Conigliaro

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Romanticismo
JACQUES-LOUIS DAVID
Nacque a Parigi il 30 agosto 1748 e compì i primi studi nella capitale francese, dove frequentò
l’Accademia delle Belle arti. Nel 1774 vinse l’ambitissimo “Premio di Roma” con il quale poté soggiornare in Italia per 5 anni a spese dello stato.
Soggiornò a Parma dove studiò il Correggio, a Bologna i Carracci e Guido Reni, a Firenze Michelangelo,
a Napoli Caravaggio e a Roma l’arte classica e Raffaello. Rientrò poi in Francia dove ebbe numerosi incarichi e partecipò attivamente alla rivoluzione del 1789. Successivamente divenne sostenitore di Napoleone che nel 1804 lo nominò “primo pittore dell’imperatore”, cioè pittore ufficiale di corte. Dopo la caduta di Napoleone nel 1816 l’artista fu costretto all’esilio a Bruxelles dove morì nel 1825.
Le sue opere più importanti:
- Giuramento degli Orazi
- Morte di Marat
GIURAMENTO DEGLI ORAZI
L’opera rappresenta il risultato più
alto della pittura di soggetto storico.
L’episodio rappresentato riguarda la
guerra tra Roma e Albalonga. Le due
fazioni decisero di risolvere il conflitto
con il duello tra 3 fratelli romani, gli
Orazi e 3 fratelli albani, i Curiazi.
L’unico a salvarsi fu uno degli Orazi,
decretando così la vittoria della
propria patria. Egli uccise poi la
sorella, colpevole di piangere uno dei
fratelli Curiazi del quale era
innamorata.
I tre giovani Orazi sono rappresentati
di fronte al padre al quale giurano di
essere fedeli alla patria e di morire per
essa (giuramento di fede politica).
Il punto centrale del dipinto è la mano
sinisra del padre che solleva le tre spade. Sullo sfondo si individuano due pilastri e due colonne doriche
che sorreggono tre archi a tutto sesto. Ogni personaggio o gruppo di personaggi è racchiuso in uno spazio
definito da un preciso elemento architettonico.
Emerge inoltre lo studio di Caravaggio nell’utilizzo della luce che accentua i volumi con lo scopo di
aumentare il pathos.
A destra si trovano le donne meste e mute, abbandonate nel dolore e nella rassegnazione. In posizione
più arretrata è rappresentata la madre degli Orazi che copre con il suo velo scuro i due figli più piccoli,
mentre la figlia con le mani in grembo si volge verso la cognata, moglie del fratello maggiore. Questa le
tiene una mano sulla spalla su cui appoggia il capo chino.
In conformità al neoclassicismo David non mostra il momento cruento della battaglia, ma scegli di rappresentare quello che precede l’azione.
LA MORTE DI MARAT
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David fu incaricato di rappresentare la morte di
Marat come una sorta di santificazione laica, come
un martire che diede la vita per la causa rivoluzionaria. Per questo David segue il modello iconografico del Cristo morto in riferimento all’opera di Caravaggio, “La deposizione di Cristo”.
Infatti il calamaio e la penna d’oca sulla cassetta, la
penna stretta nella mano destra e il coltello sporco
di sangue lasciato a terra rappresentano gli strumenti della Passione.
Il cadavere emerge dal buio immerso in una vasca
da bagno (egli soffriva di una malattia della pelle,
perciò doveva immergersi nell’acqua per sopperire
al dolore).
L’essenzialità dell’arredo testimonia la virtuosa
povertà di Marat, repubblicano incorruttibile, ucciso a tradimento proprio per le sue virtù, le stesse alle quali l’assassina aveva fatto appello per essere
ricevuta. Infatti Marat tiene ancora nella mano sinistra il biglietto gli aveva scritto per essere ricevuta.
Anche in questo dipinto la scelta di David ricade sul momento successivo a quello dell’azione in modo tale che non venga mostrato l’evento violento.
ROMANTICISMO
Il Romanticismo è il movimento artistico, filosofico e culturale diffusosi in Europa tra la fine del 1700 e
la prima metà del 1800 (età della Restaurazione).
Nasce in Germania dove era stato anticipato dal movimento letterario dello Sturm und Drang.
In questi anni la sconfitta di Napoleone causa il crollo della società e dei suoi ideali. Per questo negli intellettuali romantici traspare una certa insoddisfazione rispetto a un presente che produce disorientamento
e frustrazione e che finisce poi per risolversi nel predominio assoluto del sentimento soggettivo. Si pone
in forte contrapposizione con il Neoclassicismo e, più in generale, con tutta la cultura del razionalismo illuminista.
Le caratteristiche del movimento romantico sono:
- Recupero dei valori individuali;
- Mito dell’artista-genio in contrasto con il mondo che lo circonda;
- Partecipazione di artisti per la lotta alla libertà.
In Italia i maggiori rappresentati
sono Manzoni e Leopardi in letteratura.
Anche in musica si afferma linguaggio romantico, i maggiori artisti sono Schubert, Schumann,
Chopin.
I maggiori artisti rinascimentali
sono Delacroix, Gericault e Hayez.
DELACROIX
LA LIBERTA CHE GUIDA IL
POPOLO
L’opera viene realizzata nel 1830 e
si riferisci ai moti rivoluzionari
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dello stesso anno a cui partecipò l’artista stesso.
L’opera celebra le tre gloriose giornate di Parigi. La volontà dell’artista era quella di rappresentare nella
propria pittura la storia contemporanea, senza ricorrere alle metafore del passato.
L’artista unisce nel dipinto tutte le classi sociali. A destra si intravede uno scorcio di Parigi in cui è
rappresentata la cattedrale di Notre-Dame. Al centro è rappresentata una figura femminile che incita gli
insorti all’assalto. Essa è la Libertà. In una mano tiene una baionetta, nell’altra la bandiera francese.
L’opera, che venne esposta nei salon di Parigi nel 1831, fu criticata poiché ritenuta eccessivamente
realista: peluria sotto l’ascella della donna.
La fonte iconografica a cui Delacroix si rifà è la statua elennistica della “Venere di Milo” scoperta nel
1820 ed esposta al Louvre.
LA BARCA DI DANTE
Il soggetto del dipinto è tratto
dall’ootavo canto dell’Inferno
dantesco, dove si narra del
passaggio dello Stige, la palude
infernale, nel cui fango sono
immersi gli iracondi che si
precuotono e si mordono a
vicenda. La barca è pilotata da
Flegias, il demone nocchiero.
Durante la traversata, che
avrebbe condotto Dante e
Vrigilio nella città di Dite, il
poeta incontra l’anima di Filippo
Argenti, un iroso e arrogante
fiorentino che intende anche
rovescaire la barca.
Delacroix ha immerso tutti i
personaggi in un ambiente tenebroso dal cui fondo emergono fuoco e nuvole di fumo che si sprigionano
oltre le mura della città di Dite.
I corpi, anatomicamente perfetti, in torsione richiamano quelli michelangioleschi.
In questo dipinto l’artista mostra la sua ricerca coloristica.
Le goccioline d’acqua sul ventre della giovane donna dannata sulla destra e quelle sotto l’ascella
dell’uomo a sinistra sono formate da pennellate di colori puri affiancati. Delacroix infatti non ha fatto
ricorso a un colore ottenuto dalla fusione di più colori, ma ha posto l’uno di fianco all’altro il rosso, il
giallo, il verde e tocchi di bianco.
THEODORE GERICAULT
CORAZZIERE FERITO CHE ABBANDONA IL CAMPO DI
BATTAGLIA
Nonostante il dipinto sia connesso alla disfatta napoleonica e che
quindi risalga all’epoca romantica è tuttavia ricco di elementi che
denunciano la dipendenza dal sistema neoclassico, quali la lontananza dal campo di battaglia, la mancanza di espressione di sofferenza sul volto del soldato ferito e la perfezione dei corpi del cavallo
e del corazziere.
L’elemento romantico sta nel soggetto, il quale non è ritratto come
vincitore, ma come vinto. Ciò rappresenta la caduta delle certezze e
delle grandi aspirazioni napoleoniche.
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LA ZATTERA DELLA MEDUSA
Il dipinto è ispirato a un fatto realmente
accaduto: si tratta del naufragio della nave
francese Medusa, inabissatasi al largo delle
coste africane nel 1816, mentre viaggiava verso
il Senegal. 150 civili si lanciarono quindi su una
zattera per mettersi in salvo, ma solo 15 di loro
rimasero in vita.
Il quadro rappresenta una denuncia nei confronti
del governo, accusato di non essere riuscito a
gestire un fatto tanto drammatico. L’autore per
mettere in risalto la drammaticità del momento
(elemento romantico), rappresentando
l’episodio in cui gli uomini sopravvissuti
scorgono in lontananza la nave che li
soccorrerà.
L’opera è caratterizzata da una struttura piramidale costituita dal groviglio di corpi ammassati uno
sull’altro.
I cadaveri in primo piano sono testimonianza della lunga sofferenza patita: un vecchio sorregge il cadavere di un giovane, afflitto dalle delusioni e consapevole del proprio destino, un uomo di colore, posto sopra
gli altri, sventola un drappo rosso.
La perfezione dei corpi, di ispirazione michelangiolesca, è elemento neoclassico.
FRANCESCO HAYEZ
Nato a Venezia il 10 febbraio 1791, fu discepolo di Canova.
Nel 1809 vinse il Premio Roma, così che potè vivere nella città a contatto con le antichità e con le opere
di Raffaello, Michelangelo e Leonardo da Vinci. Nel 1823 si trasferì definitivamente a Milano dove venne a contatto con la borghesia liberale e con la nobiltà milanese. Ebbe una vita estremamente produttiva,
ottenne numerosi incarichi e ricevette molti onori. Dal 1850 fu professore di pittura all’Accademia di Brera. Morì a Milano nel 1882.
Hayez fu il più grande dei pittori di storia e si trovò ad operare proprio quando la pittura storica, alla stregua del romanzo storico, divenne un mezzo per diffondere nell’animo degli italiani una comune coscienza
di Nazione, proponendo un glorioso passato a favore della libertà e contro la tirannide. Tutte le sue opere
metteranno in luce la sua partecipazione politica, ma anche la crisi dell’epoca.
Il dipinto con cui vinse il Premio Roma fu l’Atleta trionfante.
ATLETA TRIONFANTE
Si tratta di un dipinto con funzione educativa.
L’atleta, che tiene nella mano destra la palma della vittoria, è in primo piano ed è collocato in un ambiente composto da un carro di
trionfo e da un edificio classico con
colonne doriche.
Il chiaroscuro è dovuto
all’illuminazione da sinistra e
all’atteggiarsi del corpo, appena
sinuoso.
Il panneggio è utilizzato per mettere in
risalto la luce e la bellezza del corpo
perfetto.
PENSIERO MALINCONICO
Già dal titolo si capisce che si è davanti
ad un’opera romantica. Il dipinto rappresenta una fanciulla presa dalla malinconia, il cui aspetto, caratterizzato
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dal vestito cadente, sta a sottolineare una caduta dell’equilibrio emotivo.
A rafforzare l’elemento malinconico, Hayez ha collocato sulla sinistra un vaso di fiori appassiti.
Si tratta quindi di un’opera che mette in risalto il pessimismo ideologico dell’artista dovuto alle sue delusioni politiche.
Mentre si stava combattendo la seconda guerra d’indipendenza, con le vittorie di Magenta e di Solferino,
Hayez dipingeva il suo dipinto più famoso, il bacio.
IL BACIO
Si tratta dell’opera più famosa dell’artista.
Il bacio dolce e furtivo che si stanno scambiando i due giovani
in abiti medioevali venne immediatamente interpretato come
l’addio di un cospiratore alla fanciulla amata.
Favorivano tale interpretazione il volto coperto del giovane, il
suo piede sinistro poggiante sullo scalino, come se egli avesse
fretta di fuggire via e il pugnale la cui impugnatura preme contro il fianco della fanciulla.
La giovane è completamente abbandonata nell’abbraccio. È
proprio il bacio passionale a costituire l’elemento romantico
per eccellenza del dipinto.
Il dipinto allude all’arrivo a Milano di Vittorio Emanuele II,
sovrano del regno di Sardegna, e di Napoleone III, re dei francesi. I colori degli abiti dei due giovani rimandano infatti alla
bandiera francese.
Si denota anche l’influenza
della pittura veneta nel cromatismo (pittura tonale).
MASSIMO D’AZEGLIO
Massimo d’Azeglio, amico di Hayez, fu uno dei maggiori uomini
politici del nostro Risorgimento italiano.
Il dipinto venne realizzato in base a una fotografia.
I colori caldi, lo sfondo che dal verde cupo passa gradualmente a toni
più chiari fino a contornare con una sorta di aura il personaggio e la
mancanza di ambientazione contribuiscono a situare la figura di Massimo d’Azeglio fuori dal tempo.
Il volto dell’intellettuale, caratterizzato da occhi indagatori e
dall’indice della mano sinistra che tocca il mento, restituiscono
l’immagine di un uomo riflessivo, dai pensieri profondi, affidabile e
sereno.
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