Chagall. Autoritratto con sette dita

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Estratto distribuito da Biblet
AUTORITRATTO CON SETTE DITA.
La vita del pittore Marc Chagall
in versi e immagini
J. Patrick Lewis e Jane Yolen
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Estratto distribuito da Biblet
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Excerpt of the Compleanno,
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1915 (particolare)
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AUTORITRATTO CON SETTE DITA
La vita di Marc Chagall
in versi e immagini
J. Patrick Lewis e Jane Yolen
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Marc Chagall giovane, 1915
© 2011. Foto Austrian Archives / Scala, Firenze
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Indice
Maternità, 1913 pagina 6
Io e il mio villaggio, 1911 pagina 9
Su Vitebsk, 1915-20 pagina 10
Il violinista, 1912-13 pagina 12
La mia fidanzata con i guanti neri, 1909 pagina 15
Compleanno, 1915 pagina 18
Doppio ritratto col bicchiere di vino, 1917-18 pagina 20
Parigi dalla finestra, 1913 pagina 23
Autoritratto con sette dita, 1912-13 pagina 24
La passeggiata, 1917-18 pagina 26
Il cavallo volante, 1945 pagina 31
Autoritratto, 1965 pagina 34
La tribù di Levi, 1960-62 pagina 37
La caduta di Icaro, 1974-77 pagina 38
Doppio ritratto col bicchiere di vino, 1917-18 (particolare)
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Jane Yolen
Maternità
La dolce notte estiva è lacerata
da un unico, lunghissimo lamento.
Gli zii, le zie, il nuovo padre gridano
L’chaim, alla vita.
Alzano i bicchieri brillanti di acquavite:
sarà forse un mercante di aringhe come il padre,
o, come il nonno e lo zio, un violinista.
Che il suo nome sia una benedizione.
Accanto a sé la madre tiene il bimbo.
«Che sia sempre felice del suo lavoro».
Incapace ancora di vedere, il neonato
sente il profumo dei colori lì accanto:
il blu cobalto degli occhi della madre,
il rosa del suo collo,
il nero pece dei suoi capelli,
il bianco del suo latte.
Marc Chagall nacque, con il nome di Moishe Shagal (shagal in russo vuol dire “andare
avanti a grandi passi, fare progressi”), il 7 luglio 1887 a Vitebsk, una città russa la cui
popolazione era per metà ebrea. L’infanzia di Marc fu felice ma umile. Primo di nove
fratelli, non avrebbe seguito il lavoro del padre, operaio in una ditta di aringhe. Pur
senza mai mettere in dubbio il suo amore per i genitori, provava un certo imbarazzo per
la condizione sociale del padre. Marc, come ammise in seguito, si sentiva molto più in
sintonia con sua madre. Dipingeva, scriveva poesie e imparò a suonare il violino. I
genitori, però, non volevano che si dedicasse all’arte, attività che, pensavano, non gli
avrebbe permesso di fare una vita dignitosa.
7
L’chaim: il più noto brindisi ebraico, che significa “Alla vita!”
Maternità, 1913 (particolare)
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8
Maternità, 1913. Olio su tela, 194x116 cm. Stedelijk Museum, Amsterdam, Olanda
© Collection Stedelijk Museum Amsterdam. Longterm Loan ICN
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9
Io e il mio villaggio, 1911. Olio su tela, 192,1x151,4 cm. The Museum of Modern Art, New York, Usa
Mrs Simon Guggenheim Fund. 146.1945 © 2011. Digital image, The Museum of Modern Art, New York / Scala, Firenze
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J. Patrick Lewis
Io e il mio villaggio
Ho salutato una lattaia che se ne stava a testa in giù
ho visto mungere una mucca nella testa di una mucca
ho guardato un contadino mentre andava a fare il fieno
ho incontrato in un villaggio l’universo tutto intero
ho spiato un germoglio, un albero della vita
ho disegnato un campo, la geometria è impazzita
ho risolto l’indovinello creato da una bambina
ho amato Vitebsk, nella gloria e nella rovina
ho studiato mille immagini, con uno specchio
ho inciso un sogno e ho lottato parecchio
ho conosciuto me stesso, labbra bianche, verde il volto
ho dipinto la serenità delle mucche là attorno.
10
Fondata più di mille anni fa, e ora parte della Bielorussia, la città di Vitebsk si trova
vicino ai confini di Russia e Lettonia. La città, improduttiva, sprofondata nel fango e
decadente, appariva magnifica agli occhi di Chagall. Perfino gli animali, i negozi, le
sinagoghe e i contadini più anonimi erano altrettante muse per quel bambino dallo
straordinario talento artistico, che si sentiva una cosa sola con il piccolo universo della
città. “Vitebsk è stato il terreno che ha nutrito le radici della mia arte”, scrisse Chagall.
Io e il mio villaggio, 1911 (particolare)
Estratto distribuito da Biblet
J. Patrick Lewis
Su Vitebsk
A nove o dieci anni,
provai a prendere la luna,
non come un violinista sul tetto
simile al nonno
o allo zio Zoussy,
ma come un artista in cielo.
Il mio carro di nuvole avrebbe
intravisto la magnificenza,
anche se io altro non ero
che un sacco logoro
di pennelli che faceva
brevi viaggi nello stupore.
11
Se mai ci fu un sognatore quello fu Chagall.
Sembrava che sapesse già dagli anni della prima
giovinezza di voler diventare un artista. Un suo
amico delle elementari lo introdusse al disegno,
ma Chagall sorpreso pensò, all’inizio, che un’attività di quel genere andava messa fuori legge! I
suoi primi schizzi mostravano con chiarezza a
tutti che Chagall possedeva un dono prodigioso.
Negli ultimi anni dell’adolescenza studiò pittura
per un breve periodo con Yehuda Pen, un artista di Vitebsk. Chagall apprese da Pen assai
bene le diverse tecniche dell’arte classica, ma i
suoi lavori fortemente modernisti, con l’abbandono delle figure realistiche e della prospettiva,
furono una vera rivoluzione per la sensibilità
artistica del suo insegnante.
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12
Estratto distribuito da Biblet
Su Vitebsk, 1915-20 da un dipinto del 1914. Olio su tela 67x92,7 cm
The Museum of Modern Art, New York, Usa
Acquired through the Lillie P. Bliss Bequest. 277.1949 © 2011. Digital image, The Museum of Modern Art, New York / Scala, Firenze
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Jane Yolen
Il violinista
Suonami, o zio, un canto di comunione
sul tuo violino kishefdik
mentre balli coi tuoi grossi stivali sul tetto.
Lascia che ondeggi insieme a te con le scarpe di fuoco
sulle strade di Lyonzo, di Ekaterinoslav, di Vitebsk,
e in ogni piccolo shtetl dove gli uomini ballano
e le donne sono invidiose della nostra esuberanza.
C’è qualcosa di eroico in questa danza,
ciascuno di noi coi canti si apre la via verso l’alto
sulla lunga strada che porta al trono di D.
13
Il violinista ritratto in questo quadro è lo zio di Chagall, che era un Chasid, un membro
della setta ebraica che comunicava con Dio attraverso un’estasi musicale. Da ragazzo
Chagall pensò che suo zio fosse kishefdik, perché se ne stava spesso seduto a gambe
incrociate sul tetto a suonare il suo strumento a corda. L’immagine del violinista sul
tetto fu l’ispirazione per il famoso musical di Broadway.
A vent’anni Chagall andò a San Pietroburgo per studiare pittura e di quell’esperienza
disse: “Mi prese una paura terribile. Come avrei fatto a sfamarmi visto che non sapevo
fare nient’altro che dipingere?” Scrisse a proposito di quei giorni trascorsi a San
Pietroburgo: “I miei mezzi non mi permettevano neppure di prendere in affitto una
stanza; dovevo accontentarmi di angoli di stanze. Non avevo neppure un letto”.
Trovò ispirazione nella città, piena di poeti e in cui si affermava il simbolismo, eppure
Chagall dipinse ciò che amava da più tempo e conosceva meglio: il piccolo villaggio
ebreo dove era cresciuto.
Kishefdik: yiddish per “magico” o “stregato da un incantamento”.
Shtetl: villaggi ebrei, spesso quelli appena fuori dalle grandi città.
D: negli Stati Uniti alcuni ebrei osservanti scrivono il nome di Dio usando solo le consonanti della
parola God (Dio), analogamente a quanto avviene nella Bibbia, dove le vocali non si usano e il
nome di Dio (Jhwh) è scritto con quattro consonanti (il tetragramma). Abbiamo qui tradotto G-d
con D (l’unica consonante nell’italiano Dio) (Ndt).
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14
Il violinista, 1912-13. Olio su tela, 188x158 cm. Stedelijk Museum, Amsterdam, Olanda
© 2011. BI, ADAGP, Paris / Scala, Firenze
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Jane Yolen
La mia fidanzata con i guanti neri
“Rimasi sorpresa dai suoi occhi,
erano blu come il cielo,
e ovali come una mandorla”,
scrive Bella, e dopo averlo scritto,
si innamora, lei così giovane e ricca,
e lui solo un povero apprendista,
al lavoro da un pittore russo
che un giorno avrebbe eclissato,
un sole sulla pallida luna di Bakst.
Lei sapeva che sarebbe volato
alto in cielo come un angelo
il primo giorno che si incontrarono,
durante un tè a casa di Teja,
o la volta dopo sul ponte
con lei e Teja a spasso con il cane,
e i riccioli di Marc che uscivano
ribelli dal cappello.
Oppure soltanto si innamorò
per la sorpresa dei suoi occhi blu?
16
Chagall conobbe Bella Rosenfeld, figlia di un ricco gioielliere, nel 1909 a casa di Teja,
un’amica di lei. Chagall, allora, era un povero apprendista presso il pittore e scenografo
Leon Bakst. Poco dopo il loro incontro, Chagall e Bella si fidanzarono e Marc dipinse La
mia fidanzata con i guanti neri. Nel 1911, all’età di ventitré anni, Chagall si trasferì da Vitebsk
a Parigi grazie a una borsa di studio. Là conobbe molte persone tra cui lo scrittore Blaise
Cendrars. Nonostante la sua immediata e forte attrazione per la Città delle Luci, Chagall
sopportava a stento la distanza che lo tenne lontano da Bella per quasi quattro anni.
Nel 1914 ritornò a Vitebsk e in poco meno di un anno lui e Bella si sposarono.
Nell’autobiografia, intitolata La mia vita, scrisse: “Vestita interamente di bianco o di
nero, sembrava fluttuare sulle mie tele, guidando, a lungo, la mia arte. Non finisco mai
un dipinto o un’incisione senza il suo consenso”.
La mia fidanzata con i guanti neri, 1909. Olio su tela, 88x65,1 cm
Kunstmuseum Basel, Basilea, Svizzera
© 2011. Foto Scala, Firenze
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Nell’autobiografia, intitolata La mia vita,
Chagall scrisse: “Vestita interamente
di bianco o di nero, sembrava fluttuare
sulle mie tele, guidando, a lungo,
la mia arte. Non finisco mai un dipinto
o un’incisione senza il suo consenso”.
La mia fidanzata con i guanti neri, 1909 (particolare)
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Jane Yolen
Compleanno
Cos’è meglio, un bacio di compleanno
dalla mia quasi moglie,
un bouquet di fiori estivi,
o fluttuare felice con lei
sul pavimento rosso vivo
e fuori dalla finestra,
richiamato dal cielo blu, dalle nubi bianche,
dai prati pieni di colori
e vivi e vari come gli occhi di D?
19
Il 1914 e il 1915 furono anni importanti per
Chagall: nel 1914 inaugurò la sua prima
mostra personale a Berlino e nel 1915 si
sposò. Nel giorno del suo compleanno, poco
prima del matrimonio, Bella gli regalò un
mazzo di fiori. Qualche tempo dopo scrisse:
“Insieme ci siamo librati senza sforzo in aria
[…] dalla finestra […] abbiamo fluttuato […]
sui prati pieni di fiori […]”. Infuriava la Prima
guerra mondiale e Chagall, che non riuscì a
evitare la chiamata militare, fu assegnato a
compiti amministrativi presso l’Ufficio
dell’economia di guerra a San Pietroburgo.
Il nuovo lavoro, che egli peraltro detestava, gli
consentì di incontrare molti poeti e scrittori,
tra i quali anche Vladimir Majakovskij.
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AUTORITRATTO CON SETTE DITA
L’espressione yiddish “fare qualcosa con sette dita”
significa fare le cose bene, con grande abilità.
Marc Chagall era un ebreo russo e un sognatore errante. Dal piccolo
villaggio di Vitebsk se ne andò per il mondo e dal mondo si lasciò ispirare.
Dipinse scene fantastiche, illogiche e piene di sfumature, contadini volanti e treni rovesciati, violinisti sui tetti e panorami caleidoscopici di Parigi.
In questo libro quattordici tra le più importanti opere di Chagall,
accompagnate dalla poesia di due grandi scrittori per l’infanzia,
raccontano la vita straordinaria dell’artista in una fusione di colori e versi.
J. Patrick Lewis (Gary, Indiana, 1942) è stato per molti anni professore di Eco-
nomia, prima di scoprire la passione per la scrittura. Oggi è un celebre autore
per ragazzi e ha già pubblicato oltre settanta libri illustrati. Vive nell’Ohio.
Jane Yolen (New York, 1939) è considerata l’Hans Christian Andersen
d’America per il contributo dato alla letteratura per l’infanzia. Ha scritto più
di trecento libri, tra i quali Owl Moon, vincitore della Caldecott Medal. Vive
tra il Massachusetts e la Scozia.
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