CASE REPORT: L`efficacia della SAT Terapia nella cura dell`Epatite C

CASE REPORT:
L'efficacia della SAT Terapia
nella cura dell'Epatite C
L’agente infettivo che causa l’epatite C è il virus HCV, un
Hepacivirus che appartiene alla famiglia dei Flaviviridae
L’HCV, assieme ai virus delle epatiti A, B, D ed E, fa parte
dei “virus epatitici” propriamente detti che si distinguono
da quelli “minori”, come il virus della mononucleosi
infettiva, quelli erpetici e il citomegalovirus, responsabili di
un danno epatico generalmente meno importante.
In Italia il genotipo prevalente è l’1b che infetta il 55%
dei soggetti con HCV, mentre il restante è suddiviso
tra genotipo 2 (25%), 3 (15%) e 4 (5%).
Queste percentuali possono variare localmente, ovvero
in alcune aree del paese si possono riscontrare punti
in percentuale maggiori o minori rispetto alla media,
ma sono variazioni che non cambiano l’assetto principale.
I diversi genotipi sono associati a una diversa responsività
della malattia alla terapia a base di interferone, nonché
a un suo differente decorso e al grado di severità
(anche se questo aspetto non è ancora del tutto chiarito):
il 2 e il 3 sono i genotipi più facili da trattare, mentre l’1 e il 4
sono i più resistenti; il genotipo 1b, in particolare, è legato
a una forma di infiammazione del fegato più acuta
dal decorso particolarmente aggressivo.
TRATTAMENTO
INTERFERONE PEGHILATO IN ASSOCIAZIONE CON RIBAVIRINA
• La terapia dell'epatite C ha fatto registrare notevoli progressi negli
ultimi anni, tanto che il successo di un trattamento aggressivo
si colloca intorno all'80% per le persone affette da determinati
genotipi ed al 50-60% di tutti gli individui trattati.
La cura più efficace consiste in iniezioni sottocutanee settimanali di
un farmaco chiamato interferone alfa pegilato, in associazione ad una
doppia assunzione quotidiana, per via orale, di un secondo
medicinale, chiamato ribavirina. La durata e lo schema di
trattamento possono variare in relazione al genotipo del virus
implicato nell'infezione; in media si va dalle 24 settimane ad alto
dosaggio (più adatto per il genotipo 1), alle 48 settimane a dosaggi
inferiori (più adatto per il genotipo 2 e 3). Se la cura non sortisce gli
effetti sperati, si può procedere con un secondo ciclo, in modo tale da
indebolire il virus o debellarlo completamente.
EFFETTI COLLATERALI
INTERFERONE PEGHILATO IN ASSOCIAZIONE CON RIBAVIRINA
Gli effetti collaterali associati alla terapia interferone/ribivarina comprendono:
•-gravi sintomi simil-influenzali, irritabilità, depressione, difficoltà di
concentrazione, deficit di memoria, irritazione cutanea, affaticamento e insonnia (imputabili all'interferone);
-anemia, prurito, congestione nasale, dermatite, affaticamento e modificazioni
od alterazioni del normale sviluppo del feto (imputabili alla ribivarina);
-comportamenti e pensieri suicidari sono stati registrati in una piccola
percentuale di persone (imputabili alla contemporanea assunzione dei due
farmaci).
• Nonostante gli effetti indesiderati possano essere mitigati dalla
contemporanea assunzione di farmaci antidolorifici ed antidepressivi, a volte
sono talmente gravi da richiedere la sospensione del trattamento o la riduzione
del dosaggio di interferone.
Per lo stesso motivo, la terapia dell'epatite C, così come appena descritta, è
controindicata o viene eseguita a dosaggi inferiori e/o per brevi periodi, nelle
persone affette da depressione, anemia, malattie autoimmuni, negli alcolisti e
nelle gestanti.
Case Report 1
Paziente donna, aa. 37, affetta da
HCV-ab positivo, genotipo 1 b,
trattata con Interferone peghilato
alfa 2 b e Ribavirina.
Risultato di fine trattamento :
NON RESPONDER !
Esami - Epatite “C” Genotipo 1b e Cirrosi Epatica Correlata
Esami 07/2010
10/2010
12/2010
02/2011
03/2011
06/2011
09/2011
GOT
107 U/L
143 U/L
134 U/L
96 U/L
86 U/L
81 U/L
121 U/L
GPT
76 U/L
114 U/L
117 U/L
85 U/L
71 U/L
72 U/L
105 U/L
Gamma GT
342 U/L
348 U/L
350 U/L
316 U/L
359 U/L
317 U/L
415 U/L
Bilir. Tot.
0,8 mg/dl
1,3 mg/dl
1,2 mg/dl
0,9 mg/dl
0,7 mg/dl
0,8 mg/dl
1,0 mg/dl
1,2 mg/dl
1,1 mg/dl
0,3 mg/dl
0,0 mg/dl
0,3 mg/dl
0,3 mg/dl
Bilir. Dir.
0,4 mg/dl
Fosfat. Alc.
168 U/L
LDH
654 U/L
142 U/L
556 U/L
Ferritina
46
54
113
Ferro
175
144
88
Viremia 14571417
4.189.810
Alfa F. P.
Albumina
54 g/dl
10/2011
Esami - Epatite “C” Genotipo 1b e Cirrosi Epatica Correlata
Esami
07/2010
10/2010
12/2010
02/2011
Ammonio
03/2011
06/2011 09/2011
85
Acidi Biliari Rif. (0-6)
27,3
41,1
G. Bianchi
3,41
2,33
3,75
3,46
2,66
4,20
G. Rossi
4,10
3,84
3,88
4,05
4,09
4,29
Emoglobina 11,9
12,6
11,9
12,3
11,9
12,6
Ematocrito
36,9
34
35,8
37,4
36,9
37,3
Piastrine
57
51
82
58
57
Linfociti
1.01
0,76
1,38
0,87
VES
28
10
39,7
8
24,4
0,52
24,9
20,8
78
1,37
Case Report 2
Paziente donna, aa. 74, affetta da
HCV-ab positivo, genotipo 1 b.
Artrosi Cervicale, Ipertensione Arteriosa, Colon
Irritabile, Gastrite, Meteorismo Intestinale,
Allergia Apparato Respiratorio, Intolleranze
Alimentari. Gruppo Sanguigno Rh 0 +
Rifiuta Terapie Convenzionali.
Trattata con SAT-Terapia.
Esami - Epatite “C” Genotipo 1b
Esami
01/2010
GOT
93
GPT
104
Gamma GT 391
06/2010
103
07/2010
03/2011
07/2011
10/2011
89
82
104
92
70
112
99
95
100
93
65
316
294
397
329
408
232
0,80
1,10
1,10
Bilir. Tot.
11/2010
1,00
Bilir. Dir.
Fosfat. Alc. 154
147
140
187
170
168
140
117,60
127,00
99,90
2.000.000
860.000
750.000
LDH
Ferritina
166,60
137,10
171,50
186,70
Ferro
Viremia
Alfa F. P. 15,20
2.500.000
12,30
2.000.000
15,00
14,60
15,70
16,30
Case Report 3
Paziente donna, aa. 45, affetta da
Linfoma N.H. Diffuso a Grandi Cellule B
Trattamento:
C.T. (Schema Retuximab più CHOP)
Integrata a SAT-Terapia.
Linfoma N.H. a Grandi Cellule B
(DLBCL)
Rappresentano il 30-40% di tutti i Linfomi dell’adulto e comprende un gruppo
eterogeneo di quadri istopatologici.
Sono chemio-sensibili, anche se una significante percentuale di pazienti
presenta recidiva. Si possono avere:
• Forme primitive.
• Forme secondarie evolute da altri Linfomi a basso grado.
Nell’ambito di questo gruppo, con l’aiuto delle metodiche genetiche di gene
expression profiling, sono state riconosciute alcune caratteristiche comuni.
La variante più riconosciuta dal punto di vista clinico è il Linfoma diffuso B,
ricco in cellule T, più frequente nella 5°-6° decade di vita, molto aggressivo
con i linfonodi che tendono a confluire ed ulcerarsi.
Altra variante è il Linfoma a Grandi Cellule B del mediastino; si presenta
a grandi masse con sclerosi, tipico in età giovanile e sesso femminile.
Linfoma N.H. a Grandi Cellule B
(DLBCL)
Epidemiologia: circa il 20% dei L.N.H. è costituito da DLBCL. Colpisce
prevalentemente adulti e anziani, in un 6% anche in età pediatrica.
Patogenesi: associato a traslocazioni che riguardano i geni BCL6 e BCL2.
Diagnosi: su linfonodo asportato chirurgicamente o su biopsia di tessuto
extranodale, prelevando materiale da fissare in formalina.
Test necessari: Emocromo, Esami Biochimici di Routine, LDH, Aspirato,
Biopsia Midollare, PET, Performance Status, Funzione Cardiaca
(frazione di eiezione ventricolare Sx).
Target molecolare: CD20 (Proteina di membrana non glicosilata)
è il Marker per individuare su tessuto i linfociti B maturi e le neoplasie B
da essi derivate.
Terapia Gold Standard - Effetti Collaterali
Schema CHOP (Ciclofosfamide, Doxorubicina, Vincristina e Prednisone)
in associazione a RITUXIMAB (Anticorpo Monoclonale) ogni 14-21gg. Per 6-8
cicli con % di sopravvivenza a 5 anni superiore al 50%
RITUXIMAB (MABTHERA) a dosi di 100 mg o 500 mg per infusione, è un
anticorpo monoclonale chimerico murino/umano ottenuto con tecniche di
ingegneria genetica, costituito da una IgG glicosilata.
Effetti collaterali più gravi:
• Sindrome grave da rilascio di Citochine (dispnea, broncospasmo, ipossia,
febbre, brividi, tremito, orticaria e angioedema).
• Sindrome da Lisi Tumorale con iperuricemia, iperkaliemia, insufficienza
renale acuta, aumento dell’LDH.
• Insufficienza respiratoria acuta e morte.
• Angina pectoris o aritmia cardiaca (Flutter e fibrillazione).
• Insufficienza cardiaca, infarto, riattivazione Epatite B, Epatite fulminante.
Linfoma N.H. Diffuso a Grandi Cellule B
Esami
08/06/2011
30/06/2011
20/07/2011
02/08/2011
13/09/2011
GOT
17
15
16
16
15
GPT
18
16
13
13
14
29
Gamma GT
Bilir. Tot.
0,19
0,11
0,13
0,15
0,12
Bilir. Dir.
0,06
0,05
0,04
0,08
0,07
Fosfat. Alc.
45
LDH
314
Glicemia
97
Azotemia
Creatinina
0,5
93
90
33
25
37
0,6
4,10
Uricemia
Albumina
0,5
94
59,3
0,6
4,10
0,56
3,8
57,1
Linfoma N.H. Diffuso a Grandi Cellule B
Esami
08/06/2011 30/06/2011 20/07/2011 02/08/2011 13/09/2011 29/09/2011
G. Bianchi 5,49
G. Rossi
6,79
5,85
4,26
6,53
9,11
4,78
4,55
4,79
4,69
4,57
4,71
Emoglobina 14,1
13,4
14,0
13,4
13,7
14,2
Ematocrito 41,9
40,3
42,7
41,3
41,4
43,3
Piastrine
333
260
216
241
247
1,49
1,09
0,88
1,43
Linfociti
Neutrofili
332
1,70 (1-3,20)
5,49
1,68
4,43
3,47
2,80
5,05
6,82
Conclusioni generali
Nonostante in entrambi i casi il genotipo virale fosse 1b, notoriamente poco
responsivo se non addirittura refrattario a trattamento con Interferone Peghilato, la
Sat Terapia ha dato notevole risultato, con miglioramento non solo degli esami
ematici e della qualità di vita ma anche degli esami strumentali.
La RMN e l'ecografia non mostrano infatti peggioramento ecostrutturale del
parenchima epatico.
Quello che possiamo verificare da queste prove ematologiche è che la Sat Terapia
ha cominciato a dare dei benefici intorno al secondo/terzo mese di trattamento
terapeutico.
L'aumento delle prove di funzionalità epatica evidenzia come, a seguito della
interruzione del trattamento Sat, le analisi siano di nuovo peggiorate.
E’ possibile osservare come la viremia sia sensibilmente diminuita dopo soli 3
mesi di terapia.
Questo a conferma di come la massiccia dose di Sistema Immunitario, oltre ad
un’azione anti infiammatoria del Sat e al sostegno dell’organo bersaglio (fegato),
abbia potuto migliorare fortemente la funzionalità epatica di entrambi i pazienti
cirrotici.
Questo conferma come la somministrazione dei Sat derivati utilizzati correttamente
e con i giusti dosaggi , possano sensibilmente migliorare l'andamento della
patologia e controllarne lo sviluppo.