band: cocorosie

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::: PROMORAMA ::: PRESS :::
BAND: BROWN AND THE
LEAVES
TITLE: LANDSCAPES
LABEL: SEAHORSE RECORDINGS
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OUTUNE
http://www.outune.net/dischi/medium/alt-folk-brown-and-the-leaves-landscapes-2009.html
“Quando ascolterai Brown And The Leaves, figliolo, ricorda i tempi in cui tua madre guardava
al New Acoustic Movement come al futuro più bello, quando ascoltava solo i Kings Of
Convenience e i vecchi dischi di Nick Drake, quando si innamorava di un giro di chitarra
acustica e di una voce perfettamente intonata che cantava di piccole storie quotidiane,
ricordami così, mentre mi sciolgo durante un assolo di violoncello o su di una batteria leggera,
suonata con le spazzole”.
Brown And The Leaves, o meglio, Mattia Del Moro, esce con un album d'esordio che molti
potrebbero invidiare: suona come un album di Nick Drake di ritorno dal Brasile, dice lui,
sembrano i Kings Of Convenience, dicono molti altri, e nessuno si ferma ad ascoltare davvero,
in questa girandola di paragoni che è diventata la critica musicale degli ultimi anni.
Le somiglianze qui sono l'ultima cosa importante, quello che conta è che Brown canta di cose
bellissime e vicine, di viaggi e preghiere per il ritorno, di biciclette in un'altra città e vite
tranquille in posti tranquilli, e lo fa con la stessa spensieratezza della tromba che ci guida nella
finale Locked In A Cage, con la stessa Saudade, quella sì, brasiliana, del movimento
tropicalista di Caetano Veloso e Gilberto Gil.
Avercene, di musicisti come Matteo del Moro, che riescono a creare atmosfera, a regalarti con
poche note (la magia scatta già dopo il primo minuto di “Brand New World”) tutto un mondo in
cui immergerti, ad evocare situazioni con due accordi e due parole, come nella bellissima Don't
Make A Move.
Chiaro che i riferimenti al New Acoustic Movement, come anche al lato più intimista del folk
anni settanta, sono lì ben schierati, visibili a tutti, ma, che dire, sono un bellissimo punto di
partenza e non sono certo l'unico pregio di questo album, che spicca anche in quanto prima
prova di un artista che potrà veramente fare grandi cose, se incoraggiato a dovere e lasciato
libero dalle gabbie dei riferimenti.
ROCKIT
http://www.rockit.it/album/11809/brown-and-the-leaves-landscapes
[con streaming esclusivo dell'album]
Quando si parla di certo tipo di musica, sarebbe bello non tirare di mezzo subito le stagioni, la campagna
e i caminetti a riscaldare; c'è molto di più dietro certe canzoni ed è un peccato star a rimarcare i
cambiamenti climatici dietro gli accenti e gli arrangiamenti. Ma tant'è: Brown and the Leaves l'autunno ce
l'ha nel nome, le campagne nella copertina, i caminetti che riscaldano nella voce. Viene dalla Carnia,
regione nascosta tra le prealpi friulane, e sembra che non abbia fatto altro tutta la vita.
Le undici composizioni del suo "Landscapes" sono finestrelle graziose e perfettamente rifinite che dànno
su una valle di chitarre e leggere percussioni, voci carezzevoli e in sordina, ordine e tranquillità. Si parla
la lingua dei Kings of Convenience insomma, ci sono le dolcezze che Raina a volte si concede negli Amor
Fou ("It Has Got To Be" parla italiano anche con parole inglesi) e ci sono paesaggi nebbiosi e atmosfere
intimiste, risvegli, attimi di silenzio, frammenti, movimenti accennati: quasi una collezione di canzoni
fatte di fermo immagine e giochi di luce. Gli arrangiamenti abbracciano il corpo di voce e chitarra come
fossero un piumone, il violoncello segna a carboncino linee irregolari sulle gambe, la tromba spettina i
capelli, il glockenspiel strizza l'occhio e così via di solletici e carezze, venticelli e sussurri.
Se è vero che con queste sfumature di folk si rischia sempre di adagiarsi sulla solita e affollatissima
sponda, quella che -per capirci- quasi mai riesce a caratterizzarsi per originalità e particolare radicamento
culturale, è vero anche che Brown and the Leaves sembra aver trovato da subito il suo posticino al sole
dove poter crescere e mettere le radici per fiorire di delicatissime primavere. Non resta che aspettare il
prossimo autunno allora, quando questi "Landscapes" saranno di nuovo coperti di foglie.
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BAND: BROWN AND THE
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LOSING TODAY
http://www.losingtoday.com/it/reviews.php?review_id=5237
Ancora nord est. Terra fertile di nuova musica evidentemente. Che nel caso di Brown And The
Leaves, alias Mattia Del Moro, si tinge di colori pastello e arie folk. In alcuni casi sembra di
ascoltare una versione palustre dei Kings Of Covenience (“Erasmus”). Si, perchè Mattia vive la
maggior parte dell'anno a Venezia, anche se è nato a Tolmezzo, in provincia di Udine. Poi ci
sono gli amici che hanno aiutato a registrare il disco: essenziale il tocco della batteria di
Lorenzo Gambacorta, così come le coperte di rhodes stese da Vincenzo Zingaro; e ancora
Fabio Centurione al violoncello, Ilaria Scarico al basso e Christian Zinutti alla tromba.
Strumenti orchestrati dalle mani abili di Paolo Messere seduto saldamente dietro il banco di
registrazione.
SOUND CONTEST
http://www.soundcontest.com/recensione.php?id=434
Un suono rilassato e ridente, genuino e profumato come l’aria che ancora si respira nelle valli
alpine della Carnia. Questo e' cio' che rivela l’ascolto di Landscapes, opera prima ascritta ai
Brown And The Leaves di Mattia Del Moro, giovanissimo cantautore di Tolmezzo che tra motivi
in tinta pastello e testi cantati con Nick Drake in gola e nel cuore cesella insieme alla sua
ottima band un canone, quello del guitar pop-folk acustico, che interpreti conclamati quali i
norvegesi Kings Of Convenience hanno invece annacquato con cantilene di sterile belta'. Nelle
canzoni dei Brown And The Leaves vige, al contrario, una prestanza ritmica costante e
pimpante, vellutata con indovinata sobrieta' da morbide linee di violoncello e da un serico
walking di contrabbasso. L’intimismo e la malinconia del folk autunnale (superlativo nella
ricercata fragilita' cameristica di Don’t Make a Move) e' spesso scavalcata da un vivace senso
del groove, indice di quel serpeggiante fluido di bossanova e british soul-pop a' la Style Council
che scorre nelle trame melodiche e vocali di Still Awake, It Has Got To Be, Quiet Life In A Quiet
Place oppure nella piacevolissima Locked In A Cage, portata al settimo cielo da un bel
fraseggio di tromba. L’eleganza e il portamento di questo album, sorretto da una scrittura
fantasiosa, agile e sicura, potra' facilmente stupirvi e incantarvi.
AUDIODROME
http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=5437
Ecco ciò che ci si immagina ascoltando la musica di Mattia Del Moro, che esordisce sotto il
moniker Brown & The Leaves con, appunto, Landscapes. Sono lande incontaminate quelle che
potrebbero fare da sfondo a questi undici quadretti acustici, contaminati qua e là da spruzzi di
elettricità, violoncelli, pianoforti. Per esser banali, si potrebbe dire che Landscapes è un disco
rilassante. Be’, lo è. Le canzoni che contiene sono quelle da ascoltare in un tardo pomeriggio di
fine estate o primaverile, mentre il sole ne sta andando a dormire. La voce eterea e senza
tempo di Mattia, a cui non importa di essere dannatamente esterofilo, è un chiaro riferimento a
Nick Drake, così come lo è anche la musica che ruota intorno ad essa. Ne sono infatti un chiaro
esempio i passaggi di chitarra acustica, che in alcuni episodi sembrano proprio uscire dalla sei
corde del prematuramente scomparso cantautore inglese. Sin dall’ottima “Brand New World”,
posta come incipit dell’album, fino alla cullante, conclusiva “Locked In A Cage”, si intuisce
l’attitudine bucolica e – appunto - drakeiana di Mattia, al quale si può anche perdonare qualche
brano un po’ privo di guizzi, vista l’omogeneità e la robustezza del disco nel suo insieme.
Lavoro riuscito.
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BAND: BROWN AND THE
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ROCK SHOCK
http://www.rockshock.it/brown-and-the-leaves-landscapes/
Mattia Del Moro, in arte Brown And The Leaves, è cresciuto alle falde delle prealpi friulane, un
luogo pieno di paesaggi incontaminati e fin da piccolo si è avvicinato alla musica, grazie al
padre conduttore di Radio Sherwood e organizzatore di concerti verso la fine degli anni ’70.
Maturato con ascolti eclettici, passando dall’hip hop al punk, dall’hardcore al grunge, Mattia
riscopre la passione per i suoni acustici e per Nick Drake. L’arte di sicuro ce l’ha nel sangue
questo eclettico musicista di 24 anni; in famiglia oltre al padre appartenente al mondo
musicale, sono presenti scultori, scrittori, pittori e anche Mattia nel suo mondo musicale si
permette di inserirci la pittura e gli studi di Architettura a Venezia.
Ascoltando l’album d’esordio Landscapes è immediato riscontrare una certa malinconia
positiva, quella malinconia tipica brasiliana che riporta a momenti di quiete e che non viene
sentita come sentimento negativo.
L’album inizia con Brand New World, circa 5 minuti che ricordano fortemente Badly Drawn Boy
ma che si caratterizzano per una maggior leggerezza in stile Kings Of Convenience, così come
la successiva Erasmus che pare tratta direttamente dal repertorio del duo norvegese. Quello
che contraddistingue però questo giovane musicista italiano è una particolare freschezza degli
arrangiamenti che variano spesso nell’ambito del cd senza mai annoiare, come spesso succede
in ambito nu-folk.
It Has Got To Be rapisce per circa 6 minuti con quel suo alternarsi fra pause e momenti più
incalzanti. In Spinning Leaves un lieve accenno d’archi ci fa già perdere la testa per il progetto
di Brown And The Leaves. Eccellente armonia in Don’t Make A Move che lascia spazio al tocco
tropicalista di Quiet Life In A Quiet Place, una delle punte di diamante di questo Landscapes.
Still awake rimanda a certe composizioni del primo Brett Dennen mentre Just Let You Know
evoca atmosfere da tramonto hawaiiano. Fragments è il brano più bello dell’album e la voce di
Mattia qua perde la quiete e assume tratti più inquieti. La deliziosissima While The Waves che
ci toglie da quest’autunno uggioso e ci trasporta su di una spiaggia attorno a un falò, introduce
alla conclusiva Locked In A Cage caratterizzata da una tromba molto charmant.
Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, la giornata di Mattia Del Moro sarà di sicuro da
ricordare. Speriamo che riesca a farsi breccia fra i tanti sconosciuti che vengono proposti
solamente in quanto stranieri … un po’ di italianità non guasterebbe, soprattutto se di questo
livello !!!
KD COBAIN
http://www.kdcobain.it/pagine/recensioni/brownandtheleaves.htm
Dietro al nome dal sapore profondamente autunnale Brown And The Leaves, si nasconde un
cantautore veneziano dal nome Mattia Del Moro. Accompagnato da altri cinque musicisti,
Mattia compone brani in puro stile folk intimistico prevalentemente acustico e dal sapore
bucolico. Da Elliott Smith ai Belle & Sebastian, da Jeff Buckley ai Kings of Convenience, lo stile
di Brown And The Leaves abbraccia tante sfaccettature del cantautorato acustico, a volte
malinconico, a volte più solare, ma sempre compatibilmente con il calore del sole autunnale.
“Landscapes” è un disco intimo, che parte dalla malinconia di “Brand new world” per poi aprirsi
alle atmosfere più dinamiche di “Still awake” o gli arrangiamenti dal sapore psichedelico di “It
has got to be”. Il merito di Mattia Del Moro in un panorama difficile come quello del
cantautorato acustico dove è stato già detto tutto, è quello di saper comporre brani
apparentemente semplici ma ben studiati, con un songwriting mai banale ma attento ai
particolari e alle piccole sfaccettature.
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VITAMINIC
http://www.vitaminic.it/page/9/
Se mangi gli spinaci da bambino diventi come Braccio di Ferro. Se ti cali l’i-pod con i Kings of
Convenience a colazione durante l’adolescenza diventi un folk singer. E va benissimo, davvero.
Tutti adorano i cantastorie acustici anche se eccessivamente malinconici. Landscape, l’opera
prima del giovane veneto “Brown & The leaves” che scrive in inglese, canta in inglese e si
presenta su MySpace in inglese è da annoverare nel grande patrimonio folk che il nord Italia
gelosamente custodisce. Che dire? Trattasi di uno di quei dischi “perfettissimi” secondo tutti i
canoni del genere. C’è la parola “love” che echeggia in sottofondo, la muta di corde nuove
montata sulla Martin e il tutto è registrato intimo e caldo. Se servito nel gelo invernale delle
mattine in motorino o stretti stretti a due sotto le coperte a sbaciucchiarsi è l’ideale. Ma fuori
da questi contesti non gira. Troppa accademia, troppo “la-la-la”. Manca quel guizzo che ti fa
dire: “Ecco! Finalmente!”. Non che il ragazzo non ci possa arrivare, anzi. Siamo qui in attesa.
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