storia contemporanea

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STORIA CONTEMPORANEA

Direttore
Valentina S
“Sapienza” Università di Roma
Comitato scientifico
Antonello Folco B
“Sapienza” Università di Roma
Giuliano C
Università Telematica delle Scienze Umane “Niccolò Cusano”
Andrea C
“Sapienza” Università di Roma
Giancarlo G
“Sapienza” Università di Roma
Giuseppe I
Libera Università degli Studi “Maria SS. Assunta” di Roma (LUMSA)
Matteo P
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
STORIA CONTEMPORANEA
La collana ospita monografie e raccolte di saggi critici riguardanti la storia contemporanea e le relazioni internazionali a partire
dal  fino ai nostri giorni, comprendendo sia lavori scientifici
e accademici, sia opere dal taglio più giornalistico–divulgativo,
in particolare per il periodo relativo all’attualità. L’obiettivo
della collana è quello di inserirsi utilmente nel dibattito storiografico contemporaneo al fine di arricchire lo stato dell’arte
con contributi nuovi e originali da parte di storici, di esperti
della materia sia italiani che stranieri e di giovani studiosi che
possano aprire nuove prospettive di ricerca.
Opera depositata SIAE. È proibita la riproduzione cartacea o elettronica
senza autorizzazione e citazione della fonte.
Mario Di Gianfrancesco
Il costo dell’Unità
L’Italia dalla rivoluzione federalista del 
alla “piemontizzazione” incondizionata del -
Prefazione di
Antonello Folco Biagini
Copyright © MMXIII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: novembre 
A Dunja e Luca
Indice

Prefazione
di Antonello Folco Biagini

Introduzione
Parte I
La società e le idee

Capitolo I
L’Italia a metà del secolo XIX
.. Sguardo d’epoca di anonimo livornese,  – .. Aspetti demografici e sociali. L’emigrazione,  – .. Tra rivoluzione industriale e rivoluzione dei trasporti,  – .. Le economie dei sette
Stati italiani viste alla prima Esposizione nazionale di Firenze 
di agricoltura, industria e belle arti. Il trionfo dei macchiaioli, 
– .. Moneta, credito e finanze, .

Capitolo II
Gli sviluppi del pensiero politico e il federalismo
.. Il pensiero politico nazionale dopo i fatti del ,  –
.. Mazzini fonda la Giovane Italia e la Giovane Europa, 
– .. Il movimento culturale romantico,  – .. Tommaseo,
Rosmini, Gioberti e i federalisti cattolici,  – .. Balbo, d’Azeglio e il piemontesismo,  – .. Nasce la filosofia padana,  –
.. La scuola economica: Cattaneo, Bianchini e la teoria degli
scambi diseguali. Lo sviluppo richiede il coordinamento delle
politiche economiche dei sette Stati. Cavour e il rapporto tasse
investimenti,  – .. Ferrari e il federalismo repubblicano, 
– .. Libero scambio e lega doganale: la visita di Richard Cobden
in Italia, .

Il costo dell’Unità


Capitolo III
Pio IX propone nel  la lega doganale tra gli Stati
italiani
.. Un nuovo Papa federalista,  – .. I problemi doganale e finanziario. Riunioni a Roma per il rinnovo degli accordi
commerciali intraitaliani,  – .. Pio IX invia una missione
segreta a proporre la Lega doganale agli altri Stati italiani,  –
.. Lega doganale o lega politica? La partecipazione diretta di
Pio IX alle trattative secondo i documenti dell’Archivio Segreto
Vaticano,  – .. La proposta pontificia trova consenzienti Toscana e Piemonte. Firma dei preliminari di Lega il  novembre
,  – .. La missione prosegue nei Ducati,  – .. Napoli
temporeggia e Balbo dal Piemonte chiede la Lega militare, .
Parte II
La formazione della nazione

Capitolo IV
Il movimento liberale europeo e il risveglio delle nazionalità
– Viva l’Italia. La rivoluzione federalista del  e la prima
guerra d’indipendenza
.. La rivoluzione liberale europea e il movimento italiano:
Messina, Palermo, Livorno, Venezia e Milano,  – .. “Italia
libera”, parola d’ordine del comitato di guerra milanese,  –
.. Scoppia la prima guerra d’indipendenza federalista: il Piemonte invade la Lombardia, Toscani, Romani e Napoletani accorrono nel Veneto. Manin conferma l’unità padana. Proposte di
lega politico–militare,  – .. Il proclama Durando – d’Azeglio
compromette diplomaticamente il Papa. L’Allocuzione pontificia del  aprile ’. Sue conseguenze politiche e sugli sviluppi
della guerra,  – .. Le squadre navali napoletana e sarda pongono il blocco al porto di Trieste. Goito, Curtatone, Perschiera,
Vicenza, Custoza e l’armistizio Salasco,  – .. Nuovi progetti
di lega italica: commissione diplomatica Rosmini a Roma; proposta min. romano Rossi; progetto dei democratici federalisti al
Congresso di Torino sulla Confederazione italiana; progetto del
min. piemontese Gioberti, .
Indice


Capitolo V
Tra Custoza e Novara. Crisi dei governi e temporaneo
successo del movimento federalista democratico. Le tre
repubbliche. Romani e napoletani alla difesa di Venezia
.. Crisi politica a Firenze e Roma. Il movimento per la Costituente italiana: Montanelli, Mamiani, Gioberti,  – .. Disordini a Roma. L’uccisione del primo ministro Pellegrino Rossi e
l’attentato al Papa. Pio IX e Leopoldo II si rifugiano a Gaeta, 
– .. Breve governo Gioberti a Torino e infruttuoso tentativo di
conciliazione federativa,  – .. La ripresa della guerra. La fatal
Novara,  – .. Vita breve delle tre repubbliche democratiche:
Firenze, Roma, Venezia,  – .. La difesa di Venezia e il ruolo
dei volontari napoletani e romani, .

Capitolo VI
Verso la piemontizzazione incondizionata
.. Il pensiero federalista nel decennio di preparazione. Il momento diplomatico: Cavour, Napoleone III, Plombièrs,  –
.. La seconda guerra d’indipendenza e la rivoluzione del Centro. Villafranca, il Congresso di Zurigo e il nuovo progetto internazionale di confederazione italiana,  – .. Garibaldi con i
Mille e le bande volontarie siciliane liberano il Sud,  – .. La
posizione dei partiti e degli economisti sui problemi dell’unificazione. Dal federalismo al regionalismo. Il progetto di regionalizzazione Cavour-Farini,  – .. Il dibattito nel Parlamento
subalpino sull’unificazione,  – .. Garibaldi fermo a Gaeta chiama Vittorio Emanuele. Lo stato maggiore democratico
si rassegna ai plebisciti,  – .. Cronologia dell’unificazione
incondizionata o della piemontizzazione,  – .. Il progetto
siciliano di autonomia e l’opposizione all’annessione incondizionata. Il Parlamento italiano respinge la riforma Minghetti sulla
Regione,  – .. L’unificazione doganale e l’Inghilterra. Il
consolidamento dei bilanci e del debito pubblico respinto dalla
Sicilia. L’avvento della Repubblica e il sistema regionale previsto
dalla nuova Costituzione, .
Appendici

Note su lavoro e sviluppo nel Risorgimento
Indice


Documenti
Costituzione della Repubblica romana,  – Lo Statuto Albertino,  – Repartizione del regno e autorità governative. Progetto
di legge del ministro degli interni Minghetti alla Camera  marzo
,  – Amministrazione regionale. Progetto di legge del ministro degli interni Minghetti alla Camera  marzo ,  – Disposizioni provvisorie. Relazione della Commissione della Camera del 
giugno ,  – Repartizione del regno e autorità governative.
Relazione del ministro Minghetti al Senato dell’ luglio ,  – Relazione del Consiglio straordinario di stato per la Sicilia sul progetto
di riorganizzazione regionale,  – Atti del parlamento inglese
,  – Correspondence respecting changes in the Italian tariffs
presented to the House of Commons  april , .

Dati statistici
Primo censimento del paese riunito al  dicembre , 
– Commercio estero del Regno d’Italia –,  – Strade
ordinarie del Regno nel ,  – Sviluppo delle ferrovie italiane
dal  al ,  – La marina mercantile italiana dal  al
,  – Fiera Firenze  settembre –  dicembre ,  –
Prospetto del movimento finanziario delle province venute nel
nuovo Regno dal  al ,  – Divisione dell’Italia ne’ suoi
Stati nel , .

Indice dei nomi
Prefazione
di A F B
Sul tema del Risorgimento, come spesso accade per i grandi
eventi della storia, molteplici sono le suggestioni e le prospettive, diverse e spesso contrapposte, che introducono l’ampia
gamma di percorsi possibili, sulla base delle convinzioni individuali di ciascuno, ideologiche, culturali, politiche. Nel 
l’Italia ha ricordato i  anni dalla proclamazione dell’Unità
d’Italia e di conseguenza il dibattito sul Risorgimento italiano è
riemerso dalle pagine della storia. Nell’ampio dibattito che si
articola sul significato e sul ruolo del Risorgimento, pure tra
mille distinguo, credo che si possa affermare che il complesso processo che porta all’unificazione, in ogni caso, ha creato
un senso di appartenenza nazionale e popolare. Si può anche
aggiungere, tuttavia, che il processo di trasformazione di quel
sentimento in elemento fondante di un’identità nazionale sia rimasto incompiuto e dunque incapace di resistere — per mezzo
delle classi dirigenti politiche postunitarie — alle intemperie
della politica e alle crisi economico–sociali.
Come accade sempre per i fatti della storia, si pone il problema dell’interpretazione, problema politico prima che culturale,
che ritorna nel momento in cui l’anniversario ripropone antiche contraddizioni, anche se credo non si possa negare la sua
valenza di movimento rivoluzionario senza il quale non si sarebbe riusciti a superare il blocco di potere dell’assetto europeo
che il Congresso di Vienna del  aveva ricostituito dopo la
débakle napoleonica.
Il patrimonio di idee e di ideali veniva da lontano, dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione francese, lungo un percorso formatosi


Prefazione
lentamente nel corso dell’età moderna con la progressiva separazione degli ambiti di competenza tra Chiesa e Stato, fra
contesto civile e religioso, che aveva portato alla nascita e all’affermazione dello Stato laico procedendo verso ulteriori tappe di
avanzamento del pensiero filosofico e politico, fino alla divisione
dei poteri, esecutivo, legislativo, giudiziario. Il forte segno della
politica napoleonica aveva sconvolto il sistema di potere delle
monarchie europee, mentre il Congresso di Vienna, convocato
dopo la definitiva sconfitta di Napoleone, aveva riportato sul
trono i sovrani da lui deposti aprendo il lungo periodo della
Restaurazione. Si affermava così l’equilibrio europeo basato sulla tenuta dei tre grandi Imperi plurinazionali (Austria, Russia e
Impero ottomano), sulla politica coloniale delle Grandi Potenze,
sul mantenimento in vita degli Antichi Stati italiani (che pure
subiscono alcune modificazioni sia territoriali che istituzionali).
A tale assetto, più reazionario che conservatore, si contrappongono le forze liberali che si battono per l’affermazione di un
nuovo sistema politico–istituzionale. A partire dagli anni Venti
() e ancora negli anni Quaranta () del XIX secolo, negli
Stati italiani esplodono rivoluzioni finalizzate alla richiesta degli
Statuti (antesignani delle moderne Costituzioni), da parte dei sovrani, che avrebbero dovuto concedere un complesso di norme
giuridiche rivolte a vincolare e garantire il rapporto tra sovrano
e sudditi a garanzia di questi ultimi.
L’esperienza italiana costituisce un modello per i popoli
dell’area danubiano–balcanica fino a diventare un riferimento
imprescindibile che esalta nel mito patrioti ed eroi, protagonisti
della lotta per la libertà e la giustizia sociale, elementi fondanti
dello sviluppo democratico. In quella esperienza convergono le
ragioni della politica e dell’economia, che si esprimono nelle
molte forme del pensiero liberale e delle arti. La letteratura, la
pittura, la musica di quel periodo fanno proprie le idee risorgimentali e la loro alta carica simbolica di “liberazione” dallo
straniero per i popoli oppressi, che si concretizza attraverso
l’azione di politici come Cavour, di pensatori come Mazzini,
di uomini d’arme come Garibaldi. Via via le élites si pongono
Prefazione

alla guida dei ceti borghesi e popolari portando alla progressiva estensione dell’ideale risorgimentale a più ampio raggio.
La “questione” italiana a quel punto assume carattere di interesse internazionale, allo stesso modo di quanto avviene per
i problemi nazionali della “media Europa”, in cui polacchi e
magiari, serbi e romeni e, più tardi, cechi, bulgari e albanesi,
croati, montenegrini e greci, dalla “primavera dei popoli” del
– in avanti si impegnano a fondo per la definizione della
propria nazionalità, libertà e indipendenza. Il loro obiettivo comune è quello di rompere le cornici dinastiche che da secoli li
rinchiudono negli Imperi plurinazionali.
Differente sarà l’esperienza dell’Ungheria, che adotta la soluzione del “compromesso” — il dualismo della corona del 
— con il quale l’Ungheria rinuncia a una vera indipendenza e accetta la soluzione, compromissoria appunto, di essere sovrana
nell’amministrazione interna ma di dover acconsentire ad avere
esercito, diplomazia e finanze sotto il controllo dell’Impero.
Più in generale, comunque, è il “risveglio delle nazionalità” che segna il processo politico finalizzato alla conquista
dell’indipendenza dallo straniero, che si accompagna alle grandi trasformazioni economiche e sociali a seguito delle quali
i paesi europei si tramutano da società agrarie a realtà industriali. L’idea di nazione, che parte dalle élites, attrae le masse
conquistandole al processo di costruzione delle loro identità
nazionali, solo in seguito si assisterà a un crescente e deprecabile nazionalismo. Nella sua fase “costituente” il Risorgimento
lega popoli diversi accomunati dalla richiesta delle riforme e
dal desiderio di libertà e dunque l’internazionalismo è parte
integrante del Risorgimento, fenomeno non solo italiano ma
anche europeo. Ma specialmente in alcune aree fortemente
segnate dalla presenza di popoli, lingue, etnie, religioni diverse,
quel principio identitario che li aveva accomunati contro i grandi Imperi — asburgico, ottomano, zarista — diventa elemento
di contrapposizione che pone ciascun popolo contro l’altro,
come accade in special modo nell’area danubiano–balcanica.
Proprio quell’idea di nazione che li aveva indotti a condivide-

Prefazione
re battaglie d’avanguardia, li porterà a “chiudersi” sul proprio
progetto politico nella fase della sua realizzazione separando
conservatori e reazionari, liberali, socialisti, mazziniani /repubblicani sul “nodo” rappresentato dalla forma dello Stato. Se
era stata comune la lotta per la libertà contro l’oppressore e la
richiesta delle Costituzioni, diversa è però la risposta che ogni
parte politica intende dare nella costruzione dello Stato, oltre
a dire poi che l’idea di Stato sul piano territoriale non sempre
coincide con la nazione, come si vedrà chiaramente nell’area
dell’Europa centro orientale. Di conseguenza, si concretizzano differenti modelli di unificazione nazionale, in Germania
dove l’unificazione si realizza intorno alla Prussia, ma con il
mantenimento delle antiche istituzioni e autonomie locali —
e in Italia — in cui si compie una sorta di annessione degli
Antichi Stati italiani alla monarchia sabauda. Questi modelli
diventano un punto di riferimento importante per le giovani
nazioni emergenti dei Balcani: è il caso del Montenegro e della
Serbia (aspiranti a divenire a loro volta centro di aggregazione
per i popoli slavi meridionali) o della Romania del “vecchio
regno” (che diventa Grande Romania, soprattutto — ma non
solo — con l’annessione della Transilvania ungherese e della
Bessarabia russa).
Nei Balcani, insomma, ai complessi problemi di equilibrio
interno e internazionale si aggiungono, nella seconda metà del
secolo XIX, quelli legati al risveglio delle “nazionalità oppresse” e dunque la lotta per la costituzione degli Stati nazionali.
Le continue e frequenti ribellioni portano le truppe turche a
interventi di carattere repressivo che vengono letti in Europa
come persecuzioni contro i cristiani inducendo i vari governi a
varare progetti di riforma da imporre al sultano. I popoli balcanici conquistano progressivamente forme di indipendenza
e di autonomia che nei primi anni del XX secolo portano alla
formazione di una Lega balcanica Serbia, Montenegro, Bulgaria, Grecia, alla quale, pur nella evidente inferiorità militare,
arride il successo. Nella prima guerra balcanica () la potenza ottomana viene duramente sconfitta, nella seconda ()
Prefazione

si affrontano gli alleati ormai in palese disaccordo tra loro per
questioni territoriali e di confine; ma segue l’intervento delle
potenze europee, ancora convinte della necessità di far sopravvivere l’Impero ottomano. Un altro grande Impero, quello degli
Asburgo, mirava ai Balcani creando nuovi contrasti; l’attentato di Sarajevo ( giugno ) determina l’inizio della prima
guerra mondiale e la fine di un’epoca. Quel “colpo di pistola”
udito in tutto il mondo con il quale il serbo Gavrilo Princip uccide l’arciduca Francesco Ferdinando in una data decisamente
simbolica — quella dell’anniversario della battaglia di Kosovo
polje del  — manifesta tutta la rabbia e la disperazione che
le sofisticate alchimie delle relazioni internazionali non erano
riuscite a governare e indirizzare. Nell’ottica di tale percorso i
diversi contenuti del Risorgimento ne fanno un grande movimento libertario e liberale, modello indiscusso per altre regioni
d’Europa. Nel complesso panorama internazionale i protagonisti dell’azione politica fanno propri i principi del Risorgimento
nazionale diventando i principali attori della disgregazione dei
grandi Imperi plurinazionali. Anche se va ricordato che il modello di Stato–nazione attuato drammaticamente nella storia
specifica dell’Europa centrale e orientale (e che si connette fortemente con i fenomeni di nazionalismo, industrializzazione
e urbanizzazione delle società continentali) diventa il nuovo
laboratorio della “nazionalizzazione delle masse” che nelle società delle “piccole nazioni” est–europee ispira la costituzione
di regimi autoritari sull’impronta del fascismo italiano.
Il lavoro di Mario Di Gianfrancesco, si inserisce in questa varietà di studi e approfondisce con annotazioni originali
alcuni temi relativi allo sviluppo delle idee dibattute nel periodo – finalizzate a creare una base comune per la
formazione dello Stato italiano.
Il tema del federalismo e del regionalismo viene ricostruito
e poi esaminato fino al dibattito che si produsse durante i lavori
della Costituente. Un opera dunque che non mancherà di essere valutata positivamente da quanti si occupano di storia del
secolo diciannovesimo e ventesimo.
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