La scelta dell’abbigliamento usato: uscita dalla crisi o nuovo rituale sociale? Anno 2013, Tesina di Sociologia dei Consumi A cura di: Marta Brambilla, Claudia Messina, Serena Tagliabue, Veronica Pardu, Matteo Zanini 1 INDICE Introduzione Capitolo Primo: Dal baratto agli Swap party 1.1 Dalle origini del baratto ai suoi utilizzi contemporanei 1.2 Lo Swapping: una nuova tendenza ecosostenibile 1.3 Swapper: una testimonianza diretta Capitolo secondo: Il fenomeno del Second hand 2.1 La società dei consumi: un accenno per comprendere la via della decrescita 2.2 Nuova tendenza: aumento dei negozi dell'usato 2.3 Due casi del territorio bergamasco a confronto Conclusioni Appendice Intervista Articoli “Come organizzare uno swap-party” Bibliografia Sitografia 2 Introduzione Viviamo nell'epoca della post modernità un'era in cui la società ha sempre più bisogno di autodefinirsi e dare una chiara immagine di sé all'altro. Comprendere questa immagine significa interpretare migliaia di piccoli atti, di scelte apparentemente casuali ed effimere cogliendone il valore simbolico e il legame che essi hanno con la costruzione delle identità individuali, di gruppo e delle relazioni sociali. Un ruolo dominante è giocato in questa prospettiva dai consumi che hanno una forte valenza conoscitiva e possono fornirci una mappa della gerarchia valoriale e degli stili di vita adottati da ogni soggetto. Le scelte di consumo sono quindi utilizzate per acquisire informazioni sui soggetti ipotizzando che quest'ultimi si servano dei consumi per esprimere qualcosa di loro stessi e del proprio universo valoriale, relazionale e cognitivo. I prodotti diventano una metafora, un simbolo , dei segni che costituiscono un vero e proprio sistema comunicativo o addirittura un linguaggio. E' ciò che accade con la moda e con il campo che appartiene all'abbigliamento e al costume. Questo ambito di analisi è stato profondamente analizzato e considerato nel tentativo di oggettivare lo spirito della nostra società. Poiché ciò che si consuma viene scelto non tanto per il suo valore d'uso quanto per il suo valore semantico e la capacità di veicolare un messaggio, la moda e il consumo interno a questo ambito specifico assumono ancora di più i tratti di una volontaria forma espressiva dell'individuo che desidera parlare di sé attraverso ciò che acquista e ciò che indossa. Il sociologo Veblen considerò l'abbigliamento come una delle principali forme del consumo vistoso della classe agiata e nella sua teoria definì il consumo ostentato come necessità di distinguersi. Si supera l'economia definita di sussistenza, in cui tutto viene prodotto nelle famiglie che sono autosufficienti, e si approda ad un livello superiore di bisogni che sono simbolo di un elevato livello di successo. Quanto più il consumo è superfluo tanto più la società che consuma acquisisce onore. Siamo sempre più circondati da merci e abbiamo sempre più difficoltà a distinguere cosa per noi è un bene e cosa non lo è. Il bene è molto di più che una merce per noi, perché ci mette in comunicazione appunto con l'altro. Simmel ha parlato di oggettivazione dello spirito riferendosi alla moda appunto, poiché essa fornisce all'essere umano uno schema per provare, nello stile di vita e nell'immagine sociale, il suo legame con la collettività, 3 mantenendo al tempo stesso intatta la sua libertà spirituale interiore. Il filo conduttore che lega i consumi culturali nella società post-modernista è rappresentato infatti dall'emergere di marche espressive, codici comunicativi e stilistici riconoscibili e trasversali alla produzione mediale. Si cerca infatti di trovare una cultura chiaramente individuale su cui fondare una comune identità, un linguaggio distintivo su cui costruire dei propri status di senso. Ai consumi viene perciò attribuita la duplice funzione da un lato di mettere in scena le identità e i ruoli sociali e dall'altro di definire le modalità di appartenenza ad un gruppo. Essi diventano, come sosteneva il sociologo Weber, un agire sociale dotato di senso, e offrono un' ampissima aria di studi della dinamica sociale. Inoltre nel passaggio da una società di produttori, quando era la professione e il lavoro a determinare l'identità, ad una società dei consumi, il cliente diventa consumattore. Esso non subisce più le scelte di consumo imposte dall'alto, è sempre più autonomamente fautore delle proprie scelte di acquisto grazie anche alla crescente possibilità e capacità di informazione resa possibile dal web. E' per questo motivo che , partendo dal significato che i consumi hanno nella società in cui ciascuno di noi vive, ci siamo interrogati sulle cause che hanno portato alla nascita di forme particolari di consumo, in particolare nell'ambito dell'abbigliamento. Queste novità sono necessariamente indicative di uno sviluppo, di un avanzamento o più in generale di un cambiamento radicale del nostro modo di vivere. Venuti a conoscenza dell'esistenza di due particolari forme di 'scambio' dei prodotti della moda, è scaturita spontanea la riflessione sui fattori scatenanti di queste. Fenomeno recente è infatti quello in ambito privato del baratto dei capi usati, denominato swap. Esso consiste nell'organizzazione di incontri a livello strettamente amicale, che diventano occasioni per scambiare appunto abiti tra persone che sono unite da legami di amicizia. L'organizzatrice raduna attorno a sé una cerchia di persone, che vengono a conoscenza di questi eventi tramite passaparola e in un ambiente casalingo e familiare si procede al baratto di abiti. Si crea un momento di condivisione non solo dell'atto della compravendita, ma anche di emozioni, di esperienze e di consigli di abbinamento. Nascono talvolta delle amicizie destinate a durare al di fuori del contesto dello swap. Venuti a conoscenza del fatto che un' amica comune pratica questo tipo di attività periodicamente, abbiamo ritenuto interessante prendere in considerazione la sua esperienza per affrontare la riflessione sul cambiamento dello stile degli acquisti nel 4 campo dell'abbigliamento. Nell'ambito pubblico invece è rilevante il fenomeno della nascita e diffusione a macchia d'olio dei negozi che vendono abiti di seconda mano. A Bergamo i più conosciuti sono Il mercatino di Michela e Mercatopoli. Il primo è uno dei quattordici negozi della catena che ha sedi sparse per tutta l'area della Lombardia, in particolare Milano. Esso offre un target di capi più costoso rispetto a quello di Mercatopoli, il quale non vende solo abbigliamento ma spazia in un mercato ben più eterogeneo. Si rivela essere una realtà diffusa quindi tra diverse fasce sociali e di età. Partendo dall'analisi di questi due fenomeni che comprendono una sfera pubblica e una privata abbiamo tentato di trovare le ipotetiche cause comuni, interrogandoci sull'impatto che hanno avuto su queste due nuove realtà la crisi economica che sta interessando il nostro Paese e quanto invece abbia influito la volontà di uscire dalla società dei consumi per delineare un nuovo profilo identitario. Ci siamo chiesti se essi siano nati per una necessità di coloro che, non potendo permettersi di far parte del circolo dei consumi, i cosiddetti non consumatori, hanno voluto escogitare una forma di consumo alternativa e più alla portata di tutti, oppure se fosse scaturito da un desiderio di cambiamento e di uscita appunto dalla società dei consumi come siamo abituati a concepirla noi. Affrontando dal punto di vista teorico ed esplicativo le due questioni e cercando inoltre di reperire sul campo testimonianze concrete abbiamo raccolto quante più informazioni possibili per giungere ad una conclusione che possa in qualche modo rispondere al nostro quesito. Non ci resta che entrare nel vivo della questione ed esplorare ad uno ad uno questi nuovi mondi che si sono creati nella nostra società. 5 Bibliografia DORFLES, Gillo, La (nuova) moda della moda, Milano, Costa & Nolan, 2008. RIZZO, Giorgio, Low cost mania, Milano, Il Sole 24 ORE, 2010. BARILE, Nello, Manuale di comunicazione, sociologia e cultura della moda, Roma, Meltemi editore, 2005. BAUDRILLARD, Jean, L’altro visto da sé, Genova, Costa & Nolan, 1997. BAUDRILLARD, Jean, La società dei consumi, Bologna, Il Mulino, 2008. BOVONE, Laura, MORA, Emanuela, La spesa responsabile. Il consumo biologico e solidale, Roma, Donzelli editore, 2007. LATOUCHE, Serge, Come si esce dalla società dei consumi, Torino, Bollati Boringhieri Editore, 2011. MARTORANA, Maria, I love Swapping, Milano, Antonio Vallardi Editore, 2009. CENTRO NUOVO MODELLO DI SVILUPPO, Guida al vestire critico, Bologna, EMI, 2006. Sitografia http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/09_agosto_24/roma_boom_usato1601698076692.shtml http://www.corriere.it/scienze/10_giugno_05/come_cercare_affari_tra_le_penultime_no vita_paolo_ottolina_b4886c7e-707c-11df-aae4-00144f02aabe.shtml 6 http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/economia/2011/12-ottobre2011/economia-d-emergenza-chi-fa-affari-la-crisi-1901795225804.shtml http://www.corriere.it/sette/13_marzo_13/2013-11-viaggio_13c01820-8bfc-11e2-8351f1dc254821b1.shtml http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_settembre_1/boom-seconda-manodecollano-mercatini-1901415561930.shtml http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/economia/2013/21-marzo2013/baratto-riciclo-risparmio-%7c-foto-boom-mercatini-usato-212273619295.shtml http://www.laltraagrigento.it/index.php?option=com_content&view=article&id=4138:in -tempi-di-crisi-torna-di-moda-il-baratto-di-vestiti-scarpe-e-nonsolo&catid=44:societa&Itemid=43 http://www.dilei.it/attualita/pinkpoint/e-di-moda-baratto.html http://www.neoenews.com/news/it/neo34_0412/neo_a4.html http://canali.kataweb.it/kataweb-consumi/2009/10/26/swap-boutiques-sel%E2%80%99usato-e-di-lusso/ http://www.risparmiate.it/video/125/Scambio_vestiti_online.asp 7