Sete di Parola VIII Settimana del Tempo Ordinario dal 2 all’8 marzo 2014 ************************************************************************ Vangelo del giorno Commento Preghiera Impegno Domenica, 2 marzo 2014 LITURGIA DELLA PAROLA Is 49,14-15; Sal 61; 1Cor 4,1-5; Mt 6,24-34 LA PAROLA DEL SIGNORE ...È ASCOLTATA In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?». Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». ...È MEDITATA Non c'è niente da fare, alla Parola non si sfugge. Se abbiamo ancora un briciolo di onestà spirituale, dobbiamo ammettere che questo brano di Vangelo ci fotografa in pieno e ci mette a nudo. Gesù conosce meglio di chiunque altro il nostro cuore e sa che certe cose abbiamo proprio bisogno di sentircele dire... Il verbo "preoccuparsi" fa un po' da ritornello a tutto questo brano, e spesso anche della nostra quotidianità. Esso sottolinea una serie di atteggiamenti positivi, cioè la laboriosità, l'attenzione, l'impegno; ma anche una serie di comportamenti che devono aver nulla a che fare con il discepolo di Gesù: l'ansia, l'affanno e l'angoscia. Il discepolo vive nella fiducia del Padre; fa quello che deve fare, svolge con attenzione il suo lavoro, adempie ai suoi impegni, ma sa che tutto viene da Dio, che la sua mano che nutre gli uccelli del cielo e veste a festa i gigli del campo, provvederà anche alla sua vita. Il discepolo vive nel mondo, ma senza affanno e senza il fiato corto di chi è convinto che può contare solo sulle sue forze. In gioco è la radice stessa della fede: la fiducia nel Padre. Vorrei sottolineare che Gesù non dice che le "cose" sono inutili o dannose, ma che non devono minacciare il primato di Dio nel nostro cuore. I beni sono utili, ma non vanno 2 sopravvalutati. Il cibo e i vestiti sono indispensabili alla nostra vita, ma la preoccupazione per la loro gestione e il loro possesso, non deve incatenare tutte le nostre energie e intasare i nostri desideri. Gesù chiarisce in quale direzione deve orientarsi il cuore dell'uomo: "Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia...". C'è un primato fondamentale nell'esistenza del discepolo, c'è un fulcro ordinatore della vita che è la chiave della felicità. Quando metti al primo posto la cosa più importante, poi ci può stare pure tutto il resto. Ma se quel posto è vuoto, rimane vuoto anche il cuore. Se la vita si aggrappa a certezze illusorie si è esposti ad ogni vento, si diventa fragili e inconcludenti. A lungo andare tutto perde di significato e di freschezza. Coraggio, lasciamo che la Parola ci metta a nudo, ci scuota e ci provochi sulla nostra fede. La nostra vita è nelle mani di Dio. Possiamo forse desiderare un posto migliore? ------------------------------------------------- Viviamo nella paura del domani e non riusciamo a gustare la bellezza del vivere l’oggi. Eppure il linguaggio di Dio è quello amorevole di Padre che ci invita ad essere concreti: la vita vale più del cibo e il corpo più del vestito, a guardare la bellezza che c’è intorno e ci ricorda che Lui non ci abbandona mai e si prende cura di noi. Dobbiamo avere fede in Dio e, con la fiducia di figli, volgere verso di Lui il nostro sguardo, sentire la sua tenerezza di Padre e Madre e aderire con la nostra vita al suo progetto d’amore per la costruzione del regno. ...È PREGATA Padre santo, che vedi e provvedi a tutte le creature, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché in mezzo alle fatiche e alle preoccupazioni di ogni giorno non ci lasciamo dominare dall’avidità e dall’egoismo, ma operiamo con piena fiducia per la libertà e la giustizia del tuo regno. ...MI IMPEGNA Cercate prima di vivere con amore, cercate prima di avere l'amore tra voi, cercate prima di essere fratelli, cercate prima di volervi bene, cercate prima chi ha più bisogno di voi, cercate prima l'accordo, cercate prima la mia Presenza. E' questo l'importante, tutto il resto ci verrà dato in aggiunta.E' l'amore, il cercare di far felice l'altro, l'antidoto all'ansia, all'affanno. Lunedì, 3 marzo 2014 LITURGIA DELLA PAROLA 1Pt 1,3-9 - Sal 110 - Mc 10,17-27 LA PAROLA DEL SIGNORE ...È ASCOLTATA In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa 3 devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». ...È MEDITATA Questa pagina evangelica è tra quelle che maggiormente hanno segnato i primi passi nella fede di tanti uomini e di tante donne. Essa risuona forte anche a questa generazione entrata nel terzo millennio. Sono tante le persone che "corrono" verso qualcuno che possa dare la felicità o che sappia indicarne la via. L'uomo di cui parla il Vangelo, dopo aver corso, si inginocchia davanti a Gesù, e lo chiama "buono". Subito Gesù lo corregge: "Perché mi chiami buono? Solo Dio è buono!". Con questa risposta, che può apparirci esagerata, Gesù ridicolizza la pretesa che tutti abbiamo di sentirci a posto in coscienza, di sentirci buoni. In verità è una scusa per non cambiare il cuore e la vita. Quell'uomo, in effetti, aveva osservato i comandamenti. E poteva sentirsi a posto. Il problema del credente non è sentirsi a posto, bensì seguire il Signore con abbandono e decisione. Gesù ogni giorno continua a "fissare con amore lo sguardo" su di noi perché non tratteniamo le tante ricchezze che abbiamo accumulato, che peraltro ci appesantiscono la vita e rallentano la sequela del Vangelo. L'unica vera ricchezza per cui vale la pena vivere è diventare discepoli di Gesù. Quell'uomo, scegliendo per le ricchezze, se ne andò triste. Aveva scelto al ribasso. -------------------------------------------------Ho veramente scoperto che Lui è la Via: in Lui trovo tutto quello che il mio cuore cerca, in Lui trovo la pace, in Lui trovo la gioia, in Lui trovo un senso alla mia esistenza, in Lui trovo quei colori capaci di riempire, di colorare di cielo la mia piccola vita. Chiara Amirante 4 ...È PREGATA Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. ...MI IMPEGNA Gesù Cristo: Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Il giovane ricco è pieno di entusiasmo e di generosità, ma ha ancora troppi legami. Non è una questione di spessore del portafoglio, ma di priorità, di prospettiva. Sì: davvero il Signore può colmare, già da questa terra, già in questa nostra esperienza umana, il nostro desiderio di felicità. Martedì, 4 marzo 2014 LITURGIA DELLA PAROLA 1Pt 1,10-16 - Sal 97 - Mc 10,28-31 LA PAROLA DEL SIGNORE ...È ASCOLTATA In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi». ...È MEDITATA Le parole di Pietro, che si è fatto portavoce di tutti gli altri, fanno emergere una condotta opposta a quella dell'uomo ricco. In effetti, loro hanno lasciato tutto e lo hanno seguito. Ma la sequela di Gesù è solo una scelta di sacrificio? No, afferma con chiarezza il Maestro. Del resto già in altra parte dice: "Misericordia voglio, non sacrificio". In questa pagina, il Vangelo mostra chiaramente qual è la vera ricchezza che ottengono i discepoli di Gesù. Essi, lasciando ogni cosa per seguirlo, ricevono il centuplo di quel che hanno lasciato ora, ossia in questa vita terrena, (insieme a persecuzioni; e Gesù non manca di notarlo) e, nel futuro, avranno la vita eterna. Il centuplo di cui parla il Vangelo è la ricchezza e la dolcezza della comunità donata a chiunque sceglie Gesù come pastore della propria vita. La comunità dei credenti diviene per ciascun discepolo, madre, fratello, sorella e casa. Questa fraternità non avrà mai fine. Neppure la morte potrà distruggerla. ------------------------------------------------Non ci si distacca per alzare delle barriere contro il mondo, ma per accogliere la vera gioia nel mondo. Perdendo l'inutile, si trova l'essenziale. 5 ...È PREGATA Dio onnipotente, eterno, giusto e misericordioso, concedi a me misero di fare sempre, per grazia tua, quello che tu vuoi e di volere sempre quel che a te piace. Purifica l'anima mia perché, illuminato dalla luce dello Spirito Santo e acceso dal suo fuoco, possa seguire l'esempio del Figlio tuo e nostro Signore, Gesù Cristo. Donami di giungere, per tua sola grazia, a te, altissimo e onnipotente Dio, che vivi nella gloria, in perfetta trinità e in semplice unità, per i secoli eterni. Amen. San Francesco ...MI IMPEGNA Essere testimone con la vita della Parola del Vangelo. Tempo di Quaresima Mercoledì delle Ceneri, 5 marzo 2014 Digiuno e astinenza Liturgia della Parola Gioele 2,12-18; Sal 50; 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». …È MEDITATA Il cammino quaresimale che oggi iniziamo è orientato verso la Pasqua. È, quindi, un tempo privilegiato per una revisione del mio essere “cristiano” alla luce del battesimo, con gli impegni di rinunzia al male e alle sue seduzioni. L’austero rito dell’imposizione delle ceneri, è un efficacissimo richiamo a valutare ciò che è effimero e ciò che è eterno. Anche il digiuno, precetto per gli adulti, tende ad abilitarci a far prevalere, nelle scelte quotidiane, ciò che alimenta la vita dello spirito, su ciò che è puramente materiale e istintivo.L’itinerario quaresimale non può ridursi a semplice ricorrenza temporale; ha i suoi obiettivi che possiamo sintetizzare: 1) Acquisire la consapevolezza del proprio peccato e della personale distanza da Dio; 2) Ridestare il desiderio di una vita di comunione sempre nuova con il Dio di Gesù Cristo, con se stessi e con i fratelli. La preghiera più assidua, la sobrietà e l’elemosina sono le vie classiche e i grandi pilastri che sostengono l’esistenza cristiana. Il Vangelo ci mette in guardia dal cadere nell’ipocrisia e nella formalità e invita ad andare oltre le pratiche e le abitudini in se stesse, ponendoci così totalmente sotto lo sguardo di Dio Trinità. Le ceneri aprono il sacro tempo della quaresima, questa primavera dello spirito che invita a rompere la corteccia del cuore che i rigori invernali dell'egoismo, sempre insorgente, possono aver indurito. Ecco, cos'è la quaresima: il tempo veramente propizio per scavare in profondità, rimuovere quanto rischia di soffocare la parte più autentica di noi stessi, quella che attinge direttamente alla Sorgente, a Dio. E il tutto per un di più di vita! Non c'è spazio per una religiosità superficiale, per atti puramente esteriori. Il gesto di "lacerarsi le vesti", tradotto oggi con il rito penitenziale delle ceneri, ha senso solo se è espressione di un cuore che intende schiudersi all'azione della grazia e riprendere slancio verso Dio. -------------------------------------------------- Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! …È PREGATA Ti preghiamo, Signore Gesù, fa' che questa cenere che scenda sulle nostre teste con la forza della grandine e ci svegli dal torpore del peccato. Fa' che questi quaranta giorni siano un occasione speciale per convertire il nostro cuore a Te, e rimetterti al primo posto della nostra vita. Donaci di saper riconoscere il tuo passaggio e di vivere ogni istante con la certezza che Tu cammini in mezzo a noi, che Tu sai aspettare il nostro passo lento e insicuro; che Tu sai vedere in noi quello che nemmeno sappiamo immaginare. In questi quaranta giorni, metti nel nostro cuore desideri che palpitino al ritmo della Tua Parola. Maria aggiunga ciò che manca alla nostra preghiera. Amen. …MI IMPEGNA Ritornate a me con tutto il cuore 7 Giovedì dopo le Ceneri, 6 marzo 2014 1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioni Liturgia della Parola Dt 30,15-20; Sal 1; Lc 9,22-25 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?». …È MEDITATA Nel vangelo odierno Gesù parla della sua passione e indica a quanti vogliono porsi alla sua sequela la via della croce. Un discorso forte che gli stessi apostoli faticano ad accogliere. È un invito che oggi Egli rivolge a ciascuno di noi, ponendosi in netto contrasto con quanto il mondo propone e promette in risposta alla nostra sete di gioia. Ci troviamo ad un bivio: da una parte le allettanti offerte di una società che ha imboccato la via del "tutto e subito e a buon mercato". Dall'altra l'austera via di un'esistenza impegnata a realizzare se stessa nel senso più autentico del termine. Gesù ci mette in guardia da ricette troppo facili e affrettate per essere vere e appaganti: «Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde o rovina se stesso?». La gioia non è un frutto spontaneo che cresce in terreni incolti. Essa abita l'uomo nella misura in cui l'uomo abita se stesso. Affonda le radici nelle profondità del nostro io e fiorisce man mano che la nostra realtà più vera si afferma. Più divento ciò che sono, più quest'acqua sorgiva affiora, mi inonda e placa la mia sete. All’inizio della quaresima il cristiano rinnova con decisione la fede e gli impegni per “rivestirsi” di Cristo. ---------------------------------------------Sforziamoci di lasciare quello che abbiamo fatto di noi stessi col peccato e di restare quello che siamo stati fatti attraverso la grazia. Ecco, chi è stato superbo, se convertendosi a Cristo è diventato umile, questo ha lasciato se stesso. Se un lussurioso s'è ridotto alla continenza, questi ha rinnegato se stesso. Se un avaro ha smesso di agognar ricchezze e lui, che rapiva l’altrui, ha imparato a donare il suo, senza dubbio questi ha lasciato se stesso. Gregorio Magno .…È PREGATA Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostra attività abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento. Dalla Liturgia Amen. 8 …MI IMPEGNA La grazia a buon mercato è grazia senza sequela, grazia senza croce, grazia senza Gesù Cristo vivo, incarnato. Grazia a caro prezzo è il tesoro nascosto nel campo, per amore del quale l'uomo va a vendere con gioia tutto ciò che aveva; la pietra preziosa, per il cui valore il mercante dà tutti i suoi beni; la signoria regale di Cristo, per amore del quale l'uomo strappa da sé l'occhio che lo scandalizza; la chiamata di Gesù Cristo, per cui il discepolo abbandona le reti e si pone alla sua sequela. Grazia a caro prezzo è il vangelo, che si deve sempre di nuovo cercare, il dono per cui si deve sempre di nuovo pregare, la porta a cui si deve sempre di nuovo bussare. È a caro prezzo, perché chiama alla sequela; è grazia, perché chiama alla sequela di Gesù Cristo; è a caro prezzo, perché costa all'uomo il prezzo della vita, è grazia, perché proprio in tal modo gli dona la vita; è a caro prezzo, perché condanna il peccato, è grazia, perché giustifica il peccatore. La grazia è a caro prezzo soprattutto perché è costata cara a Dio, perché gli è costata la vita di suo Figlio «siete stati riscattati a caro prezzo (1Cor 6,20)» e perché non può essere a buon mercato per noi ciò che è costato caro a Dio. E' grazia soprattutto perché Dio non ha ritenuto troppo elevato il prezzo di suo Figlio per la nostra vita, ma lo ha dato per noi. Dietrich Bonhoeffer,pastore luterano morto nei campi di concentramento nazisti Venerdì dopo le Ceneri, 7 marzo 2014 astinenza Liturgia della Parola Is 58,1-9a; Sal 50; Mt 9,14-15 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva del lago, nella regione dei Gadarèni, gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno». …È MEDITATA In questo tempo di quaresima, la Chiesa ci invita al "digiuno". Una pratica a cui si attribuisce normalmente una funzione ascetica e impetratoria che il passo evangelico della liturgia odierna non nega, ma integra in un contesto a più largo respiro. Sullo sfondo un tema biblico ricorrente: quello del banchetto nuziale. Si parla di "lutto", di "giorni in cui lo Sposo sarà tolto", è vero. Ma noi sappiamo che dietro l'immagine 9 c'è la promessa di una pienezza verso cui il popolo di Dio è incamminato. È la dinamica del "già e non ancora" che pone in stato di attesa. Lo Sposo è già tra noi ma la festa nuziale avrà il suo compimento solo alla fine dei tempi. Il digiuno è allora giustificato, ma ha il sapore della "vigilia". È come la veglia, carica di desiderio e di gioiosa certezza, della sposa che quasi anticipa la luce del grande giorno delle nozze. Nell'invito al digiuno, è sottesa la sollecitazione a "risvegliarci" dallo stordimento provocato dalle mille proposte di soddisfazioni immediate, che rischiano di far scadere l'attesa. Il digiuno ci permette di inoltrarci nel deserto, il luogo biblico degli appuntamenti di Dio, sperimentando che "non di solo pane vive l'uomo". Sì, il digiuno deve permetterci di riscoprire quella "fame" di Dio che ogni uomo si porta dentro e che nulla può tacitare. Ecco perché il digiuno è strettamente connesso con l'esigenza della conversione, che è appunto un "volgersi nuovamente verso Dio". E anche qui, prima ancora che di distacco dal peccato, si tratta di apertura all'amore. Se amo Dio, necessariamente mi sento spinto ad amare i fratelli, e il peccato non ha più presa su di me. --------------------------------------------Con il digiuno quaresimale tu vinci le nostre passioni, elèvi lo spirito, infondi la forza e doni il premio, per Cristo nostro Signore …È PREGATA Accompagna con la tua benevolenza, Padre misericordioso, i primi passi del nostro cammino penitenziale, perché all’osservanza esteriore corrisponda un profondo rinnovamento dello spirito. …MI IMPEGNA Mi impegnerò attraverso il digiuno e l'astinenza a riscoprire il profondo desiderio di Dio, per rendermi conto che Lui solo può soddisfare il mio cuore inquieto, finché non avrò tutto orientato a Lui come Signore unico ed esclusivo nella mia vita. Sabato dopo le Ceneri, 8 marzo 2014 Liturgia della Parola Is 58,9-14; Sal 85; Lc 5,27-32 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete 10 insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano». …È MEDITATA Questo passo del Vangelo ci mostra la conversione che Gesù aspetta da ciascuno di noi, ed è molto dolce: si tratta di riconoscerci peccatori, e di andare a lui come al nostro Salvatore; si tratta di riconoscerci malati e di andare a lui come al nostro medico... La peggiore cosa che possa capitarci è di crederci “giusti”, cioè di essere contenti di noi stessi, di non avere nulla da rimproverarci: perché noi ci allontaneremmo irrimediabilmente, per questo semplice fatto, dal nostro Dio di misericordia. Ma quando ci consideriamo peccatori, possiamo entrare subito nel cuore di Gesù. Gesù non aspetta che siamo perfetti per invitarci a seguirlo. Ci chiama sapendo benissimo che siamo poveri peccatori, molto deboli. Egli potrà lasciarci per tutta la vita molti difetti esteriori; ciò che importa è che il fondo del nostro cuore resti unito a lui. I nostri peccati non saranno mai un ostacolo alla nostra unione con Dio, se noi saremo dei poveri peccatori, cioè dei peccatori penitenti, umili, che si affidano alla misericordia di Dio e non alle proprie forze. È a questa conversione d’amore e di umiltà, a questo incontro con il nostro Salvatore, che siamo tutti invitati durante la Quaresima. Tutti abbiamo bisogno di conversione e di guarigione, e Gesù ci prende così come siamo. Con lo stesso sguardo di misericordia dobbiamo guardare ogni nostro fratello, senza mai scandalizzarci, come il primogenito nella parabola del figliol prodigo, dei tesori di tenerezza che nostro Padre impiega per i suoi figli più perduti. -------------------------------------------------Dove c’è l’inganno non c’è lo Spirito di Dio. Questa è la differenza tra peccatore e corrotto. Quello che fa la doppia vita è un corrotto. Quello che pecca invece vorrebbe non peccare, ma è debole o si trova in una condizione a cui non può trovare una soluzione ma va dal Signore è chiede perdono. A questo il Signore vuole bene, lo accompagna, è con lui. E noi dobbiamo dire, noi tutti che siamo qui: peccatori sì, corrotti no. I corrotti non sanno cosa sia l’umiltà. Una putredine verniciata: questa è la vita del corrotto. Gesù perdona sempre, non si stanca di perdonare. L’unica condizione che chiede è che non si voglia condurre questa doppia vita. Chiediamo oggi al Signore di fuggire da ogni inganno, di riconoscerci peccatori. Peccatori sì, corrotti no. Papa Francesco …È PREGATA Pietà di me, Signore, a te grido tutto il giorno. Rallegra la vita del tuo servo, perché a te, Signore, rivolgo l’anima mia. Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca. Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce delle mie suppliche. 11 …MI IMPEGNA A non giudicare, ma ad amare e servire tutti e sempre. S. Agostino : Hai visto un fratello, hai visto il Signore. Beata Teresa di Calcutta: Fate che chiunque venga a voi se ne vada sentendosi meglio e più felice. ********************************************* PAPA FRANCESCO UDIENZA Mercoledì, 19 febbraio 2014 Attraverso i Sacramenti dell’iniziazione cristiana, il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia, l’uomo riceve la vita nuova in Cristo. Ora, tutti lo sappiamo, noi portiamo questa vita «in vasi di creta», siamo ancora sottomessi alla tentazione, alla sofferenza, alla morte e, a causa del peccato, possiamo persino perdere la nuova vita. Per questo il Signore Gesù ha voluto che la Chiesa continui la sua opera di salvezza anche verso le proprie membra, in particolare con il Sacramento della Riconciliazione e quello dell’Unzione degli infermi, che possono essere uniti sotto il nome di «Sacramenti di guarigione». Il Sacramento della Riconciliazione è un Sacramento di guarigione. Quando io vado a confessarmi è per guarirmi, guarirmi l'anima, guarirmi il cuore e qualcosa che ho fatto che non va bene. L’icona biblica che li esprime al meglio, nel loro profondo legame, è l’episodio del perdono e della guarigione del paralitico, dove il Signore Gesù si rivela allo stesso tempo medico delle anime e dei corpi. 12 1. Il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione scaturisce direttamente dal mistero pasquale. Infatti, la stessa sera di Pasqua il Signore apparve ai discepoli, chiusi nel cenacolo, e, dopo aver rivolto loro il saluto «Pace a voi!», soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati». Questo passo ci svela la dinamica più profonda che è contenuta in questo Sacramento. Anzitutto, il fatto che il perdono dei nostri peccati non è qualcosa che possiamo darci noi. Io non posso dire: mi perdono i peccati. Il perdono si chiede, si chiede a un altro e nella Confessione chiediamo il perdono a Gesù. Il perdono non è frutto dei nostri sforzi, ma è un regalo, è un dono dello Spirito Santo, che ci ricolma del lavacro di misericordia e di grazia che sgorga incessantemente dal cuore spalancato del Cristo crocifisso e risorto. In secondo luogo, ci ricorda che solo se ci lasciamo riconciliare nel Signore Gesù col Padre e con i fratelli possiamo essere veramente nella pace. E questo lo abbiamo sentito tutti nel cuore quando andiamo a confessarci, con un peso nell'anima, un po' di tristezza; e quando riceviamo il perdono di Gesù siamo in pace, con quella pace dell'anima tanto bella che soltanto Gesù può dare, soltanto Lui. 2. Nel tempo, la celebrazione di questo Sacramento è passata da una forma pubblica - perché all'inizio si faceva pubblicamente - a quella personale, alla forma riservata della Confessione. Questo però non deve far perdere la matrice ecclesiale, che costituisce il contesto vitale. Infatti, è la comunità cristiana il luogo in cui si rende presente lo Spirito, il quale rinnova i cuori nell’amore di Dio e fa di tutti i fratelli una cosa sola, in Cristo Gesù. Ecco allora perché non basta chiedere perdono al Signore nella propria mente e nel proprio cuore, ma è necessario confessare umilmente e fiduciosamente i propri peccati al ministro della Chiesa. Nella celebrazione di questo Sacramento, il sacerdote non rappresenta soltanto Dio, ma tutta la comunità, che si riconosce nella fragilità di ogni suo membro, che ascolta commossa il suo pentimento, che si riconcilia con lui, che lo rincuora e lo accompagna nel cammino di conversione e maturazione umana e cristiana. Uno può dire: io mi confesso soltanto con Dio. Sì, tu puoi dire a Dio “perdonami”, e dire i tuoi peccati, ma i nostri peccati sono anche contro i fratelli, contro la Chiesa. Per questo è necessario chiedere perdono alla Chiesa, ai fratelli, nella persona del sacerdote. “Ma padre, io mi vergogno...”. Anche la vergogna è buona, è salute avere un po' di vergogna, 13 perché vergognarsi è salutare. Quando una persona non ha vergogna, nel mio Paese diciamo che è un “senza vergogna”: un “sin verguenza”. Ma anche la vergogna fa bene, perché ci fa più umili, e il sacerdote riceve con amore e con tenerezza questa confessione e in nome di Dio perdona. Anche dal punto di vista umano, per sfogarsi, è buono parlare con il fratello e dire al sacerdote queste cose, che sono tanto pesanti nel mio cuore. E uno sente che si sfoga davanti a Dio, con la Chiesa, con il fratello. Non avere paura della Confessione! Uno, quando è in coda per confessarsi, sente tutte queste cose, anche la vergogna, ma poi quando finisce la Confessione esce libero, grande, bello, perdonato, bianco, felice. E' questo il bello della Confessione! Io vorrei domandarvi - ma non ditelo a voce alta, ognuno si risponda nel suo cuore -: quando è stata l'ultima volta che ti sei confessato, che ti sei confessata? Ognuno ci pensi… Sono due giorni, due settimane, due anni, vent’anni, quarant’anni? Ognuno faccia il conto, ma ognuno si dica: quando è stata l'ultima volta che io mi sono confessato? E se è passato tanto tempo, non perdere un giorno di più, vai, che il sacerdote sarà buono. E' Gesù lì, e Gesù è più buono dei preti, Gesù ti riceve, ti riceve con tanto amore. Sii coraggioso e vai alla Confessione! 3. Cari amici, celebrare il Sacramento della Riconciliazione significa essere avvolti in un abbraccio caloroso: è l’abbraccio dell’infinita misericordia del Padre. Ricordiamo quella bella, bella parabola del figlio che se n'è andato da casa sua con i soldi dell'eredità; ha sprecato tutti i soldi, e poi, quando non aveva più niente, ha deciso di tornare a casa, non come figlio, ma come servo. Tanta colpa aveva nel suo cuore e tanta vergogna. La sorpresa è stata che quando incominciò a parlare, a chiedere perdono, il padre non lo lasciò parlare, lo abbracciò, lo baciò e fece festa. Ma io vi dico: ogni volta che noi ci confessiamo, Dio ci abbraccia, Dio fa festa! Andiamo avanti su questa strada. Che Dio vi benedica! 14 Angelus domenica 16 febbraio 2014 Gesù ci ricorda che anche le parole possono uccidere! Quando si dice di una persona che ha la lingua di serpente, cosa si vuol dire? Che le sue parole uccidono! Pertanto, non solo non bisogna attentare alla vita del prossimo, ma neppure riversare su di lui il veleno dell’ira e colpirlo con la calunnia. Neppure sparlare su di lui. Arriviamo alle chiacchiere: le chiacchiere, pure, possono uccidere, perché uccidono la fama delle persone! È tanto brutto chiacchierare! All’inizio può sembrare una cosa piacevole, anche divertente, come succhiare una caramella. Ma alla fine, ci riempie il cuore di amarezza, e avvelena anche noi. Vi dico la verità, sono convinto che se ognuno di noi facesse il proposito di evitare le chiacchiere, alla fine diventerebbe santo! È una bella strada! Vogliamo diventare santi? Sì o no? [Piazza: Si!] Vogliamo vivere attaccati alle chiacchiere come abitudine? Sì o no? [Piazza: No!] Allora siamo d’accordo: niente chiacchiere! Gesù propone a chi lo segue la perfezione dell’amore: un amore la cui unica misura è di non avere misura, di andare oltre ogni calcolo. L’amore al prossimo è un atteggiamento talmente fondamentale che Gesù arriva ad affermare che il nostro rapporto con Dio non può essere sincero se non vogliamo fare pace con il prossimo. E dice così: «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello». Perciò siamo chiamati a riconciliarci con i nostri fratelli prima di manifestare la nostra devozione al Signore nella preghiera. 15 PREGHIERA PER LA QUARESIMA Card. Carlo M. Martini Adorando insieme la croce, segno della nostra salvezza, chiediamo umilmente perdono per noi, per le colpe di cui noi ci siamo macchiati; chiediamo perdono anche a nome di tutti coloro che non sono qui e non sanno chiedere perdono al Signore per le loro colpe. Essi non sanno di quanta gioia e di quanta pace il loro cuore sarebbe pieno se sapessero farlo. Chiediamo perdono a nome di tutta l'umanità, del tanto male commesso dall'uomo contro l'uomo, del tanto male commesso dall'uomo contro il Figlio di Dio, contro il salvatore Gesù, contro il profeta che portava parole di amore. E mettiamo la nostra vita nelle mani del crocifisso perché egli, redentore buono, redima e salvi il nostro mondo, redima e salvi la nostra vita col conforto del suo perdono. 16