Università degli Studi di Trieste Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Studi in Fisica Tesi di Laurea Triennale Quantizzazione Canonica di una stringa non-relativistica Laureando: Relatore: Federico Rizzo prof. Euro Spallucci ANNO ACCADEMICO 2014–2015 Indice 1 Introduzione 1.1 Fondamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 La stringa classica 1 2 4 2.1 Meccanica della stringa classica . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 2.2 Formalismo Lagrangiano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 2.3 Metodo di Fourier . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 2.4 Formalismo Hamiltoniano ed Energia della stringa . . . . . . . 21 3 Quantizzazione Canonica 30 3.1 Metodo della quantizzazione Canonica . . . . . . . . . . . . . . 30 3.2 Quantizzazione della stringa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 3.3 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39 Bibliografia 41 Capitolo 1 Introduzione Uno dei problemi fondamentali della fisica del nostro tempo è l’unificazione delle leggi della natura in un’unica teoria capace di spiegare ogni aspetto della realtà secondo un preciso rapporto di causalità. Invero tale aspirazione prese forma già nel Novecento quando, in seguito all’unificazione della teoria elettromagnetica di Maxwell via via nuovi fenomeni si scoprirono collegati e, come conseguenza, richiesero un aggiustamento delle teorie esistenti che riflettesse tali collegamenti. A fronte di tali avvenimenti s’incominciò a far strada l’idea che esistesse un’unica congettura dalla quale sarebbero scaturite le spiegazioni di tutti i fenomeni conosciuti. Attualmente le potenzialità della nostre predizioni sono dovute a due teorie fondamentali: la Relatività Generale di Einstein ed il Modello Standard. La prima nasce dall’elettrodinamica classica e promuove una nuova visione del palcoscenico spazio-temporale su cui si verificano tutti i fenomeni fisici: lo spazio e il tempo non sono più visti come due entità distinte, bensì s’intrecciano in un unico campo la cui trama si modifica in relazione agli elementi (masse ed energie) che "sorregge"; il secondo è nato dal connubio di tutte le teorie quantistiche compiutamente formulate e unificate (con l’eccezione della color force per cui non sussiste una vera e propria unificazione) e riassume tutta la conoscenza attuale sulla fisica delle particelle. L’idea di base è che le forze agiscono tramite la medizione di dodici portatori, ovvero particelle virtuali con spin intero (bosoni). Queste sono: • otto gluoni, mediatori della forza nucleare forte • le particelle π + , π − , π 0 , mediatori dell’interazione nucleare debole 1 1.1. FONDAMENTI • il fotone, mediatore della forza elettromagnetica Si noti come il Modello standard non contempli alcun mediatore per la forza gravitazionale: questo è dovuto al fatto che, fino ad ora, tutti i tentativi volti ad ottenere una descrizione quantistica della gravità hanno portato a risultati non rinormalizzabili e dunque non in grado di fornire predizioni sensate. È plausibilmente possibile supporre l’esistenza di una particella mediatrice anche per la forza gravitazionale (il gravitone), tuttavia l’esistenza di questa all’interno del Modello Standard non emerge come condizione necessaria da una quantizzazione di una teoria classica preesistente, come invece accade per le altre. L’esistenza di circa venti parametri del Modello Standard che non possono essere calcolati all’interno del suo dominio costituisce, inoltre, un ulteriore problema per la teoria che, in un ultima analisi, risulta quindi ancora profondamente inappagante. Ci preme osservare come l’unificazione non sia solamente un processo atto a chiarire paradossi o un’inutile pretesa di estetica matematica: il risultato di Maxwell non fu solo un traguardo in cui le inconsistenze delle teorie magnetica ed elettrica venivano eliminate, ma fu sostanziale in quanto riguardava precisamente l’essenza stessa dei fenomeni. Alla luce di questi fatti, l’unificazione risulta oggi un problema centrale della fisica moderna per una piena comprensione del mondo e delle leggi che lo governano. 1.1 Fondamenti La Teoria delle stringhe si pone in questo contesto come una possibile soluzione alle moderne problematiche dell’unificazione di tutti i tipi di interazione presenti in natura. Tale teoria nacque nel 1968 quando il ricercatore al CERN di Ginevra, G.Veneziano, s’interrogò sul particolare comportamento dello spin degli adroni. Pochi anni dopo, Nambo, Nielsen e Susskind riuscirono a spiegare tali andamenti sperimentali con un modello per la forza nucleare a stringhe vibranti unidimensionali; ma fu solo nel 1979 con Shwarz e Scherk che l’interesse per questa teoria si fece più intenso, quando questi, studiando la vibrazione delle stringhe notarono una corrispondenza con le supposte proprietà del gravitone. 2 1.1. FONDAMENTI Tra i punti a favore della teoria delle stringhe vi è infatti la mancanza di quei problemi che solitamente scaturiscono quando si cerca di ottenere una descrizione quantistica dell’interazione gravitazionale, nonostante ciò non possa essere considerato un’evidenza di correttezza. Come garanzia della sua unicità (proprietà fondamentale per una GUT), al contrario del modello standard in cui vi è un certo numero di parametri impossibili da calcolare all’interno del suo dominio, la teoria delle stringhe non ha parametri adimensionali da "aggiustare". Un’altra peculiarità della teoria è la dimensionalità dello spaziotempo che emerge direttamente come risultato all’interno del suo dominio, al contrario di quanto invece accade per il Modello Standard in cui tale informazione costituisce un’ipotesi fondamentale alla base del modello. Come se non bastasse il valore stesso del parametro risulta ancora più sbalorditivo: il numero non è quattro ma dieci. Nonostante la difficile comprensione di tale risultato e la scetticità che ha risvegliato nella comunità scientifica, sono state avanzate ipotesi secondo cui alcune di queste dimensioni si possano nascondere alla nostra esperienza quotidiana raggomitolandosi su se stesse in uno spazio sufficientemente piccolo da sfuggire alla rivelazione in esperimenti a basse energie. Il principale problema della teoria consiste nella mancanza di equazioni di campo complete ed eleganti in grado di fornire predizioni verificabili sperimentalmente in maniera diretta. Le risposte sulla veridicità della teoria verranno cercate pertanto tramite la verifica di effetti secondari indiretti. Secondo la Teoria delle stringhe ogni particella, sia essa fermionica o bosonica, viene associata ad un particolare modo di vibrazione di una stringa elementare. Sfruttando una similitudine celebre in letteratura, come una corda di violino può vibrare in diversi modi producendo suoni distinti, così i modi di vibrazione di una stringa possono essere accostati alle diverse particelle che conosciamo. Riferendoci alle formulazioni più recenti, tali costituenti fondamentali, le stringhe, sono definite come oggetti fisici unidimensionali, continui, relativistici e supersimmetrici. Nella presente tesi cercheremo di rispondere al perché sia utile studiare le stringhe continue, presentandone previamente una descrizione classica; successivamente quantizzeremo il modello e ne studieremo le proprietà, riferendoci in particolar modo a due tipi di stringhe: stringhe aperte soggette a due diverse condizioni al contorno ( condizioni di Dirichlet e Neuman-Dirichlet) e stringhe chiuse. 3 Capitolo 2 La stringa classica 2.1 Meccanica della stringa classica Geometricamente il concetto di stringa scaturisce dalla naturale evoluzione del concetto matematico di linea in tre dimensioni quando si vuole attribure a tale entità caratteristiche propriamente fisiche, spostando la cornice entro cui si opera, da un contesto puramente matematico a quello reale. Le particolari equazioni legate alla geometria della linea risulteranno, quindi, ancora valide e particolarmente utili nella presente trattazione. Linea geometrica Si consideri uno spazio lineare vettoriale e un sistema ortogonale di assi di riferimento grazie al quale è possibile individuare univocamente ciascun punto dello spazio con un vettore in π 3 ; in questo spazio,la linea può essere descritta attraverso la sua rappresentazione parametrica, da una funzione vettoriale del tipo βπ¦ = βπ¦ (π) (2.1) con π ∈ [0, πΏ]. Si osservi che π non rappresenta una variabile dinamica, bensì un mero parametro atto ad indicizzare ciascun punto della linea. A partire da questa espressione, risulta possibile introdurre varie quantità vantaggiose per una corretta descrizione della linea nello spazio, quali la lunghezza della stessa e le coordinate del centro geometrico. Si definisce la lunghezza reale propria della linea come la sua lunghezza nello spazio in cui è immersa. Se si considera un tratto infinitesimo di linea ππ 4 2.1. MECCANICA DELLA STRINGA CLASSICA individuato dai vettori βπ¦ (π) ed βπ¦ (π + ππ), la sua estensione è data da ππ =| πβπ |=| βπ¦ (π + ππ) − βπ¦ (π) |=| πβπ¦ (π) | ππ ππ Si può allora calcolare la lunghezza propria della linea integrando tale quantità sul dominio di π: ∫οΈ πΏ π= ππ | 0 πβπ¦ (π) | ππ (2.2) la grandezza che ne risulta è una quantità scalare che corrisponde, come già accennato, alla lunghezza vera e propria della linea nello spazio in cui è situata. Il centro della linea corrisponde alle coordinate ottenute dalla media "aritmetica" operata sulla posizione complessiva di tutti i punti della linea, e pertanto risulta essere βπ¦π = 1 πΏ ∫οΈ πΏ ππβπ¦ (π) (2.3) 0 Dalla linea alla stringa Come accennato precedentemente, le origini del concetto di stringa risiedono nell’espressione della linea, alla quale però vengono attribuite proprietà tipiche del mondo fisico quali densità π, tensione π , costanti, e una propria dinamica. Alla luce di questi fatti, la stringa può essere rappresentata da una funzione βπ¦ = βπ¦ (π‘, π) (2.4) che ricopre un ruolo analogo alla (2.1). In quest’espressione risalta immediatamente l’ulteriore dipendenza della funzione dal tempo, che deriva dall’attribuzione della dinamica alla linea. La funzione cui si perviene in questo modo è detta funzione di embedding e associa ad ogni π ∈ [0, πΏ] un punto della stringa nello spazio fisico; la lunghezza πΏ dell’intervallo che ne costituisce il dominio, prende il nome di lunghezza parametrica della stringa. Occorre precisare, come già fatto nel caso della linea, che l’intervallo πΌ non corrisponde ad uno spazio fisico reale e, di conseguenza, π non è una variabile dinamica, bensì un mero parametro adibito alla rappresentazione di ciascun punto della stringa. Analogamente a quanto fatto per la linea, anche nel caso della stringa è possibile introdurre i concetti di lunghezza propria e centro di massa che risultano essere estensioni delle (2.2) e (2.3). Le uniche differenze con tali casi risiedono nell’opportuna sostituzione delle derivate totali con le rispettive 5 2.2. FORMALISMO LAGRANGIANO derivate perziali e nel fatto che l’introduzione della densità di massa induce a considerare non più il concetto di centro geometrico, ma il centro di massa. In questo modo la lunghezza propria risulta essere ∫οΈ πΏ ππ| π= 0 πβπ¦ (π‘, π) | ππ (2.5) e le coordinate del centro di massa βπ¦ππ (π‘) = 1 πΏ ∫οΈ πΏ ππβπ¦ (π‘, π) (2.6) 0 Come si può notare le (2.3) e (2.6) risultano equivalenti: ciò è una conseguenza diretta del fatto che il centro di massa di un sistema si riduce a quello geometrico se la densità dello stesso è assunta costante. Dall’attribuzione della dinamica alla linea, è possibile definire un’ulteriore quantità per la stringa: il momento πβ = πβ(π‘, π) πβ(π‘, π) = πβπ¦Λ (π‘, π) dove βπ¦Λ = πβ π¦ ππ‘ . (2.7) Risulta allora possibile introdurre un’ulteriore quantità, il mo- mento del centro di massa, πβππ : π πβππ (π‘) = πβπ¦Λ ππ (π‘, π) = πΏ ∫οΈ πΏ ππ 0 πβπ¦ (π‘, π) ππ‘ (2.8) L’importanza di aver definito queste quantità si paleserà in futuro, quando ci si occuperà della forma delle funzioni di embedding per la stringa, e la sua energia. 2.2 Formalismo Lagrangiano Breve riepilogo sulla meccanica Lagrangiana Il numero di variabili sufficienti ad identificare univocamente la configurazione di un dato sistema fisico è detto numero dei gradi di libertà del sistema. La determinazione dello stato meccanico di un sistema classico necessita dunque della conoscenza delle coordinate e dei momenti generalizzati ad esso associati. Noti tali elementi, l’evoluzione del sistema è governata da una particolare funzione β(π‘, π 1 , ...π π , πΛ1 , ..., πΛπ ) (2.9) 6 2.2. FORMALISMO LAGRANGIANO dove π è il numero di gradi di libertà del sistema. La funzione β(π‘, π, π) Λ è detta Lagrangiana del sistema, e la sua importanza si palesa alla luce del principio di minima azione o di Hamilton. Si supponga di conoscere tutti i parametri necessari per determinare lo stato di un sistema ai tempi π‘1 e π‘2 , il principio sopra menzionato afferma che la dinamica del sistema è tale da estremizzare la seguente grandezza: ∫οΈ π‘2 ππ‘β(π‘, π, π) Λ π= (2.10) π‘1 Tale quantità prende il nome di Azione; condizione necessaria affinchè esista un estremo è che la variazione al primo ordine si annulli, ovvero ∫οΈ π‘2 πΏπ = π‘1 πβ πβ ππ‘ πΏπ + πΏ πΛ = 0 ππ π πΛ (οΈ )οΈ (2.11) Da questa condizione si ricava un set di equazioni in π e π, Λ le equazioni di Lagrange, che corrispondono, nell’ambito della meccanica classica, alle usuali equazioni del moto: π πβ πβ = π π ππ‘ π πΛ ππ (π = 1, 2, ..., π ) (2.12) dove le seguenti quantità ππ = πβ π πΛπ (2.13) sono dette momenti generalizzati. Lagrangiana e Azione di una stringa La Lagrangiana di un sistema conservativo può essere ottenuta sottraendo l’energia potenziale del sistema a quella cinetica: β=π −π (2.14) Con questa definizione si vuole ora calcolare l’azione di una stringa con densità di massa π e tensione π , costanti. Iniziamo col valutarne l’energia cinetica: questa potrà essere calcolata come somma delle energie cinetiche di tutti i segmenti infinitesimi che costituiscono la stringa, e può essere quindi scritta come ∫οΈ πΏ π = 0 [οΈ 1 πβπ¦ ππ π 2 ππ‘ (οΈ )οΈ2 ]οΈ 7 2.2. FORMALISMO LAGRANGIANO L’origine del termine potenziale risiede nel lavoro che deve essere speso per allungare ciascun segmento infinitesimo. Allo scopo di calcolare tale quantità, è istruttivo immaginare la stringa come una successione di molle di lunghezza infinitesima legate agli estremi l’una con l’altra. Ci si può allora facilmente convincere, con questa modellizzazione, che l’energia potenziale derivante dall’allungamento infinitesimo di una singola molla è 1 ππ = π (ππ)2 2 (2.15) dove ππ rappresenta l’allungamento infinitesimo della molla rispetto la posizione di equilibrio. Alla luce di quanto appena trovato, con l’opportuna sostituzione dell’espressione per l’allungamento sopra calcolata, l’energia potenziale totale della stringa sarà data dalla somma delle energie potenziali di ogni molla infinitesima, per cui ∫οΈ πΏ π = 0 [οΈ 1 ππ π 2 (οΈ πβπ¦ ππ )οΈ2 ]οΈ La lagrangiana del sistema sarà allora data da β= ∫οΈ πΏ 0 [οΈ 1 πβπ¦ ππ π 2 ππ‘ (οΈ )οΈ2 1 − π 2 (οΈ πβπ¦ ππ )οΈ2 ]οΈ (2.16) per cui β = β(βπ¦ (π‘), βπ¦Λ (π‘)). Da questa espressione è immediato calcolare l’azione della stringa come ∫οΈ π‘2 π= ∫οΈ πΏ ππ‘ π‘1 0 [οΈ 1 πβπ¦ ππ π 2 ππ‘ (οΈ )οΈ2 1 − π 2 (οΈ πβπ¦ ππ )οΈ2 ]οΈ (2.17) Rifacendosi al paragrafo precedente è possibile ricondursi, partendo dall’Azione della stringa, alle sue equazioni del moto annullando la variazione dell’Azione al primo ordine in πΏβπ¦ inoltre, nota la Lagrangiana, è possibile studiare l’espressione dei momenti generalizzati che, come si può vedere, corrisponde alla definizione data nel capitolo precedente: πβ(π‘, π) = π βΜ πβπ¦ =π Λ ππ‘ π βπ¦ 8 2.2. FORMALISMO LAGRANGIANO Si osservi che, in questo caso, va considerata βΜ che corrisponde alla densità di lagrangiana in rapporto al parametro π: 1 πβπ¦ βΜ(βπ¦ (π‘, π), βπ¦Λ (π‘, π)) = π 2 ππ‘ (οΈ )οΈ2 1 − π 2 (οΈ πβπ¦ ππ )οΈ2 Ciò è dovuto al fatto che i momenti πβ(π‘, π) sono funzioni di π e, pertanto, sono riferiti ai diversi tratti infinitesimi di stringa individuati da tale parametro: ciò fa si che la lagrangiana cui occorre riferirsi nel calcolo di questi momenti sia quella del singolo segmento infinitesimo individuato da π, ovvero βΜ(βπ¦ (π‘, π), βπ¦Λ (π‘, π)). Il momento del centro di massa, calcolato come media "aritmetica", è dato da πβππ (π‘) = 1 πΏ ∫οΈ πΏ ππβ π(π‘, π) = 0 π πΏ ∫οΈ πΏ ππβπ¦Λ (π‘, π) (2.18) 0 Si osservi, pertanto, che la trattazione lagrangiana risulta in perfetto accordo con le definizioni date nella sezione 2.1; l’utilità di tali grandezze si manifesterà più tardi, nel calcolo della forma esplicita di βπ¦ (π‘, π). Equazioni del moto Si vuole ora ottenere le equazioni del moto che gover- nano la stringa annullando la variazione al primo ordine dell’azione in πΏβπ¦ . Si esamini quindi, per prima cosa la variazione dell’azione che risulta dal variare βπ¦ (π, π‘) −→ βπ¦ (π, π‘) + πΏβπ¦ (π, π‘): ∫οΈ π‘2 π[βπ¦ + πΏβπ¦ ] = ππ‘β(βπ¦ + πΏβπ¦ , βπ¦Λ + πΏβπ¦Λ ) π‘1 ∫οΈ π‘2 ∫οΈ πΏ ππ‘ = π‘1 0 ∫οΈ π‘2 ∫οΈ πΏ ππ‘ = π‘1 0 ∫οΈ π‘2 (οΈ [οΈ (οΈ )οΈ2 1 π ππ π (βπ¦ + πΏβπ¦ ) 2 ππ‘ 1 πβπ¦ ππ π 2 ππ‘ ∫οΈ πΏ ππ‘ + [οΈ π‘1 [οΈ ππ πβπ¦Λ 0 )οΈ2 1 − π 2 (οΈ 1 − π 2 πβπ¦ ππ (οΈ )οΈ2 ]οΈ π (βπ¦ + πΏβπ¦ ) ππ )οΈ2 ]οΈ π(πΏβπ¦ ) πβπ¦ π(πΏβπ¦ ) −π ππ‘ ππ ππ + (2.19) ]οΈ 2 + π[(πΏβπ¦ ) ] ∫οΈ π‘2 = π[βπ¦ ] + ∫οΈ πΏ ππ‘ π‘1 0 [οΈ ππ πβπ¦Λ π(πΏβπ¦ ) πβπ¦ π(πΏβπ¦ ) −π + π[(πΏβπ¦ )2 ] ππ‘ ππ ππ ]οΈ 9 2.2. FORMALISMO LAGRANGIANO Consideriamo il secondo termine: ∫οΈ πΏ ∫οΈ π‘2 ππ‘ πΏπ = π‘1 0 π(πΏβπ¦ ) πβπ¦ π(πΏβπ¦ ) ππ πβπ¦Λ −π ππ‘ ππ ππ [οΈ ]οΈ (2.20) Si osservi che valgono le seguenti uguaglianze π Λ ππΏβπ¦ (βπ¦ πΏβπ¦ ) − βπ¦¨(πΏβπ¦ ) = βπ¦Λ ππ‘ ππ‘ (οΈ π ππ (οΈ )οΈ (2.21) πβπ¦ π 2 βπ¦ πβπ¦ π(πΏβπ¦ ) πΏβπ¦ − (πΏβπ¦ ) = ππ ππ 2 ππ ππ )οΈ (2.22) Alla luce di questi fatti, è possibile riscrivere la (2.20) nella seguente forma: ∫οΈ π‘2 ∫οΈ πΏ πΏπ = π Λ (βπ¦ πΏβπ¦ ) ππ‘ π‘1 0 [οΈ (οΈ )οΈ]οΈ ∫οΈ π‘2 ∫οΈ πΏ π πβπ¦ πΏβπ¦ − ππ π ππ‘ ππ ππ π‘1 0 − [οΈ ]οΈ ππ‘ π ππ ∫οΈ π‘2 ∫οΈ πΏ ππ‘ π‘1 [οΈ ππ(πΏβπ¦ ) πβ𦨠− π 0 π 2 βπ¦ ππ 2 (2.23) ]οΈ che, alla luce del Teorema del calcolo integrale, si riduce all’espressione sottostante ∫οΈ πΏ [οΈ ππ π πΏπ = 0 − ∫οΈ π‘2 π‘1 − πβπ¦ πΏβπ¦ ππ‘ π‘1 πβπ¦ πΏβπ¦ ππ‘ π ππ [οΈ ∫οΈ π‘2 ∫οΈ πΏ ππ‘ π‘1 ]οΈπ‘2 0 ]οΈπΏ (2.24) 0 [οΈ π 2 βπ¦ π 2 βπ¦ ππ(πΏβπ¦ ) π 2 − π 2 ππ‘ ππ ]οΈ Quest’ultima espressione è costituita da tre termini che devono annullarsi separatamente. Il primo termine risulta determinato dalla configurazione della stringa ai tempi π‘1 e π‘2 : la variazione viene fatta ad "estremi fissi", i. e. le configurazioni iniziale e finale sono fissate quindi πΏβπ¦ (π‘1 , π) = 0 e πΏβπ¦ (π‘2 , π) = 0. Il secondo termine riguarda invece il moto degli estremi della stringa, βπ¦ (0, π‘) e βπ¦ (πΏ, π‘): affinchè questo si annulli è necessario introdurre delle opportune condizioni al contorno. Se si pone il vincolo che gli estremi siano fissati a particolari punti nello spazio, di fatto si sta imponendo che πΏβπ¦ (0, π‘) = πΏβπ¦ (πΏ, π‘) = 0 e ciò fa sì che il termine si annulli. Queste condizioni al contorno sono det- 10 2.2. FORMALISMO LAGRANGIANO te Condizioni di Dirichlet. È possibile considerare, in aggiunta, il caso in cui πΏβπ¦ (0, π‘) ΜΈ= 0 e πΏβπ¦ (πΏ, π‘) ΜΈ= 0. Affinchè il termine dia contributo nullo è allora necessario imporre le condizioni πβπ¦ (0, π‘) = 0 ππ πβπ¦ (πΏ, π‘) = 0 ππ (2.25) Queste condizioni al contorno sono dette Condizioni di Neumann. Esiste un’ulteriore condizione che, se applicata alla stringa, fa si che il secondo termine si annulli. Tale condizione richiede che la stringa sia chiusa su se stessa: βπ¦ (π‘, 0) = βπ¦ (π‘, πΏ) In tal caso, infatti, πΏβπ¦ (π‘, 0) = πΏβπ¦ (π‘, πΏ) e πβ π¦ ππ (0, π‘) (2.26) = πβ π¦ ππ (πΏ, π‘), e ciò è responsabile dell’annullarsi dell’integrale. Riassumendo, se vengono applicate queste condizioni alla stringa, e se risultano note le sue configurazioni agli istanti iniziale e finale, la (2.24) si riduce solamente al terzo termine: ∫οΈ π‘2 πΏπ = ∫οΈ πΏ ππ‘ π‘1 0 [οΈ ]οΈ π 2 βπ¦ π 2 βπ¦ ππ(πΏβπ¦ ) −π 2 + π 2 = 0 ππ‘ ππ (2.27) π 2 βπ¦ π 2 βπ¦ + π =0 ππ‘2 ππ 2 (2.28) L’uguaglianza è soddisfatta se −π L’espressione (2.28) costituisce un sistema di tre equazioni, ciascuna riferita ad una particolare componente di βπ¦ , che corrispondono alle equazioni del moto che governano la dinamica della stringa nello spazio fisico. Tale formula è nota col nome di equazione d’onda classica√οΈin quanto descrive un’onda che si propaga lungo la stringa con velocità π£ = π π. Soluzione dell’equazione d’onda Ricapitolando, se la stringa soddisfa le particolari condizioni al contorno sopra citate, e se sono note le configurazioni della stessa negli istanti iniziale e finale, la sua dinamica è governata dalle equazioni del moto appena trovate che risultano avere la forma di equazioni d’onda classiche. Queste equazioni nel caso più generale, ammettono come soluzioni funzioni del tipo ˜ βπ¦ (π‘, π) = βπ + βππ‘ + βππ + ββ(π − π£π‘) + ββ(π + π£π‘) (2.29) 11 2.3. METODO DI FOURIER I termini βπ, βπ e βπ corrispondono alle costanti derivanti dalla soluzione dell’equazione d’onda che costituisce un’equazione differenziale di secondo grado in π‘ e π. I termini rimanenti rappresentano invece la sovrapposizione di due ˜ onde, ββ ed ββ, che si propagano in direzioni opposte lungo la lunghezza della stringa. Imponendo le condizioni al contorno e le condizioni iniziali, è possibile conoscere la forma esplicita dei rispettivi parametri e funzioni. 2.3 Metodo di Fourier Si studieranno i vari casi definiti dalle diverse condizioni al contorno per la stringa, utilizzando, in conformità con quanto detto nella sezione precedente, una simile funzione per la βπ¦ : πππ −πππ β β βπ¦ (π‘, π) = βπ + βππ‘ + βππ + π΄(π‘)π + π΅(π‘)π Stringa chiusa (2.30) Per la stringa chiusa, le condizioni al contorno sono: βπ¦ (π‘, 0) = βπ¦ (π‘, πΏ) (2.31) In altre parole, si esige che in ogni istante di tempo π‘ le estremità della stringa risultino coincidenti. Tale imposizione, che costituisce una condizione di periodicità, applicata alla (2.30) si risolve nella seguente equazione: πππΏ −πππΏ β + π΅(π‘) β β β π΄(π‘) = βππΏ + π΄(π‘)π + π΅(π‘)π Procedendo nella risoluzione, si giunge alla seguente espressione: πππΏ/2 β 2ππ΄(π‘)π sin (οΈ ππΏ 2 )οΈ −πππΏ/2 β − 2ππ΅(π‘)π sin (οΈ ππΏ 2 )οΈ + βππΏ = 0 Affinchè possa essere soddisfatta, l’uguaglianza si traduce nei seguenti risultati: ππ = 2π πΏπ con π ∈ π, e βπ = 0. Ci si soffermi ad osservare il carattere discreto dei ππ : ciascun π corrisponde ad una diversa onda stazionaria con lunghezza d’onda π = 2πΏ π . Alla luce del principio di sovrapposizione lineare, la formula più opportuna e generale per la funzione considerata risulta pertanto la seguente: βπ¦ (π‘, π) = βπ + βππ‘ + ∑οΈ β π (π‘)ππππ π + π΅ β π (π‘)π−πππ π ] [π΄ (2.32) πΜΈ=0 12 2.3. METODO DI FOURIER β π (π‘) e π΅ β π (π‘) sono dette modi normali (normal modes) o coordinate normali e π΄ ciascuna evolve nel tempo in maniera indipendente. Si sostituisca ora quanto trovato nell’equazione d’onda (2.28), il risultato concerne proprio tali quantità: {οΈ dove ππ = ππ √οΈ π π = 2π πΏπ √οΈ β π (π‘) = π΄ β π (0)π−πππ π‘ π΄ β π (π‘) = π΅ β π (0)π−πππ π‘ π΅ π π. Sostituendo, si ottiene la seguente espressione per βπ¦ : βπ¦ (π‘, π) = βπ + βππ‘ + ∑οΈ [οΈ ]οΈ β π (0)ππππ π + π΅ β π (0)−πππ π π−πππ π‘ π΄ (2.33) πΜΈ=0 Si osservi che il carattere reale di ciascuna componente della funzione βπ¦ (π‘, π) impone una condizione di vincolo sui coefficienti della serie, in particolare, deve * (π‘). Rimangono da identificare i β π (π‘) = π΅ β −π β π (π‘) = π΄ β *−π (π‘) e π΅ risultare che π΄ coefficienti βπ e βπ, termini costanti derivanti dalla risoluzione dell’equazione d’onda. Si può verificare che e 1 βπ = πΏ ∫οΈ πΏ βπ = 1 πΏ ∫οΈ πΏ ππβπ¦ (0, π) 0 ππβπ¦Λ (0, π) 0 Il termine βπ + βππ‘ ,infatti, corrisponde alle costanti derivanti dalla risoluzione dell’equazione differenziale di secondo grado. Nota la (2.33) è possibile calcolare questo termine applicando la definizione (2.6) che riguarda le coordinate del centro di massa: 1 πΏ πππ¦(π‘, π) πΏ 0 ∫οΈ ]οΈ ∑οΈ [οΈ 1 πΏ β π (0)ππππ π + π΅ β π (0)−πππ π π−πππ π‘ } = ππ{βπ + βππ‘ + π΄ πΏ 0 πΜΈ=0 ∫οΈ βπ¦ππ (π‘) = [οΈ 1 ∑οΈ β = βπ + βππ‘ + π΄π (0)π−πππ π‘ πΏ πΜΈ=0 ∫οΈ πΏ πππ π πππ 0 β π (0)π−πππ π‘ +π΅ ∫οΈ πΏ ]οΈ −πππ π πππ 0 (2.34) 13 2.3. METODO DI FOURIER I due integrali forniscono entrambi contributo nullo, infatti ∫οΈ πΏ πππ±πππ π = ± 0 1 ±πππ πΏ (π − 1) = 0 πππ Per cui βπ¦ππ (π‘) = βπ + βππ‘ (2.35) Dal momento che βπ¦ππ (π‘) = βπ¦ππ (0) + βπ¦Λ ππ (0)π‘ Risulta che βπ = βπ¦ππ (0) e βπ = βπ¦Λ ππ (0) = πβππ (0) π La velocità di traslazione è costante, quindi βπ¦ππ (0) è lo stesso ∀π‘: semplificheremo allora la notazione: βπ¦ππ = βπ¦ππ (0) analogamente, πβππ = πβππ (0) L’uguaglianza con gli integrali sopra riportati per βπ e βπ viene constatata grazie alle definizioni (2.6) e (2.8) introdotte all’inizio del capitolo, per analogia con il caso della linea. L’espressione finale per la stringa chiusa è allora data, in ultima analisi, dalla seguente equazione: βπ¦ (π‘, π) = βπ¦ππ + dove ππ = 2π πΏπ ]οΈ ∑οΈ [οΈ πβππ β π (0)ππππ π + π΅ β π (0)π−πππ π π−πππ π‘ π‘+ π΄ π πΜΈ=0 e ππ = ππ √οΈ π π. (2.36) Tale soluzione può essere vista, in una forma maggiormente istruttiva, separando il risultato nel contributo di due onde che si propagano in direzioni opposte lungo la stringa: ∑οΈ 1 1 πβππ β π (0)ππππ π π−πππ π‘ π‘+ βπ¦π (π‘, π) = βπ¦ππ + π΄ 2 2 π πΜΈ=0 (2.37) ∑οΈ 1 πβππ 1 β π (0)π−πππ π π−πππ π‘ βπ¦πΏ (π‘, π) = βπ¦ππ + π‘+ π΅ 2 2 π πΜΈ=0 (2.38) 14 2.3. METODO DI FOURIER È utile osservare come l’ equazione (2.36) descriva la posizione di ciascun punto della stringa chiusa nello spazio fisico in termini della somma di due contributi: βπ¦ (π‘, π) = βπ¦ππ (π‘) + βπ’(π‘, π) (2.39) Il primo termine si riferisce al moto del centro di massa, il secondo riguarda gli spostamenti relativi di ciascun punto della stringa rispetto il centro di massa. In particolare βπ¦ππ (π‘) = βπ¦ππ + βπ’(π‘, π) = ∑οΈ [οΈ πβππ π‘ π ]οΈ β π (0)ππππ π + π΅ β π (0)π−πππ π π−πππ π‘ π΄ πΜΈ=0 Quest’ultima quantità, dal momento che la posizione media occupata dai punti della stringa al tempo t è data da βπ¦ππ (π‘), deve dare un contributo medio nullo: ∫οΈ πΏ ππβπ’(π‘, π) = 0 (2.40) 0 Si osservi che la verifica di questo fatto è già stata condotta in questo paragrafo, appurando l’annullamento degli integrali nella (2.34). Condizioni al contorno di Dirichlet Come visto nella sezione riguardante la derivazione delle equazioni del moto, anche le condizioni al contorno di Dirichlet fanno sì che il secondo termine della (2.24) si annulli, di modo che la stringa, soggetta a queste condizioni, deve soddisfare solamente l’equazione d’onda (2.28). Generalmente, data una funzione π definita su un certo dominio π·, le condizioni di Dirichlet richiedono che questa assuma dei particolari valori sul bordo del dominio ππ·. Nel presente caso di una stringa unidimensionale aperta, le condizioni di Dirichlet sono date dalla seguente richiesta: βπ¦ (π‘, 0) = βπ¦1 βπ¦ (π‘, πΏ) = βπ¦2 (2.41) Applicando tali condizioni alla funzione di prova (2.30), si giunge alla coppia di uguaglianze: {οΈ β + π΅(π‘) β βπ¦1 = βπ + βππ‘ + π΄(π‘) πππΏ + π΅(π‘)π −πππΏ β β βπ¦2 = βπ + βππ‘ + βππΏ + π΄(π‘)π 15 2.3. METODO DI FOURIER Si ricorda che βπ¦1 e βπ¦2 rappresentano due punti fissi nello spazio fisico, pertanto, le loro componenti sono reali. Studiando il sistema sopra riportato, è possibile arrivare ad una simile equazione: πππΏ −πππΏ β β + π΅(π‘)π β β (βπ¦2 − βπ¦1 ) = π΄(π‘)π − π΄(π‘) − π΅(π‘) + βππΏ (2.42) da cui è possibile desumere i seguente requisiti per i coefficienti: β = −π΅(π‘) β π΄(π‘) (2.43) β§ βͺ π¦1 βͺ β¨ βπ = β βπ = 0 βͺ βͺ β© βπ = βπ¦2 −βπ¦1 πΏ Dall’equazione (2.42) segue inoltre il carattere discreto di π: ππ = π π πΏ con π ∈ π. In analogia a quanto già riportato nel caso della stringa chiusa, anche in questa circostanza risulta possibile scrivere la funzione nella sua forma più generale: βπ¦ (π‘, π) = βπ¦1 + +∞ ∑οΈ βπ¦2 − βπ¦1 β π (π‘) sin(ππ π) π + 2π π΄ πΏ π=−∞ (2.44) Per esemplificare la trattazione, è possibile assorbire il fattore immaginario β π (π‘), in questo modo è possibile riscrivere la funzione nel seguente modo: nelle π΄ βπ¦ (π‘, π) = βπ¦1 + +∞ ∑οΈ βπ¦2 − βπ¦1 β π (π‘) sin(ππ π) π+ π΄ πΏ π=−∞ (2.45) Si procede ora in maniera del tutto simile a quella utilizzata per trattare la stringa chiusa, sostituendo l’espressione della serie per la funzione di embedding nell’equazione d’onda (2.28): i risultati ottenuti sono, in accordo con quanto ci si aspetta, i medesimi del caso precedente: β π (π‘) = π΄ β π (0)π−πππ π‘ π΄ 16 2.3. METODO DI FOURIER dove ππ = π πΏπ √οΈ π π. Sostituendo, βπ¦ (π‘, π) = βπ¦1 + +∞ ∑οΈ βπ¦2 − βπ¦1 β π (0)π−πππ π‘ sin(ππ π) π΄ π+ πΏ π=−∞ Si ricorda che βπ¦ (π‘, π) è una funzione vettoriale a valori reali: quest’ultima proprietà aggiunge una nuova condizione sulla sommatoria, per la quale bisogna richiedere che [οΈ β π (0)π−πππ π‘ sin(ππ π) π΄ ]οΈ* β π (0)π−πππ π‘ sin(ππ π) =π΄ Ciò implica le seguenti equazioni: β * (0)ππππ π‘ = π΄ β π (0)π−πππ π‘ π΄ π β * (0)π−πππ π‘ = π΄ β π (0)π−πππ π‘ π΄ −π β *−π (0) = π΄ β π (0). Si può sfruttare questo vincolo per riscrida cui segue che π΄ vere la βπ¦ (π‘, π) in termini di una sommatoria in cui l’indice π spazi solamente l’insieme dei numeri naturali: ∑οΈ β π (0)π−πππ π‘ sin(ππ π) = π΄ π∈π = +∞ ∑οΈ π=0 +∞ ∑οΈ β π (0)π−πππ π‘ sin(ππ π) − π΄ β −π (0)ππππ π‘ sin(ππ π) π΄ β π (0)π−πππ π‘ sin(ππ π) − π΄ β *π (0)ππππ π‘ sin(ππ π) π΄ π=0 = −2π +∞ ∑οΈ β π (π‘)] sin(ππ π) πΌπ[π΄ π=0 (2.46) Per cui, tenuto contro dell’altro fattore 2π, precedentemente assorbito nei coefβ π (π‘), è possibile riscrivere la funzione identificando il coefficiente nella ficienti π΄ sommatoria: βπ¦ (π‘, π) = βπ¦1 + +∞ ∑οΈ βπ¦2 − βπ¦1 π+ βπ¦π (π‘) sin(ππ π) πΏ π=0 (2.47) β π (π‘)]. Si ricorda che nell’espressione valgono le seguenti dove βπ¦π (π‘) = 4πΌπ[π΄ √οΈ proprietà per i coefficienti: π = 0, 1, 2, ..., ππ = πΏπ π, ππ = ππ ππ . Si osservi che la stringa di Dirichlet ammette come soluzione il modo normale con frequenza 17 2.3. METODO DI FOURIER nulla: tale caso corrisponde a βπ¦ (π‘, π) = βπ¦1 + βπ¦2 − βπ¦1 π πΏ ovvero alla situazione in cui la stringa non oscilla ma è semplicemente tesa tra i punti βπ¦1 e βπ¦2 . Condizioni al contorno di Neumann Si consideri un’equazione di prova per la stringa analoga a quella presa in esame per l’applicazione delle condizioni di stringa chiusa e di Dirichlet: πππ −πππ β β βπ¦ = βπ + ππ‘ + βππ + π΄(π‘)π + π΅(π‘)π Le condizioni al contorno di Neumann che, si ricorda, scaturiscono dall’annullamento del secondo termine nella (2.24), richiedono che la derivata della funzione rispetto al parametro π assuma valori nulli sui bordi del dominio: πβπ¦ (π‘, 0) =0 ππ πβπ¦ (π‘, πΏ) =0 ππ Queste condizioni descrivono una stringa per la quale gli estremi non sono vincolati come nel caso delle condizioni di Dirichlet, bensì liberi di muoversi. Per apprezzare fino in fondo la differenza col caso Dirichlet, è utile studiare il momento πβ trasportato dalla stringa, definito come la somma del momenti di ciascun segmento infinitesimo della stringa: ∫οΈ πΏ ∫οΈ πΏ πππ ππβ π(π‘, π) = πβ(π‘) = 0 0 π βπ¦Λ ππ‘ (2.48) È allora possibile scrivere la seguente successione di uguaglianze: π πβ(π‘) = ππ‘ ∫οΈ πΏ 0 π 2 βπ¦ πππ 2 = ππ‘ ∫οΈ πΏ 0 π 2 βπ¦ πβπ¦ πππ 2 = π ππ ππ [οΈ ]οΈπΏ 0 Nella serie di uguaglianze sovrastanti si è adoperata la (2.28) per ricondursi a termini di derivazione rispetto a π. Si può osservare come il flusso di momento che attraversa la stringa risulti conservato applicando le condizioni al contorno di Neumann, mentre non lo sia nel caso delle condizioni al contorno di Dirichlet per le quali, generalmente, πβ π¦ ππ (π‘, 0) ΜΈ= πβ π¦ ππ (π‘, πΏ). 18 2.3. METODO DI FOURIER Procediamo ora allo studio della funzione di embedding per la stringa aperta di Neumann. Le derivate parziali rispetto al parametro π danno: [οΈ πππ −πππ β β ππ βπ¦ (π‘, π) = βπ + ππ π΄(π‘)π − π΅(π‘)π ]οΈ Per cui, {οΈ β − π΅(π‘)] β 0 = βπ + ππ[π΄(π‘) πππΏ − π΅(π‘)π −πππΏ ] β β 0 = βπ + ππ[π΄(π‘)π β β La risoluzione del sistema conduce alla seguente equazione per π΄(π‘) e π΅(π‘): β − π΅(π‘) β β − π΅(π‘)] β β + π΅(π‘)] β π΄(π‘) = [π΄(π‘) cos(ππΏ) + π[π΄(π‘) sin(ππΏ) L’equazione produce i risultati sottostanti: β = π΅(π‘) β π΄(π‘) ππΏ = ππ dalla quale si estrae il carattere discreto di k: ππ = π πΏπ con π ∈ π, π ΜΈ= 0. Si osservi che, a differenza del caso della stringa di Dirichlet, non è contemplato il caso π = 0: ciò è dovuto al fatto che tale condizione ritorna il risultato β 0 (π‘) = βπ + βππ‘. banale 0 = 0. Si può tuttavia assorbire βπ + βππ‘ nella serie, con π΄ β β Sostituendo nel sistema quanto trovato per i coefficienti π΄(π‘) e π΅(π‘) e ππ , si ricava βπ = 0. Alla luce delle condizioni ottenute la componente della funzione di embedding può essere riscritta nella seguente maniera: βπ¦ (π‘, π) = βπ + βππ‘ + 2 ∞ ∑οΈ β π (π‘) cos(ππ π) π΄ (2.49) πΜΈ=0 β Lo studio dei coefficienti π΄(π‘) viene condotto ispirandosi a quanto fatto nei casi precedenti di stringa chiusa e stringa aperta con condizioni di Dirichlet. Il risultato è il medesimo: β π (π‘) = π΄ β π (0)π−πππ π‘ π΄ 19 2.3. METODO DI FOURIER dove ππ = π πΏπ √οΈ π π. La βπ¦ allora diventa βπ¦ (π‘, π) = βπ + βππ‘ + 2 ∑οΈ β π (0)π−πππ π‘ cos(ππ π) π΄ (2.50) πΜΈ=0 Per quanto riguarda i coefficienti βπ e βπ, il calcolo è del tutto analogo al caso della stringa chiusa per cui, evitando ridondanze superflue, βπ¦ (π‘, π) = βπ¦ππ + π πΏπ ∞ ∑οΈ πβππ β π (0)π−πππ π‘ cos(ππ π) π‘+2 π΄ π πΜΈ=0 √οΈ (2.51) π π e π ΜΈ= 0. La condizione di realtà β π (0): sulla funzione ritorna, come negli altri casi, un vincolo sui coefficienti π΄ β *π (0) = π΄ β −π (0). Risulta allora possibile riscrivere la (2.51) in una forma in π΄ dove, si ricorda, ππ = e ππ = ππ cui π ∈ π : βπ¦ (π‘, π) = βπ¦ππ + +∞ ∑οΈ πβππ β π (0)π−πππ π‘ + π΄ β −π (0)ππππ π‘ ] cos(ππ π) [π΄ π‘+2 π π=1 = βπ¦ππ + +∞ ∑οΈ πβππ β π (0)π−πππ π‘ + π΄ β *π (0)ππππ π‘ ] cos(ππ π) [π΄ π‘+2 π π=1 = βπ¦ππ + +∞ ∑οΈ πβππ β π (0)π−πππ π‘ ] cos(ππ π) 2π π[π΄ π‘+2 π π=1 (2.52) β π (0)π−πππ π‘ ], l’espressione per la stringa di Per cui, definendo βπ¦π (π‘) = 4π π[π΄ Neumann diventa: +∞ ∑οΈ πβππ βπ¦ (π‘, π) = βπ¦ππ + π‘+ βπ¦π (π‘) cos(ππ π) π π=1 (2.53) Anche in questo caso è possibile intendere la funzione come somma di un contributo legato al centro di massa e uno legato al moto di ciascun punto della stringa rispetto ad esso, proprio come fatto nel caso della stringa chiusa: βπ¦ (π‘, π) = βπ¦ππ (π‘) + βπ’(π‘, π) con le ovvie associazioni π¦ππ (π‘) = βπ¦ππ + πβππ π‘ π 20 2.4. FORMALISMO HAMILTONIANO ED ENERGIA DELLA STRINGA +∞ ∑οΈ βπ’(π‘, π) = βπ¦π (π‘) cos(ππ π) π=1 Verifichiamo che, anche in questo caso vale la 2.41: ∞ ∑οΈ ∫οΈ πΏ ππβπ’(π‘, π) = 0 πΜΈ=0 ∞ ∑οΈ ∫οΈ πΏ ππ cos(ππ π) βπ¦π (π‘) 0 sin(ππ π) = βπ¦π (π‘) ππ πΜΈ=0 [οΈ ]οΈπΏ (2.54) 0 =0 poichè il seno si annulla in 0 ed πΏ. Si è ad ora studiata la forma per le funzione di embedding nei tre diversi casi di stringa emersi dall’annullamento della variazione al primo ordine dell’azione. Si vuole ora calcolare la funzione Hamiltoniana associata ad ogni configurazione. 2.4 Formalismo Hamiltoniano ed Energia della stringa Un’ulteriore formulazione della meccanica della stringa è possibile tramite il formalismo Hamiltoniano. Questo modo di descrivere la fisica del sistema accompagna la trattazione Lagrangiana rispetto alla quale ha la caratteristica di essere maggiormente versatile agli scopi di una successiva quantizzazione. Così come nella Meccanica Lagrangiana si definiva una funzione β(π‘, π, π) Λ che rappresentasse il sistema fisico d’interesse, l’Hamiltoniana costituisce la funzione caratteristica del sistema considerato nel formalismo hamiltoniano, con la sola differenza che al posto di dipendere da πΛπ dipende da ππ ed è definita nella seguente maniera: π»(βπ¦ , πβ) = πβ(π‘)βπ¦Λ (π‘) − β (2.55) Nel presente caso in cui il sistema considerato è una stringa e quindi, un ogget˜ to unidimensionale e continuo, è utile introdurre la densità hamiltoniana π», trovata come trasformata di Legendre della densità lagrangiana βΜ introdotta 21 2.4. FORMALISMO HAMILTONIANO ED ENERGIA DELLA STRINGA nella sezione 2.2: ˜ π¦ (π‘, π), πβ(π‘, π)) = πβ(π‘, π)βπ¦Λ (π‘, π) − βΜ π»(β In questa formula πβ(π‘, π) corrisponde alla seguente definizione già espressa nel capitolo sulla meccanica lagrangiana: πβ(π‘, π) = π βΜ πβπ¦ =π Λ ππ‘ π βπ¦ (2.56) La π» = π»(βπ, πβ) risulta pertanto essere una funzione scalare e nel presente caso di una stringa unidimensionale, è data da ∫οΈ πΏ π»= ˜ π¦ (π‘, π), πβ(π‘, π)) ππ π»(β 0 ∫οΈ πΏ = ππ[β π(π‘, π)βπ¦Λ (π‘, π) − βΜ(βπ¦ (π‘, π), βπ¦Λ (π‘, π))] 0 [οΈ ∫οΈ πΏ ππ = 0 1 2 1 πβ + π 2π 2 (οΈ πβπ¦ ππ (2.57) )οΈ2 ]οΈ Studiando le diverse soluzioni ottenute per la stringa, si vuole ora riscrivere la funzione Hamiltoniana di ciascuna di esse esplicitando coordinate e momenti delle stesse, in maniera da calcolare l’energia della stringa classica in termini dei modi normali di vibrazione della stringa. Successivamente si quantizzerà la teoria e si studieranno i livelli energetici di ciascuna stringa investigando i relativi autolavori. Energia della stringa chiusa Studiando la stringa chiusa si è riusciti a intendere la forma della serie di Fourier che la rappresenta: βπ¦ (π‘, π) = βπ¦ππ + ]οΈ ∑οΈ [οΈ πβππ β π (0)ππππ π + π΅ β π (0)π−πππ π π−πππ π‘ π‘+ π΄ π πΜΈ=0 Tale espressione può essere facilmente riscritta in una forma in cui π ∈ π * (π‘), derivanti dall’imβ π (π‘) = π΄ β *−π (π‘) e π΅ β π (π‘) = π΅ β −π adoperando le condizioni π΄ 22 2.4. FORMALISMO HAMILTONIANO ED ENERGIA DELLA STRINGA posizione del carattere reale della βπ¦ (π‘, π) alla serie: βπ¦ (π‘, π) = βπ¦ππ + ∞ ∑οΈ πβππ β π (0)ππ(ππ π−ππ π‘) + π΄ β *π (0)π−π(ππ π−ππ π‘) π‘+ [π΄ π π=1 (2.58) β π (0)π−π(ππ π+ππ π‘) + π΅ β π* (0)ππ(ππ π+ππ π‘) ] +π΅ È allora possibile interpretare i termini interni alla sommatoria accorgendosi che corrispondono alla somma di due quantità puramente reali: βπ¦ = βπ¦ππ + +∞ ∑οΈ πβππ π‘+ [βπ¦π (π‘, π) + βπ¦˜π (π‘, π)] π π=1 (2.59) dove [οΈ β π (0)ππ(ππ −ππ π‘) βπ¦π (π‘, π) = 2π π π΄ ]οΈ [οΈ β π (0)π−π(ππ +ππ π‘) βπ¦˜π (π‘, π) = 2π π π΅ (2.60) ]οΈ (2.61) Da tale espressione è possibile estrarre il momento generalizzato associato: πβ(π‘, π) = π +∞ ∑οΈ πβππ [βπ¦Λ π (π‘, π) + βπ¦˜Λ π (π‘, π)] +π π π=1 (2.62) Ometteremo in seguito il simbolo di vettore per evitare inutili appesantimenti di indici e segni che complichino la lettura. Sostituendo queste quantità nell’espressione dell’Hamiltoniana, è possibile calcolare l’energia degli stati. A tal scopo risulta vantaggioso studiare separatamente i vari termini, calcolando esplicitamente i quadrati del momento e della derivata parziale rispetto a sigma. Per quanto riguarda il momento, π2 (π‘, π) = π2ππ + π2 [ +∞ ∑οΈ (π¦Λ π (π‘, π) + π¦˜Λ π (π‘, π))]2 + 2πππ π π=1 +∞ ∑οΈ [π¦Λ π (π‘, π) + π¦˜Λ π (π‘, π)] π=1 Il primo termine, moltiplicato per il fattore 1/2π, integrato sul dominio di π fornisce un contributo 1 π2ππ πΏ 2 π (2.63) Per quanto riguarda gli altri due termini, occorre studiare la derivata temporale di π¦π (π‘, π) e π¦˜π (π‘, π). Poichè la derivata della parte reale di una funzione 23 2.4. FORMALISMO HAMILTONIANO ED ENERGIA DELLA STRINGA complessa è equivalente alla parte reale della derivata della funzione, [οΈ π¦Λ π (π‘, π) = ππ πΌπ π΄π (0)ππ(ππ π−ππ π‘) [οΈ ]οΈ π¦˜Λ π (π‘, π) = ππ πΌπ π΅π (0)π−π(ππ π+ππ π‘) ]οΈ (2.64) (2.65) per cui è immediato verificare che il terzo termine si annulla per ogni π: ∫οΈ πΏ πππ±πππ π = 0 ∀π 0 Studiare il secondo termine richiede di operare un prodotto di Cauchy della sommatoria: [ +∞ ∑οΈ (π¦Λ π (π‘, π) + π¦˜Λ π (π‘, π))]2 = π=1 = +∞ ∑οΈ ∑οΈ [π¦Λ π (π‘, π) + π¦˜Λ π (π‘, π)][π¦Λ π−π (π‘, π) + π¦˜Λ π−π (π‘, π)] π=1 π +∞ ∑οΈ ∑οΈ [π¦Λ π π¦Λ π−π + π¦Λ π π¦˜Λ π−π + π¦˜Λ π π¦Λ π−π + π¦˜Λ π π¦˜Λ π−π ] π=1 π (2.66) Tra i termini interni alla sommatoria, gli unici che danno un contributo diverso da zero sono il primo e l’ultimo, infatti la loro integrazione ritorna una delta di Dirac, πΏπ,2π , moltiplicata per un fattore πΏ. Gli unici termini che sopravvivono sono, pertanto, del tipo +∞ ∑οΈ 1 [π¦Λ 2 (π‘) + π¦˜Λ π2 (π‘)] ππΏ 2 π=1 π Si studia ora il contributo derivante dal termine quadrato della derivata parziale della funzione di embedding rispetto sigma. In tal caso i passaggi da operare sono i medesimi di quelli riguardanti il termine (2.66); le derivate rispetto a sigma risulteranno essere: [οΈ ]οΈ ππ¦π (π‘, π) = −ππ πΌπ π΄π (0)ππ(ππ π−ππ π‘) ππ (2.67) [οΈ ]οΈ π π¦˜π (π‘, π) = ππ πΌπ π΅π (0)π−π(ππ π+ππ π‘) ππ (2.68) Anche in questo caso, il quadrato della serie si calcola come un prodotto di Cauchy tra le stesse, e l’integrazione in sigma ritorna una delta, πΏπ,2π , per un 24 2.4. FORMALISMO HAMILTONIANO ED ENERGIA DELLA STRINGA fattore πΏ, per cui il contributo, in questo caso, è: 2π ππΏ πΏ (οΈ )οΈ2 +∞ ∑οΈ [π2 (π¦π2 (π‘) + π¦˜π2 (π‘))] π=1 Risulta pertanto, che l’Hamiltoniana per la stringa aperta può essere scritta nel seguente modo: +∞ ∑οΈ ∑οΈ 1 πβ2 1 1 (2π)2 +∞ π» = πΏ ππ + ππΏ [βπ¦Λ π2 (π‘) + βπ¦˜Λ π2 (π‘)] + π [π2 (βπ¦π2 (π‘) + βπ¦˜π2 (π‘))] (2.69) 2 π 2 π=1 2 πΏ π=1 Si ricorda che, finora, sono stati omessi i simboli di vettore per esemplificare la notazione; ora tuttavia, raggiunto il risultato finale, abbiamo reintrodotto la notazione vettoriale per essere più chiari e precisi. A partire da questa formula, è possibile notare come questa ammetta un’interpretazione particolarmente istruttiva e funzionale a una futura quantizzazione: mentre il primo termine è infatti associabile all’Hamiltoniana di una particella libera con massa ππΏ, le due serie danno vita a una somma infinita di Hamiltoniane di oscillatori armonici. Per capire meglio è utile riscrivere la (2.69) nel seguente modo: +∞ ∑οΈ 1 1 πβ2 1 (2π)2 2 2 1 1 (2π)2 2 β 2 π» = πΏ ππ + [ ππΏβπ¦Λ π2 (π‘)+ π π βπ¦π (π‘)]+[ ππΏβπ¦˜Λ π2 (π‘)+ π π π¦˜π (π‘)] 2 π π=1 2 2 πΏ 2 2 πΏ (2.70) Da questa espressione è immediato riconoscere nei termini tra parentesi quadre le Hamiltoniane di due oscillatori armonici. Se ci si interroga sul significato di queste sommatorie, occorre osservare che queste sono date, appunto, dalla √οΈ somma di infiniti oscillatori armonici, ciascuno con frequenza ππ = ππ π π .Tali oggetti, gli oscillatori, costituiscono elementi ben noti nel panorama fisico per la loro universalità pertanto, il vantaggio nell’impiegarli, risulta in una gran ricchezza di teorie classiche e quantistiche già compiutamente formulate e immediatamente a disposizione del lettore. Nel prossimo capitolo si sfrutterà proprio tali oggetti per fornire una descrizione quantistica delle stringhe considerate, senza operare troppi calcoli che appesantiscano il discorso. 25 2.4. FORMALISMO HAMILTONIANO ED ENERGIA DELLA STRINGA Hamiltoniana della stringa aperta con condizioni di Dirichlet Con- sideriamo la stringa di Dirichlet, la cui espressione è: βπ¦ (π‘, π) = βπ¦1 + +∞ ∑οΈ βπ¦2 − βπ¦1 π+ βπ¦π (π‘) sin(ππ π) πΏ π=0 (2.71) β π (π‘)]. Il momento generalizzato ad essa assodove, si ricorda, βπ¦π (π‘) = 4πΌπ[π΄ ciato è il seguente: πβ(π‘, π) = π +∞ ∑οΈ βπ¦Λ π (π‘) sin(ππ π) (2.72) π=0 È allora possibile calcolare l’energia della stringa di Dirichlet sostituendo le espressioni (2.71) e (2.72) nell’equazione dell’Hamiltoniana. Si studia per primo il termine relativo al quadrato del momento: ∫οΈ πΏ 0 1 1 ππ πβ2 = 2π 2π ∫οΈ πΏ 2 πππ 0 [οΈ +∞ ∑οΈ ]οΈ2 βπ¦Λ π (π‘) sin(ππ π) π=0 [οΈ 1 ∑οΈ ∑οΈ Λ βπ¦π (π‘)βπ¦Λ π−π (π‘) = π 2 π π ]οΈ (2.73) ∫οΈ πΏ ππ[sin(ππ π) sin(ππ−π π)] 0 Si osserva che ππ−π = ππ − ππ per cui, adoperando le formule trigonometriche di Werner, ∫οΈ πΏ 0 1 ππ[sin(ππ π) sin(ππ π − ππ π)] = − 2 ∫οΈ πΏ ππ[cos(ππ π) − cos(2ππ π − ππ π)] 0 Il primo termine dà contributo nullo, mentre il secondo dà un contributo diverso da zero solo se π = 2π, in tal caso il contributo è pari ad πΏ. Alla luce di quanto appena detto, il termine derivante dal quadrato del momento risulta +∞ ∑οΈ 1 ππΏ βπ¦Λ 2 (π‘) 4 π=0 π (2.74) Esaminiamo ora il termine che concerne la derivata di βπ¦ rispetto π: ∫οΈ πΏ 0 1 ππ π 2 (οΈ πβπ¦ ππ )οΈ2 26 2.4. FORMALISMO HAMILTONIANO ED ENERGIA DELLA STRINGA Si può verificare che (οΈ πβπ¦ ππ )οΈ2 ]οΈ2 ∑οΈ βπ¦2 − βπ¦1 +∞ = + (ππ βπ¦π (π‘) cos(ππ π)) πΏ π=0 [οΈ L’integrazione in ππ del quadrato del primo termine ritorna 1 (βπ¦2 − βπ¦1 )2 π 2 πΏ (2.75) Il doppio prodotto non contribuisce, infatti ∫οΈ πΏ ππ cos(ππ π) = 0 ∀π 0 Il quadrato della sommatoria contribuisce invece con un fattore +∞ ∑οΈ 1 ππ2 βπ¦π2 (π‘) ππΏ 4 π=0 (2.76) È ora possibile scrivere l’espressione dell’Hamiltoniana della stringa aperta di Dirichlet: +∞ +∞ ∑οΈ ∑οΈ 1 (βπ¦2 − βπ¦1 )2 1 1 βπ¦Λ π2 (π‘) + π πΏ π»= π + ππΏ ππ2 βπ¦π2 (π‘) 2 πΏ 4 π=0 4 π=0 (2.77) Questa equazione fornisce allora l’energia di una stringa aperta classica fissata alle due estremità, in termini delle ampiezze dei modi normali di vibrazione della stringa. Come nel caso della stringa chiusa, anche ora è possibile riconoscere nell’Hamiltoniana quantità familiari: riassumendo infatti entrambe le sommatorie in un’unica scrittura, ci si può accorgere che l’Hamiltoniana è data dalla somma di un primo termine legato alla condizione di riposo della stringa 1 (βπ¦2 − βπ¦1 )2 π 2 πΏ con una serie infinita di oscillatori armonici ciascuno con ππ = ππ √οΈ π π: ∑οΈ 1 1 +∞ 1 (ππ)2 2 ππΏβπ¦Λ π2 (π‘) + π βπ¦ (π‘) 2 π=0 2 2 πΏ π [οΈ ]οΈ . 27 2.4. FORMALISMO HAMILTONIANO ED ENERGIA DELLA STRINGA Hamiltoniana della stringa aperta con condizioni di Neumann Si vuole ora studiare l’Hamiltoniana della stringa aperta con condizioni al contorno di Neumann. In questo caso la funzione che descrive la stringa corrisponde alla (2.53): βπ¦ (π‘, π) = βπ¦ππ + +∞ ∑οΈ πβπΆπ π‘+ βπ¦π (π‘) cos(ππ π) π π=1 (2.78) Il momento generalizzato associato è allora: πβ(π‘, π) = πβππ + π +∞ ∑οΈ βπ¦Λ π (π‘) cos(ππ π) (2.79) π=1 Per ottenere l’Hamiltoniana della stringa di Neumann è sufficiente sostituire le espressioni (2.78) e (2.79) nell’equazione dell’Hamiltoniana della stringa. Si consideri dapprima il termine derivante dall’integrazione del momento al quadrato: ∫οΈ πΏ 0 1 ππ πβ2 = 2π ∫οΈ πΏ 0 ]οΈ2 +∞ ∑οΈ 1 ππ πβππ + π [βπ¦Λ π (π‘) cos(ππ π)] 2π π=1 [οΈ Il quadrato del primo termine, integrato in ππ, tra 0 ed πΏ, dà un contributo 1 πβ2ππ πΏ 2 π Il doppio prodotto non contribuisce, infatti ∫οΈ πΏ ππ cos(ππ π) = 0 ∀π 0 Il terzo termine, come già visto per la stringa di Dirichlet, contribuisce con un fattore +∞ ∑οΈ 1 βπ¦Λ 2 (π‘) ππΏ 4 π=1 π La parte riguardante la derivata rispetto π, invece, è data da ∫οΈ πΏ 0 +∞ ∑οΈ 1 ππ π − ππ βπ¦π (π‘) sin(ππ π) 2 π=1 [οΈ ]οΈ2 28 2.4. FORMALISMO HAMILTONIANO ED ENERGIA DELLA STRINGA Un integrale di questo tipo è già stato studiato in precedenza e, come già visto, ritorna il valore +∞ ∑οΈ 1 ππΏ ππ2 βπ¦π2 (π‘) 4 π=1 È allora possibile scrivere la forma per l’Hamiltoniana della stringa di Neumann: +∞ +∞ ∑οΈ ∑οΈ 1 πβ2 1 1 π» = πΏ ππ + ππΏ βπ¦Λ π2 (π‘) + π πΏ βπ¦π2 (π‘) 2 π 4 π=1 4 π=1 (2.80) Nel riscrivere l’espressione, condensado le due serie in un’unica sommatoria, risulta chiaro che l’Hamiltoniana della stringa di Neumann può essere interpretata come una prima parte legata al centro di massa, che corrisponde all’Hamiltoniana di una particella libera con massa ππΏ, e una parte costituita dalla somma√οΈdi funzioni di Hamilton di infiniti oscillatori armonici, ciascuno con ππ = ππ π π. Si osservi che le forme per la stringa di Dirichlet e quella di Neumann potrebbero sembrare simili ad una prima analisi. In realtà sono profondamente differenti. Ciò è dovuto, in primis, al fatto che nel caso della stringa di Neumann, il modo con π = 0 non è ammesso, in secondo luogo, alla differente definizione dei βπ¦π (π‘). 29 Capitolo 3 Quantizzazione Canonica 3.1 Metodo della quantizzazione Canonica Nel presente capitolo si esporrà il metodo della Quantizzazione canonica che sarà usato per quantizzare, appunto, i casi di stringa finora studiati. Secondo tale metodo, le coordinate e i momenti coniugati impiegati nella descrizione Hamiltoniana devono essere promossi a operatori su uno spazio di Hilbert, che soddisfano particolari relazioni di commutazione. {οΈ π −→ π π −→ π Con questa definizione, segue che le parentesi di Poisson in meccanica classica vengono convertite in relazioni di commutazione (in cui rientra il prodotto per un fattore 1/π~): {..., ...} −→ 1 [..., ...] π~ allora [ππ , ππ ] = −π~πΏππ [ππ , ππ ] = 0 [ππ , ππ ] = 0 Nel caso particolare della stringa, βπ¦ (π‘, π) e πβ(π‘, π) devono essere promossi ad β (π) e πβ (π) su uno spazio di Hilbert. Si osservi che esiste una coppia operatori π β e πβ per ogni valore del parametro π. Le relazioni di commutadi operatori π zione canoniche per questi operatori si possono estrarre dalla generalizzazione 30 3.2. QUANTIZZAZIONE DELLA STRINGA delle precedenti: [ππ (π), ππ (π ′ )] = −π~πΏππ πΏ(π − π ′ ) [ππ (π), ππ (π ′ )] = 0 [ππ (π), ππ (π ′ )] = 0 Si osservi che l’operatore ππ in π commuta con con l’operatore ππ in un qualsiasi π ′ ΜΈ= π: ciò significa che una misura della componente π del momento di un segmento infinitesimo della stringa in π non interferisce con la misura simultanea della componente π della posizione di un segmento in un qualsiasi altro punto π ′ . Si applicherà ora tale procedura per quantizzare i diversi casi di stringa chiusa, aperta con condizioni al contorno di Dirichlet e aperta con condizioni al contorno di Neumann. 3.2 Quantizzazione della stringa Stringa chiusa Come detto nel paragrafo 3.1, le variabili reali vengono promosse ad operatori su uno spazio di Hilbert per cui le π» = π»(βπ, πβ) diventano esse stesse degli operatori, proprio come βπ e πβ. Esaminando il caso della stringa chiusa l’operatore Hamiltoniano legato all’oscillazione è dato dalla relazione: π»= +∞ ∑οΈ 1 βΛ 2 1 (2π)2 2 β 2 1 β 1 (2π)2 2 β˜ 2 [ ππΏπ π ππ ] + [ ππΏπ˜Λ π2 + π π ππ ] π + π 2 2 πΏ 2 2 πΏ π=1 (3.1) Dal momento in cui i termini tra parentesi corrispondono agli operatori π» dell’oscillatore armonico quantistico, i cui autostati e autovalori risultano noti dalla teoria, è immediato riscrivere l’Hamiltoniano nel seguente modo, separando le componenti right e left-handed : π» = π»π + π»πΏ = +∞ ∑οΈ π»ππ + π=1 ∞ ∑οΈ πΏ π»π (3.2) π=1 πΏ stanno ad indicare gli operatori hamiltoniani di oscillatori dove π»ππ ed π»π armonici di frequenza ππ ed ππ riferiti rispettivamente alle componenti right e left-handed dell’oscillazione. In particolare † π π»ππ = ~ππ [(βππ ππ + 3/2] π) β (3.3) 31 3.2. QUANTIZZAZIONE DELLA STRINGA πΏ † πΏ π»π = ~ππ [(βππΏ ππ + 3/2] π) β (3.4) Si può quindi osservare come ad ogni modo normale di vibrazione di ciascuna βπ¦π e βπ¦πΏ classiche, corrisponda, nel caso quantistico, un oscillatore armonico di frequenza rispettivamente ππ o ππ . Ci si soffermi sul singolo π»π , operatore hamiltoniano dell’oscillatore armonico quantistico tridimensionale: gli autovettori di π»π , noti dalla teoria sull’oscillatore armonico, sono i vettori normalizzati |˜ ππ β© |˜ ππ β© = |ππ1 , ππ2 , ππ3 β© = |ππ1 β© ⊗ |ππ2 β© ⊗ |ππ3 β© dove ciascun πππ è un intero non negativo. π»π agisce su un autostato |˜ ππ β© nel seguente modo: π»π |˜ ππ β© = π»π1,π2,π3 |ππ1 , ππ2 , ππ3 β© = πΈππ1 ,ππ2 ,ππ3 |ππ1 , ππ2 , ππ3 β© (3.5) = πΈπ˜π |˜ ππ β© Dove πΈπ˜π = πΈππ1 ,ππ2 ,ππ3 = πΈππ1 + πΈππ2 + πΈππ3 e ciascun πΈπππ è dato da π»ππ |πππ β© = πΈπππ |πππ β© Dalla teoria è noto che (οΈ πΈπππ = ~ππ πππ + 1 2 )οΈ per cui πΈπ˜π = πΈππ1 + πΈππ2 + πΈππ3 3 = ~ππ ππ1 + ππ2 + ππ3 + 2 (οΈ )οΈ 3 = ~ππ ππ + 2 (οΈ )οΈ (3.6) dove ππ corrisponde alla somma di tre numeri interi, ππ = ππ1 + ππ2 + ππ3 , ed è, di conseguenza, anch’esso un intero. Gli autovettori di π» π = ∑οΈ+∞ π π=1 π»π sono allora dati, vista la separabilità di π» π , dai vettori |˜ π1π , ..., π˜ππ , ...β© = |˜ π1π β© ⊗ ... ⊗ |˜ πππ β© ⊗ ... 32 3.2. QUANTIZZAZIONE DELLA STRINGA π è un intero non negatidove ciascun |˜ πππ β© ha il significato appena esposto e πππ vo. È allora possibile valutare l’energia riferita alla componente right-handed dell’oscillazione nel seguente modo: π» π |˜ π1π , ..., π˜ππ , ...β© = πΈπ˜π π ,...,˜π π ,... |˜ π1π , ..., π˜ππ , ...β© 1 π (3.7) dove πΈπ˜π π ,...,˜π π ,... = πΈπ˜π π + ... + πΈπ˜π ππ + ... 1 π 1 = = +∞ ∑οΈ π=1 +∞ ∑οΈ πΈπ˜π ππ (3.8) (οΈ ~ππ πππ + π=1 3 2 )οΈ π + π π + π π . Un analogo ragionamento può essere riproposto per con πππ = ππ1 π2 π3 π» πΏ , per cui gli autovettori dell’Hamiltoniano totale sono i vettori normalizzati πΏ , ...β© in cui ciascun π π (ed π πΏ ) è un intero non nega|˜ π1π , ..., π˜ππ , ..., π˜1πΏ , ..., π˜π ππ ππ tivo che ritorna lo stato quantistico dell’π-esimo (π-esimo) modo normale di vibrazione dell’π-esima componente right-handed (o left-handed) della stringa. Per quanto detto precedentemente e per la separabilità dell’operatore H, è possibile scrivere le seguenti uguaglianze: πΏ πΏ π1πΏ , ..., π˜π , ...β© |˜ π1π , ..., π˜ππ , ..., π˜1πΏ , ..., π˜π , ...β© = |˜ π1π , ..., π˜ππ , ...β© ⊗ |˜ (οΈ )οΈ (οΈ )οΈ πΏ = |˜ π1π β© ⊗ ... ⊗ |˜ πππ β© ⊗ ... ⊗ |˜ π1πΏ β© ⊗ ... ⊗ |˜ ππ β© ⊗ ... πΏ = |˜ π1π β© ⊗ ... ⊗ |˜ πππ β© ⊗ ... ⊗ |˜ π1πΏ β© ⊗ ... ⊗ |˜ ππ β© ⊗ ... (3.9) È allora possibile, noto un particolare stato dell’oscillazione della stringa, studiarne l’energia, applicando l’operatore π» all’autostato che lo descrive, πΏ , ...β©: |˜ π1π , ..., π˜ππ , ..., π˜1πΏ , ..., π˜π πΏ πΏ π» |˜ π1π , ..., π˜ππ , ..., π˜1πΏ , ..., π˜π , ...β© = πΈπ˜π ,...,˜πππ ,...,˜π πΏ ,...,˜ππ π1π , ..., π˜ππ , ..., π˜1πΏ , ..., π˜π , ...β© πΏ ,... |˜ 1 1 (3.10) 33 3.2. QUANTIZZAZIONE DELLA STRINGA dove πΈπ˜π ,...,˜πππ ,...,˜π πΏ ,...,˜ππ πΏ ,... π ,... + πΈπ πΏ ,... = πΈπ ˜πΏ ,...,˜ ππ ˜π ,...,˜ ππ 1 1 1 1 = (οΈ ∑οΈ ~ππ π=1 ∑οΈ + 3 + πππ + 2 )οΈ (οΈ ~ππ π=1 3 πΏ + ππ 2 (3.11) )οΈ π + π π + π π e π πΏ = π πΏ + π πΏ + π πΏ . Si è quindi ottenuta con πππ = ππ1 π π1 π2 π3 π2 π3 l’espressione per l’energia della stringa quantistica chiusa, derivante dalle sue oscillazioni: essa è data dalla somma delle energie di due serie di infiniti oscillatori armonici, ciascuna delle quali è riferita alla componente right o left-handed dell’oscillazione. Si osservi che, nella trattazione appena formulata, i simboli di "tilde" presenti negli autostati del singolo oscillatore, |˜ ππ β©, riguardano le tre diverse componenti spaziali degli stessi. Stringa di Dirichlet Il corrispondente operatore quantistico relativo al ter- mine oscillatorio dell’Hamiltoniana classica per stringa aperta di Dirichlet è dato, vista la (2.77), da ]οΈ β2 − π β1 )2 +∞ ∑οΈ [οΈ 1 1 (π Λ2 1 2β 2 β + ππΏππ + πΏπ ππ ππ π»= π 2 πΏ 4 4 π=0 (3.12) Come nel caso precedente, è possibile riconoscere nei termini della serie, gli operatori hamiltoniani di infiniti oscillatori armonici quantistici, ciascuno con frequenza ππ . Si osservi che è possibile tener conto dell’aggiuntivo fattore 1/2 βπ e π βΛ π . In questo che compare nell’espressione semplicemente ridefinendo π modo, la (3.8) può essere scritta nella forma π» = π»πππ π‘ + ∑οΈ π»π (3.13) π=0 dove π»πππ π‘ corrisponde all’Hamiltoniana riferita all’energia di riposo della β2 e π β1 , e π»π corstringa, quando questa è tesa tra i punti individuati da π risponde all’operatore Hamiltoniano di un oscillatore armonico quantistico di frequenza ππ in tre dimensioni: π»π = ~ππ (βπ†πβππ + 3/2) (3.14) 34 3.2. QUANTIZZAZIONE DELLA STRINGA Anche in questo caso si può notare come ad ogni modo normale di vibrazione della stringa classica corrisponda, nel caso quantistico, un oscillatore armonico π»π di frequenza ππ . Gli autovettori di π»π sono dati da vettori normalizzati |˜ ππ β© dove πππ è un intero positivo oppure 0, e π»π |˜ ππ β© = π»π1,π2,π3 |ππ1 , ππ2 , ππ3 β© = πΈππ1 ,ππ2 ,ππ3 |ππ1 , ππ2 , ππ3 β© (3.15) ππ β© = πΈπ˜π |˜ con πΈπ˜π = πΈππ1 ,ππ2 ,ππ3 = πΈππ1 + πΈππ2 + πΈππ3 Dalla teoria dell’oscillatore armonico quantistico è noto che: (οΈ πΈπππ = ~ππ πππ + 1 2 )οΈ per cui 3 2 (οΈ πΈπ˜π = ~ππ ππ + )οΈ (3.16) con ππ = ππ1 + ππ2 + ππ3 . Gl autovettori dell’Hamiltoniano totale, vista la sua separabilità, saranno i vettori normalizzati |˜ π1 , π˜2 , ...β© = |˜ π1 β© ⊗ |˜ π2 β© ⊗ ... in cui ognuno dei |˜ ππ β© ha il significato sopra illustrato e πππ è un numero intero, non negativo, che ritorna lo stato quantistico dell’π-nesimo modo normale dell’i-esima componente della stringa. Anche in questo caso vale la |˜ π1 , ..., π˜π , ...β© = |˜ π1 β© ⊗ ... ⊗ |˜ ππ β© ⊗ ... È dunque possibile calcolare l’energia posseduta da un particolare stato delle oscillazioni della stringa, |˜ π1 , ..., π˜π , ...β©: π» |˜ π1 , ..., π˜π , ...β© = πΈπ˜1 ,...,˜ππ ,... |˜ π1 , ..., π˜π , ...β© (3.17) dove πΈπ˜1 ,...,˜ππ ,... = = +∞ ∑οΈ π=0 +∞ ∑οΈ π=0 πΈπ˜π (3.18) 3 ππ + 2 (οΈ ~ππ )οΈ 35 3.2. QUANTIZZAZIONE DELLA STRINGA con ππ = ππ1 + ππ2 + ππ3 . A quest’energia, associata al termine di oscillazione dell’hamiltoniana, bisogna sommare, per la separabilità di H (π» = π»πππ π‘ + π»ππ π ), il termine derivante dalla π»πππ π‘ , l’energia di riposo della stringa. Tale contributo costituisce un termine costante, pari a β2 − π β1 )2 1 (π πΈπππ π‘ = π 2 πΏ L’espressione per l’energia della stringa di Dirichlet corrisponde pertanto alla somma di due termini: uno riferito all’energia di riposo della stringa, costante, ed uno dato dalla somma delle energie di infiniti oscillatori armonici quantistici tridimensionali, ciascuno di frequenza ππ : πΈ = πΈπππ π‘ + πΈπ˜1 ,...,˜ππ ,... (3.19) Stringa di Neumann Il termine dell’Hamiltoniana relativo alle oscillazioni per la stringa di Neumann, promosso ad operatore agente su elementi di uno spazio di Hilbert, è una ovvia estensione della (2.80) e può essere scritto nella seguente maniera: π»= +∞ ∑οΈ [οΈ π=1 1 βΛ 2 1 β2 ππΏππ + π πΏπ π 4 4 ]οΈ (3.20) βπ e π βΛ π , la Trascurando il fattore 1/2 che può essere assorbito dagli operatori π precedente espressione può essere scritta come una somma di infiniti operatori H di oscillatori armonici tridimensionali: π»= +∞ ∑οΈ π»π (3.21) π=1 in cui π»π corrisponde all’Hamiltoniana di un oscillatore armonico quantistico in tre dimensioni: π»ππ = ~ππ (βπ†πβππ + 3/2) (3.22) Gli autovettori di π»π sono dati da vettori normalizzati |˜ ππ β©, |˜ ππ β© = |ππ1 , ππ2 , ππ3 β© = |ππ1 β© ⊗ |ππ2 β© ⊗ |ππ3 β© per i quali valgono le medesime relazioni (3.15) e (3.16), esposte nel paragrafo dedicato alla stringa di Dirichlet. Anche in questo caso, allora, gli autovettori 36 3.2. QUANTIZZAZIONE DELLA STRINGA dell’operatore Hamiltoniano totale saranno, a causa della sua separabilità, vettori normalizzati |˜ π1 , π˜2 , ...β© in cui ognuno dei πππ è un numero intero non negativo che ritorna lo stato quantistico dell’π-nesimo modo normale dell’iesima componente della stringa. Alla luce di questi fatti l’energia di una stringa descritta da |˜ π1 , π˜2 , ..., π˜π , ...β© può essere calcolata nello stesso modo praticato per la stringa di Dirichlet per cui: πΈπ˜1 ,˜π2 ,...,˜ππ ,... = +∞ ∑οΈ ~ππ (ππ + 3/2) (3.23) π=1 con ππ = ππ1 + ππ2 + ππ3 . Possiamo dunque affermare che, anche in questo caso, il termine energetico derivante dalle oscillazioni relative della stringa corrisponde alla somma delle energie di infiniti oscillatori armonici, ciascuno di con frequenza ππ . Osservazioni sull’energia del ground-state Nei precedenti paragrafi si è visto come l’Hamiltoniana di una stringa quantistica ammetta, per ogni modo normale della stringa classica un oscillatore armonico di frequenza ππ (nel caso della stringa chiusa gli oscillatori sono due, uno per le componenti right e uno per le left-handed). Per capire cosa comporta questo fenomeno, è opportuno studiare il ground state delle stringhe quantistiche ed, in particolare, la sua energia. In realtà, per capire quanto succede è sufficiente concentrarsi sull’espressione, comune a tutti i tipi di stringa studiati, di una sommatoria infinita di oscillatori armonici quantistici. Il ground-state dell’oscillatore, ovvero quello che possiede il livello energetico più basso, è così definito: |ππππ’ππβ© = |0Μβ© e soddisfa la seguente espressione: βπ |0Μβ© = βπ |0, 0, 0β© = 0 (3.24) Nel presente caso, in cui l’autostato del sistema è dato da |˜ π1 , ..., π˜π , ...β© = |˜ π1 β© ⊗ ... ⊗ |˜ ππ β© ⊗ ..., in cui ciascun |˜ ππ β© è l’autostato di un oscillatore armonico π»π , il ground state del sistema corrisponde allo stato in cui ognuno degli infiniti oscillatori si trova nel suo ground-state: |ππππ’ππβ© = |0Μ, 0Μ, ...β©. Allora l’energia di tale stato è: πΈππππ’ππ = ∑οΈ 3 π 2 ~ππ (3.25) 37 3.2. QUANTIZZAZIONE DELLA STRINGA Risulta quindi che il ground state della stringa è costituito dallo stato in cui ognuno degli infiniti oscillatori armonici è nel suo ground state e contribuisce all’energia totale della configurazione con un fattore 32 ~ππ . Occorre osservare che la somma sovrastante è una serie divergente: il problema che si presenta a questo punto, dunque, riguarda il fatto che il ground-state, come quindi anche gli stati eccitati della stringa quantistica, ha energia infinita. La risoluzione del problema concerne al fatto che, in realtà, in ambito fisico non è possibile misurare l’ energia in maniera assoluta, e possono essere valutate solo differenze di energia tra diversi stati. Si ridefinisce pertanto l’Hamiltoniana e l’energia di ogni stringa sottraendo a ciascuna di esse, il suo ground state in modo da "misurare" la differenza di energia della stringa con quest’ultimo, al posto della sua energia assoluta; in questo modo le espressioni trovate nei paragrafi precedenti diventano: π»= +∞ ∑οΈ † π ~ππ (βππ ππ + π) β π=1 +∞ ∑οΈ † πΏ ~ππ (βππΏ ππ π) β (3.26) π=1 per la stringa chiusa, π» = π»πππ π‘ + +∞ ∑οΈ ~ππβπ†πβππ (3.27) π=0 per la stringa di Dirichlet, e π»= +∞ ∑οΈ ~ππβπ†πβππ (3.28) π=1 per quella di Neumann. Le energie corrispondenti saranno allora πΈπ˜π ,...,˜πππ ,...,˜π πΏ ,...,˜ππ πΏ ,... = 1 1 ∑οΈ [~ππ πππ ] + ∑οΈ πΏ [~ππ ππ ] (3.29) π=1 π=1 π + π π + π π e π = π πΏ + π πΏ + π πΏ per la stringa chiusa, con πππ = ππ1 π π2 π3 π1 π2 π3 πΈπ˜1 ,...,˜ππ ,... = πΈπππ π‘ + +∞ ∑οΈ ~ππ ππ (3.30) π=0 per quella aperta di Dirichlet, e πΈπ˜1 ,...,˜ππ ,... = +∞ ∑οΈ ~ππ ππ (3.31) π=1 38 3.3. CONCLUSIONI per quella di Neumann. Si può osservare, tuttavia, che, anche con la presente ridefinizione di π», in tutti questi casi le sommatorie, generalmente, divergono: ciò fa si che la differenza di energia con il ground state sia infinita. Ciò non può essere ammesso dal punto di vista fisico per cui, per ovviare a questo ulteriore problema, occorre richiedere una specifica condizione sui ππ , in particolare si impone che solo un numero finito di interi ππ possa essere diverso da 0. La differenza con il modello di stringa classico risiede proprio in questo punto che, detto in altre parole, consiste nel fatto che solo un numero finito di modi della stringa quantistica (ciascuno dei quali corrispondente ad un particolare oscillatore armonico) possono trovarsi in uno stato eccitato. 3.3 Conclusioni Nel presente lavoro si sono descritti i tipi di stringhe, chiuse, aperte con condizioni di Dirichlet e di Neumann, sia nel caso classico che quantistico, in termini dei loro modi normali di vibrazione. Si è inizialmente esposto il concetto di stringa, derivandolo dall’opportuna estensione del concetto di linea al mondo fisico, attribuendogli caratteristiche proprie di quest’ultimo, quali tensione, densità di massa e dinamica. Si sono studiate la Lagrangiana e l’Azione della stringa, da cui si sono poi derivate le equazioni del moto della stessa studiando l’annullamento al primo ordine dell’azione. Da questo calcolo sono scaturite ulteriori ipotesi circa l’utilizzo di particolari condizioni al contorno e iniziali, che hanno portato a concentrare la propria attenzione sui tre tipi di stringa sopra citati. Per ognuno di essi si sono calcolate l’espressione per la funzione di embedding e la corrispondente Hamiltoniana in termini dei modi normali di vibrazione. Si è visto come i numeri di modi risultino infiniti, e come ve ne esista uno per ogni intero π; in aggiunta a ciò occorre ricordare che ogni modo normale è indipendente dagli altri dal punto di vista dinamico. Studiando la stringa quantistica, accorgendosi che alcuni termini dell’Hamiltoniano potevano essere interpretati come somme infinite di opportuni oscillatori armonici quantistici, si è osservato come ad ogni modo normale di vibrazione della stringa classica, corrisponda un oscillatore armonico di frequenza ππ . Successivamente si sono calcolate le energie di stati arbitrari per i tipi di stringa studiati come autovalori dei corrispondenti operatori hamiltoniani; i risultati ottenuti corrispondevano a somme divergenti di energie di infiniti oscillatori armonici. A seguito di quanto detto è risultato necessario rinormalizzare 39 3.3. CONCLUSIONI le energie degli stati e imporre alcune specifiche condizioni sui livelli possibilmente occupabili dagli oscillatori di modo che, a seguito di quanto detto, l’energia di una stringa quantistica può solamente essere π~ππ sopra l’energia del suo ground state, dove π è un intero positivo. I risultati principali del lavoro, dunque, corrispondono alle uguaglianze (3.26) − (3.31) che rappresentano gli operatori Hamiltoniani e le energie delle diverse stringhe considerate in seguito alla rinormalizzazione. Occorre precisare che quest’ultima costituisce un processo necessario affinchè la teoria abbia senso e validità fisiche, e consiste nel sottrarre all’energia della stringa quella del suo ground state; l’ulteriore condizione sui ππ richiede che questi debbano essere quantizzati affinchè la differenza dei livelli energetici delle stringhe con il loro ground-state non siano infiniti. Le stringhe che costituiscono gli enti fondamentali delle recenti formulazioni della Teoria delle Stringhe sono simili a quelle descritte nel presente lavoro. La prima differenza sostanziale risiede nel fatto che queste, in aggiunta alle proprietà sopra attribuitele, sono anche relativistiche (in questo caso vengono chiamate stringhe bosoniche). Da questo carattere relativistico, discende la richiesta che queste teorie siano invarianti sotto trasformazioni di Lorenz. Ulteriori formulazioni si assumono la pretesa di descrivere, tra le varie particelle, anche i fermioni e la supersimmetria: le stringhe impiegate in tali teorie sono dette superstringhe e sono oggetti descritti da variabili dinamiche anticommuntanti in aggiunta alle βπ¦ (π‘, π). Molti dettagli di queste teorie non sono ancora stati del tutto compresi, infatti non si è ancora riuscito a verificare come queste, nel limite delle presenti energie, debbano ricostruire l’intero panorama di leggi della fisica da noi osservabile. Quanto ricavato nel presente lavoro ci permette dunque di affermare che l’Hamiltoniano di una stringa quantistica può essere visto come una somma di infiniti oscillatori armonici ciascuno con π = ππ (nel caso della stringa chiusa le serie sono due, una per la componente left e una per la right-handed). A seguito della rinormalizzazione inoltre si è visto come solo alcuni degli infiniti ππ possano essere diversi da zero e quindi, come l’energia della stringa quantistica possa essere solamente π~ππ sopra l’energia del suo ground state, dove π è un intero positivo. La causa di questo fatto è da ricercarsi, in ultima analisi, nel comportamento altrimenti divergente delle serie che entrano nel computo dell’energia della stringa quantistica. 40 Bibliografia [1] [Guy Foleman], Am. J. Phys., Vol. 55, No.4, April 1987 [2] [Barton Zwiebach], "A First Course in String Theory", 2004 [3] [Matthew Chalmers], Physics World, September 2007 [4] [A. Messiah], Quantum Mechanics (North-Holland, Amsterdam, 1961), Vol. 1 [5] [K. R. Symon], Mechanics (Addison-Wesley, Reading, MA, 1960) 41