Eucaristia e sacrificio Don Giancarlo Bruni - Livorno

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Ma l’Eucaristia è un ostacolo oppure una ‘via’ all’unità?
EUCARESTIA E SACRIFICIO: ANNOTAZIONI ECUMENICHE di
Giancarlo Bruni (docente di teologia ecumenica).
Intervento conclusivo al percorso su Eucarestia/Cena del Signore,
promosso dal gruppo sae di Livorno per l’anno sociale 2009-2010 e
completato con la raccolta delle relazioni nel corso del 2011
Diradarsi di un sospetto
Nell’Heidelberg Katechismus alla domanda 80 viene data questa
risposta: “E la Messa, quindi, in sostanza non è altro che una negazione
dell’unico sacrificio di Gesù Cristo e una maledetta idolatria”1.
Questa risposta del XVI secolo agli abusi teorici e pratici della
celebrazione eucaristica, e il no di una parte considerevole di cristiani “ di
procedere alla scomunica dell’elemento sacrificale”2 della Cena del
Signore chiesta dalla Riforma, ha contribuito in maniera notevolissima
alla divisione della Chiesa di Occidente.
L’ecumenismo contemporaneo di tipo teologico è ritornato sul tgema
ricco di una conoscenza più adeguata del termine memoriale ricondotto
alla sua matrice ebraico-giudaica, e del patrimonio interpretativo dei
padri della chiesa e del vissuto liturgico. E il sospetto che pendeva sul
legame Cena-sacrificio ha cominciato a diradarsi. Documenti come
quello del dialogo cattolico-anglicano3, cattolico-metodista4, cattolicoluterano5, fino al documento di Lima sul Battesimo, eucaristia e ministero
ad opera di Fede e Costituzione6 ne sono la testimonianza scritta.
Notificazione di una frattura ricomposta o in via di ricomporsi nei termini
bene puntualizzati, ad esempio, nell’accordo di Dombes sull’eucaristia:
“Cristo ha istituito l’Eucaristia come il memoriale di tutta la sua vita, ma
soprattutto della sua croce e della sua resurrezione. Gesù Cristo stesso,
con tutto quello che ha compiuto per noi e per tutta la creazione, è
1
Citazione da J.J. Von Allem, Il Carattere sacrificale della cena, in Teologia del
presente, 4,1971,p.43,n.4.
2
Ivi, p. 42.
3
Commissione internazionale anglicana-cattolica romana, Dichiarazione concordata
sulla dottrina eucaristica, Windsor, 1971, in Enchiridion Oecumenicum (EO) 1,EDB,
1986, p.11-16.
4
Commissione mista Chiesa cattolica-Consiglio metodista mondiale, Rapporto degli
anni 1967-1970, Denaver 1971, in EO 1, p. 929-933.
5
Commissione congiunta cattolica romano-evangelica luterana, L’Eucaristia, 1978, in
EO 1, p.589-653.
6
Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese, Battesimo,
eucaristia, ministero, Lima, 1982, in EO, p.1391-1447, relativamente all’Eucaristia,
p.1409-1421.
presente in questo memoriale, che è anche la pregustazione del suo regno.
Il memoriale, in cui Cristo opera attraverso la celebrazione gioiosa della
sua chiesa, implica questa ri-presentazione e questa anticipazione.
Dunque non si tratta solamente di richiamare alla mente un avvenimento
del passato o il suo significato. Il Memoriale è la sua proclamazione
effettiva, fatta dalla Chiesa, della grande opera di Dio. Mediante la sua
comunione con Cristo, la Chiesa partecipa a questa realtà di cui vive.
Il memoriale, come ri-presentazione e anticipazione, è vissuto nel
ringraziamento e nell’intercessione. Attualizzando il memoriale della
passione, resurrezione e ascensione di Cristo,nostro sommo sacerdote e
intercessore, la chiesa presenta al Padre il sacrificio unico e perfetto del
suo Figlio e gli chiede di rendere partecipe ogni uomo dei benefici della
grande opera della redenzione ch’essa proclama.
Così , uniti a nostro Signore che si offre al Padre e in comunione con la
chiesa universale del cielo e della terra, noi siamo rinnovati nell’alleanza
stipulata nel sangue di Cristo, e offriamo noi stessi come sacrificio
vivente e santo che deve esprimersi in tutta la nostra vita quotidiana.
Il memoriale di Cristo è il contenuto essenziale della parola proclamata e
dell’eucaristia. Non si celebra l’eucaristia senza l’annuncio della parola,
poiché il ministero della parola è in funzionedell’eucaristia, e,
reciprocamente, questa presuppone e completa la parola”.7
Affermarsi di un accordo
Il testo di Dombes, sintesi di un sentire e di un pensare ecumenici diffusi,
inizia con l’affermare un legame, nella Cena-sacrificio, che non può
essere ulteriormente eluso.
1.Il memoriale “di tutta la sua vita, ma soprattutto della sua croce e della
sua risurrezione”, “il sacrificio unico e perfetto del Figlio” non è lasciato
alla sola predicazione (accentuazione protestante) ma è stato affidato dal
Signore stesso a una celebrazione (accentuazione cattolica) nella quale la
parola che rende di fuoco il cuore raggiunge il suo sensus plenior
facendosi riconoscere nella frazione del pane. Un nesso, quello tra
eucarestia e sacrificio, ripetuto a mo’ di ritornello dai dialoghi tra le
chiese:
“Gesù Cristo ha istituito l’Eucarestia come memoriale di tutta l’opera di
riconciliazione compiuta da Dio in lui. Nella preghiera eucaristica la
chiesa continua a celebrare il memoriale perenne della morte di Cristo”.8
Accordo di Dombes tra cattolici e protestanti, L’unità passa attraverso l’eucaristia
in il Regno-Documenti, 9, 1972, p.258-259.
8
Commissione anglicana-cattolica romana, o.c., p.13.Commissione chiesa cattolica7
“La Chiesa ubbidendo all’ordine del Signore: “Fate questo in memoria di
me” (Lc 22,19; 1Cor 11,24-ss) viene a contatto con il sacrificio di Cristo
in modo sempre nuovo”.9
“L’Eucaristia è la celebrazione del sacrificio pieno, perfetto e sufficiente
di Cristo offerto una volta per tutte e per il mondo intero”.10
“L’Eucarestia è ilmemoriale di Cristo crocifisso e risorto, cioè il segno
vivo e efficace del suo sacrificio, compiuto una volta per tutte sulla croce
e ancora operante a favore di tutta l’umanità… L’eucaristia è il
sacramento del sacrificio unico di Cristo, sempre vivente per intercedere
in nostro favore”.11
Non sono che esempi, qualificati, tra i tanti
2. Dall’affermazione si passa poi alla spiegazione di un legame. In che
termini va inteso il nesso Cena-sacrificio? L’ideologia della ripetizionereiterazione-rinnovazione del sacrificio della croce nella eucaristia, causa
non secondaria della domanda di scomunica dell’aspetto sacrificale dalla
Cena, denota la povertà di un confronto, quello del sec.XVI, che aveva
smarrito la patria e con essa il senso ultimo di anamnesisis-memoria, lo
Zikaron ebraico. Una patria oggi recuperata:
“La redenzione attraverso la morte e la resurrezione di Cristo è stata
compiuta una volta per sempre nella storia. La morte di Cristo sulla croce,
culmine di tutta la sua vita di ubbidienza, costituisce il sacrificio unico,
perfetto e sufficiente per i peccati del mondo. Non ci può essere
ripetizione di questo sacrificio, né aggiunta a quanto Cristo ha compiuto
una volta per sempre. Nessun tentativo di esprimere il legame che esiste
tra il sacrificio di Cristo e l’Eucaristia deve oscurare questo fatto
fondamentale della fede cristiana 12…
Il concetto di memoriale, così come era compreso nella celebrazione
pasquale al tempo di Cristo - rendere effettivamente presente un
avvenimento del passato - ha aperto la via a una comprensione migliore
del rapporto di Cristo e l’eucarestia. Il memoriale eucaristico non è la
semplice rievocazione di un evento passato e del suo significato, ma è la
proclamazione efficace, operata dalla Chiesa, della possente opera di Dio.
consiglio metodista,o.c., p.931.
9
Commissione cattolica romana-evangelica luterana,o.c., p.605.
10
11
12
Commissione Fede e Costituzione, o.c., p.1412-1413.
Commissione anglicana -cattolica romana, o.c., p.13-14
Nella preghiera eucaristica la chiesa continua a celebrare il memoriale
perenne della morte di Cristo”.
Questo testo del dialogo cattolico anglicano costituisce la base, spesso
citata, di ogni dialogo successivo. In esso viene detto come il sacrificio
della croce non si dice nella Eucaristia: come ripetizione, come aggiunta,
come semplice rievocazione. In esso viene detto come il sacrificio della
croce si dice nella Eucarestia: come memoria.
Ripetizione e aggiunta sono in evidente contraddizione con
l’affermazione dell’unicità e dell’irripetibilità del sacrificio della croce
attestata dalla Scrittura (Eb 10, 10-14) croce sufficiente per la
riconciliazione di tutte le cose (Col 1,20)). Semplice rievocazione o
ricordo, da parte sua, attenua decisamente un legame il cui mistero è
espresso, in quantum possumus, dalla nozione di memoriale: nella cena il
Kairos della croce avvenuto una volta per sempre è reso
contemporaneo13, operante e proclamato dall’anamnesi. In maniera che
nessuno possa dirsi escluso dall’”evento di fondazione”.
3. Una contemporaneità che dischiude a una compartecipazione. Il
Risorto che si rende presente (“questo è il mio corpo”-”questo è il mio
angue”) , e che rende presnte il suo sacrificio di salvezza “corpo
spezzato”- “sangue versato”- “per voi”- “pertutti”) rende partecipi gli
invitati a Cena (Chiesa sua convocazone e suo corpo) al movimento di
donazione di sé al Padre, uguale ieri-oggi-sempre, culminato nella croce.
Pertanto non si dà un sacrificio della chiesa accanto a quello di Cristo,
ma un unico sacrificio, quello di Cristo, ri-presentato nella anamnesi e
riofferto, per Cristo - con Cristo - in Cristo. Offrendo lui stesso il proprio
corpo quale ostia vivente e santa (Rm 12,1; Ef 5,2). Così come non esiste
una lode autonoma e intercessione autonoma, ma una partecipazione per
grazia al suo sacrificium laudis (Eb 13, 15) e alla sua intercessione
cosmica. Tutto questo, a grandi linee, è detto in forma estremamente
stringata da documento di Windsor:
“I suoi membri, uniti a Dio e tra loro, lo ringraziano per tutte le sue
manifestazioni di misericordia, implorano i benefici e si uniscono al gesto
con cui Cristo offre se stesso a Dio”.14
Dall’uomo sacrificio all’uomo sacramento
Il discorso non è concluso.Nella Cena il Signore risorto si fa presente,
13
14
Commissione Fede e Costituzione, o.c.,p.1412 n5
Commissione anglicana-cattolica romana, o.c., p.14
rende presente il suo sacrificio e si comunica (“mangiate”- “bevete”)
perché i partecipanti in forza dello Spirito ricevuto diventino sacrificio
come il Cristo in lui -per lui - con lui. Non basta fare memoria nel
ringraziamento e offrire intercedendo quell’unico e irripetibile sacrificio,
è richiesta la cristiformità, la forma sacrificale pari di quella di Cristo.
Così si esprime il documento sull’Eucaristia del dialogo cattolicoluterano:
“Nel suo corpo dato per i suoi (Lc22,19; 1Cor 11,24) e nel suo sangue
versato per essi (Mt26,28; Mc14,24; Lc22,20) il Signore è presente nel
suo donarsi. Egli è in mezzo a noi come colui che è stato donato dal Padre
nello Spirito Santo e come colui che dona se stesso per il Padre e per gli
uomini nello Spirito Santo. Così egli si comunica e così vule operare
ancora. Quanto più la comunità celebrante è coinvolta nell’evento di
questo totale donarsi, tanto più essa vive per la maggior gloria di Dio. La
chiesa che annuncia la morte del Signore è invitata a unirisi a questo
mistero. Essa non solo deve conoscere il sacrificio e parlarne: deve
lasciarsi coinvolgere da esso. Unendosi alla morte del suo Signore, essa
viene preparata a risorgere con lui. L’unione che Cristo dona riguarda
anche l volere e l’agire dei suoi. “Questo è il frutto dell’eucaristia: che tu
offra te stesso con tutta la tua vita, come Cristo, in queste parole, ha fatto
per te con tutto ciò che egli è”. La chiesa, ubbidendo all’ordine del
signore: “Fate questo in memoria d ime!” (Lc22,19; 1Cor 11,24s), viene a
contatto con il sacrificio di Cristo in modo sempre nuovo; essa riceve da
lui la vita e la forza di morire con lui”.15
Il perché di un rapporto si specifica ulteriormente. Gesù ha legato la croce
alla cena perché i suoi non si dimentichino che tra di loro a tavola, dono
del Padre, è Colui che li ama, li amerà e li ha amati ad altissimo prezzo,
dono di sé nella croce. Quel perdono e quello Spirito vere energie divine
che nell’adesso della storia generano l’uomo nuovo conforme al Figlio,
l’uomo sacrificio. Ove per sacrificio,sacrum facer, si intende il fare la
sola cosa gradita a Dio: il leggersi, contemplando il figlio, come dono di
Dio alla compagnia umana, un dono chiamato e inviato, nello Spirito
effuso dal risorto, a stare al cospetto dell’altro sulle orme del Figlio, come
auto-donazione libera, gioiosa, senza misura: “questo mio corpo è per te”,
“questo mio sangue è per te”. E l’uomo sacrificio diventa uomo
sacramento, il segno-racconto di un singolare modo di essere che
rimanda alla sorgente che lo rende possibile: il Padre per il Figlio nello
spirito.
Una possibilità non lontana da te. Certo il Padre può donare attraverso il
15
Commissione cattolica romana-evangelica luterana,o.c., p.605
Figlio lo Spirito della figliolanza-cristiformità a chi, come, dove e quando
vuole, oltre l’economia della Parola e del Sacramento. I discepoli non
possono avere la pretesa dell’esclusività, ad essi è richiesta l’obbedienza
al “Fate questo in memoria di me”. Un fare pubblico ed esplicito, una
Cena in faccia al mondo in cui il sacrificio che salva il mondo, l’amore
sino all’ultima goccia di sangue, continua a farsi presente e a generare per
la storia presenze di benedizione, rese capaci del sacrum facere.
Superate o in via di superamento le vecchie diatribe dottrinali, la Cena
come reiteratio del sacrificio della croce o ridotta a solo sacrificium
laudis, riscoperta la ricchezza insita nel termine anamnesi, le chiese
ritrovano nella cena la fonte e il culmine della loro verità: assemblea del
rendimento di grazie, annunciatrice della memoria non smarrita del
passato, l’evento della fondazione; assemblea dell’anticipazione del
futuro, la Cena come profezia del banchetto escatologico, l’evento della
consumazione; assemblea testimone che il passato atteso in pienezza
continua nel frattempo a farsi presente, la Cena come memoriale del
sacrificio della croce, non solo per essere lodato e offerto, ma in vista
della trans-figurazione dei partecipanti. Al mondo indice del “da dove”
emerge l’uomo nuovo: da Dio-Amore attraverso il più perfetto gesto
d’amore mai compiuto sotto il sole; gesto ricordato, gesto ri-vivibile in
maniera personalissima dagli investiti dallo Spirito d’amore che procede
dal Padre e che viene comunicato dal Corpo del Signore Risorto.
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