Linguistica generale a.a. 2014-2015 Federica Da Milano Il giapponese Tipologia morfologica: lingua agglutinante Tipologia sintattica: lingua SOV Relativa libertà ordine costituenti: scrambling (Shibatani 1990) Michio wa Masako ni Akira o shōkaishita Michio wa Akira o Masako ni shōkaishita Masako ni Michio wa Akira o shōkaishita ? Masako ni Akira o Michio wa shōkaishita Akira o Michio wa Masako ni shōkaishita ?Akira o Masako ni Michio wa shōkaishita Il giapponese "With overwhelmingly greater than chance frequency, languages with normal SOV order are postpositional" (Greenberg 1963) Tarō wa hikōki de Hokkaidō ni mukatta 'Taro è andato in Hokkaido in aereo' Il giapponese "With more than chance frequency, when question particles or affixes are specified in position by reference to the sentence as a whole, if initial, such elements are found in prepositional languages, and if final, in postpositional" (Greenberg 1963) Kimi wa ano eiga o mita ka 'Hai visto quel film?' I pronomi giapponesi Secondo Hinds (1986) i pronomi personali differiscono dai pronomi di altre lingue per diversi aspetti: - hanno origine nominale; - sono termini che in origine indicavano occupazioni o 'titoli'; - sono molto numerosi, con molte forme selezionate in base al sesso, all'età, allo stato sociale; - presentano la maggior parte delle caratteristiche nominali, come la possibilità di occorrere dopo i dimostrativi e di essere modificati da aggettivi Kono watashi 'Proprio io' I pronomi Il giapponese non usa molto spesso i pronomi di prima e seconda persona: ellissi Ima kara dekakeru yo 'Io vado (esco)' Le particelle Alcune particelle, come ga e o, indicano i partecipanti all'azione, mentre altre, come de, kara, made indicano gli elementi circostanziali. La posposizione ni può denotare entrambi Tema (topic) e soggetto Uno degli argomenti più dibattuti nell'ambito della linguistica giapponese è la differenza tra le particelle wa e ga Il soggetto seguito da ga rappresenta un'informazione nuova, seguito da wa rappresenta invece l'informazione data La particella ni La particella ni prototipicamente indica: - il beneficiario in una costruzione ditransitiva Michiko wa Tomoko ni pen o agemashita 'Michiko ha regalato una penna a Tomoko' - la destinazione con un verbo di movimento Andrea wa Sapporo ni itta 'Andrea è andato a Sapporo' La particella ni - la posizione con un predicato stativo Tēburu no ue ni atarashii jisho ga aru 'Sul tavolo c'è un nuovo dizionario' - l'origine con un verbo di trasferimento Enrica wa Emanuēre ni hana o moraimashita 'Enrica ha ricevuto dei fiori da Emanuele' La particella ni Alcuni verbi richiedono che l'argomento del verbo, spesso codificato come OGG in italiano e nelle maggiori lingue europee, sia accompagnato dalla particella ni: au 'incontrare', shitagau 'obbedire a qualcuno, seguire', katsu 'vincere' Maruko wa Aruda ni atta 'Marco ha incontrato Alda' L'aggettivo In giapponese ci sono due tipi di aggettivo: - in -i (aggettivi verbali) - in -na (aggettivi nominali) Kono shōshetsu wa nagai 'Questo romanzo è lungo' Ano eiga wa omoshirokatta 'Quel film è stato interessante' L'aggettivo Ano machi wa kirei da 'Quella città è bella' Kono machi wa kirei datta 'Questa città era bella' I classificatori Molte lingue asiatiche prestano un sistema di classificatori: marche grammaticali che, in determinati contesti, obbligano i parlanti a categorizzare i referenti in base ad alcune caratteristiche semantiche I classificatori Nin 'persone' Tsu 'esseri inanimati (generale)' Hiki 'piccoli animali' Hon 'oggetti lunghi e sottili' Mai 'oggetti piatti e sottili' Ken 'edifici' Ko 'oggetti piccoli' Tempo, modo e aspetto verbale Distinzione passato/non passato Non passato: - azioni abituali Mainichi gohan o tabemasu 'Ogni giorno mangio riso' - affermazioni generiche Pengin wa tobimasen 'I pinguini non volano' Forme converbali (presente progressivo) - eventi e azioni in corso Ima ocha o nonde imasu 'Ora sto bevendo il tè' Tempo, modo e aspetto verbale Il futuro può essere espresso dalla forma presente: Ashita benkyō shimasu 'Domani studierò' o dalla forma di congettura o supposizione: Ashita wa osoraku ame ga furanai deshō 'Domani probabilmente non pioverà' L'evidenzialità Il giapponese è molto preciso nel codificare la modalità di acquisizione dell'informazione. Anche se non ha una marca dedicata per la codifica dell'evidenzialità,presenta una grande attenzione alle modalità di acquisizione dell'informazione (Watashi wa) ureshii 'Io sono felice' *Tanaka san wa ureshii Il signor Tanaka è felice' Tanaka san wa ureshi sōda/ureshigatte iru/ureshii yōda 'Il signor Tanaka sembra essere felice' Le forme converbali Nella letteratura tipologica, il converbo è definito 'a non-finite verb form whose main function is to mark adverbial subordination' (Haspelmath 1995) Il giapponese possiede molte forme verbali di questo tipo; la maggior parte delle forme analitiche è costituita da forme converbali in -te o in -i accompagnate da verbi ausiliari I verbi deittici Andare/venire Alcune lingue utilizzano il verbo 'venire' sia per un movimento verso la prima persona, sia per un movimento verso la seconda persona: italiano, inglese, francese, tedesco, croato, hindi, tamil, nepalese, cinese; altre lingue, invece, ne restringono l'uso solo per la codifica del movimento verso la prima persona: coreano, thai, spagnolo, ungherese giapponese Iku/kuru Ageru/kureru Da un punto di vista tipologico, verbi deittici di 'dare' sono piuttosto rari a livello interlinguistico I verbi deittici Le coppie iku/kuru e ageru/kureru possono essere usate come ausiliari che indicano la direzione dell'azione "Japanese, especially interactive colloquial speech, strongly prefers various kinds of coding of the speaker's stance [...] [those sentences without coming/going verbs] are felt to be not sufficiently revealing about the speaker's stance - in this case, the spatial orientation of the speaker with respect to the goal or source location of the directed motion" (Shibatani 2003) L'impero dei segni "Il sogno di tutti: conoscere una lingua straniera (strana) e pur tuttavia non comprenderla: cogliere in essa la differenza [...]; conoscere, riflesse positivamente in una lingua nuova, le impossibilità della nostra [...]; disfare il nostro 'reale' sotto l'effetto di altre suddivisioni, d'altre sintassi [...] Così, in giapponese, la proliferazione dei suffissi funzionali e la complessità delle enclitiche implicano il fatto che il soggetto avanzi nell'enunciazione grazie a precauzioni, riprese, ritardi e insistenze, il cui volume finale [...] fa appunto del soggetto un grande involucro vuoto della parola, e non quel nucleo pieno che si presume diriga le nostre frasi, dall'esterno e dall'alto; di modo che ciò che ci appariva come eccesso di soggettività (il giapponese, suol dirsi, enuncia delle impressioni, non delle constatazioni) è invece piuttosto un modo di diluizione, di emorragia del soggetto, in un linguaggio frazionato, parcellizzato, diffratto sino al vuoto" (Barthes 2002)