Regalo o Dono? - Diocesi di Nicosia

Regalo o Dono?
LA LOGICA CHE STA DIETRO UN REGALO È DIVERSA DA QUELLA CHE STA DIETRO UN DONO:
NELLA REGOLA SOCIALE, DA SEMPRE DIETRO UN REGALO PUÒ ESSERCI UN SECONDO FINE.
VICEVERSA IL DONO È GRATUITO, NASCE DA UNA LIBERA SCELTA, PUÒ ANCHE ESSERE
RIFIUTATO MA COMUNQUE VADA LASCIA SEMPRE IL SEGNO.
LA PAROLA
Genesi 32, 4-24; 33, 1-11
Poi Giacobbe mandò avanti a sé alcuni messaggeri al fratello Esaù.
Diede loro questo comando: «Direte al mio signore Esaù: «Dice il tuo servo Giacobbe: Sono restato
come forestiero presso Làbano e vi sono rimasto fino ad ora. Sono venuto in possesso di buoi, asini e
greggi, di schiavi e schiave. Ho mandato a informarne il mio signore, per trovare grazia ai suoi
occhi»». I messaggeri tornarono da Giacobbe, dicendo: «Siamo stati da tuo fratello Esaù; ora egli
stesso sta venendoti incontro e ha con sé quattrocento uomini». Giacobbe si spaventò molto e si sentì
angustiato; allora divise in due accampamenti la gente che era con lui, il gregge, gli armenti e i
cammelli. Pensava infatti: «Se Esaù raggiunge un accampamento e lo sconfigge, l'altro si salverà».
Giacobbe disse: «Dio del mio padre Abramo e Dio del mio padre Isacco, Signore, che mi hai detto:
«Ritorna nella tua terra e tra la tua parentela, e io ti farò del bene», io sono indegno di tutta la bontà e
di tutta la fedeltà che hai usato verso il tuo servo. Con il mio solo bastone avevo passato questo
Giordano e ora sono arrivato al punto di formare due accampamenti. Salvami dalla mano di mio
fratello, dalla mano di Esaù, perché io ho paura di lui: che egli non arrivi e colpisca me e, senza
riguardi, madri e bambini! Eppure tu hai detto: «Ti farò del bene e renderò la tua discendenza tanto
numerosa come la sabbia del mare, che non si può contare»». Giacobbe rimase in quel luogo a passare
la notte. Poi prese, da ciò che gli capitava tra mano, un dono per il fratello Esaù: duecento capre e
venti capri, duecento pecore e venti montoni, trenta cammelle, che allattavano, con i loro piccoli,
quaranta giovenche e dieci torelli, venti asine e dieci asinelli. Egli affidò ai suoi servi i singoli branchi
separatamente e disse loro: «Passate davanti a me e lasciate una certa distanza tra un branco e l'altro».
Diede quest'ordine al primo: «Quando ti incontrerà Esaù, mio fratello, e ti domanderà: «A chi
appartieni? Dove vai? Di chi sono questi animali che ti camminano davanti?», tu risponderai: «Di tuo
fratello Giacobbe; è un dono inviato al mio signore Esaù; ecco, egli stesso ci segue»». Lo stesso
ordine diede anche al secondo e anche al terzo e a quanti seguivano i branchi: «Queste parole voi
rivolgerete ad Esaù quando lo incontrerete; gli direte: «Anche il tuo servo Giacobbe ci segue»».
Pensava infatti: «Lo placherò con il dono che mi precede e in seguito mi presenterò a lui; forse mi
accoglierà con benevolenza». Così il dono passò prima di lui, mentre egli trascorse quella notte
nell'accampamento.
Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il
guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi.
Giacobbe alzò gli occhi e vide arrivare Esaù, che aveva con sé quattrocento uomini. Allora distribuì i
bambini tra Lia, Rachele e le due schiave; alla testa mise le schiave con i loro bambini, più indietro
Lia con i suoi bambini e più indietro Rachele e Giuseppe. Egli passò davanti a loro e si prostrò sette
volte fino a terra, mentre andava avvicinandosi al fratello. Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò,
gli si gettò al collo, lo baciò e piansero. Alzàti gli occhi, vide le donne e i bambini e domandò: «Chi
sono questi con te?». Giacobbe rispose: «Sono i bambini che Dio si è compiaciuto di dare al tuo
servo». Allora si fecero avanti le schiave con i loro bambini e si prostrarono. Si fecero avanti anche
Lia e i suoi bambini e si prostrarono e infine si fecero avanti Giuseppe e Rachele e si prostrarono.
Domandò ancora: «Che cosa vuoi fare di tutta questa carovana che ho incontrato?». Rispose: «È per
trovar grazia agli occhi del mio signore». Esaù disse: «Ho beni in abbondanza, fratello mio, resti per te
quello che è tuo!». Ma Giacobbe disse: «No, ti prego, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, accetta dalla
mia mano il mio dono, perché io sto alla tua presenza, come davanti a Dio, e tu mi hai gradito. Accetta
il dono augurale che ti è stato presentato, perché Dio mi ha favorito e sono provvisto di tutto!». Così
egli insistette e quegli accettò.
Per riflettere tra noi:
1) Cosa ci dice la Parola che abbiamo letto? Cosa dice al nostro cuore?
2) Quando facciamo dei regali? Che significato ha il regalo per noi?
3) I nostri ragazzi come vivono il regalo?
La logica del regalo
Nella regola sociale, da sempre un regalo può essere atto per un secondo fine.
Nella regola sociale...
• Chi riceve cade sotto l’obbligo di dare.
• Chi viene invitato deve fare un regalo proporzionato al tipo di festa.
• Il regalo deve essere ricambiato in ugual misura a ciò che si è ricevuto
• Il dono può essere inadeguato al rapporto o comportare obblighi irragionevoli;
• Può un dono cadere sotto una regola utilitaristica?
Ma è questa la logica del dono?
E noi? L'impegno
•
•
•
Cercheremo, ogni giorno, una cosa bella che accade a noi e/o attorno a noi.
Ci sorprenderemo delle novità che ci circondano.
Lo faremo in coppia e con i nostri figli
Una Storia per la famiglia
La candela che non voleva bruciare
Questo non si era mai visto: una candela che rifiuta di accendersi. Tutte le candele dell'armadio
inorridirono. Una candela che non voleva accendersi era una cosa inaudita! Mancavano pochi giorni a
Natale e tutte le candele erano eccitate all'idea di essere protagoniste della festa, con la luce, il
profumo, la bellezza che irradiavano e comunicavano a tutti. Eccetto quella giovane candela rossa e
dorata che ripeteva ostinatamente: -No e poi no! Io non voglio bruciare. Quando veniamo accesi, in un
attimo ci consumiamo. Io voglio rimanere così come sono: elegante, bella e soprattutto intera-.
-Se non bruci è come se fosse già morta senza essere vissuta-, replicò un grosso cero, che aveva già
visto due Natali. -Tu sei fatta di cera e stoppino ma questo è niente. Quando bruci sei veramente tu
e sei completamente felice-. -No, grazie tante- rispose la candela rossa. - Ammetto che il buio, il
freddo e la solitudine sono orribili, ma è sempre meglio che soffrire per una fiamma che brucia-. -La
vita non è fatta di parole e non si può capire con le parole, bisogna passarci dentro-, continuò il cero.
-Solo chi impegna il proprio essere cambia il mondo e allo stesso tempo cambia se stesso. Se lasci
che la solitudine, buio e freddo avanzino, avvolgeranno il mondo-. -Vuoi dire che noi serviamo a
combattere il freddo, le tenebre e la solitudine?-. -Certo- ribadì il cero. -Ci consumiamo e perdiamo
eleganza e colori, ma diventiamo utili e stimati. Siamo i cavalieri della luce-. -Ma ci consumiamo e
perdiamo forma e colore-. -Sì, ma siamo più forti della notte e del gelo del mondo- concluse il cero.
Così anche la candela rossa e dorata si lasciò accendere. Brillò nella notte con tutto il suo cuore e
trasformo in luce la sua bellezza, come se dovesse sconfiggere da sola tutto il freddo e il buio del
mondo. La cera e lo stoppino si consumarono piano piano ma la luce della candela continuò a splendere
a lungo negli occhi e nel cuore degli uomini per i quali era bruciata. 1
1 Bruno Ferrero.
Donare è Vivere!
IL PRIMO DONO CHE RICEVIAMO È IL DONO DELLA PROPRIA VITA CIOÈ L'AMORE DEI NOSTRI
GENITORI E SEMPRE L'AMORE FA SÌ CHE L'UOMO SI REALIZZI PROPRIO ATTRAVERSO IL DONO
SINCERO DI SÉ: AMARE SIGNIFICA DARE E RICEVERE.
Il Dono:
• ha sempre l’aspetto di gratuità.
•
vive nel regno della sovrabbondanza.
•
dipende sempre da una decisione, da un atto di libertà.
•
Dentro è presente chi lo ha pensato, chi lo ha costruito, il donatore. Se viene accettato il dono,
il donatore sarà presente in/per colui che lo riceve.
•
Donare è sempre un atto che in sé dà gioia a chi lo compie.
•
La mentalità del dono richiede non solo capacità di donare ma anche capacità di saper
accogliere il dono ricevuto.
•
Accogliere il dono suscita stupore in chi riceve (non è detto che uno debba ricevere un dono!)
•
Donare ed accogliere il dono fa sì che tra il donatore e il beneficiario del dono si crei un
legame.
•
Donare è rischioso sia per chi riceve, sia per chi dà:
Il dono può essere rifiutato, e con ciò anche il donatore.
•
Il dono è personalizzato: non si può fare lo stesso dono a chiunque e non nella stessa modalità;
ma con ciò non si perde la caratteristica di totalità.
•
Il dono è irrevocabile.
Il primo dono che abbiamo ricevuto?
•
Il primo dono: la propria esistenza, la propria vita, un dono insolito.
•
Ogni uomo è figlio. Ogni uomo in quanto figlio prima di tutto ha ricevuto se stesso.
•
Il primo e il quarto comandamento mi invitano ad accettare ed assecondare il dono della mia
stessa esistenza, anche se non potrò mai ricambiare in perfetta reciprocità.
•
Il dono vero e proprio conosce la reciprocità attraverso l’accettazione con gratitudine.
Il cerchio si chiude qui.
E noi? L'impegno
•
•
Cercheremo di riconoscere ed accogliere i doni che la vita ci offrirà.
Ci porremo nella disponibilità di essere dono per chi ci passa accanto.
•
LA PAROLA
Mt 2, 1- 3. 7-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a
Gerusalemme e dicevano: "Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua
stella e siamo venuti ad adorarlo". All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta
Gerusalemme.
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era
apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: "Andate e informatevi accuratamente sul bambino e,
quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo".
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e
si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia
grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non
tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
Una Storia per la famiglia
Pippo e Luky
Nel mondo dei cani ne succedono delle belle! Qualcuno le annota e le racconta. Ora ci provo anch'io,
che di cani ne ho due.
Questa è una storia vera.
“Due amici per la pelle” direte voi. E invece no: due perfetti sconosciuti. Fino a quando un giorno...
Pippo era un cane simpatico e vivace, capace di rimediare presso chiunque un bocconcino goloso, con il
suo sguardo allegro e fedele.
Pippo era anche un cane randagio e nulla lo poteva fermare presso un bambino affettuoso o una
vecchietta capace di coccole. Amava la sua libertà, un po' come accade a quelli che sono abituati a
vivere da soli.
Quel giorno Pippo se ne andava dritto per la sua strada e non aveva programmi speciali, quando
qualcosa lo fece fermare all'istante: qualcuno o qualcosa si stava avvicinando paurosamente al fiume:
“Ehi tu, che fai? Attento c'è il fiume!”
“Oh!!!” l'ombra barcollò e si fermò.
Pippo si lanciò verso la “cosa” e si fermò solo quando riuscì a mettergli una zampa sulla schiena.
Era un bastardino, bianco, con immense orecchie marroni.
“Che stai facendo qui? Mi hai spaventato, ti rendi conto di cosa ti stava capitando?” chiese allarmato
e anche un po' arrabbiato Pippo.
Il cucciolo non sembrava vederlo...
“E guardami, 'che ti sto parlando!” gli ordinò secco Pippo
“Ma io non posso guardarti, io non ci vedo...” guaì il piccolino, tremando e annusando l'aria attorno a
quella minaccia.
Pippo restò senza guaiti.
“Come ti chiami?”
“Luky, mi chiamo Luky.”
“Cucciolo Luky, andiamo...”
“Dove mi porti?”
“Andiamo insieme, io vedrò anche per te, non voglio che corri il rischio di finire nel fiume, ti pare?”
Lucky si fermò un momento, annusò quel nuovo amico per benino e poi gli trotterellò dietro.
Da quel giorno Luky e Pippo girano la città sempre insieme, perchè Pippo scelse di non essere più solo.
E sono solo due cagnolini.
O no?
Tutta la vita è un Dono, per ogni uomo
C OSA
SIGNIFICA EDUCARE I NOSTRI FIGLI AL DONO DELLA VITA ?
S IGNIFICA FARLI
C REATO . S IGNIFICA EDUCARLI ALLA SPERANZA ANCHE
ATTRAVERSO IL DONO DI SÉ . L' AMORE VICENDEVOLE È L’ UNICO ANTIDOTO NEI
CONFRONTI DELL’ INVADENTE NARCISISMO CHE INVADE IL NOSTRO PRESENTE .
SENTIRE PARTE DEL
“Le persone viaggiano per stupirsi delle montagne, dei mari, dei fiumi, delle stelle; e
passano accanto a se stessi senza meravigliarsi". Sant'Agostino (354 - 430)
LA PAROLA
Mt 2, 1- 3. 7-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a
Gerusalemme e dicevano: "Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua
stella e siamo venuti ad adorarlo". All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta
Gerusalemme.
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era
apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: "Andate e informatevi accuratamente sul bambino e,
quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo".
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e
si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia
grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non
tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
Per il dialogo nel gruppo
•
La vita è un valore. La vita è una realtà che vale, a cui si deve responsabilità e cura.
•
Ognuno di noi ha ricevuto il dono della propria vita e il dono della vita del proprio
figlio.
E noi? L'impegno
educare i nostri figli al dono della vita significa:
- stupirsi della novità di una gemma
- stupirsi di un fiore che sboccia
- fare insieme l'esperienza della vista del sole che sorge, e stupirsene !
- fare insieme l'esperienza del tramonto, e stupirsene!
- guardare i monti e i loro cambiamenti
- imparare a conoscere i comportamenti degli animali
- far sentire i nostri figli parte del Creato. Belli, come le creature.
- Conceder loro piccole responsabilità perchè si sentano utili e importanti.
- A casa troveremo i punti che mancano...
Educare i propri figli ad uno sguardo consapevole e sereno nei confronti del mondo
che abitiamo.
Per riflettere tra coniugi.
Educare al GUSTO DI STARE AL MONDO significa educare alla speranza. Per Educare alla speranza
è sufficiente non togliere ai ragazzi l’orizzonte del futuro, che è insito in loro, è sufficiente confermarli
nella speranza che alla mancata vittoria al gioco di oggi seguirà certamente una vittoria, ancora più
bella domani, è sufficiente cioè non togliere loro i giochi, comprendendo quanto sia importante e
legittimo il loro amore per il gioco, per educarli alla vita, nel modo più autentico ed immediato. Quando
non sarà più il tempo di educare alla vita, ma di narrare la vita, l’impegno che l’educatore, o il
narratore, dovrà assumere sarà assolutamente analogo: narrare la vita altro non è che narrare
l’insieme di tutti i giochi che ad ogni essere umano spetta di giocare, nella speranza che alle
sconfitte si alternino le vittorie.
Nell'affermare che l'uomo è l'unica creatura sulla terra voluta da Dio per se stessa, il Concilio
aggiunge subito che egli non può « ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé ».
Potrebbe sembrare una contraddizione, ma non lo è affatto. È, piuttosto, il grande e meraviglioso
paradosso dell'esistenza umana: un'esistenza chiamata a servire la verità nell'amore. L'amore fa sì
che l'uomo si realizzi attraverso il dono sincero di sé: amare significa dare e ricevere quanto non si
può né comperare né vendere, ma solo liberamente e reciprocamente elargire. (Giovanni Paolo II,
Lettera alle famiglie, 11)
Nell’atto del concepimento dell’uomo è impresso il segno e l’immagine di Dio. Quello è un atto,
anzi un atto di fede, un atto sacro, poiché legato inscindibilmente al generare spirituale di Dio.
Dio incide la propria immagine, crea l’anima immortale.
Dobbiamo rendercene conto, lo dobbiamo sapere. E poi, questo deve influire sulla vita sociale.
K. WOJTYŁA, Esercizi spirituali, 22-28 marzo 1954
Una storia per la famiglia
Il settimo giorno, terminata la Creazione, Dio dichiarò che era la sua festa. Tutte le creature,
nuove di zecca, si diedero da fare per regalare a Dio la cosa più bella che potessero trovare.
Gli scoiattoli portarono noci e nocciole; i conigli carote e radici dolci; le pecore lana soffice e
calda; le mucche latte schiumoso e ricco di panna.
Miliardi di angeli si disposero in cerchio, cantando una serenata celestiale.
L'uomo aspettava il suo turno, ed era preoccupato. "Che cosa posso donare io? I fiori hanno il
profumo, le api il miele, perfino gli elefanti si sono offerti di fare la doccia a Dio con le loro
proboscidi per rinfrescarlo".
L'uomo si era messo in fondo alla fila e continuava a scervellarsi. Tutte le creature sfilavano
davanti a Dio e depositavano i loro regali.
Quando rimasero solo più alcune creature davanti a lui, la chiocciola, la tartaruga e il bradipo
poltrone, l'uomo fu preso dal panico.
Arrivò il suo turno. Allora l'uomo fece ciò che nessun animale aveva osato fare. Corse verso Dio
e saltò sulle sue ginocchia, lo abbracciò e gli disse: "Ti voglio bene!".
Il volto di Dio si illuminò, tutta la creazione capì che l'uomo aveva fatto a Dio il dono più bello ed
esplose in un alleluia cosmico.2
2BRUNO FERRERO, Alla Festa della Creazione, Solo il Vento lo sa, LDC.
Il corpo un dono d'amore
IL DONO DEL CORPO: POSSO DONARE IL MIO SAPERE, IL MIO TEMPO, UN SORRISO... MA NON
A TUTTI SI PUÒ FARE LO STESSO DONO COL CORPO: LA CAREZZA CHE SI FA AI FIGLI NON LA
STESSA CHE FAI AL MARITO/MOGLIE. IL DONO DEL PROPRIO CORPO È IL DONO PIÙ PREZIOSO
PERCHÉ È ESCLUSIVO, UNICO, E HA COME CONSEGUENZA UN DONO PREZIOSISSIMO CHE È LA
VITA NUOVA.
“E quindi uscimmo a riveder le stelle” (Dante Alighieri)
LA PAROLA
Gen 2, 18-25
E il Signore Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda".
Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li
condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato
ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il
bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l'uomo non trovò un aiuto che
gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli
tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva
tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse:
"Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà ishshà - donna,
perché da 'ish - l'uomo è stata tolta"".
Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica
carne.
Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna.
Per il dialogo tra noi
•
•
Il brano che abbiamo letto ha a che fare con il dono di cui abbiamo parlato in questo periodo?
I nostri ragazzi cosa pensano del corpo e della sessualità? Cosa pensano del matrimonio?
... e nel gruppo
•
•
•
•
•
Nel dono ci sono io.
Posso donare il mio sapere, il mio tempo, un sorriso...
Non a tutti si può fare lo stesso dono col corpo: la carezza che si fa ai figli non è come quella
del marito/moglie, non è la stessa che si fa alla propria madre e non è la stessa di quella che si
fa ad un'amica/amico.
Occorre la Sapienza dello sguardo ed un amore capace di guardare dentro di sé e dentro la
relazione con l'altro.
Educare a relazioni Giuste (= nella giustizia di ciò che appartiene ad ognuno) per una migliore
unità interiore, una integrità con sé stesso e con gli altri.
• Il dono del corpo è un dono unico.
Il dono del corpo è il dono più prezioso che si possa fare, perché significa donare tutta la persona, per
intero! Il dono del proprio corpo merita di essere il dono più prezioso perché è esclusivo, unico,
perché ha come conseguenza un dono preziosissimo che è la vita nuova.
• Il dono del proprio corpo merita di essere inserito in un contesto unico, irripetibile, esclusivo,
capace della fecondità più grande: un contesto che sappia dire "A te per sempre".
Per riflettere in famiglia
Se educare all’AMORE VICENDEVOLE è l’unico antidoto nei confronti dell’invadente
narcisismo che invade il nostro presente è nell’orientare al valore duraturo dell’affetto per
l’altro e all’offerta del legame che può disegnarsi una strategia educativa, volta a incanalare il
desiderio e a neutralizzare il prevalente consumo emotivo dei rapporti sentimentali, spesso
destinati al fallimento e al malinconico mal di vivere.
Il nostro culmine sessuale ha molto a che fare con quello che siamo autenticamente come
persone umane.
I sentimenti degli adolescenti vengono avvertiti profondamente, tuttavia non possono
presentarsi così sviluppati come lo saranno qualche decennio più tardi. Spesso gli
adolescenti credono realmente che quello è l'amore della loro vita, ma i genitori
sanno che sono tante le esperienze che li attendono.
Un bocciolo è bellissimo e contiene un'altrettanto bella promessa, tuttavia ha bisogno del
suo tempo per sbocciare e aprirsi al sole.
Vita della mia vita,
Sempre cercherò di scacciare
sempre cercherò di conservare
ogni malvagità dal mio cuore,
puro il mio corpo,
e di farvi fiorire l'amore,
sapendo che la tua carezza vivente
sapendo che hai la tua dimora
mi sfiora tutte le membra.
nel più profondo del cuore.
Sempre cercherò di allontanare
E sempre cercherò nelle mie azioni
ogni falsità dai miei pensieri,
di rivelare te,
sapendo che tu sei la verità
sapendo che è il tuo potere
che nella mente
che mi dà la forza di agire.
mi ha acceso la luce della ragione.
Tagore