RELAZIONE_piano casa_Trevignano_2011

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“PIANO CASA”
Relazione illustrativa del Regolamento Applicativo del “NUOVO PIANO CASA”
del Comune di Trevignano e
valutazioni in tema di riduzione dei consumi di energia
ai sensi della L.R. 8 luglio 2011, n. 13
AGRI.TE.CO. S.C.
Ambiente Progetto Territorio
Via C.Mezzacapo, 15 30175 Marghera-
REDATTO
VERIFICATO
APPROVATO
arch. Paola Barbato
dott.urb. Alessandro Calzavara
dott.urb. Alessandro Calzavara
dott. Alessandro Vendramini
INDICE
1
Introduzione ..................................................................................... 3
2
Il “Piano Casa”.................................................................................. 4
3
2.1
Gli interventi per la prima casa di abitazione .......................................................... 6
2.2
Le competenze dei Comuni ................................................................................................. 6
Applicazione del “Piano Casa” nel Comune di Trevignano ................. 8
3.1
Z.T.O. A – centri storici .......................................................................................................... 8
3.2
Edifici isolati di valore storico-testimoniale.............................................................. 9
3.3
Z.T.O. B............................................................................................................................................ 9
3.4
Z.T.O C ............................................................................................................................................. 9
3.5
Z.T.O. D.......................................................................................................................................... 10
3.6
Z.T.O. E .......................................................................................................................................... 10
4 Gli interventi a favore dell’installazione di impianti solari e
fotovoltaici ........................................................................................... 11
5
I sistemi di captazione solare ......................................................... 15
5.1
Sistemi attivi.............................................................................................................................. 15
5.2
Sistemi passivi .......................................................................................................................... 15
5.2.1
5.2.2
5.2.3
Sistemi a guadagno diretto ........................................................................................................... 16
Sistemi a guadagno indiretto........................................................................................................ 17
Sistemi a guadagno misto (diretto-indiretto)......................................................................... 21
6 La riduzione dei consumi di energia in seguito all’applicazione del
“Piano Casa”......................................................................................... 24
6.1
ACS
Riduzione dei consumi per il riscaldamento invernale e produzione di
24
6.2
Riduzione dei consumi di energia elettrica ............................................................. 25
7
Il monitoraggio del “Piano Casa 2009-2011” .................................. 25
8
Indirizzi interpretativi della Regione Veneto ................................... 27
“NUOVO PIANO CASA” 2011-2013
Indice delle Figure
Figura 1: Perimetro del centro storico di Trevignano - Atlante dei Centri storici – Regione Veneto8
Figura 2: Perimetro del centro storico di Falzè - Atlante dei Centri storici – Regione Veneto _____9
Figura 3: Perimetro del centro storico di Musano - Atlante dei Centri storici – Regione Veneto ___9
Figura 4: Integrazione parziale – Moduli fotovoltaici installati su tetti piani e terrazze __________11
Figura 5: Integrazione parziale – Moduli fotovoltaici installati su tetti, facciate e balaustre in
maniera complanare___________________________________________________________________________12
Figura 6: Integrazione parziale - Moduli fotovoltaici installati su elementi di arredo urbano,
barriere acustiche, pensiline, pergole e tettoie in maniera complanare _________________________12
Figura 7: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici sostitutivi di materiali di rivestimento degli
edifici _________________________________________________________________________________________12
Figura 8: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici sostitutivi di materiali di rivestimento degli
edifici _________________________________________________________________________________________13
Figura 9: Integraazione totale - Moduli fotovoltaici integrati in pensiline, pergole e tettoie ______13
Figura 10: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici in sostituzione di superfici trasparenti degli
edifici _________________________________________________________________________________________13
Figura 11: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici integrati in barriere acustiche ______________13
Figura 12: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici integrati in elementi di illuminazione e
strutture pubblicitarie _________________________________________________________________________14
Figura 13: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici integrati ai frangisole _______________________14
Figura 14: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici integrati in balaustre e parapetti____________14
Figura 15: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici integrati nelle finestre ______________________14
Figura 16: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici integrati nelle persiane _____________________14
Figura 17: Moduli fotovoltaici installati come rivestimento o copertura _________________________15
Indice delle Tabelle
Tabella I: Edifici ad uso residenziale nel Comune di Trevignano.................................................................24
Tabella II: Consumi di energia e produzione di CO2 per il comparto residenziale ................................24
Tabella III: Produzione di CO2 per il comparto residenziale del Comune di Trevignano ....................25
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risparmio energetico e di utilizzo di fonti rinnovabili. L’obiettivo è comunque sempre quello di
1
Introduzione
considerare un edificio come un organismo le cui parti siano tutte collegate ed i cui meccanismi
di funzionamento siano tutti connessi per causa ed effetto, cioè edifici che siano legati al
Il Consiglio Regionale del Veneto che nel 2009 aveva approvato Legge Regionale 8 luglio 2009,
n. 14 “Intervento regionale a sostegno del settore edilizio e per favorire l’utilizzo dell’edilizia
sostenibile e modifiche alla Legge Regionale 12 luglio 2007, n. 16 in materia di barriere
architettoniche” una norma a favore e sostegno del settore edilizio attraverso interventi
contesto ambientale, climatico ed urbanistico, che siano immediatamente riconoscibili per forma,
funzione e struttura. Tutto questo può essere definito “progettazione bioclimatica”.
La progettazione bioclimatica si avvale di soluzioni che sono essenzialmente riconducibili a:
-
finalizzati al miglioramento della qualità abitativa per preservare, mantenere, ricostituire e
rivitalizzare il patrimonio edilizio esistente e per favorire l’utilizzo di tecniche costruttive allineate
materiali locali;
-
con i principi della sostenibilità e promuovere l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, con L.R. 8
luglio 2011, n. 13 ha modificato tale norma, prorogando la norma fino al 30/11/2013.
Come nella prima versione della norma, il fine promosso è quello dell’incentivazione di interventi
a sostegno del settore edilizio e per favorire l’utilizzo dell’edilizia sostenibile; in questa ottica è
consentito l’ampliamento di edifici esistenti sia ad uso residenziale che con destinazione d’uso
differente anche in deroga alle previsioni dei regolamenti comunali e degli strumenti urbanistici e
territoriali comunali, provinciali e regionali.
Tuttavia, anche nel Nuovo Piano Casa la legge non esclude né estromette i Comuni dalle
decisioni riguardanti il proprio territorio (art. 9, comma 5), in quanto è facoltà del Comune
definire quali ulteriori limiti porre all’applicazione della legge per quanto riguarda gli edifici non
classificabili come “prima casa di abitazione”.
La grande novità del “Nuovo Piano Casa” riguarda l’inserimento nel testo di legge la possibilità di
realizzare volumi aggiuntivi come serre bioclimatiche o muri di accumulo senza che questi
vengano computati come volumi.
I sistemi di riscaldamento e raffrescamento solari passivi fanno parte della tradizione costruttiva
dei secoli passati: lo studio dell’orientamento dell’edificio, la scelta dei materiali costruttivi, la
disposizione degli ambienti, la scelta dei colori di finitura fanno parte di una cultura passata,
molto spesso dimenticata. Nell’ultimo secolo, e soprattutto negli ultimi anni, la sbagliata
convinzione di avere a disposizione una quantità infinita di energia a basso costo e,
contemporaneamente, il sempre più spinto processo di produzione di materiali edili e di
progettazione di edifici adatti ai climi in cui verranno costruiti, utilizzando le risorse ed i
riduzione delle dispersioni termiche, e massimizzazione degli apporti di calore in regime
invernale;
-
controllo degli stessi in regime estivo;
-
massimizzazione dei processi di trasformazione dell'energia;
-
ricerca di applicazioni impiantistiche che prevedono l'uso di fluidi termovettori a bassa
temperatura, compatibili con le energie rinnovabili: solare ed altre, con terminali utilizzabili
sia per il riscaldamento che il raffrescamento.
A livello compositivo-urbanistico deve quindi essere posta particolare attenzione ai fattori
ambientali inerenti il sito climatico, l'orientamento degli edifici, la direzione dei venti dominanti,
la presenza o meno di possibili ostacoli che possano ridurre l'irraggiamento solare, la presenza di
corsi e bacini d'acqua eccetera.
A livello tipologico-tecnologico va posta particolare cura nella disposizione dei locali (ad esempio
ponendo servizi e vani scale a nord), alle possibilità di sfruttare la ventilazione naturale sia per il
ricambio dell'aria che per il raffrescamento estivo, ma soprattutto si guarda alla possibilità di
inserimento di componenti passivi/attivi riguardo all'uso dell'energia solare. Tra questi sono
ormai da tempo sperimentate le soluzioni di tipo passivo quali le intercapedini ventilate (muro
Trombe) e le serre solari, mentre tra quelle di tipo attivo sono da annoverare i pannelli solari e
più recentemente le celle fotovoltaiche.
Ognuna delle soluzioni suddette presenta vantaggi e svantaggi, talora in termini prestazionali
(serre solari), talora in termini di costo (celle fotovoltaiche), o di condizionamenti alla libertà di
progetto (muro Trombe e pannelli solari).
manufatti architettonici su base industriale e sintetica, ha slegato gli edifici dall’intorno e dalla
tradizione e storia locale, producendo manufatti sempre più anonimi e standardizzati.
Il ritorno alle tecniche costruttive della tradizione pone il progettista di fronte ad una differente
prospettiva: la rivisitazione di concetti antichi attraverso le più moderne conoscenze in termini di
“NUOVO PIANO CASA” 2011-2013
Al fine di incentivare tali interventi è consentito l’ampliamento di edifici esistenti sia ad uso
residenziale che con destinazione d’uso differente anche in deroga alle previsioni dei regolamenti
comunali e degli strumenti urbanistici e territoriali comunali, provinciali e regionali.
pagina 3 di 28
2
adeguati agli attuali standard qualitativi, architettonici, energetici, tecnologici e di
Il “Piano Casa”
sicurezza (art. 3, comma 2);
La legge di attuazione del “Piano Casa”, promosso a livello nazionale, è volta al sostegno
6. aumento nei limiti del 40% della superficie coperta demolita nel caso di demolizione e
dell’intero settore edilizio, sia residenziale che con destinazione d’uso differente, al fine di
ricostruzione di edifici ad uso diverso dal residenziale realizzati anteriormente al 1989 che
riqualificare l’intero patrimonio edilizio esistente.
necessitano di essere adeguati agli attuali standard qualitativi, architettonici, energetici,
Già nel titolo della norma viene espressa la volontà di promuovere le tecniche di bioedilizia e
tecnologici e di sicurezza (art. 3, comma 2);
l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile.
7. la percentuale del 40% di cui ai punti 5 e 6 può essere elevata al 50% nel caso in cui gli
Pertanto si possono così individuare le tre tematiche che il legislatore ha voluto normare:
interventi
previsti
comportino
una
ricomposizione
planivolumetrica
con
forme
a) agevolare l’ampliamento degli edifici esistenti
architettoniche diverse da quelle esistenti comportanti la modifica dell’area di sedime
b) agevolare la demolizione e ricostruzione degli edifici esistenti
nonché delle sagome degli edifici originari e sia oggetto di un piano attuativo ai sensi della
c) agevolare la costruzione di pensiline e tettoie su edifici esistenti finalizzate all’installazione
L.R. 23 aprile 2004, n.11 “Norme per il governo del territorio” e successive modificazioni
di impianti solari e fotovoltaici
(art. 3, comma 3);
L’agevolazione consiste nell’attribuire ai privati il potere di realizzare gli interventi edilizi indicati
8. nei limiti dell’ampliamento non vanno calcolati i volumi scomputabili ai sensi della
anche quando ciò non sarebbe consentito dai piani urbanistici e territoriali, siano essi comunali
normativa vigente;
provinciali o regionali, e/o dai regolamenti comunali. È possibile, pertanto, per il privato, andare
9. non concorrono a formare cubatura sulle abitazioni esistenti: a) i sistemi di captazione
in deroga a divieti e limiti fissati dagli strumenti urbanistici, per le finalità di cui ai punti
delle radiazioni solari addossati o integrati negli edifici, quali serre bioclimatiche, pareti ad
precedenti. La deroga è relativa sia alla capacità edificatoria che ad altri limiti, quali altezze e
accumulo e muri collettori, atti allo sfruttamento passivo dell’energia solare se computati
distanze.
nel calcolo di progetto degli impianti termomeccanici; b) le pensiline e le tettoie finalizzate
Gli articoli 2 e 3 della L.R. 14/2009 prevedono i seguenti interventi edilizi a favore degli
all’installazione di impianti solari e fotovoltaici, così come definiti dalla normativa statale,
edifici esistenti ad uso residenziale e differente dal residenziale e per favorire il rinnovamento
di tipo integrato o parzialmente integrato, con potenza non superiore a 6 kWp.
del patrimonio edilizio esistente:
1. ampliamento nei limiti del 20% del volume per edifici esistenti ad uso residenziale (art.2,
comma 1);
La legge, inoltre, si esprime a favore della riqualificazione degli insediamenti turistici e
ricettivi, per gli interventi che, ai sensi dell’art.4 della L.R. 14/2009, sono i seguenti:
2. ampliamento nei limiti del 20% della superficie coperta per edifici esistenti ad uso diverso
dal residenziale (art.2, comma 1);
1. ampliamento fino al 20% delle attrezzature all’aperto di cui all’allegato S/4 lettera b) e
3. ulteriore ampliamento del 10% per gli edifici di cui ai punti 1 e 2 nel caso di utilizzo di
lettera d) numeri 1) e 2) della L.R. 4 novembre 2002, n.33 “Testo unico delle leggi
regionali in materia di turismo”1 anche se ricadenti in area demaniale.
tecnologie che prevedano l’uso di fonti di energia rinnovabile con una potenza non
inferiore a 3 Kwh, anche se già installati (art. 2, comma 5);
4. ulteriore ampliamento del 15% rispetto a quanto concesso dal comma 1 dell’art. 2
qualora vi sia una contestuale riqualificazione energetica dell’intero edificio già esistente
che porti l’intero volume alla corrispondente classe energetica B;
5. aumento nei limiti del 40% del volume demolito nel caso di demolizione e ricostruzione di
edifici ad uso residenziale realizzati anteriormente al 1989 che necessitano di essere
“NUOVO PIANO CASA” 2011-2013
1
Si riportano di seguito le tipologie di insediamento sul demanio marittimo interessate dalla riqualificazione
Allegato S/4 - Allegato sul demanio marittimo a finalità turistica
Tipologie di insediamento sul demanio marittimo
Vengono elencate le tipologie d'insediamento sulla base di quanto previsto dall'articolo 1 del decreto legge 5 ottobre 1993,
n. 400 convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 4 dicembre 1993 n. 494, riconducibili alle
seguenti aggregazioni di tipologie maggiormente presenti nel territorio veneto:
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2. nel caso di investimenti da parte del concessionario, le concessioni demaniali marittime si
accreditata sembra essere quella che prevede che, qualora la forma di tutela non
intendono prorogate per la durata massima prevista dalle vigenti normative nazionali e
impedisca completamente gli interventi indicati dalla norma, sia possibile derogare ai
regionali.
limiti più restrittivi eventualmente vigenti.
d) Edifici ricadenti in aree di in edificabilità assoluta ai sensi dell’art. 33 della Legge 28
Con l’art. 9 il legislatore stabilisce i limiti di applicabilità della norma, individuando i seguenti casi
febbraio 1985, n.47 “Norme in materia di controllo dell’attività urbanistico-edilizia,
in cui gli interventi previsti dagli articoli 2, 3 e 4 non trovano applicazione:
sanzioni, recupero e sanatoria delle opere edilizie”, o di quelle dichiarate inedificabili per
a) edifici ricadenti all’interno dei centri storici ai sensi del D.M. 2 aprile 1968, n.1444 “Limiti
sentenza o provvedimento amministrativo (quali per esempio i vincoli preordinati
inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e rapporti massimi tra
all’esproprio. I vincoli di tipo paesistico introdotti dal Comuni, i vincoli derivanti
spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle
dall’applicazione delle leggi speciali sugli incendi dolosi).
attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini della formazione dei
e) Edifici anche parzialmente abusivi soggetti all’obbligo della demolizione. Tale esclusione
nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi dell’art. 17 della
favorisce la demolizione di volumetrie abusive al fine di poter usufruire del bonus
legge
volumetrico concesso dal Piano Casa, che altrimenti non sarebbe utilizzabile nemmeno
agosto 1967, n. 765”, salvo che per gli edifici che risultino privi di grado di
protezione,
ovvero
con
grado
di
protezione
di
demolizione
e
ricostruzione,
di
ristrutturazione o sostituzione edilizia, di ricomposizione volumetrica o urbanistica, anche
per sanare l’abuso.
f)
se soggetti a piano urbanistico attuativo;
Edifici aventi destinazione commerciale qualora siano volti ad eludere o derogare le
disposizioni regionali in materia di programmazione, insediamento ed apertura in materia
b) Edifici vincolati ai sensi della parte seconda del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n.42 “Codice dei
di programmazione, insediamento ed apertura di grandi strutture di vendita, centri
beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’art. 10 della L. 6 luglio 2002, n.137” e
commerciali e parchi commerciali. Il fine della norma è quello di evitare elusioni della
successive modificazioni. Si tratta essenzialmente di edifici assoggettati a vincolo
programmazione regionale dell’insediamento di attività commerciali ai sensi della L.R. 13
monumentale.
agosto 2004 n. 15 “Norme di programmazione per l’insediamento di attività commerciali
c) Edifici oggetto di specifiche norme di tutela da parte degli strumenti urbanistici e
nel Veneto”.
territoriali che non consentono gli interventi edilizi previsti dagli articoli 2 e 3. Tale
g) Edifici ricadenti in aree dichiarate ad alta pericolosità idraulica e nelle quali non è
prescrizione appare in contrasto con le indicazioni contenute all’art. 1, comma 2 ai sensi
consentita l’edificazione ai sensi del D.Lgs. 3 aprile 2006, n.152 “Norme in materia
del quale “Le disposizioni di cui alla presente legge si applicano anche agli edifici soggetti
ambientale” e successive modificazioni. In realtà il decreto parla di aree ad elevato rischio
a specifiche forme di tutela a condizione che possano essere autorizzati ai sensi della
idrogeologico, nelle quali è fatto assoluto divieto di edificazione; nelle aree, invece, che
normativa statale, regionale o degli strumenti urbanistici e territoriali”.Tuttavia, in
pur essendo a rischio idrogeologico e nelle quali non è prevista l’inedificabilità, è possibile
entrambi i casi, vengono salvaguardati i vincoli relativi all’edificio e quelli relativi all’area
usufruire delle agevolazioni previste dal Piano Casa previo assenso della competente
in cui l’edificio ricade che condizionano l’attività edilizia. Pertanto l’interpretazione più
autorità preposta alla tutela.
…omissis…
b) stabilimento balneare con strutture fisse;
…omissis…
d) infrastrutture private:
1) campeggi;
2) impianti sportivi e ricreativi;
“NUOVO PIANO CASA” 2011-2013
Sono previste inoltre alcune altre limitazioni:
−
l’ampliamento deve essere realizzato in aderenza rispetto al fabbricato esistente o
utilizzando un corpo edilizio contiguo già esistente; nel caso in cui non sia possibile
oppure comprometta l’armonia estetica del fabbricato esistente, può essere autorizzata la
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−
costruzione di un corpo edilizio separato, di carattere accessorio e pertinenziale (art. 2,
gli ampliamenti sono consentiti esclusivamente su aree che abbiano una destinazione
compatibile con quella d’uso dell’edificio da ampliare (art. 9, comma 2).
comma 2);
−
l’ampliamento di cui ai punti 1 e 2 è comprensivo dell’eventuale recupero dei sottotetti
esistenti al 31 marzo 2009 aventi le caratteristiche di cui all’art.2, comma 1, lettere a) e
2
−
Altra novità del Nuovo Piano Casa è la possibilità di cambiare la destinazione d’uso dell’immobile,
b) della L.R. 6 aprile 1999, n.12 “Recupero dei sottotetti esistenti a fini abitativi” (art.2,
purchè la nuova destinazione sia consentita dalla disciplina edilizia di zona. Nel caso in cui gli
comma 3)
interventi riguardino edifici situati in zona impropria, purchè diversa dalla zona agricola, la
la percentuale di cui ai punti 4 e 5 è concessa purchè gli edifici siano situati in zona
destinazione d’uso degli edifici può essere modificata limitatamente all’indice massimo di
propria e solo qualora vengano utilizzate per la ricostruzione le tecniche costruttive di cui
edificabilità previsto dalla disciplina di zona incrementato del bonus costruttivo previsto dalla
alla L.R. 9 marzo 2007, n.4 “Iniziative ed interventi regionali a favore dell’edilizia
legge.
sostenibile” (art.3, comma 2);
−
la percentuale di ampliamento di cui ai punti 4 e 5 viene graduata in funzione della qualità
Benché la norma all’art.2 faccia esplicito riferimento agli edifici esistenti, ai sensi dell’art.8
ambientale ed energetica dell’intervento secondo le linee guida di cui all’art. 2 della L.R.
comma 7 della L.R. 13/2011 i benefici vengono estesi ai “fabbricati il cui progetto o richiesta di
n.4/2007 così come integrate dall’Allegato A alla Dgr. n.2499 del 4/8/2009 “Integrazione
titolo edilizio siano stati presentati entro il 31 maggio 2011”.
alle linee guida in materia di edilizia sostenibile ai sensi dell’art.2, comma 2 della L.R. 9
marzo 2007, n.4 (DGR 7 luglio 2009, n.2063). Incentivi urbanistici ed edilizi ai sensi
dell’art.3, commi 2 e 3 della L.R. 8 luglio 2009, n.14)”(art. 3, comma2);
−
−
2.1
Gli interventi per la prima casa di abitazione
nel caso di edifici composti da più unità immobiliari, l’ampliamento può essere realizzato
Tutti gli interventi di cui agli articoli 2 e 3 che riguardino la “prima casa di abitazione” sono
anche separatamente per ciascuna di esse, compatibilmente con le leggi che disciplinano
possibili “fin dall’entrata in vigore della presente legge”. Per prima casa di abitazione è da
il condominio negli edifici (art.2, comma 4);
intendersi come prima opportunità di insediamento (abitazione civile) nel territorio comunale su
nel caso di edifici a schiera l’ampliamento è ammesso qualora venga realizzato in maniera
un bene di proprietà nel quale i proprietari o gli aventi diritto si obblighino a stabilire la residenza
uniforme con le stesse modalità su tutte le case appartenenti alla schiera (art.2, comma
ed a mantenerla per almeno i ventiquattro mesi successivi al rilascio del certificato di agibilità.
4);
2.2
Le competenze dei Comuni
Ai sensi dell’art. 8, comma 4 i comuni entro il 30 novembre 2011 deliberano, sulla base di
2
Legge regionale 6 aprile 1999, n.12 “Recupero dei sottotetti esistenti a fini abitativi”
Art. 2 - Limiti di applicazione.
1. Il regolamento edilizio comunale determina le condizioni e i limiti per il recupero a fini abitativi dei sottotetti esistenti
alla data del 31 dicembre 1998, fermo restando il rispetto dei seguenti parametri:
a) l’altezza utile media di 2,40 metri per i locali adibiti ad abitazione, 2,20 metri per i Comuni inseriti negli ambiti delle
Comunità montane ai sensi delle leggi regionali vigenti e di 2,20 metri per i locali adibiti a servizi, quali corridoi,
disimpegni, ripostigli e bagni. L’altezza utile media sarà calcolata dividendo il volume utile della parte del sottotetto la cui
altezza superi 1,80 metri ridotto a 1,60 metri per i comuni montani, per la relativa superficie utile;
b) il rapporto illuminante, se in falda, deve essere pari o superiore a 1/16.
2. Gli interventi edilizi per il recupero a fini abitativi dei sottotetti devono avvenire senza alcuna modificazione delle
altezze di colmo e di gronda nonché delle linee di pendenza delle falde. Il regolamento edilizio determina le tipologie di
aperture nelle falde e ogni altra condizione al fine di rispettare gli aspetti paesistici, monumentali e ambientali dell’edificio
sul quale si intende intervenire.
“NUOVO PIANO CASA” 2011-2013
specifiche valutazioni di carattere urbanistico, edilizio, paesaggistico ed ambientale, se o con
quali ulteriori limiti e modalità applicare la normativa di cui agli articoli 2,3, e 4 della L.R.
14/2009 così come modificata dalla L.R. 13/2011.
Per assurdo, è pertanto data facoltà ai Comuni di disattendere totalmente le previsioni del
legislatore, escludendo l’intero territorio comunale dall’applicazione della norma, che comunque
deve essere applicata per la “prima casa d’abitazione”.
Entro il 30 novembre 2011 i Comuni devono esprimersi rispetto alle ulteriori limitazioni che
intendono introdurre all’interno del loro territorio di competenza. Trascorso inutilmente il termine
la legge trova applicazione per l’intero territorio comunale.
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Le limitazioni introdotte dai Comuni possono essere sia di tipo territoriale, ovvero escludenti
In linea di massima, per gli edifici differenti dalla prima casa d’abitazione, il potere comunale è
alcune porzioni di territorio (es. Z.T.O., delimitazione del centro storico) o di tipo puntuale (es.
ampiamente discrezionale e può tener conto anche di specifiche situazioni con valutazioni
esplicitazione dei gradi di protezione compatibili con gli interventi ammessi dalla legge).
puntuali. Tuttavia questa discrezionalità è volta unicamente ad una restrizione del campo di
Anche la percentuale dell’ampliamento può essere modificata dalla deliberazione del Consiglio
applicazione della norma, nel senso che non è possibile consentire più di quello che è indicato
Comunale, che ha facoltà di ridurla o di porre un limite alla volumetria complessiva o all’indice di
dalla legge, mentre è possibile non concederlo o concederlo in parte o con altri tipi di limitazioni
edificabilità.
e/o fissando particolari modalità.
Ai sensi dell’art. 7, comma 1 “il contributo di costruzione, solitamente corrisposto al Comune, è
ridotto del 60% per gli interventi in oggetto nell’ipotesi di edificio o unità immobiliari destinati a
prima abitazione del proprietario o dell’avente titolo”; ai sensi dell’art. 4 comma 1 della L.R.
13/2011 viene sancito che “In deroga al comma 1 dell’art. 7 della L.R. 14/2009, per gli interventi
di cui agli articoli 2 e 3 che utilizzano fonti di energia rinnovabile con una potenza inferiore a 3
kwh, il contributo di costruzione: a) non è dovuto per gli edifici destinati a prima abitazione del
proprietario o avente titolo; b) può essere ridotto dal comune nella misura del 50% per gli edifici
adibiti ad uso diverso da quello di cui alla lettera a)”
Nel caso in cui gli interventi previsti dal Piano Casa vengano realizzati al fine di rendere fruibili
edifici adibiti ad abitazione di soggetti riconosciuti invalidi dalla commissione competente, il costo
di costruzione da corrispondere al comune è ridotto del 100% sulla base dei criteri definiti dalla
Giunta Regionale ai sensi dell’art. 10, comma 2 della L.R. 12 luglio 2007, n.16 “Disposizioni
generali in materia di eliminazione delle barriere architettoniche”così come modificato dall’art. 9
della L.R. 13/2011.
L’art. 8 prevede che i Comuni istituiscano ed aggiornino, a fini conoscitivi, un elenco degli
ampliamenti autorizzati ai sensi del Piano Casa.
La norma fissa un limite massimo della percentuale di ampliamento (“nei limiti del 20 per
cento”): tranne che per la “prima casa d’abitazione”, i Comuni possono ridurre tale percentuale,
fino ad azzerarla, col provvedimento di cui all’art. 9, comma 5.
La percentuale va calcolata esclusivamente sull’esistente: l’unica eccezione è rappresentata dalla
previsione di cui all’art. 9, comma 6 (prima casa di abitazione in zona agricola). Ciò significa che,
se l’edificio già dispone di una possibilità di incremento in via ordinaria, in applicazione degli
strumenti urbanistici, potrà essere ampliato cumulando la potenzialità incrementale ordinaria a
quella straordinaria prevista dalla legge, ma sempre mantenendo quest’ultima nei limiti del 20%
dell’esistente, cioè senza possibilità di calcolare il 20% “straordinario” sul volume o sulla
superficie coperta dell’edificio come ampliabile in via ordinaria.
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3
Applicazione del “Piano Casa” nel Comune di Trevignano
Il comune di Trevignano, ai sensi dell’art. 9, comma 5, delibera, entro il 30 ottobre 2009, quali
ulteriori limiti e modalità applicare la legge regionale. La proposta prevede l’individuazione delle
Z.T.O. in cui è applicabile la norma.
3.1
Z.T.O. A – centri storici
Nel comune di Trevignano oltre ai perimetri delle Z.T.O. A vengono individuati anche i perimetri
dell’”Atlante dei centri storici” redatto dalla Regione Veneto ai sensi della L.R. 31.05.1980, n. 80
e pubblicati negli anni 80 con riferimento a ciascuna delle Province del Veneto.
Essi documentano e descrivono, mediante apposite cartografie, la perimetrazione dei centri
storici dei Comuni della Regione, costituendo strumento utile ad orientare le scelte di politica
territoriale delle Amministrazioni interessate. Nell’Atlante Regionale dei centri storici vengono
individuati il centro storico di Trevignano, di Falzè e di Musano. Il centro storico di Signoressa,
invece, non viene perimetrato data la modesta entità delle permanenze storiche.
Ai fini dell’applicazione del “Piano Casa” all’interno dei “centri Storici” è possibile intervenire
secondo le modalità descritte dall’art. 9 della L.R. 14/2009 così come modificato dall’art. 6 della
L.R. 13/2011. La norma infatti esclude gli edifici con grado di protezione che permetta già la
demolizione e la ricostruzione o la ricomposizione urbanistica. Devono comune essere fatti salvi i
limiti massimi previsti dall’art. 8 del D.M. 1444/1968.
La proposta normativa fatta in applicazione della L.R. 13/2011 prevede che per gli edifici con
grado di protezione da 1 a 3 non sia possibile accedere agli incentivi volumetrici previsti.
Figura 1: Perimetro del centro storico di Trevignano - Atlante dei Centri storici – Regione Veneto
Per gli edifici con grado di protezione 4 è possibile l’intervento di demolizione e ricostruzione
fermo restando il mantenimento delle prescrizioni di cui all’art. 19 delle N.T.A., ovvero la
conservazione ed il ripristino degli eventuali elementi esterni pregevoli, ancorché alterati o
compromessi.
Per quanto riguarda gli edifici vincolati ai sensi della Parte II del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n.42
“Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’art. 10 della L. 6 luglio 2006, n.137” e
successive modificazioni, sono consentiti gli interventi di cui alla L.R. 14/2009 previo assenso
dell’organo statale competente (art. 1, comma 2, L.R. 14/2009).
Per completezza si riportano gli estratti dell’Atlante dei Centri Storici relativi alle aree in esame.
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protezione. Gli articoli 15-16-17-18-19-20-21-22-23 stabiliscono le modalità di recupero delle
volumetrie classificate come edifici isolati di valore storico-testimoniale.
La proposta normativa fatta in applicazione della L.R. 14/2009 prevede che per gli edifici con
grado di protezione da 1 a 3 non sia possibile accedere agli incentivi volumetrici previsti.
Per gli edifici con grado di protezione 4 è possibile l’intervento di demolizione e ricostruzione
fermo restando il mantenimento delle prescrizioni di cui all’art. 19 delle N.T.A., ovvero la
conservazione ed il ripristino degli eventuali elementi esterni pregevoli, ancorché alterati o
compromessi.
Per quanto riguarda gli edifici vincolati ai sensi della Parte II del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n.42
“Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’art. 10 della L. 6 luglio 2006, n.137” e
successive modificazioni, sono consentiti gli interventi di cui alla L.R. 14/2009 previo assenso
Figura 2: Perimetro del centro storico di Falzè - Atlante dei Centri storici – Regione Veneto
dell’organo statale competente (art. 1, comma 2, L.R. 14/2009).
3.3
Z.T.O. B
Le Z.T.O B sono parti del territorio totalmente o parzialmente edificate, di elevata densità
edilizia, da integrare con opportuni completamenti edilizi ed infrastrutturali (art. 24 delle N.T.A.
vigenti). Nelle Z.T.O. B la destinazione è prevalentemente residenziale. In questi ambiti il
comune di Trevignano consente l’applicazione della L.R. 14/2009 nel rispetto delle distanze da
confini, tra edifici e dalla viabilità, nonché nel rispetto delle tipologie e delle destinazioni d’uso
previste nelle N.T.A. vigenti.
3.4
Z.T.O C
Le Z.T.O. C, così come definite agli artt. 25-26 delle N.T.A. vigenti sono suddivise in Z.T.O. C1 e
Figura 3: Perimetro del centro storico di Musano - Atlante dei Centri storici – Regione Veneto
C2, le prime sono parti del territorio completamente o parzialmente edificate a destinazione
prevalentemente residenziale da integrare con opportuni interventi edilizi ed urbanizzativi; le
seconde invece sono parti di territorio caratterizzate da recente e parziale edificazione o quelle
destinate alla nuova espansione residenziale.
In tali ambiti il comune di Trevignano consente l’applicazione della L.R. 14/2009 nel rispetto delle
3.2
Edifici isolati di valore storico-testimoniale
Le N.T.A del P.R.G. del comune di Trevignano individuano gli interventi previsti per gli edifici
distanze da confini, tra edifici e dalla viabilità, nonché nel rispetto delle tipologie e delle
destinazioni d’uso previste nelle N.T.A. vigenti.
isolati di valore storico-testimoniale. Tali edifici sono stati classificati con differenti gradi di
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3.5
Z.T.O. D
−
zone E2 di pregio ambientale: le zone agricole aventi le medesime caratteristiche delle
Le parti del territorio destinate a scopi produttivi di tipo secondario e terziario sono definite nel
precedenti ricadenti in luoghi di particolare pregio ambientale ovvero necessitanti di
P.R.G. del comune di Trevignano come Z.T.O. D1, D2, D3, D4, D5 agli artt. 27, 28, 29, 29-bis,
peculiari tutele morfologico-paesaggistiche;
30, 31, 32.
−
zone E3: zone agricole caratterizzate da un elevato frazionamento fondiario;
Il Piano Regolatore Generale, nei suoi elaborati grafici, indica e delimita la loro articolazione in:
−
zone E4: aree caratterizzate dalla presenza di preesistenze insediative e utilizzabili per
l'organizzazione di centri rurali;
−
Zone D1: destinate ad insediamenti industriali e artigianali di produzione;
−
Zone D2: destinate ad insediamenti commerciali, artigianali di servizio, direzionali;
All'interno delle zone agricole il P.R.G. individua inoltre, gli edifici singoli, le corti, i colmelli e le
−
Zone D3: destinate a strutture ricettive ed alberghiere;
aggregazioni edilizie rurali di antica origine, ai sensi dell'articolo 10 della Legge Regionale 5
−
Zone D4: destinate ad impianti agroindustriali;
marzo 1985, n° 24 e li sottopone alla medesima disciplina dei "manufatti edilizi di valore
−
Zone D5: con destinazione mista di insediamenti produttivi tipici della z.t.o. D1 e di
testimoniale" ai sensi dell’articolo 15.
insediamenti produttivi tipici della z.t.o. D2;
Ai sensi e per gli effetti della L.R. 14/2009, per gli edifici ad uso residenziale nelle Z.T.O. E sono
Nelle Z.T.O. D1, D2, D4, D5 sono consentiti gli interventi previsti dalla L.R. 14/2009 fino al
consentiti gli interventi a sostegno del settore edilizio e per favorire l’utilizzo dell’edilizia
raggiungimento di un rapporto di copertura fondiario Cf max = 60%, nel rispetto delle distanze
sostenibile; sono invece esplicitamente esclusi gli ampliamenti degli annessi rustici e di altri
da confini, tra edifici e dalla viabilità, nonché nel rispetto delle altezze massime, delle tipologie e
edifici funzionali alla produzione primaria (stalle, fienili, etc).
delle destinazioni d’uso previste nelle N.T.A. vigenti.
Se l’edificio prima casa dispone già di una potenzialità di incremento di volume in via ordinaria,
Nelle Z.T.O D3, ovvero nelle zone destinate a strutture ricettive ed alberghiere, è esclusa
in applicazione degli strumenti urbanistici, potrà comunque essere ampliato sommando la
l’applicabilità della L.R. 14/2009.
potenzialità incrementale ordinaria a quella straordinaria. Per le abitazioni diverse da prima casa
Il P.R.G. definisce, inoltre, gli impianti produttivi singoli, ubicati nel territorio comunale,
o per edifici con diversa destinazione d’uso il calcolo del volume incrementale verrà fatto solo sul
esternamente alle zone territoriali omogenee di tipo D (art. 33 delle N.T.A.) e gli insediamenti
volume esistente.
produttivi oggetto di applicazione della L.R. 5 marzo 1987, n. 11 (art. 34 delle N.T.A.).
Negli insediamenti produttivi singoli in zona territoriale omogenea impropria, per le attività da
bloccare o trasferire, è esclusa l’applicabilità della L.R. 14/2009.
È esclusa l’applicabilità della norma anche per tutti gli insediamenti produttivi oggetto di
applicazione della L.R. 11/1987.
Dai benefici di legge vengono escluse le Z.T.O. D1/6 e D2/39, trattate già in modo differente dal
P.R.G. vigente per via delle loro peculiarità, per cui si ritiene opportuno ribadire le scelte
compiute in sede di Piano Regolatore Generale.
3.6
Z.T.O. E
Le Z.T.O. E sono le parti del territorio comunale destinate prevalentemente alle attività di tipo
primario, normate all’art. 35 delle N.T.A. vigenti.
Il Piano Regolatore Generale, nei suoi elaborati grafici indica e delimita la loro articolazione in:
−
zone E2: le zone di primaria importanza per la funzione agricolo-produttiva;
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4
Gli interventi a favore dell’installazione di impianti solari e
fotovoltaici
La L.R. 14/2009, oltre a promuovere misure per il sostegno del settore edilizio, favorisce l’utilizzo
dell’edilizia sostenibile e delle fonti di energia rinnovabile.
Già l’art. 2 della norma al comma 5 ipotizza una percentuale di incremento del bonus volumetrico
−
eventuali serbatoi di impianti solari termici, se non integrati sulla copertura della
pensilina o tettoia, non possono trovare posto sulla struttura e devono essere
diversamente ricoverati;
−
la superficie di pensilina o tettoia non computabile ai fini del conteggio volumetrico
corrisponde a quella impegnata dall’impianto.
nel caso di utilizzo di tecnologie che prevedano l’uso di fonti di energia rinnovabilie con una
potenza non inferiore a 3 kWh.
È, tuttavia, l’art. 5 intitolato “Interventi per favorire l’installazione di impianti solari e
fotovoltaici”, che definisce in modo più specifico le agevolazioni legate all’utilizzo di fonti di
energia rinnovabili.
Ai sensi del D.M. 19.02.07, si riportano le tipologie di interventi valide ai fini del riconoscimento
Infatti, ai sensi del comma 1 dell’art. 3 della L.R. 14/2009, si stabilisce che le pensiline e le
della parziale o totale integrazione architettonica (art. 2, comma 1, lettera B2 e B3) e valide per
tettoie realizzate su abitazioni esistenti alla data di entrata in vigore della norma (ovvero dall’11
l’applicazione degli incentivi di cui alla L.R. 14/2009. per una descrizione più esaustiva si rimanda
luglio 2009), finalizzate all’installazione di impianti solari e fotovoltaici di tipo integrato o
comunque alla
parzialmente integrato, così come definiti dalla normativa statale, con potenza non superiore a 6
architettonica del fotovoltaico” pubblicata da GSE Gestore Servizi Elettrici.
“Guida
agli
interventi
validi
ai
fini
del
riconoscimento dell’integrazione
kWp.
Ai sensi del comma 2 del medesimo articolo le pensiline e le tettoie sono realizzabili anche in
zona agricola e sono sottoposte a denuncia di inizio attività.
Con D.G.R. n. 2508 del 4 agosto 2009 la Giunta Regionale ha stabilito le caratteristiche
tipologiche e dimensionali delle pensiline e delle tettoie costruite ai fine dell’installazione di
ALLEGATO 2
Tipologia specifica 1: Moduli fotovoltaici installati su tetti piani e terrazze di edifici e fabbricati.
Qualora sia presente una balaustra perimetrale, la quota massima, riferita all'asse mediano dei
moduli fotovoltaici, deve risultare non superiore all'altezza minima della stessa balaustra.
impianti per la produzione di energia.
Le caratteristiche descritte nell’Allegato A alla D.G.R. 2508/2009 sono le seguenti:
−
gli effetti della L.R. 14/2009 si applicano a pensiline e tettoie sporgenti da edifici
destinati ad abitazione, ad esclusione delle loro pertinenze, costruite al fine di ospitare o
sorreggere un impianto solare e/o fotovoltaico;
−
le pensiline e le tettoie, realizzate a sbalzo o in appoggio, dovranno comunque essere
mantenute aperte verso l’esterno;
−
pensiline e tettoie non possono avere altezza media, calcolata all’intradosso della
copertura, maggiore di 3,5 ml dal piano campagna ovvero 2,5 ml dal piano pavimento
sul quale vengono realizzate;
−
l’impianto solare termico o fotovoltaico deve essere integrato o parzialmente integrato ai
sensi degli allegati 2 e 3 del DM 19.02.07;
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Figura 4: Integrazione parziale – Moduli fotovoltaici installati su tetti piani e terrazze
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Tipologia specifica 2: Moduli fotovoltaici installati su tetti, coperture, facciate, balaustre o
parapetti di edifici e fabbricati in modo complanare alla superficie di appoggio senza la
sostituzione dei materiali che costituiscono le superfici d'appoggio stesse.
Figura 6: Integrazione parziale - Moduli fotovoltaici installati su elementi di arredo urbano, barriere acustiche, pensiline,
pergole e tettoie in maniera complanare
ALLEGATO 3
Tipologia specifica 1: Sostituzione dei materiali di rivestimento di tetti, coperture, facciate di
edifici e fabbricati con moduli fotovoltaici aventi la medesima inclinazione e funzionalità
architettonica della superficie rivestita.
Figura 5: Integrazione parziale – Moduli fotovoltaici installati su tetti, facciate e balaustre in maniera complanare
Tipologia specifica 3: Moduli fotovoltaici installati su elementi di arredo urbano, barriere
acustiche, pensiline, pergole e tettoie in modo complanare alla superficie di appoggio senza la
sostituzione dei materiali che costituiscono le superfici d'appoggio stesse.
Figura 7: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici sostitutivi di materiali di rivestimento degli edifici
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Figura 8: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici sostitutivi di materiali di rivestimento degli edifici
Figura 10: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici in sostituzione di superfici trasparenti degli edifici
Tipologia specifica 2: Pensiline, pergole e tettoie in cui la struttura di copertura sia costituita dai
Tipologia specifica 4: Barriere acustiche in cui parte dei pannelli fonoassorbenti siano sostituiti da
moduli fotovoltaici e dai relativi sistemi di supporto.
moduli fotovoltaici.
Figura 9: Integraazione totale - Moduli fotovoltaici integrati in pensiline, pergole e tettoie
Tipologia specifica 3: Porzioni della copertura di edifici in cui i moduli fotovoltaici sostituiscano il
materiale trasparente o semitrasparente atto a permettere l'illuminamento naturale di uno o più
vani interni.
Figura 11: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici integrati in barriere acustiche
Tipologia specifica 5: Elementi di illuminazione in cui la superficie esposta alla radiazione solare
degli elementi riflettenti sia costituita da moduli fotovoltaici.
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Tipologia specifica 8: Finestre in cui i moduli fotovoltaici sostituiscano o integrino le superfici
vetrate delle finestre stesse.
Figura 12: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici integrati in elementi di illuminazione e strutture pubblicitarie
Tipologia specifica 6: Frangisole i cui elementi strutturali siano costituiti dai moduli fotovoltaici e
dai relativi sistemi di supporto.
Figura 15: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici integrati nelle finestre
Tipologia specifica 9: Persiane in cui i moduli fotovoltaici costituiscano gli elementi strutturali
delle persiane.
Figura 13: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici integrati ai frangisole
Tipologia specifica 7: Balaustre e parapetti in cui i moduli fotovoltaici sostituiscano gli elementi di
rivestimento e copertura.
Figura 16: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici integrati nelle persiane
Tipologia specifica 10: Qualsiasi superficie descritta nelle tipologie precedenti sulla quale i moduli
fotovoltaici costituiscano rivestimento o copertura aderente alla superficie stessa.
Figura 14: Integrazione totale - Moduli fotovoltaici integrati in balaustre e parapetti
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5
I sistemi di captazione solare
I sistemi di captazione solare si suddividono secondo quanto espresso in tabella seguente:
SISTEMI ATTIVI
SISTEMI PASSIVI
captazione, accumulo e trasporto
captazione, accumulo e trasporto
dell'energia solare,
dell'energia solare, tramite:
tramite:
* collettori
* conduzione
* accumulatori
* convezione
* sistemi di distribuzione e/o utilizzatori
* irraggiamento dell'edificio stesso
separati
Figura 17: Moduli fotovoltaici installati come rivestimento o copertura
5.1
Sistemi attivi
I sistemi solari attivi vengono elencati nella tabella seguente:
SISTEMI
PANNELLI SOLARI
UTILIZZAZIONE
FINALITÀ
* singoli edifici o alloggi
Produzione di acqua calda per
* complessi edilizi
uso sanitario o riscaldamento
CELLE FOTOVOLTAICHE
* singoli edifici o alloggi
Produzione di Corrente elettrica
CENTRALI SOLARI
* per numerosi utenti
Produzione di Corrente elettrica
5.2
Sistemi passivi
I sistemi solari passivi elencati nella tabella seguente si suddividono in sistemi a guadagno
diretto, a guadagno indiretto e sistemi misti.
A GUADAGNO DIRETTO
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A GUADAGNO INDIRETTO
MISTO
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Sfruttamento del calore solare
Sfruttamento del calore
Sfruttamento del calore solare
accumulato grazie all'inerzia
solare accumulato da una
accumulato da pareti,
termica naturale delle pareti e
massa ad alta inerzia termica
pavimento e soffitto
del soffitto e del pavimento
posta tra il sole e l'ambiente
dell'ambiente e di una massa
dell'ambiente.
da riscaldare.
ad alta inerzia termica.
SISTEMI:
SISTEMI:
MURI RADIANTI
PARETE DI TROMBE
SERRE
MURI SOLARI AD ACQUA
ROOF POND
SISTEMI:
CRITERI DI PROGETTAZIONE:
5.2.1 Sistemi a guadagno diretto
•
Il Sistema a guadagno diretto è il più semplice ed è costituito da:
un edificio ben isolato con ampie finestre rivolte a sud. Le finestre permettono la
nei climi freddi con temperatura media invernale da –7 a 0°C occorrono da 0,19 a 0,38
m2 di superficie vetrata per ogni m2 di superficie abitata ;
•
trasmissione della radiazione solare invernale, incidente con bassa angolazione. In
nei climi temperati con temperatura media invernale da 2 a 7°C occorrono da 0,11 a 0,25
m2 di superficie vetrata per ogni m2 di superficie abitata .
estate l'elevata altezza del sole riduce l'insolazione trasmessa che con un aggetto
opportuno si può anche escludere completamente;
ESEMPIO:
una massa termica per accumulare il calore durante il giorno e riemetterlo durante
Appartamento a Trevignano (inverno da -7° C a 0° C) di 100 m2
dovrebbe avere una
2
la notte. Questa massa termica è generalmente costituita da pareti in muratura un
superficie vetrata esposta a sud di 38 m che con un altezza di interpiano di 2,70 m corrisponde
pavimento massivo con isolamento nell'estradosso.
ad una lunghezza di 14,07 m.
PRINCIPIO: La radiazione solare colpisce direttamente la massa termica e l'energia viene
accumulata, riducendo così le fluttuazioni di temperatura dell'aria interna.
La radiazione solare filtra dalle grandi aperture vetrate disposte a sud incidendo sulla massa
termica costituita da pavimenti, muratura o solai.
Si possono far sporgere dal corpo di fabbrica
spazi con coperture vetrate (serre) abitabili, se
comunicanti
mobili
con
l'edificio
(trasparenti
o
tramite
no),
pannellature
oppure
separate
Le vetrate nelle figure seguenti hanno due comportamenti differenti:
dall'edificio da un muro massiccio o contenente una
la prima consente alla radiazione solare di colpire un'area concentrata di massa termica
massa d'acqua che faccia da accumulatore di giorno
la seconda diffonde o riflette la luce solare in modo da distribuirla su una più ampia area
e da radiatore nelle ore notturne. In tal caso sono
di massa termica.
“NUOVO PIANO CASA” 2011-2013
assimilabili ad un sistema a guadagno indiretto.
pagina 16 di 28
Accorgimenti:
•
•
Dimensionamento della massa termica: L'ampia superficie vetrata richiesta dagli
anche con una massa termica adeguata si possono avere fluttuazioni della temperatura
diurna intorno ai 10°C
edifici a guadagno diretto può produrre variazioni di temperatura troppo elevate
•
all'interno del locale abitato: disponendo di un sufficiente accumulo termico, si può
l'isolamento notturno dell'apertura solare è sicuramente necessario per i climi più freddi e
questo può risultare costoso e difficoltoso
assorbire e accumulare l'energia in eccesso.
•
Schermature (estivo): per evitare il surriscaldamento sono richiesti sistemi di
schermatura della superficie vetrata. In estate un aggetto costituisce uno schermo
adeguato, data la maggiore altezza del sole, mentre la ventilazione dei locali interni può
•
5.2.2 Sistemi a guadagno indiretto
I Sistemi a guadagno indiretto possono essere classificati in due categorie:
ridurre l'eccessiva temperatura dell'aria.
•
Muro Solare: muro di Trombe e massivo
Schermature (invernale): per evitare perdite di calore in inverno o di notte è necessario
•
Roof-pond (tetto d’acqua)
isolare la superficie vetrata: possono avere la loro efficacia pannelli mobili isolanti, tende
o serrande.
5.2.2.1 Muro solare
Vantaggi:
•
Il guadagno diretto è il più semplice sistema di riscaldamento solare e quindi il più facile
da realizzare. In molti casi è possibile ottenere un analogo effetto ridistribuendo
semplicemente le finestre
•
l'ampia superficie vetrata non consente soltanto l'ingresso di un'elevata quantità di
radiazione solare per il riscaldamento, ma permette di ottenere un elevato standard di
illuminazione naturale assieme ad un migliore rapporto visuale con l'esterno
•
le vetrate possono essere a doppio o a triplo vetro ( che garantisce un K fino a 0,71
W/m2K )
•
il sistema può essere considerato uno dei metodi meno dispendiosi per il riscaldamento
solare degli ambienti
1
I sistemi a muro solare possono essere di tipo massivo o di Trombe. In entrambi la massa
termica per l'accumulo è costituita da una parete rivolta a sud realizzata in muratura o in
calcestruzzo, verniciatura con colori scuri con la superficie esterna protetta da una vetrata
per ridurre le dispersioni di calore.
La differenza
•
muro massivo non vi sono aperture
•
muro di Trombe sono praticate aperture di aerazione, sia nella parte bassa che
in quella alta della parete, per permettere la circolazione dell'aria attraverso lo
spazio riscaldato.
Difetti:
•
grandi aree vetrate possono produrre abbagliamento di giorno e una perdita di privacy di
notte
•
la radiazione ultravioletta contenuta nella radiazione solare può degradare tessuti e
fotografie
•
per raggiungere un elevato risparmio energetico sono necessarie ampie superfici vetrate e
quindi grandi masse termiche per attenuare le variazioni di temperatura: queste masse
MURO DI TROMBE
MURO SOLARE
possono essere costose, se non hanno funzioni strutturali
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Vengono di seguito illustrate le manovre da effettuare in inverno e in estate per sfruttare al
meglio il Muro di Trombe:
Inverno
•
giorno le aperture di aerazione interne vengono alzate per permettere il passaggio
dell’aria fredda che dal basso si riscalda e sale ( per effetto camino) per tornare nella
stanza più calda.
•
notte le aperture interne vengono chiuse per impedire che l’aria ceda calore a contatto
con la superficie vetrata più fredda.
N.B.: Le aperture di aerazione esterne sono sempre chiuse.
CRITERI DI PROGETTAZIONE
•
superficie vetrata rivolta a Sud;
•
massa termica (muro in muratura, calcestruzzo o acqua) posta a 10 cm circa dalla
superficie vetrata;
•
muro di solito dipinto di scuro, accorgimento che permette al muro di assorbire
maggiormente la radiazione solare incidente;
•
le aperture di aerazione sono nella misura di 1 m2 per ogni 100 m2 di superficie di
muro
Colore
Assorbimento
Nero
95%
Blue
90%
Rosso
84%
Estate
•
giorno vengono chiuse le aperture interne per impedire all’aria interna di surriscaldalsi,
mentre vengono aperte quelle esterne per drenare il calore accumulato.
•
notte vengono aperte le aperture interne per fare in modo che l’aria interna si raffreshi a
contatto con il vetro esterno.
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•
è possibile sostituire il muro con una parete d’acqua, essendo questa molto più
•
nei climi temperati con temperatura media invernale da 2 a 7°C occorrono da
efficiente della muratura, 1 m3 di acqua è in grado di accumulare 1000 Kcal per
0.22 a 0,6 m2 di parete solare rivolta a sud per ogni m2 di superficie abitata e da
ogni °C di aumento di temperatura, il muro ne assorbe 450 Kcal per ogni °C di
0.16 a 0.43 m2 nel caso di muro d’acqua.
aumento di temperatura. La differenza però è anche nel fatto che il calore
ESEMPIO:
nell’acqua viene trasmessa velocemente cosa che non accade nella muratura.
Nel caso precedente di un appartamento di 100 m2 a Belluno, la superficie della parete solare
dovrebbe essere di 42 m2,
che con un altezza di interpiano di 2,70 m corrisponde ad
una lunghezza di 15,55 m.
Vantaggi:
•
minore abbagliamento, maggiore privacy e minori problemi legati al problema
della degradazione ultravioletta dei tessuti;
•
le variazioni della temperatura nello spazio abitato sono più basse rispetto a
quelle di un sistema a guadagno diretto;
•
il ritardo nel tempo tra assorbimento dell'energia solare e rilascio nell'ambiente
dell'energia termica può essere utile per integrare disponibilità energetica e
modelli occupazionali
•
maggiore semplicità nel dimensionamento del muro rispetto al caso di un sistema
a guadagno diretto
Dimensionamento del muro
I fattori che maggiormente influenzano le sue dimensioni sono:
•
il clima maggiore è la differenza di temperatura interno esterna maggiore devono
essere le dimensioni del muro, per garantire un maggiore accumulo termico
•
•
la latitudine tanto più è la latitudine nord dell’edificio tanto deve essere maggiore
Difetti:
•
il muro
trasmissione dell'energia attraverso il muro è lenta) e sente la vicinanza del clima
dispersione termica delle superfici un edificio ben isolato richiede una quantità
esterno: ciò porta a considerevoli perdite di calore e quindi di efficienza.
minore di calore quindi una muratura più piccola
•
Si può comunque dire che:
•
la superficie esterna del muro massivo è relativamente calda (poiché la
penalizzazioni in termini di costo e spazio impegnato;
nei climi freddi con temperatura media invernale da –7 a 0°C occorrono da 0.42
2
2
a 1 m di parete solare rivolta a sud per ogni m di superficie abitata e da 0.31 a
2
0.83 m nel caso di muro d’acqua.
sono richieste due pareti rivolte a sud, una vetrata e l'altra massiva, con le ovvie
•
disagi
possono
essere
prodotti,
all'inizio
e
alla
fine
della
stagione
del
riscaldamento, dal surriscaldamento dell'aria (nel caso del muro Trombe) durante il
giorno o da una radiazione termica incontrollata proveniente dalla superficie
interna del muro, durante le serate calde. Questi problemi possono essere
controllati mediante la ventilazione;
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la necessità di una sufficiente massa termica deve essere mediata con i requisiti di
•
visibilità e di illuminazione naturale dell'ambiente interno;
Vantaggi:
•
il progetto del muro Trombe deve consentire l'accesso per la pulizia della superficie
•
vetrata;
il tetto d'acqua è la soluzione opportuna nel giusto clima, particolarmente alle basse
latitudini con climi secchi, dove è richiesto sia riscaldamento che raffrescamento;
il sistema permette di realizzare un microclima interno stabile ed uniformemente
•
la condensa sulla superficie vetrata può essere un problema.
distribuito;
le fluttuazioni di temperatura nell'edificio possono essere basse.
•
Difetti:
5.2.2.2 Roof-Pond
•
il trasferimento di calore sotto forma radiativa vuole che con questo sistema si possano
In questo tipo di sistemi la massa termica è posta sulla copertura piana dell’edificio, di solito
riscaldare edifici ad un solo piano o l'ultimo piano di un edificio multipiano. Lo specchio
vengono utilizzati materassi d’acqua coprenti parte o tutta la copertura.
d'acqua deve coprire almeno la metà del soffitto, se si vuole raggiungere un risparmio
Inverno:
energetico significativo;
L’acqua è esposta alle radiazioni solari durante il giorno ed isolata per mezzo di panelli durante la
•
la pesante massa d'acqua sopra il soffitto impone maggiori requisiti e costi strutturali e
può essere psicologicamente inaccettabile, soprattutto nelle zone sismiche;
notte, il calore accumulato è irradiato direttamente dal soffitto all’ambiente.
Estate:
•
il sistema non è valido per i climi in cui la neve è frequente;
L’acqua è protetta durante il giorno da pannelli isolanti tolti durante la notte per consentire il
•
la bassa angolazione dei raggi solari in inverno suggerisce che il sistema non è valido per
raffreddamento. Inoltre l’acqua, raffreddatasi durante la notte, è pronta ad assorbire il calore
le alte latitudini, a meno che non sia inserito in un tetto inclinato, ma anche così la sua
dell’ambiente sottostante durante la il giorno.
efficienza è discutibile;
•
il tetto d'acqua richiede un'attenta progettazione e realizzazione.
Sistemi a Guadagno Isolato
In questo tipo di sistemi la captazione dell’energia e l’accumulo termico possono essere separati
dagli ambienti, dell’edificio si hanno due tipi di sistemi:
•
Termosifone: sfrutta l’effetto camino.
•
Sistema Barra –Costantini: molto simile al muro di trombre
Termosifone:
ROOF-POND
Gli elementi base di tale sistema comprendono:
•
collettore con piastra assorbitrice ed una massa d'accumulo termico distaccata. Il
calore solare assorbito da una superficie metallica di colore scuro, riscaldata l'aria
che quindi si eleva naturalmente per poi entrare nell'accumulo termico. Il calore
accumulato viene poi distribuito nell'aria ambiente per convezione.
“NUOVO PIANO CASA” 2011-2013
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•
massa d'accumulo termico può essere situata sotto il pavimento dell'edificio,
sotto le finestre o in elementi di tamponamento prefabbricati.
Nel collettore posso essere inserite superfici selettive migliorando
l'assorbimento e l'efficienza
del collettore stesso, in quanto si riducono le perdite radiative e quindi aumenta la temperatura
superficiale della piastra assorbitrice.
SISTEMA A TERMOSIFONE
Vantaggi / Difetti:
•
abbagliamento, visuale e degradazione ultravioletta dei tessuti non sono un problema;
•
i collettori a termosifone possono essere separati dall'edificio per ottenere il massimo
guadagno solare e possono essere facilmente integrati in edifici esistenti;
•
poiché il collettore è termicamente isolato dal resto dell'edificio, le perdite di calore di
quest'ultimo sono minori rispetto agli altri sistemi passivi;
•
è richiesta un accurata progettazione e costruzione per assicurare isolamenti e flussi
dell'aria efficienti;
•
SISTEMA BARRA-COSTANTINI
l'efficienza del sistema. quando usato con accumulo distaccato, è discutibile nei climi
freddi e nuvolosi.
Sistema Barra-Costantini
5.2.3 Sistemi a guadagno misto (diretto-indiretto)
Particolare tipo di collettore a termosifone è stato sviluppato da O. Barra e T. Costantini nel sud
dell'Italia, sistema ha un pannello metallico nell'intercapedine fra la vetratura e il muro. Il
5.2.3.1 Serre bioclimatiche
pannello riscaldandosi, cede calore all'aria che con un sistema di aperture valvolate raggiunge i
Le serre bioclimatiche sono in genere dei manufatti aggiuntivi all’involucro edilizio vero e proprio,
canali nei solai.
realizzati con superfici vetrate e caratteristiche tali da consentire una riduzione della dispersione
In Estate ad esempio le aperture sulla vetrata permettono la fuoriuscita dell’aria calda,
richiamando così aria dai locali posti sul lato in ombra, permettendo l’entrata di aria fresca da
termica della porzione di parete dell’involucro edilizio interessato dal manufatto pari ad almeno il
25%. Le serre bioclimatiche non possono essere dotate di impianti di riscaldamento o
aperture nei lati in ombra .
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raffrescamento e possono sia essere addossate esternamente che integrate all’edificio. La loro
Gli schermi mobili (veneziane, frangisole, tende…) rappresentano una valida soluzione, ma sono
funzione principale è quella di ridurre le dispersioni termiche per trasmissione e favorire l’apporto
più soggetti a problemi di manutenzione.
energetico gratuito del Sole nel periodo invernale, garantendo il controllo della radiazione solare
Gli schermi continui paralleli alla superficie vetrata anche quando abbassati dovrebbero
nel periodo estivo.
consentire la vista verso l’esterno: veneziane microforate o tende a trama non troppo fitta sono
L’efficienza della serra bioclimatica (sistema solare diretto) dipende da diversi fattori, in estrema
adatte allo scopo, soprattutto per le tipologie residenziali.
sintesi i principali sono:
Le superfici vetrate esposte a Sud sono più facilmente schermabili: tramite semplici aggetti
- dimensioni della serra (la maggiore profondità incide negativamente);
correttamente dimensionati che permettono l’ingresso del sole nel periodo invernale e lo
- orientamento secondo l’asse trasversale o perpendicolare al lato lungo esposto alla radiazione
schermano nel periodo estivo. Generalmente le schermature delle vetrate rivolte a sud sono
solare diretta (compreso fra azimuth 90° e 270°);
maggiormente efficienti se posizionate sulla parte superiore orizzontali alla pavimentazione,
- caratteristiche tecniche dei serramenti e delle vetrazioni.
anche se composte da diversi elementi mobili, per tutte le esposizioni è necessario valutare
- caratteristiche tecniche dei materiali interni esposti alla radiazione solare: le caratteristiche dei
anche la riduzione del fattore di luce diurna e il fattore abbagliamento.
materiali esposti alla radiazione solare sono importanti in quanto incidono sulla capacità di
La prestazione energetica di una serra bioclimatica è quantificabile attraverso l’incremento del
accumulo dell’energia solare);
guadagno
- caratteristiche dei materiali, forma e disposizione della partizione di separazione fra la serra
trasmissione dell’edificio al quale viene addossata o integrata, rispetto ai guadagni e dispersioni
bioclimatica e la parte abitabile.
che si avrebbero in sua assenza. In genere la prestazione minima richiesta è una riduzione del
termico
solare
diretto
rispetto
alla
riduzione
delle
dispersioni
termiche
per
5% del fabbisogno energetico di riferimento per l’unità immobiliare alla quale è collegata la serra
bioclimatica. La percentuale di guadagno si ricava dalla rapporto fra il valore di EPH(senza serra)
5.2.3.1.1 Collocazione delle superfici vetrate
e quello di EPH(con serra).
Le finestre dovranno essere collocate in maniera da poter ricevere la maggior radiazione solare
Per garantire una buona prestazione, nel periodo invernale ciascuna chiusura trasparente della
diretta anche nel periodo invernale con basse altezze solari.
serra bioclimatica deve essere soleggiata per almeno l’80% della superficie esposta in condizioni
Prestando attenzione a non disporre le superfici vetrate in zone completamente oscurate da
di riferimento (21 dicembre alle ore 12 ora solare); durante il periodo estivo la serra solare dovrà
ostruzioni esterne.
essere in ombra per l’80% della superficie esposta grazie ad elementi fissi o mobili esterni.
La serra deve essere orientata verso Sud, con una tolleranza di più o meno 30/40 gradi. Sono
Affinché siano efficaci, è opportuno che siano collocate all’esterno delle superfici trasparenti e che
assolutamente da evitare gli orientamenti Est ed Ovest che provocherebbero surriscaldamenti
siano di colore chiaro. Per assicurare un buon comportamento termico e per ridurre il pericolo di
difficili da controllare ed eliminare. Una esposizione a Nord non pone, ovviamente, problemi di
condensa superficiale è raccomandabile l’uso di vetro camera; mentre per le coperture si deve
surriscaldamento, ma riceve nei mesi invernali radiazioni solari in quantità molto modesta.
impiegare cristallo anti-sfondamento.
5.2.3.1.2 Elementi schermanti
5.2.3.1.3 Struttura
Per evitare problemi di surriscaldamento è necessario prevedere elementi schermanti che
I telai possono essere realizzati in vari materiali, come per le finestre. Sempre per ridurre le
permettano l’ingresso della luce naturale diretta nel periodo invernale e lo ostacolino nel periodo
dispersioni di calore e i problemi di condensa è consigliabile l’uso di profili con taglio termico.
estivo. A tal fine gli schermi devono essere posizionati all’esterno della superficie vetrata.
La copertura della serra costituisce la parte più delicata dell’intero sistema: le superfici orizzontali
sono quelle che ricevono la maggiore quantità di radiazioni solari nei mesi estivi e quindi devono
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essere schermate e possibilmente apribili. Si può ricorrere quindi a pannelli scorrevoli. La
riscaldamento. Come guadagno si intende la differenza tra l'energia dispersa in assenza della
schermatura si può ottenere mediante tende da sole avvolgibili, che scorrano su guide
serra Qo e quella dispersa in presenza della serra, Q. Deve essere verificato:
appoggiate alla struttura, all’esterno delle lastre trasparenti. Per consentire il deflusso delle
acque piovane la copertura non potrà essere orizzontale, ma presentare un’inclinazione verso il
bordo esterno, dove sarà presente una gronda di raccolta. Nel caso di pannelli scorrevoli se il
Qo -Q > 25%
Qo
movimento è attuato manualmente, tale inclinazione non dovrà superare il 5-6 %. Nel caso di
movimentazione motorizzata si potranno usare inclinazioni maggiori.
5.2.3.1.4 Ventilazione
La serra deve essere ventilabile. Per evitare il surriscaldamento nelle stagioni intermedie e
soprattutto d’estate, l’aria calda, che si forma all’interno della serra, deve essere espulsa e
sostituita con aria esterna. Di conseguenza, la struttura della serra deve essere quanto più
possibile apribile, consentendo un’accentuata variabilità di assetto: da molto chiuso in inverno a
molto aperto in estate (in questa stagione si può prevedere anche la temporanea dismissione
degli infissi vetrati). La serra è detta anche “giardino d’inverno” per l’utile ed appropriata
introduzione di piante d’appartamento che ne migliorano la qualità e ne regolano l’umidità
dell’aria interna. Infatti, nella stagione estiva, per evitare il surriscaldamento delle strutture
edilizie a causa dell’eccessivo soleggiamento, spesso si ricorre all’ombreggiatura con essenze
caducifoglie (spoglie d’inverno, frondose d’estate).
5.2.3.1.5 Metodo di verifica progettuale
Calcolo del fabbisogno energetico per la climatizzazione invernale, con e senza la serra, per
verificare la riduzione percentuale di fabbisogno (UNI 10344 e 10349).
Impiego delle maschere solari:
- per il controllo dell’orientamento dell’edificio;
- posizione, dimensione e caratteristiche delle chiusure trasparenti;
- posizione, dimensione e caratteristiche degli aggetti esterni;
- posizione, dimensione e caratteristiche di eventuali schermature esterne esistenti.
Il calcolo del fabbisogno deve pertanto valutare il guadagno energetico, tenuto conto
dell'irraggiamento solare I, calcolato secondo la normativa UNI, su tutta la stagione di
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6
La riduzione dei consumi di energia in seguito all’applicazione del
“Piano Casa”
edifici costruiti prima del 1989 rappresentano l’82% di tutto il comparto residenziale del Comune
di Trevignano.
Di seguito si riportano alcune simulazioni relative alla riduzione dei consumi di per il
riscaldamento invernale e la produzione di acqua calda sanitaria e dei consumi di energia
Edifici costruiti prima del 1989
elettrica in seguito all’applicazione delle direttive introdotte dal “Piano Casa”.
Edifici costruiti dal 1989 al 2008
Totale edifici residenziali
6.1
Riduzione dei consumi per il riscaldamento invernale e produzione di ACS
2722
82%
588
18%
3310
100%
Tabella I: Edifici ad uso residenziale nel Comune di Trevignano
Attualmente il valore medio dei consumi delle abitazioni del Comune di Trevignano per il
riscaldamento invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria negli edifici costruiti
anteriormente al 1989 (per i quali è applicabile l’art.3 della L.R. 14/2009) può essere
approssimato a 90 kWh/m2anno. Tale valore è calcolato per un’abitazione di superficie media di
115 mq, con un numero medio di 3,5 inquilini. Considerato che la superficie occupata dal
residenziale nel Comune di Trevignano è pari a circa 315.000 mq, il risultato che si ottiene è che,
allo stato attuale, il Comune di Trevignano consuma per il riscaldamento invernale e la
produzione di acqua calda sanitaria circa 31.185.000 kWhanno.
In Tabella II vengono riportati i consumi di energia per la produzione di acqua calda sanitaria e
riscaldamento per il comparto residenziale costruito antecedentemente al 1989 e il relativo
quantitativo di CO2 prodotta.
Sono indicati, inoltre, i consumi di energia per riscaldamento e acqua calda sanitaria e i
quantitativi di CO2 prodotta qualora nell’ipotesi in cui tutti gli edifici antecedenti il 1989 venissero
demoliti e ricostruiti con un indice di consumo pari a 10 kWh/m2anno e nell’ipotesi di demolizione
e ricostruzione con bonus volumetrico del 50% ed indice di consumo sempre pari a 10
Ipotizziamo che, grazie all’applicazione del “Piano Casa”, tutti gli immobili residenziali costruiti
kWh/m2anno.
nel Comune di Trevignano prima del 1989 venissero demoliti e ricostruiti usufruendo del bonus
volumetrico del 50% (soluzione virtuosa) consentito nel caso in cui oltre all’utilizzo di tecniche
costruttive
di
cui
alla
L.R.
9
marzo
2007,
n.
4
venga
prevista
una
ricomposizione
planivolumetrica oggetto di piano attuativo.
Stato di fatto
90 kWh/mq anno
Ipotesi di
demolizione e
ricostruzione
10 kWh/mq anno
Ipotesi di
demolizione e
ricostruzione
con bonus
volumetrico del
50%
10kWh/mq anno
31.185.000
kWh anno
3.465.000
kWh anno
4.725.000
kWh anno
5.879 ton/anno
653 ton/anno
980 ton/anno
In questa ipotesi la superficie con destinazione residenziale diventerebbe pari a circa 472.500 mq
ed i consumi passerebbero dai 46.777.500 kWhanno, previsti qualora l’intervento venisse
realizzato con un consumo medio di 90 kWh/m2anno, a 4.725.000 kWhanno, qualora l’intervento
venisse realizzato con un consumo medio di 10 kWh/m2 anno.
In termini di emissioni di CO2 otteniamo che per il comparto residenziale attuale il quantitativo è
pari a 5.879 ton/anno; qualora venissero, invece, attuati gli interventi previsti dalla L.R. 14/2009
le emissioni di CO2 sarebbero pari a 980 ton/anno a fronte di un aumento di superficie abitativa
pari a 157.500 mq (pari a 472.500 mc).
In Tabella I vengono riportati il numero di abitazioni costruite prima del 1989 e quindi soggette
all’applicazione della L.R. 14/2009 e il numero totale di abitazioni. In termini percentuali gli
“NUOVO PIANO CASA” 2011-2013
Consumo di energia
per il comparto
residenziale ante
1989
Produzione di CO2
per il comparto
residenziale ante
1989
Tabella II: Consumi di energia e produzione di CO2 per il comparto residenziale
pagina 24 di 28
6.2
Riduzione dei consumi di energia elettrica
7
Il monitoraggio del “Piano Casa 2009-2011”
Un discorso analogo deve essere fatto per quanto riguarda i consumi di energia elettrica. Le
ipotesi da considerare sono essenzialmente due: la prima consiste nell’ipotizzare che su ogni
L’applicazione del Piano Casa nel territorio nazionale ha portato a risultati molto differenti. La
edificio del Comune di Trevignano vengano installati pannelli fotovoltaici con potenza di 3 kWp;
Regione Veneto pare essere la prima regione per numero ad aver applicato il piano, mentre altre
nel secondo caso si ipotizza che vengano installati pannelli fotovoltaici con potenza di 6 kWp. Su
regioni come la Lombardia hanno usufruito in modo limitato di tale opportunità.
queste due ipotesi viene calcolato il risparmio di CO2 rispetto alla media della produzione
Il grafico seguente mostra i numeri di Piano Casa presentati per regione.
proveniente da altri fonti di energia.
La prima considerazione va fatta sui consumi. Un’abitazione media di 115 mq occupata da una
media di 3,5 inquilini consuma 4.340 kWh/anno (dato ENEL del 2007), pari a 3.146,50
kgCO2/anno. Se consideriamo che il comparto residenziale è composto da 3310 abitazioni,
otteniamo che la produzione di CO2 nel Comune di Trevignano per i consumi di energia elettrica è
pari a circa 10.415 tonCO2/anno. Qualora per ogni abitazione venissero installati 3 kWp di
pannelli fotovoltaici, il risparmio di CO2 sarebbe di circa 6.393 tonCO2/anno con una produzione
di energia pari a 3.501 kWh/anno per abitazione con una produzione complessiva di 2.011
tonCO2/anno. Con l’installazione di 6 kWp otterremmo invece un risparmio di CO2 pari a 10.415
tonCO2/anno con una produzione di energia pari a 7.200 kWh/anno per abitazione e nessuna
emissione di CO2.
Dai dati si può ricavare che per poter coprire il fabbisogno di energia elettrica di un abitazione
tipo nel Comune di Trevignano è necessario installare dei pannelli fotovoltaici di potenza pari ad
almeno 3,67 kWp. Qualora, invece, venissero installati 6 kWp avremmo addirittura un surplus di
CO2 risparmiata pari a più di 6.393 tonCO2/anno.
In Tabella III vengono riportati i valori di produzione di CO2 per la produzione di energia
elettrica. I valori negativi indicano la quantità di CO2 risparmiata attraverso l’installazione di
pannelli fotovoltaici.
Consumo medio per
il comparto
residenziale
(fonte ENEL 2007)
3kWp
6kWp
Produzione di CO2
kgCO2/anno
risparmiata totale
10.415 tonCO2/anno
-
differenziale di
kgCO2/anno da
compensare
-
Il grafico seguente mostra l’andamento delle domande nel periodo di tempo di applicazione della
norma (apr. 2010-gen 2011). Dalla figura emerge che la maggior parte delle richieste sono
pervenute ai comuni negli ultimi mesi di applicabilità della norma, fatto che ha indotto
-8.404 tonCO2/anno
-16.808 tonCO2/anno
+6393 tonCO2/anno
+10.415 tonCO2/anno
2.011 tonCO2/anno
0 tonCO2/anno
l’amministrazione regionale a provvedere ad una proroga di tale norma.
Tabella III: Produzione di CO2 per il comparto residenziale del Comune di Trevignano
“NUOVO PIANO CASA” 2011-2013
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Fra i Comuni della Provincia di Treviso quello di Trevignano si posiziona fra i primi ad aver
applicato il Piano Casa. Gli uffici comunali, infatti hanno ricevuto ben 70 istanze, contro le 82 di
Il grafico seguente, invece, mostra la distribuzione per provincia da cui emerge che la provincia
Montebelluna (comune limitrofo di estensione e densità molto maggiori).
di Treviso è la seconda provincia dopo Padova ad aver applicato il Piano Casa.
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8
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Indirizzi interpretativi della Regione Veneto
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