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Q. vol8 Notti
Dipartimento di Scienze dell'Educazione
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QUADERNI DEL DIPARTIMENTO
ANNO VII (1999/2000) - pp. 149-168
Achille M. Notti
Anna D’Alessio
Rosanna Tammaro
Prove strutturate di conoscenza linguistica nella scuola media
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Qualsiasi prova che si pone l’obiettivo di verificare la capacità linguistica di un candidato, può, almeno in
parte, essere costruita come prova strutturata. Questo vale sia per le prove di verifica che riguardano una
seconda lingua, ma anche per quelle che attengono alla lingua madre.
Sebbene, come abbiamo già detto, questi tipi di problematiche possono riguardare, in generale, tutto
l’apprendimento linguistico, in questo nostro contributo ci limiteremo ad affrontare alcuni aspetti relativi alla
costruzione di prove di lingua straniera, in particolare delle prove scritte di lingua inglese.
Quando si parla di “prova di lingua” la maggior parte delle persone probabilmente immagina studenti
immersi in una prova scritta di lingua straniera. Tale interpretazione del termine è possibile perché la
maggior parte dei docenti e dei discenti ha avuto una simile esperienza. Per costoro un test di lingua è uno
strumento attraverso il quale si cerca di accertare quanto si è appreso in un corso di lingua straniera o in
parte di esso.
Le prove scritte di lingua straniera, in ogni caso sono solo una delle molteplici forme di test di lingua usate
in ambito scolastico.
I problemi inerenti le verifiche di lingua, rappresentano un ampio sottoinsieme di quelli che sono i problemi
della verifica educativa. La verifica delle capacità linguistiche è fondamentale per l’indagine delle reali
condizioni di base e per la misurazione del profitto scolastico.
Tutte le volte che si vogliono ottenere “misure” in ambito educativo, sia che si tratti di accertamento
attitudinale o di verifiche scolastiche, non si può prescindere dalla somministrazione di test di lingua.
John Carroll distingue due maggiori categorie di test: “Discrete Point Test” e “Integrative Test” su tale
distinzione si è sviluppato un dibattito che riteniamo importante richiamare.
Sebbene i due tipi di test non sempre differiscono per i loro fini pratici, contrastano notevolmente per il
sostrato teorico, gli effetti e la loro relativa validità.
Tradizionalmente un “Discrete Point Test” cerca di concentrare l’attenzione su un solo aspetto
grammaticale. Ciascun item del test è indirizzato ad un unico elemento di una particolare componente
grammaticale, quale fonologia, sintassi o lessico. Inoltre, un “Discrete Point Test” implica l’accertamento di
una sola abilità, o ascolto o produzione orale o lettura o produzione scritta, e di un solo aspetto di un’abilità,
produttiva contrapposta a ricettiva, verbale contrapposta a visiva. All’interno di ciascuna abilità, aspetto e
componente, questo tipo di item per lo più focalizza l’attenzione precisamente su uno ed un sol fonema,
morfema, item lessicale, regola grammaticale o qualsiasi altro elemento che si rivela essere appropriato.
I “Discrete Point Test” cercano di raggiungere diversi obiettivi, tra questi, quello principale è la diagnosi
delle difficoltà e delle debolezze del discente. Se l’insegnante o colui che corregge il test è capace di notare
dai risultati di esso esattamente le capacità e le difficoltà del discente, sarà capace di trovare le giuste
soluzioni ai problemi, evitando di sprecare tempo insegnando all’allievo ciò che egli già sa.
Un secondo obiettivo, implicito nel primo, è la prescrizione di rimedi del processo insegnamento apprendimento alle debolezze rilevate con la somministrazione del “Discrete Point Test”.
Un terzo obiettivo è sviluppare specifiche strategie di insegnamento per aiutare gli allievi a superare
particolari difficoltà. Potrebbe essere preparato materiale specifico che tratti precisamente le difficoltà
incontrate dai discenti nelle aree delle abilità che richiedono maggiore cura. Potrebbero essere approntate
lezioni di pronuncia basate su specifici contrasti fonologici; esercizi di lessico basati sull’espansione dei
repertori ricettivi o produttivi; esercizi di sintassi mirati ad insegnare strutture valide per l’ascolto, altre per
la lettura, altre per la produzione scritta e così via fino a che tutti i componenti e le abilità siano esaurite.
Questi tre obiettivi, vale a dire diagnosticare le debolezze e le capacità del soggetto, prevedere curricula
mirati a particolari abilità e utilizzare strategie adatte al superamento dei problemi riscontrati, sono i più
apprezzabili della procedura “Discrete Point”. Bisogna, comunque, notare che i risultati empirici del
“Discrete Point Test” non sono migliori delle basi teoriche su cui si basa l’insegnamento Discrete Point. La
questione è se i discenti che sono esposti a tale metodo riescano ad acquisire competenze linguistiche reali.
La premessa di tale teoria si basa sul presupposto che la lingua può essere acquisita in piccole unità e
rimessa insieme nel curriculum. A noi sembra che qualsiasi lingua è certamente più della somma delle sue
parti analizzate singolarmente. Le principali proprietà della lingua vengono meno quando è suddivisa in
contrasti fonemici, parole, strutture e simili ed è per questo che riteniamo questo tipo di prova del tutto
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insufficiente a cogliere le competenze linguistiche acquisite.
L’ “Integrative Test” capovolge completamente l’approccio teorico al problema; infatti se gli item del
Discrete Point Test separano le abilità linguistiche, quelli dell’ “Integrative” le rimettono insieme. Laddove
il Discrete Point Test” cerca di verificare la conoscenza linguistica per piccole unità, quest’ultimo cerca di
accertare la capacità linguistica attraverso l’uso contemporaneo di molti elementi, aspetti e abilità.
“Discrete Point Test” e “Integrative Test” rappresentano due opposte risposte nella ricerca di procedure di
verifica che rispondano al meglio all’esigenza di una valutazione puntuale dell’apprendimento linguistico.
Non vi è dubbio che c’è l’esigenza di mettere in campo le procedure di verifica che inducano il soggetto ad
elaborare sequenze di elementi in un linguaggio che si conforma ai normali vincoli contestuali di quella
lingua e che richiede allo stesso di mettere in relazione sequenze di elementi linguistici, attraverso
applicazioni pragmatiche, al contesto extralinguistico. I test pragmatici, che costituiscono una categoria
speciale di “Integrative Test”, sono gli unici a verificare le abilità linguistiche, se ci si propone di sapere
come il soggetto esaminato riesce ad usare gli elementi della lingua in contesti comunicativi reali.
Gli “Integrative Test”, in questo senso, sono spesso pragmatici, e i test pragmatici sono sempre integrativi, in
quanto non c’è nessuna situazione in cui al soggetto potrebbe essere chiesto di ascoltare e distinguere fra
coppie isolate di contrasti fonologici.
I “Pragmatic Test” devono quindi presentare due criteri:
- richiedere al soggetto di utilizzare normali vincoli contestuali su sequenze nella lingua;
- richiedere comprensione e possibilmente anche produzione di sequenze significative di elementi
nella lingua in relazione a contesti extralinguistici.
Il tradizionale dettato è un interessante esempio di “Pragmatic Test”.
Se le sequenze di parole o le frasi dettate sono selezionate da prosa, dialogo o qualsiasi altra forma naturale
di discorso e se il materiale è presentato oralmente in sequenze abbastanza lunghe da sfidare la memoria a
breve termine, un semplice dettato risponde ai criteri dei “Pragmatic Test”. Un tale compito richiede:
1. un processo di sequenze vincolate temporaneamente;
2. il compito di dividere il discorso e scrivere ciò che si ascolta, cosa che richiede la comprensione del
significato del materiale, vale a dire mettere in relazione il contesto linguistico (ciò che è dettato) con
quello extralinguistico (ciò che deve essere dedotto).
Sebbene il controllo dei risultati del dettato attraverso procedure statistiche appropriate mostra che tale
tecnica è da considerarsi attendibile e altamente valida, non sempre è stata apprezzata dagli esperti del
settore. L’obiezione più frequente al dettato come test di verifica delle capacità linguistiche sottolinea il fatto
che esso valuterebbe molto poco la lingua, non valutando l’ordine delle parole, visto che queste vengono
dettate in ordine, non valutandone il lessico visto che le parole vengono già date e difficilmente valutando
la percezione orale della pronuncia, dal momento che le parole, in molti casi, possono essere desunte dal
contesto.
Nonostante molte ricerche debbono essere ancora fatte per capire meglio i vantaggi che possono derivare dal
dettato, è chiaro che i processi mentali coinvolti nel sostenere tale test, sono senza alcun dubbio attivi e
creativi.
Un altro esempio di test pragmatico è il “completamento”. La modalità più nota di questa tecnica è quella di
un brano di prosa dal quale si omettono un certo numero di parole. Generalmente le parole soppresse sono
rimpiazzate da uno spazio vuoto di lunghezza standard. Il compito richiesto è di riempire gli spazi
rimettendo le parole mancanti. Altre variazioni di tale procedura comportano la soppressione di specifici
item lessicali, parti del discorso o particolari tipi di elementi grammaticali.
Le procedure di verifica pragmatica sono potenzialmente infinite, oltre il dettato e il “completamento” altri
esempi sono: combinazioni di dettato e completamento, completamento orale, dettato con interferenze
rumorose, questionari, colloquio orale, saggio, racconto e traduzione.
Combinazione di dettato e completamento. Il soggetto deve riempire degli spazi vuoti di un brano, leggendo
e contemporaneamente ascoltando lo stesso materiale senza parole mancanti. Molte sono le variazioni
possibili in questa procedura, possono infatti essere eliminate senza singole parole, o parti di parole,
sequenze di parole o anche intere frasi o segmenti più lunghi.
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Completamento orale. Invece di presentare un brano con spazi vuoti in forma scritta, è possibile usare del
materiale registrato, accuratamente preparato con numeri letti o pause e corrispondenza dello spazio vuoto.
Oppure è possibile leggere semplicemente il brano fino allo spazio da riempire, dare al soggetto
l’opportunità di indovinare la parola mancante, registrare la risposta e a quel punto o dirgli la risposta
corretta o semplicemente procedere senza alcun feed back.
Dettato con interferenze di rumori. Diverse variazioni di questa procedura sono state utilizzate, la più nota è
la versione di Spolsky-Gradman. La procedura prevede rumori sovrapposti al materiale registrato che deve
poi essere dettato. Se il contesto linguistico sotto il rumore è pieno di significato e soggetto a normali vincoli
extralinguistici, questa procedura può essere definita pragmatica. È chiaro, in ogni caso, che il rumore ricalca
situazioni simili a quelle vissute quotidianamente, laddove la lingua è usata in condizioni acustiche non
ideali, ad esempio cercare di conversare con qualcuno quando la televisione e il condizionatore producono
un rumore molto forte, cercare di parlare o ascoltare qualcuno nella hall affollata di un albergo e così via.
Questionari. Viene richiesto di scegliere la risposta giusta da una serie di alternative scritte, ad una domanda
posta oralmente.
Colloquio orale. Oltre a formulare domande specifiche su situazioni reali o fittizie, i test orali possono
assumere una varietà di altre forme. In effetti, qualsiasi opportunità venga data al soggetto di parlare in un
contesto educativo, può essere considerata una sorta di test orale di lingua. Il punteggio attribuibile a tale
tipo di test può essere solo l’impressione soggettiva dell’insegnante o di colui che valuta.
Composizione o saggio. I compiti scritti vanno dal caso estremo di permettere al soggetto di scegliere
l’argomento e di svilupparlo come crede, ad un compito strutturato, vale a dire riempire degli spazi vuoti in
un brano prescelto, preparato dall’insegnante o dall’esaminatore.
Il compito può anche richiedere risposte con finale aperto, in questo caso parliamo di prova
semistrutturata.
Racconto. Una delle tecniche usate talvolta con successo per suscitare esempi di discorso relativamente
spontaneo è chiedere al soggetto di parlare di un’esperienza terrificante o un incidente di cui è stato
protagonista. Con ragazzi molto giovani è stata usata la ripetizione di storia, che è una versione speciale
della narrazione. La cosa importante è comunque, che tali attività sembrino naturali al ragazzo, allo scopo di
ottenere una prova realistica da parte del soggetto esaminato. Ad esempio, è importante che la persona alla
quale il ragazzo deve ripetere la storia non sia la stessa che l’abbia raccontata. Dovrebbe piuttosto farlo
qualcuno che non ha ascoltato la storia prima o almeno non la versione del ragazzo.
Traduzione. Sebbene la traduzione, come altri test pragmatici non sia stata considerata valida dagli esperti,
di recente, rimane, almeno in alcune delle sue variazioni una procedura valida. Se usate in modo che accosti
la sua normale applicazione a contesti di vita reale, può fornire valide informazioni sulla conoscenza
linguistica.
Le prove oggettive per la loro obiettività ed attendibilità, rappresentano un indispensabile strumento di
verifica. Esse possono essere di tipo “Discrete Point” o “Integrative Point” e alcuni di esse possono
presentare i criteri tipici dei test pragmatici.
La preparazione di specifici test dipende da due cose: la natura delle decisioni richieste dagli item e la
natura delle alternative offerte al soggetto esaminato su ciascun item.
Riguardo la tipologia di questo tipo di prove si può dire che sono di tipo “Discrete”, quando ci sono item
mirati a contrasti fonologici, lessicali, grammaticali. La tecnica più usata è la “minimal pair” o variazione di
essa. Si leggono coppie di parole con minimi contrasti di suono mentre gli studenti scrivono “stesso” o
“differente” accanto a ciascuna coppia numerata. Una versione molto simile alla precedente consiste nel
leggere parole con identico accento e intonazione e chiedere al soggetto quali parole sono le stesse, questa
tipologia rientra nelle prove Vero/Falso.
Sono integrative quando si richiede di selezionare risposte a domande basate su un brano. Tali domande
possono focalizzarsi su alcuni dettagli di informazioni date nel testo: il significato di una parola in
particolare, di una frase, e così via. È questo il caso di lettura e comprensione. Oppure ascolto e
comprensione quando si richiede di ascoltare un brano e selezionare risposte basate sul brano ascoltato.
Rientrano in questo campo anche le prove di completamento su di un brano (rimpiazzare le parole eliminate
da un brano con una serie di alternative fra cui operare una scelta). La stessa attività è possibile in una
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struttura orale, vale a dire, ascoltare il brano, magari più volte per renderlo più semplice poi scegliere fra le
alternative date per inserire l’informazione mancante.
Per quanto riguarda i test a scelta multipla, non solo è possibile trovare molte varietà di questo tipo di test di
chiara natura integrativa, ma è abbastanza possibile convertire qualsiasi tecnica pragmatica in test a scelta
multipla.
C’è solo un piccolo numero di regole che bisogna rispettare per preparare dei buoni item.
Il primo problema è decidere quale tipo di item scrivere. Il secondo problema è scrivere item con distrattori
idonei.
Test preparati in maniera professionale sono basati su istruzioni specifiche riguardanti la struttura degli item
in ciascuna sezione. In ogni caso tutti i normali criteri per valutare la validità del contenuto del test
dovrebbero essere applicati sin dalle prime fasi di preparazione. La prima regola dovrebbe essere chiedere se
il materiale da includere negli item del test è in qualche modo correlato all’abilità, al costrutto, o al
curriculum che il test è supposto misurare e accertare.
È doveroso ricordare a questo proposito che molti degli item inclusi i test a scelta multipla preparati da
insegnanti non sempre rispettano questa prima regola. Se un test fallisce in questa prima fase di
preparazione, indipendentemente dal quanto elegantemente siano stati creati gli item, non può essere
considerato valido.
La seconda regola è quella di scrivere i miglior item possibili selezionando materiali appropriati, prepararli o
registrarli in modo che siano quanto più adeguati al contenuto del test. In breve ciascun item deve essere
valutato per contenuto, chiarezza ed equilibrio fra le alternative che offre come scelta; ciascun set di
alternative dovrebbe, a sua volta, essere valutato per chiarezza, equilibrio, indicazioni non essenziali e
precisione delle scelte corrette.
Fra le più comuni difficoltà nello scrivere item troviamo: selezionare contenuti inadeguati; incapacità di
includere alternative corrette; includere più di un’alternativa plausibile; chiedere al soggetto di indovinare
fatti non citati o impliciti; lasciare indicazioni non intenzionalmente riguardanti la scelta corretta fra le
alternative date; rendere la risposta esatta più lunga o più breve; includere l’opposto della risposta esatta fra
le alternative; fare riferimenti continui ad informazioni sulle risposte esatte in altre alternative; usare
alternative ridicole.
È chiaro che la preparazione di test a scelta multipla non è delle più semplici, perciò è necessario considerare
le fasi indispensabili da seguire per la sua realizzazione:
1. avere chiara consapevolezza di ciò che deve essere verificato;
2. selezionare contenuti appropriati e progettare una adeguata struttura degli item;
3. scrivere gli item;
4. avere una persona qualificata che legga e giudichi gli item per difficoltà editoriali, quali ambiguità,
mancata chiarezza, etc.;
5. verificare gli item su un campione di soggetti diversi dal gruppo prescelto;
6. analizzare le risposte del pre-test;
7. modificare o riscrivere item troppo semplici o troppo difficili o con basso potere descriminante,
modificare o riscrivere alternative non funzionali;
8. verificare la validità del prodotto finito;
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L’Item Analysis è un importante e necessaria fase nella preparazione di un buon test ed è per questo utile
sapere in cosa consiste e cosa significa.
L’Item Analysis solitamente comprende l’esame dell’indice di Difficoltà, Discriminatività e Distrattività.
L’indice di Difficoltà è rappresentato dal numero di studenti che risponde in modo scorretto ad un item,
diviso per il totale degli studenti sottoposti al test. Esso ci indica quanto difficile sia un item dal punto di
vista degli studenti o dei soggetti che hanno sostenuto il test del quale esso fa parte.
L’indice di Discriminatività è il numero degli studenti in cima alla distribuzione (basata sul punteggio
totale) meno gli studenti in fondo alla distribuzione, che hanno risposto correttamente, tutto diviso per il
numero degli studenti sottoposti al test. L’indice di Discriminatività è la valutazione della correlazione tra i
punteggi di un item considerato come test in miniatura e i punteggi di un test intero.
L’indice di Distrattività indica la capacità dei distrattori di far deviare dalla risposta esatta. Esso vuole
chiaramente valutare la solidità delle conoscenze possedute dagli allievi.
Qui di seguito riportiamo delle prove che a nostro avviso possono rappresentare un utile esempio di test
pragmatici composti con prove oggettive. Alcuni item di queste verifiche sono anche “Discrete point” in
quanto all’interno di una verifica riteniamo possa essere di una qualche utilità rilevare competenze
particolari siano esse grammaticali, sintattiche o lessicali. Riteniamo, invece poco produttivo costruire una
prova complessiva del tipo da noi proposto, composto solamente da test “discrete point”.
Le prove proposte sono state costruite come prove di ingresso scritte di lingua inglese, rispettivamente per
la prima, seconda e terza media; si tratta, pur se si presentano con una loro coerenza e completezza, di
esempi che offriamo alla riflessione ed alla sperimentazione in classe di quanti sono interessati a questi
problemi.
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