “Nel 2011 in Italia quasi il 60% delle nuove diagnosi di HIV ha scoperto di essere sieropositivo in fase avanzata di immunodepressione o già in AIDS” Percorsi ragionati HIV Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Nuove terapie per l’epatite cronica C Figura 1. Nuove diagnosi di infezione da HIV, periodo 2010/11. Distribuzione percentuale dei CD4 per modalità di trasmissione Tra i LP, il motivo principale (oltre la metà) che aveva condotto alla diagnosi di HIV era la presenza di sintomi suggestivi di infezione di HIV. Viceversa, tra coloro che presentavano più di 350 CD4 cellule/mmc alla diagnosi, il motivo principale era un comportamento a rischio, mentre la presenza di sintomi HIV-correlati veniva riportata solo in circa 1/5 di questi casi (figura 2). Tra i Late Presenter, circa un quarto delle diagnosi poste era conseguente ad un test per HIV effettuato per controlli medici di routine. Si trattava di test eseguiti in occasione di diagnosi di malattie sessualmente trasmesse, in caso di intervento chirurgico, per accertamenti in presenza di altre patologie, per un controllo periodico eseguito presso i servizi per le dipendenze o in altre comunità, per un controllo in gravidanza o nello screening per una donazione di sangue. In conclusione, la quota di persone che ignora di essere HIV-positiva fino ad una fase avanzata della storia naturale dell’infezione, nel nostro Paese è assai rilevante. La diagnosi tardiva è probabilmente ascrivibile alla combinazione di vari fattori: una bassa percezione del rischio di contrarre l’infezione da HIV, primariamente Interazioni farmacologiche Secondo i dati della sorveglianza nazionale delle nuove diagnosi di HIV, nel 2010-2011 i LP costituivano il 55,2% dei casi segnalati, oltre un terzo presentava un evento AIDS (3), in linea con quanto rilevato anche in altre nazioni europee. I LP avevano un’età mediana più alta rispetto ai non LP: 40 anni vs. 35 anni. La probabilità di scoprire la propria sieropositività in ritardo era associata ad un’elevata età alla diagnosi (probabilità quasi 5 volte più alta negli ultracinquantenni rispetto ai gio- Come scoprono di essere sieropositivi i LP? congress report Chi sono i LP in Italia vani sotto i 30 anni), del 70% più alta negli stranieri rispetto agli italiani e del 50% più alta per i casi diagnosticati al sud rispetto ai casi diagnosticati al nord (4). Meno della metà degli MSM (men who have sex with men, omosessuali maschi) erano LP, mentre eterosessuali e IDU (injecting drug users, tossicodipendenti per via iniettiva) superavano il 60% (figura 1). highlights La consapevolezza del proprio stato di sieropositività è importante per poter accedere tempestivamente alla terapia antiretrovirale e per ridurre la probabilità di trasmissione legata ai comportamenti a rischio. Tuttavia, in Europa quasi la metà delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV si presenta in modo tardivo alla diagnosi, con un numero di CD4 inferiore a 350 cellule/mmc o addirittura già in AIDS (1). Una recente consensus conference europea (2) ha stabilito il termine di Late Presenter (LP) per le persone con HIV con CD4 < 350 cellule/mmc o già in AIDS. editoriale I Late Presenter con HIV: i segni di un’epidemia silenziosa nei dati ISS HIV Percorsi ragionati “Come conseguenza delle diagnosi tardive, due terzi delle persone diagnosticate con AIDS dal 1996 ad oggi non ha utilizzato la HAART pre-diagnosi” attraverso i rapporti sessuali non protetti; una tendenza a sottovalutare la presenza di patologie HIV-correlate come suggestive di un’infezione da HIV, in modo particolare tra le persone anziane; una proposta meno efficace o meno capillare del test per HIV nella popolazione straniera e nel meridione. Barbara Suligoi, Laura Camoni, Figura 2. Nuove diagnosi di infezione da HIV, 2010-2011. Motivi di esecuzione del test HIV in persone con CD4 > 350 cell/mmc e CD4 < 350 alla diagnosi > 350 CD4 < 350 CD4 Donazione di sangue Gravidanza Controllo periodico/routine Accertamenti per altra patologia o intervento chirurgico Comportamento a rischio Sintomi suggestivi di HIV 0 Vincenza Regine Centro Operativo AIDS, Istituto Superiore di Sanità, Roma 20 % diagnosi 40 60 Le percentuali indicate nelle barre blu (la cui somma dà 100%) si riferiscono al totale dei soggetti con CD4 >350; le percentuali nelle barre rosse (la cui somma dà 100%) si riferiscono al totale dei soggetti con CD4 <350 Centro Operativo AIDS, Istituto Superiore di Sanità, Roma highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale 8 Riferimenti bibliografici: 1. European Centre for Disease Prevention and Control/WHO Regional Office for Europe. HIV/AIDS Surveillance in Europe 2011. Stockholm: European Centre for Disease Prevention and Control; 2012. In: http://ecdc.europa.eu/en/publications/Publications/20121130-Annual-HIV-Surveillance-Report.pdf 2. Antinori A, Coenen T, Costagliola D, et al. Late presentation of HIV infection: a consensus definition. HIV Medicine 2011; 12(1):61-4. 3. Suligoi B, Boros S, Camoni L, et al. Aggiornamento delle nuove diagnosi di infezione da HIV al 31 dicembre 2009 e dei casi di AIDS in Italia al 31 dicembre 2010. Not Ist Super Sanità 2011; 24 (5 Suppl.1):3-27. Disponibile all’indirizzo: www.iss.it/binary/ccaa/cont/Not_vol_24_n_5_suppl/1.pdf 4. Camoni L, Raimondo M, Regine V, et al. Late presenters among persons with a new HIV diagnosis in Italy, 2010-2011. BMC Public Health 2013; 13:281. [I Late Presenter con HIV: i segni di un’epidemia silenziosa nei dati ISS. B. Suligoi] Percorsi ragionati HIV 9 A Strategia del test con supervisione Sede Dimens. campione % risposte Tipo di test Disegno studio Popolazione Punteggi qualità a Skolnik 2001 USA 354 365/380 NA Survey quantitativa Pazienti HIV+ 56% (18/32) Spielberg 2003 (a) USA 240 NA Orale e pungidito Quantitativo cross-sezionale Pazienti HIV+ 55% (6/11) Spielberg 2003 USA 460 460/865 NA Survey quantitativa e scambio siringhe MSM. Soggetti STI 63% (20/32) Lee 2007 Singapore 350 NA Pungidito Quantitativo cross-sezionale Pazienti STI* 69% (22/32) Spielberg 2007 India 27 27 NA Survey qualitativa Popolazione generale urbana NA Chavula 2011 Malawi 92 92 Orale (post-survey) Survey qualitativa Popolazione generale urbana NA Choko 2011 Malawi 283 NA Orale Quantitativo cross-sezionale Popolazione generale urbana 72% (23/32) Gaydos 2011 USA 478 NA Orale e pungidito Quantitativo cross-sezionale Pronto soccorso 59% (19/32) MacPherson 2011 Malawi 216 216/226 NA Survey quantitativa Popolazione generale urbana 59% (19/32) Carballo-Dieguez 2012 USA 57 NA Orale Quant./qual. cross-sezionale MSM abitanti in città 59% (19/32) Pant Pai 2012 Canada 100 NA Orale Quant./qual. cross-sezionale Studenti universitari 82% (9/11) OraSure 2012 (fase IIb) USA 1,031 NA Orale Studio di coorte quantitativo noti per HIV Popolazione generale, 29% (10/34) Belza 2012 Spagna 208 NA Pungidito Quantitativa cross-sezionale Test rapido 41% (13/32) Ng 2012 Singapore 994 NA Orale Quantitativa cross-sezionale Soggetti HIV+ a rischio 66% (21/32) a = numero di criteri riportati rispetto al numero totale [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] Modificato da Pant Pai N et al, PLOS Med 2013 Percorsi ragionati HIV Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Nuove terapie per l’epatite cronica C Tabella 1. Caratteristiche dei test rapidi attualmente approvati per l’identificazione dell’infezione da HIV Interazioni farmacologiche in pazienti con una delle precedenti condizioni (3). Uno studio italiano ha inoltre mostrato che l’essere sottoposti al test dopo la diagnosi di una di queste patologie si associa ad un ridotto rischio di diagnosi tardiva di HIV (4). E’ necessaria, comunque, un’iniziativa che favorisca l’applicazione di questa politica nei contesti clinici dove queste patologie vengono generalmente diagnosticate. Negli ultimi anni è anche cresciuto l’interesse per iniziative che consentano l’accesso al test al di fuori delle strutture sanitarie. I dati disponibili (5), anche nel nostro Paese (6, 7), mostrano una buona accettabilità ed una discreta efficienza di questo approccio, che ora si sta ulteriormente sperimentando in Italia in uno studio nazionale. Resta tuttavia da chiarire quale sia la proporzione delle persone risultate positive che accede effettivamente alle cure. L’espandersi dell’offerta del test al di fuori di strutture sanitarie è stato grandemente fa- congress report “Si amplia la possibilità di accesso al test anche al di fuori delle strutture sanitarie ” highlights Per incrementare l’accesso al test per HIV e ridurre la prevalenza di persone contagiate che ignorano il proprio stato sierologico, sono state proposte e sperimentate, in quest’ultimo decennio, diverse strategie di offerta attiva (tabella 1). Negli USA i CDC hanno raccomandato l’offerta del test a tutte le persone tra i 13 e 64 anni che accedono ai servizi sanitari (1), ma vi sono problemi non trascurabili nell’applicazione di questa raccomandazione. Ad esempio, in 11 studi in dipartimenti di emergenza è stata rilevata una proporzione mediana di pazienti effettivamente testati del 22%, ed è stato ipotizzato che lo stesso numero di nuove infezioni diagnosticate con un’offerta routinaria del test potrebbe essere identificato testando un numero inferiore di persone utilizzando un algoritmo di valutazione del rischio (2). In Europa è stata proposta l’offerta attiva del test, indipendente da ogni valutazione di rischio, ai pazienti che presentano una condizione clinica classificata come HIV indicator condition (malattie a trasmissione sessuale, epatiti virali, dermatite seborroica, trombocitopenia ed altre). In un recente studio europeo, una prevalenza di HIV dell’1.8% è stata trovata editoriale Favorire l’accesso al test per HIV: nuove strategie e ruolo dei test rapidi HIV 10 Percorsi ragionati Tabella 2. Caratteristiche dei test rapidi attualmente approvati per l’identificazione dell’infezione da HIV editoriale B Strategia del test senza supervisione Sede Dimens. campione % risposte Tipo di test Disegno studio Popolazione Kalibala 2011 Kenya 765 NA Orale Quant./qual. cross-sezionale Medici 28% (9/32) Katz 2012 USA 108 NA Orale Studio clinico controllato randomizzato MSM abitanti in città 59% (10/17) OraSure 2012 (fase III) USA 5,798 NA Orale Coorte di studio quantitativa Siti a bassa e alta prevalenza, popolazione generale 29% (10/34) Fuente 2012 Spagna 313 NA Pungidito Quantitativa cross-sezionale Test rapido 56% (18/32) Lee 2012 USA 500 NA Orale Quantitativa cross-sezionale Popolazione generale a rischio non noto di HIV 64% (7/11) Carballo-Dieguez 2012 USA 28 NA Orale Qualitativa e quantitativa cross-sezionale HIV non infetti e popolazione cittadina, MSM non monogami 55% (6/11) Helm 2012 Olanda NA NA Orale NA NA NA Modificato da Pant Pai N et al, PLOS Med 2013 congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV a = numero di criteri riportati rispetto al numero totale highlights Punteggi qualità a cilitato dalla disponibilità di test rapidi ed in particolare del test che si esegue sul fluido orale. Questi test sono estremamente semplici da eseguire e in studi di campo hanno mostrato una specificità molto elevata (99,91% se eseguiti su sangue e 99,74% su fluido orale) con una sensibilità più alta per i test su sangue (99,68% contro 98,03%, per i test su fluido orale) (8). Tale fenomeno rispecchia probabilmente una maggiore probabilità di risultati falsamente negativi dei test su fluido orale in pazienti con contagio molto recente. La disponibilità di un test rapido eseguibile su fluido orale ha anche dato un nuovo impulso all’ipotesi di potenziare l’offerta del test eseguito autonomamente: il cosiddetto self testing. A dicembre 2012 è stata autorizzata negli USA la vendita al pubblico dei test rapidi su fluido orale e provvedimenti simili sono allo studio in altri Paesi come il Regno Unito ed il Canada. Restano tuttavia riserve sul self testing dovute in primo luogo al rischio di risultati inaccurati e di conseguenze psicologiche negative sull’individuo, oltre che alla difficoltà di as- sicurare un effettivo accesso alle cure delle persone risultate positive. D’altra parte ci sono potenziali vantaggi in termini di facilitazione della conoscenza del proprio stato sierologico e della ripetizione del test, di anticipazione della diagnosi e di diminuzione dello stigma associato al test attraverso una sua “normalizzazione”. Le evidenze disponibili, peraltro piuttosto limitate, sembrano indicare che il self test abbia un’elevata accettabilità e sia preferito a quello tradizionale (9, 10). In conclusione, sembrano maturi i tempi per pianificare strategie combinate di offerta del test che integrino la disponibilità di servizi dedicati nei quali il test viene eseguito su richiesta del paziente, in modo confidenziale, anonimo e accompagnato da counseling pre e post test. Enrico Girardi, Giuseppe Ippolito Dipartimento di Epidemiologia e Direzione Scientifica, Istituto Nazionale per le Malattie Infettive L. Spallanzani - IRCCS, Roma Riferimenti bibliografici: 1. Branson BM, Handsfield HH, Lampe MA, et al. Centers for Disease Control and Prevention. Revised recommendations for HIV testing of adults, adolescents, and pregnant women in health-care settings. MMWR Recomm Rep 2006; 55:1-17. 2. Haukoos JS. The impact of nontargeted HIV screening in emergency departments and the ongoing need for targeted strategies. Arch Intern Med 2012; 172:20-2. 3. Sullivan AK, Raben D, Reekie J, et al. Feasibility and effectiveness of indicator condition-guided testing for HIV: results from HIDES I (HIV indicator diseases across Europe study). PLoS One 2013; 8(1):e52845. 4. Chiaradia G, Scognamiglio P, Navarra A, et al. Potential impact of routine testing of patients with HIV ID in preventing late HIV diagnosis. Infection 2010; 38(S1):26. 5. Thornton AC, Delpech V, Kall MM, et al. HIV testing in community settings in resource-rich countries: a systematic review of the evidence. HIV Med 2012; 13:416-26. 6. Scognamiglio P, Chiaradia G, Sciarrone MR, et al. Final results of an outreach program of HIV rapid testing among marginalized people living in Rome, Italy. Infection 2011; 39(S1):S24. 7. Parisi MR, Soldini L, Vidoni G, et al. Cross-sectional study of community serostatus to highlight undiagnosed HIV infections with oral fluid HIV-1/2 rapid test in non-conventional settings. New Microbiol 2013; 36:121-32. 8. Pant Pai N, Balram B, Shivkumar S, et al. Head-to-head comparison of accuracy of a rapid point-of-care HIV test with oral versus whole-blood specimens: a systematic review and meta-analysis. Lancet Infect Dis 2012; 12:373-80. 9. Pant Pai N, Sharma J, Shivkumar S, et al. Supervised and unsupervised self-testing for HIV in high- and low-risk populations: a systematic review. PLoS Med 2013; 10(4):e1001414. 10. Napierala Mavedzenge S, Baggaley R, Corbett EL. A Review of Self-Testing for HIV: Research and Policy Priorities in a New Era of HIV Prevention. Clin Infect Dis 2013; 57:126-38. [Favorire l’accesso al test per HIV: nuove strategie e ruolo dei test rapidi. E. Girardi, G. Ippolito] Percorsi ragionati HIV 11 [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] Attualmente, quello della rilevazione dell’infezione acuta rimane ancora un problema clinico e di laboratorio. La sensibilità e l’efficienza dei test rapidi ematici nell’infezione acuta è stata valutata in uno studio dei CDC comparandola a quella dell’amplificazione degli acidi nucleici e al saggio ELISA di 3° e 4° generazione. Con una sieroconversione in atto, i sette test rapidi valutati nello studio sono stati in grado di rilevare un’infezione acuta solo nel 22-33% dei campioni, rispetto al 55-57% dei saggi di 3° generazione e all’86-88% dei saggi di 4° ed ultima generazione. Presso il nostro Dipartimento di Malattie Infettive dell’Ospedale San Raffaele di Milano, nel 2009, è stato realizzato uno studio che comparava la performance di un test rapido utilizzato su campione salivare (Rapid test HIV Lateral-flowHealthChem diagnostics®, LLC) rispetto ad un saggio ELISA di ultima generazione che permette di rilevare gli anticorpi precocemente (3-4 settimane) dopo l’avvenuta infezione. I risultati hanno indicato che la sensibilità del test rapido salivare era molto elevata (99.1%) e la specificità del 98.8%. Dimostrando che il test studiato era efficiente, ma ancora migliorabile. Questo test non è stato poi approvato dall’FDA per l’immissione in commercio. Percorsi ragionati HIV Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Nuove terapie per l’epatite cronica C L’uso nell’infezione acuta Interazioni farmacologiche o su gocce di sangue prelevate dal dito in circa 10 minuti (dai 2 ai 20 minuti al massimo) e hanno un’accuratezza diagnostica comparabile ai più comuni saggi ELISA di seconda e terza generazione, e quindi estremamente elevata. La loro disponibilità si è rivelata di particolare utilità anche nei Paesi a risorse limitate, per la loro semplice esecuzione e l’indipendenza da strumenti costosi e complessi. I vantaggi di questi test sono rappresentati, infatti, oltre che dalla rapidità, dall’estrema semplicità in quanto non necessitano di particolari reagenti e sono già dotati di controlli per escludere errori tecnici. Alcuni test possono essere conservati a temperatura ambiente e sono facilmente trasportabili. Inoltre, non richiedono lo smaltimento come rifiuti speciali. Unico svantaggio è rappresentato dal costo relativamente alto. congress report “Semplici, sicuri e maneggevoli, hanno dimostrato la propria validità a livello mondiale” highlights I dati di sorveglianza indicano che negli ultimi due anni sono stati diagnosticati 4,6 nuovi casi di infezione da HIV ogni 100 mila residenti italiani e 22,5 nuovi casi ogni 100 mila residenti stranieri. Secondo le stime del CDC, le nuove infezioni a trasmissione sessuale potrebbero essere ridotte del 30% ogni anno se tutte le persone con infezione conoscessero il proprio stato sierologico. Si stima, infatti, che in Italia, analogamente ad altri Paesi europei, vi sia una proporzione consistente di persone con infezione da HIV (circa un terzo) che non è a conoscenza del proprio stato di sieropositività. Questo fenomeno ha importanti ripercussioni negative sia per il singolo soggetto, come il ritardo di inizio della terapia antiretrovirale e, quindi, un più alto rischio di evoluzione verso la fase conclamata della malattia, sia a livello sociale, con un più elevato rischio di contagio. Pertanto, è ritenuta strategica e prioritaria l’identificazione precoce dell’infezione da HIV (“early detection”) al fine di mettere in atto azioni volte alla sua corretta gestione. Il Progetto di ricerca “Individuazione e sperimentazione di modelli di intervento atti a migliorare l’adesione al test di screening per HIV”, finanziato dal Ministero della Salute, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e realizzato con il contributo delle Associazioni facenti parte della Consulta di Lotta all’AIDS, ha evidenziato una situazione di estrema disomogeneità nell’offerta del test HIV oggi in Italia, ovvero la mancanza di una comune modalità di esecuzione del test, in particolar modo per quanto riguarda gratuità, anonimato e colloquio di counselling pre e post test. Il 27 luglio 2011 è stata raggiunta, in merito, un’intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome concernente il “Documento di consenso sulle politiche di offerta e le modalità di esecuzione del test per HIV in Italia”, nel quale si stabilisce, prima di tutto, che “il test per HIV deve essere reso disponibile gratuitamente nell’ambito di servizi pubblici che garantiscano la più ampia facilità di accesso ai cittadini”. In questa prospettiva, la diffusione mondiale dell’uso del test rapido con risultato immediato per lo screening di infezione da HIV, rappresenta ormai un presidio fondamentale dal momento che facilita non solo l’esecuzione ma anche il ritiro dei risultati del test che molto spesso non viene effettuata (“mancata restituzione”). I test rapidi per la diagnosi di infezione da HIV sono eseguibili su fluido orale editoriale I test rapidi in HIV HIV 12 Percorsi ragionati Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale Tabella 1. Caratteristiche dei test rapidi attualmente approvati per l’identificazione dell’infezione da HIV Test Approvazione FDA OraQuick ADVANCE Rapid HIV-1/2 Antibody Test® Novembre 2002 Uni-Gold Recombigen® HIV Reveal G-3 Rapid HIV-1 Antibody Test® Interazioni farmacologiche congress report Aprile 2003 Principio Sensibilità (95% CI) Specificità (95% CI) Fluido orale Sangue intero (pungidito o venipuntura) plasma Immuno cromatografia Immuno cromatografia 99.3% (98.4-99.7) 99.6% (98.5-99.9) 99.8% (99.6-99.9) 100% (99.7-100) Immuno cromatografia 99.6% (98.9-99.8) 99.9% (99.6-99.9) Sangue intero (pungidito o venipuntura) Siero & plasma Siero Immuno cromatografia 100% (99.5-100) Immuno cromatografia Immuno cromatografia plasma MultiSpot HIV-1/HIV-2 Rapid Test® Novembre 2004 Clearview HIV ½ STAT-PAK® Maggio 2006 Clearview COMPLETE HIV 1/2® VIKIA® HIV 1-2 highlights Dicembre 2003 Tipo di campione Determine® HIV-1/2 plasma Maggio 2006 Distribuz. CE e approvaz. USA Approvaz. USA Determine® HIV-1/2 Approvaz. Ag/Ab Combo USA (IV generazione) Rapid HIV-1/2 Antibody Test Device INSTI® Siero Novembre 2010 [I test rapidi in HIV. M.R. Parisi] Sangue intero (pungidito o venipuntura) Siero & plasma Sangue intero (pungidito o venipuntura) Siero & plasma Sangue intero (pungidito o venipuntura) Siero & plasma Sangue intero (pungidito o venipuntura) Siero & plasma Sangue intero (pungidito o venipuntura) Siero & plasma Sangue intero (pungidito o venipuntura) Siero & plasma Produttore e costo Rivelamento Tempo OraSure Technologies, Inc $17.50 Proteina A 20-40 minuti 99.7% (99.0-100) Trinity Biotech $15.75 No dati 10 minuti 100% (99.5-100) 99.8% (99.2-100) 99.8% (99.3-100) 99.1% (98.8-99.4) MedMira, Inc $14.00 Proteina A 15 minuti Immuno cromatografia Immuno cromatografia Immuno cromatografia Immuno cromatografia 99.8% (99.0-100) 100% (99.94-100) 100% (99.94-100) 99.7% (98.9-100) Fosf. alcalina 1 ora Proteina A 15 minuti Immuno cromatografia 99.7% (98.9-100) 98.6% (98.4-98.8) 99.93 BioRad Laboratories (99.79-100) $25.00 99.9 (99.77-100) 99.9% Inverness Medical (99.6-100) Professional Diagnostics $17.50 99.9% (99.6-100) Immuno cromatografia 99.7% (98.9-100) 99.9% (99.6-100) Proteina A 15 minuti Immuno cromatografia 99.7% (98.9-100) 99.9% (99.6-100) Immuno cromatografia 99.8% (99.0-100) 99.9% (99.79-100) Siero fetale bovino 20 minuti Immuno cromatografia Immuno cromatografia 99.6% (98.5-99.9) 100% (99.7-100) 99.7% (98.9-100) 99.8% (99.0-100) BioMérieux Clinical Diagnostics Alere/Abbott Laboratories No dati 15 minuti Immuno cromatografia 100% (99.7-100) 99.8% (99.0-100) Immuno cromatografia 100% (99.7-100) 99.6% (98.5-99.9) Alere/Abbott Laboratories Biotinaavidina 15 minuti Immuno cromatografia Immuno cromatografia 100% (99.7-100) 99.9% (99.5-100) 99.6% (98.5-99.9) 99.0% (97.9-99.6) BioLytical Laboratories, Inc Proteina A 1 minuto Immuno cromatografia 99.9% (99.5-100) 100% (99.7-100) Inverness Medical Professional Diagnostics $17.50 Maria Rita Parisi Divisione di Malattie Infettive, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano Riferimenti bibliografici: 1. Documento di consenso sulle politiche di offerta e le modalità di esecuzione del test per HIV in Italia. www.ministerodellasalute.it 2. Patel P, Bennett B, Sullivan T, et al. Rapid HIV screening: missed opportunities for HIV diagnosis and prevention. J Clin Virol. 2012 May; 54(1):42-7. 3. Parisi MR, Soldini L, Di Perri G, et al. Offer of rapid testing and alternative biological samples as practical tools to implement HIV screening programs. New Microbiol. 2009 Oct; 32(4):391-6. 4. Pavie J, Rachline A, Loze B, et al. Sensitivity of five rapid HIV tests on oral fluid or finger-stick whole blood: a real-time comparison in a healthcare setting. PLoS One. 2010 Jul 19; 5(7). 5. Parisi MR, Soldini L, Vidoni G, Clemente F, Mabellini C, Belloni T, Nozza S, Brignolo L, Negri S, Rusconi S, Schlusnus K, Dorigatti F, Lazzarin A. Cross-sectional study of community serostatus to highlight undiagnosed HIV infections with oral fluid HIV-1/2 rapid test in non-conventional settings. New Microbiol. 2013 Apr; 36(2):121-32. [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] editoriale Percorsi ragionati HIV Ad oggi sono molteplici le iniziative che intendono favorire l’offerta attiva del test rapido (preferito il salivare rispetto a quello ematico) come opportunità in più per conoscere il proprio stato sierologico attraverso un test alternativo, senza prelievo di sangue, sicuro, facile, veloce ed anonimo. Dal 2008 il Dipartimento di Malattie Infettive dell’Ospedale San Raffaele di Milano (diretto dal professor Adriano Lazzarin) promuove ogni anno un’iniziativa dal titolo “Progetto EASY-test”, che ha offerto fino ad oggi 8.686 test HIV salivari alla popolazione generale, identificando 57 nuove diagnosi e dimostrando così che il campione biologico “alternativo” al classico prelievo ematico può contribuire alle strategie di prevenzione raggiungendo larghi strati di popolazione. Il progetto continua ancora oggi ad aver luogo in diverse sedi, sia presso i punti-prelievo dell’ospedale che nelle sedi di Associazioni di lotta all’AIDS, con un calendario pensato per garantire un appuntamento fisso e costante di offerta del test. Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Il Progetto EASY-test Nuove terapie per l’epatite cronica C l’operatore. Tali test, tuttavia, devono essere usati con cautela su sangue intero e fluido orale, specialmente nei pazienti con infezione recente o in terapia antiretrovirale. E’ importante, inoltre, che l’esecuzione dei test rapidi rimanga appannaggio di operatori sanitari adeguatamente preparati anche a fornire il counselling pre e post-test, fondamentale sia nel caso di risultato positivo che negativo, purchè utilizzato in contesti sanitari (o non sanitari) controllati. Interazioni farmacologiche Un recente studio francese ha confrontato, invece, cinque test rapidi per HIV attualmente approvati in Europa: OraQuick Advance rapid HIV1/2®, l’unico test utilizzato sia su sangue capillare che su fluido orale, e i restanti quattro utilizzati solo su sangue: Vikia HIV 1/2®, Determine HIV 1-2®, INSTI HIV-1/HIV-2® e Determine® HIV-1/2 Ag/Ab Combo®. La particolarità di quest’ultimo test è la capacità di rilevare sia l’antigene p24 che l’anticorpo anti-HIV e può, quindi, ridurre potenzialmente la finestra di sieronegatività durante l’infezione primaria. Le caratteristiche di tutti i test rapidi attualmente approvati da FDA e CE sono riassunti nella tabella 1. Tutti i test valutati mostrano una performance migliore su campioni di siero rispetto al sangue capillare (i valori di sensibilità e specificità sono più alti su siero/plasma rispetto a sangue capillare da pungidito), mentre i test che hanno dimostrato maggiore affidabilità diagnostica su sangue capillare da pungidito sono: OraQuick, UniGold e Determine. L’unico test utilizzabile anche su fluido orale (OraQuick Advance rapid HIV1/2®) ha rivelato un valore di sensibilità più basso su fluido orale rispetto a sangue intero e plasma, ed un ottimo valore di specificità, verosimilmente in linea con il suo utilizzo. La possibilità di eseguire un test salivare come screening offre molteplici vantaggi, innanzitutto poiché è un esame non invasivo (pertanto risulta ben accettato), inoltre è eseguibile ovunque e con il minimo rischio di esposizione per 13 congress report “Nello screening i test rapidi offrono molti vantaggi pratici e sono al centro di diversi progetti di educazione e offerta attiva” HIV highlights Percorsi ragionati 14 HIV Percorsi ragionati highlights In un recente studio a San Francisco, nuove misure di sanità pubblica quali l’aumento dell’identificazione di infezioni acute, la semplificazione delle procedure del test di screening per HIV, la sensibilizzazione all’effettuazione dei test nei partner dei sieropositivi e un miglior collegamento con i centri di diagnosi e cura, hanno notevolmente aumentato sia il numero di persone che si sono sottoposte al test che dei casi di soggetti trattati (10, 11). In particolare, nel 2008, il 72% di omosessuali (il gruppo di rischio predominante) ha ricevuto un test HIV negli ultimi 12 mesi, rispetto al 65% nel 2004, con una progressiva riduzione di soggetti inconsapevoli della sieropositività dal 23% del 2004 al 15,1% nel 2008 e con un incremento significativo delle persone che iniziavano la terapia entro 3 mesi dalla diagnosi (11), anche se nello stesso periodo i casi di gonorrea rettale (indice di comportamenti sessuali a rischio), era aumentato da 400 nel 2004 a 465 nel 2008 (12). In questo scenario, la riduzione del valore medio annuale del CVL con un aumento della percentuale di soggetti in soppressione virologica dal 46,8% nel 2005 al 78,1% nel 2008 (figura 1) è stata significativamente associata Figura 1. CVL e percentuale di pazienti con viremia soppressa (< 75 copie) nel 2004-2008. Riduzione significativa del CVL tra il 2004-2008 (p= 0,021) con correlazione inversa tra aumento della soppressione virologica (linea rossa), dal 45% del 2004 al 78% nel 2008 (p= 0.006) e CVL (p= 0,011) 90 2.50 78.1 69.9 2.00 80 70 60 1.50 50 53.7 1.00 45.2 46.8 40 30 20 0.50 % soppressione virologica La terapia antiretrovirale (ART), con la conseguente soppressione della replicazione di HIV, si è dimostrata in grado di ridurre la trasmissione perinatale (1) e sessuale (2). Percontro, è ancora controverso se sia possibile, favorendo ulteriormente l’esecuzione del test per gli anticorpi per HIV e l’inizio più precoce della terapia, ridurre l’incidenza di HIV nella popolazione. Infatti, in alcune aree del mondo, l’introduzione diffusa della ART nella seconda metà degli anni ‘90 è stata accompagnata da una progressiva diminuzione delle nuove infezioni da HIV. E’ stato quindi formulato il concetto di “Community Viral Load” (CVL), che può essere calcolato come media aritmetica, media geometrica (la media del log10), mediana, o somma dei valori più alti o dei valori più recenti di viremia plasmatica di tutte le persone infette di una determinata comunità. L’ipotesi alla base della valutazione del CVL è che l’aumentato utilizzo della ART porti ad un incremento del numero di persone con soppressione virologica, con conseguente riduzione della carica virale nella comunità e, di conseguenza, della circolazione di HIV e, quindi, dell’incidenza di nuove infezioni da HIV nella popolazione generale. Il CVL è stato prima utilizzato per valutarne il significato nella coorte della British Columbia in Canada (3, 4) poi a San Francisco (5), a Washington (6), in Uganda (7) e quindi in Francia del nord e orientale (8). Riduzioni longitudinali del CVL sono state associate a diminuzione del numero di nuove diagnosi di HIV in alcuni studi (3, 4, 5), ma non confermate in altri (6). A Taiwan, per esempio, l’aumento del numero di pazienti regolarmente in ART è stato associato con una riduzione maggiore del 50% di nuovi casi di HIV (9). A Vancouver, in Canada, una riduzione nel corso degli anni del livello mediano di CVL tra soggetti tossicodipendenti con HIV in trattamento, ha coinciso con una riduzione dell’incidenza dell’infezione da HIV in una coorte di tossicodipendenti HIV-negativi (4). CVL totale (copie/ml *10x) congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale Therapy as prevention (TASP) e ruolo del Community Viral Load (CVL) 10 “La riduzione della carica virale di comunità coincide con la ridotta incidenza di HIV nella popolazione generale” 0.00 2004 [Therapy as prevention (TASP) e ruolo del Community Viral Load (CVL). M. Andreoni] 2005 CVL totale 2006 2007 2008 0 % Soppressione virologica VL < 75 copie HIV RNA/ml Das M. et al, PLoS ONE 2010 [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] Percorsi ragionati HIV Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Riferimenti bibliografici: 1. Garcia PM, Kalish LA, Pitt J, Minkoff H, Quinn TC, et al. Maternal levels of plasma human immunodeficiency virus type 1 RNA and the risk of perinatal transmission. Women and Infants Transmission Study Group. N Engl J Med 1999; 341:394-402. 2. Quinn TC, Wawer MJ, Sewankambo N, Serwadda D, Li C, et al. Viral load and heterosexual transmission of human immunodeficiency virus type 1. Rakai Project Study Group. N Engl J Med 2000; 342:921-929. 3. Montaner JS, Lima VD, Barrios R, et al. Association of highly active antiretroviral therapy coverage, population viral load, and yearly new HIV diagnoses in British Columbia, Canada: a population-based study. Lancet 2010; 376:532-39. 4. Wood E, Kerr T, Marshall BD, et al. Longitudinal community plasma HIV-1 RNA concentrations and incidence of HIV-1 among injecting drug users: prospective cohort study. BMJ 2009; 338:b1649. 5. Das M, Chu PL, Santos GM, et al. Decreases in community viral load are accompanied by reductions in new HIV infections in San Francisco. PLoS One 2010; 5:e11068. 6. Castel AD, Befus M, Willis S, et al. Use of the community viral load as a population-based biomarker of HIV burden. AIDS 2012; 26:345-53. 7. Jain V, Liegler T, Chamie G, et al. Assessment of community viral load using a fingerprick-based blood collection method: Uganda. 19th Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections, Seattle, WA; March 5-8, 2012. 143LB. 8. Henard S, Jeanmaire E, Nguyen Y, et al. Is total community viral load a robust predictive marker of the efficacy of the TasP strategy? J Acquir Immune Defic Syndr 2012; 61:600-02. 9. Fang CT, Hsu HM, Twu SJ, Chen MY, Chang YY, et al. (2004) Decreased HIV transmission after a policy of providing free access to highly active antiretroviral therapy in Taiwan. J Infect Dis 2004; 190:879-885. 10. Frieden TR, Das-Douglas M, Kellerman SE, Henning KJ. Applying public health principles to the HIV epidemic. N Engl J Med 2005; 353:2397-2402. 11. Zetola NM, Bernstein K, Ahrens K, Marcus JL, Philip S, et al. Using surveillance data to monitor entry into care of newly diagnosed HIV-infected persons: San Francisco, 2006-2007. BMC Public Health 2009; 9:17. 12. HIV/AIDS Statistics and Epidemiology Section HIV/AIDS Epidemiology Annual Report 2008. San Francisco: San Francisco Department of Public Health 2009. 13. Das M, Lee Chu P, Santos GM, Scheer S, Vittinghoff E, McFarland W, Colfax GN. Decreases in Community Viral Load Are Accompanied by Reductions in New HIV Infections in San Francisco. PLoS ONE 2010; 5(6):1-9. 14. Katz MH, Schwarcz SK, Kellogg TA, Klausner JD, Dilley JW, et al. Impact of highly active antiretroviral treatment on HIV seroincidence among men who have sex with men: San Francisco. Am J Public Health 2002; 92:388-394. 15. Bezemer D, de Wolf F, Boerlijst MC, van Sighem A, Hollingsworth TD, et al. A resurgent HIV-1 epidemic among men who have sex with men in the era of potent antiretroviral therapy. Aids 2008; 22:1071-1077. 16. Wilson DP, Law MG, Grulich AE, Cooper DA, Kaldor JM. Relation between HIV viral load and infectiousness: a model-based analysis. Lancet 2008; 372:314-320. 17. Lima VD, Johnston K, Hogg RS, Levy AR, Harrigan PR, et al. Expanded access to highly active antiretroviral therapy: a potentially powerful strategy to curb the growth of the HIV epidemic. J Infect Dis 2008; 198:59-67. Nuove terapie per l’epatite cronica C Massimo Andreoni Università degli Studi Tor Vergata, Roma Interazioni farmacologiche Inoltre, il National HIV/AIDS Strategy degli Stati Uniti ha indicato che la riduzione del CVL rappresenta una “soluzione innovativa” che “può contribuire a diminuire il numero delle nuove infezioni da HIV in una specifica comunità” (18). In conclusione, i dati ottenuti supportano l’idea che il CVL possa essere utilizzato come biomarcatore di sorveglianza per valutare l’efficacia del trattamento e il rischio di trasmissione di HIV in un dato setting epidemiologico. I risultati suggeriscono, inoltre, che la terapia per HIV offerta su larga scala potrebbe ridurre la trasmissione di HIV a livello di popolazione. editoriale 15 congress report ad una diminuzione temporale del numero di nuove diagnosi di HIV e ad un calo stimato dell’incidenza dell’infezione di oltre un terzo nel 2006-2008 (13). Percontro, in altre esperienze, la HAART ha determinato una ridotta percezione del rischio nei comportamenti sessuali con una aumentata incidenza di infezione tra gli omosessuali (14, 15). Inoltre, l’uso di diversi modelli statistici con differenti presupposti per quanto riguarda aderenza, percentuale di soggetti trattati, sopravvivenza, durata della contagiosità, hanno portato a conclusioni diverse sull’effetto della ART sulla prevenzione della trasmissione dell’HIV a livello di popolazione (16, 17). Il CVL è stato quindi inserito tra i parametri monitorati dal National Institutes of Health e dai CDC americani. HIV highlights Percorsi ragionati HIV 16 Percorsi ragionati highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale Profilassi pre e post-esposizione In Italia si stima che ogni anno continuino a verificarsi circa 3000 nuove infezioni da HIV. La riduzione delle esposizioni/comportamenti a rischio e l’utilizzo del profilattico sono le misure raccomandate ma anche frequentemente disattese, per prevenire infezioni sessualmente trasmesse (IST, incluso HIV). Nell’ambito della combinazione di interventi preventivi, gli antiretrovirali (ARV) rivestono un ruolo di potenziale beneficio riducendo la contagiosità delle persone in trattamento, anche se somministrati a persone non infette, dopo un’esposizione a rischio (profilassi post-esposizione, PPE) o “preventivamente” in caso di comportamenti/condizioni ad alto rischio (profilassi pre-esposizione, PrEP) (tabella 1). “La PPE è raccomandata in casi di esposizioni a rischio a pazienti con infezione da HIV accertata” Profilassi post-esposizione (PPE) La PPE è una misura di prevenzione consolidata in ambiente sanitario ed ampiamente utilizzata in caso di esposizione sessuale. In generale la PPE è raccomandata in caso di esposizioni a rischio con paziente con infezione da HIV accertata; maggiore cautela è suggerita nei casi in cui la fonte sia non nota o non testata. Casi di fallimento della PPE sono stati descritti. La maggior parte delle esposizioni non determina la trasmissione di HIV: alcune circostanze o fattori determinano un aumentato rischio, altre lo riducono. In particolare, la probabilità di trasmissione correla con la concentrazione virale, ed una viremia nel paziente “fonte” non rilevabile è associata ad una significativa riduzione del rischio. Nelle Linee Guida emanate in Gran Bretagna, in caso di fonte con viremia non rilevabile, la PPE è raccomandata solo in caso di rapporto anale recettivo. Comunque, i risultati degli studi disponibili sono in parte contrastanti e non Tabella 1. Confronto delle principali caratteristiche delle strategie di PPE e PrEP Profilassi post-esposizione (PPE) Profilassi pre-esposizione (PrEP) Evidenze scientifiche Esperimenti con animali, studio caso-controllo in ambito occupazionale, studi osservazionali, trasmissione post-partum Studi clinici controllati in popolazioni selezionate, revisione sistematica Cochrane, esperimenti con animali Farmaci consigliati Sono stati studiati numerosi regimi a tre farmaci ARV Emtricitabina/tenofovir in coformulazione, per os. In studio altri regimi ARV Frequenza di intervento Episodica Quotidiana. In valutazione la somministrazione peri-coitale Inizio Prima possibile dopo l’esposizione a rischio; non oltre le 48-72 ore Al termine della valutazione clinico-epidemiologica Durata 28 giorni Per tutta la durata dell’esposizione al rischio Controlli di laboratorio Test anti-HIV all’ingresso (baseline) e a tre mesi dalla fine della PPE. Esami ematici secondo protocollo Test anti-HIV, creatinina, HBsAg all’ingresso (basale) e ogni tre mesi Follow up Counseling iniziale, ad una settimana, alla fine della PPE e dopo tre mesi Visite, counselling intensivo e valutazione tossicità ed aderenza ogni tre mesi Principali criticità riscontrate Aderenza, tempo di inizio e persistenza dei comportamenti a rischio Aderenza, minore efficacia nelle donne Principali criticità ipotizzate Costi, persistenza dei comportamenti a rischio [Profilassi pre e post-esposizione. V. Puro] Costi e diversione di risorse, disinibizione dei comportamenti a rischio e IST, tossicità, sviluppo di resistenze HIV % riduzione (95% CI) iPrEx MSM - Africa, Asia, America 2,499 44% (15%-63%) Totali Uomini Donne Placebo TDF/FTC 64 36 N. infez. N. infez. Partners PrEP Coppie HIV- eterosessuali sierodiscordanti - Africa 4,758 coppie (62% con partner donna HIV-) 75% (55-87%) 84% (54-95%) 66% (28-84%) 52 13 TDF2 Uomini e donne eterosessuali - Africa 1,216 coppie (46% donne) 62% (22-83%) 80% (25-97%) 49% (-21%-81%, NS) 24 9 FEMPrEP Donne eterosessuali Africa 2,056 NS 35 33 VOICE Donne eterosessuali - Africa 5.096 NS 61 60 Studio Disegno Data inizio Paese Popolazione Regime/ schedula Data fine arruolamento Link PROUD Aperto, randomizzato Novembre 2012 Regno Unito 500 MSM TDF/FTC os/die Novembre 2015 http://www.proud.mrc.ac.uk/ ANRS IPERGAY Randomizzato controllato doppio cieco Gennaio 2012 Francia, Montreal, Berlino 1900 MSM TDF/FTC os Dicembre 2016 “a richiesta” (peri-coitale vs placebo) sembrano aver individuato un limite di viremia al di sotto del quale la trasmissione non è più possibile (rischio zero). La carica virale nelle secrezione genitali non corrisponde necessariamente a quella ematica e la proporzione di soggetti con HIV RNA non rilevabile nel plasma, ma evidenziabile nelle secrezioni genitali, è estremamente variabile. Inoltre, anche nei casi di viremia non rilevabile, dove una pur bassa replicazione virale persiste, può essere evidenziato virus integrato nel DNA cellulare e possono verificarsi fasi di maggiore carica virale spontanee o in associazione con IST. Tali informazioni dovrebbero essere inserite nel percorso di counseling del soggetto esposto, al fine di ottenerne una informata e non condizionata espressione di consenso o dissenso alla PPE. In Italia, sono state elaborate specifiche Linee Guida (http://www.inmi.it/progetto_IRAPEP.html) e l’utilizzo della PPE è monitorato dal Registro Nazionale, coordinato presso l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma e finanziato dal Ministero della Salute: i dati relativi alle circa 1500 segnalazioni di PPE sessuale sono disponibili su http://www.inmi.it/progetto_IRAPEP.html. [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] http://www.ipergay.fr/ “La somministrazione preventiva di ARV in soggetti non infetti potrebbe ridurre l’incidenza di nuove infezioni” Profilassi pre-esposizione (PrEP) Negli ultimi anni importanti evidenze da studi clinici randomizzati hanno evidenziato che la somministrazione preventiva di ARV in soggetti non infetti (PrEP) è in grado di ridurre significativamente, ma non del tutto, l’incidenza di nuove infezioni con una efficacia strettamente correlata all’aderenza al trattamento proposto (tabella 2). Risultati contrastanti sono emersi dagli studi in donne africane: elevate efficacia nel prevenire la trasmissione sessuale ed aderenza sono state evidenziate dallo studio Partners PrEP, mentre basse efficacia ed aderenza hanno comportato il fallimento degli studi VOICE e FEM-PrEP. Nella maggior parte degli studi è stata utilizzata l’assunzione giornaliera per os di tenofovir 300 mg/emtricitabina, 200 mg comparata con placebo. Una riduzione di circa il 50% è stata osservata anche in Tailandia in soggetti con abuso di sostanze per via ve- Percorsi ragionati HIV N. di partecipanti Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Popolazione Nuove terapie per l’epatite cronica C B Studio Interazioni farmacologiche A congress report Tabella 2. Sintesi dei risultati degli studi clinici condotti sulla PrEP “sessuale” utilizzando TDF/FTC per os a livello mondiale (A) e degli studi in corso in Europa (B) editoriale 17 highlights Percorsi ragionati HIV highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale 18 nosa utilizzando il solo tenofovir come PrEP. Non è noto se e quanto gli effetti evidenziati negli studi clinici (relativamente ad accettabilità ed aderenza, tossicità, resistenze, disinibizione dei comportamenti e incidenza di IST) possano mantenersi nel tempo in comunità diverse da quelle incluse ed in condizioni “di campo”, notoriamente diverse da quelle di uno studio clinico. La prosecuzione degli studi offrendo la PrEP in modo “aperto”, fornirà ulteriori dati a riguardo. Permangono inoltre problemi etici, di costi e di competizione con altre misure nella allocazione di risorse. Nei prossimi anni saranno condotti diversi studi, anche ricorrendo a differenti schedule di somministrazione (assunzione intermittente/peri-coitale o intramuscolare long acting) o combinazioni di farmaci (http://data.avac.org/OngoingPrEPTrials.aspx). In Europa, sono stati avviati gli studi “Ipergay” in Francia e “Proud” in Gran Bretagna rivolti a MSM ad alto rischio. In Italia non sono state emanate indicazioni per l’utilizzo della PrEP, né sono in corso specifici studi. Uno studio condotto attraverso la somministrazione di un questionario ai medici infettivologi ha evidenziato una buona propensione alla prescrizione della PrEP ed una forte richiesta di indicazioni da parte delle Autorità sanitario-scientifiche nazio- Percorsi ragionati “In Italia esistono Linee Guida e Registro Nazionale delle PPE, non sono state emanate indicazioni per l’utilizzo della PrEP” nali. Un questionario sulla propensione all’uso della PrEP in MSM, somministrato in rete dall’associazione Plus onlus, ha dimostrato che circa la metà dei 503 rispondenti non conosce la PrEP ma, sulla base delle informazioni fornite, il 65% la utilizzerebbe. Un particolare campo di applicazione della PrEP è, infine, rappresentato dall’utilizzo pericoitale ai fini concezionali (PrEP-C) nelle coppie discordanti, in particolare come possibile alternativa alla fecondazione assistita con “lavaggio dello sperma”. Sulla base delle evidenze disponibili, sono state elaborate specifiche raccomandazioni per il ricorso alla PrEP (http://www.prepwatch.org/#guidance). Vincenzo Puro Istituto Nazionale per le Malattie Infettive, Lazzaro Spallanzani, Roma Riferimenti bibliografici: 1. Loutfy MR, Wu W, Letchumanan M, et al. Systematic Review of HIV Transmission between Heterosexual Serodiscordant Couples where the HIV-Positive Partner Is Fully Suppressed on Antiretroviral Therapy. PLoS ONE 2013; 8:e55747. 2. Antinori A, Marcotullio S, Ammassari A, et al. Italian guidelines for the use of antiretroviral agents and the diagnostic-clinical management of HIV-1 infected persons. Update 2011. New Microbiol 2012 Apr; 35(2):113-59. 3. Benn P, Fisher M, Kulasegaram R, on behalf of the BASHH PEPSE Guidelines Writing Group Clinical Effectiveness Group. UK guideline for the use of post-exposure prophylaxis for HIV following sexual exposure (2011). Int J STD AIDS 2011; 22:695-708. 4. Puro V, De Carli G, Piselli P, et al. HIV incidence among men who have sex with men prescribed postexposure prophylaxis. AIDS 2012; 26:1581-1583. 5. Cohen SE, Liu AY, Bernstein KT, Philip S. Preparing for HIV pre-exposure prophylaxis: lessons learned from post-exposure prophylaxis. Am J Prev Med 2013; 44 (Suppl 2):S80-5. 6. Puro V, Palummieri A, De Carli G, et al. Attitude towards antiretroviral pre-exposure prophylaxis (PrEP) prescription among HIV specialists. BMC Infect Dis 2013; 13:217. doi:10.1186/1471-2334-13-217. 7. Corbelli GM. Breveglieri M. Mattioli S, et al. Would you use PrEP? Results from a National survey among MSM. New Microbiologica 2013; 36 (Suppl. 1):10-12. 8. Vernazza PL, Graf I, Sonnenberg-Schwan U, Geit M, Meurer A. Preexposure prophylaxis and timed intercourse for HIV-discordant couples willing to conceive a child. AIDS 2011; 25:2005-8. 9. McCormack S, Fidler S, Fisher M, British HIV Association, British Association for Sexual Health and HIV: The British HIV Association/British Association for Sexual Health and HIV Position Statement on pre-exposure prophylaxis in the UK. Int J STD AIDS 2012; 23:1-4. 10. World Health Organization. Guidance on oral pre-exposure prophylaxis (PrEP) for serodiscordant couples, men and transgender women who have sex with men at high risk of HIV Recommendations for use in the context of demonstration projects. July 2012. http://www.who.int/hiv/pub/guidance_prep/en/ [Profilassi pre e post-esposizione. V. Puro] Percorsi ragionati HIV 19 [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] Percorsi ragionati HIV una lesione personale gravissima. In ambedue i casi il colpevole è punito a querela della persona offesa. Se il colpevole ha agito a fine di cagionare il contagio, si applicano le disposizioni degli articoli 583, 584 e 585. 2 Art. 22 della legge n. 194 del 1978: Il titolo X del libro II del codice penale è abrogato. Sono altresì abrogati il n. 3) del primo comma e il n. 5) del secondo comma dell’articolo 583 del codice penale. Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI 1 Art. 554 del Codice penale (Contagio di sifilide e di blenorragia): Chiunque, essendo affetto da sifilide e occultando tale suo stato, compie su taluno atti tali da cagionargli il pericolo di contagio, è punito, se il contagio avviene, con la reclusione da uno a tre anni. Alla stessa pena soggiace chi, essendo affetto da blenorragia e occultando tale suo stato, compie su taluno gli atti preveduti dalla disposizione precedente, se il contagio avviene e da esso deriva Le ipotesi criminose di chi causa la trasmissione interumana di malattie sessualmente trasmissibili Nuove terapie per l’epatite cronica C Il delitto di contagio venereo, previsto dall’art. 554 della legge penale1, è stato abrogato dalla legge n. 194 del 19782: l’ipotesi delittuosa faceva comunque riferimento alla sola sifilide e blenorragia nel caso della loro trasmissione interumana avvenuta a causa dell’occultamento dello stato patologico. Le ipotesi sanzionate dalla legge penale non erano situazioni di mero pericolo perché l’addebito di colpa prevedeva l’avvenuto contagio (nel caso della sifilide) e, addirittura, la produzione di una lesione personale gravissima (nel caso della blenorragia). Nonostante l’avvenuta abolitio criminis operata da una norma extra-penale, quale è quella sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, la responsabilità giuridica di chi produce la trasmissione interumana di infezioni sessualmente trasmissibili permane tuttavia immutata, coinvolgendo, naturalmente, anche quelle malattie non indicate dalla legge penale come ha giustamente rilevato la Corte di Cassazione (sentenza n. 44173 del 2008). La vicenda che ha mosso i Supremi Giudici è partita dal ricorso presentato da una donna sieropositiva per HIV imputata del delitto di tentato omicidio per aver trasmesso l’infezione ad un uomo con il quale aveva avuto rapporti sessuali non protetti; in primo grado la donna era stata condannata alla pena di 4 anni di reclusione oltre al risarcimento dei danni, anche se la sentenza era stata poi riformata dalla Corte di Appello del Tribunale di Bologna la quale aveva ritenuto che nella condotta della stessa fosse ravvisabile il “dolo eventuale” e, quindi, non la “colpa cosciente”. Nel respingere il ricorso presentato per Cassazione i Supremi Giudici hanno motivato la loro decisione distinguendo questa diversa modalità espressiva della colpa: si è, infatti, in presenza di dolo eventuale “quando l’agente, pur non volendo l’evento, accetta il rischio che si verifichi come risultato della sua condotta, comportandosi anche a costo di determinarlo”; risponde, invece, a titolo “di colpa aggravata - o colpa cosciente - l’agente che, pur rappresentandosi l'evento come possibile risultato della sua condotta, agisca nella ragionevole speranza che esso non si verifichi”. Dunque, è ravvisabile “il dolo eventuale nel caso in cui il verificarsi dell’evento si presenti come concretamente possibile, mentre si verserebbe in ipotesi di colpa cosciente allorché la verificabilità dell’evento costituisca una mera ipotesi Interazioni farmacologiche “In caso di infezione sessualmente trasmessa è necessario distinguere il dolo eventuale dalla colpa cosciente” congress report Sulle molte, ed ancora controverse, questioni poste dalla trasmissione interumana delle malattie sessualmente trasmissibili gli spunti in Letteratura sono molteplici. Essi si limitano, tuttavia, a riconoscere l’importanza della strategia preventiva e ad affermare, dunque, l’esigenza di effettuare uno strutturato counseling per favorire la comunicazione tra i partner sessuali tenendo conto dell’esistenza di barriere socio-culturali che possono impedire l’adozione di stili comportamentali adeguati (1, 2). Poco discussi sono, invece, gli aspetti medico-giuridici (anche perché diversi da Paese a Paese) riguardo a questioni di carattere generale: quale è la responsabilità giuridica della persona che, non avendo informato il partner sessuale né avendo usato stili precauzionali preventivi, ha provocato il contagio; quale è la posizione di garanzia assunta dal medico quando la persona rifiuta di informare il partner della sua condizione clinica e/o di adottare stili di vita adeguati per evitare il contagio. highlights Pubblichiamo un interessante contributo sulle prospettive e i risvolti medico-giuridici della comunicazione al paziente della propria sieropositività: la seconda parte dell’articolo sarà disponibile sul numero 4 di ReAd Files. editoriale Le difficili e controverse questioni poste dalla “partner-communication” nelle malattie sessualmente trasmissibili HIV highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale 20 astratta”. Quando l’evento è in concreto possibile “si può avere un elemento di prova che consenta di ritenere, in presenza anche di ulteriori elementi, che l’agente non solo si sia concretamente rappresentato il rischio del verificarsi dell’evento, ma che lo abbia accettato, nel senso che si è determinato ad agire anche a costo di cagionare detto evento”. In caso opposto “quando l’evento sia soltanto astrattamente verificabile e non sia concretamente prevedibile, appare ben difficile ascrivere lo stesso alla volizione dell’agente, sia pure sotto il profilo della accettazione del rischio, non essendo la verificabilità dell’evento percepita dalla coscienza dell’agente come concretamente realizzabile” perché “in siffatte ipotesi il verificarsi dell’evento sembra, invero, il frutto di una condotta trascurata e avventata, e, perciò, imprudente ed ascrivibile, pertanto, alla categoria della colpa cosciente”. Sulla base di ciò la Suprema Corte ha, dunque, ritenuto la sussistenza del dolo eventuale perché la donna era a perfetta conoscenza della possibilità di trasmettere l’infezione con il protrarsi della relazione sentimentale con la conseguenza che il suo comportamento è stato “perfettamente consapevole del concreto rischio di infezione al quale esponeva il suo compagno - evento non solo concretamente possibile, ma altamente probabile con il protrarsi dei rapporti sessuali - ed accettando il rischio del verificarsi dell’evento, alla fine davvero verificatosi”. Percorsi ragionati “Il medico si trova tra l’obbligo di mantenere il segreto e di tutelare la salute collettiva” E veniamo, ora, alla questione che attiene la liceità del medico di rivelare la sieropositività al partner sessuale quando la persona rifiuta di informarlo e/o di adottare quegli stili comportamenti preventivi necessari ad impedire il propagarsi dell’infezione. L’obbligo di mantenere il segreto è, per il medico, un imperativo non solo etico (4) che, come tale, trova pieno riscontro nel Codice di deontologia medica (artt. 10, 11 e 12) ma anche giuridico: nello specifico, è la norma penale che individua due specifiche condotte delittuose punendo, rispettivamente, la rivelazione del segreto professionale e la rivelazione (utilizzazione) del segreto d’ufficio. L’art. 622 della legge penale3 punisce la rivelazione del segreto professionale: si tratta di un articolo di non semplice interpretazione in relazione ad alcune variabili che attengono l’esercizio professionale, la portata del segreto e, soprattutto, l’individuazione delle giuste cause di rivelazione che, a loro volta, sono o legali (giuridiche) o morali (sociali) (7). Le prime, difficilmente codificabili pur potendo essere ricondotte all’art. 103 del Testo Unico delle Leggi sanitarie, sono invocate in circostanze nelle quali si prospetta la lesione di un bene che si valuta di valore superiore a quello che si tutela con il segreto; un siffatto bene è in genere rappresentato dalla tutela della salute, sia individuale (di una terza persona), sia, ancor più, collettiva, come indicato dall’art. 12 del Codice di deontologia medica. Le giuste cause legali (o giuridiche) identificano i doveri, che discendono da alcune precise norme di legge di comunicare a specifiche Autorità determinati fatti. Si tratta, in buona sostanza, delle segnalazioni obbligatorie alle quali sono tenuti tutti i professionisti sanitari (referto e denuncia) e, ancora, delle notifiche delle malattie infettive, delle certificazioni obbligatorie e delle denunce sanitarie; va da sé che i dati comunicati attraverso questi strumenti di segnalazione sono solo e soltanto quelli di carattere professionale richiesti o dalla normativa di riferimento che ne specifica il contenuto o dalla apposita modulistica che deve essere utilizzata. Le giuste cause di rivelazione del segreto che derivano dal diritto positivo sono, a loro volta, riferibili a tre fattispecie diverse in relazione alle norme che le identificano: le norme imperative, quelle scriminative e, infine, quelle permissive. Le norme scriminative sono rappresentate da quell’insieme di regole generali che escludono la punibilità di un determinato fatto eliminandone all’origine l’antigiuridicità. Pertanto non è penalmente perseguibile il professionista sanitario che ha reso noto il segreto con il consenso del titolare o di chi ne ha la legale rappresentanza (art. 50 c.p.); quando ricorra il caso fortuito o la forza maggiore (art. 45 c.p.); quando la rivelazione del segreto è stata prodotta mediante la violenza (art. 46 c.p.); quando il professionista sanitario è caduto in buona fede nell’errore (art. 47 c.p.) o vi è stato tratto da altrui inganno (art. 48 c.p.); quando ha agito esercitando un 3 Art. 622 C.p. (Rivelazione di segreto professionale): Chiunque, avendo notizia, per ragione del proprio stato o ufficio, o della propria professione o arte, di un segreto, lo rivela, senza giusta causa, ovvero lo impiega a proprio o altrui profitto, è punito, se dal fatto può derivare nocumento, con la reclusione fino a un anno o con la multa da lire sessantamila a un milione. Il delitto è punibile a querela della persona offesa. La posizione di garanzia del medico [Le difficili e controverse questioni poste dalla “partner-communication” nelle malattie sessualmente trasmissibili. F. Cembrani] HIV Riferimenti bibliografici: 1. Trieu SL, Modeste N, Marshak H, Maschi MA, Bratton SI. Partner communication and HIV testing among US Chinese college students., in Am. J Salute Behay, 2010; 34 (3):362-363. 2. Sales JM, Lang DL, Di Clemente RJ, Latham TP, Wingood GM, Hardin JW, Rose ES. The mediating role of partner communication frequency on condom use among African American adolescent females participating in an HIV prevention intervention, in Health Psicology, 2012; 31(1);63-69. 3. Cattorini P, Bioetica. Metodo ed elementi di base per affrontare problemi clinici, (2001), Masson Editore, Milano. 4. Cembrani F. Riservatezza, segreto professionale, privacy, in Lavorare con la cronicità, Formazione, organizzazione, rete dei servizi, (2004), Carocci Faber Editore, Roma. 5. Cembrani F, Rodriguez D. Segreto, riservatezza, privacy, (2005), Corso di formazione a distanza. Azienda provinciale per i Servizi sanitari di Trento e Società “Sago” di Firenze. 6. Pagni A. I medici italiani conoscono il Codice deontologico? Professione. Cultura e pratica del medico d’oggi, (2007), 10, p.4-5. 7. Puccini C. Istituzioni di Medicina Legale, (1983), Casa Editrice Ambrosiana, Milano. [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] Percorsi ragionati HIV Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI ostetriche e ogni altro esercente una professione sanitaria; d) gli esercenti altri uffici o professioni ai quali la legge riconosce la facoltà di astenersi dal deporre determinata dal segreto professionale. 2. Il giudice, se ha motivo di dubitare che la dichiarazione resa da tali persone per esimersi dal deporre sia infondata, provvede agli accertamenti necessari. Se risulta infondata, ordina che il testimone deponga. […]. Azienda provinciale per i Servizi Sanitari di Trento Nuove terapie per l’epatite cronica C 4 Art. 200 C.p.p. (Segreto professionale): 1. Non possono essere obbligati a deporre su quanto hanno conosciuto per ragione del proprio ministero, ufficio o professione, salvi i casi in cui hanno l’obbligo di riferirne all’autorità giudiziaria: a) i ministri di confessioni religiose, i cui statuti non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano; b) gli avvocati, i procuratori legali, i consulenti tecnici e i notai; c) i medici e i chirurghi, i farmacisti, le Fabio Cembrani Direttore Unità Operativa di Medicina Legale, Interazioni farmacologiche formativa, comunque dovuta, nei confronti dell’Autorità giudiziaria. Tali differenze rendono ragione di una problematica non ancora completamente risolta sul piano interpretativo che si traduce nel seguente problema: se, relativamente all’informativa dovuta del reato-delitto perseguibile d’ufficio prevalga, per il professionista sanitario dipendente o convenzionato, la qualifica giuridica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio ovvero la natura sanitaria della sua prestazione d’opera. Se cioè, per quanto riguarda tale attività informativa doverosa, essa debba riferirsi alla disciplina desumibile dagli artt. 361 e 362 c.p. o a quella dell’art. 365. La questione non è solo speculativa ed è di estrema delicatezza se si considera che diverse sono le condizioni al verificarsi delle quali è previsto l’obbligo di segnalazione alla Autorità giudiziaria, che diverso è il contenuto delle due modalità informative e che solo per quanto riguarda il referto è prevista una deroga al verificarsi della quale il professionista sanitario ha la facoltà di astenersi dalla comunicazione. Continua - congress report proprio diritto o un dovere impostogli da una norma di legge o da un ordine legittimo della pubblica autorità (art. 51 c.p.); quando, infine, la rivelazione del segreto è avvenuta in una situazione di necessità (art. 54 c.p.). Le norme permissive si riferiscono, invece, alla facoltà riconosciuta ai professionisti sanitari di astenersi dal testimoniare su fatti coperti dal segreto professionale, tanto nei procedimenti penali quanto in quelli civili, disciplinata dall’art. 200 del Codice di procedura penale4. Le norme imperative sono, infine, quelle norme che obbligano il professionista sanitario a rendere noto il segreto ad una Autorità costituita in forza di una specifica disposizione di legge; il riferimento è alle previsioni della legge penale che individuano gli adempimenti di natura informativa all’Autorità giudiziaria che competono, rispettivamente, al pubblico ufficiale (art. 361), all’incaricato di pubblico servizio (art. 362) ed all’esercente la professione sanitaria (art. 365) identificandoli, alternativamente, nella denuncia (nel caso in cui l’atto sia inoltrato da un pubblico ufficiale o da una persona incaricata di pubblico servizio) e nel referto (in caso di comunicazione proveniente da un esercente una professione sanitaria). Ben oltre le indicazioni tassonomiche, esistono sostanziali differenze tra la denuncia ed il referto, pur all’interno di un’ottica generale comune che è, in entrambi i casi, di in- editoriale 21 highlights Percorsi ragionati HIV highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale 22 Percorsi ragionati Condom come strategia di profilassi Un mondo senza AIDS La metà degli studenti delle scuole secondarie USA dichiara di avere rapporti sessuali completi: di questi il 40% non ha mai utilizzato un profilattico. La mancata prevenzione è allarmante in sé ma soprattutto in considerazione del fatto che, dei 20 milioni di nuove diagnosi di malattia sessualmente trasmessa (MST) negli USA, circa la metà sono a carico di soggetti tra i 15 e i 25 anni. La metanalisi più condivisa stima intorno all’80% la riduzione di incidenza di infezione da HIV nelle coppie eterosessuali discordanti che utilizzino costantemente il condom (Cochrane). Vi sono invece meno dati relativi all’efficacia del condom nella prevenzione della trasmissione di HIV nei rapporti omosessuali maschili. Tuttavia uno studio recente (CDC Atlanta) presentato al CROI 2013, ha documentato una riduzione delle trasmissioni pari circa al 67%, in caso di costante uso del condom nei rapporti insertivi/recettivi con partner HIV+ noti. Purtroppo in termini di probabilità di contrarre l’infezione, non c’è alcuna differenza significativa tra un uso saltuario e la totale assenza di protezione e nel periodo di sorveglianza dello studio, meno del 40% dei soggetti intervistati ha dichiarato un uso costante e corretto del condom (dall’inizio alla fine dell’amplesso) nei rapporti con un partner HIV+ noto. Per vari motivi è più difficile quantificare l’efficacia del condom nella prevenzione delle altre MST (differente modalità di trasmissione, anche attraverso la cute integra, e studi meno numerosi e meno accurati rispetto a quelli disegnati per HIV), tuttavia è certo che la concomitante presenza di una MST aumenti sia la suscettibilità che la possibilità di trasmettere HIV. Esistono pochissimi dati sull’efficacia del condom femminile nella prevenzione di MST in conseguenza del suo uso molto limitato. I rari studi che confrontano come strategia preventiva l’uso del condom maschile piuttosto che di quello femminile registrano, peraltro senza differenze significative, una minore efficacia di quest’ultimo. A differenza del condom maschile, generalmente in lattice naturale, quello femminile è più spesso prodotto con materiale sintetico anallergico. Il condom femminile è raccomandato in quei contesti a rischio nei quali il partner non possa o non voglia utilizzare un condom maschile. Il concetto di “AIDS-free generation” è stato coniato durante la XIX AIDS Conference di Washington 2012, definendo le speranze legate al successo della terapia e alle prospettive aperte delle nuove strategie preventive. A completamento della sezione Percorsi ra- Luca Meroni III° Divisione di Malattie Infettive e Tropicali, Ospedale L. Sacco, Università degli Studi di Milano [Un mondo senza AIDS? La parola alle Associazioni] Serve il coraggio per cambiare Simone Marcotullio Vice-Presidente Associazione Nadir Onlus, Roma Un mondo senza AIDS è possibile? Sì, certamente, tuttavia occorre un impegno politico, sociale, culturale, economico e assistenziale a cui, in tutta franchezza, il mondo, nelle persone dei suoi dirigenti, non è interessato. Le agenzie internazionali, come UNAIDS, hanno da tempo stabilito, per esempio, delle road map per “azzerare le nuove infezioni”, così come per diffondere la terapia antiretrovirale, oggi anche grande strumento di prevenzione. Tuttavia esse vengono sistematicamente ignorate. Inoltre, gli sforzi del mondo scientifico nel progettare e inventare un vaccino contro l’AIDS, per la maggior parte di matrice americana, sono stati quasi tutti fallimentari: in un mondo “normale”, si sarebbe preso atto del fallimento “concettuale” delle strategie intraprese. In realtà, sono ancora vigenti studi clinici e investimenti che verosimilmente porteranno ad un nulla di fatto. Non si ha il coraggio di cambiare, drammaticamente, prospettiva, boicottando per contro possibili strategie vaccinali alternative di stampo e origine differente. Sono evidentemente troppi gli interessi che sottostanno a questa “mal politica”? Probabilmente sì. Ricorso ed accesso al test: quali sono gli ostacoli ancora da affrontare? Ritengo che siano per la maggior parte legati allo stigma che questa patologia si porta dietro. Uno stigma serpeggiante anche nella classe medica, che non consente una “normalizzazione” di un possibile approccio di salute pubblica. Se la tutela della persone con HIV deve sempre essere garantita, e su questo esistono ancora perplessità, è anche vero che un approccio sinergico e complessivo può essere tentato. Tuttavia, non si può procedere se non si interviene drasticamente a monte su un piano culturale e dei diritti. Molti scienziati ancor oggi tendono ad una visione poco “realistica e veritiera” in termini di infettività delle persone con HIV, che di fatto, se in terapia antiretrovirale, oggi è praticamente inesistente. Inoltre, ha anche poco senso intervenire con energia solo in termini di prevenzione secondaria (test per HIV), se non si interviene con altrettanta enfasi in termini di prevenzione primaria (uso del profilattico). I due aspetti non possono essere scissi e uno di essi (il preservativo) risente anche di un retaggio negativo culturale importante. Percorsi ragionati HIV 23 ? La parola alle Associazioni La nascita dell’idea di una AIDS free generation è legata ad un momento storico nella lotta contro l’AIDS di forte ottimismo per i risultati ottenuti, che ancora oggi trova conferma a più livelli, sicuramente quello scientifico, ma purtroppo meno sul piano politico e sociale. Gli strumenti per fermare l’epidemia quindi ci sono ma possono essere davvero efficaci solo se inseriti in un contesto di tutela dei diritti della persone e di non discriminazione. Quali sono i principali ostacoli? Sono ancora di tipo culturale ma purtroppo anche politico e sociale: la lotta all’HIV sembra aver perso la priorità nell’agenda politica attuale, malgrado il Ministro affermi il contrario. Inoltre mentre l’infezione da HIV si è trasformata da malattia mortale a patologia cronica e gestibile, l’atteggiamento mentale non è cambiato di conseguenza: così pregiudizi e condizionamenti ideologici rendono ancora impossibile parlare correttamente di prevenzione e cura a tutti. La rivoluzione scientifica c’è stata, ma è mancata quella culturale. Update degli studi di PrEP: quali le riflessioni oggi? I risultati deludenti degli studi di profilassi pre-esposizione VOICE e FEM-PrEP confermano il ruolo centrale dell’aderenza perché i farmaci ARV possano essere efficaci nel prevenire l’acquisizione dell’infezione. È evidente che il [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] Bisogna riuscire a “vedere” l’HIV senza pregiudizi Paolo Patanè Past President Arcigay Direi che un futuro senza AIDS deve essere necessariamente possibile e che il lavoro di tante persone in tutto il mondo guarda in questa direzione. Forse andrebbe innanzitutto riformulata la domanda: è possibile un mondo senza HIV? Io credo sia possibile ma, come per tutte le grandi pandemie della storia, occorre comprendere le circostanze ambientali, sanitarie, umane, sociali che ne hanno favorito la diffusione, consolidando di fatto un’epidemia lenta ma costante e per questo subdola e ingannevole. HIV sembra non esserci o esserci di meno e, invece, c’è: oltre 20 milioni di morti e decine di milioni di persone malate individuano numeri terribili e inequivocabili ma la cronicizzazione della malattia ha purtroppo favorito un abbassamento della soglia di percezione del pericolo HIV/AIDS. Finita la fase più cruenta, è crollata la paura e oltre la paura non si è trovata la coscienza. Il problema, però, non riguarda solo gli individui e gli atteggiamenti o le dinamiche individuali, ma coinvolge seriamente le responsabilità delle Istituzioni che a loro volta, Percorsi ragionati HIV Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Nuove terapie per l’epatite cronica C Direttore Anlaids Notizie, membro European AIDS Treatment Group Interazioni farmacologiche Giulio Maria Corbelli trattamento da solo non basta per fermare l’epidemia ma è uno strumento da inserire in una toolbox dalla quale ciascuno possa trovare le “proposte personalizzate su misura” per la prevenzione dell’infezione da HIV. Dobbiamo però superare gli atteggiamenti ideologici che considerano la PrEP come una alternativa al profilattico o ad altri metodi preventivi: tutti gli strumenti che si sono dimostrati efficaci devono essere resi disponibili perché ciascuno possa scegliere liberamente quelli che rispondono meglio alle proprie esigenze. congress report C’è stata una rivoluzione scientifica ma non culturale “Un futuro realizzabile solo con un impegno globale in ogni campo sociale” highlights TASP in HIV: è oggi un’opzione realistica ed applicabile? Sì, lo è: più che un opzione realistica direi che è uno strumento di prevenzione al pari degli altri esistenti. Preservativo, test e farmaci sono la terna che si deve però innestare su un contesto socio-culturale adeguatamente sensibilizzato. E su questo siamo lontanissimi. La TASP, cioè trattamento come prevenzione, è un concetto declinabile non solamente nel micro-contesto della persona, ma anche nel macro-contesto di salute pubblica. L’applicabilità dipende soprattutto da un impegno politico che, come già detto, oggi non è particolarmente importante. editoriale gionati abbiamo raccolto i pareri di alcuni rappresentanti delle Associazioni di pazienti con HIV su questo ambizioso obiettivo, sulle modalità per raggiungerlo e sugli ostacoli su questa strada, che sappiamo ancora lunga. HIV highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale 24 finita la paura, spesso non hanno trovato la coscienza delle giuste strategie di contrasto. La malattia si è cronicizzata favorendo di conseguenza l’ossidazione delle volontà politiche. In buona sostanza non basta “guardare” l’HIV, occorre “vederlo”, e vederlo significa molte cose: ad esempio scrutare senza pregiudizi il dato sociale e l'evoluzione dei comportamenti relazionali e sessuali per come sono e non per come vorremmo mutarli. Solo così si fa prevenzione reale perchè il primo approccio è oggettivo e dunque utile (guardo le cose per come sono), il secondo è soggettivo e dunque inutile (guardo le cose per come le vedo o le vorrei). Convivere con l’HIV/AIDS è una necessità per molti pazienti ed è fondamentale renderlo possibile nel modo più sereno, assistito e tutelato, ma chi vuole lottare contro l’HIV/AIDS sul piano delle politiche non può rassegnarsi alla convivenza: deve puntare alla soluzioni. Cosa si muove per ottenere questo traguardo? Quali sono le difficoltà principali? Come dicevo, la cronicizzazione della malattia è frutto di un’evoluzione delle terapie e questo è un dato positivo. Il ridimensionamento della fase più acuta è storicamente frutto, d’altra parte, anche di un’attenzione alla prevenzione, che purtroppo ha avuto bisogno della paura per affermarsi in una certa fase e che oggi stenta a replicarsi in un contesto diverso, appunto cronicizzato. Questo è un serio problema che si affronta con sforzi di comunicazione e informazione nuovi, mirati ai diversi target e seri. Se sul piano del contrasto/contenimento appare decisiva una strategia costruita su prevenzione-nuove terapie-coinvolgimento delle Associazioni di pazienti-attenzione ai fattori sanitari e sociali, sul piano delle soluzioni restano decisive le volontà politiche e la capacità di sostegno alla ricerca. La ricerca sta facendo sforzi notevoli in rapporto alle risorse disponibili e questa considerazione apre molto concretamente la questione degli “ostacoli” e dunque delle soluzioni. Si è calcolato che, se entro il 2015 la spesa sanitaria dei 60 paesi più poveri del mondo potesse essere aumentata dagli attuali 13 dollari a 38 dollari pro capite, si potrebbero salvare almeno 10 milioni di vite. Proviamo allora a immaginare un investimento poderoso sulla ricerca per una generazione HIV/AIDS free. Per realizzarlo occorrerebbero tre condizioni: che fosse su scala globale ad opera dei maggiori Paesi del pianeta; che fosse possibilmente coordinato; che spostasse finalmente risorse all’interno dei bilanci dei rispettivi paesi [Un mondo senza AIDS? La parola alle Associazioni] Percorsi ragionati “Chi vuole oggi lottare contro l’HIV/AIDS deve puntare non solo alla medicalizzazione ma a soluzioni che modifichino i comportamenti” verso questo obiettivo. Ma esiste una condizione “madre”, ovvero la volontà politica di ridefinire le priorità strategiche e, quindi, di spesa. Le malattie infettive sono sempre più ritenute una “minaccia” convenzionale alla sicurezza ed è un dato di fatto che gli apparati militari e le economie hanno subìto seri indebolimenti nelle aree del mondo colpite dall’HIV/AIDS. Già nel 2000 il presidente USA definì l’HIV/AIDS una minaccia per la sicurezza nazionale e questo tipo di consapevolezza può forse incidere sulla determinazione politica e, quindi, sulle risorse da investire, sulla ricerca e, infine, sulle soluzioni. Al di qua di questo nuovo confine, individuato dalla ridefinizione del “problema” HIV/AIDS, vi sono tutti gli ostacoli dati dalla sottovalutazione politica. Al di là siamo nell’orizzonte della generazione HIV/AIDS free. Strategia TASP in HIV: è oggi un’opzione realistica ed applicabile? Confesso di essere perplesso a riguardo. Non sussiste nessun dubbio sulle possibilità che derivino dalla ricerca sia nel campo della terapia come anche della prevenzione, ma nel caso dell’HIV mi sembra che tutta la Letteratura scientifica stia confermando l’incidenza di numerosi fattori sociali, ad esempio, nella diffusione di comportamenti “compulsivi” e, quindi, facilmente a rischio, come anche la rilevanza degli stessi fattori sociali nella prevenzione e nella cura. Intendo dire che la prevenzione dell’HIV ha delle peculiarità sempre più evidenti, che passano attraverso dinamiche non solo mediche ma largamente di tipo sociale. Non è la medicalizzazione di tutto la soluzione, anzi rischia di aggirare l’ostacolo delle soluzioni più difficili ma proprio per questo più profonde e durature: quelle che incidono sui comportamenti perchè incidono sulla cultura, attraverso la formazione e l’informazione. Torniamo al punto di prima: l’HIV/AIDS si sconfigge “vedendolo” e temo che l’assunzione di un farmaco vita natural durante, a fini preventivi, possa essere anche utile in alcuni casi ma troppo instabile e incompleta come “chiave di lettura” di quello che l’HIV/AIDS è, e del perchè lo è. 26 VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati “L’infezione da HBV occulta, pur definita da inibizione di espressione genica e replicazione virale, è trasmissibile e può riattivare con esito fatale” [L’infezione da HBV occulta. G. Raimondo] • (b) data la potenziale reversibilità dei meccanismi che sottendono l’inibizione della replicazione virale, una condizione di immunosoppressione (per patologie e/o chemio-immuno-terapia) può determinare la riattivazione dell’OBI con ricomparsa del profilo sierologico di un’infezione produttiva e sviluppo di epatite acuta che può avere esito fatale (tabella 1) (3, 6). • (c) numerosi studi ed una recente metanalisi indicano che OBI possa favorire la progressione della fibrosi epatica, in particolare nei pazienti infettati da HCV (che rappresentano la categoria di soggetti con la più alta prevalenza di HBV occulto) (7, 8). • (d) come confermato da una recente metanalisi, OBI svolge un ruolo pro-oncogenetico sia con meccanismi indiretti (favorendo lo sviluppo di cirrosi) che diretti (integrazione nel genoma dell’ospite, sintesi di proteine pro-oncogene) (3, 9). Figura 1. Possibili implicazioni cliniche dell’infezione occulta da HBV Trasmissione dell’infezione da HBV (Emotrasfusione, trapianto di fegato) Sviluppo di HCC • (a) l’HBV, anche nella sua forma occulta, è trasmissibile ed in grado di determinare le classiche forme di malattia epatica HBsAg positiva negli individui così infettati. Tale trasmissione è verosimilmente la principale causa dei residui, rari casi di epatite B legati alle emotrasfusioni (4). In caso di trapianto di fegato, se l’organo del donatore presenta infezione occulta, il rischio che il ricevente sviluppi un’infezione cronica B “tipica” è particolarmente alto, tanto che viene effettuata profilassi anti-HBV nei soggetti riceventi di organi da donatori anti-HBc positivi (5). Infezione occulta da HBV Progressione della malattia epatica (immunosoppressione) highlights L’infezione occulta da virus dell’epatite B (HBV) è definita come la persistenza a lungo termine di genomi virali nel tessuto epatico (ed in alcuni casi anche nel siero) in soggetti negativi per l’antigene di superficie di HBV (HBsAg), con o senza la presenza di marcatori sierologici di pregressa infezione, (specificamente, anticorpi anti-HBsAg e/o anti-antigene core di HBV, anti-HBc) (1). L’infezione B occulta (OBI) è solitamente legata ad una forte inibizione dell’espressione genica e dell’attività replicativa del virus e, solo in una minoranza di casi, ad infezione sostenuta da forme virali geneticamente mutate che non sono riconosciute dai test utilizzati per la diagnostica di routine (1-3). Le cause dell’inibizione di HBV non sono ancora del tutto chiarite, sebbene sia verosimile che la risposta immune dell’ospite e meccanismi epigenetici cellulari giochino un ruolo fondamentale (3). L’infezione occulta da HBV è un’entità che presenta una diffusione mondiale, anche se i dati di prevalenza disponibili in varie categorie di soggetti sono spesso contrastanti a causa della differente sensibilità e specificità delle tecniche utilizzate per la sua rilevazione nei vari studi. La rilevanza clinica dell’OBI può essere schematicamente raggruppata in quattro principali tematiche (figura 1): (a) trasmissione dell’epatite B; (b) riattivazione dell’infezione da HBV; (c) fattore favorente la progressione verso la cirrosi di epatopatie croniche associate ad altre cause di danno epatico; (d) fattore favorente lo sviluppo di HCC. Riattivazione di HBV congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale L’infezione da HBV occulta U.O.C. di Epatologia Clinica e Biomolecolare, Azienda Ospedaliera Universitaria di Messina CHOP, R-CHOP Linfoma di Hodgkin R-FND Mieloma multiplo VAD, temozolomide Leucemia acuta mielo-monoblastica Rituximab Leucemia linfatica cronica Adalimumab, tocilizumab Trapianto di cellule staminali emopoietiche Abatacept, infliximab Trapianto di fegato Etanercept Trapianto di midollo osseo Corticosteroidi Trapianto di rene Methotrexate Infezione da HIV Leflunomide, bucillamina Artrite reumatoide Acido valproico Glioblastoma Romidepsin ABVD: adriamicina, bleomicina, vinblastina, dacarbazina BEAM: carmustina, etoposide, citarabina, melphalan CHOP: ciclofosfamide, adriamicina/doxorubicina, vincristina, prednisone R-CHOP: rituximab e CHOP R-FND: rituximab, fludarabina, mitoxantrone, desametasone VAD: vincristina, adriamicina, desametasone Riferimenti bibliografici: 1. Raimondo G, Allain JP, Brunetto M, et al. Statements from the Taormina expert meeting on occult hepatitis B virus infection. J. Hepatol. 2008; 49:652-657. 2. Torbenson M, Thomas DL. Occult hepatitis B. Lancet Infect Dis. 2002; 2:479-486. 3. Raimondo G, Caccamo G, Filomia R, et al. Occult hepatitis b virus infection. Seminars in Immunopathology 2013; 35:39-52. 4. Hollinger FB. Hepatitis B virus infection and transfusion medicine: science and the occult. Transfusion 2008; 48,1001-1026. 5. Cholongitas E, Papatheodoridis GV, Burroughs AK. Liver grafts from anti-hepatitis B core positive donors: a systematic review. J. Hepatol. 2012; 52,272-279. 6. Marzano A, Angelucci E, Andreone, et al. Prophylaxis and treatment of hepatitis B in immunocompromised patients. Dig. Liver Dis. 2007; 39;397-408. 7. Cacciola I, Pollicino T, Squadrito, et al. Occult hepatitis B virus infection in patients with chronic hepatitis C liver disease. N. Engl. J. Med. 1999; 341;22-26. 8. Covolo L, Pollicino T, Raimondo G, Donato F. Occult hepatitis B virus and the risk for chronic liver disease: A meta-analysis. Dig Liver Dis. 2013; 45:238-44. 9. Shi Y, Wu YH, Wu W, et al. Association between occult hepatitis B infection and the risk of hepatocellular carcinoma: a meta-analysis. Liver Int., 2012; 32;231-240. 10. Squadrito G, Cacciola I, Alibrandi A, et al. Impact of occult hepatitis B virus infection on the outcome of chronic hepatitis C. J Hepatol 2013, Jun 7. pii: S0168-8278(13)00376-0. doi: 10.1016/j.jhep.2013.05.043. [Epub ahead of print] [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] editoriale ABVD, BEAM Percorsi ragionati HIV Neoplasie ematologiche Linfoma Non-Hodgkin Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Terapie Nuove terapie per l’epatite cronica C Giovanni Raimondo Condizioni cliniche Interazioni farmacologiche Infine, in un nostro recentissimo studio osservazionale di coorte, condotto su 98 pazienti con epatite cronica C testati a suo tempo per OBI e seguiti per un tempo mediano di 11 anni, i soggetti OBI positivi sono risultati a maggior rischio sia di sviluppare HCC che scompenso epatico, con una sopravvivenza significativamente inferiore rispetto ai soggetti OBI negativi (10). Tabella 1. Condizioni cliniche e trattamenti terapeutici cui sono stati associati casi di riattivazione dell’infezione occulta da HBV 27 congress report “L’infezione da HBV occulta può favorire la progressione della fibrosi epatica e ha un ruolo pro-oncogenetico” VIRUS EPATITICI highlights Percorsi ragionati 28 VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale Il virus dell’epatite E: un nuovo protagonista? L’epatite E è causata da un piccolo virus (27-34 nm), sprovvisto di envelope, a singola elica di RNA con polarità positiva, che appartiene al genere Hepevirus, famiglia delle Hepeviridae. Il genoma dell’HEV ha una lunghezza di circa 7.2 Kb e contiene tre Open Reading Frame (ORF) parzialmente sovrapposte. E’ stato identificato un unico sierotipo di HEV per i mammiferi e quattro genotipi maggiori: il genotipo 1 causa vaste epidemie veicolate dall’acqua in Asia e Africa, mentre il genotipo 2 è meno diffuso e geograficamente confinato al Messico e in alcune aree dell’Africa (Ciad e Nigeria); entrambi infettano l’uomo. Il genotipo 3 è presente nei Paesi industrializzati (Europa, USA) mentre il genotipo 4 è stato isolato per lo più in Cina e Giappone e, più recentemente, in Europa. I genotipi 3 e 4 sono presenti nei maiali, nei cinghiali e nei cervi e possono infettare l’uomo come ospite accidentale; pertanto si ritiene che sia HEV3 sia HEV4 abbiano un’origine zoonotica. L’epatite virale di tipo E è un problema di sanità pubblica per lo più nei Paesi in via di sviluppo, dove si verificano sia casi sporadici sia vaste epidemie veicolate dall’acqua in grado di causare un elevato numero di casi di malattia e decessi, specialmente nelle donne gravide. Vaste epidemie di epatite E che hanno coinvolto decine di migliaia di casi sono state riportate in Asia, Africa, America centrale e Medio Oriente, dove le condizioni igienico-sanitarie sono scarse. Tali epidemie, sostenute primariamente da HEV1 in Asia e, meno frequentemente, da HEV2 in Africa e Messico, sono principalmente trasmesse da acqua contaminata, soprattutto in seguito a grandi piogge e alluvioni (tabella 1). “Nei paesi in via di sviluppo l’epatite E è un problema di sanità pubblica, nei paesi industrializzati sono in aumento i casi sporadici” Variabilità epidemiologica In Paesi non endemici come Europa, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e USA, l’epatite E è generalmente diagnosticata in viaggiatori di ritorno da aree endemiche, anche se in anni recenti è stato segnalato un numero crescente di casi sporadici in pazienti senza esperienza in Paesi endemici (tabella 2). Mentre i casi di infezione da HEV legati ai viaggi sono generalmente causati dal genotipo 1, i casi autoctoni sono causati dal genotipo 3 e, anche se in misura minore, dal genotipo 4. Una controversa caratteristica epidemiologica dell’epatite E nei Paesi industrializzati riguarda l’elevata prevalenza di anticorpi anti-HEV nella popolazione sana rispetto alla bassa incidenza di malattia osservata. Ad esempio, nonostante la prevalenza in USA di anti-HEV sia del 21%, nello stesso Paese vengono riportati solo pochi casi di epatite E ogni anno. La prevalenza di anti-HEV in donatori di sangue in Europa è di circa il 7%, con picchi che superano il 16% nel sudovest della Francia. La variabilità di questi dati potrebbe essere legata alla diversa sensibilità e specificità dei test sierologici in commercio, oppure al fatto che i genotipi 3 e 4 sembrano essere meno patogeni e perciò più inclini a causare infezioni asintomatiche. Nei Paesi endemici l’epatite E sostenuta dai genotipi 1 e 2 è, di solito, una malattia autolimitante con normalizzazione delle ALT e risoluzione dei sintomi in poche settimane. Nel corso di epidemie è stato osservato un elevato tasso di mortalità nelle gravide (15-20%), specialmente se l’infezione Tabella 1. Caratteristiche epidemiologiche e cliniche dell’epatite E nei Paesi in via di sviluppo Trasmissione per via feco-orale Vaste epidemie causate dall’acqua contaminata e casi sporadici sostenuti da HEV1 e in modo minore da HEV2 Elevato tasso di infezione in individui tra i 15 e i 35 anni di età Infezioni secondarie poco frequenti Tasso di mortalità tra 0.2-4% Elevati tassi di mortalità nelle donne gravide (15-20%) Infezioni croniche: non riportate [Il virus dell’epatite E: un nuovo protagonista? L. Romanò, A.R. Zanetti] VIRUS EPATITICI contro l’epatite E, uno dei quali ha recentemente ricevuto l’autorizzazione all’uso in Cina. La disponibilità di vaccini sicuri ed efficaci rende l’introduzione della vaccinazione possibile, specialmente nei Paesi in via di sviluppo dove i tassi di morbosità e mortalità associati all’HEV sono elevati. Nei Paesi industrializzati la vaccinazione potrebbe essere raccomandata ai viaggiatori in aree endemiche, ai soggetti con malattia cronica del fegato, a chi è in attesa di trapianto e a coloro che si espongono al virus per rischio professionale. Luisa Romanò, Alessandro R. Zanetti Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Università degli Studi di Milano Riferimenti bibliografici: 1. Aggarwal R, Jameel S. Hepatitis E. Hepatology 2011; 54: 2218-26. 2. Dalton HR, Bendall R, Ijaz S, Banks M. Hepatitis E: an emerging infection in developed countries. Lancet Infect Dis 2008; 8:698-709. 3. Hoofnagle JH, Nelson KE, Purcell RH. Hepatitis E. New Engl J Med 2012; 367:1237-44. 4. Kamar N, Selves J, Mansuy JM, et al. Hepatitis E virus and chronic hepatitis in organ-transplant recipients. N Engl J Med 2008; 358:811-7. 5. Kamar N, Bendall R, Legrand-Abravanel F, et al. Hepatitis E. Lancet 2012; 379:2477-88. 6. Meng XJ. From barnyard to food table: The omnipresence of hepatitis E virus and risk for zoonotic infection and food safety. Virus Res 2011; 161:23-30. 7. Romanò L, Paladini S, Tagliacarne C, et al. Hepatitis E in Italy: a long-term prospective study. J Hepatol 2011; 54:34-40. 8. Shrestha MP, Scott RM, Joshi DM, et al. Safety and efficacy of a recombinant hepatitis E vaccine. N Engl J Med 2007; 356:895-903. 9. Zanetti AR, Schlauder GG, Romanò L, et al. Identification of a novel variant of hepatitis E virus in Italy. J Med Virol 1999; 57:356-60. 10. Zhu FC, Zhang J, Zhang XF, et al. Efficacy and safety of a recombinant hepatitis E vaccine in healthy adults: a large-scale, randomized, double-blind placebo-controlled, phase 3 trial. Lancet 2010; 376:895-902. [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] editoriale Percorsi ragionati HIV viene contratta nel terzo trimestre. Non sono mai stati riportati casi di infezione cronica sostenuta da HEV1 e HEV2. Tuttavia, nel 2008 in Francia sono state riportate, per la prima volta, infezioni persistenti da HEV di genotipo 3 in trapiantati d’organo in trattamento immunosoppressivo. Questa evidenza è stata successivamente confermata in pazienti immunocompromessi sottoposti a terapia oncologica e in soggetti infetti da HIV. Nei Paesi industrializzati sono state, infine, descritte diverse manifestazioni extraepatiche associate all’infezione da HEV, inclusa artrite, pancreatite e anemia aplastica, sindrome di Guillain-Barré, paralisi di Bell, neuropatia periferica, atassia e confusione mentale. L’epatite E è attualmente prevenibile mediante vaccinazione. Sono stati sperimentati due vaccini ricombinanti Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Infezione cronica: riportata in pazienti immunocompromessi Nuove terapie per l’epatite cronica C Origine zoonotica (trasmissione alimentare) HEV3 è associato a manifestazioni neurologiche ed extraepatiche Interazioni farmacologiche Casi sporadici nei viaggiatori Casi autoctoni sostenuti da HEV3 o HEV4 (principalmente Cina e Giappone) “Vaccini sicuri ed efficaci aprono alla possibile immunizzazione nei paesi con alti tassi di morbosità e mortalità” congress report Tabella 2. Caratteristiche epidemiologiche e cliniche dell’epatite E nei Paesi industrializzati 29 highlights Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI 30 Percorsi ragionati I virus sono entità extracellulari che trasportano un acido nucleico da una cellula ad un’altra (1). Si organizzano in una particella ricoperta da un capside proteico (virione). I virus umani possiedono genomi di oltre 5000 nucleotidi, a DNA o RNA lineare in singola o doppia catena, da cui esprimono da uno a varie centinaia di geni. Si credeva fino agli anni ‘70 che i virus fossero l’ultimo gradino della scala biologica. La scoperta nel 1977 del virus dell’epatite D (HDV) (2) ha, invece, rivelato l’esistenza di un agente infettivo dell’uomo dalle caratteristiche insolite, diverse da quelle dei virus noti. L’HDV infetta solo i portatori di HBsAg e richiede per il suo ciclo biologico la presenza obbligatoria del virus dell’epatite B (HBV). Possiede un genoma di circa 1700 nucleotidi (3), ben più piccolo del genoma dei virus animali; esso codifica per un’unica proteina di 200 aminoacidi. In vivo l’RNA assume forma a bastoncello per l’appaiarsi delle molte basi complementari nell’ambito della sua sequenza circolare (figura 1). L’HDV si assembla in un virione, tuttavia non usa un capside proprio (che è incapace di codificare) ma si appropria dell’HBsAg fornito dall’HBV; invero il rifornimento del mantello di HBsAg necessario per proteggere il genoma e penetrare negli epatociti, è l’unica risorsa di cui Figura 1. Conformazione dell’HDV RNA al microscopio elettronico; A lineare a bastoncello in vivo; B circolare dopo denaturazione highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale Il virus dell’epatite D: alla frontiera fra il mondo vegetale e quello animale A B l’HDV ha bisogno dal partner virale. Replica con un meccanismo cosiddetto di “rolling-circle”, ignoto al mondo cellulare, in cui il genoma nascente si srotola come filamento multimerico lineare sull’antigenoma circolare (4). L’RNA è troppo piccolo per provvedersi di funzioni replicative autonome e viene replicato dalle RNA polimerasi cellulari; poichè queste ultime accettano di regola solo stampi a DNA, è verosimile che la formazione a bastoncello in cui si addensa in vivo il genoma virale, inganni le RNA polimerasi cellulari che lo riconoscono come un DNA a doppia elica (5). La catena multimerica lineare di RNA viene organizzata in genoma infettivo dalla funzione più singolare dell’HDV; nel genoma e nell’antigenoma sono presenti due sequenze di meno di 100 nucleotidi capaci da sole, senza l’intervento di funzioni proteiche, di tagliare l’RNA multimerico in catene lineari di lunghezza genomica e di legarle poi nella sequenza circolare infettiva (6). Per queste caratteristiche, i segmenti autocatalitici dell’RNA virale si qualificano come ribozimi, molecole di RNA che contengono in se stesse l’informazione genetica ed una funzione enzimatica (7); ribozimi non sono stati identificati in virologia animale. Mentre la scoperta dell’HDV portava scompiglio nella tassonomia dei virus animali, si consolidava negli anni ‘70-’80 l’ipotesi dell’esistenza nel regno vegetale di agenti infettivi subvirali a RNA di dimensioni ridotte e proprietà elementari. Nel 1967 Diener identifica in un RNA di 359 nucleotidi l’agente infettivo che causa l’affusolamento dei tuberi delle patate (potato spindle tuber disease) (8). Questo agente infettivo è il prototipo dei viroidi, una famiglia di RNA infettivi che rappresenta il grado più basso nella scala biologica, almeno in termini di complessità genomica (9); i viroidi sono RNA circolari nudi, di non più di 200-400 basi che replicano attraverso un meccanismo di “rolling-circle” ed esprimono ribozimi es- “HDV è un viroide, ha caratteristiche diverse dagli altri virus e necessita di HBV per replicare” [Il virus dell’epatite D: alla frontiera fra il mondo vegetale e quello animale. M. Rizzetto] Grandezza genomica I valori sono espressi in basi di RNA per il fago MS2, HDV e viroidi. Sono approssimativi ed espressi in paia di basi DNA per tutti gli altri genomi. La linea orizzontale separa gli organismi cellulari dagli agenti virali e subvirali. - Arabidopsis thaliana (arabette comune): la prima pianta di cui è stato sequenziato l’intero genoma. - Triticum aestivum: grano tenero Adattata da Flores R et al., Seminars in Liver Disease 2012 senziali al loro ciclo replicativo (10), non codificano per alcuna proteina, nondimeno causano malattie economicamente rilevanti in vari vegetali fra cui le patate, il pomodoro, la vite e gli agrumi. Oltre ai viroidi, si sono evoluti nei vegetali anche gli RNA satelliti. Si tratta ancora di minuti RNA, di dimen- HDV: un fossile molecolare? Come è originato l’HDV? Vale la regola che le strutture più semplici sono le più antiche. I viroidi hanno origine molto remota, sono verosimilmente dei fossili viventi di Tabella 1. Analogie fra HDV, viroidi, RNA satelliti delle piante e virus umani a RNA Dimensioni (in nucleotidi) Struttura Viroidi < 400 RNA satelliti < 800 HDV 1700 Virus > 5000 Circolare Circolare Circolare Lineare Complementarietà intramolecolare + + + - Capside Dipendenza da altro virus Traslazione RNA - +* + +* + + - - - + + piante *capside fornito da virus “helper” [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] uomo editoriale Percorsi ragionati HIV Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Prione 769 Viroide più piccolo 246 sioni poco superiori ai viroidi, che rappresentano l’estremo del parassitismo biologico; non codificano per proteine ma si provvedono di un capside appropriandosi dei prodotti genomici di un altro virus con cui non hanno relazione genetica (11). L’HDV si pone per le sue caratteristiche alla frontiera fra il mondo virale degli animali ed il mondo subvirale dei vegetali (9, 12) (figura 2). Come i viroidi è una struttura a RNA circolare e replica attraverso un meccanismo di “rolling circle” promosso da un ribozima proprio. Come gli RNA satelliti è in dipendenza obbligatoria da un virus maturo geneticamente diverso (l’HBV) che gli fornisce il capside. A differenza dei viroidi, ma in analogia con i virus animali, è capace di codificare, sia pure per una sola minuscola proteina (tabella 1). Nuove terapie per l’epatite cronica C Poxvirus 350.000 Adenovirus 35.000 Fago MS2 3.500 HDV 1.679 “L’RNA di HDV presenta somiglianze con i viroidi e con i virus animali, la sua origine risale verosimilmente ad un’epoca prebiotica in cui predominavano gli RNA” Interazioni farmacologiche Triticum aestivum Homo sapiens 16.000.000.000 Arabidopsis 3.300.000.000 Saccharomyces thaliana Escherichia cerevisiae 115.000.000 Mycoplasma coli 12.500.000 genitalium 4.650.000 580.000 31 congress report Figura 2. La scala delle grandezze genomiche VIRUS EPATITICI highlights Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI “L’approfondimento dei meccanismi replicativi di HDV e degli RNA simil-viroidi aprirà la strada a nuovi studi in campo patogenetico” un’epoca prebiotica dominata dall’RNA (13); gli RNA prebiotici contenevano nella stessa molecola l’informazione genetica e la funzione catalitica che si sono poi differenziate con l’evoluzione nel DNA e nelle proteine. L’HDV è probabilmente evoluto da un RNA autonomo che ha catturato un RNA messaggero codificante per una proteina come l’antigene HD (12); la simbiosi con la proteina deve avergli provveduto un vantaggio evolutivo. Percorsi ragionati L’HDV è l’unico in patologia umana o solo il primo di una classe di agenti infettivi ancora da scoprire? Recenti analisi bioinformatiche confortate da evidenza biochimica suggeriscono che ribozimi simili a quello dell’HDV siano espressi lungo tutto l’albero della vita; sono stati identificati nelle zanzare, nel riccio di mare, nelle lamprede, nelle formiche (14, 15). L’ispirazione alla ricerca ed al progresso in patologia umana potrebbe venire da aree biologiche molto remote... Mario Rizzetto SCDU Gastroenterologia, AO Città della Salute e della Scienza di Torino highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale 32 Riferimenti bibliografici: 1. Harrison SC. Principles of virus structure in: Virology, seconda edizione. Editori: B.N. Fields, D.M. Knipe; Raven Press. New York 1990 pag. 37-61. 2. Rizzetto M, Canese MG, Arico S, et al. Immunofluorescence detection of a new antigen-antibody system (delta/anti-delta) associated to the hepatitis B virus in the liver and in the serum of HBsAg carriers. Gut 1977; 18:997-1003. 3. Rizzetto M, Hoyer B, Canese MG, et al. Delta agent: Association of delta antigen with hepatitis B surface antigen and RNA in serum of delta-infected chimpanzees. Proc Natl Acad Sci USA 1980b; 77:6124-6128. 4. Taylor JM. Chapter 3. Replication of the hepatitis delta virus RNA genome. Adv. Vir. Res 2009; 74:103-121. 5. Chang J, Nie X, Chang HE, et al. Transcription of hepatitis delta virus RNA by RNA polymerase II. J Virol 2008; 82:1118-1127. 6. Wu, H.-N., Y.-J. Lin, F.-P. Lin, et al. 1989. Human hepatitis δ virus RNA subfragments contain an autocleavage activity. Proc. Natl. Acad. Sci. USA 86:1831-1835. 7. Been MD. HDV ribozymes. Curr Top Microbiol Immunol 2006; 307:47-65. 8. Diener TO, Raymer WB. Potato spindle tuber virus: a plant virus with properties of a free nucleic acid. Science 1967; 158:378-381. 9. Flores R, Ruiz-Ruiz S, Serra P. Viroid and Hepatitis Delta Virus. Seminars in Liver Disease 2012; 32:201-210. 10. Flores R, Gas M-E, Molina-Serrano D, et al. Viroid replication: rolling-circles, enzymes, and ribozymes. Viruses 2009; 1:317-334. 11. Hu CC, Hsu YH, Lin NS. Satellite RNAs and Satellite Viruses of Plants. Viruses 2009; 1:1325-1350. 12. Taylor J, Pelchat M. Origin of hepatitis delta virus. Future Microbiol 2010; 5:393-402. 13. Diener TO. Circular RNAs: relics of precellular evolution? Proc Natl Acad Sci USA 1989; 86:9370-9374. 14. Webb CH, Lupták A. HDV-like self-cleaving ribozymes. RNA Biol 2011; 8:719-27. 15. Webb C-HT, Riccitelli NJ, Ruminski DJ, Luptak A. Widespread occurrence of self-cleaving ribozymes. Science 2009; 326:953. [Il virus dell’epatite D: alla frontiera fra il mondo vegetale e quello animale. M. Rizzetto] 33 Nuove terapie (n= 143) “Presentati i risultati degli studi SILEN-C1 e C2 su pazienti con genotipo HCV1 non cirrotici” 120 mg QD/LI (n= 169) No mRVR * Faldaprevir 120 mg QD + PR Settimane 24 Peg-IFN/RBV Follow up Peg-IFN/RBV Follow up 48 72 *Fase di induzione (lead-in period, LI) di 3 giorni con Peg-IFN alfa-2a (180 ug/settimana)+RBV (1,0/1,2 mg/giorno); Randomizzazione 1:1 con mRVR a 24 settimane vs 48 settimane con Peg-IFN/RBV (PR) Percorsi ragionati HIV Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Nuove terapie per l’epatite cronica C Sono state presentate le conclusioni degli studi SILEN-C1 e 92%; la risposta è stata simile nei pazienti trattati per 24 SILEN-C2 (1, 2), i due studi di triplice terapia con Peg-IFN settimane ed in quelli trattati per 48 settimane. (P) + ribavirina (R) alle dosi standard, insieme a faldapreNello studio SILEN-C2 sono stati arruolati 290 pazienti, 135 null-responder a P + R (calo viremico < 1 log10 in tevir (F), un inibitore peptidomimetico della NS3/4A proteasi rapia) e 104 partial responder (calo viremico ≥ 1 log10, la dell’HCV, attivo contro il genotipo 1, 4, 5 e 6 del virus. In viremia tuttavia è rimasta sempre determinabile in terapia). entrambi gli studi sono stati arruolati solo pazienti non cirLe due tipologie di pazienti sono state randomizzate rotici, con HCV genotipo 1. 2:1:1 a ricevere P + R + F 240 mg una volta al giorno per In alcuni sottogruppi degli studi è stata introdotta prima 48 settimane, preceduta da LI (1) o senza LI (2); F 240 mg della somministrazione di F, una fase di lead-in (LI) di 3 due volte al giorno preceduto da LI (3). I pazienti F 240 giorni con P + R, nell’assunto che una brevissima fase di LI mg/LI che raggiungevano mRVR sono stati randomizzati permettesse a P + R di raggiungere sufficienti livelli ematici a sospendere la terapia alla settimana 24 o a continuarla dei due farmaci, tali da prevenire la possibilità di una tefino alla settimana 48. rapia monofunzionale di F ed il rischio di resistenze. Nei partial responder trattati con le modalità (1), (2), (3), Nello studio SILEN-C1 sono stati trattati 429 pazienti naive secondo l’elaborato schema descritto in figura 1. l’SVR è stata rispettivamente 32%, 50% e 42%; nei nullI pazienti sono stati randomizzati 1:1:2:2 a ricevere: conresponder, trattati con (1), (2), (3), è stata rispettivamente trollo (P + R) (1); F 120 mg al giorno in singola dose pre21%, 35% e 29%. ceduta da LI (2); F 240 mg al giorno in singola dose con Nei pazienti con mRVR, la SVR è stata superiore nei tratLI (3), o senza LI (4). I pazienti F 240 con o senza LI che tati per 48 settimane (72%) rispetto a quelli trattati per mantenevano la rapida risposta virale (mRVR, definita da 24 settimane. HCV RNA < 25 UI/ml alla 4 settimana e non determinabile alla 8 e 20 settiFigura 1. Studio SILEN C1: protocollo di terapia mana), sono stati rirandomizzati a sospendere la terapia a 24 settimane o a Peg-IFN/RBV Placebo + PR Peg-IFN/RBV Follow up (n= 71) continuarla con P + R fino alla 48 settiPeg-IFN/RBV Follow up mana. Le percentuali di risposta viroloFollow up mRVR 240 mg QD * Faldaprevir 240 mg QD + PR gica sostenuta (SVR) nei 4 gruppi sono (n= 146) Peg-IFN/RBV Follow up No state, rispettivamente, del 56%, 72%, mRVR Peg-IFN/RBV Follow up 72% e 84%. L’SVR nei pazienti che Follow up mRVR 240 mg QD/LI * Faldaprevir 240 mg QD + PR hanno raggiunto la mRVR è stata del Interazioni farmacologiche A cura di Alessia Ciancio, Mario Rizzetto SCDU Gastroenterologia, AO Città della Salute e della Scienza di Torino congress report Faldaprevir: gli studi clinici editoriale per l’EPATITE CRONICA C highlights Seconda uscita della nuova rubrica di approfondimento che si propone di puntualizzare periodicamente il progresso nella terapia dell’epatite cronica C, ponendo l’attenzione alle pubblicazioni nelle più importanti riviste internazionali, che riportano gli studi conclusivi di fase 3 con i nuovi farmaci. Nuove terapie per l’epatite cronica C Globalmente i risultati di SILEN-C1 e SILEN-C2 corrispondono a quelli ottenuti con telaprevir e boceprevir; è da rilevare che nei due studi non sono stati arruolati pazienti cirrotici, quindi il peso di questa variabile di fondamentale importanza clinica rimane sconosciuta. Entrambi gli studi presentano protocolli elaborati con alcuni aspetti innovativi che si sono tuttavia rilevati inutili. La breve fase di LI non ha sortito efficacia, semmai la risposta è stata superiore nei gruppi senza LI. Similmente la terapia breve per 24 settimane nei null e partial responder che avevano raggiunto la mRVR è risultata di efficacia significativamente inferiore rispetto alla terapia per 48 settimane, come era prevedibile dall’esperienza con telaprevir e boceprevir. Gli effetti collaterali causati da F, pur moderati, non sono stati infrequenti, sebbene apparentemente inferiori a quelli con telaprevir e a boceprevir. In entrambi gli studi vi è stato incremento rispetto al placebo di ittero e bilirubina indiretta in terapia, correlato con la dose di F (nel 13-18% con F 240 x 1, nel 38% con F 240 x 2). Frequenti le reazioni cutanee (dal 18% al 30% a seconda del dosaggio di F) ed il prurito (non meno del 30% fino al 45%). Altresì frequente la nausea in circa il “Già disponibili i risultati preliminari della combinazione tra faldaprevir e un altro DAA e RBV che indicano tassi di non determinabilità dell’HCV RNA del 73-100% a 4 settimane di terapia” 50%; dal 17% al 32% ha lamentato episodi di vomito, oltre il 30% episodi di diarrea. Pur essendo i risultati interessanti rispetto alla duplice terapia storica ed alla triplice ora disponibile, l’uso di F secondo gli schemi elaborati in SILEN-C1 e SILEN-C2 non è competitivo con il prossimo avvento di terapie IFN-free o ridotto uso di IFN. Il problema è ben chiaro al produttore che ha, fra gli altri, in studio una combinazione tra F e un altro DAA (BI207127) insieme a ribavirina, senza IFN (3) (studio SOUND-C1); i risultati preliminari indicano abbattimenti del virus alla non determinabilità a 4 settimane di terapia nel 73%-100% dei casi a seconda della dose di BI-207127. highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale 34 Riferimenti bibliografici: 1. Sulkowski MS, Asselah T, Lalezari J, et al. Faldaprevir combined with pegylated interferon alfa-2a and ribavirin in treatment-naïve patients with chronic genotype1 HCV: SILEN-C1 trial. Hepatology. 2013 Jun; 57:2143-54. doi:10.1002/hep.26276. 2. Sulkowski MS, Bourlière M, Bronowicki JP, et al. Faldaprevir combined with peginterferon alfa-2a and ribavirin in chronic hepatitis C virus genotype-1 patients with prior nonresponse: SILEN-C2 trial. Hepatology. 2013 Jun; 57:2155-63. doi:10.1002/hep.26386. 3. Zeuzem S, Asselah T, Angus P, et al. Faldaprevir (BI 201335), BI 207127 and ribavirin oral therapy for treatment-naive HCV genotype 1: SOUND-C1 final results. Antivir Ther. 2013 Apr 4. doi:10.3851/IMP2567. [Faldaprevir: gli studi clinici. A cura di Alessia Ciancio, Mario Rizzetto] 35 Interazioni Tabella 1. Overview delle interazioni tra ARV e ansiolitici/ipnoinducenti NRTI NNRTI PI/r INI CCR5I ALPRAZOLAM BROMAZEPAM DIAZEPAM FLURAZEPAM LORAZEPAM MIDAZOLAM TRIAZOLAM ZOLPIDEM Si? ? ? ? ? ? ? ? ? Si? ? Si? Si? ? ? ? ? ? ? ? ? Si? ? Si? Si? ? ? ? ? ? ? ? ? Si? ? Si? Si ? ? ? ? ? ? ? ? Si? ? Si? Si? Si ? ? ? ? ? ? ? Si? ? Si? Si? No? No? No? ? No1 No1 No1 No1 Si3 No? Si4 Si? No? Si? Si? Si? No2 No2 No2 No2 Si? No? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? NRTI EFV NVP ETV RPV fAPV/r LPV/r ATV/r DRV/r RAL bEVG MVC Tabella 2. Dettaglio delle interazioni tra ARV e ansiolitici/ipnoinducenti, effetti sul profilo farmacocinetico, meccanismo e gestione clinica dell’interazione Effetti PK Meccanismo Gestione clinica NNRTI/benzodiazepine ? $ BDZ CYP3A4 Titolare la dose di benzodiazepine, lorazepam compatibile con EFV PI/r/benzodiazepine ? # BDZ CYP3A4 Iniziare da dosi basse, zolpidem compatibile con RTV 1 RTV/midazolam # MID (AUC > 20 volte) CYP3A4 Nessun dato, ma in base a studi con altri inibitori del CYP3A4: controindicato midazolam orale, midazolam e.v. con cautela 2 RTV/triazolam # TRIAZ (AUC > 20 volte) CYP3A4 3 RAL/midazolam = MID _ Minima riduzione AUC (8%) di midazolam: compatibili 4 MVC/midazolam # MID _ Modesto aumento AUC (18%) e Cmax (21%) di midazolam: compatibili con cautela [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] Sconsigliato! Percorsi ragionati HIV Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI l’elevata prevalenza di questi disturbi nei pazienti con HIV sia per l’auto-somministrazione di ipnoinducenti e analgesici. Sebbene vi siano numerosi dati per quanto riguarda anticomiziali e farmaci per le dipendenze, sono scarsissimi gli studi su antidepressivi e ansiolitici, riducendo quindi le raccomandazioni a un’approssimativa deduzione in base alle caratteristiche farmacocinetiche dei farmaci esaminati. Nuove terapie per l’epatite cronica C Continua l’approfondimento delle interazioni farmacologiche tra ARV e altri farmaci utilizzati dal paziente con HIV: in questo numero vengono considerati i farmaci utilizzati nel trattamento di disturbi psichiatrici (ansiolitici, antidepressivi, antipsicotici), neurologici (anticonvulsivanti), di patologie da dipendenza e infine analgesici e antiinfiammatori. Va innanzitutto evidenziato che sono farmaci molto utilizzati sia per Interazioni farmacologiche A cura di Andrea Calcagno Clinica Universitaria Malattie Infettive, Ospedale Amedeo di Savoia, Torino congress report Interazioni tra ARV e farmaci psicotropi, neurologici, analgesici, antinfiammatori e oppioidi editoriale FARMACOLOGICHE highlights Continuano gli update della nuova rubrica, che presenta le interazioni farmacologiche principali tra antiretrovirali e farmaci di impiego comune nella pratica clinica per il trattamento delle comorbidità infettive e non infettive, oggi sempre più frequenti nei pazienti con HIV. Interazioni farmacologiche 36 Tabella 3a. Overview delle interazioni tra ARV e antidepressivi/antipsicotici highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale NRTI NNRTI PI/r INI CCR5I NRTI EFV NVP ETV RPV fAPV/r LPV/r ATV/r DRV/r RAL bEVG MVC AMITRIPTILINA CITALOPRAM/ ESCITALOPRAM PAROXETINA DULOXETINA FLUOXETINA VENLAFAXINA SERTRALINA Si? No? No? No? No? No? No? No? No? Si? No? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si5 Si5 Si5 Si5 Si? Si5 Si? Si? Si Si? Si Si? Si? Si? Si? Si?6 Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? No? No?7 No?7 No?7 Si? No?7 Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si8 Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si8 Si? Si? Si? Tabella 3b. Overview delle interazioni tra ARV e antidepressivi/antipsicotici NRTI NNRTI PI/r INI CCR5I MIRTAZAPINA OLANZAPINA RISPERIDONE QUETIAPINA ALOPERIDOLO CLORPROMAZINA CLOZAPINA ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? Si?9 Si?9 Si?9 Si?9 ? Si?9 ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? No?10 ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? NRTI EFV NVP ETV RPV fAPV LPV ATV DRV RAL bEVG MVC “Nelle interazioni tra PI/r e farmaci psicotropi, come antidepressivi e antipsicotici, in alcuni casi è necessario titolare la dose” Tabella 4. Dettaglio delle interazioni tra ARV e antidepressivi/antipsicotici, effetti sul profilo farmacocinetico, meccanismo e gestione clinica dell’interazione Effetti PK Meccanismo Gestione clinica 5 PI/r/citalopram PI/r/escitalopram ? # CITALO = ESCITALO CYP2C19 CYP2D6/CYP3A4 6 DRV/r/paroxetina fAPV/r/paroxetina $ PAROXE ? 7 PI/r/fluoxetina ? # RTV AUC CYP2D6 CYP2C9 Usare se necessario (riportati effetti collaterali in corso di coutilizzo) 8 DRV/r/sertralina EFV/sertralina $ SERTRA CYP2B6 Titolare la dose di sertralina 9 PI/r/olanzapina $ OLANZA CYP1A2 UGT1A4 Titolare la dose di olanzapina 10 ATV/r/quetiapina ? # QUETIA CYP3A4 Effetti collaterali in corso di coutilizzo: iniziare con la dose più bassa di quetiapina Iniziare con la dose più bassa di citalopram. Iniziare con la dose normale di escitalopram Titolare la dose di paroxetina [Interazioni tra ARV e farmaci psicotropi, neurologici, analgesici, antinfiammatori e oppioidi. A cura di Andrea Calcagno] Interazioni farmacologiche 37 Tabella 5. Caratteristiche dei farmaci per cui non sono disponibili dati di farmacocinetica Effetto previsto NNRTI Effetto previsto PI/r Mirtazapina CYP3A4 $ # Quetiapina CYP3A4 $ # CYP2D6, CYP1A2 =? #? CYP1A2, CYP2C19, CYP3A4 (2C9, 2D6) $? #? Clorpromazina Clozapina “Un’altra interazione da tenere sotto stretta sorveglianza è quella esistente tra farmaci antiretrovirali e farmaci neurologici anticonvulsivanti” Tabella 6. Overview delle interazioni tra ARV e anticonvulsivanti NRTI NNRTI PI/r INI CCR5I CARBAMAZEPINA LAMOTRIGINA GABAPENTINA FENOBARBITAL FENITOINA VALPROATO LEVIRACETAM NRTI EFV NVP ETV RPV fAPV LPV ATV DRV Si? ABC? No11 Si? No? No? Si? Si? Si? Si?12 Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si?14 Si?14 Si? Si! Si! Si! Si! Si! Si! Si! Si! Si! Si? TDM15 TDM15 TDM15 TDM15 TDM15 TDM15 TDM15 TDM15 Si? TDM15 TDM15 TDM15 TDM15 Si? Si Si? Si? Si? Si! Si! Si! Si! Si! TDM15 TDM15 TDM15 TDM15 Si? TDM16 Si? Si? Si! Si! Si! Si! RAL bEVG MVC Si? Si? DOSE13 Si? Si? Si? Si! Si! Si! Si? TDM15 DOSE13 Si? TDM15 Si? Si? Si! Si! DOSE13 Si? Si! Tabella 7. Dettaglio delle interazioni tra ARV e anticonvulsivanti, effetti sul profilo farmacocinetico, meccanismo e gestione clinica dell’interazione Effetti PK Meccanismo Gestione clinica 11 EFV/carbamazepina $ CARBA $ EFV CYP3A4 Utilizzare altri anticonvulsivanti 12 DRV/r/carbamazepina # CARBA = DRV CYP3A4 Iniziare con carbamazepina ridotta del 25-50%. Oxcarbamazepina sembrerebbe sicura con tutti gli ARV (case report con EFV: nessun impatto sulla PK) 13 MVC/induttori (carbamazepina, fenobarbitale, fenitoina, valproato?) $ MVC CYP3A4 Utilizzare MVC a 600 mg bid 14 ATV/r/lamotrigina LPV/r/lamotrigina $ LAMOTR = ARV UGT1A4 Considerare un aumento di dose di lamotrigina. Nessun effetto di ARV senza RTV 15 ARV/fenobarbital ARV/fenitoina $ ARV $ FENOB/FENIT CYP3A4 UGT? Interazione non studiata: potenziale riduzione sia di ARV sia di anticonvulsivanti. Utilizzare TDM! (fAPV/fenitoina: fAPV = e minima $ fenitoina) 16 LPV/r/valproato = o $ VALPROA # LPV e RTV CYP2C9 CYP2A6 Utilizzare TDM per valproato! (un case report di riduzione di valproato) [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] Percorsi ragionati HIV #? Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI # $? Nuove terapie per l’epatite cronica C $ UGT2B7 (1A4, 1A9), CYP3A4, CYP2D6 Interazioni farmacologiche CYP2D6 (CYP3A4) Aloperidolo congress report Risperidone editoriale Metabolismo highlights Farmaco Interazioni farmacologiche 38 highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale Tabella 8. Overview delle interazioni tra ARV e analgesici, antinfiammatori e oppioidi FANS 23 METADONE BUPRENORFINA OSSICODONE FENTANIL COLCHICINA STEROIDI Si? DOSE17 DOSE17 Si Si Si? DOSE?19 Si Si Si Si? Si? Si? Si? Si? Si? ? ? ? ? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si24 Si24 Si24 Si24 NRTI NNRTI NRTI EFV NVP ETV RPV PI/r fAPV/r LPV/r ATV/r DRV/r Si Si18 Si Si Si Si DOSE20 Si Si? Si21 Si? Si? ? ? ? ? DOSE22 DOSE22 DOSE22 DOSE22 Si? Si? Si? Si? Si25 Si25 Si25 Si25 INI RAL bEVG Si Si? Si? Si? Si? Si? Si? ? Si? DOSE22 Si? Si? Si? Si? CCR5I MVC Si? Si? Si? ? Si? Si? Si? “L’uso combinato di ARV e analgesici, antinfiammatori e oppioidi necessita di una gestione adeguata con eventuale titolazione/riduzione dei dosaggi” Tabella 9. Dettaglio delle interazioni tra ARV e analgesici, antinfiammatori e oppioidi, effetti sul profilo farmacocinetico, meccanismo e gestione clinica dell’interazione Effetti PK Meccanismo Gestione clinica 17 EFV/metadone NVP/metadone $ METADONE = ARV CYP3A4 CYP2B6 CYP2D6 Aumentare metadone in base ai sintomi (20-60%) 18 PI/r/metadone $ METADONE = ARV CYP3A4 CYP2B6 CYP2D6 Generalmente minime riduzioni della PK di metadone. Vigilare su sintomi di carenza (segnalata con LPV/r) 19 EFV/buprenorfina $ BUPRENORFINA = EFV CYP3A4 UGT1A1 AUC buprenorfina $ 50% ma non sintomi di carenza. Vigilare su sintomi di carenza 20 ATV/r/buprenorfina # BUPRENORFINA = ATV CYP3A4 UGT1A1 BUPRE AUC 67% e tre case report di sintomi da eccesso. Vigilare su sintomi di astinenza ed eventualmente ridurre BUPRE 21 LPV/r/ossicodone # OSSICODONE CYP3A4 CYP2D6 AUC di ossicodone # 2.6 volte. Titolare dose di ossicodone 22 PI/r/colchicina # COLCHICINA CYP3A4 AUC di colchicina # 3.5 volte. Ridurre la dose di colchicina (0.6 mg poi 0.3 mg e dose successiva a 72 ore) 23 ARV/FANS vari potenziali CYP2C9 OAT1, OAT3 24 NNRTI/prednisone PI/r/prednisone $ PREDNISONE # PREDNISONE CYP3A4 Discrete variazioni AUC di prednisone con NNRTI (-40%) o PI/r (+ 37%). Vigilare sui sintomi e titolare la dose di steroide 25 STEROIDI (per via inalatoria-topicainiezione intra-articolare)/PI/r ## STEROIDI CYP3A4 Casi di Cushing iatrogeno! Beclometasone è lo steroide inalatorio di scelta (non CYP) Interazioni non studiate (paracetamolo OK). Potenzialmente nimesulide/EFV e ETV (CYP2C9, # FANS) e TDF/naprossene (OAT1, tossicità da TDF?) Riferimenti bibliografici: Le fonti principali utilizzate sono il sito internet dell’Università di Liverpool (www.hiv-druginteractions.org) e dell’Università di San Francisco (http://hivinsite.ucsf.edu/InSite.jsp?page=ar-00-02) a cui si rimanda per la bibliografia. [Interazioni tra ARV e farmaci psicotropi, neurologici, analgesici, antinfiammatori e oppioidi. A cura di Andrea Calcagno] Coorte ICONA 40 I. C highlights congress report Speciale Linee Guida AIDS 2012 Update dal laboratorio Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale N O. A. HEPA Hepatitis Icona Cohort Le potenzialità di una coorte come ICONA sono diversificate e possono essere amplificate per studi mirati: dopo avere raccolto informazioni su outcome, sospensioni della terapia, variabili comportamentali e cliniche di accesso ai farmaci, aderenza, epidemiologia, impatto delle resistenze e complicanze dell’infezione da HIV, oggi lo sguardo si allarga a comprendere la coinfezione HIV/virus epatitici. ICONA, in cui il 35% circa dei soggetti sono coinfetti con HCV e il 6-8% coinfetti con HBV, ha già prodotto numerosi dati su coinfezione da HCV e da HBV: risposta ed epatotossicità alla cART, progressione dell’infezione da HIV, interferenza tra i diversi virus. HEPAICONA vuole verificare in uno studio di coorte con un follow up prolungato nel tempo l’efficacia e la tollerabilità a lungo dei nuovi farmaci anti-HCV in soggetti con HIV, nonché la possibile interferenza con la ARV, l’impatto dell’aderenza alla terapia e delle resistenze del virus ai farmaci. HEPAICONA in un primo momento fornirà un quadro epidemiologico delle caratteristiche della popolazione di soggetti coinfetti HIV-HCV e informazioni utili per l’ottimizzazione delle strategie e per la gestione clinica della coinfezione HIV-HCV. ICONA in seguito offrirà il supporto informatico e di network per l’inclusione, a fianco dei soggetti naive per HIV, di nuovi naive ai nuovi farmaci DAA, anche se HIV experienced all’inclusione, con o senza coinfezione da HCV e HBV-. Si tratta di ampliare la coorte, prevedendo l’inclusione di pazienti HCV RNA positivi naive ai nuovi farmaci DAA anche se HIV experienced. In questo modo potremo nei prossimi anni avere una coorte sufficientemente numerosa da permettere studi clinici e di patogenesi nella coinfezione HIV-HCV. [ICONA: Update 2013. S. Lo Caputo] ICONA: update 2013 ICONA è nata nel 1997 con l’obiettivo di dotare i Centri infettivologici italiani di una coorte di persone sieropositive per HIV di dimensioni paragonabili alle coorti internazionali e, nel contempo, di differenziarsi da queste per la tipologia dei soggetti arruolati. La coorte presenta la peculiarità di essere costituita da soggetti non trattati all’atto dell’arruolamento. ICONA, inoltre, valuta non solo l’efficacia e la tollerabilità dei farmaci, ma anche gli aspetti legati al vissuto della persona sieropositiva. I numerosi farmaci antiretrovirali disponibili per il trattamento dell’infezione da HIV hanno garantito ai pazienti con HIV un miglioramento della qualità della vita ed un aumento sensibile dell’aspettativa di vita. Per comprendere a fondo quella che è la storia naturale dell’infezione da HIV in corso di terapia antiretrovirale e quelle che possono essere le complicanze a lungo termine dei farmaci utilizzati, è necessario disporre di una grande quantità di dati affidabili riguardanti un gran numero di pazienti. Per questo in tutti i Paesi sono nati studi di coorte su pazienti con HIV, e negli ultimi anni sono aumentati i dati pubblicati in letteratura su studi includenti più coorti per ottenere un campione numerico sufficiente a dimostrare alcune ipotesi scientifiche. Solo dagli studi di coorte, infatti, è possibile ottenere utili informazioni sia per migliorare la gestione a lungo termine dei pazienti in trattamento antiretrovirale ed anche per ricavare informazioni utili su numerosi aspetti epidemiologici. A giugno 2013 10.986 pazienti sono stati arruolati e, di questi, 4697 a partire dal 2007. La percentuale di donne arruolate nella coorte è del 25,6%, dato estremamente importante poiché spesso nei trial registrativi dei farmaci antiretrovi- rali la quota di pazienti arruolati di sesso femminile è molto bassa con scarsità di informazioni specifiche. La figura 1 illustra le modalità di trasmissione dell’infezione da HIV tra i pazienti arruolati, si conferma il trend osservato a partire dal 2006 di un au- “La coorte ICONA ha superato il tetto dei 10.000 soggetti con infezione da HIV naive arruolati” Figura 1. Modalità di trasmissione di HIV (A) e secondo l’anno di calendario (B) A B 37,8 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% 30,7 23,9 7,7 Eterosex n= 4154 60% 50% 46,8% 40% 32,1% 30% 20% 17,1% 10% 4,1% 0% 1997-1999 n= 4017 Omo/bisex n= 3371 44,2% 46,3% 24,3% 29,7% 23,9% 16,6% 7,4% 7,7% 2000-2002 n= 1438 2003-2005 n= 650 TDI n= 2621 41,9% 40,9% 9,6% 7,6% 2006-2008 n= 890 48,2% 38,4% 8,2% 5,2% 2009-2010 n= 1293 Non noto n= 841 43,1% 39,2% 12,7% 5,0% 2011-2013 n= 2698 Eterosex Omo/bisex TDI Non noto Per il 2013, primi 6 mesi Italian Cohort I. C N Naive Antiretrovirals O. A. Coorte ICONA 41 Italian Cohort I. C N O. A. Naive Antiretrovirals Figura 3. Cause di decesso Italian Cohort I. C N 25% 20% 15% 10% 14,6% 6.7 5% 0% Italian Cohort I. C N O. A. HCV Ab+ n= 9807 HBsAg+ n= 9543 Per il 2013, primi 6 mesi 41,0% 19,4% Naive Insuff. renale Schede non compilate Overdose Infezione Suicidio Patol. cardiovascolare Patol. non AIDS defining Non noto Altre patologie Epatopatie HIV/AIDS Per il 2013, primi 6 mesi Antiretrovirals Figura 4. Proporzione di pazienti con carica virale ≤ 80 copie/ml a 12 mesi dall’inizio della prima ART secondo il periodo dell’anno di inizio 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Italian Cohort I. C N Naive Antiretrovirals O. A. “Le epatopatie sono tra le principali cause di morbidità e mortalità: il 19.4% dei decessi è correlato a patologie epatiche” trattamento dell’HCV, che potrebPer il 2013, primi 6 mesi bero modificare 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 radicalmente l’evoluzione delmento di trasmissione per via omosesl’epatopatia cronica da HCV. suale ed eterosessuale. Una ulteriore conferma dell’importanza L’età media dei pazienti arruolati è di delle epatiti croniche nei pazienti con 38,4 anni ma vi sono delle sensibili infezione da HIV arriva dal dato sulle differenze tra pazienti italiani e noncause di morte osservate nella coorte: italiani, infatti tra questi ultimi la peril 19.4% dei decessi è correlato a pacentuale di soggetti più giovani è tologie epatiche e l’epatopatia risulta sensibilmente superiore. la seconda causa di decesso dopo le I dati sulle coinfezioni con i virus epapatologie opportunistiche AIDS-corretitici evidenziano una percentuale di late (figura 3). coinfezione con HCV del 32,6%, preL’efficacia della terapia antiretrovirale valentemente in soggetti tossicodipen(cART) è evidenziata in figura 4, che ildenti, il 6,7% dei pazienti presenta lustra la percentuale di pazienti in tratuna coinfezione con HBV con valori tamento con viremia non dosabile: più elevati tra i pazienti non italiani, l’incremento osservato negli ultimi anni ed infine il 2,6% dei pazienti testati riè sicuramente da correlare alla disposulta essere HCV+/HBsAg+ (figura 2). nibilità di regimi terapeutici più semQuesti dati sono di grande interesse alla plici da assumere e meglio tollerati. luce dei numerosi farmaci antivirali atLa percentuale di pazienti in prima tualmente in corso di registrazione per il linea terapeutica osservati nei vari anni è aumentata a partire dal 2008 (29.6%) raggiungendo nei primo 6 mesi del 2013 quota 63.8%. Tuttavia il problema della tossicità a medio e lungo termine dei farmaci antiretrovirali rimane uno dei settori meno conosciuti ma di fondamentale importanza. I dati della coorte evidenziano infatti che la prima causa di sospensione del trattamento antiretrovirale rimane la tossicità con il 42,7%. In conclusione i dati, verificati ed attendibili, raccolti dagli studi di coorte come ICONA rappresentano una miniera di informazioni utili non solo per sterili elaborazioni statistiche ma fondamentali per comprendere informazioni che non si potrebbero altrimenti ottenere da altre fonti ed anche per una corretta gestione economica del paziente con HIV. Sergio Lo Caputo U.O. Malattie Infettive, Azienda Sanitaria, Firenze Per saperne di più Maggiori informazioni e approfondimenti, notizie e update sulle pubblicazioni scientifiche di ICONA sono disponibili sul portale di Fondazione ICONA all’indirizzo www.fondazioneicona.org. Buona navigazione! [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] editoriale 5,9% Percorsi ragionati HIV 5,9% Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI 0,2% 4,6% Update dal laboratorio 30% HBsAg+ 2.6% HCV Ab+/HBsAg+ Antiretrovirals Speciale Linee Guida AIDS 2012 HCV Ab+ 32.6 O. A. Naive 3,5% congress report 35% 1,6% 2,2% 0,9% highlights Figura 2. Positività per HBsAg e HCV Ab in 10.986 pazienti congress report 42 7th IAS Conference on HIV Pathogenesis, Treatment and Prevention (IAS) highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Come spesso accade, il Convegno IAS dedica comprensibilmente ampio spazio alle problematiche sociali, comunicazionali, di prevenzione e di accesso ai farmaci; ciò nonostante, al 7° IAS di Kuala Lumpur sono stati presentati alcuni studi clinici che potrebbero avere ripercussioni nella nostra pratica clinica quotidiana. Lo studio ENCORE1 (Puls R, WELBB01) ha mostrato come, nei soggetti naive, utilizzare efavirenz al dosaggio di 400 mg invece che 600 mg, in associazione a TDF/FTC, sia virologicamente non inferiore a 48 settimane. Gli studi SINGLE e SPRING-2 su pazienti naive a 48 settimane documentano per dolutegravir la medesima tollerabilità renale di raltegravir e di efavirenz (Curtis LD, TUPE282). Nello studio RADAR (Bedimo R, WEPE512), su pazienti naive, il regime raltegravir + darunavir/r non ha mostrato la stessa efficacia virologica della combinazione TDF/FTC + darunavir/r a 48 settimane, ma una performance nettamente migliore sul metabolismo osseo. Lo studio No Nuc No Boost (Cotte L, WEPE511) ha dimostrato l’efficacia virologica e la tollerabilità dell’associazione maraviroc 300 mg BID + RAL 400 mg BID in pazienti naive alla terapia, dopo un periodo d’induzione di 24 settimane con TDF/FTC. Uno studio di semplificazione (Llibre JM, WEPE514) ha confrontato le monoterapie con darunavir/r 800/100 mg QD e lopinavir/r 400/100 mg BID in pazienti virologicamente soppressi: non è stata riscontrata alcuna differenza virologica a 48 settimane, ma meno disturbi gastrointestinali nel Figura 1. Profili plasmatici di GSK744 Concentrazione plasmatica (mcg/ml) Percorsi ragionati HIV editoriale Kuala Lampur, 30 giugno - 3 luglio 2013 5 = iniezione ogni 28 giorni = iniezione ogni 84 giorni 4 3 2 1 GSK744 5 mg/die po Ctau= 0.6 ug/ml 0 0 4 8 800 mg IM LD, 200 mg SC q4w x 3 800 mg IM LD, 200 mg IM q4w x 3 12 16 Settimane 20 800 mg IM LD, 400 mg IM q4w x 3 800 mg IM ogni 3 mesi x 2 24 28 4a PA-IC90 (0,664 mcg/ml) Spreen W et al, IAS 2013, Abs WEAB0103 braccio con darunavir/r. La combinazione raltegravir + etravirina (Katlama C, WEPE516) come regime di mantenimento in pazienti virologicamente soppressi si è dimostrata virologicamente efficace a 48 settimane. Lo studio SECONDLINE (Hoy J, WELBB05), ha mostrato come il regime di seconda linea lopinavir/r + raltegravir sia significativamente associato a una minor perdita di densità minerale ossea rispetto a un approccio classico con lopinavir/r + NRTI. Lo studio EARNEST (Paton N, WELBB02) ha randomizzato pazienti falliti a un primo regime basato su NNRTI in a) lopinavir/r + raltegravir, b) lopinavir/r in monoterapia, o c) lopinavir/r + 2 NRTIs: il braccio in monoterapia ha dato maggiori fallimenti virologici e sviluppo di resistenze. Nello studio SAILING condotto su pazienti experienced (Cahn P, WELBB03) dolutegravir è risultato superiore a raltegravir a 48 settimane. [7th IAS Conference on HIV Pathogenesis, Treatment and Prevention (IAS). M. Borderi] “Presentati in Malesia nuovi trial con possibili ripercussioni sulla pratica clinica” Un’analisi dello studio VIKING-3 (Nichols G, TULBPE19) mostra che dopo 24 settimane, il 69% di pazienti con mutazioni a inibitori dell’integrasi che hanno iniziato dolutegravir 50 mg BID raggiunge la soppressione virologica. Lo studio INROADS (Ruane P, WEPE515) ha valutato darunavir + etravirina QD in pazienti pre-trattati: a 48 settimane, il regime si è mostrato efficace e ben tollerato. Uno studio condotto su volontari sani (Spreen W, WEAB0103) ha mostrato che GSK744 (analogo di dolutegravir) e TMC278 long-acting (analogo di rilpivirina) somministrati ogni 1-3 mesi per via intramuscolare sono sicuri, ben tollerati, e mantengono a lungo concentrazioni adeguate nel sangue, il che potrebbe aprire la prospettiva, in futuro, di assumere il trattamento addirittura una sola volta al mese. Marco Borderi Unità Operativa Malattie Infettive, Azienda Ospedaliera Sant’Orsola Malpighi, Bologna highlights 44 highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale Update sul nuovo Single Tablet Regimen EVG/COBI/TDF/FTC La Commissione Europea ha concesso l’autorizzazione alla commercializzazione di elvitegravir 150 mg/cobicistat 150 mg/emtricitabina 200 mg/tenofovir diproxil fumarato 245 mg, primo Single Tablet Regimen (STR) basato sull’utilizzo di un inibitore dell’integrasi per il trattamento dell’infezione da HIV-1. L’approvazione è supportata dalla crescente mole di dati raccolti nell’ambito di importanti studi di fase 3 nei pazienti naive e dalla disponibilità, unica almeno per il momento, di un confronto in prima linea sia con NNRTI che con PI/r. Nello studio GS-US-236-0102 (1), che prevede il confronto per 192 settimane tra EVG/COBI/FTC/TDF e EFV/TDF/FTC in oltre 700 pazienti in prima linea terapeutica, il mantenimento di una viremia < 50 copie/ml è stato confermato a 96 settimane rispettivamente nell’84% e nell’82% dei casi, (differenza + 2.7%, 95% CI: -2.9, 8.3). Di particolare rilevanza clinica a mio avviso il dato che l’efficacia di EVG/COBI/FTC/TDF abbia dimostrato la sua solidità anche in pazienti con viremie > 100.000 copie/ml (81.4% vs 82.8%). Il fallimento virologico con sviluppo di mutazioni a NRTI e/o INI è stato osservato raramente, in 10 pazienti in terapia con EVG/COBI/FTC/TDF. Il trattamento con EVG/COBI/FTC/TDF è risultato generalmente ben tollerato, più frequentemente associato a nausea, molto meno frequentemente a reazioni allergiche, vertigini e anomalie del sogno rispetto a EFV/TDF/FTC. E’ confermato, per il meccanismo di riduzione della secrezione attiva di creatinina nel tubulo legata a COBI, il lieve incremento mediano della creatinina (a 96 settimane + 0.13 mg/dl vs + 0.01 mg/dl). La discontinuazione per eventi avversi è stata infrequente in entrambi i gruppi (5% vs 7%) e solo il 2% dei pazienti ha interrotto il trattamento con EVG/COBI/FTC/TDF per tossicità renale (tabella 1). Risultati similari (2) si sono ottenuti nel confronto tra EVG/COBI/FTC/TDF e ATV/r in associazione a TDF/FTC (studio GS-236-0103), tutt’oggi in corso in oltre 700 pazienti naive. A 96 settimane il successo virologico è stato mantenuto rispettivamente nell’83% e nell’82% dei casi (differenza +1.1%, 95% CI: -4.5, 6.7). Tabella 1. Studio GS-0102: discontinuazioni per eventi avversi EVG/COBI/FTC/TDF (n = 348) Sett. 48 Sett. 96 Anomalie della funzionalità renale* Depressione Astenia EFV/FTC/TDF (n = 352) Sett. 48 Sett. 96 1.4% 0.3% 0.3% 2.0% 0.3% 0.3% 0 0.9% 0.3% 0 1.1% 0.6% Anomalie del sogno Ansia 0 0 0 0 0.6% 0.3% 0.6% 0.6% Insonnia Rash e ipersensibilità al farmaco 0 0 0 0 0.3% 1.4% 0.6% 1.4% *Insufficienza renale, sindrome acquisita di Fanconi, aumento creatinina plasmatica, anomalie del filtrato glomerulare Modificata da Zolopa A, Sax PE, DeJesus E, et al, JAIDS 2013 “Conferme del mantenimento del successo long term per il primo STR comprendente un inibitore dell’integrasi” Tabella 2. Studio GS-0103: discontinuazioni per eventi avversi EVG/COBI/FTC/TDF (n = 353) Sett. 48 Sett. 96 Aumento creatinina plasmatica Piressia Diarrea Nausea Vomito Astenia Ittero oculare Ittero cutaneo Esantema Vertigini [Update sul nuovo Single Tablet Regimen EVG/COBI/TDF/FTC. A. Castagna] 0.3 0.6 0.6 0.3 0.3 0.3 0 0 0 0 0.6 0.6 0.6 0.3 0.3 0.3 0 0 0 0 ATV/RTV+FTC/TDF (n = 355) Sett. 48 Sett. 96 0 0 0.3 1.1 0.6 0.6 1.1 0.6 0.6 0.6 0 0 0.3 1.1 0.6 0.6 1.1 0.6 0.6 0.6 Modificata da Rockstroh JK, DeJesus E, Henry K, et al., JAIDS 2013 highlights 45 Figura 1. Studio GS-0102: pazienti con HIV RNA < 50 copie/ml (ITT) 100 80 70 60 50 40 12 16 20 24 28 32 Tempo (settimane) 36 40 44 48 Sax P et al, Lancet 2012 Figura 2. Studio GS-0103: pazienti con HIV RNA < 50 copie/ml (ITT) 100 90 Pazienti (%) 80 70 60 50 40 30 20 EVG/COBI/FTC/TDF ATV/r + FTC/TDF 10 0 0 2 4 8 12 16 20 24 28 Tempo (settimane) Il fallimento virologico con sviluppo di mutazioni associate a resistenza si è osservato solo in 6 pazienti trattati con EVG/COBI/FTC/TDF. Il recupero immunologico è stato simile e infrequente in entrambi gruppi è stata la discontinuazione del trattamento (tabella 2) per eventi avversi (4% vs 6%). Anche in questo studio è stato confermato un significativo ma lieve incremento della creatinina nel gruppo trattato con EVG/COBI/FTC/TDF (+ 32 36 40 44 48 DeJesus E et al, Lancet 2012 0.12 mg/dl vs + 0.08 mg/dl). A 96 settimane le variazioni mediane dei valori di colesterolo totale sono lievemente più alte nei pazienti trattati con EVG/COBI/FTC/TDF (+ 14 mg/dl vs + 8 mg/dl); l’STR sembra avere invece un minor impatto sulle variazioni mediane dei valori di trigliceridi (+ 5 mg/dl vs + 16 mg/dl). In questo studio vi è inoltre un dato clinicamente rilevante: la riduzione media percentuale della BMD a 96 settimane è minore nel gruppo trattato con EVG/COBI/FTC/TDF, sia a li- vello vertebrale (-1.96% vs -3.54%, p= =.049) che femorale (-3.16% vs 4.19%, p= 0.069). Vi è molta attenzione, sia tra i pazienti che tra i medici, nell’esplorare, costi permettendo, approcci terapeutici basati sull’utilizzo degli inibitori dell’integrasi in prima linea. L’interesse è giustificato da ragioni molteplici (3): l’efficacia virologica e la rapida riduzione della replicazione virale (figura 1 e 2), il recupero immunologico, le interazioni positive con i meccanismi di riduzione dell’immunoattivazione e in generale il buon profilo di tollerabilità della classe. La disponibilità in Italia del primo STR basato sull’utilizzo di un inibitore dell’integrasi consentirà di verificare in pratica clinica tutto il potenziale di questa strategia innovativa. Antonella Castagna Divisione di Malattie Infettive, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano Riferimenti bibliografici: 1. Zolopa A, Sax PE, DeJesus E, et al. A randomized double-blind comparison of coformulated elvitegravir/cobicistat/emtricitabine/tenofovir disoproxil fumarate versus efavirenz/emtricitabine/tenofovir disoproxil fumarate for initial treatment of HIV-1 infection: analysis of week 96 results. J Acquir Immune Defic Syndr. 2013 May 1; 63(1):96-100. 2. A randomized, double-blind comparison of coformulated elvitegravir/cobicistat/emtricitabine/tenofovir DF vs ritonavir-boosted atazanavir plus coformulated emtricitabine and tenofovir DF for initial treatment of HIV-1 infection: analysis of week 96 results. J Acquir Immune Defic Syndr. 2013 Apr 15; 62(5):483-6. doi: 10.1097/QAI.0b013e318286415c. PubMed PMID:23337366. 3. Messiaen P, Wensing AM, Fun A, et al. Clinical use of HIV integrase inhibitors: a systematic review and meta-analysis. PLoS One. 2013; 8(1):e52562. [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] Percorsi ragionati HIV 8 Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI 0 2 4 Nuove terapie per l’epatite cronica C 0 “Tra i vantaggi clinici principali, l’efficacia virologica e la rapida riduzione della replicazione virale” Interazioni farmacologiche EVG/COBI/FTC/TDF EFV/FTC/TDF 10 congress report 20 editoriale 30 highlights Pazienti con HIV RNA < 50 copie/ml (%) 90 highlights 46 highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Le fonti di informazione che permettono di ricostruire l’epidemiologia delle epatiti sono i registri delle epatiti acute, studi di prevalenza in popolazione aperta, in gruppi a rischio ed in popolazione ospedaliera. “Il 70% delle epatopatie è correlato ad HCV ed il 15% ad HBV” Figura 1. Prevalenza di infezione da HCV in Italia per età ed area geografica 50 Nord Centro Sud 40 30 % Percorsi ragionati HIV editoriale Quadro epidemiologico delle epatiti B e C in Italia Epatite B/C: incidenza e prevalenza I tassi di incidenza, come riportati da SEIEVA (1985-2011), per l’epatite B risultano in costante progressivo declino da 12 x 100.000 nel 1985 a 1 x 100.000 nel 2011. Il più rapido decremento si è registrato a carico della classe di età 1524 anni nel periodo fino al 2000, attribuibile sia alle migliorate condizioni igienico-sanitarie del Paese sia all’introduzione della vaccinazione “obbligatoria” anti-HBV nel 1991. Tale valore pone attualmente l’Italia sulla stessa linea dei principali Paesi europei con l’eccezione di Belgio e Austria dove, recentemente, l’incidenza è in forte crescita, legata a un numero incidente molto elevato a carico dei migranti. Analoghe considerazioni possono essere fatte per l’epatite C, dove si è registrato un declino dei tassi di incidenza dal 5 x 100.000 nel 1985 allo 0,3 x 100.000 nel 2011. Il decremento è più spiccato sempre nella classe di età 15-24 anni nel periodo fino al 2000, attribuibile in questo caso, oltre che alle migliorate condizioni igienico-sanitarie, alla progressiva riduzione della tossicodipendenza e.v. I tassi di prevalenza, più elevati per l’epatite C (3% vs 1% per l’epatite B) con un gradiente positivo spostato dal Nord verso il Sud del Paese (dall’1,6% al 7,3%) e verso le classi di età più avanzate (in particolare a carico dei nati prima degli anni ’50), sono tali da porre l’Italia in prima fila rispetto agli altri prin- 20 cipali Paesi europei (fi10 gura 1). Secondo una 0 stima realistica, sulla < 20 base di una prevalenza del 3% dell’infezione da HCV, sarebbero circa 1,8 milioni gli individui HCV positivi in Italia, di cui 300.000 diagnosticati (AISF-FIRE, Libro bianco dell’Epatologia Italiana). La maggior parte ha genotipo HCV1 (62%); HCV2 è presente nel 27% dei soggetti infetti, HCV3 nel 7% e HCV4 nel 5%. HCV2 è di gran lunga più rappresentato che negli altri Paesi europei (Cornberg et al, 2011). Globalmente HCV, eventualmente associato all’alcol, rende conto del 65-70% dei casi di epatopatia e HBV del 10-15% dei casi. Questi dati sono funzione del tasso di cronicizzazione che è del 70- 20-40 40-60 > 60 Età 80% per l’infezione da HCV vs il 2-5% per l’infezione da HBV contratta in età adulta (tabella 1). Oltre ad essere il Paese europeo con il maggior numero di soggetti HCV positivi, l’Italia detiene anche il primato di mortalità per HCC. HCV da solo è responsabile di circa il 60% degli epatocarcinomi (HCC), con un tasso standardizzato di mortalità tra i maschi pari al 4,28/100.000 residenti all’anno (ECDC Technical report, 2010). Secondo dati del Ministero della Salute, il 60% dei 16.000 decessi per epatopatia riscontrati annualmente sono attribui- Tabella 1. Situazione delle epatiti virali B e C in Italia Tasso di cronicizzazione Prevalenza Stima dei carrier Noto Non consapevole Stima della cirrosi Tasso di mortalità Numero HBV HCV 2-5% ~ 1% 80-85% ~ 3%1 600.000 1.600.0002 50.000 500.000 n.a. n.a. 100.000 6%o 3.600 230.000 4%o 6.400 1 - Nati negli anni ’50 e ’70: 1-25%, negli anni ’40-50: 6%, prima degli anni ’40: 10-12%. 2 - HCV-RNA positivi: 40-80%. > 60% delle cirrosi è correlato ad HCV, > 90% degli epatocarcinomi (HCC) è correlato alla cirrosi, > 70% degli HCC è correlato ad HCV. [Quadro epidemiologico delle epatiti B e C in Italia. G. Carosi, G.B. Gaeta] highlights Epatite C: prevalenza nei tossicodipendenti e.v. Per quanto concerne i tossicodipendenti in vena (IVDU), va notato che la prevalenza di HCV è stata del 67,7% e 62,4%, negli anni 2010 e 2011, nella popolazione generale afferente ai SeRT, mentre è drammaticamente caduta ri- [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] 54,0% 2002 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Elaborazione su dati Ministero della Salute inviata dalle Regioni e PP.AA. spettivamente a 28% e 22,8% nei nuovi utenti. Anche se il declino è negativamente associato al recente uso di eroina per via intranasale, è pur vero che il test per HCV è attualmente eseguito solo in meno del 20% degli utenti nella erronea presunzione che la riduzione della tossicodipendenza e.v. abbia comportato praticamente la scomparsa della trasmissione di HCV. Di fatto, il dato è largamente inattendibile: nei casi testati la prevalenza globale è stata ancora riscontrata nel 54% dei casi (figura 2). La coinfezione HIV e virus epatitici La coorte Master evidenzia, negli oltre 11.000 individui HIV positivi in followup attivo (di cui circa 73% testati anche per HCV e 88% per HBV), percentuali di coinfezione da HIV/HCV del 34%, di HIV/HBV dell’11% e del 9% di HIV/HCV/HBV. Nei pazienti coinfetti HIV/HCV, HCV1 è il genotipo più rappresentato (54%) con rispettivamente HCV1a pari al 35% e HCV1b pari al 15%. Dei restanti genotipi HCV3 è rappresentato nel 28%, HCV4 nel 13% mentre il genotipo2 (HCV2) solo nel 2,8% della coorte (www.mastercohort.it). “Nelle popolazioni target, comuni per HCV ed HBV, vanno implementati i programmi di screening” Epatite B e C nella popolazione carceraria Le infezioni da HBV e HCV sono frequenti in ambito penitenziario e rappresentano un problema di salute pubblica, oltre che per l’elevata prevalenza, anche per la presenza di fattori ambientali che possono favorirne la diffusione all’interno dell’istituzioni carcerarie. Nella popolazione carceraria di 8 istituti di pena italiani (n=973) è stata osservata una prevalenza di HCV positività del 38% e di HBsAg positività del 6,7% (Babudieri et al, 2005). I dati preliminari di un’indagine più recente, condotta coinvolgendo i detenuti di 20 istituti penitenziari rappresentativi del sistema carcerario italiano, indicano che la prevalenza di HBsAg è del 4,4% in 2265 soggetti screenati, mentre è stata riscontrata una positività per HCV del 22,8% in 2241 detenuti (Sagnelli et al, 2012). editoriale Percorsi ragionati HIV % non testati Prevalenza positivi HCV Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI 67,4% Nuove terapie per l’epatite cronica C 83,4% Interazioni farmacologiche 79,8% congress report Epatite B: prevalenza nei migranti La Caritas Migrantes stima in circa 5 milioni il numero di migranti in Italia; il flusso proviene tradizionalmente da aree ad elevata endemia per HBV (Europa dell’Est, Asia, Africa sub-Sahariana). Studi in comunità di migranti hanno mostrato una prevalenza di portatori del 78% e di soggetti non immuni intorno al 50% (Stornaiuolo et al, 2013). Il rischio di contagio per la popolazione residente è marginale, limitato ad occasionali infezioni acute trasmesse per via sessuale a soggetti di età >30 anni. Attualmente circa un quarto dei pazienti HBsAg positivi osservati in ambiente ospedaliero sono stranieri, di età intorno ai 35 anni, prevalentemente di sesso femminile (57,5 vs 31%), con elevata frequenza di HBeAg positività. Il genotipo D, che si osserva in circa il 90% dei pazienti italiani è presente solo nel 40% dei migranti (Fasano et al, 2013). Si stima in 2-300.000 il numero dei soggetti HBsAg positivi arrivati in Italia, che si sommano ai circa 600.000 portatori tra gli italiani (AISFFIRE, Libro bianco dell’Epatologia Italiana). 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 highlights Figura 2. Percentuale di soggetti non testati e prevalenza di utenti positivi al test HCV % bili a HCV; un morto circa ogni mezz’ora. Infine, la cirrosi virus-correlata, con o senza HCC, è responsabile del 50% dei trapianti di fegato eseguiti in Italia (Angelico et al, 2011). 47 highlights 48 Tabella 2. Raccomandazioni dei CDC per lo screening per epatiti B e C highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV editoriale Tossicodipendenti per via endovenosa. Operatori sanitari (dopo puntura con ago infetto per HCV). Pazienti sottoposti a emodialisi. Contatti domestici (in Europa per HCV). Persone con epatopatia cronica. Neonati nati da madri infette. Screening per HBV e HCV I programmi di screening, benché largamente codificati dalle agenzie internazionali (WHO, CDC) e dalle società scientifiche (AASLD, EASL) per quanto concerne le popolazioni target (fra l’altro largamente comuni per l’epatite B e C) (tabella 2) di fatto non sono implementati se non in maniera frammentaria. Nella letteratura più recente si segnalano alcuni spunti di attuale interesse, anche al fine di indirizzare i programmi di screening: • Come nei tossicodipendenti, lo screening appare cost-effective nella popolazione di migranti di prima generazione, tra i quali è stata documentata un’elevata prevalenza dell’infezione da HCV rispetto alle seconde generazioni. • Persiste tuttora un rischio di trasmissione nosocomiale legato all’imperfetta sterilizzazione dello strumentario (specie endo- Per epatite B Persone nate in aree endemiche (prevalenza ≥ 2%) Viaggiatori verso zone endemiche (prevalenza ≥ 2%) Partner sessuali di persone infette Per epatite C Riceventi di fattori della coagulazione prima del 1989 Riceventi di sangue o terapia sostitutiva prima del 1992 Persone con infezione da HIV Persone sessualmente attive (> 1 partner in 6 mesi) Omosessuali maschi (MSM) scopico) e di sieroconversione negli operatori sanitari, associata in particolare alle procedure di prelievo ematico e alla profondità di punture accidentali; appare, invece, decisamente in declino il rischio correlato all’emodialisi. • Tatuaggi e piercing sono fattori di rischio emergenti, se praticati in prigione o fra gruppi di amici e non in setting professionali. • Quanto all’emergenza di epatite C in gruppi di MSM HIV positivi, preoccupa soprattutto l’elevato tasso di reinfezione (8% la prima, 15% la seconda volta, cu- mulativamente oltre il 30% in 2 anni) nei soggetti in cui il virus è stato eliminato spontaneamente (20-25% dei casi) o eradicato per effetto del trattamento (70% dei casi nei genotipi 1 e 4, 100% nei genotipi 2 e 3) (Martin et al, 2013). Giampiero Carosi*, Giovanni Battista Gaeta** *Professore Emerito Università degli Studi di Brescia, **Direttore Unità Complessa Epatiti Virali, Professore Ordinario di Malattie Infettive Seconda Università di Napoli Riferimenti bibliografici: 1. Babudieri S, Longo B, Sarmati L, et al. Correlates of HIV, HBV, and HCV infections in a prison inmate population: results from a multicenter study in Italy. J Med Virol 2005; 76(3):311-7. 2. Ecdc Technical report. Hepatitis B and C in the EU neighbourhood: prevalence, burden of disease and screening policies. September 2010. Disponibile su: http://www.ecdc.europa.eu. 3. Cornberg M, Razawi HA, Alberti A, et al. A systematic rview of hepatitis C virus epideliology in Europe, Canada and Israel, Liver Int 2011; 31(Suppl 2):30-60. 4. Fasano M, Saracino A, Carosi G, Mazzotta F, Marino N, Sagnelli E, Gaeta GB, Angarano G, Verucchi G, Bellissima P, Angeletti C, Santantonio T. Hepatitis B and immigrants: a SIMIT multicenter cross-sectional study. Infection, 2013; 41:53-9. 5. Istituto Superiore di Sanità, Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta (SEIEVA) – 1985-2011. http://www.iss.it/seieva/?lang=1&tipo=4. 6. Martin TC, Martin NK, Hickman M, et al. HCV reinfection incidence and treatment outcome among HIV-positive MSM in London. AIDS, 2013 Jun 3, ePub. 7. Coorte Master. Presentazione della Coorte. Disponibile su: http://www.mastercohort.it. 8. Relazione annuale 2013 al Parlamento sull’uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia. http://www.politicheantidroga.it/progetti-e-ricerca/relazioni-al-parlamento/relazione-annuale-2013/presentazione.aspx. 9. Sagnelli E, Starnini G, Sagnelli C, et al. Blood born viral infections, sexually transmitted diseases and latent tuberculosis in Italian prisons: a prelimirary report of a large multicenter study. Eur Rev Med Pharmacol Sci 2012; 16:2142-6. 10. Stornaiuolo G, Cuniato V, Cuomo G, et al. Active recruitment strategy in immigrant population improves the identification of human immunodeficiency but not of hepatitis B or C virus infections. Dig Liver Dis, 2013, in press. 11. WHO, Department of Communicable Diseases Surveillance and Response 2002; Hepatitis B. Disponibile all’indirizzo: http://www.who.int/csr/disease/hepatitis/HepatitisB_whocdscsrlyo2002_2.pdf. Ultimo accesso in data 10 settembre 2013. 12. Wiessing L, Likatavicius G, Hedrich D, et al. Trends in HIV and hepatitis C virus infections among injecting drug users in europe, 2005 to 2010 Eurosurveillance, 2011; 16(48): pii= 20031. Disponibile all’indirizzo: http://www.eurosurveillance.org/ViewArticle.aspx?ArticleId=20031. Ultimo accesso in data 10 settembre 2013. [Quadro epidemiologico delle epatiti B e C in Italia. G. Carosi, G.B. Gaeta] highlights 49 30 20 10 ATV ATV/r 0 0 2 4 8 12 24 30 36 40 48 60 72 84 96 108 120 132 144 Settimane Squires K.E., HIV Clin Trials 2012; 13(5):233-244 [ReAd files anno 14_n.3_settembre 2013] “Dimostrato il mantenimento del successo virologico con ABC/3TC associato a ATV o ATV/r dopo induzione con ABC/3TC + ATV/r” Percorsi ragionati HIV Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche presenta modesti e non frequenti effetti collaterali. In particolare ABC/3TC, nel concetto di ottimizzazione della terapia, è particolarmente utile sia come scelta iniziale che di switch per tossicità in pazienti “fragili”, quali per esempio le donne che presentano con più facilità alterazioni del metabolismo minerale osseo, gli anziani affetti spesso da comorbidità con alterazioni sia metaboliche che renali, i pazienti con deficit neurocognitivi per l’ottima diffusibilità del farmaco a livello del Sistema Nervoso Centrale. Uno studio, recentemente pubblicato, ha valutato l’efficacia e la tollerabilità di ABC/3TC associato a DRV/r in pazienti naive o pretrattati (3). Infatti, seppur nella pratica clinica tale associazione venga frequentemente utilizzata, non sono molti gli studi che ne documentino l’efficacia. Dopo un anno di terapia, globalmente il 79% dei pazienti ha raggiunto una viremia non rilevabile (HIV RNA < 50 copie/ml), con un ottimo recupero dei linfociti CD4+ (273 cellule/mmc nei pazienti naive e 102 cellule/mmc nei pretrattati), in assenza di effetti tossici maggiori. Ancora più interessante è lo studio ARIES (4) da cui emergono i dati relativi all’efficacia e tollerabilità a 3 anni in pazienti che successivamente ad un’induzione di 36 settimane con congress report Proporzione di pazienti con HIV RNA < 50 copie/ml trovirali e gestione diagnostico-clinica delle persone con infezione da HIV-1” introducono il concetto di individualizzazione e di ottimizzazione della terapia, nell’idea che le scelte terapeutiche debbano essere valutate di volta in volta in relazione alle caratteristiche del paziente (1). In questi ultimi anni sempre più frequenti sono le segnalazioni di tossicità, in alcuni casi anche grave, a livello renale, dell’apparato cardiovascolare, dell’osso e la comparsa di alterazioni metaboliche lipidiche e glucidiche in corso di trattamento (2). Tali alterazioni sono correlate principalmente, ma non esclusivamente, all’uso in terapia dei farmaci analoghi nucleosidici/nucleotidici (NRTI). I dati ricavati dalla Coorte ICONA sulla prescrizione dei farmaci nel paziente naive che inizia la terapia, dimostrano che in questi ultimi Figura 1. Mantenimento dell’efficacia virologica (percenanni l’associatuale di pazienti con viremia <50 copie HIV RNA/ml) in soggetti trattati con ABC/3TC associato a ATV o ATV/r zione abacadopo induzione di 36 settimane con ABC/3TC + ATV/r vir/lamivudina (ABC/3TC) ha 100 Periodo di Post-randomizzazione presentato un pre-randomizzazione, 90 tutti ricevono significativo ABC/3TC + ATV/r 80 progressivo in70 cremento di utilizzo. 60 Tale coformula50 zione infatti, è 40 ben tollerata e highlights Le Linee Guida Italiane sull’utilizzo dei farmaci antiretrovirali, così come le principali Linee Guida Internazionali, indicano come combinazione di prima scelta per il trattamento dell’infezione da HIV l’uso di due NRTI associati ad un inibitore non nucleotidico della trascrittasi inversa o ad un inibitore della proteasi potenziato da ritonavir (PI/r) o ad un inibitore della integrasi virale. Tuttavia è stato ormai dimostrato che il trattamento antiretrovirale, seppur altamente efficace, non è in grado di eradicare l’infezione e che la terapia, pertanto, deve essere effettuata a tempo indefinito con il possibile insorgere di problemi di aderenza e di tossicità d’organo o apparato. Relativamente a questa tematica, le recenti Linee Guida Nazionali del Ministero della Salute (Ottobre 2011) “Utilizzo dei farmaci antire- editoriale La strategia terapeutica PI/r + NRTI: update dei dati di efficacia e di safety highlights Figura 2. Andamento di colesterolo totale, LDL, HDL e trigliceridi in soggetti trattati con ABC/3TC associato a ATV o ATV/r dopo induzione di 36 settimane con ABC/3TC + ATV/r highlights congress report Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C Concentrazione mediana (mg/dl) ATV ATV/r Linee Guida NCEP Trigliceridi a digiuno 150 mg/dl 160 “Nei pazienti che interrompono RTV si registrano meno eventi avversi e un miglior profilo lipidico” Col LDL a digiuno 130 mg/dl 120 80 Col HDL a digiuno 40 mg/dl 40 14 4 Ba sa le Se tt. 36 Se tt. 14 4 36 Se tt. sa le Se tt. 14 4 Ba 36 Se tt. sa le Se tt. 14 4 Ba 36 Se tt. sa le 0 Ba Percorsi ragionati VIRUS EPATITICI Percorsi ragionati HIV 200 Colesterolo totale 200 mg/dl Se tt. editoriale 50 Squires K.E., HIV Clin Trials 2012; 13(5):233-244 ABC/3TC + ATV/r dopo aver raggiunto una viremia non rilevabile, sono stati randomizzati 1:1 a continuare la terapia o interrompere il booster di ritonavir. Infatti il booster di ritonavir è spesso mal tollerato dai pazienti e presenta tossicità metabo- lica lipidica (5-7). Dopo 144 settimane, 146/189 (77%) dei pazienti trattati con ATV mantenevano il successo virologico contro 132/180 (73%) dei pazienti trattati con ATV/r (figura 1). Nei pazienti che interrompevano il booster di ritonavir sono stati registrati un minor numero di eventi avversi rispetto ai pazienti che continuavano il trattamento con ATV/r (13% vs 23%) e un miglior quadro lipidico soprattutto nella riduzione dei livelli di trigliceridi (figura 2). In conclusione, abacavir/lamivudina rappresenta una coformulazione in monosomministrazione giornaliera ben tollerata, che ben si adatta alle nuove strategie di terapia antirerovirale sviluppate nella gestione long term del paziente con infezione da HIV. Massimo Andreoni Università degli Studi Tor Vergata, Roma Riferimenti bibliografici: 1. Linee Guida Italiane sull’utilizzo dei farmaci antiretrovirali e sulla gestione diagnostico-clinica delle persone con infezione da HIV-1. Luglio 2012. Disponibile su: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1793_allegato.pdf. Ultimo accesso 4 settembre 2013. 2. Carr A. Toxicity of antiretroviral therapy and implications for drug development. Nat Rev Drug Discov. 2003; 2:624-634. 3. Trottier B, Machouf M, Réjean T, et al. Abacavir/Lamivudine Fixed-Dose Combination With Ritonavir-Boosted Darunavir: A Safe and Efficacious Regimen for HIV Therapy. HIV Clin Trials 2012; 13(6):335-342. 4. Squires KE, Young B, DeJesus E, et al for the ARIES Study Team. ARIES 144 Week Results: Durable Virologic Suppression in HIVInfected Patients Simplified to Unboosted Atazanavir/Abacavir/Lamivudine. HIV Clin Trials 2012; 13(5):233-244. 5. Samaras K, Richardson R, Carr A. Postprandial lipid effects of low-dose ritonavir vs. raltegravir in HIV- uninfected adults. AIDS. 2010; 24:1727-1731. 6. Collot-Teixeira S, De Lorenzo F, et al. Impact of different low dose ritonavir regimens on lipids, CD36, and adipophilin expression. Clin Pharmacol Ther. 2009; 85(4):375-378. 7. Yilmaz S, Boffito M, Collot-Teixeira S, et al. Investigation of low-dose ritonavir on human peripheral blood mononuclear cells using gene expression whole genome microarrays. Genomics. 2010; 96(1):57-65. [La strategia terapeutica PI/r + NRTI: update dei dati di efficacia e di safety. M. Andreoni] Milan, Italy Palazzo delle Stelline January 30-31, 2014 orkshop Inflammation and chronic hepatitis/HIV infections: who is the driver? Scientific Coordinators: A. Scientific Coordinators Antonella d’Arminio Monforte Milan I Carlo Federico Perno Rome I Massimo Puoti Milan I Main Topics ■ What is the role of inflammation in the different scenarios of persistent hepatitis virus infections? ■ HIV vs inflammation: who drives what ■ Pathogenesis of liver fibrosis in the setting of chronic hepatitis B and C ■ Microbial translocation and inflammation in HIV and HBV/HCV mediated cirrhosis ■ Immune activation and clinical outcome: what role and what clinical marker ■ Interplay between immune activation/inflammation and clinical progression of HIV-, HBV-, and HCV-related diseases: what space for therapy interventions? ■ The role of drugs in preventing cancer Honorary President Mauro Moroni Milan I Scientific Committee Massimo Andreoni Rome I Mario Angelico Rome I Andrea Antinori Rome I Savino Bruno Milan I Mario Clerici Milan I Massimo Colombo Milan I Andrea Cossarizza Modena I Andrea De Maria Genoa I Massimo Galli Milan I Andrea Gori Monza I Adriano Lazzarin Milan I Alberto Mantovani Milan I Giuliano Rizzardini Milan I Mario Strazzabosco Milan I Massimo Zuin Milan I d’Arminio Monforte (Milan, I), C.F. Perno (Rome, I), M. Puoti (Milan, I) Giulia Marchetti Milan I Roberto Rossotti Milan I Valentina Svicher Rome I CME Provider and Organizing Secretariat Effetti srl Via Gallarate, 106 - 20151 Milan, Italy Phone +39 02 3343281 - Fax +39 02 33496370 Mail: [email protected] Workshop Venue Palazzo delle Stelline C.so Magenta, 61 - 20123 Milan, Italy www.stelline.it www.inflammation2014.com Ke Scientific Secretariat y te a d s Abstract submission deadline December 10, 2013 Abstract submission instructions and electronic abstract form on www.inflammation2014.com Housing and early registration deadline October 30, 2013 Questo numero di ReAd files è stato realizzato con il contributo incondizionato di: