Il comunismo: vivo o morto?

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IL COMUNISMO: VIVO O MORTO?
Comunicato n.13 - 11 maggio 2007
Karl Marx non se ne abbia a male, ma l’idea di comunismo espressa nel suo Manifesto
è sempre rimasta lettera morta. I regimi comunisti – in particolare quello dell’Unione
Sovietica – hanno instaurato un sistema di potere autoritario, burocratizzato,
accentratore con tendenze imperialistiche che è sopravvissuto, seppur in diverse forme,
al crollo del Muro di Berlino.
Su questo punto si sono trovati d’accordo i relatori dell’incontro Morte e rinascita del
comunismo, a cura del Lithuanian Institute. Sul palco l’editorialista de La Stampa
Andrea Romano, il direttore dell’Istituto Fondazione Gramsci Silvio Pons, lo storico
Marcello Flores, il primo ambasciatore della Lituania indipendente presso la Santa
Sede Stasys Lozoraitis e Vytautas Alisauskas, filosofo e importante notista politico
nella Repubblica baltica, ospite della Fiera del Libro.
A gettare il sasso nello stagno, favorendo la riflessione in Sala Gialla, è stato il
messaggio inviato da Vytautas Landsbergis, primo Presidente del Parlamento lituano,
assente per motivi di salute; chiara e lapidaria la sua opinione: “Il comunismo non è
morto e nessuna delle sue forme si è estinta”. Il dito viene puntato soprattutto contro la
Russia di Putin, in cui “il partito maggioritario è controllato dal clan dell’ex KGB”; un filo
rosso lega dunque la Russia di oggi all’Unione Sovietica di Breznev.
“Concordo pienamente con l’analisi di Landsbergis – ha affermato Marcello Flores –
ma secondo me bisogna andare ancora più in là: Putin è figlio del comunismo, ma è
nipote dello zarismo”. Sulla stessa lunghezza d’onda i due ospiti lituani: “In molti Paesi
dell’Est la classe dirigente si è formata durante gli anni del comunismo e oggi forma
un’élite ben salda al potere, capace di manipolare quelle fragili democrazie”.
E nell’Europa occidentale, che fine ha fatto il comunismo? Se lo è chiesto Andrea
Romano, autore del libro Compagni di scuola, ascesa e declino dei postcomunisti,
dedicato alla generazione post-Bolognina che ha liquidato il Pci senza riuscire, però, a
dar vita a una socialdemocrazia compiuta. Silvio Pons propone una risposta: “Nei Paesi
occidentali che hanno avuto un forte partito comunista, come l’Italia, una certa cultura
antisistema è dura a morire, la si ritrova nel movimentismo della cosiddetta sinistra
radicale”. Pons ha tuttavia precisato: “La maggior parte degli elettori di Rifondazione
Comunista sono giovani, animati da ideali no global e dal valore della non-violenza
piuttosto che dalla fede in una rivoluzione proletaria”. Tante scuse, signor Marx.
Sala Gialla, ore 12, 11 maggio 2007
Per maggiori informazioni sul programma www.fieralibro.it
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