Traversata storico-naturalistica delle Forche Caudine

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Domenica 23 aprile 2017
Parco Regionale del Partenio
“Traversata storico-naturalistica delle Forche Caudine”
da Cancello ad Arpaia
Programma
Percorso: Cancello piazza Castra Marcelli 38 m. Castello di Cancello 212 m. Acquedotto del Serino
250 m. Cappella di Palombara 315 m. Vallone di Staglio 254 m. Bivio loc. Fontana S. Marzano 390
m. Vado del Carpine 442 m. Monte Castello di Arienzo 430 m. Ponte Arin Acquedotto Serino 253m.
Vallone Puntarelle 253 m. Forchia 275 m.
Dislivello complessivo: 700 m in salita
Difficoltà: E (escursionistica)
Durata: 8 ore (incluse le soste)
Lunghezza: 22 km (equivalente ad una tappa del Cammino di Santiago di Compostela!)
Appuntamenti
ore 07.00
ore 09.00
ore 18.00
Appuntamento a Piazza Risorgimento e partenza per Cancello Scalo con breve sosta
a Forchia in viale Forche Caudine per organizzare il ponte auto.
Inizio escursione da Cancello.
Orario presunto di ritorno a Benevento
Equipaggiamento: scarpe da trekking leggero, abbigliamento adatto alla stagione, colazione a
sacco, borraccia con acqua. Utili i bastoncini da trekking.
N.B. Al fine di consentire la buona riuscita dell’organizzazione del ponte auto, è necessario
comunicare per tempo la propria partecipazione all’escursione entro venerdì 21 aprile 2017.
PER INFORMAZIONI E ADESIONI
Direttori:
ONC Pasquale Sgambato (349 8483016) - ASE Michelino Barricella (328 3270168)
Descrizione percorso
Questo itinerario nei luoghi, nel mito e nella storia trae lo spunto dalla riscoperta del libro di
Francesco Daniele “Le Forche Caudine illustrate” stampato a Caserta nel 1778. Accompagnato
da esperti nelle arti militari antiche e moderne, egli andò alla ricerca del luogo dove le milizie
romane nel 321 a.c. subirono la tanto nota sconfitta e lo individuò nella valle fra Arienzo e
Arpaia, fra i monti Vorrano e Tairano.
Nello specifico la valle che si distende tra Arienzo ed Arpaia ha due ingressi, uno cioè dalla valle
di Montesarchio e l’altro dalla pianura di Santa Maria a Vico - Cancello, la quale si restringe
notevolmente ad Arienzo per diventare una strettissima gola ad Arpaia.
Tito Livio dice espressamente che l’uscita era molto più stretta dell’entrata. La valle inoltre è
circondata da due catene ininterrotte di monti; ai piedi di questi vi è una serie di colline di
piccola e media altezza che potevano servire ottimamente ai Sanniti, prima come riparo per
nascondervi, e poi come punto di lancio per assalire l’esercito romano.
Il programma del Trekking è strutturato in modo da valorizzare questi luoghi che sono stati
teatro di eventi impressi nella storia, così da poter godere dell’aspetto paesaggistico ed al
contempo apprendere quanto ha da raccontare un sentiero, un percorso o un sito di particolare
rilievo. La tappa completa l’intera traversata da Cancello Scalo a Forchia, con quella effettuata
l’anno scorso allorquando fu percorso il tratto dal Vado del Carpine al Castello di Arienzo con
arrivo a Forchia.
Luoghi di rilevanza storico-culturale: Castello di Cancello, Traforo Acquedotto del Serino, Vado
del Carpine.
Il punto di partenza è la Piazza "Castra Marcelli" di Cancello Scalo al cui centro vi è una stele con
l’immagine della testa del Console romano Marcello che qui pose l’accampamento militare nella
guerra contro Annibale. Lasciata la piazza, ci si incammina per la salita che porta a via Barracco
ove svoltando a destra si incrocia , in direzione SE a circa 80m, via Castello - sentiero CAI n.200
GTP- che segue la strada in salita che porta al "Castello di Cancello" (212 m); lungo i tornanti si
osserva a sud un bel panorama sul Monte Somma-Vesuvio, Napoli con la collina dei Camaldoli
ed i Comuni della piana vesuviana.
Il Castello di Matinale o castello di Rudovaco sorge su un’elevazione che domina l’entrata della
valle di Suessola. La costruzione del castello di Matinale è attribuita a Tommaso II d’Aquino,
conte di Acerra, in occasione delle sue nozze con Margherita di Svevia figlia illegittima
dell'imperatore Federico II; la dote della sposa comprendeva il feudo di Suessola al quale
apparteneva anche il casale di Cancello.
Secondo la tradizione locale un’originaria fortificazione longobarda del IX secolo sarebbe stata
opera di un certo Rudovaco e sarebbe passata alla sua morte al conte di Acerra Cullezio. Questi
avrebbe voluto unire con un percorso sotterraneo il proprio castello di Acerra a quello di
Cancello, provocando la rovina del lato occidentale e non poté provvedere al restauro in seguito
alla sua morte in battaglia. Il castello sarebbe stato restaurato o ricostruito poi dal normanno
Ramperto e ancora dai conti Mattaloni nel XII secolo.
Il castello ospitò i re di Sicilia Guglielmo il Malo (1131-1166) e Manfredi di Svevia (1232-1266) e i
duchi di Rebursa e ancora, in epoca angioina il re Ladislao e i Carafa in epoca aragonese. Nel XV
secolo era abbandonato, avendo perduto la propria funzione militare. Fu sede di un'osteria e
ospitò probabilmente una chiesa arcipretale dedicata a San Tommaso apostolo.
Nel 1799 il generale francese Jean Étienne Championnet vi stabilì il proprio quartier generale e in
seguito divenne covo di briganti. Durante la seconda guerra mondiale ospitò nel 1943 il
comando alleato.
Il castello si presenta con una pianta quadrata con torri angolari quadrate e una quinta torre sul
lato nord-ovest a protezione di una postierla. La torre più alta misura 20 m di altezza. Delle
finestre strombate si aprono nelle torri e sulle mura; le strutture sono in muratura incerta, con
angoli in blocchi bugnati, con larghi bordi lisci, oltre i 7 m di altezza. Lo spessore della muratura
raggiunge circa 2,5 m nelle torri.
Il portale di accesso principale si apre sul lato sud-ovest, presso una delle torri, e presenta un
doppio archivolto in blocchi di calcare bianco, con il canale di scorrimento per la saracinesca di
chiusura, e una mostra esterna a bugnato liscio con profilo superiore a punta di lancia (analogo
ai portali dei castelli normanno-svevi di Bari e di Gioia del Colle).
All'interno si articolava in quattro ali a due piani intorno ad un cortile, con ambienti dalle varie
coperture (volte a botte acute, a crociera o lignee su archi. Attualmente si conserva solo l'ala
sud-orientale.
Seguendo il crinale, si sale sulla Collina di Cancello, passando per la fontana dell'Acquedotto
Vesuviano che fa giungere l'acqua da Serino (AV) a Napoli. Si prosegue in direzione nord ed in
corrispondenza di un edificio dell’acquedotto, ove è presente un'altra fontana , si abbandona il
sentiero Cai n. 200, che si dirige a SE, e si imbocca a quota 251 m il sentiero che ad est segue il
percorso dell’acquedotto.
L'acquedotto di Serino, inaugurato nel 1885, è stato costruito in soli quattro anni per trasferire a
Napoli le portate idropotabili necessarie ad alimentare i cinquecentomila abitanti. Per l'epoca
nella quale venne realizzato, l'acquedotto era un'opera dai grandi contenuti tecnici. Nel 1936
furono captate ed inviate mediante i medesimi impianti le sorgenti del gruppo Acquaro-Pelosi.
Con tale immissione il canale ancora oggi trasporta per circa 60 Km, nei periodi di morbida delle
sorgenti, sino a 2350 l/sec.
I lavori vennero divisi in cinque parti:
1. L'allacciamento delle sorgive.
2. La conduttura libera in muratura a partire dalle sorgenti e sino ai castelli di presa dei grandi
sifoni sulla collina di Cancello, eccezion fatta di due sifoni (rovesci) intermedi per gli
attraversamenti dei valloni di Tronti e Gruidi.
3. Le condotte forzate, o grandi sifoni a partire dalla Collina di Cancello sino ai serbatoi sulle
colline di Napoli.
4. I due serbatoi cittadini.
5. La distribuzione in città.
Dopo circa due ore e trenta dalla partenza si abbandona il sentiero e, svoltando a destra verso S,
si segue una repentina salita fino a quota 315 m per raggiungere il rudere della "Cappella di S.
Angelo a Palombara"; prima dell'anno 1000, appartenne ai Padri Benedettini di S. Sofia di
Benevento e fu elevato fino al titolo di Badia. Siamo alle prime propaggini del "Parco del
Partenio", da dove è possibile osservare il panorama: a nord la Valle di Suessola il Castello di
Maddaloni e, più in lontananza, la Reggia di Caserta; sul crinale ad est del Monte S. Angelo si
erge quasi a nido di aquila, il Santuario di S. Angelo a Palombara (550 m), dedicato all’Arcangelo
S. Michele, dal cui antistante piazzale si dirama una mulattiera che raggiunge Monte S. Angelo
Palomba (676 m) sulla cui sommità si trovava un insediamento Sannita dove è possibile
osservare i resti di alcune tombe di quell’epoca.
A sud, da un punto panoramico vicino alla cappella, si osserva il monte Somma-Vesuvio, il golfo
di Napoli, Capri e la pianura Nolana.
Dopo una meritata sosta riprendiamo il cammino in discesa ed imboccando un sentiero a destra
incrociamo nuovamente, a quota 252 m, il sentiero che segue il percorso dell’acquedotto.
Proseguendo ad est alla stessa quota ed, osservando la valle di Suessola attraversata dalla
ferrovia Benevento-Cancello con i paesi di S. Maria a Vico, San Felice a Cancello e la fraz.
Talanico nonché le belle fioriture primaverili presenti lungo il sentiero, raggiungiamo il vallone di
Staglio dove si devia a nord e poi a sud in salita, in corrispondenza dei tornanti della strada che
sale da Talanico, abbandonando il sentiero che segue l’acquedotto.
Dopo circa 400 m, svoltando a sinistra su una carrareccia, si prosegue in salita fino a
raggiungere a quota 360 m la strada asfaltata che da Talanico raggiunge Vado del Carpine.
Dopo aver incrociato a destra il sentiero che conduce alla fontana di S. Marzano, nei cui pressi
esisteva il villaggio con una sorgente che era punto di ristoro per chi doveva raggiungere l'Agro
Nolano, visitiamo proseguendo sulla strada, a circa 300 m, il “Vado di Carpine”, valico usato
dagli antichi romani per raggiungere Nola dall'Appia, come fece il Console Marcello durante la
guerra contro Annibale. Da questo punto è possibile osservare tutta la catena montuosa del
Partenio che attraverso la sua cima più alta Monte Acerone di Avella (1598 m) raggiunge il
Santuario di Montevergine, meta di antichi pellegrinaggi degli abitanti dell’Agro Nolano e delle
valli circostanti; sul crinale del Monte S. Angelo osserviamo il Santuario di S. Angelo a
Palombara (550 m), dedicato all’Arcangelo S. Michele dal cui antistante piazzale si dirama una
mulattiera che raggiunge Monte S. Angelo Palomba (676 m.) sulla cui sommità si trovava un
insediamento sannita e dove è possibile osservare i resti di alcune tombe di quell'epoca.
Quindi percorreremo in discesa un piccolo tratto di strada asfaltata fino alla località S. Marzano
per incrociare sulla destra lo stradello (400 m) che attraverso un percorso per la maggior parte
pianeggiante, a mezza costa, conduce al Castello di Arienzo (430 m) da cui è possibile ammirare
un vasto panorama su tutta la valle di Suessola fino al mare. Il Castello di Arienzo (Castem
Vetus) fu edificato dai Longobardi nell’anno 700 circa, sul Monte Argentario (ARGENTIUM), per
difendere dapprima il Ducato e poi il Principato di Benevento, esso costituiva un posto di vedetta
strategica su tutta la valle sottostante e risultò utile per accogliere e proteggere la popolazione
fuggiasca di tutta la Valle dopo la distruzione nell’anno 879 della città di Suessola ad opera dei
Saraceni. Nel 1135 il duca Marliano ebbe l’ordine di abbattere il Castello dal Re Ruggero II
D’Altavilla che dovendo partire per la Sicilia temette che in sua assenza i sui nemici potessero
insediarsi nella fortezza e controllare dall’alto il vasto territorio; il suo ordine fu eseguito solo in
parte e in seguito fu riedificato dal figlio Guglielmo.
Lasciandoci alle spalle le rovine del Castello affronteremo la discesa in direzione dell’abitato di
Furculae utilizzando un sentiero che passa proprio sopra il tratto dell’Acquedotto del Serino,
costruito nel 1885 sull’antica traccia del Fontis Augustei Aquaeductum, inaugurato il 30
dicembre del 10.d.C. (come riportato da una vecchia iscrizione romana trovata durante gli scavi
di un tratto dell’acquedotto) per risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico della città
di Napoli. Il percorso della grandiosa opera partiva dalla sorgente del Serino, sull’altopiano
irpino, per giungere fino alla Piscina Mirabilis a Miseno, dopo 96 chilometri. Le località servite
dall’Acquedotto comprendevano anche le città di Pompei, Ercolano, Nola, Acerra, Atella,
Pozzuoli, Baia, Cuma, Miseno (come documentato in una nota iscrizione rinvenuta a Serino e
datata al 32 d.C.). Qui la conduttura dell’Acquedotto del Serino entra nella montagna sostenuta
da un ponte in blocchi di pietra perfettamente montati l’uno di seguito all’altro; passando per
circa un chilometro da Talanico ad Arienzo in un traforo sotto le montagne. Giunti a Forchia
percorreremo il viale Forche Caudine terminando l’escursione dinanzi alla stele commemorativa
raffigurante il noto episodio storico dove nel 321 a.C. i soldati romani subirono la mortificazione
di dover passare disarmati e denudati, sotto un giogo di lance, dichiarando con tale gesto la loro
sottomissione ai Sanniti.
Il percorso non presenta particolari difficoltà tuttavia per la lunghezza, la durata e il dislivello
richiede una buona preparazione fisica.
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