Brevi cenni sulla storia italiana : da Giolitti al Fascismo

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Brevi cenni sulla storia italiana : da Giolitti al Fascismo
L’età giolittiana
Situazione precedente
CRISPI cade nel 1896 ( dopo la Sconfitta di Adua) perché gli insuccessi nelle imprese coloniali si unirono all‟
opposizione interna. Ma cadde il singolo, non le forze che lo sostenevano e che giunsero a una politica apertamente
reazionaria durante il 1898.
CRISI di FINE SECOLO(Cannoni di Bava Beccaris) Alla crisi economica e politica , la borghesia più retriva rispose
con quello che fu detto “COLPO DI STATO della borghesia”: si voleva uno Stato autoritario ma , sconfitte le forze più
conservatrici, emerse la borghesia più avanzata con Giolitti, esponente progressista della Sinistra storica (liberale, da
non confondere con la sinistra dei socialisti)
ETA’ GIOLITTIANA (1900-1914)
E‟ un periodo di crescita economica: si ha il vero decollo dell‟ industria italiana.
Progetto: ampliare le basi sociali dello stato sia inserendo le forze dell‟ opposizione (socialisti e cattolici) sia
operando riforme per bloccare con esse da un lato la destra reazionaria e dall‟altro le forze più rivoluzionarie e
anarchiche. Lo stato non sarebbe intervenuto negli scioperi (come invece era avvenuto nel periodo precedente) e
avrebbe favorito lo sviluppo del settore dell‟ industria moderna.
Attuazione: accordi con socialisti e cattolici,
ruolo mediatore dello stato ,
legislazione sociale del lavoro, suffragio universale maschile
decollo industriale
Ombre: il Sud rimase arretrato (come la sua economia agraria ) e legato a meccanismi clientelari.
Crisi 1907:La fase di ristagno economico non permise agli industriali di accettare più la “ democrazia industriale” di
Giolitti. Per non rimanere isolato, Giolitti chiese appoggio alla Destra stringendo con i cattolici il patto Gentiloni
(relativamente al divorzio) e accettando l‟avventura coloniale ( Libia 1911).
Con la prima guerra mondiale tramonta l‟età giolittiana.
Breve riflessione : La linea di Giolitti fu progressista ma non poté (né poteva) risolvere le carenze dello Stato liberale
che portarono, dopo la guerra, al fascismo.
L‟età giolittiana, dopo la prima fase positiva e il decollo industriale, fu età di inquietudini, testimoniate da riviste e
intellettuali che rifiutavano il grigiore dell‟Italietta giolittiana. Emergono il nazionalismo e l‟aspirazione all‟azione
violenta. (Si pensi, per esempio, al futurismo che considera la guerra come IGIENE del mondo o al dannunzianesimo
che inneggia al bagno di sangue purificatore).
Allo scoppio della prima guerra mondiale, il paese è diviso fra interventisti (gli irredentisti, i nazionalisti, alcuni
esponenti della sinistra ; fra gli intellettuali oltre ai futuristi ricordiamo Ungaretti che, dopo, dirà di aver voluto la guerra
perché non ci fossero più guerre) e neutralisti (Giolitti, molti socialisti), divisione che sconvolge gli stessi schieramenti
politici.
L‟esaltazione nazionalistica (cfr. D‟Annunzio e il discorso di Quarto, delle „radiose giornate di maggio‟)
legittima la decisione del governo, che intende, con la guerra, rilanciare la politica autoritaria e stimolare la ripresa
economica. (vedi pg 4 fotocopie)
La guerra fu traumatica per l‟Italia (come per tutta l‟Europa) : da ricordare la disfatta di Caporetto, sconfitta militare e
politica.
Per letteratura : Ungaretti, fante , combatté nella zona carsica.
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DOPOGUERRA e FASCISMO in ITALIA
Dopo la prima guerra lo scenario economico si presenta dominato dalle figure dell‟ “l‟operaio massa” e di
un “imprenditore diverso” (legato alla banca e all‟ambiente militare) : l‟economia ha acquistato caratteri di
maggiore concentrazione. Lo stato, collegato con i ceti industriali, ha accentuato l‟elemento accentrato con
la prevalenza dell‟esecutivo. Dunque sia in economia sia in politica si hanno accentramento e
militarizzazione.
La società italiana, dopo l‟esperienza bellica, ha scoperto un‟ identità nazionale, ma in un momento difficile,
in cui emerge il potenziale rivoluzionario dei ceti operai : tutto ciò si scontra e s‟intreccia con la delusione,
con il mito della “vittoria mutilata”, diffusosi soprattutto negli ambienti nazionalistici. Il ceto medio
attraversa una crisi economica, politica e ideologica: teme i “rossi” ma odia i “capitalisti”. I contadini
tornano alla miseria,
senza le terre promesse durante la guerra. Mentre si diffonde la domanda “Per cosa abbiamo combattuto?” si
affermano sempre più le tendenze decadenti e irrazionalistiche.
1919 Anno centrale con i seguenti elementi:
 mito della vittoria mutilata; (si ricordi l‟impresa fiumana di
D‟Annunzio)
 elezioni ove emergono i partiti di massa;
 biennio rosso con scioperi e occupazioni di terre in campagna.
Dunque delusione del ceto medio, paura dei gruppi dominanti di fronte agli scioperi, emergenza di una
società di massa. Queste le basi su cui si sviluppò il fascismo che risponde sia alla nuova società di massa
emersa dalla guerra sia alla crisi dello stato liberale che già prima della guerra aveva problemi nel rapporto
con la società.
L’itinerario legale:
 „19 = SQUADRISMO (pagato da industriali ed agrari);
 „22 = MARCIA SU ROMA (i centri di potere accettarono il fascismo pensando di usarlo per porre
ordine e poi liquidarlo);
 „22-‟25 = pace sociale e legalità costituzionale;
legge elettorale maggioritaria (Acerbo) in base a cui si svolsero le elezioni - delitto Matteotti 1925
 „25-‟28 = fascistizzazione dello stato: (dittatura)
- esautorato il Parlamento, emergono il governo ed il suo capo, che governa tramite decreti legge;
- leggi liberticide;
- tribunale speciale - Milizia;
- riforma dei codici (Rocco).
ž 1938 Manifesto della razza (leggi razziali)
ž 1939 Patto d‟acciaio con la Germania
ž 1940 Entrata in guerra
Del fascismo va sottolineata la centralità nella nostra storia e nella nostra storiografia : fu elemento nodale
della storia precedente (la breve vita del nostro stato liberale) e seguente.
Varie sono le interpretazioni del fascismo (e del nazionalsocialismo tedesco) che potremmo sintetizzare
ordinandole nelle seguenti conclusioni :
1. Storiografia liberale = Questi regimi sono il risultato di una malattia morale conseguente alla crisi
di valori e alla crisi della libertà : è la tesi , del 1943 di Croce (il cui antifascismo si espresse già dal
25, con il MANIFESTO DEGLI INTELLETTUALI ANTIFASCISTI). Esso fu , secondo Croce ,
non voluto da una classe sociale, ma “smarrimento della coscienza, una depressione civile e una
ubriacatura prodotta dalla guerra” Simile è l‟interpretazione dello storico tedesco Meneicke che si
sofferma soprattutto sulla tendenza dei giovani ad appoggiare e costituire movimenti politici violenti
e ad affidarsi al leader
2. un‟altra corrente della storiografia liberale sottolinea ora il mito della nazione ora il ruolo svolto
dalla piccola borghesia, cioè il ceto medio di impiegati, intellettuali etc.che – più che negli Stati
Uniti – tendono a distinguersi dagli operai e a appoggiare un partito che possano considerare il loro
partito ( ci si avvicina alla tesi di DE FELICE). Accettabile purchè non si neghi o non si dimentichi
il ruolo della classe dirigente.
3. Storiografia marxista : i fascismi sono il prodotto del capitalismo antiproletario, i cui interessi
furono protetti dai 2 regimi . Si trascura però il carattere di massa di tali regimi e non si spiega
perché in altri sistemi capitalistici non ci furono regimi fascisti. Tra questi storici ci sono alcuni che
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offrono una visione meno unilaterale : Togliatti nel 1935 insiste sulla base di massa e sul consenso
che il fascismo ebbe, altri lo vedono più simile al bonapartismo accettato dalla borghesia per salvare
la propria esistenza
5. Tesi di De Felice, morto nel 1996. Egli sottolineò l‟aspetto del consenso già colto da Togliatti (negli anni
30, a Mosca). Lo storico accetta le tesi secondo cui il fascismo fu un prodotto della guerra , ma sottolinea ,
l‟ideologia del fascismo, che era quella del ceto piccolo-borghese, secondo lui, ceto emergente e in cerca di
protagonismo . Pertanto il fascismo sarebbe stato la terza via (forza) fra capitalismo e socialismo . Questo è,
per De Felice, il fascismo come movimento, espressione dei ceti medi, con quel “tanto di velleità
rinnovatrice e di rivoluzionarismo . Esso, poi, divenne regime, sostenuto dalla classe dirigente, regime che
seppe creare e raccogliere consenso
Varie le critiche alla tesi di De Felice (considerato revisionista – 1 -ecc.) : Quazza ribatte che lo squadrismo
fascista sin dall‟inizio fu finanziato da agrari e industriali (e non dopo quando divenne regime). Altri
contestano la tesi del ceto medio „emergente‟, in quanto il ceto medio, nel periodo postbellico, era in crisi
economica e ideologica
Ciò che a noi preme è sottolineare che il fascismo (come il nazismo) richiede strumenti d‟analisi di tipo
diversificato : analisi economica e politica, analisi psicologica e sociologica , analisi della società di massa
con i fenomeni di suggestione, connessi con la forza carismatica del capo ecc.
In breve potremmo dire che il fascismo sia stata la risposta, italiana (quindi collegata alla crisi e alla
storia del nostro stato unitario e liberale, fragile e giovane, con tendenze autoritarie), a problemi
sociali, economici e politici derivanti dal delinearsi della nuova società di massa, uscita dalla grande
guerra, che richiedeva nuovi strumenti di gestione del potere
Esso fu reazionario e autoritario, ma anche totalitario e di massa, come le dittature moderne. : ci fu sia
coercizione sia consenso.
Reazionario e autoritario . perseguitò gli oppositori e centralizzò il potere : Usò la forza e la repressione con
vari strumenti (il delitto di Matteotti, di cui Mussolini in parlamento dichiarò tutte le responsabilità ;
Tribunale speciale e la Milizia, forme varie di controllo capillare della vita sociale, basati sulla delazione,
mezzi violenti dalla tortura al confino alla condanna a morte per tacitare ogni protesta o dissenso, censura,
eliminazione di qualsiasi forma di associazionismo, furono dichiarati illegali i vari partiti)
Totalitario - ( nel senso che la sua organizzazione tentò di non lasciare nessuno spazio all‟interno della
società che fosse autonomo ) e di massa . La capacità oratoria del duce (si pensi alle adunate oceaniche con i
famosi discorsi al balcone del Duce) si unì a una strategia di organizzazione (quindi non solo controllo)
delle masse attraverso i mass media (EIAR, stampa, filmati LUCE), varie iniziative sportive e ricreative
(dopolavoro, treni del sabato, le varie associazioni delle donne fasciste, dei ragazzi dai Figli della Lupa ai
Balilla sino agli avanguardisti) Erano , queste, novità assolute per una società che , così si sente
„protagonista‟. Non si può, d‟altra parte non ricordare l‟indottrinamento (per esempio unico testo di storia)
e l‟addestramento militare dei giovani. Similmente avvenne per il nazismo
Così la massa si sentì partecipe e accettò ogni iniziativa che le toglieva la libertà di pensare e decidere, di
protestare e rivendicare i propri diritti (per esempio il corporativismo eliminò la possibilità di
rivendicazioni salariali, l‟istituzione del partito unico, fascista, eliminò ogni partito, non era possibile
lavorare senza la „tessera‟ del partito ). La accettò, in nome dei valori basati sul rispetto della gerarchia e
dell‟obbedienza cieca al duce che, rappresentava, nell‟immaginario collettivo, la virilità della nazione, valori
legati al nazionalismo e al rifiuto di ogni oppositore o „diverso‟ che diveniva, agli occhi della società , un
sovversivo pericoloso, valori che esaltavano l‟azione e la giovinezza, la violenza e la guerra, la purezza della
razza come nel nazismo : è del 1938 il Manifesto della razza con leggi di orientamento chiaramente
antisemita.
Molti giovani abbracciarono questa „fede‟ fascista, ubriacati di miti, identificandosi nel CAPO carismatico :
giovani, costituzionalmente in crisi d‟identità, di una società in crisi.
Primo Levi, vittima esemplare del fascismo, nel suo libro in cui descrive gli orrori dei campi di
concentramento (al di là della fame e della sete, del freddo e del caldo, della fatica e delle percosse, i nazisti
violentavano i prigionieri soprattutto nel negare e nel voler annullare la loro umanità), invita a dubitare di
ogni capo la cui luce e la cui forza obnubilano l‟uso autonomo e personale della ragione.
Impariamo a temere chiunque ci induca a delegare ad altri il nostro diritto - dovere di pensare e scegliere la
nostra vita.
Nota 1 : Vera storiografia revisionista fu quella – molto recente – che ha giustificato il nazismo come baluardo contro il
bolscevismo e arrivò a negare la stessa esistenza dei campi di sterminio (storico Nolte)
Nota 2 : Il fascismo fu un totalitarismo imperfetto data la presenza della Chiesa (associazione cattolica ebbe ampi spazi
di „autonomi‟, il peso della grande borghesia, la diarchia di poteri fra il re e Mussolini
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