Ultraskin. Comunicare, proteggere, performare. Le nuove frontiere del textile design: da tessuto a pelle interattiva. ABSTRACT BREVE [Antefatto] Ho rintracciato alcune tendenze contemporanee che hanno a che fare il lifstyle, con la moda e con il design. Ho definito queste tendenze: SKIN MOVEMENT. MANIMAL. FEAR. SUPERBODY. ECOLIFE. NOMADISM. HIPERSTIMULATION. Ho notato che in qualche modo le tendenze avevano degli elementi comuni. Il corpo, la pelle e il tessuto. TEMA E AMBITO DI INDAGINE -------------------------------------------------------------------------------------Il tessuto è sempre più protagonista nella ricerca di nuovi linguaggi e sperimentazioni tecnologiche ed estetiche. Quali sono le sue potenzialità espressive? I nuovi traguardi raggiunti nel campo del textile design, frutto della ricerca di una nuova idea di confort che è anche mentale oltre che fisico, hanno portato i designer a utilizzare sempre di più i materiali tessili a varie scale e in diversi ambiti. Tutto questo ha a che fare con un nuovo concetto di corpo umano, che percepisce diversamente se stesso e il mondo, caratterizzato da una più spiccata sensibilità. Il ruolo della pelle come confine tra l’io, corpo-mente e il mondo la rende chiave di lettura per una serie di riflessioni che permettono di tessere relazioni tra moda e design, interpretando il progetto attraverso un moto centrifugo che dal livello più superficiale del corpo si è spostato verso l’esterno fino a coinvolgere abiti, oggetti e abitazioni intesi come ulteriori strati di pelle. La ricerca affronterà i temi della pelle biologica e artificiale, suddivise in prima pelle (biologica) come sistema di supporto e seconda pelle (artificiale) come sistema di protezione della membrana biologica debole, fino ad arrivare alla definizione del concetto di terza pelle, una nuova generazione di superfici che guardano alla pelle biologica come interfaccia e che si presentano come sistema ibrido, performante, di membrana ultrasensibile e ultra comunicativa. Il tessuto, con la storia della sua evoluzione e con le sue derive, sarà il filo conduttore che legherà i temi, diventando, nella parte conclusiva della tesi, protagonista di un approfondimento sulla sua struttura, le sue trame, le sue potenzialità...le sue frontiere. OBIETTIVI ----------------------------------------------------------------------------------------------------------Costruire una tassonomia sul tema della pelle attraverso una classificazione basata sulla distinzione tra prima, seconda e terza pelle con tanto di derive nel campo del design, con la volontà di indagare nuove tendenze, non ancora codificate, che hanno a che fare con un nuovo concetto di pelle inteso come sistema prestazionale. METODOLOGIA E STRUMENTI -------------------------------------------------------------------------------------La prima fase vuole essere una trattazione sistematica della relazione stretta e variabile tra il design, l’architettura e il corpo umano; vuole sottolineare il ruolo fondamentale dei sensi, in particolare del tatto e dunque della pelle come superficie di confine di un corpo che si pone sempre più come elemento sensibile che interagisce con questi due mondi. Successivamente si procede con una ricognizione che introduca al tema della pelle indagata come supporto e membrana da proteggere e poi come superficie prestazionale. Gli ambiti di riferimento spazieranno dalla filosofia all’antropologia, alla medicina, all’arte, alla moda, al design. La ricerca verrà svolta attraverso campionature e confronti trasversali nei vari ambiti selezionati. Nei casi di prima e seconda pelle, la ricerca coprirà un arco di tempo necessariamente ampio con derive in altre discipline. Nel caso della terza pelle si avrà un restringimento di campo d’azione riferito agli ultimi decenni e si rintracceranno le forme di continuità e ibridazione con gli altri due sistemi. RISULTATI ATTESI -------------------------------------------------------------------------------------------------Rintracciare e definire le nuove potenzialità espressive del textile design che si stanno aprendo in modo trasversale negli ambiti del design, della moda, dell’interior, con sconfinamenti da un ambito all’altro e che non siano necessariamente legati al concetto di pelle. Indice ------------------------------------------------------------------------- 00 • ANTEFATTO Pelle tessuto tendenze. skin movement. manimal. fear. superbody. ecolife. nomadism 01 • ELEMENTI: CORPO, PELLE. LO STATO IBRIDO DELLE COSE Il corpo come organismo sensibile La pelle come superficie di confine Il tessuto come interfaccia 02 • STRATI: IL MOTO CENTRIFUGO La pelle biologica – strato 1 – Segni sul corpo Segni sul corpo delle cose Tessuti e 2d Abito-abitazione – strato 2 – Il vestito intorno al corpo Il vestito delle cose Vestiti e 3d Sistemi transgenici Oltre il corpo Oltre le cose Tessuti e 4d 03 • Sconfinamenti: oltre la pelle Le nuove frontiere del textile design textile: zoom in textile: zoom out ABSTRACT «La moda è quella cosa che si siede sul divano» Ennio Capasa [Antefatto] 1 Ho rintracciato alcune tendenze contemporanee che hanno a che fare il lifstyle, con la moda e con il design. Ho definito queste tendenze come: SKIN MOVEMENT — Riscoperta della pelle come icona culturale, fonte di grande ispirazione per l’arte e il design. È un atteggiamento diventato simultaneamente politico, culturale, artistico ed estetico, tattile. Per molte persone in molti paesi, la pelle è una tela per di espressione artistica, religiosa e culturale, lo testimoniano i tatuaggi e il marchio della pelle. MANIMAL — Esprimiamo la nostra personalità poliedrica attraverso simboli che rimandano al mondo animale, li utilizziamo per descrivere l’ambiguità dell’uomo e trasponiamo le emozioni che simboleggiano alla nostra naturale ma differente cultura del coprirsi. Le rappresentazioni animali attraversano la storia, dai pittogrammi preistorici, alle macchie di leopardo sui tessuti di Roberto Cavalli, assumendo significati sempre diversi. FEAR — Oggi più che mai siamo consapevoli della nostra debolezza, grazie alla sempre maggiore e maggiormente accessibile informazione che ci mette costantemente al corrente di avvenimenti che avvengono anche a migliaia di km di distanza. Viviamo nel terrore di qualcosa che potrà succedere e il bisogno di sentirsi protetti è sempre più impellente. Ci sono mode che trasformano il cittadino in una sorta di soldato urbano, l’uniforme, l’accessorio estremo (come borchie, chiodi), il metallo che protegge i nostri punti deboli (come la Spine corset di Alexander McQueen) sono solo alcuni esempi di come le nostre paure vengono esorcizzate attraverso l’abbigliamento. SUPERBODY — Se la paura porta a difendersi, la presa di coscienza della possibilità di raggiungere sempre nuove frontiere porta ad esporsi. Oggi il superamento dei limiti è un obiettivo sempre più veloce e facile da raggiungere. Il progresso permette di esplorare mondi, quote, prestazioni, performance, fino a pochi anni fa inimmaginabili. ECOLIFE — Nel 2010 il Cooper Hewitt Design Museum di New York mette in mostra, attraverso la rassegna ‘Why design Now?’ temi di attualità quali l’energia, la sostenibilità dei materiali, la mobilità, la comunità, sottolineando come il design sia la disciplina meglio attrezzata per affrontare 1 Liberamente tratto da LIDEWIJ EDELKOORT, PHILIP FIMMANO (a cura di), Fetishism in Fashion, Frame Published, Amsterdam, 2013 le sfide più urgenti della contemporaneità. Ad oggi l’inquinamento, lo smaltimento dei rifiuti e il riuso dei materiali, sono un problema che continua a mettere in crisi la sopravvivenza dell’uomo e del pianeta. NOMADISM — Spostarci, giocare, lavorare, vivere in ogni luogo. Oggi la libertà di movimento data dai sempre più numerosi ed economici mezzi di trasporto e dai sempre più sofisticati mezzi di comunicazione rendono ognuno di noi un nomade urbano. Il viaggio, virtuale o reale è entrato a far parte del nostro DNA. I nostri abiti e i nostri accessori sono diventati la nostra casa, che ci portiamo dietro costantemente. Ho notato che in qualche modo le tendenze avevano degli elementi comuni. Il corpo, la pelle e il tessuto. [ELEMENTI – Corpo e Pelle] Sia il design sia l’architettura sono da sempre due campi la cui relazione con il corpo umano è tanto stretta quanto variabile, in base a quelli che sono i cambiamenti di tipo sociale, culturale e ambientale. Oggi il ruolo del corpo è quello di essere un organismo sensibile che interagisce con questi due mondi. Una testimonianza della variazione di percezione del corpo nella storia, e di conseguenza del suo rapporto con lo spazio che lo circonda, si può ritrovare in celebri rappresentazioni della figura umana. L’ Homo Ad Circulum di Vitruvio, il cui disegno di Leonardo è databile intorno al 1490, raffigura un corpo maschile inscritto all’interno di una circonferenza; un corpo le cui relazioni con le geometrie del quadrato rimandano a un rapporto numerico, noto come sezione aurea, che per secoli ha regolato le proporzioni dell’architettura. In questo caso il corpo come organismo senziente, in grado di percepire con i propri sensi le qualità dello spazio che lo circonda, è sacrificato all’idea di un corpo perfettamente connesso con il mondo in base a proporzioni matematiche. Nel 1946 Le Corbusier disegna il Modulor, un altro corpo basato sullo stesso rapporto numerico della sezione aurea. Il Modulor, è una costruzione artificiale che diventa strumento di misura, regolato sulla statura umana e sulla matematica, per dimensionare case e cose. Il corpo di Le Corbusier è un corpo meccanico, come meccaniche sono le posture che vengono imposte ai fruitori dei prodotti dell’architettura e dal design moderni. Dalla metà del XX secolo il corpo comincia a diventare elemento che configura lo spazio. La scansione verticale dello spazio architettonico, basata su un modulo di 35 cm effettuata dall’architetto giapponese Sou Fujimoto nei primi anni del 2000, è ritmata non tanto sulle forme e proporzioni del corpo, ma rispetto ai modi d’uso dello spazio. Sono le azioni compiute dal corpo a determinare l’uso dello spazio e degli oggetti (Final Wooden House). Dall’epoca moderna ad oggi abbiamo cominciato ad essere dotati di due tipi differenti di corpi che corrispondono a due tipi differenti di natura. Il corpo reale che è legato al mondo fisico attraverso mezzi fluidi che scorrono internamente, ed il corpo virtuale legato al mondo immateriale attraverso flussi di elettroni. Il corpo umano diventa dunque sempre di più corpo sensibile e corpo che nello spazio compie esperienze. Parlando di esperienza e riscoperta del concetto di sensorialità, i cinque sensi acquistano un ruolo fondamentale, in particolar modo la percezione aptica e quindi il tatto, al quale già nel IV secolo a.c. il filosofo greco Aristotele nel “De anima” attribuiva una sorta di primato sugli altri sensi, descrivendolo come l’unico senso necessario e sufficiente a definire l’animale «senza il tatto non può esserci animale dal momento che ogni corpo è tangibile». La pelle è uno degli organi più interessanti su cui sono state compiute sperimentazioni con tanto di derive e derivazioni. Alla fine del xx secolo, il filosofo Didier Anzieu pubblica l’opera “Io-pelle”, concetto che mette in evidenza la funzione di contenimento e differenziazione della pelle analizzato soprattutto dal punto di vista psicologico: partendo dalle funzioni biologiche della pelle, quella di trattenere e contenere, quella di separare e comunicare, l’Io eredita la doppia possibilità di stabilire delle barriere e filtrare gli scambi con gli altri. Qualche anno più tardi Ellen Lupton, curatrice al Cooper-Hewitt Museum di mostre ed esibizioni di Design Contemporaneo, in “Skin: Surface, Substance and Design”, cerca di mettere in relazione la pelle umana con alcune tendenze del design. Alla Lupton interessano della pelle le proprietà fisiche e le prestazioni: sottolinea come questa «sia un organo multistrato e polivalente che passa dall’essere spesso all’essere sottile, dall’essere secco all’essere umido, si modifica nel grado di elasticità, circondando quello che si può definire il perimetro del corpo. 2» La pelle può essere considerata sia nella sua caratteristica di membrana sensibile che come supporto e campo di azione; il suo ruolo di confine tra l’io, corpo-mente e il mondo la rende oggi protagonista di una serie di riflessioni che hanno fatto sì che negli ultimi decenni fosse possibile tessere interessanti relazioni tra la moda e il design interpretando il progetto attraverso un moto centrifugo che dal livello più superficiale del corpo (la pelle biologica) si è spostato verso l’esterno fino a coinvolgere abiti, oggetti e abitazioni intesi come ulteriori strati di pelle. Indagare il tema della pelle significa intraprendere una trattazione che avviene per strati che non sono da considerarsi successivi dal punto di vista cronologico o spaziale, ma sono da considerarsi estensioni: di proprietà, performance, perimetri e confini non solo materiali ma anche immateriali. Prima, seconda e terza pelle possono essere letti come strati successivi rispetto alla prospettiva nella quale si guarda alla pelle biologica. [PRIMA PELLE — Segni sul corpo | Segni sul corpo delle cose | Tessuti e 2d] 2 E. LUPTON, Skin: Surface, Substance and Design, New York Princeton Architectural Press, 2002, p.29 Della prima pelle o pelle biologica diventa interessante indagare il suo ruolo di supporto diretto di comunicazione, considerando tutte quelle operazioni e sperimentazioni che su questa e con questa vengono fatte. La pelle racconta la nostra storia e quella dell’ambiente culturale nel quale viviamo. Le cicatrici, le rughe, i segni del tempo, le macchie, l’abbronzatura, il colore, rivelano qualcosa di noi, può essere addobbata, tatuata e anche gli annessi cutanei naturali come capelli e unghie o artificiali, come le protesi, possono veicolare informazioni su ruolo, status sociale, cultura di origine; è la sorella gemella della nostra psiche, tanto che uno dei suoi compiti essenziali è proprio quello di informare chi ci sta vicino delle nostre intenzioni e preferenze. Le derive di queste sperimentazioni — che sono relative all’arte, la medicina, la cosmesi — vengono rintracciate nel design e nell’architettura in tutti i processi che coinvolgono le pelli del design come se fossero pelli del corpo umano. [SECONDA PELLE — Il corpo vestito | Il corpo vestito delle cose | Tessuti e 3d] Il passaggio dalla prima alla seconda pelle avviene con uno spostamento di prospettiva dalla pelle come supporto e campo di azione alla pelle come superficie debole, da proteggere, e si concentra dunque su quelle che sono le pelli artificiali. L’abito che in origine nasce con un ruolo di protezione della pelle come membrana debole acquista col tempo valori altri, moventi dei quali si possono considerare fattori quali l’ornamento e il pudore3. La seconda pelle come sistema esteso non è più soltanto un sistema di rivestimento ma diventa una vera e propria protesi del corpo che si sviluppa nelle tre dimensioni e diventa oggetto, a volte vera e propria abitazione. Le derive dell’abito vengono rintracciate negli usi dei sistemi di copertura che fino ad oggi sono stati fatti e sono ormai radicati nel campo del design e dell’architettura su oggetti considerati corpi da vestire. [TERZA PELLE — Il corpo espanso | Il corpo espanso delle cose | Tessuti e 4d] Un nuovo tipo di pelle però sta nascendo. Una superficie che ha a che fare con il biologico e l’artificiale. La terza pelle è una nuova generazione di superfici prestazionali non ancora codificate che guardano alla pelle non più come supporto o membrana debole, ma come membrana interattiva e totalmente autonoma (in grado di riprodursi). Le nuove tecnologie permettono di imitare il comportamento sensibile della pelle biologica e proteggerla allo stesso tempo, le nuove superfici non si possono più considerare seconde pelli, in base alla definizione che fino ad oggi è stata data dell’abito, sia stato esso più o meno aderente al corpo e confortevole, ma sono vere e proprie pelli interattive, che connettono l’individuo con l’ambiente esterno. Il corpo dell’uomo si sta espandendo, sta allargando i suoi confini, in senso ideale ma anche fisico. Queste superfici di 3 R. BARTHES, Il senso della moda. Forme e significati dell’abbigliamento, Torino, Einaudi, 2006, p.12 ultima generazione stanno permettendo ai designer di dare vita ad oggetti che sono solo abiti, ma anche strumenti di comunicazione veri e propri, che rispondono a stimoli che vengono dall’interno del corpo e dall’esterno, che sono vere e proprie superfici performanti, che aumentano le capacità dell’individuo di essere ed esprimersi, in casi estremi che sono in grado di vivere autonomamente. Anche nel caso della terza pelle, se tutto è iniziato dallo strato più vicino al corpo, presto si è cominciato a scorgere le derive di questo fenomeno in oggetti e architetture. [SCONFINAMENTI — Oltre la pelle, il tessuto] Per le sue caratteristiche fisiche e prestazionali il tessuto può essere considerato come l’elemento che più si avvicina al concetto di pelle. È anche la superficie che più stimola e riesce a soddisfare la rinnovata sensibilità del corpo. Con la storia della sua evoluzione e con le sue derive, è stato usato come filo conduttore per legare la trattazione dei tre strati di pelle, per diventare poi protagonista di un approfondimento sulle sue potenzialità e le sue frontiere. Il textile design è sempre più protagonista nella ricerca di nuovi linguaggi e sperimentazioni tecnologiche ed estetiche. I nuovi traguardi raggiunti, frutto della ricerca di una nuova idea di confort che è anche mentale oltre che fisico, hanno portato i designer a utilizzare sempre di più i materiali tessili a varie scale e in diversi ambiti. Stiamo assistendo al ritorno della ricca decorazione per tessuti e carte da parati, accompagnato allo sviluppo di processi di incisione sempre più affinati — il riferimento è alla prima pelle —. All’uso della stoffa come elemento modulare per creare vere e proprie architetture/rifugio come nel caso del progetto Clouds di Ronan e Erwan Bouroullec per Kvadrat, 2014 — il riferimento è alla seconda pelle —. Alla nascita di tessuti integrati con le tecnologie, come nel caso della Living Wall di Leah Buechley, che permettono agli utenti di interagire con le fibre e modificare spazi e oggetti o alla nascita di vere e proprie stoffe intelligenti attraverso l’uso delle nanotecnologie — il riferimento è alla terza pelle —. Parallelamente a questi sviluppi, sembra che il textile design si stia imponendo come protagonista di una nuova filosofia dell’abitare. A Ottobre 2015 Elle Decor Italia porta in scena nella mostra Rooms, a Palazzo Morando a Milano, il suo mondo degli interni. Un’esibizione dedicata all’interior design che usa non a caso il textile design, come chiave di lettura per interpretare la contemporaneità di un quotidiano domestico per nulla ordinario, il cui allestimento è frutto della visione di designer e stylist internazionali. Il tessuto non è solo rivestimento, è ornamento, è struttura, disegna lo spazio e lo qualifica. Le stanze allestite non sono solo esercizi concettuali ma danno una risposta a quella che si potrebbe definire l’esigenza culturale di una nuova dimensione domestica: «stiamo assistendo al passaggio dalla casa hard alla casa soft», afferma Giulio cappellini durante una conferenza organizzata in occasione della mostra. Da hard e soft, da duro a morbido. Ma anche da hardware a software. Qualcosa di interessante sul tema del “bisogno di morbidezza” è stato detto dalla trend forecast Li Edelkoort in una intervista a Dezeen Live nel 2012: «Gli interni e i prodotti avranno sempre più bisogno di un design tattile, nella misura in cui i computer e gli schermi ci renderanno sempre più desiderosi di amplificare le sensazioni date dal tatto. Più schermi ci troviamo di fronte, più i nostri corpi hanno paura di scomparire. Sento che le mie dita hanno bisogno di toccare qualsiasi cosa mi stia intorno, affinché io non perda il contatto col mondo. I tessuti saranno sempre più importanti nella progettazione». La sensibilità però non è soltanto percezione, è anche disposizione mentale. Con l’avvento dei media e dell’era digitale siamo costantemente sottoposti ad una iper-stimolazione data da collezioni infinite di immagini e suggestioni. Il risultato è una sensibilità che in modo più o meno efficace arriva comunque a tutti. La società di oggi è più sensibile anche in questo senso, e ciò si riflette nei comportamenti, nelle esigenze e nella creatività dell’uomo che lo spinge a voler imporre sempre di più il proprio io, la propria personalità (basti pensare al fenomeno della customizzazione degli smartphone o alle linee di abbigliamento per vegani). L’indagine sulla moda acquista valore nel momento in cui la si considera uno dei campi del design più all’avanguardia, in quanto costantemente stimolata a cercare di soddisfare le esigenze e i desideri dell’uomo, a rispondere a continue sfide. Come gli abiti, i tessuti utilizzati nel design, nell’interior design e nell’architettura riescono a rispondere prontamente ad esigenze sempre più impellenti e diversificate, secondo quella sensibilità che oggi appartiene a tutti e che in qualche modo non si ha più paura ad esprimere. Parallelamente assistiamo ad una contaminazione culturale (tra discipline, geografie, forme artistiche) che rende ancora più ampia questa collezione di riferimenti, dando la possibilità di produrre oggetti molto diversi in tempi e luoghi differenti. L’uso continuo di dispositivi touch producono due risultati. Abbiamo sempre più bisogno di un’esperienza tattile alla quale siamo ormai assuefatti e siamo sempre più abituati ad una estrema customizzazione alla quale grazie alla rete/informazione aspiriamo e che grazie alla rete/strumento di vendita e distribuzione possiamo facilmente accedere. Quello che si potrebbe delineare è un futuro del textile design che lo vede protagonista, grazie ai valori che incarna e che lo rendono perfetto per rispondere alle esigenze contemporanee, di un vero e proprio cambiamento della dimensione dell’abitare, dove la casa è una scatola da personalizzare e la domesticità un’esperienza sempre più morbida. Dove il tessuto non è solo rivestimento ma definisce lo spazio, amplia le percezioni e proietta nella casa l’essere di chi la abita, non più secondo l’atteggiamento estetico ormai consolidato del vestire la casa a “propria immagine o secondo il proprio gusto”, ma in modo più profondo. Come se per assurdo, la casa fosse la superficie più interna della nostra pelle che non abbiamo mai potuto vedere e nella quale ora possiamo abitare. 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