Quando Longhi riportò alla luce Caravaggio

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ARTE
Quando Longhi
riportò alla luce
Caravaggio
MARCO
ROSSAR1
PICCOLO
DIZIONARIO
DELLE MALATTIE
LETTERARIE
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A Novara una
mostra dedicata alla
collezione del grande
studioso piemontese
di Simona Maggiorelli
epigrammatica si intravede
una critica dello snobismo di
massa della nostra epoca.
Mi piace l'idea che la letteratura sia una malattia (il piacere stesso di leggere, benché
sublime, non è naturale né
del tutto sano, e anzi implica
disciplina e un pizzico di asocialità) e insieme però, come
qui si dice, un medicinale, un
morbo che scaccia un altro
morbo. Uno dei motivi conduttori più o meno impliciti
è la polemica contro l'avanguardia andata a male, contro
Samuel Beckett degenerato
nel beckettismo (si scambia
per afasia la mancanza di ispirazione), contro Carlo Emilio
Gadda che può finire in una
illeggibilità banale. Il libretto è felicemente contagioso.
Ciascuno può aggiungere una
nuova malattia letteraria. Ci
provo anche io. Erri De Luca
(sindrome di): «malattia senile dell'estremismo» (chi ne
è contratto comincia a parlare ebraico antico e il viso gli si
cosparge di rughe), o anche
Giorgio Agamben (sindrome
di): «forma di allucinazione
teologica» (si vede ovunque
l'Anticristo, si parla - con
un tremito della voce - di
"«edenzione» anche per una
lotta sindacale
sui buoni-pasto).
l ritrovamento di un presunto Cavaraggio nella
soffitta di una villa di campagna nella Francia profonda
ha occupato per giorni le cronache dei giornali, francesi,
italiani, e non solo. La notizia
che sarebbe stata ritrovata la
versione di Giuditta e Oloferne che il Merisi dipinse tra il
1604 e il 1605 a Napoli negli
ultimi anni di vita, ha avuto un'eco straordinaria. Ora
spetta agli studiosi stabilirne
l'attribuzione. E ci vorrà del
tempo. Ma quello che vogliamo sottolineare qui è l'interesse che suscita oggi l'opera
di Caravaggio. Non era certamente così prima del '900. Per
secoli i capolavori di questo
straordinario artista sono rimasti in ombra, perché non
corrispondevano al gusto dominante. Già dopo la morte
del pittore "maledetto" furono piuttosto messi da parte.
Fu il lavoro critico di Roberto
Longhi (1890 - 1970) a rimettere in giusta luce la pittura di
Caravaggio raccontando con
un linguaggio letterario alto
il senso della rivoluzione anti
naturalistica che aveva saputo compiere con i suoi potenti
chiaro-scuri. A Longhi, autore non solo di fondamentali
saggi su Caravaggio, ma anche su Piero della Francesca
e sull'Officina ferrarese (1934)
(solo per citare alcuni dei titoli
più noti raccolti nel Meridia-
Ì
no Mondadori) è dedicata la
mostra Da Lotto a Caravaggio,
curata a Novara da Mina Gregori (che è stata sua allieva diretta) insieme a Maria Cristina Bandera. Fino al 24 luglio
nel Complesso monumentale
del Broletto sono esposte più
di una cinquantina di opere
della collezione appartenuta
allo studioso e che ben raccontano le sue predilezioni.
A differenza della mostra parigina Da dotto a Caravaggio, le passioni di Longhi al
Musée Jacquemart-André di
cui raccontavamo un anno
fa su Left, qui troviamo opere
di straordinaria qualità, ma
meno note, e tutte da scoprire. Come l'arcaicizzante
Ritratto di gentiluomo firmato da El Greco, che sembra
una brano di arte bizantina.
Estraneo al canone fiorentinocentrico, Longhi amava
artisti "primitivi" e percorsi
da un filo di inquietudine.
16 aprile 2016
Nel Quattro e Cinquecento
sceglieva autori anticlassici
come Lorenzo Lotto, pittore
dalla vena popolare di cui il
critico piemontese diceva «è
un luminista immenso, che
va oltre Vermeer», facendone
quasi un anticipatore di Caravaggio. Tra il 1929 e il 1934
Longhi si concentrò sulle correnti caravaggesche e nella
sua collezione si trovano tele
di Ribera e di altri pittori della
scuola napoletana che mettevano al centro della loro opera
la vita nelle strade e soggetti di
estrazione popolare. Nei suoi
scritti Longhi riesce a farli
vedere al lettore regalando la
sensazione di trovarsi davanti
all'opera. Con un uso sapiente
dell'ekfrasis e una prosa lirica
che è l'esatto opposto di una
critica estetizzante, piena di
svolazzi e povera di contenuti. Come ben ricostruiscono le
due curatrici nel catalogo della mostra edito da Marsilio.
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