Malati psichiatrici:cittadini da curare o un grande affare da decine di

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Malati psichiatrici:cittadini da curare o un grande affare da decine di milioni di euro?
Vignale PdL-AN “A seguito di ricerche e di ispezioni che ho personalmente effettuato presso le comunità protette
ed i gruppi appartamenti, sono giunto alla conclusione che i malati psichiatrici ricoverati in queste strutture
sarebbero spesso male assistiti e in molti casi in balia di sé stessi. Decine di documenti ufficiali certificano che
molti soggetti sarebbero più interessati ai rimborsi economici dell’ASL che ad una reale cura dei pazienti”.
Il 28 gennaio 1997, il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato la proposta di deliberazione n. 420 in merito
all’individuazione degli standards strutturali ed organizzativi del Dipartimento di salute mentale. In particolare vengono
individuati nuovi requisiti strutturali e nuovi requisiti minimi di personale per quanto riguarda le comunità protette (sia di tipo A
che di tipo B), le comunità alloggio ed i gruppi appartamento, questi ultimi quali interventi alternativi al ricovero ed
all’inserimento in strutture residenziali protette. Il Consigliere regionale del PDL-AN, Gian Luca Vignale, nell’approfondire la
materia è venuto a conoscenza di una situazione molto grave ove i pazienti psichiatrici ricoverati in strutture pubbliche o private
convenzionate riceverebbero, per la maggior parte, una assistenza sotto gli standards minimi previsti dalla delibera a fronte di
una spesa pubblica della sanità piemontese di centinaia di milioni di euro (dal 5 al 7% della spesa totale di ogni singola ASL)
che cresce di anno in anno.
“Le recenti vicende che hanno coinvolto i fratelli Soria e lo scandalo Grinzane Cavour parrebbero essere poca cosa se
confrontate a quelle che riguardano l’assistenza dei pazienti psichiatrici. Per quanto da me fino ad oggi scoperto, non vi sarebbe
soltanto un esborso economico non congruo per milioni di euro da parte della Regione tanto da far pensare ad una nuova
ipotesi di malversazione a danno dell’ente, ma vi sarebbe anche e soprattutto un danno terapeutico a sfavore dei pazienti che
non riceverebbero cure sufficienti, dichiara il Consigliere Regionale Gian Luca Vignale.
Le Comunità protette
La Regione spende centinaia di milioni di euro all’anno per la psichiatria, senza che tuttavia vi sia un reale controllo che i livelli
assistenziali siano rispettati.
Le Commissioni di vigilanza, istituite presso le aziende sanitarie per monitorare l’esistenza dei requisiti previsti dalla delibera
regionale nelle comunità protette pubbliche ed in quelle private convenzionate, svolgono i propri compiti redigendo
semestralmente le relazioni. Queste, tuttavia, per motivi che ancora non comprendo, indicano decine di mancanze che
dovrebbero portare alla sospensione delle Convenzioni con le singole ASL che rimangono assolutamente inascoltate nonostante
i verbali vengano firmati dalle singole Commissioni valutative, approvati dalle Direzioni generali delle ASL e trasmesse per
opportuna conoscenza all’Assessorato alla Sanità.
Per qualche strano motivo, nonostante le denuncia dei commissari, le strutture non in regola continuano a percepire i contributi
regionali. Come è possibile che nessuno sappia oppure che nessun provvedimento sia stato assunto nei confronti di quelle
comunità protette prive dei requisiti richiesti dalla delibera regionale?
“Abbiamo avuto modo di leggere la maggior parte delle relazioni redatte dalle Commissioni di vigilanza, constatando che circa
l’80% delle comunità protette non rispetta i parametri ed i requisiti previsti dalla Regione, prosegue Vignale. Da molti verbali è
emersa la non corrispondenza tra il numero di personale socio sanitario e/o medico previsto dalla delibera regionale e la reale
situazione interna alle comunità protette. Senza voler fare nomi di strutture sanitarie, se la Regione prevede la presenza di un
certo numero di infermieri e/o di medici nella maggior parte dei casi questo numero non viene rispettato e vi è una minore
presenza di personale. E tutto ciò, ovviamente, a discapito del livello assistenziale ed a danno dei pazienti. Un danno, peraltro,
anche per la Regione dal momento che, nonostante le relazioni di denuncia, i contributi ed i finanziamenti a favore di queste
strutture non sono mai stati decurtati né tanto meno nulla è mai stato riferito in merito ai minori costi di assistenza e gestione
dalle stesse sostenute.”
Ho voluto così verificare di persona questa situazione, recandomi direttamente nelle varie comunità protette di Torino e
provincia per controllare la corrispondenza dei requisiti minimi di assistenza previsti dalla delibera. Con rammarico ho verificato
che quanto riportato nei verbali delle Commissioni di vigilanza corrispondeva ad assoluta verità. In molte comunità il numero del
personale socio sanitario è nettamente inferiore a quanto previsto….
I Gruppi appartamento: percorso di autonomia e/o grande affare?
Discorso diverso, ma ben più grave, riguarda invece i Gruppi appartamento per i quali non è previsto alcun controllo da parte
delle commissioni di vigilanza, essendo queste strutture gestite direttamente dai Dipartimenti di Salute mentale (DSM) o dati in
convenzione a associazioni o cooperative (con risorse delle ASL) direttamente controllate dalle ASL stesse senza che alcuna
Commissione valutativa valuti periodicamente il loro operato.
“Preso atto della situazione delle comunità protette, ho voluto verificare se la realtà dei gruppi appartamento fosse diversa. E
con altrettanto rammarico e preoccupazione ho constato che, se per le comunità protette vi è un possibile rischio di
malversazione a danno della Regione, nel caso dei gruppi appartamento il rischio potrebbe essere ben più elevato! Infatti, per
questi ultimi non vi è alcun obbligo di controllo da parte delle aziende sanitarie né da parte di altri enti ed il trasferimento dei
pazienti dalle comunità protette ai gruppi appartamenti viene deciso in maniera autonoma dal Dipartimento di salute mentale
(D.S.M.).
I gruppi appartamento sono nati come soluzioni abitative per rispondere a specifiche esigenze di residenzialità assistita di tipo
non basilare, rivolte a pazienti giunti in una fase avanzata del loro reinserimento sociale. I gruppi appartamento si possono
articolare in due nuclei abitativi, ciascuno dei quali può accogliere fino a 5 utenti; sono gestiti direttamente dal Dipartimento di
salute mentale che garantisce un sostegno domiciliare, con risorse proprie o con risorse del privato sociale, oppure di
associazioni giuridicamente riconosciute, associazioni di familiari e associazioni di volontariato. Il D.S.M. è direttamente
responsabile del progetto terapeutico-riabilitativo dei singoli pazienti e ne esercita direttamente la vigilanza. Tutto ciò è scritto
nella delibera regionale del 1997.” prosegue ancora Vignale.
“A seguito di controlli fatti personalmente, ho verificato che molti di questi gruppi appartamento sono gestiti in convenzione dal
privato sociale e, nella maggior parte dei casi, non rispettano i parametri della delibera. Ad esempio, il numero di pazienti per
gruppo appartamento è superiore a quanto previsto dalla delibera regionale, mancano o sono insufficienti gli interventi di
inserimento lavorativo o le borse lavoro. Tutti strumenti che dovrebbero aiutare il paziente a reintegrarsi progressivamente nella
società civile. Ciò che emerge, così, è in moltissimi casi una evidente inadeguatezza del percorso terapeutico per il paziente, a
fronte di una corresponsione economica da parte del D.S.M. spesso sproporzionata per il reale intervento”.
L’interesse economico-immobiliare supera in alcuni casi il percorso di rinserimento sociale?
Nella ricerca di percorsi di rinserimento sociale e aumento dell’autonomia dei pazienti psichiatrici i Gruppi appartamento dove
realmente funzionano sono uno strumento certamente da preferire alla soluzione dell’istituzionalizzazione spesso cronica dei
pazienti in Comunità protette.
Negli ultimi cinque anni, però, l’utilizzo dei gruppi appartamento è letteralmente esploso. Ciò rappresenta sempre un reale
percorso di rinserimento? Abbiamo più che un motivo per dubitarne!
Pur avendo chiesto alle singole ASL più di un mese fa tutta la documentazione sui Gruppi appartamento, ma avendo avuto
risposta, ad oggi, solo da un’ASL faremo alcuni esempi assolutamente significativi, ma non conoscendo tutta la realtà dei Gruppi
appartamento.
Proviamo, per pura teoria, a esporre una situazione:
Un Direttore di un DSM partecipa alla creazione, insieme a pazienti psichiatrici e a un esponente di una nota cooperativa
torinese, di un’Associazione che ha come finalità quella di gestire i Gruppi appartamento.
L’Associazione affitta dei locali dentro i quali, il DSM (presieduto dal Direttore-fondatore) non solo invia pazienti, ma paga
all’Associazione affitto, spese di funzionamento e altro a costi assolutamente riguardevoli (ad esempio 100 mq in San Salvario
più di 40.000 euro/anno) che garantirebbero all’Associazione un trasferimento economico non indifferente (quasi 1.500.000
euro nel 2009).
Alcuni locali in cui vi sono i gruppi appartamento sono o sono stati –per assoluta casualità- di proprietà dell’ormai ex-direttore o
della Cooperativa nella quale operava un componente del Consiglio direttivo dell’Associazione.
I due componenti dell’Associazione che non sono pazienti psichiatrici -con capacità di risparmio assolutamente straordinariesarebbero stati in grado di acquistare una parte o la totalità di più di dieci immobili negli ultimi anni, cioè da quando è iniziata
l’attività dei Gruppi appartamento.
Che tutto ciò abbia rilevanza penale non è nostro compito valutarlo intendiamo soltanto evidenziare tali anomalie che emergono
da atti pubblici.
La Giunta regionale è totalmente all’oscuro di tutto ciò?
Se così fosse stupirebbe che l’attività di controllo svolta da singoli consiglieri non sia stata fatta dalla Giunta avendo al proprio
interno dipendenti che hanno tali compiti di ufficio, in ogni caso la Giunta ha steso una bozza di delibera che sembrerebbe
scritta sotto suggerimento dei soggetti che oggi gestiscono molti gruppi appartamento.
“In queste ultime settimane ho, infatti, avuto modo di prendere visione di una bozza di una nuova delibera regionale che
prevede che il controllo delle Commissioni di Vigilanza venga effettuato ogni 3 mesi (anziché 6) presso le Comunità protette,
mentre nulla parrebbe dover cambiare per quanto riguarda i gruppi appartamento che rimarrebbero gestiti dai D.S.M senza
l’istituzione di alcune Commissione valutativa.
Dalla delibera, poi, emergerebbe un altro dato curioso: la delibera indica come priorità quella di utilizzare sempre più lo
strumento dei Gruppi Appartamento e, qualora i DSM non fossero in grado di gestirle direttamente, sarebbe preferibile per
gestione la convenzione con Associazioni formate da pazienti, volontari e familiari (guarda il caso!!!).”
Ciò che mi lascia profondamente contrariato e che dietro le dichiarazioni di maggior benessere dei malati psichiatrici vi sarebbe,
in molti casi, un tentativo di speculazione economica che non riguarderebbe singole persone, ma che starebbe per divenire un
sistema affaristico dalle dimensioni impressionanti.
Confido che, dopo la mia denuncia –che non è altro che la partenza di un’indagine molto più approfondita che utilizzerà la
documentazione richiesta e non ancora a mie mani- l’Assessorato alla Sanità in Regione voglia fare le dovute verifiche e voglia
assumere provvedimenti che facciano chiarezza e siano rivolti veramente al benessere o quanto meno alla salute dei malati”,
conclude Vignale.
Inserito da Gian Luca Vignale
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