Nella valle del Bidente delle Celle: tra profondi meandri e pareti di roccia L’itinerario descrive un lungo anello che da Lago di Corniolo conduce al M. della Maestà, quindi, toccando le località Mandriacce e Celle, raggiunge il fondovalle dell'omonimo ramo del Bidente e, percorrendone il versante sinistro, attraversa lo spettacolare affioramento delle Ripe Toscane. Durante il percorso si aprono spettacolari panoramiche sulle vallate circostanti e sul crinale principale, si osservano diversi affioramenti della Formazione Marnoso Arenacea e si attraversa una delle aree più significative per la geologia del parco, segnata da numerose deformazioni delle rocce. S i attraversano paesaggi e fasce vegetazionali caratteristiche del versante romagnolo dove, tra le testimonianze storiche, sono compresi gli antichi nuclei di Celle e Pian del Grado, luoghi in cui, nella primavera del 1945, la Resistenza visse tragici episodi. Dal Lago di Corniolo si percorre un tratto della SS 310 e, dopo alcune centinaia di metri, si imbocca sulla destra il sentiero 259 che, salendo ripidamente, attraversa il nucleo in sasso di Corniolino, sino a toccare nuovamente la SS 310 in corrispondenza di un tornante, dove la scarpata stradale è segnata da un esteso affioramento roccioso. Qui sono evidenti le tipiche alternanze di arenarie e marne delle torbiditi, inclinati verso la strada; le arenarie, più resistenti all'erosione, formano pronunciati cornicioni sporgenti, modellati a "denti di sega" grazie alla presenza di fratture che tagliano perpendicolarmente lo strato. Panoramica sull'abitato di Corniolo e sul corpo di frana Dal sentiero, che continua a salire ripido, si aprono i primi punti panoramici; in direzione nord si osserva l'abitato di Corniolo. Questo sorge su un antico corpo di frana, riconoscibile in panoramica per la diversa morfologia, originato dallo scivolamento verso il fondovalle della parte più superficiale del versante, favorito dal fatto che gli strati sono qui inclinati come il pendio (stratificazione a “franapoggio”). Raggiunto il crinale, si incontrano i ruderi del Castellaccio di Corniolino, sorpassato il quale, il panorama si apre sulla valle del Bidente delle Celle, permettendo di cogliere tutto il suo sviluppo, a partire dal versante nord del M. Falco. L'opposto versante sinistro è profondamente inciso dal Fosso di Lavacchio, dove ampie aree scoperte rivelano la regolare giacitura della stratificazione, inclinata verso sud. La valle del Bidente delle Celle; sullo sfondo il crinale appenninico in corrispondenza del M. Falco Continuando lungo il crinale, si raggiunge in breve un altro spettacolare punto panoramico, che permette di ammirare il tratto del crinale appenninico compreso tra il Passo dei Lupatti e il M. Falterona. Il sentiero corre su un affioramento dove arenarie e marne, in strati di spessore diverso e inclinati verso sud, mostrano le tipiche strutture sedimentarie che caratterizzano le torbiditi; in alcuni punti, il distacco di lastre rocciose permette di scoprire le forme tridimensionali di queste strutture, in particolare l’evidente gibbosità delle laminazioni ondulate. L'anticlinale lungo la SS 310 Superando a mezza costa il M. della Maestà, si raggiunge la località Tre Faggi, dalla quale si arriva alla SS 310. Qui è possibile ammirare un affioramento, purtroppo coperto da reti, dove gli strati sono piegati ad "anticlinale", cioè con inclinazioni opposte e divergenti. La piega è una chiara testimonianza delle forti spinte che hanno deformato le rocce; osservando gli affioramenti circostanti non sfuggono altri effetti che queste pressioni hanno prodotto: rocce intensamente fratturate con lembi di arenarie e marne spezzati che formano un insieme scomposto in cui la stratificazione non è più riconoscibile. Tornando sui propri passi, si prosegue lungo la sterrata che conduce a Pian del Grado, dalla quale si osserva il crinale del M. della Maestà. Superato il Poderone, dal quale il panorama abbraccia il crinale di M. Falco e il Pian delle Fontanelle, si giunge a Le Mandriacce. Quest'area costituisce un esempio di come le deformazioni delle rocce influenzino il paesaggio. La fascia di terreni intensamente deformati, vista in affioramento nel punto precedente, è meno resistente all'erosione delle aree circostanti, costituite da rocce non deformate, originando pendii più dolci e un paesaggio caratterizzato da prati e pascoli. Si continua la discesa, a tratti ripida, che conduce sino al fondovalle, dove si imbocca a destra il sentiero 261, che, in breve, conduce ai ruderi dell'antica località di Celle. Qui un cartello ricorda le tragiche rappresaglie naziste del 1945. Il sentiero prosegue nel bosco e dopo alcuni saliscendi, poco prima del ponte che attraversa il fosso del Fondi, si osservano le acque scendere ripide e gettarsi in un’esemplare marmitta dei giganti, dove è particolarmente evidente l’agente che ne ha modellato le forme: il moto vorticoso della acque che si crea alla base del salto d'acqua. Superato il ponte si trova la fresca Fonte del Bercio, le cui acque, scorrendo libere lungo il pendio, contribuiscono a mantenere in movimento un’area di frana. Le Ripe Toscane; al centro dell'affioramento si riconosce lo strato Contessa Lasciando alle spalle la sorgente, il sentiero si affaccia sullo spettacolare affioramento delle Ripe Toscane, trasformandosi in una larga cengia, a tratti esposta, dalla quale si aprono diversi punti panoramici. Parzialmente ricoperto da una tipica vegetazione pioniera e rupicola, l'affioramento permette di osservare molti caratteri della Marnoso Arenacea, in questa zona rappresentata da letti marnosi più spessi di quelli arenacei. Presso la sponda sinistra affiora lo Strato Contessa, ben riconoscibile per i letti arenaceo e marnoso particolarmente spessi. Il panorama spazia dal M. Falco al vicino fondovalle, dove, per un tratto di circa un chilometro, si osserva una serie di spettacolari meandri incassati, isolati da prominenti creste rocciose. Superate le Ripe Toscane, il sentiero prosegue lungo il versante sinistro del Bidente delle Celle, dal quale si aprono belle panoramiche sul versante opposto e sul fondovalle. Si attraversano le valli dei fossi delle Fontaccie e di Lavacchio, passando i ruderi di Ca' Filettino, la Fonte di Fossacupa e il bell'edificio in sasso di Capria di Sotto.