i mercati e la formazione dei prezzi

MODULO 2
I MERCATI E LA FORMAZIONE DEI PREZZI
CONOSCENZE E ABILITA’
- RICONOSCERE E CONFRONTARE LE FORME DI MERCATO E LE
STRATEGIE CHE E CARATTERIZZANO
- INDIVUDUARE I VANTAGGI ED I LIMITI DEL MERCATO DI
CONCORRENZA PERFETTA E LA FUNZIONE DELL’INTERVENTO
DELLO STATO IN ECONOMIA
- COMPRENDERE LE MOTIVAZIONI CHE HANNO GIUSTIFICATO NEL
PASSATO I MONOPOLI PUBBLICI E CONOSCERE I MOTIVI
DELL’ATTUALE PROCESSO DI PRIVATIZZAZIONE
- CONOSCERE LE MODALITA’ DI FORMAZIONE DEL PREZZO NELLE
DIVERSE FORME DI MERCATO E LE TEORIE FONDAMENTALI
SULLA DETERMINAZIONE DEI PREZZI
- CONOSCERE LE POLITICHE DI INTERVENTO DELLO STATO IN
ECONOMIA
- INDIVIDUARE IL COMPORTAMENTO DEI CONSUMATORI E DEI
CONCORRENTI IN UN DATO CONTESTO ECONOMICO
LEZIONE N°1 LA CONCORRENZA PURA
LE DIVERSE FORME DI MERCATO
IL COMPORTAMENTO DELLE IMPRESE E’ DIVERSO A SECONDA DEL
CONTESTO IN CUI ESSA OPERA ED A SECONDA DELLA DIVERSA FORMA
DI MERCATO IN VIGORE
PRINCIPALI FORME DI MERCATO
1. MERCATO DELLA CONCORRENZA PURA
2. MONOPOLIO
3. CONCORRENZA IMPERFETTA
Caratteristiche del MERCATO DI CONCORRENZA PURA
a) Polverizzazione ed atomizzazione del mercato
 È una situazione caratterizzata da un gran numero di imprese di dimensioni
trascurabili e moltissimi sono i consumatori
b) Omogeneità del prodotto
 le piccole imprese in genere producono tutte lo stesso bene o beni simili
c) Libertà di entrata delle imprese nei mercati
 In genere le imprese sono di piccole dimensioni e utilizzano tecniche di
produzione semplici che non richiedono né grandi conoscenze tecniche né
capitali notevoli e pertanto se un imprenditore decide di entrare in un mercato
può farlo liberamente
Nella realtà delle cose, difficilmente si riscontrano le caratteristiche della concorrenza
pura, non esiste ad esempio la polverizzazione del mercato, poiché esistono grandi
imprese che sono in grado di influenzare il prezzo di vendita del prodotto. Non esiste
l’omogeneità dei prodotti, che sono solitamente differenziati nel genere, poiché ogni
impresa dà al prodotto alcune caratteristiche peculiari.
Così come è assai ridotta la libertà di ingresso nel mercato (esempio, mercato delle
automobili e dei computer)
In un regime di concorrenza pura (in genere) i prezzi tendono a livellarsi verso il
basso
I VANTAGGI DEL MERCATO DI LIBERA CONCORRENZA
Secondo la teoria economica tradizionale, il regime di libera concorrenza realizza una
situazione ottimale cioè la migliore possibile per la collettività
a. Prezzo dei beni = prezzo di produzione
b. Sovranità del consumatore = le imprese si adeguano alle esigenze ed ai
desideri dei consumatori
c. Uso efficiente dei fattori produttivi = la libera concorrenza spinge le
imprese ad utilizzare i fattori produttivi (capitale e lavoro) in modo
efficiente cioè economico e razionale al massimo e fa in modo che il
sistema economico realizzi il massimo livello di produzione di beni e di
servizi
LE TEORIE DEL LIBERISMO ECONOMICO
Sulla base di tutte queste considerazioni molti economisti ritenevano e ritengono
ancora che è bene che lo Stato non intervenga nell’economia poiché qualsiasi
intervento avrebbe portato alla distruzione della ricchezza
Principio del non intervento dello stato in Economia =
LIBERISMO
ECONOMICO o “LAISSEZ FAIRE”
Questo principio veniva temperato con l’indicazione di alcuni tipi di intervento che lo
Stato poteva e doveva fare: in primo luogo le autorità dovevano intervenire per
impedire la formazione di monopoli ripristinando quindi il regime di concorrenza
pura e quindi il quadro generale concorrenziale / in secondo luogo ma ciò potrebbe
accompagnarsi ad una ingiusta distribuzione del reddito tra tutti gli individui per cui
lo Stato deve intervenire per ridurre le diseguaglianze nella distribuzione del reddito /
anche in un regime di concorrenza perfetta lo Stato deve comunque assicurare alcuni
servizi primari, come la difesa nazionale l’amministrazione della giustizia, che non
possono essere lasciati all’iniziativa dei singoli cittadini
LE CRITICHE AL “LAISSEZ FAIRE”
Numerose critiche di varie correnti economiche sono state poste alle teoria del
liberismo economico o “Lasseiz faire”
1. I costi sociali : non è vero che in regime di concorrenza pura il prezzo
tende sempre ad eguagliare il costo di produzione perché ci sono anche i
costi sociali che rappresentano un grave costo per la collettività ma non
per l’impresa
2. Ci sono dei beni che una singola impresa non ha mai interesse e
convenienza a produrre ma che sono utili per l’intera collettività (beni
pubblici)
3. Spesso il libero mercato ha generato una serie di fallimenti economici
che hanno costretto lo Stato ad intervenire a tutela delle libertà personali,
influenzando i rapporti economici
4. Non è vero che il mercato di libera concorrenza realizza sempre la
libertà del consumatore. Le imprese, specie quelle di grandi dimensioni,
influenzano il mercato ed i gusti dei consumatori attraverso la pubblicità.
Inoltre la distribuzione del reddito tra gli individui influenza fortemente
la domanda e quindi la produzione dei beni e dei servizi
5. Non è vero che la libera concorrenza porti a produrre il massimo
possibile di beni e di servizi: non sempre infatti, nel sistema economico
si raggiunge il massimo livello di impiego dei lavoratori e degli
strumenti industriali