La Depositeria della Fabbrica di San Pietro dalla conduzione privata all’affidamento al Banco di Santo Spirito in Sassia (1766)1 di RENATA SABENE Nella seconda metà del XVIII secolo la Fabbrica di San Pietro di Roma era un organismo complesso impegnato su diversi fronti: lo sviluppo dell’istituzione aveva corrisposto all’espansione del cantiere basilicale e la sua organizzazione amministrativa si era andata adeguando ai sempre più articolati interessi finanziari maturati nel corso di due secoli e mezzo di vita2. L’obiettivo che qui si vuole raggiungere è quello di individuare il L’autrice ringrazia sentitamente il prof. Gaetano Sabatini per l’attenta revisione del testo e le dott.sse Simona Turriziani e Assunta Di Sante dell’Archivio Storico della Fabbrica di San Pietro per l’attenzione e i preziosi suggerimenti che gentilmente hanno voluto offrire nel corso della ricerca. 2 E’ in corso una ricerca, a cura della scrivente e coordinata dal prof. Gaetano Sabatini, finalizzata alla ricostruzione della storia finanziaria della Fabbrica di San Pietro come istituto amministrativo autonomo. L’interesse storico per le attività della Fabbrica si è rivolto, almeno fino ad ora infatti, preminentemente agli aspetti artistici e architettonici; tuttavia, allo stato si può fare riferimento ad alcune pubblicazioni che introducono alla sua conoscenza. Magnificenze Vaticane. Tesori inediti dalla Fabbrica di San Pietro, a cura di A. M. Pergolizzi (De Luca Editori d’Arte, Roma, 2008) nel quale viene raccolta una serie di saggi tra i quali si segnalano, per il preciso riferimento alla storia della Fabbrica, V. Lanzani, La Fabbrica di San Pietro. Una secolare istituzione per la Basilica Vaticana (pp. 55-60); A. Di Sante e A. Grimaldi, Il sacro e l’umano: il lavoro nella Fabbrica di San Pietro (pp. 137153); S. Turriziani, La Fabbrica di Pio VI. Stato della Reverenda Fabbrica di San Pietro dall’anno 1785 al 1794 (pp. 179-187); A. Di Sante e S. Turriziani, L’Archivio Storico 1 51 momento in cui la Fabbrica, presa coscienza dei meccanismi interni della finanza internazionale, intervenne sulle modalità con le quali venivano realizzati i trasferimenti dei finanziamenti provenienti dai Regni stranieri, regolandone l’afflusso e in modo da tutelare i propri interessi. Al fine di comprendere meglio la struttura, le attività e gli interessi della Fabbrica sembra opportuno fare alcuni brevi cenni all’evoluzione dell’organismo dalla sua fondazione alla seconda metà del XVIII secolo. La Fabbrica di San Pietro fu istituita da papa Giulio II della Rovere nel 1506, il quale aveva dato corpo alle esigenze emerse già nel secolo precedente quando si era sentita la necessità di una struttura che potesse guidare e sovrintendere gli interventi sulla basilica. I lavori di ristrutturazione del coro, avviati durante il pontificato di Niccolò Parentucelli, come di altri e più importanti interventi architettonici poi, erano stati inizialmente affidati ad un architetto che si avvaleva della sola collaborazione di un computista e di un camerlengo. L’importanza, le Generale della Fabbrica di San Pietro (pp. 189-197). Il volume di A. Marino, Sapere e saper fare nella Fabbrica di San Pietro. Castelli e ponti di maestro Niccola Zabaglia 1743 (riedizione con presentazione di Paolo Portoghesi, Gangemi Editore, Roma, 2008) in cui i diversi contributi tendono a ricostruire le attività del cantiere basilicale, come quello di A. Marino, Sapere e saper fare a Roma ai tempi di Zabaglia (pp. 12-53) e tra i quali si segnala quello di S. Turriziani, La Fabbrica di San Pietro in Vaticano: Istituzione esemplare del “saper fare” nei secoli XVI-XVII (pp. 106-121) per l’attenzione particolare alla Fabbrica come istituzione. N. Marconi, Edificando Roma Barocca. Macchine, apparati, maestranze e cantieri tra XVI e XVIII secolo (Edilmond, Città di Castello, 2004), nel quale il primo capitolo è dedicato alla gestione economica del cantiere e in cui si fa esplicito riferimento agli interventi strutturali operati dal Papato sulla funzione gestionale della Fabbrica. M. Basso, I privilegi e le consuetudini della Rev.da Fabbrica di S. Pietro in Vaticano (sec. XVI-XX) (2 voll., Roma, 1987) che rappresenta, in ordine cronologico, il primo tentativo di ricostruzione delle attività e dell’amministrazione della Fabbrica di San Pietro. Va ricordata la ricostruzione storica di N. Del Re, La Sacra Congregazione della Reverenda Fabbrica di S. Pietro (estratto da Studi Romani, Anno XVII, n. 3 – Luglio-Settembre 1969). Resta infine da segnalare la sempre valida opera di L. V. Pastor, Storia dei papi. Dalla fine del Medio Evo (Roma, Desclèe & Editori Pontifici, 1964) nella quale è possibile reperire numerosi e preziosissimi riferimenti alle molteplici attività della Fabbrica di San Pietro. 52 difficoltà e, non ultimi, i costi indispensabili alla conduzione dell’opera, avevano reso ben presto evidente la necessità della creazione di un organismo confacente alle necessità. Come ricorda Lanzani3, all’origine, il termine fabrica designava sia i lavori sia l’organismo che li gestiva e, parallelamente, costituiva anche la definizione dei fondi necessari al mantenimento, materiale e spirituale, di una Chiesa. Con la denominazione di Fabbrica, dunque, si andava ad indicare un istituto che, fornito degli strumenti finanziari idonei, autonomamente si adoperasse per il conseguimento dei propri obiettivi, a prescindere dal comunque presente e fondante significato spirituale. Le peculiarità del cantiere petriano, erano state, dunque, ben individuate da Giulio II che, nell’affidare ad una apposita Fabbrica la conduzione del cantiere basilicale, volle dare autonomia gestionale, amministrativa e giuridica al nuovo istituto. Esso, infatti, non solo sovrintendeva alle attività edili e artistiche, ma anche al proprio finanziamento attraverso il governo di alcuni diritti che il Pontefice gli aveva riservato. Come è noto, infatti, le finanze papali all’inizio del XVI secolo erano caratterizzate da una sempre più evidente passività che Giulio II tentò di arginare anche con la concessione della Bolla della Cruzada, strumento attraverso il quale la Chiesa concedeva alla Corona spagnola l’accesso ad una fonte di V. Lanzani, La Fabbrica di San Pietro…, cit., p. 55, ma anche, e più precisamente, le note 3 e 5, p. 60. V. anche A. Di Sante e S. Turriziani, L’Archivio Storico Generale della Fabbrica di San Pietro, cit. Precisa N. Marconi: “Struttura e finalità dell’istituzione petriana sono assimilabili alle Opere o Fabbriche sorte in epoca medievale per promuovere e finanziare le costruzioni di edifici, tanto religiosi che civili, amministrate da membri laici affrancati dall’autorità ecclesiastica” (cfr. Edificando…, cit., p. 25). V. anche U. Calandrella, Storia e sviluppo normativo delle Fabbricerie, in La Fabbriceria. Diritto, Cultura, Religione, Atti della giornata di Studio. Ravenna 10 dicembre 2005, a cura di J. I. Alonso Pérez, Introduzione di B. Scalini, Bologna, 2007, pp. 27-33. “La natura delle ‘fabbricerie’ ammesse alle principali cattedrali non poteva considerarsi strettamente ecclesiastica in quanto non rientranti nella esclusiva amministrazione della Chiesa bensì in quella dei laici anche se col concorso della partecipazione ecclesiastica” (Ivi, p. 27). 3 53 finanziamento finalizzato alla lotta contro gli infedeli e l’eresia4. Giulio II, dunque, volendo garantire i denari necessari ad attuare gli ambiziosi progetti di ristrutturazione della basilica romana, riservò ai lavori una quota dei proventi derivati dalla Crociata. Egli aveva individuato, così, la migliore forma di finanziamento per la Fabbrica di San Pietro5 e, in aggiunta alla confermata facoltà di accordare indulgenze e dispense, anche il diritto di raccogliere qualsivoglia tipo di elemosine in suo favore, ratificando tali privilegi nella costituzione Liquet omnibus (13 gennaio 1509)6. Il controllo della struttura organizzativa, inizialmente affidata ad alcuni commissari, man mano che il cantiere cresceva e gli interventi si facevano 4 Per la definizione del rapporto tra la Crociata e la Fabbrica di San Pietro si veda G. Sabatini, R. Sabene, Tra politica e finanza: la Cruzada di Portogallo e la Costruzione di S. Pietro (1581-1652), in G. Sabatini (a cura di), Comprendere le Monarchie iberiche, Atti del Seminario Internazionale di Studi tenutosi a Roma, 8-9 novembre 2007, in corso di stampa. Cfr. anche L. V. Pastor il quale descrive come nel corso del Cinquecento le entrate della Chiesa spagnola raggiungessero livelli eccezionali, ma che precisa anche: “Se il governo spagnuolo aumentava la ricchezza della Chiesa il motivo che ve lo moveva non era disinteressato: i beni della Chiesa dovevano servirgli d’inesauribile fonte d’imposte. Per impiegare questi denari era bensì necessario secondo il diritto canonico l’assenso del papa, che per lo più veniva anche concesso per la ragione che in quasi tutte le terre di Spagna poteva farsi valere il vantaggio della religione, ma abbastanza spesso le entrate adoperavansi per tutt’altro scopo. Ciò avveniva nominatamente dai grandi proventi che ottenevansi in virtù della bolla della Crociata (Cruzada) largita la prima volta da Giulio II e poi variamente ampliata” (cfr. Storia dei papi…, cit., Vol. VII, pp. 515-516). 5 A tale fine fu istituito l’ufficio del Commissario delle Indulgenze che assolveva al compito del reperimento dei fondi coadiuvato dal Depositario tesoriere – tradizionalmente individuato tra i banchieri fiorentini -, da un architetto e da alcune figure professionali che supervisionavano gli interventi tecnici. Cfr. V. Lanzani, La Fabbrica di San Pietro…, cit., p. 55. 6 Archivio Storico della Fabbrica di San Pietro (d’ora in avanti AFSP), Arm. 1, A, 1, n. 4. 54 più complessi7, fu trasferito al Collegium LX virorum, istituito da Clemente VII il 12 dicembre 1523, il quale fece della Basilica di San Pietro il simbolo dell’unione delle nazioni cristiane affidandone la guida e il controllo del Collegio a 60 cardinali stranieri residenti a Roma8. In considerazione poi dell’ampliamento dei lavori e del moltiplicarsi delle spese, Clemente VII e i suoi successori, con successive disposizioni, definirono meglio la fisionomia della Fabbrica di San Pietro concedendole ulteriori diritti in merito ad esenzioni fiscali e assegnandole regolari sussidi9. Il reperimento, già sperimentato, dei fondi necessari attraverso la Crociata, fu reiterato con il rinnovo della Cruzada spagnola da parte di Paolo III il 16 settembre 153510. Tale finanziamento divenne presto strutturale e la Fabbrica di San Pietro si adoperò per rendere funzionale sia la raccolta delle elemosine sia il trasferimento delle rimesse a Roma dai Regni in cui la Crociata era stata bandita. Gli interessi e le attività della Reverenda Fabbrica si svilupparono, dunque, anche sul versante finanziario e, al fine di razionalizzare le entrate e le uscite, si avvalse, anche per le operazioni internazionali, dell’opera di banchieri11 esperti che, Per una ricostruzione delle opere intraprese dal cantiere basilicale si veda S. Benedetti, La fabbrica di San Pietro, in Mirabilia Italiae. La Basilica di San Pietro in Vaticano, a cura di A. Pinelli, F. C. Panini, Modena, 2000, pp. 53-127. 8 M. Basso, I privilegi e le consuetudini della Rev.da Fabbrica… , cit., Vol. 1, p. 42. 9 M. Basso ricostruisce le assegnazioni che i Pontefici avevano già concesso in favore della cura della Basilica di San Pietro: San Leone IX (1049-1054) destinò la decima delle oblazioni fatte all’Altare maggiore ed alla Confessione della Basilica; Giovanni XXII (1316-1334) il 3 marzo 1322 (Breve Insignem Basilicam) concesse indulgenze per le elemosine in favore dei restauri; Benedetto XII (1335-1342) riservò parte delle offerte all’Altare Maggiore ad uso degli interventi sulla Basilica. In seguito sarebbero state riservate alla Fabbrica quote delle Crociate bandite nei Regni cattolici (cfr. Ivi, pp. 51-54). 10 L. V. Pastor, Storia dei papi… , cit., V, 757-760. 11 Nello schedario dell’AFSP, redatto da Padre Cipriano Cipriani, il più antico documento registrato relativo alle attività dei Depositari risale al 1513 e si riferisce a Leonardo Bartolini. Nei secoli successivi assunsero l’incarico le più importanti famiglie di banchieri fiorentini. 7 55 assunta la Depositeria della Fabbrica, garantivano la sicurezza dei depositi e l’efficienza nei pagamenti12. Alla fine del Cinquecento, il Collegio non era più in grado di gestire le complesse attività della Fabbrica di San Pietro che si esplicavano a tutto campo13 e Paolo V Borghese istituì la Sacra Congregazione della Fabbrica di San Pietro composta da dieci Cardinali che, avvalendosi dell’opera di una serie di professionisti, garantiva il controllo e il buon andamento sia delle opere di ristrutturazione che dell’amministrazione della Fabbrica i cui cantieri, dopo la definitiva approvazione del progetto del Maderno, riaprirono l’8 marzo 160714. A riprova della pluralità degli interessi assunti dalla Fabbrica va ricordato come Paolo V affiancasse ai Cardinali preposti al governo della Congregazione, tra i quali l’arciprete di San Pietro che assumeva la carica di Prefetto, “… l’uditore generale delle cause e il tesoriere della Camera Apostolica, il prefetto e l’uditore decano delle cause del Palazzo Apostolico, un chierico di camera, il giudice ordinario, l’economo generale e l’avvocato della Reverenda Fabbrica” 15. I pagamenti erano deliberati dalla Sacra Congregazione e, a partire dal 1634, dalla Congregazione particolare in cui veniva redatta la lista dei pagamenti che venivano poi annotati nei Libri delle giustificazioni delle liste mestrue, la cui lettura mostra l’ampio spettro delle spese sostenute dalla Fabbrica di San Pietro. 13 “Doveva apparire così la Roma di fine Cinquecento agli occhi dei suoi stupefatti visitatori: un immenso cantiere vivificato dall’attività frenetica di centinaia di muratori, scalpellini e falegnami…” cfr. N. Marconi, Edificando…, cit., p. 7. 14 “… Paolo V, poco dopo la sua elezione, sull’onda della decisione della Congregazione cardinalizia, guidata dal cardinale Evangelista Pallotta arciprete della basilica riportata da un Avviso del 15 giugno e documentata nel settembre 1605, stabilizzò la demolizione dell’antico corpo… Subito dopo nel 1606 viene avviato il concorso ad inviti per il progetto della nuova opera. Vincitore risulterà il Maderno… si dà avvio l’8 marzo 1607 alle prime opere per le fondamenta…”. Cfr S. Benedetti, cit., passim, pp. 106-110. Si veda anche L. V. Pastor, op. cit., XII, 612. 15 V. Lanzani, La Fabbrica di San Pietro...cit., p. 57. Le capacità organizzative di Paolo V gli consentirono di intervenire a tutto campo negli affari dello Stato: affrontò e risolse i gravi problemi finanziari dello Stato della Chiesa ed intervenne 12 56 Durante il pontificato di Urbano VIII, al fine di migliorare la propria attività, alla Sacra Congregazione fu ordinato di riunirsi due volte al mese nella casa del Prefetto per deliberare sulle questioni amministrative, sull’andamento dei lavori, come anche delle iniziative e dei nuovi progetti16. Con il progressivo aumento degli impegni venne istituita la Congregazione particolare, detta anche piccola, organismo snello e funzionale che si riuniva due volte al mese e godeva di ampia autonomia gestionale – pur essendo sempre sottoposto all’esclusivo controllo papale – avendo il potere di discutere e deliberare, previa approvazione del Prefetto e del Segretario Economo, su spese inferiori ai 500 scudi17. Nel frattempo si andava sempre più definendo l’organizzazione gerarchica della struttura con l’istituzione della figura del Prefetto e la costruzione di un preciso organigramma18. Fu, tuttavia, nel Settecento che venne promosso un profondo riordino dell’amministrazione della Congregazione, prima con positivamente anche nel bilancio del Comune romano (Cfr. M. Monaco, Le finanze pontificie al tempo di Paolo V (1605-1621). La fondazione del primo Banco pubbico in Roma (Banco di Santo Spirito), Lecce, 1974, pp. 72-85). Paolo V si occupò anche delle opere pubbliche, tra cui va senz’altro ricordata, almeno, l’intervento sull’approvvigionamento idrico della città con la realizzazione dell’Acquedotto dell’Acqua Paola tramite il finanziamento del Banco di Santo Spirito, da lui stesso voluto ed istituito (Ivi, pp. 103-110). 16 Cfr. V. Lanzani, cit., p. 58, cfr. anche A. Di Sante, A. Grimaldi, Il sacro e l’umano… , cit, p. 137. 17 M. Basso, I privilegi e le consuetudini… , cit., p. 48. 18 Per la descrizione dei ruoli professionali introdotti nell’organizzazione del cantiere basilicale v. A. Marino, Sapere e saper fare…, cit., pp. 23-25. V. anche N. Marconi, Edificando Roma barocca…, cit. in cui si afferma che la capacità organizzativa della Fabbrica emerge dalla cura con la quale vengono selezionati i singoli operatori chiamati a ricoprire i diversi ruoli professionali necessari alle attività della Fabbrica: “Emerge dunque la predisposizione di uno staff dirigenziale chiamato a sciogliere nodi legali, amministrativi, organizzativi e tecnici… Proprio nella suddivisione gerarchica dei compiti risiede la forza della fabbrica petriana, autentica impresa nella quale ruoli e competenze vengono assegnati solo a funzionari esperiti” (Ivi, pp. 28-29). 57 Benedetto XIV Lambertini e poi con Pio VI Braschi che ammodernò la configurazione organizzativa della Fabbrica19. Sul fronte prettamente economico, l’istituto godeva della più ampia autonomia nella gestione dei finanziamenti ad esso riservati20 utilizzando le somme che i Pontefici avevano destinato alla Fabbrica di San Pietro nell’ambito delle Crociate bandite nei regni cattolici. Intorno a questa attività si sviluppò un intenso traffico finanziario connesso al trasferimento delle elemosine dai luoghi di raccolta a Roma lungo i percorsi abituali dei banchieri depositari della Fabbrica di San Pietro. Tale ruolo fu ricoperto da importanti Banchi privati, soprattutto fiorentini, che garantirono la sicurezza delle rimesse con l’opera dei propri agenti distribuiti sulle varie piazze europee21. Per gran parte del XVIII secolo tale ruolo fu retto dal banco della famiglia Quarantotti che assunse la Depositeria nel 171022 e la detenne fino al settembre 1765 quando fallì e, come si vedrà, l’incarico Cfr. S. Turriziani, La Fabbrica di San Pietro in Vaticano, cit., pp. 110-118. Precisa N. Del Re: “Tra le varie sue facoltà, la Santa Congregazione della Reverenda Fabbrica di S. Pietro, le cui dichiarazioni avevano peraltro forza di legge e come tale dovevano essere osservate, poteva concedere amplissimi privilegi tanto personali che reali; poteva ridurre o condonare quanto si riferiva ai legati pii e agli oneri di messe;…” (La Sacra Congregazione…, cit., p. 293). 21 Come, d’altra parte, tradizionalmente operavano i banchieri italiani che, nel corso del XVI e del XVII secolo si erano specializzati nell’intermediazione dei pagamenti e dei trasferimenti. Allo stesso modo l’attività del cambio assunse un carattere di esclusività e non di sussidiarietà rispetto al commercio. Cfr. M. Monaco, Le finanze pontificie…, cit., p. 54. 22 AFSP, Arm. 12, F, 9, f. 376: “L’Istromento della Concessione della Depositaria gnle della Rev.da Fab.a in persona del q.m Giulio Cesare Quarantotti fù articolato per gli atti del Tribunale il di 23 Feb.o 1711 in vigore della resoluzione della Cong.ne gn.le di d.a Fab.a tenuta il di 10 Dic.re 1710 colla sicurtà ed obligo solidale del marchese Vincenzo Nunez; e coll’attergazione di l. 100 di monte. Il di 8 Marzo 1725 fù stipolato altro Istro. dell’ammissione in società di d.a Depositaria a favore del Sig.re Lodovico Quarantotti colla sicurtà ed obligo solidale di d.o v.o Marchese Nunez in vigore delle risoluzione della piena Cong.ne emanata il di 31 Gen.ro 1725”. 19 20 58 sarebbe stato affidato al primo Banco pubblico romano, il Banco di Santo Spirito in Sassia. Le operazioni finanziarie collegate alle Crociate erano complesse e regolarmente monitorate dalla Sacra Congregazione attraverso le relazioni che periodicamente venivano inviate all’attenzione dei Ministri responsabili della Fabbrica e, particolarmente, dai conti che venivano costantemente aggiornati e in cui veniva registrata ogni rimessa effettuata da ogni singolo collettore23. Il trasferimento del denaro era sottoposto ad ogni genere di rischio, in merito a fallimenti personali degli operatori utilizzati24, variazioni del regime dei cambi o a qualunque imprevisto che la finanza internazionale dell’Europa moderna potesse presentare. Il primo dei documenti qui analizzati – Riflessioni sopra la Deputazione del Banco di S. Spirito in Depositario della R.a Fab.a di S. Pietro25 – affronta proprio il problema dei rischi connessi al trasferimento dei proventi della Crociata dai Regni di Spagna, Portogallo e Napoli alla Fabbrica di San Pietro. Il documento è privo di data, ma può essere collocato tra la fine del 1765 e l’inizio del 1766, nel periodo tra il fallimento della Casa Quarantotti e la stipula della convenzione con il Banco di Santo Spirito, il 24 marzo. Carlo Marini26 – nella relazione che, a tergo, viene classificata come Foglio sopra la direzione del Banco27 – spiega innanzitutto come d’abitudine venissero gestite le operazioni relative alla raccolta e al trasferimento delle Cfr. G. Sabatini, R. Sabene, Tra politica e finanza…, cit, in cui vengono studiate le rimesse effettuate nell’ambito della Crociata del Portogallo verso la Fabbrica di S. Pietro nella prima metà del XVII secolo. 24 AFSP, Arm, 12, F, 9, ff. 455-456, Memoria sopra la Deputazione del Banco di S. Spirito alla riscossione, e pagamenti per la R.da Fabrica di S. Pietro (V. Appendice documentaria). Si fa riferimento al fallimento di Fassoni di Madrid, il quale era incaricato delle operazioni di raccolta e trasferimento dei denari della Crociata, che costò alla Fabbrica 3000 scudi. 25 AFSP, Arm. 52, A, 88, ff. 316-320. V. Appendice documentaria. 26 Nello schedario dell’Archivio Storico della Reverenda Fabbrica di San Pietro, redatto da Padre Cipriano Cipriani, viene più volte ricordato Carlo Marini per aver ricoperto l’incarico di compuitsta della Rev.da Fabbrica dal 1785 al 1786. 27 AFSP, Arm. 52, A, 88, ff. 316-320. Il documento fa parte di un fascicoletto comprendente i ff. 316-324. 23 59 somme provenienti dall’estero che rappresentavano, in definitiva, la maggiore entrata finanziaria della Fabbrica di San Pietro. Il banchiere Depositario incaricato in Roma dall’istituto, gestiva il ritiro e il trasferimento allo stesso delle somme raccolte presso le Nunziature dei Regni in cui era bandita la Crociata utilizzando un Negoziante che si assumeva il rischio dell’operazione. La procedura garantiva la Fabbrica dalle causali disgrazie che avrebbero potuto nuocere ai suoi interessi, scaricando ogni rischio sul Depositario. Per maggiore tutela si pensava, ora, di incaricare il Banco di S. Spirito della Depositeria della Fabbrica, ritenendo che un Banco pubblico offrisse maggiori garanzie rispetto ad un banchiere privato. Venne ipotizzata anche l’eventualità di affidare agli stessi Nunzi il compito della raccolta del denaro e della sua trasmissione a Roma per evitare i rischi connessi al fallimento dei banchieri esteri, eventualità non rara e che sempre portava alla rovina gli operatori collegati, causando anche terremoti finanziari che investivano i mercanti che si avvalevano, spesso, della loro collaborazione. In merito a quest’ultima opzione il relatore della proposta esprimeva un’opinione chiara e decisa sostenendo che l’adozione di tale prassi avrebbe determinato, contrariamente alle aspettative, l’aumento sia dei costi che dei rischi, dimostrando, con un’analisi di ogni singolo aspetto, la validità delle sue considerazioni. Egli affermava, infatti, che la Nunziatura, assumendo in proprio la cura della raccolta e della trasmissione delle elemosine, avrebbe dovuto necessariamente assumere personale specializzato con il compito di accudire alle riscossioni, e rimesse, per tenere una scrittura regolata, e per fare tutto l’altro occorrente, oltre che aumentare la stessa provvigione del Nunzio che avrebbe assunto su di sé maggiori oneri. In secondo luogo, considerando che il Nunzio non conosceva l’arte della negoziazione e molto meno il giro delle Cambiali per Piazze terze, trovandosi a confronto dei più esperti banchieri, si sarebbe inevitabilmente trovato nella condizione di subire delle perdite sia nell’effettuazione delle operazioni di cambio che nell’acquisto delle Lettere da inviare a Roma28. Infine si sarebbe dovuto incaricare un responsabile in 28 Per la definizione degli strumenti utilizzati nelle operazioni finanziarie internazionali in età moderna si veda L. De Rosa, I cambi esteri del Regno di Napoli 60 Roma che vegliasse sui tempi di ritiro e riscossione delle rimesse o incaricarne il Banco di S. Spirito stipendiando dei Ministri, interni ad esso, incaricati dell’occorrenza. Riguardo alla sicurezza delle operazioni, poi, affermava che questa non era affatto garantita e che la Fabbrica di San Pietro avrebbe visto aumentare i fattori di rischio, il primo dei quali connesso con i tempi di raccolta. Un ritardo nella riscossione delle elemosine, infatti, avrebbe potuto mettere a rischio i pagamenti che la Fabbrica di San Pietro emetteva periodicamente a Roma, motivo per il quale si sarebbe dovuto necessariamente assumere un Ministro subalterno al Nunzio al fine di assicurare il regolare afflusso di denaro a Roma. Tale figura, tuttavia, rappresentava la prima incognita non avendo la Fabbrica la garanzia che l’incaricato non facesse qualche scasso le cui conseguenze sarebbero ricadute direttamente su di essa, non potendo i Nunzi assumersene la responsabilità. Non si sarebbe evitato nemmeno il rischio collegato all’utilizzo di banchieri esteri per la trasmissione dei denari a Roma, in quanto il Nunzio se ne sarebbe dovuto comunque avvalere29. In conclusione, il relatore affermava che per tentare di diminuire i rischi si moltiplicavano gli intermediari con evidente nocumento per gli interessi dalla Fabbrica di S. Pietro. Nella seconda parte della relazione Carlo Marini presentava il suo vero e proprio Piano per affrontare e risolvere il problema. Egli proponeva, innanzitutto, che la garanzia dei depositi in Roma venisse affidata al Banco di S. Spirito e che, non essendo questo abilitato ad intrigarsi in affari di commercio30, il compito di sovrintendere alla raccolta nei tempi stabiliti dalle dal 1591 al 1707, Napoli, 1955: “Nel periodo che ci interessa le divise estere potevano ottenersi, a Napoli, come in altre città, con o senza il concorso dei sensali, o da mercanti specializzati soltanto in tale particolare settore di attività, o da mercanti esercitanti anche la compravendita di merci all’ingrosso. In genere l’uno affare non escludeva l’altro…” (Ivi, p. 13). 29 “Il commercio delle divise, come è ovvio, era imperniato sulla presenza di agenti corrispondenti nelle piazze con cui si aveva da trattare” (Ivi). 30 Come precisa M. Monaco, il Banco di S. Spirito possedeva carattere esclusivo di banco di deposito ed il suo regolamento escludeva ogni altra attività bancaria (Cfr. op. cit., p. 135). Il Banco di Santo Spirito fu fondato il 13 dicembre 61 Crociate e al trasferimento a Roma delle elemosine venisse affidato ad un soggetto che assumesse la direzione delle operazioni, senza avere, tuttavia, la possibilità di accedere al denaro. Una volta effettuata la raccolta delle elemosine, infatti, i depositari incaricati nelle diverse nunziature avrebbero provveduto all’invio delle cambiali direttamente al Banco di S. Spirito, oppure attraverso terze piazze, ma sempre intestate ai Ministri preposti dal 1605, come è noto, per volontà di Paolo V che aveva coniugato nel suo pontificato la rigorosità della Chiesa post-trindentina alla volontà di introdurre razionalità ed efficienza nelle attività della Curia romana. La decisione di creare un Banco pubblico strettamente collegato con l’amministrazione pontificia era stata determinata dalla situazione congiunturale finanziaria di quegli anni. La facilità con cui il credito veniva concesso aveva portato al fallimento diversi banchi privati a carattere familiare. M. Monaco ricorda come i rovesci finanziari avevano coinvolto banchieri impegnati su vari fronti e come essi trascinassero nella rovina anche molti mercanti: il fallimento del Banco di Franchini nel 1595 in Roma, ma anche dei banchieri genovesi Nicolò e Gio. Battista Vertemani il 5 novembre 1605, di quello di Simone Sauli in Valladolid il 14 dicembre 1605, il 21 ottobre 1606 di Filippo Guicciardini e nel 1608 della casa dei Ceuli (cfr. p. 118). Il Banco di S. Spirito fu istituito anche per impedire speculazioni sui cambi e regolare le attività collegate al credito “ … in seno allo stesso ospedale con la funzione di attrarre gran parte del risparmio privato esistente in Roma di cui avrebbe potuto disporre per le sue necessità l’istituto ospitaliero che con il cospicuo patrimonio offriva una solida e rassicurante garanzia…” (Ivi, p. 127). Esso avrebbe dovuto provvedere a sostenere “… le esigenze della politica pontificia impegna nelle sue costose imprese… sia per il collocamento locale del debito pubblico pontificio, sottraendolo, per quanto possibile, alle massicce speculazioni dei banchieri forestieri..” (Ivi, pp. 133-134). Sull’importanza che in seguito il Banco avrebbe assunto cfr. anche E. Ponti, Il Banco di Santo Spirito e la sua funzione economica in Roma papale (1605-1870), Roma, 1951: “… il Banco era deputato alla riscossione e pagamenti della Rev.da Fabbrica di S. Pietro le cui entrate consistevano massimamente ‘nelle Cruciate di più Regni per il che era necessario di valersi di parecchi banchieri onde trasportare a Roma il denaro. Le riscossioni avvenivano sopratutto pel tramite delle Nunziature di Napoli, Portogallo e Spagna e da allora vennero unificate in Roma presso il Banco…” (cfr. p. 136). 62 Banco che dovrebbero comparire nella girata. In tal modo il Banco ne sarebbe sempre responsabile, ne il Rappresentante potrebbe mai farne a suo profitto uso alcuno31. La soluzione prospettata, in pratica, suggeriva di affidare completamente al Banco di S. Spirito le sorti dei proventi delle Crociate con un immediato risparmio sui costi e un vantaggio nella gestione del denaro che precedentemente era stato appannaggio del Banchiere Depositario. Carlo Marini non nascondeva, tuttavia, che certi rischi, comunque, permanevano. D’altra parte, egli scriveva che non è possibile, che chi vuol ritirare danaro da lontano non abbia a fidarsi di qualcuno ed in conseguenza non abbia ad esporsi a qualche rischio, che comunque, in questo caso, risultavano circostanziati all’operato dei soli depositari esteri. Egli concludeva, in ogni caso, che qualora si fosse prospettato qualche accidente in una operazione, la Fabbrica avrebbe potuto ricoprirsi con quello che facendo girare il danaro, per le sue giuste strade guadagnerà nelle altre rimesse. Alla proposta era allegato un prospetto così intestato: Dimostrazione ad un idea, ed all’incirca di quanto potrebbe portare alla R.da Fabrica la spesa, nel caso che si avessero a prendere i Nunzi la cura della riscossione, e trasmissione del denaro, ed altra dimostrazione in specchio della spesa, che si ricercherebbe, quando restasse Depositario il Banco di S. Spirito colla mera sostituzione dei Depositari, e Direttore, e ciò per ogni anno32. Il documento presenta sul lato destro lo sviluppo delle spese dell’affidamento della questione ai Nunzi, mentre sulla sinistra, praticamente a fronte, il quadro corrispondente al caso opposto. Se l’incarico di raccogliere e trasmettere le elemosine fosse stato affidato ai Nunzi, la Fabbrica di S. Pietro avrebbe dovuto corrispondere annualmente l’1% delle somme raccolte, come provvigione al Nunzio per il nuovo incarico, che ammontava a 180 scudi per il Nunzio di Spagna, a 90 scudi per quello del Portogallo e a 50 per quello di Napoli e altri 180 scudi si sarebbero dovuti pagare a ciascuno dei Ministri che avrebbero dovuto occuparsi della trasmissione del denaro dai tre Regni a Roma. Nel prospetto viene calcolata, intorno al 5-6%, la perdita che si sarebbe subita nelle operazioni di cambio o nell’acquisto delle Lettere per Roma, per 31 Per le modalità con la quale gli operatori gestivano le fedi di credito e le operazioni di cambio, cfr. L. De Rosa, I cambi…, cit., pp. 2-7. 32 AFSP, Arm. 52, A, 88, f. 324. 63 effetto dell’inesperienza ed infine una spesa di altri 180 scudi per stipendiare un Direttore incaricato, a Roma, della ricezione delle lettere, delle scritture e del controllo della regolarità delle pratiche. Il relatore riportava un’ulteriore voce, che tuttavia non quantificava, sull’eventuale costo di una necessaria ricognizione mensile. Il costo di tutta l’operazione, infine, veniva valutata in 2.440 scudi annuali. Per contro, se fosse stato affidato il compito al Banco di S. Spirito i costi sarebbero stati limitati, secondo le sue previsioni, a soli 560 scudi mensili e composti da una spesa di 400 scudi riservati al Direttore, di 100 scudi da corrispondere al subalterno per i libri e, in ultimo, ulteriori 60 scudi all’esattore del Banco di S. Spirito per il nuovo incarico. Il prospetto si chiudeva con la considerazione finale del relatore, il quale affermava che li sudetti scudi 560 operando la Fabrica a conto proprio sarebbero stati ricompensati di gran lunga superiormente dall’utili che io so di questo affare. Egli sosteneva, dunque, che se si fosse optato per quest’ultima modalità operativa si sarebbe dato corso ad una operazione a basso rischio e che i costi stessi della manovra avrebbero potuto essere riassorbiti dagli utili che il sistema poteva generare. Il Piano fin qui descritto, fu proposto all’esame della Sacra Congregazione come si intuisce da alcuni fogli sciolti, inseriti nel fascicoletto33. Nel primo è annotato il seguente commento: Si dice beniss.mo con far però venire le rimesse a mezzo Parigi, Genova, Livorno allo incaricato, che avrà cura di farne il ricavo, e pagarne il prodotto à credito della R. Fabrica, ed in tal forma risparmia la provvigione bancale del negoziamento a Roma. Una ulteriore riflessione sul documento traspare da quanto appuntato dalla stessa mano sul foglio numerato 322, in cui si proponevano ulteriori accorgimenti a vantaggio della Fabbrica. Il tutto va bene, ma conviene aggiungerci che per evitare altra provvigione di 1/3 al negoziante di Roma è necessario che Monsign.re Ill.mo Em.mo Economo Segretario della Rev.a Fabrica ordini al commesso in Napoli di far le rimesse [ …] al prezzo della Piazza di Napoli. Il foglio numerato 323, scritto dalla stessa mano dei precedenti, contiene la richiesta di consegna al Segretario Economo di alcuni bilanci dell’avvento di Napoli, a cui seguiva un’annotazione di altra mano che comunicava la mancanza del bilancio 33 AFSP, Arm. 52, A, 88, ff. 321-323. 64 relativo al mese di giungo 1765. La struttura del testo e la collocazione, insieme agli altri due appunti, all’interno del fascicoletto fa ritenere probabile che la relazione di Carlo Marini fosse presentata all’attenzione della Sacra Congregazione della Fabbrica di San Pietro insieme ai Bilanci dell’Avvento di Napoli dei mesi da agosto a settembre 1765. Tale ipotesi è suffragata dall’esistenza di una copia di questo documento all’interno di un fascicolo in cui sono raccolte le carte relative al Banco di S. Spirito come nuovo Depositario della Fabbrica di S. Pietro34. Nel fascicolo sono inseriti altri due documenti: la Memoria sopra la Deputazione del Banco di S. Spirito alla riscossione, e pagamenti per la R.da Fabrica di San Pietro35 e la risposta del Banco di Santo Spirito36. I due documenti sono privi di data; tuttavia, per le argomentazioni e per la struttura del testo, appaiono posteriori alle Riflessioni, ma, con ogni probabilità, appena precedenti alla stipula della Convenzione con il Banco di Santo Spirito in quanto nel primo documento viene ribadita e ampliata l’analisi delle rimesse dall’estero confermando l’evidente impossibilità dell’affidamento ai Nunzi della raccolta e della trasmissione delle elemosine data la natura di questo farraginoso incarico. La Memoria, infatti, pur ricalcando, nelle linee essenziali, le citate Riflessioni, tiene conto, nella sua elaborazione, proprio dei suggerimenti inseriti nei fogli cui si è appena fatto riferimento. Appare decisa, infatti, la considerazione dell’inadeguatezza dei Nunzi nella gestione delle Cambiali che, per inesperienza, verrebbero inviate direttamente a Roma a beneficio esclusivo del Banchiere interpellato, mentre utilizzando le Terze piazze… potrebbe andare a vantaggio della Fab.a medesima… e ciò a chi comprende il cambio non è si indifferente37. Le considerazioni esplicitate nella chiusura indicavano nel percorso proposto dalle Riflessioni, il modo più conveniente e sicuro di trasmettere denari dall’estero e nell’intestazione delle Cambiali al Banco di S. Spirito la chiave di volta che avrebbe consentito alla Fabbrica la sicurezza dei AFSP, Arm 12, F, 9, Fascicolo 9, Depositario, ff. 338-504. AFSP, Arm. 12, F, 9, ff. 455-456. V. Appendice documentaria. 36 AFSP, Arm. 12, F. 9, ff. 457-458. V. Appendice documentaria. 37 AFSP, Arm. 12, F, 9, ff. 455-456, 456r. 34 35 65 mandati. Le operazioni avrebbero dovuto essere affidate a banchieri scelti in loco che, fidando sulla propria esperienza, avrebbero scelto i percorsi migliori – diretti o per le piazze terze – cui avviare le Cambiali o le Lettere di Cambio, Questo come ché porta un danaro al Banco non verrebbe rifiutato, ed il Banco sarebbe mero Depositario del danaro, e la Fab.a goderebbe all’anno un gustoso profitto, ed una maggiore entrata… La risposta del Banco di S. Spirito fu discussa dalla Sacra Congregazione e raccolta nel documento classificato a tergo come Fogli né Congressi tenuti38. Il Banco mostrava di comprendere come la Fabbrica volesse recuperare, nel far girare i denari, le spese che questa avrebbe dovuto sostenere nei regni di Spagna, Portogallo e Napoli et anche [ le ] spese di provisioni ai Ministri di questo n.ro Banco. In questo senso il Banco di S. Spirito poteva offrire la sicurezza del proprio nome sulle Lettere utilizzate da chi avesse avuto bisogno di trasferire capitali dall’Estero a Roma e viceversa e, conoscendo il mercato, avrebbe potuto garantire sia la propria sicurezza che quella della Fabbrica avendo la possibilità d’aspettare le congiunture proprie e, vantaggiose farà, che d.a R.da Fabrica non sia soggetta ò a innalzamento, o sbasso de Cambj. In conclusione il Banco di S. Spirito prevedeva che nessuna perdita si sarebbe avuta nel ritiro degli Effetti provenienti dalla Spagna, mentre sperava di ottenere degli utili per quelli ricevuti dal Portogallo e da Napoli. Il 24 marzo 1766 al Banco di S. Spirito in Sassia fu affidata, dunque, la Depositeria della Reverenda Fabbrica di San Pietro e la Convenctio39 stipulata tra le due parti stabiliva che il Banco avrebbe gestito le entrate e le uscite della Fabbrica secondo le precise istruzioni inserite nel testo. Il primo elemento da mettere in evidenza, tuttavia, non riguarda le clausole dell’accordo, ma la circostanza che, nell’apertura del documento, alla Fabbrica di S. Pietro venisse associata una terminologia, almeno allo stato della ricerca, fino a quel momento estranea all’istituto vaticano: Essendo che la Sagra Congregazione particolare… deputata dalla S.tà di N.tro Sig.re Papa Clemente XIII felicemente regnante sopra l’azzienda economica della med.a Fabrica…40. Gli interessi finanziari della Reverenda Fabbrica, dunque, AFSP, Arm. 12, F, 9, ff. 457-458. AFSP, Arm. 12, F, 9, ff.411-422. V. Appendice Documentaria. 40 AFSP, Arm. 12, F, 9, ff.411-422. 38 39 66 vengono definiti come “azienda economica”, il cui significato va associato, senz’altro, al termine fabrica con cui l’istituto era stato denominato nel 1506, tuttavia va sottolineata la frequenza con cui esso veniva così definito nell’ambito dei documenti qui analizzati. D’altra parte va messa in evidenza l’atmosfera riformatrice che pervadeva anche la Chiesa negli ultimi decenni del diciottesimo secolo e specialmente la Fabbrica, sottoposta, com’era, al confronto quotidiano con le esigenze del cantiere basilicale. In effetti, già Lanzani41 mette ben in evidenza come, con la Costituzione Quanta curarum, Benedetto XIV Lambertini, il 15 novembre 1751, avesse eretto come ente proprio e distinto dalla Congregazione Generale, la Congregazione particolare economica con il compito di occuparsi di tutte le questioni economiche attinenti alle attività della Fabbrica di S. Pietro42 che, in quegli anni andava definendo la propria struttura, con particolare riguardo ai ruoli e alle competenze del numeroso personale effettivo e soprannumerario43 che condusse l’Istituto ad elaborare precisi regolamenti che sarebbero confluiti, nel 1799, nel Piano per la Sagrosanta Basilica Vaticana e per il buon servizio della medesima44. Parrebbe V. Lanzani, La Fabbrica…, cit., p. 58. Papa Benedetto XIV aveva anche affrontato il problema che stava mettendo in crisi il Banco di S. Spirito che, per lungo tempo, aveva fatto fronte all’esistenza di un grande numero di cedole sul mercato la cui presenza causava una eccessiva fuoruscita di moneta pregiata (Cfr. E. Ponti, Il Banco di Santo Spirito…, cit., p. 118). Non a caso, i Pontefici che avevano segnato la storia della Fabbrica di S. Pietro, si erano anche occupati delle questioni finanziarie più generali della Chiesa. Prima Giulio II, poi Paolo V, ed ora Benedetto XIV, avevano operato affinché la Fabbrica di S. Pietro potesse accedere a finanziamenti sicuri, svincolandola dalle più generali, e non buone, finanze dello Stato. 43 Ricorda A. Marino, che a metà del ‘700, la Fabbrica aumentò di molto il numero dei manuali effettivi probabilmente con lo scopo di formare un corpo di esperti manutentori sotto la guida, ad esempio, dell’anziano ed esperto Nicola Zabaglia ( Sapere e saper fare…, cit. , p. 31). 44 Cfr. A. Di Sante, A Grimaldi, Il Sacro e l’umano…, cit., pp. 142-143, in cui si mette in evidenza l’attenzione con la quale la Fabbrica gestiva le maestranze e le responsabilità che questa assumeva nei confronti dei manuali. Gli autori ricordano anche come nel documento del 1799 “… estremamente rigoroso e geometrico nella sua economia analitico-descrittiva, volto a razionalizzare gli impieghi del 41 42 67 di poter affermare, dunque, che la Fabbrica di San Pietro avesse acquisito la consapevolezza di un nuovo aspetto del proprio mandato, affiancando al compito di sovrintendere alla cura e al mantenimento della basilica romana, simbolo stesso della Chiesa universale, quello di attendere alla salvaguardia della propria economia al fine di meglio svolgere la propria funzione istituzionale45. Come all’atto della fondazione, Giulio II aveva personale e, cosa affatto singolare, per la prima volta gli operai al servizio della Fabbrica vengono qualificati con la denominazione attualmente nota di sampietrini” (Ivi, p. 143). 45 Ad ulteriore riprova, possono essere citati alcuni dati emersi nel corso di una ricerca che la scrivente sta conducendo sui salari dei manuali della Fabbrica nel XVIII secolo e che mettono in evidenza come la Fabbrica si assumesse l’onere di garantire ai suoi dipendenti alcune tutele. Per fare qualche esempio: Il 18 luglio 1716, il fattore della Fabbrica, Filippo Valeri, comandava che venissero pagate a Domenico Berti, manuale, tutte le giornate in cui era stato malato non ostante che egli per tutto d.o tempo non abbia operato (Cfr. AFSP, Arm. 52, A, 88, f. 23). Nel Libro del Soprastante per il riscontro delle giornate de Manuali. 1720-1725 (AFSP, Arm. 27, D, 418), è posta una lettera di Gian Domenico Mini, manuale della Fabbrica, indirizzata all’E.mo e Ill.mo Sig.e Card.le Albani, in cui Mini, presentando il proprio curricolo lavorativo, avanzava una petizione al Prefetto della Fabbrica per ottenere un aumento salariale acciò puossi aiutare la sua povera famiglia composta da moglie e 4 figli. Il Card. Albani ordinò l’aumento da 30 a 32,5 baiocchi al giorno il 24 febbraio 1723, che fu attuato il 6 settembre 1723. Dallo studio dei salari giornalieri dei manuali è apparso che Andrea Galli, effettivo della Fabbrica con un salario di 30 b. al giorno, nella settimana 19-24 giugno 1724, veniva trasferito alla Porta e gli veniva assegnata un’elemosina di 20 b. al giorno. Si può ipotizzare che per, per qualche motivo, il Galli non fosse più in grado di attendere alle sue normali mansioni e che, per garantirgli una specie di pensione, appunto l’elemosina, fosse trasferito ad un incarico meno impegnativo in cui venne mantenuto fino alla morte il 6 dicembre 1727. Particolare è, ancora, la concomitanza dell’assunzione, anche se solo per il periodo che va dal 16 ottobre al 23 dicembre del 1724, immediatamente successivo al declassamento di Andrea Galli, di Gaetano Galli con un salario giornaliero di 32 b. e mezzo, con l’incarico di scopare la Basilica (Cfr. AFSP, Arm. 27, D, 418, Libro del Soprastante per il riscontro 68 intuito che la Fabbrica, per gestire la propria attività, doveva essere dotata di una propria funzione giuridica, ora tale autonomia veniva ulteriormente ed efficacemente sanzionata. La convenzione con il Banco di Santo Spirito, che rispondeva proprio all’esigenza di funzionalità che la Fabbrica esprimeva in quel torno di tempo, affidava al Banco pubblico il deposito di tutte le rendite riservate alla Fabbrica, come dei pagamenti predisposti dal Cardinale Prefetto e dall’Economo e Segretario della stessa. Il documento contiene precise indicazioni sulle modalità con le quali il Banco doveva registrare i mandati attraverso la compilazione di un libro particolare d’Entrata, ed Uscita dupplicato, che uno per propria sua giustificazione, e l’altro da consegnarsi al Computista della R.nda Fabrica. Lo scritturale incaricato doveva, per di più, registrare il nome del Deponente e la persona o causa per la quale veniva effettuato il deposito, affinché venisse correttamente certificato all’Economo46. delle giornate de Manuali. 1720-1725 e AFSP, Arm. 27, D, 423, Rassegna dei manuali della Rev. Fabbrica di S. Pietro. 1726-1736). Nella pagina relativa alla settimana 28 giugno – 3 luglio 1745 del libro Rassegna dei manuali della Rev. Fabbrica di S. Pietro. 1736-1746 (AFSP, Arm. 27, D, 430), venne aggiunta una nota dell’Economo Generale Francesco Olivieri con cui si stabiliva di assegnare alla vedova di Filippo Giosia – manuale effettivo con un salario di 30 baiocchi al giorno – che cadé dalle contraforti della Cuppola grande il giorno di S. Pietro b. 05 per ogni giornata lavorativa, di aumentare il salario giornaliero di Orazio Giosia – anch’egli effettivo nella Fabbrica – da 32 ½ a 40 b. al giorno e che in avvenire si desse agli uomini manuali della Fabrica doppo la festa di S. Pietro mezza giornata di vacanza. Le azioni appena descritte configurano la Fabbrica come un’azienda attenta sia alla crescita professionale del proprio personale sia alla garanzia della sua sussistenza in cui la tutela dei propri lavoratori, veniva esercitata nell’ambito di una più generale e attenta gestione economica. Il rinnovamento portato nei più vari ambiti della Fabbrica, realizzato proprio a partire dagli anni ’70 del XVIII secolo, fece sì che la Fabbrica assumesse consapevolmente anche l’immagine di un’azienda economica oltre ai tradizionali compiti istituzionali. 46 Tale obbligo era scaturito dall’esigenza sentita dalla Fabbrica di vigilare, ad esempio, sulle disposizioni testamentarie in suo favore. N. Del Re chiarisce come “Ad onta però di ogni vigilanza, frequenti erano tuttavia sempre da parte dei notai le elusioni all’obbligo di rivelare alla Fabbrica le disposizioni pie, tanto che ancora 69 Al punto 3° della Convenctio veniva sancito il rifiuto del Banco – non abilitato ad effettuare operazioni bancarie oltre a quelle relative alla gestione dei depositi – ad assumersi la responsabilità delle operazioni necessarie al trasferimento delle rendite provenienti dalle Crociate bandite nei Regni cattolici e si conveniva che la Fabbrica assumesse un esperto nella negoziazione dei cambi che si sarebbe stabilito nel Banco dove, in qualità di Complimentario, avrebbe atteso alle operazioni bancarie per conto della Fabbrica e che si sarebbe anche assunto l’onere di ritirare le somme provenienti dalla Spagna, dal Portogallo, da Napoli e dagli altri regni in cui venisse bandita la Crociata. Costui avrebbe dovuto vigilare sui tempi di riscossione e sull’idoneità dei Banchieri sostituiti – cioè i nuovi operatori locali scelti dalla Fabbrica – con l’incarico di surrogarli, previa approvazione dell’Economo e Segretario, cadendo qualche sospetto sopra la di loro fede. Il Complimentario doveva vigilare affinché tutte le rimesse fossero intestate ai Ministri del Banco, comprese quelle che fossero girate sulle Terze Piazze, e assicurassero alle rimesse la disposizione più vantaggiosa sopra il cambio corrente. Il documento Metodo con il quale il Banco di S. Spirito è per ricevere il Deposito della R.nda Fabrica di S. Pietro e deve tenere per servizio della medema47 regolamentava le modalità con le quali dovevano essere attuate le operazioni relative al deposito e ai pagamenti che il Banco avrebbe dovuto effettuare per conto della Fabbrica, così come anche sulle rispettive spese di gestione delle operazioni attese. Nel documento, pur rinnovando le già riferite disposizioni in merito alla questione relativa alla Crociata, la Sacra Congregazione si riservava di effettuare un bilancio degl’utili passati con quello, che riceverà in appresso [e qualora] vi troverà un lungo divario a proprio vantaggio, che ha partorito fin ora ai negozianti la larghezza del denaro che hanno tenuto in mano di conto di detta R.da Fabrica, la quale se avesse tali partite, e sopravanzi solamente impiegati in Luoghi di Monti averebbe la R.da Fabrica sudetta utilizzato molto più che sulla fine del secolo XVIII la Congregazione si vide costretta a riconfermare perentoriamente tale obbligo, ribadendo in pari tempo altre antiche norme in materia ed aggiungendovi delle nuove con un editto del 12 agosto 1788…” (La Sacra Congregazione…, cit., p. 292, nota 16). 47 AFSP, Arm. 12, F, 9, ff. 467-469. V. Appendice Documentaria. 70 nei sudetti giri, o vogliamo dire raggiri. La Sacra Congregazione, dunque, si aspettava di introitare, con l’affidamento della Depositeria al S. Spirito e con l’inaugurazione delle nuove modalità di incasso dei proventi delle Crociate, quanto in precedenza guadagnavano i Banchieri nel movimentare le rimesse sulle piazze europee e prevedeva di riversare tali eccedenze nei Luoghi di Monte. Gli ultimi due documenti che qui vengono proposti offrono l’opportunità di stabilire se quanto posto in essere rispondesse alle aspettative della Sacra Congregazione. Il primo dei due riguarda la delibera concessa a Fortunato Cioja di ritirare dalle Piazze Forastiere cioè Spagna, Portogallo, e Napoli, le rendite delle Crociate spettanti alla Rev. Fabrica di S. Pietro48. Egli, prima di tutto, assumeva su di sé l’intero rischio della raccolta della Crociata, si impegnava, poi, a versare nel deposito istituito presso il Banco di S. Spirito il credito dovuto alla Fabbrica e ad assumere la spesa dei provisionati necessari all’espletamento delle operazioni che era stata fissata in 420 scudi moneta. Veniva fissato, infine, l’equivalente in scudi dei proventi spagnoli e portoghesi: dei 21500 ducati spagnoli – di 375 maravedis – sarebbero stati pagati 19000 scudi moneta, dei 18000 cruciados portoghesi, invece, 8500 scudi moneta. Ora, la garanzia, essenziale per la Fabbrica, era nel mantenimento nel tempo di quei valori, che altrimenti sarebbero stati condizionati dalle continue, e anche quotidiane, oscillazioni49. Tale soluzione risolveva, per di più, l’annoso problema della valutazione dell’elemosina che effettivamente doveva essere riservata al cantiere romano. A metà del XVII secolo, infatti, si era aperto un contenzioso tra la Fabbrica di San Pietro e i Ministri portoghesi della Crociata in merito al valore, in cruciados, dei diecimila scudi che il Pontefice aveva stabilito dovessero essere inviati alla stessa50. L’ultimo – e illuminante – documento che si prende in analisi51 fu redatto, come si evince dal testo, sette anni dopo l’introduzione delle AFSP, Arm. 12, F, 9, ff. 428-429. V. Appendice Documentaria. Cfr. L. De Rosa, I cambi…, cit., p. 7. 50 Per il contenzioso apertosi sulla quotazione dei cambi cfr. G. Sabatini, R. Sabene, Tra finanza e politica…, cit. 51 AFSP, Arm. 12, F., 9, ff. 430-433. V. Appendice Documentaria. 48 49 71 procedure sopra descritte e riassume le motivazioni che avevano condotto la Sacra Congregazione a stipulare la Convenzione con il Banco di S. Spirito, le modalità di raccolta e trasferimento delle rimesse della Crociata e, infine, un bilancio sulla bontà del metodo applicato. Questo ottimo stabilimento fù intrapreso e si continua presentemente con soddisfazione e piena sicurezza della R. Fab.a, la quale non risica che colli meri Depositari deputati in Madrid, e Lisbona, mà utilizza tutto ciò che poteva guadagnare il Banco Quarantotti, il quale aveva detenuto l’incarico, come si è visto, fino al settembre 1765. Dopo sette anni di applicazione – continua la relazione – oltre alla piena sicurezza delle operazioni, la Fabbrica aveva potuto contare su un utile maggiore rispetto a quando operava il Banco Quarantotti, di 18522.55 scudi, calcolabile in circa 2800 scudi all’anno, a cui dovevano essere aggiunti ulteriori 200 scudi di utile provenienti dalla Crociata di Portogallo. Il relatore precisava, tuttavia, che tale utile dipendeva da quello che la R. F.a percepiva di meno dal Banco Quarantotti, non già che ci sia un utile industrioso de cambj, o trafico particolare52. Anche se, e vale la pena di sottolinearlo, nel testo veniva ipotizzata la fissazione dei cambi su valori estremamente convenienti alla Fabbrica: “Si sa che a cambio eguale, o sta a pari Ducati mille di Napoli fanno 800 romani. Se per li med.i ducati 1000 vi fosse persona che volesse stabilire per sempre una valutazione di 600 – chi non vedere, che avrebbe un guadagno all’incirca di sc. 200 - , quando è certo che nel giro di un anno non può mai fare perdita per ragione di Cambio, chi paga li scudi 600 -. Voglio dire perciò che non si chiama utile industrioso, ma guadagno certo, non sogetto a variazione, e puramente per aver dato meno costo al ducato di Spagna nella stessa maniera che si volesse calcolare lo scudo n.ro di dieci paoli, per otto paoli solamente.” (AFSP, Arm. 12, F., 9, ff. 430-433, 431r). Tale pratica non era estranea alla finanza dell’Europa moderna, in quanto L. De Rosa osserva come, nei confronti delle quotazioni dei cambi esteri, ad esempio, Napoli osservasse due diversi criteri operativi: “Napoli quotava, generalmente, l’incerto per il certo, nel senso che dava, per una determinata quantità di moneta straniera, una quantità variabile di moneta propria. Incerta, comunque, era, per esempio, la quotazione del ducato nei confronti dell’unità monetaria romana, di quella fiorentina, di quella veneziana, di quella livornese, di quella siciliana, di quella madrilena. Al contrario, per esempio, il mercato napoletano offrì per il certo, per moltissimi anni, nei confronti di 52 72 L’utile effettivo per la Fabbrica, sulla base del raffronto con quanto alla stessa veniva corrisposto dal Banco Quarantotti nella precedente amministrazione, ammontava, secondo il relatore, a 668 scudi l’anno. Si doveva considerare, poi, la spesa di 420 scudi annui corrisposti dalla Fabbrica al Negoziante che si assumeva l’onere del trasferimento dei denari, come si è già visto nel precedente documento analizzato. Restava, infine, una differenza, di ulteriori 1900 scudi, che costituiva, invece, il risparmio realizzato con l’attuale sistema e che, un tempo, rappresentava la provvigione che il Banco Quarantotti tratteneva per sé. La differenza sostanziale con il metodo adottato in passato era nel rischio che potessero andare perse, per negligenza dei Banchieri utilizzati all’estero, nonostante la vigilanza del Complimentario e dell’Economo, al più di una rata di sc. 8500 in Madrid, o Lisbona. Tuttavia, prosegue la relazione, il risparmio dei 1900 scudi annui non corrisposti al Banco Quarantotti, veniva a costituire un fondo di garanzia sulle eventuali perdite e, se anche facendo essa R. F.a ogni 10 anni una perdita di sc. 8500, pure ne avrebbe ricevuto il doppio compenso nell’utile sud.o di 1900 -, che è sufficiente a supplire ad una perdita delle due rate di Lisbona e Madrid. Veniva anche confermata la sicurezza delle rimesse effettuate tramite cambiali emesse a nome del Banco di S. Spirito, le quali, inviate attraverso le convenienti piazze di Livorno, Genova, Amsterdam o Parigi – come d’altronde solitamente erano trasferiti i denari provenienti da Lisbona o Madrid – venivano messe a disposizione della Fabbrica di S. Pietro con l’immediato accredito presso il Banco. A conclusione di questo excursus attraverso gli atti che accompagnarono l’affidamento della Depositeria della Fabbrica di San Pietro al Banco di Santo Spirito in Sassia e dell’operatività della gestione delle rimesse della Crociata si può osservare come la Sacra Congregazione avesse tutelato appieno i propri interessi economici, prendendo coscienza dei meccanismi finanziari internazionali, calcolando i rischi delle operazioni e predisponendo correttivi e garanzie a tutela di quei rischi. Palermo e, sempre, nei confronti della lira genovese di moneta corrente” (I cambi esteri…, cit., p. 14). 73 Il lungo percorso, a partire dall’idea proposta dal computista Carlo Marini e abbracciata dai Cardinali preposti al governo della Sacra Congregazione della Fabbrica di San Pietro, attraverso le analisi, le attuazioni e il riscontro effettuato a distanza di sette anni, mostra l’attenzione con la quale l’istituto aveva gestito il delicato problema della gestione economica delle sue finanze. Di lì a qualche anno una ventata riformatrice avrebbe indotto Pio VI Braschi ad incoraggiare ulteriori ammodernamenti all’interno della Fabbrica. Oltre al già citato Piano per la Sagrosanta Basilica Vaticana e per il buon servizio della medesima, ad opera dell’architetto Giuseppe Valadier, Monsignor Giovanni Bufalini, Segretario e Economo della Fabbrica, sarebbe intervenuto nei più diversi settori di attività dell’istituto53. Alla fine del secolo “Pio VI avrebbe consegnato alla Fabbrica una struttura ben organizzata e razionale… mettendo in evidenza il ruolo storico e centrale di un’Istituzione che da sola andava avanti ormai da secoli”54. 53 Come ricorda S. Turriziani, infatti, nel 1788 fu pubblicato un Editto Generale che raccoglieva i diritti riconosciuti nel tempo alla Fabbrica, fu realizzata una General Raccolta di Note Decennali, contenenti le decisioni del Tribunale della Fabbrica, fu realizzato un Catasto Generale dei Legati Pii che furono sottoposti ai nuovi regolamenti raccolti negli Ordini e Provisioni da osservarsi dalli Commissarj della Rev.da Fabbrica di S. Pietro (La Fabbrica di Pio VI…, cit., p. 179). 54 Ivi, p. 181. 74 Fonti AFSP, Arm. 1, A, 1, n. 4 AFSP, Arm. 12, F, 9, f. 376 AFSP, Arm. 12, F, 9, ff.411-422 AFSP, Arm. 12, F, 9, ff. 428-429 AFSP, Arm. 12, F., 9, ff. 430-433 AFSP, Arm, 12, F, 9, ff. 455-456 AFSP, Arm. 12, F. 9, ff. 457-458 AFSP, Arm. 12, F, 9, ff. 467-469 AFSP, Arm. 27, D, 418 AFSP, Arm. 27, D, 423 AFSP, Arm. 27, D, 430 AFSP, Arm. 52, A, 88, f. 23 AFSP, Arm. 52, A, 88, ff. 316-320 AFSP, Arm. 52, A, 88, ff. 321-323 AFSP, Arm. 52, A, 88, f. 324 Bibliografia Michele Basso, I privilegi e le consuetudini della Rev.da Fabbrica di S. Pietro in Vaticano (sec. XVI-XX), 2 voll., Roma, 1987. Sandro Benedetti, La fabbrica di San Pietro, in Mirabilia Italiae. La Basilica di San Pietro in Vaticano, a cura di A. Pinelli, F. C. Panini, Modena, 2000, pp. 53-127. Umberto Calandrella, Storia e sviluppo normativo delle Fabbricerie, in La fabbriceria. Diritto, Cultura, Religione, Atti della giornata di Studio. Ravenna, 10 dicembre 2005, a cura di José Ignacio Alonso Pérez, Introduzione di Bruno Scalini, Bologna, 2007, pp. 27-33. Niccolò Del Re, La Sacra Congregazione della Reverenda Fabbrica di S. Pietro, estratto da Studi Romani, Anno XVII, n. 3 – Luglio-Settembre 1969. Luigi De Rosa, I cambi esteri del Regno di Napoli dal 1591 al 1707, Napoli, 1955. Assunta Di Sante - Antonio Grimaldi, Il sacro e l’umano: il lavoro nella Fabbrica di San Pietro, in Magnificenze Vaticane. Tesori inediti dalla Fabbrica di 75 San Pietro, a cura di A. M. Pergolizzi, De Luca Editori d’Arte, Roma, 2008, pp. 137-153. Assunta Di Sante - Simona Turriziani, L’Archivio Storico Generale della Fabbrica di San Pietro, in Magnificenze Vaticane…, cit., pp. 189-197. Vittorio Lanzani, La Fabbrica di San Pietro. Una secolare istituzione per la Basilica Vaticana, in Magnificenze Vaticane…, cit., pp. 55-60. Nicoletta Marconi, Edificando Roma Barocca. Macchine, apparati, maestranze e cantieri tra XVI e XVIII secolo Edilmond, Città di Castello, 2004. Angela Marino, Sapere e saper fare a Roma ai tempi di Zabaglia, in A. Marino, Sapere e saper fare nella Fabbrica di San Pietro. Castelli e ponti di maestro Niccola Zabaglia 1743, riedizione con presentazione di Paolo Portoghesi, Gangemi Editore, Roma, 2008, pp. 12-53. M. Monaco, Le finanze pontificie al tempo di Paolo V (1605-1621). La fondazione del primo Banco pubbico in Roma (Banco di Santo Spirito), Lecce, 1974 Ermanno Ponti, Il Banco di Santo Spirito e la sua funzione economica in Roma papale (1605-1870), Roma, 1951 Gaetano Sabatini - Renata Sabene, Tra politica e finanza: la Cruzada di Portogallo e la Costruzione di S. Pietro (1581-1652), in G. Sabatini (a cura di), Comprendere le Monarchie iberiche, Atti del Seminario Internazionale di Studi tenutosi a Roma, 8-9 novembre 2007 (in corso di stampa). Simona Turriziani, La Fabbrica di Pio VI. Stato della Reverenda Fabbrica di San Pietro dall’anno 1785 al 1794, in Magnificenze Vaticane…, cit., pp. 179187. Simona Turriziani, La Fabbrica di San Pietro in Vaticano: Istituzione esemplare del “saper fare” nei secoli XVI-XVII , in A. Marino, Sapere e saper fare…, cit., pp. 106-121. Ludovico Von Pastor, Storia dei papi. Dalla fine del Medio Evo, Roma, Desclèe & Editori Pontifici, 1964. 76 Appendice documentaria: AFSP, Arm. 52, A, 88, ff. 316-320 A tergo: Foglio sopra la direzione del Banco Fatto dal Sig. Carlo Marini All.to nel prè. Riflessioni sopra la Deputazione del Banco di S. Spirito in Depositario della R.a Fab.a di S. Pietro. Per prendere una giusta idea dell’affare, è bene di brevemente premettere, come siasi per lo passato regolata la R.a Fabrica per questa Azienda. Sarà quindi proficuo il rilevare quante difficoltà, pericoli, e spese siano ad incontrarsi, se fatta la deputazione del Banco di S. Spirito, si commissioneranno li Nunzi Apostolici ad esiggere l’entrate nei rispettivi Regni ed a trasmetterle qui direttamente al Banco: da tutto questo poi prender assi maniera di far depositario, secondo la concepita idea, il Banco di S. Spirito non solo senza pregiudizio della R.a Fabr.a, ma con positivo di lei utile e vantaggio. Siccome l’entrate della Fabrica, per la maggior parte consistono nelle Cruciate di più Regni, specialmente di Spagna, Portogallo e Napoli; così conoscendosi indispensabile l’obbligo di servirsi di più negozianti per il trasporto del denaro in Roma, ove esister deve il deposito: si pensò per lo passato di destinar in Roma medesima per depositario un publico Banchiere, il quale avesse l’incarico di ritirare dai Regni in particolare quelle somme annuali, che competono alla R.a Fabrica, e di sostituire in ogni parte un Negoziante per esiggerle dalle rispettive Nunziature, e questo pubblico Banchiere restava esposto ai risichi, e pericoli delle sostituzioni da se fatte, e delle causali disgrazie, de’ fallimenti de’ suo Procuratori. Non può negarsi che un tal metodo fosse per se stesso assai prudenziale,giacché in questa maniera la Fabrica fidava ad una sola 77 Persona, cioè al Depositario da lei diputato in Roma, e questo le restava responsabile di ogni disgrazia che accadesse. Per giusti riflessi vuole ora variarsi l’antico sistema, e per maggior sicurezza del deposito si pensa dichiarare Depositario il Banco di S. Spirito. Ad oggetto poi di evitare i pericoli de’ fallimenti de’ Banchieri di altri Regni, si è formata l’idea di commettere a rispettivi Nunzi, che essi esigghino il danaro e lo trasmettino direttamente a Roma. Un tal piano, peraltro, cheche sia del depositato nel Banco di S. spirito, di cui si parlerà, porta un aggravio grandissimo di spese alla R.da Fabrica e non si esime, ma gli accresce i pericoli, ed i svantaggi. Primieramente potrebbe ogni Nunzio giustamente pretendere un tanto per cento di più di quello che presentemente à per motivo dell’incarico maggiore, che gli si addossa. Dovrebbe inoltre ognun di loro tenere uno, o più Ministri stipendiati a spese della R.a Fabrica, per accudire alle riscossioni, e rimesse, per tenere una scrittura regolata, e per fare tutto l’altro occorrente. Non avendo poi obbligo il Nunzio di sapere l’arte della negoziazione e molto meno il giro delle Cambiali per Piazze terze, ne verrebbe che prendendo dai Banchieri Lettere a dirittura per Roma, questi glie le darebbero al maggior prezzo, e qualche volta oltre l’accidentalità del cambio si approfitterebbero, è della necessità, in cui si trova il Nunzio di rimettere in Roma e della di lui inespertezza per accrescerglielo ed in questa maniera la Fabrica in vece di utilizzare, verrebbe a farci ogni anno indispensabilmente una gran perdita. Finalmente oltre molte altre spese, che l’esperienza farebbe pur troppo conoscere vi sarebbe quella necessarissima o di pagare un Rappresentante in Roma, che attendesse alla scadenza delle Cruciate secondo li tempi per avvisarne chi si deve al ritiro del danaro e alla riscossione delle rimesse; oppure quando anche questo si volesse risparmiare converrebbe senza dubbio tenere nel Banco di S. Spirito uno, o due Ministri salariati, che attendessero alla scrittura per questa Azienda. Quantunque però si facessero tutte queste spese, ascendenti senza difficoltà ad una somma assai riguardevole non per tanto resterebbe la R.a Fab.a esente dai pericoli e perdite, quali anzi crescerebbero moltissimo. Non è certo una cosa indifferente il ritardo dell’esigenze delle Cruciate e pure di queste deve esserne senza dubbio incombenzato un Ministro 78 subalterno del Nunzio; chi poi ci assicura che questo Ministro non faccia qualche scasso, e quando esso succedesse, anderebbe certamente a carico della Fabrica giacche i Nunzi con ragione non ne vorrebero esser garanti. Se il Banchiere poi, di cui necessariamente deve il Nunzio, prevalersi per aver le lettere per Roma fallisce, se manca in qualche parte al suo dovere, ecco che il danno si risentirà dalla R.a Fabrica; ed ecco che dove prima, con mino spesa si correva il risico d’una persona sola, ora con molto maggior dispendio si starebbe al pericolo di due o tre borse per ogni Nunziatura, se abbracciarsi dovesse il proposto sistema. Convien dunque vedere se può tenersi qualche altro metodo, con cui venga da una parte garantito l’interesse della Fabrica colla sicurezza del Deposito nel banco di S. Spirito, e dall’altra venga quella liberata da tante spese, svantaggi e pericoli. Evvene, per quanto sembra, un solo. Sia il Banco di S. Spirito il Depositario, ma siccome esso pensa soltanto a ricevere, e pagare senza intrigarsi in affari di commercio; così è necessario un soggetto capace di Negoziazione e di Cambj, che presieda a questo affare e sia una specie di complimentario e di Rappresentante della R.a Fab.a; esso attenda a ritirare dai Regni esteri le somme che gli spettano; ne usi le attenzioni necessarie al buon ordine; pensi esso a ricercare il maggior vantaggio nel ritirarle, ed abbia tutta la capacità delle scadenze delle cruciate in diversi tempi, perché non siano ritardate, e si rendano correnti e pronte ad alimentare la sussistenza dell’entrate quali anderebbero a scemarsi se non si avesse una particolare diligenza e tenga finalmente in buona disposizione la scrittura, e tutt’altro. Questo soggetto peraltro, benché abbia ad havere la direzione del Negozio, non à però a maneggiare neppure un soldo, onde non gli si à da dare alcun fido. Sostituisca pure egli né luoghi rispettivi per Depositari le persone più abili come prima si faceva, ed in ciò, quando si voglia, siavi l’approvazione della Sag.a Congregazione, o di Mons.r Economo. Questi Depositarj peraltro gli dirigghino le cambiali pagabili non a lui, ma al Banco di S. Spirito, in seguito di ciò o le Cambiali saranno dirette qui in Roma, e il Rapp.te dopo averle fatte le consegnerà ai Ministri del Banco, con dargli la Direzzione per le scadenze, acciò ne procurino la riscossione, oppure le cambiali saranno dirette per piazze terze, come sarebbe Livorno, Genova, Amsterdam o altre, ed in questo caso il Rappresent.e ne procurerà l’esito colli Negozianti di Roma, e siccome Padroni delle cambiali sempre 79 comparirebbero i Ministri del Banco, così questi dovrebbero comparire nella girata, acciò fosse legittimamente fatta,ed in conseguenza il Banco ne sarebbe sempre responsabile, ne il Rappresentante potrebbe mai farne a suo profitto uso alcuno. In questo modo la Fabrica non fida se non che al Banco di S. Spirito risparmia la maggior parte delle spese grandissime, e pericoli sopra accennati; e quel che è più tutto l’utile del giro del danaro, che ricavava prima il Banchiere Depositario lo goderebbe essa: onde viene ad accrescere notabilissimamente le sue entrate, non ostante che profumatamente pagasse il Rappresentante e lo scritturale. Evvi certo una risposta; che anche nella sostituzione dei Depositarj ne Regni esteri, convien fidare e però correr si può qualche pericolo. Ma primieramente, non è possibile, che che chi vuol ritirar danaro da lontano non abbia a fidarsi di qualcuno, ed in conseguenza non abbia ad esporsi a qualche pericolo. Si aggiunge a questo che il fido e pericolo è molto maggiore nella destinazione de’ Nunzi, come si è di sopra osservato, onde la prudenza vuole che si abbracci, nella necessità, quello che è meno pericoloso. Finalmente sebben si ammettesse che la R.a Fabrica avesse a far qualche perdita colli Depositarj sostituiti, avrà, stante il presente piano, la maniera di ricoprirsi con quello che facendo girare il danaro, per le sue giuste strade guadagnerà nelle altre rimesse il che non potrà mai verificarsi in quanto all’idea concepita di deputare per Depositarj i Nunzi. Sottopongo peraltro questo mio sentimento al purgatissimo giudizio di questa Sagra Congregazione, a cui esibisco umilmente la mia opera in tutto quello che su di cio le potesse occorrere. AFSP, Arm. 52, A, 88, f. 324 [foglio inserito nel documento precedente; nella classificazione a tergo del precedente documento era apposta l’indicazione “All. nel pré”] Dimostrazione ad un idea, ed all’incirca di quanto potrebbe portare alla R.da Fabrica la spesa, nel caso che si avessero a prendere i Nunzi la cura della riscossione, e trasmissione del denaro, ed altra dimostrazione in specchio della spesa, che si ricercherebbe, quando restasse Depositario il 80 Banco di S. Spirito colla mera sostituzione dei Depositari, e Direttore, e ciò per ogni anno. Subsistendo i Nunzi Almeno 1 per 100 al Nunzio di Spagna per tal nuovo incomodo a tenore dell’entrate, che io so 180 Al Ministro per la trasmissione del danaro 180 Per inesperienza di Cambio circa un 5, o 6 per cento perché si prenderebbero Lettere per Roma direttamente 1000 Al Nunzio di Portogallo per sua nuova Agenzia 90 Al Ministro altri 180 Per inesperienza di Negoziazione, prendendo Lettere per Roma o ricevendo Lettere per Piazze terze a prezzo differente del solito corso circa un 5, o 6 per cento 400 Al Nunzio di Napoli per nuovo incomodo all’1 per 100 Ad un Ministro almeno 50 180 E poi è indubitato,che farebbero istanza per qualche ricognizione mensuale all’Auditore della Nunziatura, e il Computista … Al Direttore, che si vorrebbe in Roma per le lettere, ed osservazione del buon ordine, e scrittura 180 Totale 2440 Subsistendo il banco di Santo Spirito col Direttore o sia Comp.rio della R.da Fabrica Per il Direttore all’anno circa 400 81 Ad un subalterno per i libri All’esattore del banco di S. Spirito per il nuovo incomod 100 60 Totale 560 Li sudetti scudi 560 sperando la Fabrica a conto proprio sarebbero ricompensati di gran lunga superiormente dall’utili che io so di questo affare. AFSP, Arm 12F9, ff. 455-456 Memoria sopra la Deputazione del Banco di S. Spirito alla riscossione, e pagamenti per la R.da Fabrica di S. Pietro L’entrate della R. Fabrica consistono maggiormente nelle Cruciate di più Regni; per il che è necessario di valersi di più Banchieri acciò il danaro sia trasportato in Roma, dove deve esistere il deposito. La risoluzione, che si prese in passato di destinare un Banchiere depositario era propria, riflettendo a più incarichi, che andavano a restringersi in un sol fido di una persona solida, e ben veduta, in modo che il Soggetto destinato pensava a raccogliere dai Regni in particolare quelle somme annuali, che competono alla R.a Fab.a e sostituiva in ogni parte un Negoziante, per esiggere dalle Nunziature dei Regni rispettivi, specialmente di Napoli, Portogallo e Spagna, e questo soggetto prendeva a suo risico le sostituzioni, e si faceva carico delle causali disgrazie de’fallimenti. Tal metodo era plausibile fondato dalla solidità della Casa, che potesse credersi responabile ad ogni disgrazia. In oggi per altro, variandosi le antiche determinazioni, e deputandosi un Banco publico, che solo pensa a ricevere, e pagare senza intrigarsi in affari di Commercio, o sia Negoziazione dovrebbe in conseguenza rilevarsi primieramente, che per ritirare le somme spettanti alla R.da Fab.a da Spagna, Portogallo, e Napoli, è indispensabile uno che si faccia Capo, e sia una specie di Complimentario della R.a Fab.a acciò le cambiali siano trasmesse al medemo, ne usi le attenzioni necessarie al buon’ordine e pensi 82 esso a ricercare il maggior vantaggio nel ritirarle, ed abbia tutto il Carteggio, e capacità delle Scadenze delle Cruciate in più tempi perché non siano ritardate, e si rendano correnti, e pronte ad alimentare la sussistenza dell’entrate, le quali andrebbero forse a scemarsi, se non vi si usasse una particolar diligenza; e di più è necessaria una buona disposizione di Scrittura e tutt’altro, che presenti chiare l’entrate ed esiti di questa Azienda, e sia egualmente atto, ed intelligente di tutto l’affare. Se poi si avesse in mira di ordinare alli Nunzi rispettivi, che ogn’uno da per le esigenze e mandasse il danaro in Roma; pure vi vorrebbe un Rappresenentante per questa Azienda; acciò avesse in riguardo d’insistere per le Scadenze delle Cruciate e rilevasse in buon ordine di queste cose; no meno, che avvisare la R.a Fab.a de’ ritardi che sogliono ragionevolmente accadere. Ma questa non sarebbe la maggior riflessione, che presenta a chi intende la natura di questo farraginoso incarico; perche in tal caso, si deve pensare, che il Nunzio vorrebbe un tanto per cento di più per questa briga; sostituirebbe un Ministro con un onorevole stipendio a danno delle entrate della R.da Fab.a ed attese le occupazioni di Stato, che si ritrova, non potrebbe il Nunzio stesso accudire a tutto ciò, che porta l’arte di Negozio nel trasporto del danaro, ed in vece di vantaggio a Capo dell’anno, si vedrebbe una perdita rigorosa, e con tutto questo non si scanderebbe il fido del Negoziante, o sia il Banchiere, dal quale dovrebbe indispensabilmente far capo, per trasmettere a Roma il danaro; e se vi pericola, chi ha l’arte: molto più correrebbe risico, chi non è in dovere di aver tal cognizione: e di tutto ciò passa pericolo la R.a Fab.a oltre le spese enunciate, con di più che il Min.ro destinato dal Nunzio presentandosi al Banchiere, non avrebbe quel Cambio corrente che potrebbe ottenere chi è a portata di traffico capace delle proprie sue strade. Le sud.e sono patenti raggioni e pericoli inevitabili e tutto questo risico porterebbe particolarmente per ogni Nunzio , in modo che, col andar del tempo risentirebbe la R.a Fab.a delle conseguenze dannose di questa idea, senza poi considerare il ritardo delle esigenze, scasso de Ministri, e tutt’altro, di che il Nunzio stesso non vorrebbe rendersi garante. Succede ancora talvolta, ce il Nunzio impegnato per degni rispetti, o per predilezione particolare a valersi di un Banchiere della Corte ne venga in seguito la soccumbenza di qualche somma, di cui certamente non vorrebbe caricarsi il Nunzio medesimo. 83 E ne porto un Esempio nel Sig.e Quarantotti, il quale anni sono, per la forza di sua cognizione ed esperienza di trafico mal sicura dubitando il danaro della Cruciata per mezzo di Fassoni di Madrid, ne presentò l’idea della remozione, e volle sostiurte la Casa Maracci, ma il Nunzio non volendo dare esecuzione al Ordine del Depositario, ne avvenne che dopo consegnate le Libranze della Cruciata al Fassoni, egli morì, ed il Sig.r Quarantotti per tali affari della Cruciata restò creditore di circa – 3000 – che con tutta raggione addebitò alla Rev.a Fabrica; e questa è una sufficiente norma, per comprendere i pericoli in cui si pone la R.a Fab.a oltre gli altri infiniti enunciati di sopra. Ed è altresì vero, che per evitare i pericoli remoti, si va in un mar di pericoli e dispendj troppo palpabili, e dove che in passato si correva il risico d’una persona, si correrebbe ora il risico di tre, o quattro borse particolarmente per ogni nunziatura, con questo di più che i Ministri subalterni, ritirando, o trascurando, non potrebbero obbligarsi con rigore alla trasmissione, e da ciò ne seguirebbe un disordine, che l’entrate col tempo anderebbero a diminuirsi in qualche somma. Sebene non si ferma qui il maggior danno, che pure non è poco, ma ne verrebbe altro in conseguenza, cioè che non ostanti tutte le attenzioni con dispendio della R.a Fab.a e coi pericoli già motivati dei Negozianti, da quali dovrebbonsi ricercare le Cambiali per mandare a Roma. Essendo necessario passare per mano de’ Ministri subalterni; questi prenderebbero ciecamente una Cambiale di Spagna, e o di Portogallo per Roma direttamente senza far caso delle Terze Piazze, e da ciò ne avverrebbe che il Banchiere di quella parte goderebbe il vantaggio di qualche somma riguardevole; che potrebbe andare a vantaggio della Fab.a medesima, quando si trasmettesse per il solito trafico, che suol fare che à incombenzato a carico proprio per l’azzienda generale, e ciò a chi comprende il cambio non è si indifferente . Ma senza più dilungarmi in altre raggioni, che la pratica stessa presenterebe in un simil caso, vengo à determinarmi sull’idea della sussistenza del Banco di S. Spirito, e penso, che un sol regolamento potrebbe aver luogo, ed è il seguente. Supposto che io dovessi incaricarmi a rappresentare la direzione di questa Azienda farei in modo, che la Fab.a godesse tutti li vantaggi e che in me restasse un tale incarico della direzione senza aver maneggio d’un bajocco. 84 Questo succederebbe quando io potessi sostituire a mio talento, colla prattica, che possono avere tutti i Depositarj ne’ luoghi rispettivi, come prima si faceva, ed ognuno in trasmissioni di cambiali mandasse a me le lettere d’avviso colle rimesse inserte a favore del Banco di S. Spirito, ed io, o fosero lettere qui dirette le consegnerei a Ministri, e gli darei la direzione delle scadenze per procurarne il pagamento, o fossero dirette per terze Piazze, cioè Livorno, Genova, Amsterdam e Parigi, penserei a stabilirne l’esito colli Negozianti; e siccome nella legittima girata dovrebbero comparire i Ministri, ne verrebbe in conseguenza, che essi ne sarebbero responsabili, ed io non ne potrei far usa senza di loro. Questo comeché porta un danaro al Banco non verrebbe rifiutato, ed il Banco sarebbe mero Depositario del danaro, e la Fab.a goderebbe tutto l’utile, con cui pagando anche profumatamente il direttore, e l’Esattore ne risentirebbe all’anno un gustoso profitto, ed una maggiore entrata, e manterrei un Negozio non poco vantaggioso. Già m’aspetto per risposta che nella Sostituzione dei Depositarii si corre pericolo; ma già dissi, che per evitare un pericolo remoto di chi hà espertezza si verrebbe in pericolo di Persone, colle quali converrebbe perdere, e ringraziarle, cioè ché Nunzi, che stante il loro affari, atteso l’incarico de’ Ministri, oltre la trascuranza de’ medesimi, vi avrebbero egualmente il pericolo del Banchiere, a cui fidano nel mandare a Roma il danaro; e poi aggiungo, che col ririrare il danaro per mano di chi sà, benché perda nel fido qualche migliaro; questo lo ricompensa doppiamente nelle sue giuste strade che devono rendere un’indispensabile vantaggio. AFSP, Arm., 12, F, 9, ff. 457-458 A tergo: Fogli né Congressi tenuti Dà risposta il Banco di S. Spirito alla memoria presentatagli sopra i vantaggi che puol godere la R.da Fabrica di S. Pietro nel far girare i denari spettanti a d.a R.da Fabrica, e questo affin di utilizzare, et anche per ricoprirsi delle spese, che si dice possino occorrere nelli rispettivi Regni di Spagna, Portogallo, e Napoli sì all’Ecc.mi Nunzi, come ai Ministri de medemi, et anche spese di provisioni ai Ministri di questo n.ro Banco, e 85 altri, che possa destinare la S. Cong.ne, e perciò fondato che il Banco di S. Spirito debba servir d.a R.da Fabrica nel ritiro de predettti effetti ma è per aver in mira Cambj, e recambi solo douti ad una vera Casa di Negozio, la quale ha in giro grossi Capitali, ma supposto, che d.o Banco di S. Spirito abbia da coltivare un giro solamente per le somme, ce di mano in mano si devono ritrirare di conto di d.a R.da Fabrica a parlar sinceramente sarebbero dipinti l’utili, che gli si potessero promettere. Il Banco di S. Spirito puole senza giri e risichi utilizzare, perche siccome d.o Banco puole aspettare i tempi opportuni, e i Cambi a se favorevoli, e vantaggiosi, perciò in questo solo chi ne capisce puol comprendere il proficuo giuoco, che puol partorire a d.a R.da Fab.a; e siccome anche non son difficili le congiunture, che si danno di persone, che hanno bisogno di denaro in Spagna si per effetti, che hanno nel nostro Stato, come anche da altri proventi saranno questi molto contenti di dar mille scudi qui in Roma per riceverne diemila Reali di P.a v.a in Spagna, anche riguardando, che chi darà il denaro qui sarà ben contento sulla sicurezza della Lettera del Banco di S. Sp.to. Molti altri vantaggi ben sicuri per il Banco di S. Sp.to, et utili per la R.da Fabrica si potrebbero accennare, che per ovviare longarie è ben trapassare. Riguardando poi l’accennate spese de Nunzj e Ministri che Nunzj par che queste non debbino essere di quel peso, che nel foglio dato si accenna, poiche per quello spetta in Spagna si sa, che il denaro della Cruciata si riscuote in Tesoreria genle Reggia; mentre quella Corte tiene un Commissario Gnle, e Giudice Ap.lico delle tre Grazie, che riscuote dai Succollettori e deposita in d.a Tesoreria Gn.le, ed il simile siegue nel Regno di Portogallo onde pare, che chi sarà destinato a riscuotere in dette Corti abbia da soffrire un ben piccolo incomodo, e perciò paiono vane tante spese. Volendo il sud.o Banco di S. sp.to riguardare la sicurezza propria. Come quella della R.da Fabrica non sarà mai soggetta né a perdite d’inespertezza di Cambj, né a risichi di perdite di migliara di scudi, mentre per ben spiegarci si torna a ridire, che il comodo del banco di S. Sp.to d’aspettare le congiunture proprie e, vantaggiose farà, che d.a R.da Fabrica non sia soggetta ò a innalzamento, o sbasso de Cambj , che perciò anche in questo 86 si torna a ripetere che questa spesa, o sia danno d’inespertezza di cambio in questo caso di Depositario non bisognoso non sarà per soffrirlo. Non volendo trascurare di dire, ce nel ritiro dell’effetti di Spagna il Banco di S. Sp.to è per sperare di ritirare il denaro quasi senza perdita. Da Portogallo ne spera utile, e l’istesso si puol ripromettere anche di quello che si riscuote nella Corte di Napoli. Che è quanto. AFSP, Arm. 12, F, 9, ff. 411-422 Conventio super Depositaria generali Rev.a F.a. S. Petri de Urbe inter eamdem Rev.da F.a ex una, et Bancum S. Spiritu in Saxia Urbis ex altera Paribus in solidum cum R. D. Card. Joanne Brunelli archivista V. Domus S. Spiritus in Saxia stipulae. Die vigesima quarta Marty 1766 Ind. XIV Pontus Ss.mi D.ni nostri D.ni P. P. Clementis XIII Anno eius octavo Essendo che la Sagra Congregazione particolare dell’E.mi, e R.mi Sig.ri Card.li della R.nda Fabrica di S. Pietro specialm.e deputata dalla S.tà di N.tro Sig,re Papa Clemente XIII felicemente regnante sopra l’azzienda economica della med.a Fabrica adunata nel Sagro Palazzo Apostolico Quirinale il giorno sette del passato mese di settembre, per rimuovere il troppo certo pericolo, à cui soggiacerebbe la R.nda Fab,a, continuando a fidare in una sola persona particolare il deposito delle rendite alla med.a appartenenti, provvidamente stabilisce, che da detto tempo in avvenire dovesse la med.a Fab.a valersi del Banco di S. Spirito in Sassia di Roma, per ivi depositare, e far depositare tutte le sue rendite procedenti tanto dalle grazie di composizione, e cessione, quanto da qualsivoglia altro capitale, ed effetto di narrazione, ed in specie il denaro proveniente da quei Regni che annualm.e pagano alla sud.a R.nda Fab.a somme determinate per la Bolla della Sagrosanta Cruciata: assuntasi per tanto in esecuzione dell’accennato provvedimento vicendevole trattato frà Mon.re Ill.mo e 87 R.mo Ludovico Calino Patriarcha d’Antiochia, e Commendatore della Venerabile casa di S. Spirito in Sassia da una parte, e l’Ill.mo e R.mo Mons.re Marco Antonio Marcolini Economo. et Seg,rio della R.nda Fabrica di S. Pietro dall’altra, doppo varj congressi al sud.o effetto tenuti avanti l’E.mo e R.mo Sig.r Card. Le Gop: Francesco Albani Pro-Prefetto, à Capo di d.a Sagra Cong.ne, finalmente colla di lui speciale approvazione siasi concluso, e stabilito, che il Banco di S. Spirito assumerà il peso, e carico della divisata Depositaria G.nle della Rev.a F.a di S. Pietro, e quella secondo il suo Istituto, fedelmente eserciterà e farà esercitare per mezzo de suoi Ministri colli seguenti patti, capitoli, e condizioni, cioè P.mo – Che il Banco di S. Spirito sia tenuto, et obligato, conforme promette, e si obliga ricevere tutti, e singoli depositi di qualunque specie saranno fatti in d.o Banco, e rispettivam.e pagare tutte quelle somme, che gli verranno ordinate dall’E.mo, e R.mo Sig. Cardinale Prefetto, ò ProPrefetto congiuntamente con Monsig.re Ill,mo, e R.mo Economo e Segr.rio prò tempore della med.a Fab.a, ò per via di liste, ò vero per mezzo di ordini al sudetto banco diretti, dando credito alla R.nda Fab.a dei Depositi, che a di lei favore verranno fatti, e debito rispettivamente de pagamenti, che da essa saranno ordinati, per il quale effetto dovrà detto Banco ritenere un libro particolare d’Entrata, ed Uscita dupplicato, che uno per propria sua giustificazione, e l’altro da consegnarsi al Computistia della R.nda Fab.a per regola della di lei scrittura facendo esattamente notare in esso, mediante l’opera di uno, o più giovani scritturali tutte le partite e dei depositi, come dei pagamenti, che alla giornata si faranno à credito, e per servizio della stessa R.nda Fab.a 2.o - Dovendo nelle Composizioni, e cessioni costare à Mons.e Economo, e Seg.rio dell’effettivo Deposito prima, che faccia il descritto, perciò quel medemo scritturale destinato à ritenere l’Entrata, e l’Uscita, dovrà distendere in pié di cadauna supplica la quietanza, esprimendo in essa il nome del Deponente, la somma depositata, e la persona, e causa, per cui si farà il deposito, e d.a quietanza dovrà firmarla il Cassiere del Banco nell’atto stesso di ricevere il Deposito della somma espressa nel rescritto della Composizione, e cessione, volendo, che lo stesso si osservi in tutti gli altri Depositi, ne quali si richiede somigliante giustificazione. 88 3.o - Rispetto alle rendite procedenti dalle Crociate di Spagna, Portogallo, Napoli, ed altri Regni, giacche il Banco di S. Spirito ricusa caricarsi del ritiro dell’effettivo, e tutto il rischio deve restare à carico della R.nda Fab.a, resta convenuto, che la medema scieglierà un sogetto capace di negoziazione, e di cambi, il quale dovrà risiedere nel sud.o Banco. In luogo da destinargli, ed il di lui incarico sarà d’attendere in qualità di Complimentario à ritirare dalli Regni Esteri tutte le somme appartenenti alla Rev.a Fab.a, usare ogni diligenza possibile, accio le rimesse non venghino ritardate oltre il dovere i viggilare sopra l’idoneità de Banchieri sostituiti, e cadendo qualche sospetto sopra la di loro fede, surrogarne altri più accreditati coll’intelligenza, ed approvazione di Mons.re Economo, e Seg.rio, dare alle rimesse la disposizione più vantaggiosa sopra il cambio corrente, regolare il carteggio, che sotto nome della R,nda Fab.a, e colla firma di Mons.re Economo dovrà tenersi con li detti Banchieri, disponendo però le cose in maniera, che tutte le rimesse pagabili sia in Roma, come in Piazze terze venghino alla direzione de Sig.ri Ministri del banco di S. Spirito, à quali il Complimentario sudetto dovrà dare tutto l’endrizzo, tanto per la riscossione, quanto per la girata da farsi alle cambiali di Piazze Terze, delle quali lo stesso Complimentario coll’intesa però, e partecipazione dei Ministri del banco dovrà procurarne l’esito presso li Negozianti di Roma col maggior vantaggio possibile della R.nda Fab.a, e qualunque sarà il prodotto effettivo delle dette cambiali, dovranno li Ministri del Banco intieramente depositarlo à credito della R.nda Fab.a di S. Pietro. 4.o - Che per buona regola all’azzienda in banco di S. Spirito, sotto la direzione del sud.o Complimetario debba ritenere tre libri il p.mo intitolato Saldaconti, ed in esso aprire a ciaschun banchiere sostituito il rispettivo suo conto à m.ta forastiera, cioè di quella Piazza, ove eseguirà l’esigenza per conto della R.nda Fab.a, acciò si possa in ogni tempo con chiarezza riconoscere, se li detti Banchieri abbiano fatte le rimesse in corrente, e secondo le libranze, che li rispettivi Nunzij di tempo in tempo sogliono rimettere alla Sagra Cong.ne, òvero concorra in essi qualche mancanza bisognevole di riparo; altro libro intitolato di riscossioni, in cui dovranno registrarsi tutte le cambiali ed altri recapiti, che il sud.o Complimentario di mano in mano consegnerà all’esattore del Banco, il quale dovrà farne di volta in volta nel d.o libro la ricevuta per giustificazione del sud. o Complimentario; e finalmente altro libro intitolato copia lettere in cui 89 anderanno registrate tutte le lettere, che sotto nome della R.da Fab.a si scriveranno alli Banchieri sostituti, e ciò non tanto per regola del Complimentario, quanto ancora perché la R.nda Fab.a possa à suo piacimento riconoscere il di lui operato, e correggere occorrendo qualunque disordine, che s’incontrasse, restando a carico del Banco di S. Spirito tenere impiegati uno, ò più giovane scritturale per scrivere, e registrare le dd.e lettere, tenere la scrittura dei Libri Saldaconti, e di Riscossione, e far tutto il di più che gli verrà ordinato dal sud.o Complimentario, dal quale dovranno principalm.e dipendere, in unione però, e coll’intesa ancora de Minsitri Principali di detto Banco. 5° . Che il Banco di S. Spirito colle rendite della R.nda Fab.a debba pagare di bimestre in bimestre nella Depositaria Generale della R.nda Cam.a Ap.lica li frutti de lughi de’ Monti passivi della stessa Fab.a. secondo la nota che gli sarà data dal Computista…. 6.o- Che avendo in costume la R.nda Fab.a di S. Pietro per un suo maggior commodo pagare in più volte l’anno li Provisionati, manuali, ed altri particolari suoi Creditori per via di Liste in piè munite d’un solo ordine firmato dall’E.mo Prefetto, ò Pro-Prefetto da Mon.re Economo prò tempore, perciò il Cassiere del Banco sarà tenuto, ed obligato senz’altro separato ordine di Monsig.re Economo, pagare le dette liste, che da oggi in avvenire saranno spedite al sud.o Banco di Bimestre in Bimestre per esimere detto Cassiere dall’incommodo di fare un registro particolare delle ricevute di tutti coloro, che vanno in lista, si conviene, che in avvenire le liste sudette si faranno à specchio, ed à guisa di Rollo, affinché ciaschuno a fronte della partita del proprio credito possa distendere la sua quietanza, ed in tal guisa conservando il cassiere la lista, potrà con essa giustificare il seguito pagamento… 9.o. Che nel caso la R.nda Fab.a fosse in bisogno di fare qualche pagamento, e non avesse denaro in credito, si conviene, che il Banco di S. Spirito in tale occorenza debba gratuitamente e senza interesse alcuno improntargli fino alla somma di scudi diecimila, caricandosi la R.nda Fab. di riportare à tutte sue spese dal Regnante sommo Pontefice l’approvazione del presente capitolo per rimuovere qualunque ostacolo, che possa nascere dalle Costituzioni Apostoliche colle quali vengano proibite al Banco sud.o somiglianti imprestanze. 90 AFSP, Arm. 12, F, 9, ff. 467-469 Metodo con il quale il Banco di S. Spirito è per ricevere il Deposito della R.da Fabrica di S. Pietro, e deve tenere per servizio della medema. Il sudetto Banco aprirà il Conto, che dirà , R.da Fabrica di S. Pietro a disposizione dell’E.mo Sig.r Card.e prefetto, e di Mons.r Economo, o pure nella conformità che sarà perr ordinare la Sagra Cong.ne. Il sud.o Banco è obligato a ritenere un giovane a parte da destinarsi da Monsi.r Ill.mo, e R.mo Cmm.re di S. Spirito, il quale oltre stendere le quietanze dovrà registrarle in Libro a parte che si intitolerà: Entrata et Uscita della R.da Fabrica con far presente che le sud.e quietanze doveranno esser sottoscritte dal Cassiere pro tempore, che nel med.o tempo dovrà riceverne il Denaro per farlo passar poi nel Conto generale in credito di d.a R.da Fabrica; e siccome questo giovane deve esser totalmente addetto alla sud.a incombenza, dovrà la Sag: Con.ne Sud.a assegnargli un onesta Ricognizione Per li pagamenti, che si doveranno far alli Provisionati, et altri di d.a R.da Fabrica ogni quattro mesi questi verrano soddisfatti dal sud.o Cassiere a ciascuno la loro Rata, a tenore dell’Ordine, o sia Libretto, con riportarne Ricevuta per darne debito al Conto Corrente di detta Fabrica, e le med.me da porsi in filza delle Giustificazioni, e l’istesso si praticarà per gli altri ordini, che saranno per dirigersi dalla Sagra Congregazione sottos.tti dall’E.mo Sig.r Card.e Prefetto, con darne di questi parim.te debito al Conto genle di detta Fabrica. Rapporto l’abuso introdotto, ed impraticabile al Banco di S. Spirito sud.o per conto d’anticipazioni agli Operari, e Minitri di d.a R.da Fabrica prima della scadenza del quadrimestre, il Banco di S. Spirito faciliterà in sovvenirli in quello gli potrà occorrere ogni qualvolta però, che sia garantito con ordini della med.a Cong.ne, che dichiarino essere a conto, e li medemi si terranno sospesi sino ad averne la Contraposizione nel quadrimestre da pagarsi. Si deve considerare che il Cassiere del sudetto Banco ha da sottoscrivere tutte le fedi di composizioni, passare in credito alla R.da Fabrica il denaro introitato, e rincontrare l’Entrata come il già detto giovane che stenderà le sudette quietanze, deve pagare i quadrimestri, briga d’anticipazione, e perciò conto a parte di partite sospese, stante ciò 91 par dovere che la R.da Fabrica gli assegni un onesta ricognizione, anche a riguardo dei rischi, che puol patire. Spettante poi sì all’esazzioni di Rendite come di riscossioni di denari di Lettere di Cambio tratte, ò pure venute di fuori provenienti da Effetti spettanti a detta R.da Fabrica, dovrà parim.ti all’Esattore di detto banco accordarglisi un onesta ricognizione sì per dette esiggenze, come per li rischi, che ancor questo puol correre. Spettante poi il carteggio, che deve ritenere detto Banco di S. Spirito per gli Effetti attinenti a detta R.da Fabrica, che esistono nelle Corti di Spagna, Portogallo, Napoli, et altri Regni dovrà dalla R.da Fabrica, o sagra Congregazione destinarsi Persona capace per il ritiro dei sudetti Effetti, l’incombenza del quale deve esservi sì il carteggio, come in viggilare, che detta R.da Fabrica nel sudetto ritiro de medemi effetti non venga pregiudicata, con tenere Copie di dette Lettere scritte, Libro di conto del denaro venuto, e delle ricavate del medemo, nel quale la Sagra Congregazione chiaramente vedrà il prodotto di detti effetti, senza veruna sorte di mistero, e a tal’effetto doveranno dalla sudetta congregaz.e indicarsi gli Agenti, che assistono la R.da Fabrica nelle riscossioni per scrivergli e dargli gli ordini opportuni, o per la trasmissione del denaro diretto al banco di S. spirito, come Depositario di detta R.da Fabrica, ò pure di qui fargliene la tratta, che in ciò deve essere incombenza del Ministro da destinarsi se più converrà farsi venire la rimessa, ò pure fargliene la tratta, ponendo in considerazione alla Sagra Cong.ne il vantaggio che la R.da Fabrica ritrarrà, che siccome il Banco di S. Spirito non è soggetto a bisogno, si valerà del denaro, che possa esser riscosso di conto di detta R.da Fabrica negli sopraccennati Regni quando troverà le congiunture e i Cambj a se favorevoli, e la R.da Fabrica sudetta non sarà soggetta a veruna sorte di risico, d’inorpellamenti, di giri, e riggiri affin d’utilizzare, e non ostanti l’occorrenti spese, che vi si accennano, se la Sagra Cong.ne farà a suo tempo fare un bilancio degl’utili passati con quello, che ricaverà in appresso, vi troverà un lungo divario a proprio vantaggio, che ha partorito fin ora ai negozianti la larghezza del denaro che hanno tenuto in mano di conto di detta R.da Fabrica, la quale se avesse tali partite, e sopravanzi solamente impiegati in Luoghi di Monti averebbe la R.da Fabrica sudetta utilizzato molto più che nei sudetti giri, o vogliamo dire raggiri. 92 Si mette in considerazione del banco di S. Spirito le spese di porti di Lettere, Carta e Libri in servizio della R.da Fabrica. Desidera per fine il Sudetto Banco, che almeno ogni quadrimestre il Computista della R.da Fabrica venga al medesimo Banco con portar con seco li Transunti delle Composizioni sino a quel giorno fatte, e concordare, e rincontrare l’esatto, e pagato sì per giustificazione di detta r.da Fabrica che per andar d’accordo, e per scansar gli equivoci, che da una parte, e l’altra possino nascere. In oltre il sudetto Banco richiede, e vuole ogni fin d’anno render conto, e riportarne il saldo sottos.tto dall’Emo prefetto, ed altri della Sud.a Cong.ne. Convenendosi nel di sopra espresso quanto sia di piacimn.to della Sag. Cong.ne di tutto se ne dovrà stipolare Istromento Che è quanto. AFSP, Arm. 12, F, 9, ff. 428-429 Fortunato Cioja delibera di ritirare dalle Piazze Forastiere cioè Spagna, Portogallo, e Napoli, le rendite delle Crociate spettanti alla Rev. Fabrica di S. Pietro. Assume sopra di se tutto il risico dell’elezzione de ricevitori di detta Crociata destinerà a suo arbitrio in Lisbona, Madrid e Napoli. Si obliga di depositare nel Banco di S. Spirito a Cred.to di detta Rev. Fabrica le rate che di mano in mano verranno pagate al negoziante destinato, al di lui avviso, o sia in vista delle quietanze che riceverà detta rev.da Fabrica da rispettivi Nunzij. Si obliga ancora di soccombere alla spesa de provisionati, tanto che Ministri del Banco di S. Spirito, quanto del Complimentario, che si vede fissata in 420 scudi annuali, anche per quell’anno che non si ritira la Crociata di Spagna, cioché succede ogni sei anni. 93 Per gli effetti di Napoli di questi si daranno tali, e quali vengono. Per quelli di Spagna in D. 21500 – da maravedis 375 – netti chi qualunque spesa solita, tanto per gli emolumenti dovuti al sollecitatore, altri al Nunzio, e qualsivoglia altro dritto, si pagheranno scudi 19000 – m.ta liberi da qualunque spesa per la R. F.. Per quelli di Portogallo in Crociati 18000 annui, parimente liberi di qualsivoglia emolumento, 8500 m.ta. AFSP, Arm. 12, F, 9, ff. 430-432 La R.da Fabrica di S. Pietro, per una quantità di anni ha sempre tenuto per suo depositario un negoziante Banchiere a cagione degli effetti, che è in obligo di ritirare per le sue entrate de Regni esteri provenienti dalle cruciate di Portogallo, e Spagna, come altresì per li proventi degli arrendamenti in Napoli, aggiungendo tutt’altro che riguardava l’entrata per esito della R. Fabrica sia per composizioni, o qualsivoglia provenienza si attiva che passiva, coll’idea di raccogliere in un Depositario tutto ciò che apparteneva all’azienda del Tribunale. Tale costumanza ha durato sino alla sussistenza del Banco Quarantotti ultimo Dep.rio il quale cessò in settembre 1765. In tal tempo dunque e adunatasi la Sagra Cong.ne della R. da Fab.ca e riflettendo delle critiche circostanze che si incontrano nel scegliere un Negoziante pensò prudentemente di fidare per Dep.rio un Luogo Pio, che non fosse sogetto a quelle eventualità, che sono communi a tutti li Particolari, deputando perciò il Banco di S. Spirito che come Banco pubblico del Principato era egualmente sicuro, che ben regolato, ed atto a sodisfare l’intenzione della med.a Sagra Cong.ne inclinata a fissare per sempre una morale certezza della solidità del Depositario. Ma come che il Banco di S. Spirito non è destinato ad altro che per ricevere li Depositi, e pagar gli ordini, senza ingerirsi in affari di commercio per le Piazze Estere, la dove la Depositaria della R. Fab.a richiede una particolare attenzione per il ritiro de suoi effetti, che consistono la maggior parte per Spagna, Portogallo; in seguito dell’accennata Risoluzione della 94 Sag. Cong.ne, li 24 martzo 1766 l’istromento col banco di S. Spirito, e si risolvette di deputare un Complimentario, acciocchè coll’intelligenza di Mons. Economo facesse venire le rimesse da tali Regni con cambiali a favore di detto Banco di S. Spirito ne quali entrasse tutto il danaro. In tutto cio eseguito, ed il Complim.rio in vedere delle rimesse per Livorno, Genova, Amsterdam, o Parigi, solite Piazze per quali si rimette da Madrid, e Lisbona, contrattava li recapiti con li Banchieri della Piazza a quel cambio, che correva, poscia, siccome in essi si voleva la girata dei Ministri del Banco di S. Spirito, essi pensavano a mandare l’Esattore e conseguire il Danaro equivalente, il quale si vedeva posto immediatamente a credito della R. Fabrica. Questo ottimo stabilimento fù intrapreso e si continua presentemente con soddisfazione e piena sicurezza della R. Fab.a, la quale non risica che colli meri Depositari deputati in Madrid, e Lisbona, mà utilizza tutto ciò che poteva guadagnare il Banco Quarantotti. Quanto si onesto, sicuro, ed utile tale temperamento può ben comprendersi dall’evento felice avuto per ben 7 anni continui in cui si osserva relativamente all’onestà, che non si è fatto altro che ritirare il denaro con la maggior sicurezza, e cautela per le vie ordinarie che sogliono disporre le Piazze da dove hà origine l’esigenza, senza far traffico de cambj, ciò che si è religiosamente praticato, ed è convenevole a qualsivoglia ecclesiastico, che ha l’entrate fuori di Stato, il qual ritirando li suoi effetti per mezzo di cambiali essenzialm.te necessarie per la trasmissione del denaro da una Piazza all’altra non fa giro di negozio, come fa un negoziante che quelle stesse cambiali destinate per una Piazza le trasmette in un'altra per ritrarne maggior vantaggio. Rispetto alla sicurezza nel tratto del tempo si è veduto non esservi stato alcun sinistro dei Banchieri deputati in Madrid, e altrove attesa la sopraintendenza degli Economi, o Compl.rio, che sono vigilanti agli andamenti dei med. per prendere sollecito riparo come si è fatto qualche volta, scrivendo ai nunzij che ritardassero la consegna dei pagam.ti e finalmente utile, perché in tutto questo tempo, che agisce a suo carico la R.da Fab.a hà profittato sc. 18522.55, come si rileva dall’annessa dimostrazione nella quale non facendo caso degli anni 1765 e 1766, che furono di carestia, e fecero aumento notabile li cambi, con insolito profitto, mà calcolando tutti gli altri, può dirsi all’incirca che la R. Fab.a presentemente hà sc- 2800 95 l’anno di più di quel che aveva ,essendo il Banco Quarantotti Dep.rio e questi relativam.te alla Crociata di Spagna. Vi sono poi a dir poco altri sc. 200 – di utile per la Cruciata di Portogallo, non compresi nella sud.a dimostraz.ne di 18522.55, tanto che nell’attuale sistema la R. Fab.ca può fissare un utile di circa sc. 3000 tra l’una e l’altra Crociata. Utile può dirsi relativamente a quello che la R. F.a percepiva di meno dal Banco de Quarantotti, non già che ci sia un utile industrioso de cambj, o traffico particolare, mentre ogni Persona che prendesse la medema strada per far venire il denaro, communi a qualsivoglia intelligente di commercio, avrebbe lo stesso guadagno e se ne da un esempio in una moneta più commune per mag.r chiarezza. Si sa che a cambio eguale, o sta a pari Ducati mille di Napoli fanno 800 romani. Se per li med.i ducati 1000 vi fosse persona che volesse stabilire per sempre una valutazione di 600 – chi non vedere, che avrebbe un guadagno all’incirca di sc. 200 - , quando è certo che nel giro di un anno non può mai fare perdita per ragione di Cambio, chi paga li sc. 600 - . Voglio dire perciò che non si chiama utile industrioso, ma guadagno certo, non sogetto a variazione, e puramente per aver dato meno costo al ducato di Spagna nella stessa maniera che si volesse calcolare lo scudo n.ro di dieci paoli, per otto paoli solamente. Questo è dunque in sostanza l’utile esposto di 3000 – m.ta-. In oggi si progetta da un Negoziante di Roma di prendere meramente la Pro.ra della R. da F.ca di esigenza degli effetti di Spagna, Portogallo, e Napoli, coll’offerta di pagare li Min.ri del Banco e complim.rio per gli annui sc. 420 - , dare il giusto prod.o degli effetti di Napoli, fissare per sc. 8500 la valuta dei Crociati 18 m. riscossione della Crociata di Portogallo e per 19.000 – li 21500 … la crociata di Spagna e di depositare nel banco di Santo Spirito con tale proporzione di valuta quelle rate de pagamenti, che verranno avvisate dai rispettivi nunzi. 96 Tale offerta fa vedere che dal sistema del banco Quarantotti non vi è altra variazione d’aumento per la R. F. che di 668 - , oltre alli 420 – presi dei Ministri, di modo che rimarrebbero d’utile per l’offerente sc. 1900 - , li quali li perderebbe la R.da Fabrica. E’ vero che presentem.te v’è il risico dei Banchieri di Lisbona, e Madrid, non dico di Napoli, che si restringe a piccola cosa. Risico per altro che sarebbe certamente maggiore volendosi variare idea col fidare ad una sola persona quel che vien diviso in due banchieri, e dove che la R. Fab.a colla vigilanza dell’Economo, e complim.rio può perdere al più una rata di sc. 8500 in Madrid, o Lisbona, in oggi fidando ad una sola persona si espone a perdere due rate, che possono essere contemporaneamente pagate in Lisbona, e Madrid, senza che in un caso sinistro potesse riparare la soccombenza di 17 m. e ciò in una peggior maniera, vale a dire col maggior pericolo e minor utile, mentre continuando alla R. Fabrica l’utile che gli si suole levare di sc. 1900 - , facendo essa R. F.a ogni 10 anni una perdita di sc. 8500, pure ne avrebbe ricevuto il doppio compenso nell’utile sud.o di 1900 -, che è sufficiente a supplire ad una perdita delle due rate di Lisbona e Madrid, quando anche si volesse calcolare questo difficilissimo caso, onde qualora si voglia omninamente, malgrado le sudette Ragioni risolvere alla Deputazione dell’offerente, pare troppo giusto che la R.da F.a essere cautelata con una idonea sicurtà almento di 17 m. per dar luogo a quello stabilimento di sicurezza, che hà creduto di fissare la Sagra Cong.ne però non essere novamente esposta ai pericoli passati. 97 98