Sete di Parola
VIII Settimana del Tempo Ordinario
dal 2 all’8 marzo 2014
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Vangelo del giorno
Commento
Preghiera
Impegno
Domenica, 2 marzo 2014
LITURGIA DELLA PAROLA
Is 49,14-15; Sal 61; 1Cor 4,1-5; Mt 6,24-34
LA PAROLA DEL SIGNORE
...È ASCOLTATA
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può
servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà
all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi
dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete,
né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del
cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e
non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre.
Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare
anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate?
Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure
io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di
loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel
forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi
dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa
indosseremo?». Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro
celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di
Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non
preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se
stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
...È MEDITATA
Non c'è niente da fare, alla Parola
non si sfugge. Se abbiamo ancora un
briciolo di onestà spirituale, dobbiamo
ammettere che questo brano di
Vangelo ci fotografa in pieno e ci
mette a nudo. Gesù conosce meglio
di chiunque altro il nostro cuore e sa
che certe cose abbiamo proprio
bisogno
di
sentircele
dire...
Il verbo "preoccuparsi" fa un po' da
ritornello a tutto questo brano, e
spesso
anche
della
nostra
quotidianità. Esso sottolinea una serie
di atteggiamenti positivi, cioè la
laboriosità, l'attenzione, l'impegno; ma
anche una serie di comportamenti
che devono aver nulla a che fare con
il discepolo di Gesù: l'ansia, l'affanno
e l'angoscia. Il discepolo vive nella
fiducia del Padre; fa quello che deve
fare, svolge con attenzione il suo
lavoro, adempie ai suoi impegni, ma
sa che tutto viene da Dio, che la sua
mano che nutre gli uccelli del cielo e
veste a festa i gigli del campo,
provvederà anche alla sua vita.
Il discepolo vive nel mondo, ma senza
affanno e senza il fiato corto di chi è
convinto che può contare solo sulle
sue forze. In gioco è la radice stessa
della fede: la fiducia nel Padre.
Vorrei sottolineare che Gesù non dice
che le "cose" sono inutili o dannose,
ma che non devono minacciare il
primato di Dio nel nostro cuore. I beni
sono
utili,
ma
non
vanno
2
sopravvalutati. Il cibo e i vestiti sono
indispensabili alla nostra vita, ma la
preoccupazione per la loro gestione e
il loro possesso, non deve incatenare
tutte le nostre energie e intasare i
nostri desideri. Gesù chiarisce in
quale direzione deve orientarsi il
cuore dell'uomo: "Cercate invece,
anzitutto, il regno di Dio e la sua
giustizia...".
C'è
un
primato
fondamentale
nell'esistenza
del
discepolo, c'è un fulcro ordinatore
della vita che è la chiave della felicità.
Quando metti al primo posto la cosa
più importante, poi ci può stare pure
tutto il resto. Ma se quel posto è
vuoto, rimane vuoto anche il cuore.
Se la vita si aggrappa a certezze
illusorie si è esposti ad ogni vento, si
diventa fragili e inconcludenti. A lungo
andare tutto perde di significato e di
freschezza. Coraggio, lasciamo che la
Parola ci metta a nudo, ci scuota e ci
provochi sulla nostra fede. La nostra
vita è nelle mani di Dio. Possiamo
forse desiderare un posto migliore?
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Viviamo nella paura del domani e non
riusciamo a gustare la bellezza del
vivere l’oggi. Eppure il linguaggio di Dio
è quello amorevole di Padre che ci invita
ad essere concreti: la vita vale più del
cibo e il corpo più del vestito, a guardare
la bellezza che c’è intorno e ci ricorda
che Lui non ci abbandona mai e si
prende cura di noi. Dobbiamo avere fede
in Dio e, con la fiducia di figli, volgere
verso di Lui il nostro sguardo, sentire la
sua tenerezza di Padre e Madre e
aderire con la nostra vita al suo
progetto d’amore per la costruzione del
regno.
...È PREGATA
Padre santo, che vedi e provvedi a tutte le creature, sostienici con la forza del
tuo Spirito, perché in mezzo alle fatiche e alle preoccupazioni di ogni giorno
non ci lasciamo dominare dall’avidità e dall’egoismo, ma operiamo con piena
fiducia per la libertà e la giustizia del tuo regno.
...MI IMPEGNA
Cercate prima di vivere con amore, cercate prima di avere l'amore tra voi,
cercate prima di essere fratelli, cercate prima di volervi bene, cercate prima chi
ha più bisogno di voi, cercate prima l'accordo, cercate prima la mia Presenza. E'
questo l'importante, tutto il resto ci verrà dato in aggiunta.E' l'amore, il cercare
di far felice l'altro, l'antidoto all'ansia, all'affanno.
Lunedì, 3 marzo 2014
LITURGIA DELLA PAROLA
1Pt 1,3-9 - Sal 110 - Mc 10,17-27
LA PAROLA DEL SIGNORE
...È ASCOLTATA
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e,
gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa
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devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi
chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti:
Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso,
non frodare, onora tuo padre e tua madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte
queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo
sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello
che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a
queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva
infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli:
«Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di
Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse
loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un
cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma
Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio!
Perché tutto è possibile a Dio».
...È MEDITATA
Questa pagina evangelica è tra quelle
che maggiormente hanno segnato i
primi passi nella fede di tanti uomini e
di tante donne. Essa risuona forte
anche a questa generazione entrata
nel terzo millennio. Sono tante le
persone
che
"corrono"
verso
qualcuno che possa dare la felicità o
che sappia indicarne la via. L'uomo di
cui parla il Vangelo, dopo aver corso,
si inginocchia davanti a Gesù, e lo
chiama "buono". Subito Gesù lo
corregge: "Perché mi chiami buono?
Solo Dio è buono!". Con questa
risposta, che può apparirci esagerata,
Gesù ridicolizza la pretesa che tutti
abbiamo di sentirci a posto in
coscienza, di sentirci buoni. In verità è
una scusa per non cambiare il cuore
e la vita. Quell'uomo, in effetti, aveva
osservato i comandamenti. E poteva
sentirsi a posto. Il problema del
credente non è sentirsi a posto, bensì
seguire il Signore con abbandono e
decisione. Gesù ogni giorno continua
a "fissare con amore lo sguardo" su di
noi perché non tratteniamo le tante
ricchezze che abbiamo accumulato,
che peraltro ci appesantiscono la vita
e rallentano la sequela del Vangelo.
L'unica vera ricchezza per cui vale la
pena vivere è diventare discepoli di
Gesù. Quell'uomo, scegliendo per le
ricchezze, se ne andò triste. Aveva
scelto al ribasso.
-------------------------------------------------Ho veramente scoperto che Lui è la
Via: in Lui trovo tutto quello che il
mio cuore cerca, in Lui trovo la pace,
in Lui trovo la gioia, in Lui trovo un
senso alla mia esistenza, in Lui trovo
quei colori capaci di riempire, di
colorare di cielo la mia piccola vita.
Chiara Amirante
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...È PREGATA
Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande
misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti,
per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e
non marcisce.
...MI IMPEGNA
Gesù Cristo: Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui.
Il giovane ricco è pieno di entusiasmo e di generosità, ma ha ancora troppi
legami. Non è una questione di spessore del portafoglio, ma di priorità, di
prospettiva. Sì: davvero il Signore può colmare, già da questa terra, già in
questa nostra esperienza umana, il nostro desiderio di felicità.
Martedì, 4 marzo 2014
LITURGIA DELLA PAROLA
1Pt 1,10-16 - Sal 97 - Mc 10,28-31
LA PAROLA DEL SIGNORE
...È ASCOLTATA
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti
abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che
abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa
mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento
volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a
persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi
e gli ultimi saranno primi».
...È MEDITATA
Le parole di Pietro, che si è fatto
portavoce di tutti gli altri, fanno emergere
una condotta opposta a quella dell'uomo
ricco. In effetti, loro hanno lasciato tutto e
lo hanno seguito. Ma la sequela di Gesù è
solo una scelta di sacrificio? No, afferma
con chiarezza il Maestro. Del resto già in
altra parte dice: "Misericordia voglio, non
sacrificio". In questa pagina, il Vangelo
mostra chiaramente qual è la vera
ricchezza che ottengono i discepoli di
Gesù. Essi, lasciando ogni cosa per
seguirlo, ricevono il centuplo di quel che
hanno lasciato ora, ossia in questa vita
terrena, (insieme a persecuzioni; e Gesù
non manca di notarlo) e, nel futuro,
avranno la vita eterna. Il centuplo di cui
parla il Vangelo è la ricchezza e la
dolcezza della comunità donata a
chiunque sceglie Gesù come pastore della
propria vita. La comunità dei credenti
diviene per ciascun discepolo, madre,
fratello, sorella e casa. Questa fraternità
non avrà mai fine. Neppure la morte potrà
distruggerla.
------------------------------------------------Non ci si distacca per alzare delle
barriere contro il mondo, ma per
accogliere la vera gioia nel mondo.
Perdendo l'inutile, si trova l'essenziale.
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...È PREGATA
Dio onnipotente, eterno, giusto e misericordioso, concedi a me misero di fare
sempre, per grazia tua, quello che tu vuoi e di volere sempre quel che a te piace.
Purifica l'anima mia perché, illuminato dalla luce dello Spirito Santo e acceso
dal suo fuoco, possa seguire l'esempio del Figlio tuo e nostro Signore, Gesù
Cristo. Donami di giungere, per tua sola grazia, a te, altissimo e onnipotente
Dio, che vivi nella gloria, in perfetta trinità e in semplice unità, per i secoli
eterni. Amen.
San Francesco
...MI IMPEGNA
Essere testimone con la vita della Parola del Vangelo.
Tempo di Quaresima
Mercoledì delle Ceneri, 5 marzo 2014
Digiuno e astinenza
Liturgia della Parola
Gioele 2,12-18; Sal 50; 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la
vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non
c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando
fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle
sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico:
hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non
sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel
segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando
pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle
piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi
dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra
nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il
Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non
diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far
vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro
ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché
la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il
Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
…È MEDITATA
Il cammino quaresimale che oggi
iniziamo è orientato verso la Pasqua.
È, quindi, un tempo privilegiato per
una revisione del mio essere
“cristiano” alla luce del battesimo, con
gli impegni di rinunzia al male e alle
sue
seduzioni.
L’austero
rito
dell’imposizione delle ceneri, è un
efficacissimo richiamo a valutare ciò
che è effimero e ciò che è eterno.
Anche il digiuno, precetto per gli
adulti, tende ad abilitarci a far
prevalere, nelle scelte quotidiane, ciò
che alimenta la vita dello spirito, su
ciò che è puramente materiale e
istintivo.L’itinerario quaresimale non
può ridursi a semplice ricorrenza
temporale; ha i suoi obiettivi che
possiamo sintetizzare: 1) Acquisire la
consapevolezza del proprio peccato e
della personale distanza da Dio; 2)
Ridestare il desiderio di una vita di
comunione sempre nuova con il Dio
di Gesù Cristo, con se stessi e con i
fratelli. La preghiera più assidua, la
sobrietà e l’elemosina sono le vie
classiche e i grandi pilastri che
sostengono l’esistenza cristiana.
Il Vangelo ci mette in guardia dal
cadere nell’ipocrisia e nella formalità
e invita ad andare oltre le pratiche e
le abitudini in se stesse, ponendoci
così totalmente sotto lo sguardo di
Dio Trinità. Le ceneri aprono il sacro
tempo della quaresima, questa
primavera dello spirito che invita a
rompere la corteccia del cuore che i
rigori invernali dell'egoismo, sempre
insorgente,
possono
aver
indurito. Ecco, cos'è la quaresima: il
tempo
veramente
propizio
per
scavare in profondità, rimuovere
quanto rischia di soffocare la parte più
autentica di noi stessi, quella che
attinge direttamente alla Sorgente, a
Dio. E il tutto per un di più di vita!
Non c'è spazio per una religiosità
superficiale, per atti puramente
esteriori. Il gesto di "lacerarsi le vesti",
tradotto oggi con il rito penitenziale
delle ceneri, ha senso solo se è
espressione di un cuore che intende
schiudersi all'azione della grazia e
riprendere slancio verso Dio.
--------------------------------------------------
Vi supplichiamo in nome di Cristo:
lasciatevi riconciliare con Dio. Ecco
ora il momento favorevole, ecco ora
il giorno della salvezza!
…È PREGATA
Ti preghiamo, Signore Gesù, fa' che questa cenere che scenda sulle nostre teste
con la forza della grandine e ci svegli dal torpore del peccato. Fa' che questi
quaranta giorni siano un occasione speciale per convertire il nostro cuore a Te,
e rimetterti al primo posto della nostra vita. Donaci di saper riconoscere il tuo
passaggio e di vivere ogni istante con la certezza che Tu cammini in mezzo a
noi, che Tu sai aspettare il nostro passo lento e insicuro; che Tu sai vedere in
noi quello che nemmeno sappiamo immaginare. In questi quaranta giorni, metti
nel nostro cuore desideri che palpitino al ritmo della Tua Parola. Maria
aggiunga ciò che manca alla nostra preghiera. Amen.
…MI IMPEGNA
Ritornate a me con tutto il cuore
7
Giovedì dopo le Ceneri, 6 marzo 2014
1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioni
Liturgia della Parola
Dt 30,15-20; Sal 1; Lc 9,22-25
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire
molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire
ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole
venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi
segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria
vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che
guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».
…È MEDITATA
Nel vangelo odierno Gesù parla della
sua passione e indica a quanti
vogliono porsi alla sua sequela la via
della croce. Un discorso forte che gli
stessi apostoli faticano ad accogliere.
È un invito che oggi Egli rivolge a
ciascuno di noi, ponendosi in netto
contrasto con quanto il mondo
propone e promette in risposta alla
nostra sete di gioia. Ci troviamo ad un
bivio: da una parte le allettanti offerte
di una società che ha imboccato la via
del "tutto e subito e a buon mercato".
Dall'altra l'austera via di un'esistenza
impegnata a realizzare se stessa nel
senso più autentico del termine. Gesù
ci mette in guardia da ricette troppo
facili e affrettate per essere vere e
appaganti: «Che giova all'uomo
guadagnare il mondo intero, se poi
perde o rovina se stesso?». La gioia
non è un frutto spontaneo che cresce
in terreni incolti. Essa abita l'uomo
nella misura in cui l'uomo abita se
stesso. Affonda le radici nelle
profondità del nostro io e fiorisce man
mano che la nostra realtà più vera si
afferma. Più divento ciò che sono, più
quest'acqua sorgiva affiora, mi inonda
e placa la mia sete. All’inizio della
quaresima il cristiano rinnova con
decisione la fede e gli impegni per
“rivestirsi” di Cristo.
---------------------------------------------Sforziamoci di lasciare quello che
abbiamo fatto di noi stessi col peccato e
di restare quello che siamo stati fatti
attraverso la grazia. Ecco, chi è stato
superbo, se convertendosi a Cristo è
diventato umile, questo ha lasciato se
stesso. Se un lussurioso s'è ridotto alla
continenza, questi ha rinnegato se
stesso. Se un avaro ha smesso di agognar
ricchezze e lui, che rapiva l’altrui, ha
imparato a donare il suo, senza dubbio
questi ha lasciato se stesso. Gregorio
Magno
.…È PREGATA
Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni
nostra attività abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento.
Dalla Liturgia
Amen.
8
…MI IMPEGNA
La grazia a buon mercato è grazia senza sequela, grazia senza croce, grazia
senza Gesù Cristo vivo, incarnato. Grazia a caro prezzo è il tesoro nascosto nel
campo, per amore del quale l'uomo va a vendere con gioia tutto ciò che aveva;
la pietra preziosa, per il cui valore il mercante dà tutti i suoi beni; la signoria
regale di Cristo, per amore del quale l'uomo strappa da sé l'occhio che lo
scandalizza; la chiamata di Gesù Cristo, per cui il discepolo abbandona le reti e
si pone alla sua sequela. Grazia a caro prezzo è il vangelo, che si deve sempre
di nuovo cercare, il dono per cui si deve sempre di nuovo pregare, la porta a
cui si deve sempre di nuovo bussare. È a caro prezzo, perché chiama alla
sequela; è grazia, perché chiama alla sequela di Gesù Cristo; è a caro prezzo,
perché costa all'uomo il prezzo della vita, è grazia, perché proprio in tal modo
gli dona la vita; è a caro prezzo, perché condanna il peccato, è grazia, perché
giustifica il peccatore. La grazia è a caro prezzo soprattutto perché è costata
cara a Dio, perché gli è costata la vita di suo Figlio «siete stati riscattati a caro
prezzo (1Cor 6,20)» e perché non può essere a buon mercato per noi ciò che è
costato caro a Dio. E' grazia soprattutto perché Dio non ha ritenuto troppo
elevato il prezzo di suo Figlio per la nostra vita, ma lo ha dato per noi.
Dietrich Bonhoeffer,pastore luterano morto nei campi di concentramento nazisti
Venerdì dopo le Ceneri, 7 marzo 2014
astinenza
Liturgia della Parola
Is 58,1-9a; Sal 50; Mt 9,14-15
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva del lago, nella regione dei Gadarèni, gli
si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei
digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse
loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con
loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora
digiuneranno».
…È MEDITATA
In questo tempo di quaresima, la
Chiesa ci invita al "digiuno". Una
pratica
a
cui
si
attribuisce
normalmente una funzione ascetica e
impetratoria che il passo evangelico
della liturgia odierna non nega, ma
integra in un contesto a più largo
respiro. Sullo sfondo un tema biblico
ricorrente: quello del banchetto
nuziale. Si parla di "lutto", di "giorni in
cui lo Sposo sarà tolto", è vero. Ma
noi sappiamo che dietro l'immagine
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c'è la promessa di una pienezza
verso cui il popolo di Dio è
incamminato. È la dinamica del "già e
non ancora" che pone in stato di
attesa. Lo Sposo è già tra noi ma la
festa nuziale avrà il suo compimento
solo alla fine dei tempi. Il digiuno è
allora giustificato, ma ha il sapore
della "vigilia". È come la veglia, carica
di desiderio e di gioiosa certezza,
della sposa che quasi anticipa la luce
del grande giorno delle nozze.
Nell'invito al digiuno, è sottesa la
sollecitazione a "risvegliarci" dallo
stordimento provocato dalle mille
proposte di soddisfazioni immediate,
che rischiano di far scadere l'attesa. Il
digiuno ci permette di inoltrarci nel
deserto, il luogo biblico degli
appuntamenti di Dio, sperimentando
che "non di solo pane vive l'uomo".
Sì, il digiuno deve permetterci di
riscoprire quella "fame" di Dio che
ogni uomo si porta dentro e che nulla
può tacitare. Ecco perché il digiuno è
strettamente connesso con l'esigenza
della conversione, che è appunto un
"volgersi nuovamente verso Dio". E
anche qui, prima ancora che di
distacco dal peccato, si tratta di
apertura all'amore. Se amo Dio,
necessariamente mi sento spinto ad
amare i fratelli, e il peccato non ha più
presa su di me.
--------------------------------------------Con
il
digiuno
quaresimale
tu vinci le nostre passioni, elèvi lo
spirito, infondi la forza e doni il
premio, per Cristo nostro Signore
…È PREGATA
Accompagna con la tua benevolenza, Padre misericordioso, i primi passi del
nostro cammino penitenziale, perché all’osservanza esteriore corrisponda un
profondo rinnovamento dello spirito.
…MI IMPEGNA
Mi impegnerò attraverso il digiuno e l'astinenza a riscoprire il profondo
desiderio di Dio, per rendermi conto che Lui solo può soddisfare il mio cuore
inquieto, finché non avrò tutto orientato a Lui come Signore unico ed esclusivo
nella mia vita.
Sabato dopo le Ceneri, 8 marzo 2014
Liturgia della Parola
Is 58,9-14; Sal 85; Lc 5,27-32
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle
imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi
Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa
di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi
mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete
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insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che
hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti,
ma i peccatori perché si convertano».
…È MEDITATA
Questo passo del Vangelo ci mostra
la conversione che Gesù aspetta da
ciascuno di noi, ed è molto dolce: si
tratta di riconoscerci peccatori, e di
andare a lui come al nostro Salvatore;
si tratta di riconoscerci malati e di
andare a lui come al nostro medico...
La peggiore cosa che possa capitarci
è di crederci “giusti”, cioè di essere
contenti di noi stessi, di non avere
nulla da rimproverarci: perché noi ci
allontaneremmo
irrimediabilmente,
per questo semplice fatto, dal nostro
Dio di misericordia. Ma quando ci
consideriamo peccatori, possiamo
entrare subito nel cuore di Gesù.
Gesù non aspetta che siamo perfetti
per invitarci a seguirlo. Ci chiama
sapendo benissimo che siamo poveri
peccatori, molto deboli. Egli potrà
lasciarci per tutta la vita molti difetti
esteriori; ciò che importa è che il
fondo del nostro cuore resti unito a
lui. I nostri peccati non saranno mai
un ostacolo alla nostra unione con
Dio, se noi saremo dei poveri
peccatori, cioè dei peccatori penitenti,
umili, che si affidano alla misericordia
di Dio e non alle proprie forze.
È a questa conversione d’amore e di
umiltà, a questo incontro con il nostro
Salvatore, che siamo tutti invitati
durante la Quaresima. Tutti abbiamo
bisogno di conversione e di
guarigione, e Gesù ci prende così
come siamo. Con lo stesso sguardo
di misericordia dobbiamo guardare
ogni nostro fratello, senza mai
scandalizzarci, come il primogenito
nella parabola del figliol prodigo, dei
tesori di tenerezza che nostro Padre
impiega per i suoi figli più perduti.
-------------------------------------------------Dove c’è l’inganno non c’è lo Spirito di
Dio. Questa è la differenza tra peccatore
e corrotto. Quello che fa la doppia vita è
un corrotto. Quello che pecca invece
vorrebbe non peccare, ma è debole o si
trova in una condizione a cui non può
trovare una soluzione ma va dal Signore
è chiede perdono. A questo il Signore
vuole bene, lo accompagna, è con lui. E
noi dobbiamo dire, noi tutti che siamo
qui: peccatori sì, corrotti no. I corrotti
non sanno cosa sia l’umiltà. Una
putredine verniciata: questa è la vita del
corrotto. Gesù perdona sempre, non si
stanca di perdonare. L’unica condizione
che chiede è che non si voglia condurre
questa doppia vita. Chiediamo oggi al
Signore di fuggire da ogni inganno, di
riconoscerci peccatori. Peccatori sì,
corrotti no.
Papa Francesco
…È PREGATA
Pietà di me, Signore, a te grido tutto il giorno. Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, rivolgo l’anima mia. Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei
pieno di misericordia con chi t’invoca. Porgi l’orecchio, Signore, alla mia
preghiera e sii attento alla voce delle mie suppliche.
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…MI IMPEGNA
A non giudicare, ma ad amare e servire tutti e sempre.
S. Agostino : Hai visto un fratello, hai visto il Signore.
Beata Teresa di Calcutta: Fate che chiunque venga a voi se ne vada sentendosi
meglio e più felice.
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PAPA FRANCESCO UDIENZA
Mercoledì, 19 febbraio 2014
Attraverso i Sacramenti dell’iniziazione cristiana, il Battesimo, la
Confermazione e l’Eucaristia, l’uomo riceve la vita nuova in Cristo. Ora, tutti lo
sappiamo, noi portiamo questa vita «in vasi di creta», siamo ancora sottomessi
alla tentazione, alla sofferenza, alla morte e, a causa del peccato, possiamo
persino perdere la nuova vita. Per questo il Signore Gesù ha voluto che la
Chiesa continui la sua opera di salvezza anche verso le proprie membra, in
particolare con il Sacramento della Riconciliazione e quello dell’Unzione degli
infermi, che possono essere uniti sotto il nome di «Sacramenti di guarigione».
Il Sacramento della Riconciliazione è un Sacramento di guarigione. Quando io
vado a confessarmi è per guarirmi, guarirmi l'anima, guarirmi il cuore e
qualcosa che ho fatto che non va bene. L’icona biblica che li esprime al meglio,
nel loro profondo legame, è l’episodio del perdono e della guarigione del
paralitico, dove il Signore Gesù si rivela allo stesso tempo medico delle anime
e dei corpi.
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1. Il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione scaturisce direttamente
dal mistero pasquale. Infatti, la stessa sera di Pasqua il Signore apparve ai
discepoli, chiusi nel cenacolo, e, dopo aver rivolto loro il saluto «Pace a voi!»,
soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i
peccati, saranno perdonati». Questo passo ci svela la dinamica più profonda
che è contenuta in questo Sacramento. Anzitutto, il fatto che il perdono dei
nostri peccati non è qualcosa che possiamo darci noi. Io non posso dire: mi
perdono i peccati. Il perdono si chiede, si chiede a un altro e nella Confessione
chiediamo il perdono a Gesù. Il perdono non è frutto dei nostri sforzi, ma è un
regalo, è un dono dello Spirito Santo, che ci ricolma del lavacro di misericordia
e di grazia che sgorga incessantemente dal cuore spalancato del Cristo
crocifisso e risorto. In secondo luogo, ci ricorda che solo se ci lasciamo
riconciliare nel Signore Gesù col Padre e con i fratelli possiamo essere
veramente nella pace. E questo lo abbiamo sentito tutti nel cuore quando
andiamo a confessarci, con un peso nell'anima, un po' di tristezza; e quando
riceviamo il perdono di Gesù siamo in pace, con quella pace dell'anima tanto
bella che soltanto Gesù può dare, soltanto Lui.
2. Nel tempo, la celebrazione di questo Sacramento è
passata da una forma pubblica - perché all'inizio si faceva
pubblicamente - a quella personale, alla forma riservata
della Confessione. Questo però non deve far perdere la
matrice ecclesiale, che costituisce il contesto vitale.
Infatti, è la comunità cristiana il luogo in cui si rende
presente lo Spirito, il quale rinnova i cuori nell’amore di
Dio e fa di tutti i fratelli una cosa sola, in Cristo Gesù.
Ecco allora perché non basta chiedere perdono al
Signore nella propria mente e nel proprio cuore, ma è
necessario confessare umilmente e fiduciosamente i propri peccati al ministro
della Chiesa. Nella celebrazione di questo Sacramento, il sacerdote non
rappresenta soltanto Dio, ma tutta la comunità, che si riconosce nella fragilità
di ogni suo membro, che ascolta commossa il suo pentimento, che si riconcilia
con lui, che lo rincuora e lo accompagna nel cammino di conversione e
maturazione umana e cristiana. Uno può dire: io mi confesso soltanto con Dio.
Sì, tu puoi dire a Dio “perdonami”, e dire i tuoi peccati, ma i nostri peccati sono
anche contro i fratelli, contro la Chiesa. Per questo è necessario chiedere
perdono alla Chiesa, ai fratelli, nella persona del sacerdote. “Ma padre, io mi
vergogno...”. Anche la vergogna è buona, è salute avere un po' di vergogna,
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perché vergognarsi è salutare. Quando una persona non ha vergogna, nel mio
Paese diciamo che è un “senza vergogna”: un “sin verguenza”. Ma anche la
vergogna fa bene, perché ci fa più umili, e il sacerdote riceve con amore e con
tenerezza questa confessione e in nome di Dio perdona. Anche dal punto di
vista umano, per sfogarsi, è buono parlare con il fratello e dire al sacerdote
queste cose, che sono tanto pesanti nel mio cuore. E uno sente che si sfoga
davanti a Dio, con la Chiesa, con il fratello. Non avere paura della Confessione!
Uno, quando è in coda per confessarsi, sente tutte queste cose, anche la
vergogna, ma poi quando finisce la Confessione esce libero, grande, bello,
perdonato, bianco, felice. E' questo il bello della Confessione! Io vorrei
domandarvi - ma non ditelo a voce alta, ognuno si risponda nel suo cuore -:
quando è stata l'ultima volta che ti sei confessato, che ti sei confessata?
Ognuno ci pensi… Sono due giorni, due settimane, due anni, vent’anni,
quarant’anni? Ognuno faccia il conto, ma ognuno si dica: quando è stata
l'ultima volta che io mi sono confessato? E se è passato tanto tempo, non
perdere un giorno di più, vai, che il sacerdote sarà buono. E' Gesù lì, e Gesù è
più buono dei preti, Gesù ti riceve, ti riceve con tanto amore. Sii coraggioso e
vai alla Confessione!
3. Cari amici, celebrare il Sacramento della Riconciliazione significa essere
avvolti in un abbraccio caloroso: è l’abbraccio dell’infinita misericordia del
Padre. Ricordiamo quella bella, bella
parabola del figlio che se n'è andato da casa
sua con i soldi dell'eredità; ha sprecato tutti i
soldi, e poi, quando non aveva più niente, ha
deciso di tornare a casa, non come figlio, ma
come servo. Tanta colpa aveva nel suo cuore
e tanta vergogna. La sorpresa è stata che
quando incominciò a parlare, a chiedere
perdono, il padre non lo lasciò parlare, lo
abbracciò, lo baciò e fece festa. Ma io vi
dico: ogni volta che noi ci confessiamo, Dio
ci abbraccia, Dio fa festa! Andiamo avanti su
questa strada. Che Dio vi benedica!
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Angelus domenica 16 febbraio 2014
Gesù ci ricorda che anche le parole possono uccidere! Quando si dice di
una persona che ha la lingua di serpente, cosa si vuol dire? Che le sue
parole uccidono! Pertanto, non solo non bisogna attentare alla vita del
prossimo, ma neppure riversare su di lui il veleno dell’ira e colpirlo con
la calunnia. Neppure sparlare su di lui. Arriviamo alle chiacchiere: le
chiacchiere, pure, possono uccidere, perché uccidono la fama delle
persone! È tanto brutto chiacchierare! All’inizio può sembrare una
cosa piacevole, anche divertente, come succhiare una caramella. Ma
alla fine, ci riempie il cuore di amarezza, e avvelena anche noi. Vi dico
la verità, sono convinto che se ognuno di noi facesse il proposito di
evitare le chiacchiere, alla fine diventerebbe santo! È una bella strada!
Vogliamo diventare santi? Sì o no? [Piazza: Si!] Vogliamo vivere
attaccati alle chiacchiere come abitudine? Sì o no? [Piazza: No!] Allora
siamo d’accordo: niente chiacchiere! Gesù propone a chi lo segue la
perfezione dell’amore: un amore la cui unica misura è di non avere
misura, di andare oltre ogni calcolo. L’amore al prossimo è un
atteggiamento talmente fondamentale che Gesù arriva ad affermare
che il nostro rapporto con Dio non può essere sincero se non vogliamo
fare pace con il prossimo. E dice così: «Se dunque tu presenti la tua
offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di
te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il
tuo fratello». Perciò siamo chiamati a riconciliarci con i nostri fratelli
prima di manifestare la nostra devozione al Signore nella preghiera.
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PREGHIERA PER LA QUARESIMA
Card. Carlo M. Martini
Adorando insieme la croce,
segno della nostra salvezza,
chiediamo umilmente perdono per noi,
per le colpe di cui noi ci siamo macchiati;
chiediamo perdono anche a nome
di tutti coloro che non sono qui
e non sanno chiedere perdono al Signore
per le loro colpe.
Essi non sanno di quanta gioia e di quanta pace
il loro cuore sarebbe pieno se sapessero farlo.
Chiediamo perdono a nome di tutta l'umanità,
del tanto male commesso dall'uomo contro l'uomo,
del tanto male commesso dall'uomo
contro il Figlio di Dio, contro il salvatore Gesù,
contro il profeta che portava parole di amore.
E mettiamo la nostra vita nelle mani del crocifisso
perché egli, redentore buono,
redima e salvi il nostro mondo,
redima e salvi la nostra vita
col conforto del suo perdono.
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