scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 03 marzo 2014
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
01/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Barracciu e Gentile, scelta che divide E le donne (dimenticate) protestano
8
01/03/2014 Corriere della Sera - Milano
Un milione e mezzo per il ritorno del call center
10
02/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Un minuto di lavoro ogni 7 giorni
11
02/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
un'Alleanza per la Ricerca
13
02/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
La vaccinazione antipolio in Italia compie 50 anni
14
02/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Riconoscere i sintomi improvvisi
15
02/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Poche «Unità Ictus » in Italia E il Sud ne è quasi del tutto privo
16
02/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Una patologia in crescita fra le donne
18
02/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Trombolitici e terapia endovascolare ora possono fare davvero la differenza
20
02/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Ci vuole prudenza con le staminali «per bellezza»
21
02/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Informazioni e questionario online sull'Hiv
23
02/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
L'esame mammografico per il tumore al seno fa la differenza o è inutile?
24
02/03/2014 Corriere della Sera - Roma
Acqua inquinata e ricoverati assistiti male Chiuso un ospizio
25
02/03/2014 Corriere della Sera - Milano
La «cura Angelika» a Villa Eden Ritrovare la forma nel regno di Sissi
26
01/03/2014 Il Sole 24 Ore
Sanità Privata Toscana, un punto di riferimento nel panorama italiano
27
01/03/2014 Il Sole 24 Ore
Cure all'estero, meno vincoli
30
02/03/2014 Il Sole 24 Ore
Il veleno nelle uova di serpente
32
02/03/2014 Il Sole 24 Ore
L'inganno di Stamina
33
03/03/2014 Il Sole 24 Ore
Un click per pagamenti e certificati
35
01/03/2014 La Repubblica - Milano
"Riconoscete la nostra malattia" la battaglia degli "allergici a tutto"
38
01/03/2014 La Repubblica - Roma
Case della salute al via la cura diventa capillare
39
01/03/2014 La Repubblica - Palermo
I cantieri inutili all'ospedale le sale operatorie resteranno chiuse
40
02/03/2014 La Repubblica - Bologna
Happy hour senza alcol, il Sant'Orsola va a scuola
42
02/03/2014 La Repubblica - Milano
"La pillola del giorno dopo? Impossibile"
43
02/03/2014 La Repubblica - Torino
Regionali, Chiamparino parte in testa
44
02/03/2014 La Repubblica - Torino
L'ex sindaco a Domodossola "No ai tagli nelle zone montane"
46
02/03/2014 La Repubblica - Nazionale
IO, MIA MADRE E L'ALZHEIMER
47
02/03/2014 La Repubblica - Nazionale
Come sto? D'ora in poi il check-up me lo faccio da me
48
02/03/2014 La Stampa - Torino
Il primo sondaggio arriva dal Pd "Chiamparino 39%"
50
01/03/2014 Il Messaggero - Nazionale
Sanità, via alle cure senza frontiere nell'Unione europea
51
01/03/2014 Il Messaggero - Roma
Dall'oculistica ai prelievi dopo 10 anni riapre la Asl di via Tagliamento
52
01/03/2014 Il Messaggero - Nazionale
Nuove cure anticancro, patto Harvard Tor Vergata
53
01/03/2014 Il Messaggero - Nazionale
Necessaria almeno una notte di ricovero precedenza a chi non può curarsi in patria
54
01/03/2014 Il Messaggero - Ancona
Il sindaco vede Gengasi prepara la vertenza
55
03/03/2014 Il Messaggero - Nazionale
Sanità, ecco i controllori anti-corruzione
56
02/03/2014 Il Giornale - Nazionale
Lesioni cerebrali per 20mila bimbi
58
02/03/2014 Il Giornale - Nazionale
A marzo per «la salute orale» visite gratuite da 1500 dentisti
59
02/03/2014 Il Giornale - Nazionale
Accordo di collaborazione Italia-Stati Uniti per la ricerca sulle malattie rare
60
01/03/2014 Avvenire - Nazionale
Gemelli, ok al budget per il Lazio
61
01/03/2014 Avvenire - Nazionale
Lorenzin: sarà aggiornata lista malattie rare
62
01/03/2014 Avvenire - Nazionale
Salute da tutelare
63
01/03/2014 Avvenire - Nazionale
La moda del bimbo a contratto impazza dall'Australia a Israele
64
01/03/2014 Avvenire - Nazionale
Il governo fa chiudere Medici senza frontiere
65
02/03/2014 Avvenire - Roma
Servizi e cure, il confronto
66
02/03/2014 Avvenire - Nazionale
Malattie rare, ai pazienti il sostegno di Francesco
67
02/03/2014 Il Gazzettino - Venezia
Pazienti con il braccialetto
68
01/03/2014 QN - Il Giorno - Milano
Appello di inquilini e sindacati alla Asl «Rinnovate subito i contratti d'affitto»
69
01/03/2014 Il Manifesto - Nazionale
«Mai più clandestine», parte oggi la campagna per difendere la legge 194
70
02/03/2014 Libero - Nazionale
Italian Migraine Project, alleanza contro le cefalee
71
02/03/2014 Libero - Milano
Appello in corsia: «Servono mille medici per Expo»
72
02/03/2014 Il Secolo XIX - Genova
L'ex manicomio degli sprechi
73
02/03/2014 Il Secolo XIX - Genova
«Ecco perché l'anestesia non deve più fare paura»
75
01/03/2014 ItaliaOggi
Alzheimer, uniti i big dei farmaci
76
01/03/2014 ItaliaOggi
Cure all'estero con il rimborso
77
02/03/2014 L Unita - Nazionale
Braccialetti rossi, tra fiaba e coraggio
79
02/03/2014 L Unita - Nazionale
Cosa è Stamina? Ecco due ebook
80
03/03/2014 L Unita - Nazionale
Sclerosi, il farmaco alla cannabis è troppo costoso
81
01/03/2014 QN - La Nazione - Firenze
Sos sanità, diminuiscono i servizi specialistici E il cardiologo itinerante rimane fermo
al palo
83
03/03/2014 La Repubblica - Affari Finanza
Con la "Tele-Icu" la telemedicina arriva fino alla terapia intensiva
84
03/03/2014 ItaliaOggi Sette
Sanità, le regioni fanno da sé
85
01/03/2014 Milano Finanza
Fame di crescita
87
01/03/2014 La Notizia Giornale
Angelucci lasciati al verde Consulta ultima speranza
88
01/03/2014 La Notizia Giornale
L'epatite C fa meno paura Con una compressa va ko
89
01/03/2014 La Notizia Giornale
Nel sangue la durata della vita Un prelievo svela il futuro
90
01/03/2014 Gente
Quando lo zucchero diventa un nemico
91
01/03/2014 Gente
Se si vaccinassero pure i maschi il papilloma potrebbe sparire È a rischio la fertilità
93
01/03/2014 Altroconsumo
No alle cure miracolose
94
01/03/2014 Altroconsumo
Filtrare? Meglio di no
95
01/03/2014 Il Pediatra
L'importanza della prevenzione
100
01/03/2014 Il Pediatra
Ospedali pediatrici II bambino al centro della cura
103
01/03/2014 Il Pediatra
Storia degli ospedali per l'infanzia
107
01/03/2014 Il Pediatra
Epilessia in età pediatrica Nuovi approcci farmacologici
108
01/03/2014 Il Pediatra
Una ematuria di origine sconosciuta
113
01/03/2014 Il Pediatra
La salute si programma con l'alimentazione
116
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
74 articoli
01/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il retroscena La candidata mancata in Sardegna e il senatore coinvolto nel caso dell'Ora della Calabria
Barracciu e Gentile, scelta che divide E le donne (dimenticate) protestano
Agli uomini l'80% dei posti. Fiano escluso, anche Giani fuori
Monica Guerzoni
NOTIZIE CORRELATE
ROMA - Per giorni gli amici, i colleghi e i familiari hanno fatto a gara nell'augurargli «in bocca al lupo» e ieri,
quando ha visto che nella lista dei prescelti il suo nome non c'era, il pd Paolo Coppola ha affidato a quattro
scarne parole la sua frustrazione: «Ha vinto il lupo». La delusione corre (anche) su Twitter, il mezzo di
locomozione veloce più usato su Internet dal premier. Alle tre Emanuele Fiano, al quale Franceschini aveva
promesso una poltrona all'Interno, scolpisce sulla bacheca del social network: «Impossibile delle volte
continuare a credere nel proprio lavoro». Segue abbraccio virtuale dell'ex deputato Andrea Sarubbi («non sei
dentro? non ci posso credere») e immancabile liturgia delle condoglianze, alle quali il delusissimo Fiano
risponde in stile zen: «Capita, nella vita... La politica è così, sono già molto fortunato».
Qualcuno è stato più fortunato di lui. Le biografie di Angela D'Onghia, l'imprenditrice-senatrice che finanziò
con oltre centomila euro la nascita di Scelta civica, la descrivono «nata con la camicia» per via della ditta di
famiglia che sforna bluse di successo. Si occuperà di Istruzione, con buona pace del sottosegretario uscente
Marco Rossi Doria, celebre maestro di strada. E la giovane economista Irene Tinagli? «Non lo so cosa è
successo - risponde la deputata di Scelta civica, sparita all'ultimo dalla lista -. Capisco il bisogno di
compensare correnti e controcorrenti, ma nove donne su 44 è una brutta immagine, che fa dimenticare la
bellissima vetrina del governo paritario. Che peccato, non è un bel modo di difendere le donne». L'onorevole
di Scelta civica spera che Renzi si ravveda modificando la legge elettorale: «Ha detto che non vuole diktat,
ma deve dare un segnale forte e renderla più paritaria».
Fuori la dalemiana Marta Dassù, vice agli Esteri nel governo Letta. Dentro (allo Sviluppo) Simona Vicari, la
berlusconiana pentita che sfoggiò in Aula, nei giorni del voto per il Quirinale, la t-shirt con la scritta «Il diavolo
veste Prodi». Fuori Cécile Kyenge e Cecilia Guerra, che il Pd modenese ringrazia «per aver lavorato bene, in
settori fondamentali» come l'integrazione, il welfare e le pari opportunità. E dentro, tra le polemiche,
l'eurodeputata Francesca Barracciu. Renzi le aveva chiesto di ritirarsi dalla corsa per la presidenza della
Sardegna a causa dell'inchiesta sui fondi regionali e adesso molti si chiedono «perché in Sardegna no e al
governo si?». La risposta sta in una parola sola, con la quale gli scontenti spiegano siluramenti e promozioni:
compensazione. Un metodo che ha «segato» le aspettative di Eugenio Giani, mancato sindaco di Firenze
(che ora spera in un ripescaggio allo Sport) e risarcito l'altro renziano Roberto Reggi, silurato a suo tempo
dalle liste del Parlamento: un ingegnere elettrotecnico all'Istruzione.
La tradizionale caccia all'«impre-sentabile» è partita. «C'è qualche nome da brivido» dice Nichi Vendola e,
con acculturata malizia, invece di usare la parola governo scandisce «gabinetto». Grande attenzione
mediatica, in nega-tivo, solleva il nome di Antonio Gentile, l'alfaniano calabrese che va alle Infrastrutture
portandosi dietro un pesante fardello di spifferi e sussurri. «Nomina inopportuna» commenta Giuseppe
Giulietti di Articolo 21, che evoca la «censura» dell'Ora di Calabria: le cronache raccontano che il quotidiano
fu stoppato in tipografia il 19 febbraio perché recava, in prima pagina, la notizia del coinvolgimento del figlio di
Gentile nell'inchiesta sulla sanità calabrese.
I siti si soffermano anche su Cosimo Ferri, entrato già nell'esecutivo Letta in barba alle intercettazioni dello
scandalo Calciopoli. E con Renzi arriva al governo il penalista beneventano Umberto Del Basso De Caro,
tirato dentro alla «Rimborsopoli» campana con il sospetto di peculato. Un ventennio addietro fu protagonista
della «storica» difesa di Bettino Craxi nella Giunta per le autorizzazioni: «È un perseguitato!». Un altro che
viene da quella storia, il leader del Psi Riccardo Nencini, si ritrova viceministro alle Infrastrutture (al posto del
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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01/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 9
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sindaco di Salerno Vincenzo De Luca) e pazienza se puntava alla Cultura: «Proverò a coniugare l'arte con il
cemento armato». E la storia dei 456 mila euro che ha dovuto restituire al Parlamento europeo? «Tranquilli,
nessun avviso di garanzia... È solo una pratica amministrativa con ricorso pendente».
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Chi è dentro e chi è fuori
Le new entry I renziani Luca Lotti
(a sinistra), 31 anni, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Editoria, e Roberto Reggi, 53
anni, sottosegretario all'Istruzione
I ritorni Umberto Del Basso De Caro (a sinistra), 60 anni, del Pd, e Antonio Gentile, 63 anni, del Ncd:
entrambi sono stati nominati sottosegretari
a Infrastrutture e Trasporti
Gli esclusi Non ce l'hanno fatta
a entrare nella squadra di governo il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, 64 anni, del Pd, e l'economista
Irene Tinagli, 39 anni, di Scelta civica
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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01/03/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 3
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Un milione e mezzo per il ritorno del call center
Un milione e mezzo di euro per avviare il ritorno del call center sanitario in Lombardia, operativo da ormai un
decennio in quel di Paternò, provincia di Catania, paese natale della famiglia La Russa. La giunta di Roberto
Maroni ieri ha dato il via libera all'operazione e alla prima tranche di finanziamenti. Il centralino tornerà a
Milano, nella storica sede di Lombardia Informatica di via Don Minzoni (zona Bovisa). Scartata in corso
d'opera la soluzione dell'immobile Asl di via Juvara. Un primo passo, spiegano da Palazzo Lombardia. Il
ritorno a casa del call center sanitario è stato da subito uno dei cavalli di battaglia dell'amministrazione a
guida leghista. E la sede di Paternò? «Sarà via via alleggerita», assicura l'assessore alla sanità Mario
Mantovani. Fino all'obiettivo finale: il call center che parla lombardo. (a.se .)
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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È a Paternò
02/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Un minuto di lavoro ogni 7 giorni
GIAN ANTONIO STELLA
«Benarrivatodottore». «Allaprossimadottore». Una volta la settimana il veterinario Manuel Bongiorno è
chiamato a superare «Beep-Beep», il pennuto più veloce del West nemico di Willy il coyote: deve timbrare il
cartellino d'entrata e quello d'uscita in un minuto. Fatto quello, il suo lavoro «convenzionato» settimanale
all'azienda sanitaria è finito. Direte: è uno scherzo? No, è il record planetario di delirio burocratico. In
provincia di Trapani.
Per capire come sia nato questo pasticcio, che quattro volte al mese obbliga quel professionista a sottoporsi
a Castelvetrano a quel rito ridicolo, occorre fare un passo indietro. Dovete dunque sapere che da una ventina
di anni la Sicilia abusa più di chiunque altro in Italia della possibilità di avere due tipi di veterinari. I «dirigenti»
assunti a suo tempo dopo un concorso e chiamati a svolgere un orario settimanale di 38 ore, assimilabili ai
medici degli ospedali o degli ambulatori di base, e i «convenzionati», professionisti che magari hanno un
ambulatorio per conto loro ma che vengono pagati dalle aziende sanitarie regionali per alcuni compiti
specifici. Primo fra tutti quello di combattere la brucellosi, una malattia bovina che può attaccare l'uomo e che
è particolarmente diffusa al Sud. Per capirci: su 1.200 veterinari «convenzionati», 350 sono siciliani.
La svolta arriva nel 2009. Quando la Regione decide di allargare a questi veterinari il contratto dei medici
convenzionati esterni. Problema: l'impegno medio d'un otorino che lavora in ambulatorio può essere più o
meno determinato. Ma come fissare dei parametri per i veterinari che girano le campagne e qui trovano la
strada asfaltata e lì sterrata, qui le vacche nelle stalle e lì allo stato brado nei campi? Pensa e ripensa,
decidono di fotografare la realtà e ripeterla nei nuovi contratti col copia incolla. Un veterinario ha fatturato
all'Azienda sanitaria provinciale nell'anno di riferimento 20.000 euro? Calcolando che come i medici
convenzionati deve avere 38 euro lordi l'ora, ecco un contratto annuale per 526 ore l'anno, dieci a settimana.
Con un rinnovo automatico l'anno successivo. Nella speranza che un giorno, chissà, arrivi l'assunzione.
Fatto sta che nella prima tornata, di «convenzionati», ne vengono imbarcati oltre trecento. «E noi?», saltan su
gli esclusi. Tira e molla, nel 2012 la Regione decide di aprire anche a quelli che erano stati chiamati solo per
lavori saltuari. E di distribuire loro contrattini piccoli piccoli. «Era chiaro che sarebbero venuti fuori dei
pasticci», spiega il presidente nazionale del sindacato veterinari, Paolo Ingrassia, «Ma le nostre proposte per
trovare soluzioni sensate, come un minimo di sei ore settimanali, sono state respinte». Risultato: alcuni
veterinari, convinti che valesse la pena comunque di mettere un piede dentro il sistema, hanno accettato
convenzioni mignon. Due ore la settimana, quarantacinque minuti, quattro minuti... Fino al record di cui
dicevamo.
La lettera su carta intestata del Servizio sanitario nazionale, che ha come oggetto «richiesta trasformazione
del contratto di diritto privato in incarico ambulatoriale a tempo determinato», è un capolavoro di follia
burocratica. Dato atto che il dottor Manuel Bongiorno ha le carte in regola per il nuovo contratto, il
coordinatore e il responsabile amministrativi scrivono che «sulla base delle retribuzioni in godimento al 31
dicembre dell'ultimo anno di servizio le ore settimanali conferibili, calcolate in sessantesimi, risultano pari a
0,01 minuti». Che poi, per come è scritto, sarebbero un 100º di minuto. Nella lettera al neo «convenzionato»,
il coordinatore sanitario conferma: «In esecuzione della deliberazione (...) con la presente si conferisce alla
Signoria Vostra incarico ambulatoriale a tempo determinato per n° 0,01 minuti settimanali per l'area
funzionale di Sanità Animale con decorrenza...».
«Una volta a settimana vado nella sede dell'Asp e devo passare il badge. Entro, aspetto che passi un minuto,
e poi ripasso il badge. Va avanti così da mesi», si è sfogato Manuel «Beep-Beep» Bongiorno con Ignazio
Marchese, che per primo ha raccontato la storia all'Ansa. «A giugno e luglio sono dovuto andare a Trapani,
penso che mi spetti anche un rimborso benzina. Io voglio solo potere svolgere la mia attività e una condizione
che mi amareggia...».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
11
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Trapani Il contratto di un veterinario nell'azienda sanitaria
02/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
12
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Al di là del suo destino personale, il tema è: che futuro ha un Paese come il nostro se una Regione fissa
regole così insensate, se dei dirigenti predispongono con trinariciuto ossequio formale una scemenza
burocratica del genere, se un iter amministrativo così ridicolo viene a costare immensamente più di quanto
valga quel contratto? Ma più ancora: possibile che per mesi vada avanti un delirio del genere senza che una
persona di buon senso abbia l'autorità di scaraventare tutto nel cestino?
Gian Antonio Stella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
350
Convenzionati Sono i veterinari siciliani con un ambulatorio che lavorano anche per le Asl regionali
02/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 41
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Negli Usa dati condivisi fra National Institutes of Health e aziende farmaceutiche
ADRIANA BAZZI
Fino a ieri si facevano la guerra, adesso hanno deciso di collaborare. Dieci aziende farmaceutiche, fra le più
grandi del mondo, convinte da Francis Collins, il direttore dei National Institutes of Health americani,
condivideranno scoperte, dati, ricercatori con l'obiettivo di accelerare la messa a punto di nuovi farmaci
e coinvolgeranno anche gruppi non profit, come
le associazioni dei pazienti. Non è la prima volta che pubblico e privato lavorano insieme, ma questo
progetto, della durata di cinque anni, è il più ambizioso di tutti e riguarderà quattro malattie: Alzheimer,
diabete di tipo 2, artrite reumatoide e lupus (una patologia autoimmune che colpisce diversi organi e tessuti).
Il patto fra le big pharma vale, ovviamente, per l
le ricerche che indagano i meccanismi di base delle malattie e puntano a individuare quei bersagli molecolari
che possono essere aggrediti da farmaci in grado di rallentare
o fermare i processi patologici: si vuole costruire una sorta di Google Map delle quattro patologie. Poi ogni
azienda andrà per la sua strada nello sviluppo
di nuove molecole terapeutiche.
Oggi la ricerca è sempre più costosa e le industrie non sono più in grado di affrontare la situazione.
Prendiamo l'Alzheimer: nonostante gli enormi investimenti, tutti gli studi con nuovi farmaci sono falliti. E uno
dei motivi è che le compagnie farmaceutiche non hanno a disposizione tutte le informazioni necessarie sulla
malattia per poter pensare a un potenziale farmaco efficace. E perché il rapporto fra donne e uomini colpiti
dal lupus è di nove a uno?
Perché anche l'artrite reumatoide è più frequente nelle donne (il rapporto è di tre a uno)? Non si sa, ma
capire
i motivi potrebbe essere di aiuto. Ben venga, dunque, questa alleanza e questo cambio di paradigma nella
ricerca che si inserisce nel movimento "open data ", un movimento che vuole rendere disponibili a tutti i dati
della ricerca scientifica e che trova un grande sostenitore nella rivista medica British Medical Journal .
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
13
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un'Alleanza per la Ricerca
02/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 41
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La vaccinazione antipolio in Italia compie 50 anni
1 Marzo 1964. Parte in Italia il più grande sforzo organizzativo di prevenzione vaccinale. Obiettivo: bloccare la
poliomielite, che portava a paralisi circa 3 mila persone ogni anno e aveva «ondate» drammatiche, come
quella del 1958, con 7.500 individui vittime dell'infezione. Per vincere la poliomielite in un Paese nel pieno del
boom economico non si bada a spese: circa 7 milioni di bambini e ragazzi, dai 6 mesi ai 14 anni, vengono
protetti in pochi mesi nei confronti della malattia. La poliomielite, grazie alla vaccinazione, non si manifesta
più in Italia dal 1983 e l'intera Europa è «polio free» dal 2000. Ma la malattia non smette di far paura e il
vaccino si rivela un'arma ancora imprescindibile. In tre Paesi (Pakistan, Afghanistan e Nigeria del nord) il
virus è ancora endemico e le segnalazioni sono purtroppo frequenti: solo pochi mesi fa gli ultimi allarmi non
lontano da noi, con casi di malattia in Israele e Siria. Secondo quanto riportato sul sito dell'Oms, tuttavia, i
casi di poliomielite sono diminuiti di oltre il 99%, passando dai 350 mila del 1988 ai 403 del 2013.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
14
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Il numero
02/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 42
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Riconoscere i sintomi improvvisi
Solo un italiano su due conosce i sintomi dell'ictus. È da questa consapevolezza che parte la campagna
dell'Associazione per la Lotta all'Ictus Cerebrale (A.L.I.Ce) del prossimo aprile: un mese dedicato a iniziative
di prevenzione, sensibilizzazione e informazione in tutta Italia (per info www.aliceitalia.org), per far sì che tutti
imparino a riconoscere i segni di un ictus per chiamare aiuto prima possibile. «Dobbiamo far capire
l'importanza di non perdere tempo, spiegare i sintomi-cardine: meglio "spaventare" la gente e avere qualche
richiesta di soccorso che poi si rivela un falso allarme che non riuscire a curare chi ne ha bisogno - spiega
Giuseppe Micieli, neurologo all'Istituto Mondino di Pavia -. Fondamentale è capire che i sintomi arrivano
all'improvviso: se un disturbo neurologico è graduale e compare in qualche giorno non è un ictus, devono
allarmare invece mal di testa forti e improvvisi, perdite di equilibrio, disturbi della vista, della parola o del
movimento che compaiono di colpo e non passano».
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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La campagna
02/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 42
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Poche «Unità Ictus » in Italia E il Sud ne è quasi del tutto privo
Al contrario di quelle contro l'infarto, le strutture specializzate per affrontare la trombosi o l'emorragia
cerebrale in emergenza sono ancora mal distribuite Nel nostro Paese operative meno di 160 Stroke Unit,
quasi tutte al Nord e al Centro L'investimento per colmare la carenza si ripagherebbe entro tre anni
ELENA MELI
Nel mondo succede a una persona ogni sei secondi: un trombo va a occludere un'arteria cerebrale, oppure
un vaso sanguigno si rompe all'improvviso, e una parte più o meno estesa del cervello va in black-out. È
l'ictus, una malattia che in Italia e nel mondo occidentale è la prima causa di invalidità e ogni anno è
responsabile di oltre un decesso su dieci.
Viene da pensare che per affrontare un'emergenza tanto grave siano messe in campo tutte le risorse
possibili; invece durante l'annuale International Stroke Conference dell'American Stroke Association è stato
lanciato l'allarme, sottolineando che il 60% degli ospedali Usa non è attrezzato per erogare la terapia con
trombolitico, che "scioglie" il coagulo in caso di ictus ischemico (si veda nella pagina accanto), e appena il
4%dei pazienti candidabili a questa cura la riceve davvero. Sbagliato credere che da questa parte dell'oceano
le cose vadano meglio, proprio la scorsa settimana durante il congresso dell'Italian Stroke Organization sono
state segnalate le tante carenze nella gestione dell'ictus nel nostro Paese: dal momento in cui un paziente ha
i sintomi a quello in cui affronta la riabilitazione, infatti, sono tantissime le cose che possono andare storte
compromettendo la possibilità di un reale recupero che, se tutti gli ingranaggi funzionassero a dovere,
sarebbe alla portata di un numero molto più alto di malati. «Intanto, purtroppo, sono ancora pochi gli italiani
che sanno riconoscere i segni di un ictus per chiamare subito i soccorsi - spiega Paolo Binelli, presidente
dell'Associazione per la Lotta all'Ictus Cerebrale (A.L.I.Ce Italia Onlus) -. Un'indagine recente del Censis ha
mostrato che appena uno su quattro conosce i sintomi meno noti, come un mal di testa forte e improvviso, un
calo repentino della vista, l'incapacità di capire che cosa viene detto o iniziare a parlare a vanvera. Tanti
perciò non chiamano il 118 e vanno a letto sperando che passi. Una perdita di tempo che può essere fatale».
Chi ha un buon livello socioeconomico e culturale è più probabile che non trascuri gli indizi di un ictus, ma
anche in questi casi bisogna augurarsi di abitare nei paraggi di una delle Unità Emergenza Ictus, o Stroke
Unit. In Italia ce ne dovrebbe essere almeno una ogni 200mila abitanti (quindi non meno di 300 in totale),
invece sono operative poco meno di 160 e quasi tutte al Nord e al Centro, tanto che al Sud oggi si muore più
di ictus che di infarto. Perché le Stroke Unit non riescono a diffondersi come le Unità di Terapia Intensiva
Cardiologica (Utic), che hanno ridotto moltissimo le conseguenze nefaste degli attacchi cardiaci salvando la
vita a migliaia di persone? «Le Utic sono fiorite sull'onda della comparsa di cure risolutive per l'infarto come
l'angioplastica; anche la Stroke Unit fa la differenza, perché riduce del 10% la mortalità da ictus, ma questo
purtroppo non è stato capito appieno e in molte Regioni si è preferito non investire per realizzarle - risponde
Giuseppe Micieli, direttore del Dipartimento di Neurologia d'Urgenza dell'Istituto Neurologico Mondino di
Pavia -. In molti ospedali peraltro esistono risorse e professionalità che renderebbero relativamente semplice
l'apertura di una Stroke Unit». Non serve infatti chissà che cosa per attrezzarne una, bastano medici,
infermieri, logopedisti, fisioterapisti per cui l'ictus sia da anni il pane quotidiano: proprio l'esperienza sul
campo fa la differenza. Un paziente con sintomi sospetti che arriva in questi reparti viene subito sottoposto a
una TAC o comunque agli esami più adatti per capire il tipo di ictus in atto, poi senza perdere tempo si
somministrano i trattamenti più indicati al caso.
«Tutti hanno vantaggi dall'essere seguiti da una Stroke Unit, anche chi non può fare la trombolisi perché è
arrivato tardi in ospedale o chi è più grave perché ha un ictus emorragico - interviene Carlo Gandolfo,
docente di Neurologia dell'Università di Genova -. Grazie alle competenze acquisite seguendo solo questo
tipo di malati i medici riescono a prevenire e ridurre le complicanze, ad esempio iniziando la riabilitazione il
giorno stesso dell'ictus per ritrovare movimento, parola, capacità di deglutire». «In chi è stato seguito da una
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dossier medicina Organizzazione Alla carenza di centri «dedicati» si somma la mancanza di un protocollo
specifico per il soccorso
02/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 42
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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Stroke Unit la disabilità a un anno è inferiore del 25 per cento - aggiunge Binelli -. Questo spiega perché
l'investimento necessario a realizzare queste unità si ripaghi in appena due o tre anni: in Italia per i pazienti
con ictus si spendono ogni anno circa 3,7 miliardi di euro, a cui si aggiungono almeno 13-14 miliardi di costi
stimati per le famiglie, sulle quali la malattia ha un impatto devastante perché si trovano a dover gestire,
spesso del tutto da sole, l'impatto delle disabilità residue». Ridurre le conseguenze dell'ictus con trattamenti
tempestivi e specifici in Unità specializzate sarebbe perciò essenziale, ma la strada per arrivarci è in salita:
alla carenza di Stroke Unit si somma infatti la mancanza di un protocollo specifico per il soccorso. «Quando il
118 interviene su una persona con chiari sintomi di ictus la regola impone di portarlo al più vicino Pronto
Soccorso, indipendentemente dal fatto che vi sia una Stroke Unit - spiega Binelli -. Questo rallenta le cure
perché spesso in un normale Dipartimento d'Emergenza non si può fare la terapia più adeguata e si deve
perciò trasferire comunque il malato in una Stroke Unit, perdendo altro tempo. La nostra proposta è adottare
ovunque il "codice ictus", già attivo in Regioni come Liguria e Lombardia: in pratica, un protocollo di
emergenza che funzioni come una corsia preferenziale e consenta di portare il paziente con ictus alla Stroke
Unit più vicina, guadagnando minuti preziosi».
Il codice ictus ovviamente deve andare di pari passo con la realizzazione delle unità, perché se non sono a
portata di ambulanza arrivarci diventa impossibile: «A Napoli, una città con un milione di abitanti, non esiste
una Stroke Unit; in Sicilia per 5 milioni di persone ce ne sono appena 5 - sottolinea Gandolfo -. Dove c'è una
buona rete, come in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna o Veneto, il 60-70 per cento dei pazienti viene
seguito in una Stroke Unit riducendo mortalità, disabilità, durata dei ricoveri e aumentando la probabilità di
tornare a casa propria senza doversi ricoverare in strutture per lungodegenze. Altrove i malati finiscono in
reparti di ogni tipo, non attrezzati per affrontare casi spesso complessi e impegnativi; negli ospedali
organizzati per intensità di cura, poi, dove i pazienti vengono "smistati" solo in base alla gravità, chi ha l'ictus
viene gestito accanto a chi ha una pancreatite e l'approccio iper-specializzato che servirebbe è del tutto
capovolto». Così, escludendo le Regioni "virtuose", nel nostro Paese solo un paziente su quattro arriva dagli
specialisti dell'ictus entro quattro ore dai sintomi, in tempo per essere curato al meglio.
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Una patologia in crescita fra le donne
Spesso per l'effetto combinato di fumo e pillola contraccettiva
Anziano, maschio. Nell'immaginario collettivo è questo il ritratto del paziente colpito da ictus. Invece non è
così, al contrario: negli anziani grazie a una migliore prevenzione il numero di casi sta pian piano calando,
mentre è in crescita fra i giovani e le donne e, stando alle statistiche, al di sotto dei 55 anni l'incidenza di ictus
è pari a 60 vittime ogni 100mila abitanti. Il problema, insomma, non è più una rarità prima della vecchiaia e la
colpa è in parte dello stile di vita, nettamente peggiorato: fumo, sedentarietà e diete scorrette hanno
aumentato il numero dei giovani adulti con fattori di rischio per l'ictus come sovrappeso, colesterolo e
pressione alta. Ma non è solo questo, come spiega Giuseppe Micieli, direttore del Dipartimento di Neurologia
d'Urgenza dell'Istituto Neurologico Mondino di Pavia: «I traumi a testa e collo, ad esempio, aumentano il
pericolo di ictus soprattutto nei giovani provocando la cosiddetta "dissecazione" delle arterie: il vaso si "stira",
il rivestimento interno si scolla dalla parete e chiude il lume. Può accadere in seguito a incidenti stradali,
traumi durante la pratica di uno sport, perfino dopo manipolazioni cervicali troppo intense per la chiropratica.
Anche l'esercizio fisico eccessivo può incrementare il rischio, così come l'uso di droghe».
«Cocaina, eroina, amfetamina, ecstasy e perfino l'hashish accrescono la probabilità di ictus, spesso perché
provocano sbalzi di pressione molto pericolosi per le arterie cerebrali - conferma Carlo Gandolfo, neurologo
dell'Università di Genova -. L'ictus si manifesta perfino nei bambini: sono casi per fortuna rari, associati in
genere a malattie genetiche o cardiopatie congenite, che però arrivano tardi dal medico proprio perché non ci
si immagina che l'ictus possa riguardare un bimbo».
Lo stesso vale per le donne, che si sentono erroneamente al sicuro da questa malattia: a scorrere i numeri
pare vero il contrario, perché l'ictus uccide due volte di più rispetto al tumore al seno, temutissimo da tutte.
«Quattro donne su dieci non sono preoccupate dalla possibilità di andare incontro a un ictus, eppure hanno
una probabilità di svilupparlo più alta degli uomini per numerosi motivi - spiega Antonia Nucera, neurologa
della Stroke Unit dell'Ospedale Sant'Andrea di La Spezia e rappresentante italiana della World Stroke
Organization -. Le giovani fumatrici, ad esempio, sono ad alto rischio perché nel sesso femminile il
metabolismo della nicotina è più veloce e le sigarette hanno effetti particolarmente nocivi sui vasi sanguigni e
la pressione, tanto che nella donna una sigaretta fa danni quanto cinque nell'uomo. Se a questo si aggiunge
l'uso della pillola contraccettiva, che aumenta sensibilmente la probabilità di formazione di trombi, il pericolo
cresce ulteriormente e si impenna fino a 30 volte se a tutto ciò si somma l'emicrania con aura, un altro fattore
di rischio per l'ictus soprattutto prima della menopausa». Pericolosa anche l'ipertensione in gravidanza, che
andrebbe evitata in ogni modo; chi ne ha sofferto dovrebbe poi essere monitorata attentamente negli anni
successivi, perché la pressione alta è il fattore di rischio più rilevante per gli eventi cerebrovascolari.
Passata l'età fertile la probabilità di ictus sale ancora perché viene meno l'effetto protettivo degli estrogeni sul
sistema cardiovascolare e la pressione dopo i 50 anni cresce più nelle donne che negli uomini. «Con la
menopausa aumenta anche il rischio di obesità e di accumulo di grasso viscerale, la cosiddetta "pancetta": il
girovita dovrebbe rimanere al di sotto degli 80 centimetri e comunque mai superare gli 88, oltre la probabilità
di ictus diventa molto alta - spiega Nucera -. Man mano che l'età aumenta, poi, è sempre più comune la
fibrillazione atriale, un'aritmia che favorisce l'ictus e che in alcune provoca palpitazioni, ma a volte è del tutto
asintomatica: sarebbe perciò opportuno valutarne l'eventuale presenza con uno screening dopo i 70-75 anni,
come consigliano le nuove linee guida per la prevenzione dell'ictus nelle donne appena pubblicate sulla
rivista Stroke . Una prima idea tuttavia si può avere tuttavia anche da sole, rilevando la pulsazione del sangue
al polso: un battito irregolare si può "sentire" anche se non si è un medico». Le donne, poi, sono a rischio
pure perché trascurano i segnali dell'ictus, spesso un po' diversi rispetto a quelli "classici": sottovalutano i mal
di testa anche se forti e improvvisi, non badano a disturbi di coscienza, trascurano le palpitazioni indice di
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Fattori di rischio Anche chi utilizza droghe come cocaina, eroina, amfetamine, ecstasy e hashish è più
esposto
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fibrillazione atriale. Così arrivano tardi alle cure mediche, in condizioni peggiori rispetto agli uomini, finendo
per avere esiti più gravi. «E sono colpite dalla depressione post-ictus ancora più dei maschi: spesso sono
sole, non accettano facilmente di non essere più autonome e perdono la motivazione a curarsi. Alle donne
vittime di ictus serve perciò un'attenzione "speciale" e quasi sempre anche un supporto psicologico»,
conclude la neurologa.
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02/03/2014
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Trombolitici e terapia endovascolare ora possono fare davvero la
differenza
Oggi le armi contro l'ictus ci sono: trombolisi, terapie endovascolari, riabilitazione fin dal primo giorno
cambiano radicalmente il decorso della malattia. Eppure, una recente indagine Censis rivela che meno di un
italiano su cinque sa che esistono terapie per l'ictus e così molti non chiedono subito aiuto pensando che sia
"inutile". Per questo, e per la carenza di Stroke Unit , nella maggior parte d'Italia l'applicazione delle terapie
resta al palo. «Secondo gli standard fissati dall'Europa, entro il 2015 il 10 per cento dei pazienti dovrebbe
accedere ai farmaci che sciolgono i trombi: in Italia non arriviamo al 5% - informa Giuseppe Micieli, direttore
del Dipartimento di Neurologia d'Urgenza dell'Istituto Neurologico Mondino di Pavia -. La trombolisi per via
endovenosa è efficace, ma bisogna farla entro 4 ore e mezzo dai sintomi».
La terapia scioglie i coaguli di sangue che bloccano le arterie cerebrali, riportando sangue e ossigeno al
tessuto: in un caso su due consente di recuperare buone condizioni funzionali, in uno su tre di tornare alla
vita di sempre entro pochi giorni senza conseguenze di rilievo. Non può essere somministrata ai pazienti con
ictus emorragico, né a chi ha subito da poco un intervento chirurgico ed è ad alto rischio di emorragie. In
questi casi, o anche quando si arriva troppo tardi in un reparto specializzato, può essere un'opzione la terapia
endovascolare. «Consiste nella "disostruzione" dell'arteria bloccata entrando con un micro-catetere nel vaso
per riaprirlo, ma la disostruzione si può fare anche con farmaci - spiega Carlo Gandolfo, neurologo
dell'Università di Genova -. Nel secondo caso la concentrazione di trombolitico usata è dieci volte più bassa
rispetto a quella usata per via endovenosa nella trombolisi classica, quindi si può eseguire anche in pazienti a
rischio emorragico. Inoltre, la terapia endovascolare può servire in caso di ictus emorragico, per andare
chiudere i vasi danneggiati». «È un metodo complicato, per cui tuttora sono in corso studi e per la sua
difficoltà di applicazione non è utilizzato ovunque» fa notare Micieli. Ancora da dimostrare l'efficacia protettiva
del raffreddamento del cervello, che negli animali da esperimento diminuisce moltissimo i danni neurologici
post-ictus: «Si riduce di 3-4 gradi la temperatura cerebrale, con il paziente sedato: stiamo partecipando a uno
studio su malati che non possono fare la trombolisi e speriamo che anche questa terapia dimostri una buona
validità» spiega Gandolfo.
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Trattamenti efficaci se tempestivi
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Ci vuole prudenza con le staminali «per bellezza»
Offerte allettantiche possono celare ingannioppureveri pericoli Iniettarsi cellule capaci di proliferare non è
come spalmarsi una crema
Anna Meldolesi
Basta digitare su Google "lifting staminali" o "lipofilling staminali" e si spalanca un mondo. La nuova frontiera
della medicina estetica è pubblicizzata in decine di migliaia di pagine web, e un gran numero di centri (più o
meno seri) sparsi per l'Italia offre i propri servigi agli utenti che cercano nuove miracolistiche ricette per
combattere i segni dell'età. Il fenomeno è arrivato all'attenzione dei Nas, che sulla scia del caso Stamina
stanno conducendo indagini anche sui venditori di facili promesse di bellezza.
Immaginate di prelevare il grasso sottocutaneo dove è di troppo (dall'addome o dalle cosce) con una
liposuzione, di moltiplicarne il naturale contenuto in cellule staminali adulte, e poi di reintrodurre il tessuto
adiposo purificato e arricchito là dove vorreste una maggiore pienezza (su viso, seno, glutei).
I volumi si ridisegnano e, nelle intenzioni, le staminali dovrebbero sortire un effetto anti-aging stimolando il
ricambio cellulare. È il lipofilling ai tempi della medicina rigenerativa.
Peccato che questa tecnica sia ancora sperimentale e non priva di rischi, e che tutte le variazioni sul tema
che vengono offerte in rete rischiano di farci più male che bene.
Il generale Cosimo Piccinno l'aveva detto nelle audizioni al Senato: l'affair Stamina è il più eclatante, ma in
Italia potrebbero esserci altri casi di trattamenti con cellule staminali effettuati in violazione delle legge, delle
buone pratiche scientifiche e del buonsenso. «Il fenomeno si regge sul marketing diretto sul web, con
assicurazioni ingannevoli di sicurezza e di efficacia», ci dice Luca Pani, che dirige l'Agenzia Italiana del
Farmaco (Aifa). In qualche caso sembra che i clienti ricevano un kit a casa per l'auto-prelievo. In altri casi può
essere richiesto l'intervento di un medico che effettui una liposuzione prelevando il tessuto adiposo. Quindi il
campione può essere inviato in un laboratorio per l'estrazione delle staminali, magari all'estero. Non c'è
bisogno di immaginare mete lontane, questo business ormai si è infiltrato anche nelle pieghe dell'Europa.
«Se i tessuti escono e vengono manipolati, poi rientrano violando la legge. Dopo la manipolazione infatti le
cellule sono da considerarsi a tutti gli effetti dei medicinali», spiega Pani. Nessuno può garantire che nel
frattempo non siano entrate in contatto con virus, prioni e altri contaminanti. Chi cerca questi trattamenti è
adulto e consenziente, ma è difficile credere che si tratti di un consenso davvero informato. Iniettarsi delle
cellule che sono capaci di proliferare non è come spalmarsi sul viso una crema di bellezza, che puoi smettere
di usare quando ti pare.
L'Aifa non si occupa di trattamenti estetici ma vigila sull'attuazione del Regolamento europeo 1394 sulle
terapie avanzate. «Queste norme si applicano se le cellule sono state sottoposte a qualcosa di più di una
minima manipolazione, basta che vengano trattate con fattori di crescita o reintrodotte in un sito diverso da
quello del prelievo», continua Pani. Gli operatori dei trattamenti cosmetici basati sulla medicina rigenerativa,
dunque, non operano in un limbo regolatorio: ciò che fanno rappresenta una sperimentazione e come tale
deve essere autorizzata. In altri casi magari non c'è il pericolo ma un raggiro. Molti millantano trattamenti
estetici "con staminali" ma in realtà vendono ai clienti interventi classici di lipofilling, in cui il grasso viene
prelevato e re-iniettato per rimodellare viso e corpo senza passaggi hitech intermedi. Poiché il tessuto
adiposo contiene naturalmente delle cellule staminali, anche queste vengono passivamente trasferite insieme
al resto, ma questo autorizza a farlo passare come un trattamento avanzato "a base di staminali"? Secondo il
presidente della Società italiana di chirurgia plastica e ricostruttiva Riccardo Mazzola e il segretario generale
della Società italiana di medicina estetica Emanuele Bartoletti la risposta è no. Nel film "La morte ti fa bella",
Isabella Rossellini porgeva a Meryl Streep un misterioso elisir di eterna giovinezza. Per il sequel "La medicina
rigenerativa ti fa bella" sarà meglio aspettare.
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Forzature Medicina estetica I rischi di una nuova tendenza
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02/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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Informazioni e questionario online sull'Hiv
È un punto di riferimento per le persone sieropositive, e non solo, il portale della Lega italiana per la lotta
contro l'Aids www.lila.it . Nella sezione «Hiv Aids», oltre alle informazioni generali sul virus, sono disponibili
consigli utili su come «Vivere con l'Hiv», mentre l'area «Centro documentazione» contiene approfondimenti
su prevenzione e trattamenti «Lilachat» è un luogo virtuale, aperto 24 ore su 24, dove scambiare notizie nel
rispetto dell'anonimato; cliccando, invece, su «Helpline» si accede ai numeri da chiamare, giorno per giorno,
per ricevere ascolto e orientamento ai servizi.
La nuova sezione «Quanto ne sai di Hiv?» serve a capire meglio i comportamenti e quindi definire migliori
politiche di prevenzione. Tutti possono compilare in forma anonima il questionario interattivo «QuestionAids»,
elaborato da Lila e Università di Bologna, per verificare le proprie conoscenze sulla trasmissione del virus.
Sempre in home page, in «Chiara e le altre» si trovano approfondimenti sulla prevenzione "al femminile" e,
cliccando su «Linee guida: rischio e PPE» sono disponibili, tra l'altro, le indicazioni su quando è
raccomandata la profilassi dopo essersi esposti a un rischio d'infezione.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Il sito della settimana www. lila.it
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L'esame mammografico per il tumore al seno fa la differenza o è inutile?
Umberto Veronesi Direttore Scientifico Istituto Europeo di Onc
Il dibattito sulla mammografia, appena riacceso dallo studio canadese pubblicato sul British Medical Journal,
non è un novità e non deve stupire. Tuttavia bisogna sia chiaro che stiamo discutendo di risultati di
mammografie (e relativi trattamenti) effettuate 25 anni fa, quando la tecnologia non era quella di oggi, e
dunque dobbiamo essere molto cauti, prima di trarre indicazioni di comportamento. Ad esempio in
contraddizione con quanto affermato nello studio canadese, studi altrettanto autorevoli, come lo svedese
Tabar, dimostrano infatti che la mammografia è in grado di ridurre notevolmente la mortalità. Anzi, la maggior
parte dell'oncologia europea è con me nel rassicurare le donne su un punto preciso: per il tumore del seno, la
diagnosi precoce salva la vita.
Tutto parte da un concetto inconfutabile: più il tumore è piccolo, più è facile da curare e maggiori sono le
probabilità di guarigione, oltre che di mantenere la propria immagine corporea. Dunque il tema di discussione
non è "se" ma "con quale frequenza", ed eventualmente "come", controllare il seno femminile alla ricerca di
eventuali tumori iniziali.
All'Istituto Europeo di Oncologia abbiamo studiato 1.200 casi di tumori occulti, vale a dire quei tumori
impalpabili che si scoprono soltanto con esami strumentali (mammografia, ecografia e risonanza magnetica).
Prima abbiamo messo a punto una tecnica chirurgica per rimuoverli sotto guida radiologica (chirurgia
radioguidata) e poi abbiamo seguito le pazienti per dieci anni, rilevando un tasso di guarigione del 98.7%. I
risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica "The Oncologist". È dunque scientificamente dimostrato
che se una donna scopre un tumore mammario quando è impalpabile, la probabilità di guarigione è quasi
totale, mentre le chances diminuiscono man mano che le lesione diventa più estesa, fino ad essere percepita
dalle nostre mani.
Ora vogliamo spingerci più in là e abbiamo promosso un programma ancora più intenso di esami: stiamo
sperimentando se intensificando la frequenza della mammografia (una volta all'anno dopo i 40 anni) e
dell'ecografia ( ogni 6 mesi dopo i 30 anni ) e effettuando la risonanza magnetica nelle situazioni più a rischio,
riusciamo ad intercettare tumori a uno stadio così iniziale da essere guaribili in una percentuale vicina al
100%. I risultati preliminari sono incoraggianti e dunque noi pensiamo che questa sia la via da seguire.
Dobbiamo considerare che chirurgia e radioterapia si sono già spinte al loro limite di efficacia, mentre la
chemioterapia non ha dato i risultati sperati e solo le terapie ormonali danno esiti soddisfacenti per i tumori
ormonoresponsivi. Il futuro della lotta al tumore del seno resta dunque nella anticipazione della diagnosi.
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Ho letto con stupore che lo screening mammografico non sarebbe utile, come sembrava, per ridurre la
mortalità per tumore del seno. Se non ricordo male, lo studio che arrivava a questa conclusione era candese
ed è stato pubblicato su quella che penso sia una rivista prestigiosa: il British Medical Journal. Lo studio,
sempre se ricordo bene, ha convolto decine di migliaia di donne ed è durato 25 anni. Ma allora come stanno
veramente le cose? La mammografia - o l'ecografia - sono davvero utili o non garantiscano alcun vantaggio
in più rispetto alla palpazione come dicono i canadesi? Se invece questi esami sono ancora da ritenersi utili
quando, e con quale frequenza, bisognerebbe farli?
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Segnalato da voi
02/03/2014
Corriere della Sera - Roma
Pag. 6
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Acqua inquinata e ricoverati assistiti male Chiuso un ospizio
R. Fr.
Quindici anziani mal curati in una casa di riposo nella quale l'acqua potabile proveniva da un pozzo artesiano
dove le analisi hanno dimostrato la presenza di enterobatteri e coliformi fecali. I carabinieri del Nas a
sequestrare la struttura d'accoglienza a Marino dove gli investigatori hanno trovato anche otto ospiti non
autosufficienti. Secondo i militari dell'Arma, l'ospizio era aperto solo grazie «all'indebito rilascio
dell'autorizzazione all'esercizio delle strutture socio-assistenziale in assenza dei necessari requisiti strutturali»
e gli anziani sono risultati «bisognevoli di ricovero presso residenze sanitarie assistenziali dotate di maggiori
risorse strumentali, mediche e infermieristiche». L'esame dell'acqua del pozzo ha poi portato le autorità
sanitarie ad emettere un'ordinanza di divieto all'uso alimentare. I familiari degli anziani pagavano al
proprietario della struttura rette mensili fra i 1.500 e i 1.800 euro. Perquisite abitazioni e uffici del titolare della
casa di riposo e di un dirigente del Comune di Marino, indagato per abuso d'ufficio per aver omesso di
accertare i requisiti dell'attività e di impedirne il funzionamento.
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Marino, due indagati
02/03/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 21
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La «cura Angelika» a Villa Eden Ritrovare la forma nel regno di Sissi
Atmosfera da casa privata, stile da grand hotel, controllo medico
Roberta Schira
Appena 300 metri sul livello del mare e intorno la catena delle Alpi che ne raggiunge tremila, un giardino
subtropicale dal quale contemplare le nevi perenni delle cime: è il segreto di Merano. Una città che nei secoli
consolida la fama di luogo salutare, soprattutto dopo che nel 1870 la principessa Elisabetta d'Austria, Sissi,
con figlie e corte lo sceglie come meta invernale. Fu uno scatenarsi dell'aristocrazia europea che piomba
sulle sponde del Passirio, il fiume della città, vicino al quale iniziano a fiorire le case di cura. La tradizione
continua in molti alberghi della valle: è qui che da sempre lavora e agisce il fondatore della biontologia Henri
Chenot, ora al Palace Hotel.
È negli anni 60 che si inizia a sentir parlare di Karl Schmid, uno dei maggiori imprenditori regionali, trattava
vini e liquori, sino ad arrivare all'esclusiva del famoso amaro Jägermeister. Negli anni 80 apre Villa Eden, poi
una parte della famiglia si occupa delle aziende vitivinicole Castello Rametz a Merano e Castel Monreale a
Faedo (Tn), mentre una delle figlie, Angelika, prende in mano il ramo benessere. Presto Villa Eden diventa il
«luogo del pensare» e della rigenerazione fisica e mentale. «La salute come scelta, non come destino», è la
filosofia di Angelika Schmid. «Non intesa come assenza di malattia, ma come energia, vitalità. Dal 1982 la
missione è aiutare gli ospiti a migliorare la qualità della vita. Come sempre, dopo una breve pausa abbiamo
riaperto con miglioramenti: le camere, la formazione del personale, gli ambulatori e la strumentazione medica
e beauty. Abbiamo investito in terapie nuove e nella formazione dei collaboratori».
Villa Eden ha un pregio: unisce i servizi di un grande albergo con la distensiva atmosfera di una casa privata.
Piace alle celebrities: qui si perde una taglia in sette giorni nella più totale discrezione. La dieta non è ferrea,
si può scegliere a cosa rinunciare in libertà. La «cura Angelika» funziona. Cavallo di battaglia il trattamento
corpo-calco (amatissimo dagli uomini con pancetta): si alza la temperatura nella parte problematica del corpo,
sfruttando il calore che accentua il principio liposolvente. O il miracoloso Lpg System per ritrovare la
silhouette o la nuova terapia di rigenerazione cellulare P.R.P., per la quale si utilizza il proprio plasma ricco in
piastrine. Per ciascuno c'è un «pacchetto» ideale: «viso da star», antiaging intensivo, Manager Relax, Villa
Eden Break o Derma Weekend. Tutto sotto controllo di un medico specializzato. «Il sogno è che i miei ospiti
prolunghino gli effetti positivi una volta tornati a casa. Sana alimentazione, attività fisica moderata e pensiero
positivo: i segreti del benessere. E la ragione di esistere di Villa Eden».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Da sapere L'indirizzo
Villa Eden si trova in via Winkel 68/70, a pochi passi dal centro di Merano e dal fiume Passirio, che attraversa
la città altoatesina. Per informazioni su accoglienza e trattamenti, tel. 0473. 236.583 oppure [email protected]
Per uno «strappo»
Da segnare in agenda per rompere la dieta o per prossime gite a Merano. Ristorante Sissi, via Galilei 44,
Merano, tel. 0473.231.062; Ristorante Kallmunz, piazza Rena, Merano, tel. 0473.212.917; Lackner Stubn,
Lagundo, via Weingartner 8, tel. 0473.449.984; Leiter Am Waal, Lagundo, tel. 0473.448.716
E inoltre
La passeggiata Tappeiner, 4 km di sentiero sulla valle; Castello Principesco, via Galilei, Merano; Museo delle
Donne, via Portici 68, Merano, tel. 0473.231.216
Foto: Nel verde Angelika Schmid su una terrazza di Villa Eden, albergo dal 1982 consacrato al benessere. A
destra, vedute della Villa
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A Merano La struttura della famiglia Schmid per perdere taglie nella più assoluta discrezione
01/03/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 13
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Sanità Privata Toscana, un punto di riferimento nel panorama italiano
I numeri delle indagini confermano quello che gli utenti percepiscono: secondo un'indagine Agenas, resa
pubblica a fine 2013, in Toscana, nel 23% dei casi, si ottengono prestazioni migliori rispetto alla media
nazionale. E proprio nella regione dove la sanità è un'eccellenza, a partire da marzo sarà possibile trovare in
farmacie e ambulatori "Medicare", la nuova rivista a distribuzione gratuita, con articoli, di interesse medico, di
specialisti e professionisti del settore.
a cura di MGA COMUNICAZIONE
Atro"e dei mascellari e invalidità orale L'estrazione dentaria, e comunque la perdita dei denti, si associa
sempre ad un riassorbimento dell'osso alveolare. Tale riassorbimento, soprattutto quando i denti sono persi
da molti anni, può essere così rilevante che per il paziente diventa problematico portare una protesi
tradizionale. Come sottolinea il Prof. Ugo Covani, Ordinario di Odontoiatria all'Università di Pisa, questo
fenomeno di riassorbimento rappresenta un processo continuo ed irreversibile, che sembra interessare di più
la donna rispetto all'uomo. In conseguenza di questo processo i pazienti incontrano crescenti dif coltà a
portare le protesi tradizionali, con effetti di riduzione dell'ef cienza masticatoria e problemi di relazione sociale.
Spesso la risposta a questi problemi richiede interventi chirurgici preliminari volti a ricostruire l'osso perduto,
così da poter posizionare gli impianti in un secondo momento. Nelle atro e della mascella si può ricorrere ai
così detti impianti zigomatici, molto più lunghi del normale, che vengono inseriti nell'osso dello zigomo, per
sempli care la procedura chirurgica e per ridurre i tempi di trattamento, grazie all'immediato utilizzo di questi
impianti. www.istitutostomatologicotirreno.it Tiroide e gravidanza, l'importanza dell'endocrinologo Il Dottor
Massimo Panicucci, endocrinologo, ha analizzato per noi un dato clinico di particolare rilievo nella sfera
femminile: la funzionalità tiroidea nel periodo fertile della donna e durante la gravidanza. È infatti noto come la
riduzione della funzionalità della ghiandola, anche lieve, possa contribuire a una ridotta fertilità e, in caso di
gravidanza in atto, causare difetti di sviluppo cerebrale nel feto, poiché nel primo trimestre la funzione tiroidea
del feto è direttamente correlata a quella della madre. È pertanto consigliabile che una donna, prima di una
gravidanza, effettui un dosaggio dell'ormone tireostimolante (TSH) e degli anticorpi antitiroidei, specialmente
in caso di familiarità di patologie tiroidee. In caso di riscontro di valori del TSH maggiori di una certa soglia
(2,5 mU/l) e/o di positività degli anticorpi anti-tireoperossidasi (anti-TPO) e anti-tireoglobulina (anti-TG), è
consigliabile rivolgersi a un endocrinologo il quale, tramite la prescrizione dell'ormone tiroideo, può contribuire
a migliorare la fertilità e, nel corso della gravidanza, garantire livelli ormonali stabili e idonei per tutto il
periodo. www.docvadis.it/massimopanicucci L'utilizzo di EMDR Una metodologia psicologica EMDR è
l'acronimo per Eye Movement Desensitization and Reprocessing, ovvero desensibilizzazione e rielaborazione
attraverso i movimenti oculari. Come ci spiega la Dott.ssa Rossella Modiano, Psicologa-Psicoterapeuta e
Terapeuta EMDR, si tratta di una metodologia psicologica per il trattamento dei problemi emotivi causati da
eventi stressanti nell'ambito delle esperienze comuni (lutto, malattia cronica, con"itti coniugali o cambiamenti),
eventi traumatici al di fuori dell'esperienza consueta (disastri naturali - terremoti, inondazioni - o provocati
dall'uomo - incidenti gravi, violenza) piccoli e grandi traumi subìti nell'infanzia. L'EMDR può essere utilizzato
per alleviare l'ansia da prestazione e rafforzare la funzionalità delle persone. Le ricerche condotte su vittime
di violenze sessuali, di incidenti o di catastro naturali indicano che il metodo permette una
desensibilizzazione rapida nei confronti dei ricordi traumatici e una ristrutturazione cognitiva che porta a una
riduzione signi- cativa dei sintomi del paziente. Infatti, questa nuova forma di psicoterapia è stata rivolta
inizialmente al trattamento del Disturbo Post Traumatico da Stress, ma attualmente è un metodo ampiamente
utilizzato per il trattamento di varie patologie e disturbi psicologici. L'EMDR è usato fondamentalmente per
accedere, neutralizzare e portare a una risoluzione adattiva i ricordi di esperienze traumatiche che stanno alla
base di disturbi psicologici attuali del paziente. [email protected] Neoplasie cutanee: l'analisi del
carcinoma Come ha analizzato per noi la Dottoressa Lucilla Melani, specializzata in dermatologia, accanto al
melanoma maligno esistono altre neoplasie cutanee, meno conosciute dall'opinione pubblica, ma non meno
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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IL PUNTO SULLA SALUTE - medici professionisti per un'alta qualità della vita
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Il Sole 24 Ore
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pericolose e frequenti: il carcinoma basocellulare e il carcinoma sinocellulare. L'esposizione solare è un
elemento determinante nella progressione neoplastica: nel caso del melanoma è la modalità di espansione
solare a giocare un ruolo (esposizioni intense, che provocano spesso un'ustione solare), mentre, nel caso dei
carcinomi, è importante la dose cumulativa di raggi ultravioletti: clinicamente si tratta di neoformazioni spesso
rilevate, ma talora anche non sporgenti sul piano cutaneo, di color rosso, marrone, o della pelle normale. A
differenza del melanoma, generalmente i carcinomi cutanei hanno una invasività solo locale. Sono tipici
dell'età adulto-avanzata e delle sedi fotoesposte (ad esempio collo e volto) ma possono interessare qualsiasi
sede corporea e tutte le fasce di età. Nonostante l'asportazione chirurgica sia spesso risolutiva, l'insorgenza
di tali lesioni non è da sottovalutare e la loro eventuale presenza va ricercata attentamente con un esame
clinico annuale. [email protected] Psicoterapia e formazione, un approccio costruttivista Nel pieno centro
di Firenze ha sede il Centro Studi in Psicoterapia Cognitiva (CESIPc). Si tratta di un centro clinico nel quale
lavorano privatamente diversi psicoterapeuti che seguono un approccio costruttivista. La psicoterapia
costruttivista sta conoscendo un rapido sviluppo in campo nazionale ed internazionale, in quanto adotta un
modo di considerare la persona e i problemi psicologici dei quali può soffrire a partire della sua visione di sé e
del mondo. Il costruttivismo psicologico, infatti, parte da una teoria della conoscenza in cui viene
abbandonata l'idea che esista una realtà indipendente dall'osservatore: la conoscenza personale, anziché
consistere nella rappresentazione di una realtà data, viene considerata come una vera e propria costruzione
operata da ognuno di noi, al tempo stesso permessa e vincolata dalla nostra struttura ovvero dalle nostre
caratteristiche personali. Il CESIPc è sede di una Scuola di Specializzazione proprio in psicoterapia
costruttivista, per laureati in psicologia o medicina, fondata da psicoterapeuti che hanno introdotto in Italia il
costruttivismo psicologico. La peculiarità del Centro è l'offerta di un servizio di psicoterapia a persone che ne
abbiano bisogno, ma che non possono sostenere la spesa necessaria ad effettuarla con psicoterapeuti più
esperti: ciò è possibile grazie agli allievi della Scuola, al 3° e 4° anno di corso, iscritti all'Ordine, che, sotto la
supervisione dei didatti, svolgono sedute di psicoterapia a bassi costi. www. cesipc.it Edema e
teleangectasie: solo un problema estetico? Spesso i capillari, le piccole vene (teleangectasie) ed il gon ore
(edema) delle gambe vengono considerati, a torto, solo problemi estetici. Il Dottor Stefano Martelli chirurgo,
"ebologo e proctologo, ha analizzato per noi questi casi. Le teleangectasie troppe volte sono affrontate come
un semplice inestetismo, comportando, oltre alla mancata diagnosi di una eventuale malattia varicosa, anche
l'insuccesso della terapia (sclerosante e laser). Anche l'edema al piede ed alla caviglia è un sintomo da non
trascurare mai. Indicativa della sua presenza è la fossetta lasciata dalla pressione esercitata sulla pelle con
l'indice. Inizialmente l'edema è asintomatico e di consistenza morbida, ma, se persiste, tende a diventare
duro e a creare alterazioni della pelle. Solo in seguito ad episodi in ammatori può causare dolore; negli anni
può risultare anche il precursore delle ulcere. L'eco color doppler (ECD) è un esame indispensabile per la
diagnosi, mentre la terapia è l'elastocompressione, con calza e bendaggio: la calza terapeutica, prescritta
dallo specialista, se instaurata tempestivamente, può dare risultati eccellenti. [email protected] La
malattia da re usso, Una patologia molto frequente La malattia da re"usso gastroesofageo è una situazione
molto frequente: ne soffre circa il 30% della popolazione italiana per un aumento dell'obesità, dello stress
psico sico o per la presenza di ernia iatale o perché assume più di un farmaco. Bruciore retrosternale (pirosi),
rigurgito e percezione della risalita di materiale acido lungo l'esofago: sono questi i sintomi tipici di questa
malattia, come ci spiega in questa analisi il Dottor Giacomo Trallori. La disfagia (dif coltà nella progressione di
cibo lungo l'esofago) è un sintomo che deve mettere allarme nei pazienti che ce l'hanno. La Malattia da
re"usso gastroesofageo (MRGE) si distingue in GERD (Gastro-Esophageal Re"ux Disease) con danno
mucoso esofageo visibile all'endoscopia e NERD (Non Erosive Re"ux Disease) senza erosioni (60-70% dei
casi di MRGE). La cura della MRGE si basa sulla correzione dello stile di vita e sulla terapia famacologica. La
terapia con gli Inibitori della pompa protonica è considerato il primo step di trattamento, successivamente gli
alginati. L'opzione chirurgica, non completamente risolutiva, è indicata in casi particolari come il fallimento del
trattamento farmacologico. www.giacomotrallori.com Il laser CO2 frazionato Una tecnologia avanzata Ilaser
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cosiddetti frazionati sono delle tecnologie laser avanzate, applicate alla dermatologia e alla medicina estetica
e, come spiega la Dottoressa Elisa Cervadoro, specialista in dermatologia, uniscono una serie di fattori
positivi: grandissima conoscenza, eccellenti risultati e scarsa invasività. Infatti, al passaggio del raggio laser,
la cute non viene lesa nella sua interezza, ma, attraverso un particolare scanner, si creano dei piccoli coni di
lesione intervallati da cute sana, da cui deriva il termine di frazionato. Questo permette una rapida riparazione
delle microlesioni che vengono reintegrate attraverso la formazione di nuovo collagene autologo e quindi di
nuova cute. Tutte le imperfezioni che si trovano all'interno dei coni di lesione (cute avvizzita e disidratata
dall'età, cicatrici post chirurgiche o traumatiche, macchie rosse tipo cheratosi attiniche, ecc.) verranno
eliminate. Il tempo necessario per la guarigione è mediamente di 7/15 giorni. Le aree che si possono trattare
sono: viso, collo, décolleté e mani. Il trattamento non è doloroso e si può effettuare senza anestesia, oppure,
se proprio il paziente è sensibile, semplicemente applicando una crema anestetica locale. Il numero delle
sedute varia a seconda dello stato cutaneo, della lesione da trattare e del tipo di riparazione cutanea: può
essere suf ciente una seduta per lesioni piccole oppure programmare delle serie di sedute a distanza 15-30
giorni: il risultato, comunque, sarà già evidente dopo il primo appuntamento.
[email protected] / Ugo Covani Massimo Panicucci Lucilla Melani Stefano Martelli
Giacomo Trallori
01/03/2014
Il Sole 24 Ore
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Cure all'estero, meno vincoli
Prestazioni rimborsate dal Ssn dopo aver anticipato le spese GLI ALTRI FRONTI Via libera anche ai decreti
attuativi della disciplina sulla farmacovigilanza e sulla sperimentazione sugli animali
Barbara Gobbi
Cure all'estero a portata di mano per i cittadini comunitari: il via libera del Consiglio dei ministri, arrivato ieri
sul filo di lana (la delega scadeva il 4 marzo), dà il via a quella «Schengen sanitaria» che permetterà ai
pazienti Ue di spostarsi per ricevere un'assistenza di qualità in altri paesi. Con paletti e regole ben precise, in
parte ancora da fissare. Anche perché il decreto legislativo di recepimento della direttiva 2011/24/Ue - e della
2012/52/Ue che agevola il riconoscimento delle ricette emesse in un altro stato membro - varato
dall'esecutivo Renzi insieme ai Dlgs sulla sperimentazione animale e la farmacovigilanza - mette in piedi
un'articolata architettura basata su autorizzazioni preventive, tariffe, rimborsi. Con tre premesse: la possibilità
di accedere solo alle cure inserite nei Livelli essenziali di assistenza (Lea); la possibilità di ricevere solo un
rimborso indiretto, dopo aver pagato di tasca propria; l'obbligatorietà del rimborso limitata alle cure in ambito
Ssn. Restano esclusi dal campo di applicazione della direttiva i servizi "long term care", i trapianti e i
programmi pubblici di vaccinazione.
Il decreto - che secondo le parole della titolare della Salute Beatrice Lorenzin - «rivoluzionerà il sistema di
welfare non solo italiano ma europeo» perché «per la prima volta ci si occupa delle persone, dal punto di
vista sanitario», va ancora in parte riempito di contenuti. A cominciare da quel "punto di contatto nazionale"
che sarà accessibile dal portale del ministero e che - ha promesso ancora Lorenzin - l'Italia sarà tra i primi
Paesi ad attivare». Qui i cittadini troveranno le informazioni necessarie su strutture, criteri di rimborso, tariffe
e autorizzazioni preventive. Il provvedimento prevede infatti che una serie di prestazioni - da individuare in
Conferenza Stato-Regioni entro 60 giorni dalla pubblicazione del Dlgs - sia da sottoporre al via libera dell'Asl
di competenza.
I paletti, dunque, non mancano: «All'interno della direttiva - ha spiegato la stessa ministro - i singoli Stati
hanno fatto proprie alcune possibilità. L'Italia ha recepito la possibilità di mettere delle limitazioni, che non
vanno contro la libertà del cittadino di potersi spostare», ma «rispondono a determinati parametri». Relativi,
ad esempio, al costo della prestazione o all'esigenza di contingentare la fuoriuscita di pazienti italiani e
l'accesso in Italia di pazienti stranieri per «motivi imperanti di interesse generale», per esigenze di
programmazione o per evitare sprechi di risorse finanziarie, tecniche e umane.
I punti di contatto nazionali svolgeranno un ruolo chiave anche nella creazione delle reti di riferimento
europee che garantiranno una serie di vantaggi: un network per lo scambio di competenze e risultati; uno
stimolo a formazione e ricerca; la promozione di economie di scala; l'accelerazione su temi cruciali come le
malattie rare. «Tutto informatizzato e reso trasparente - ha garantito Lorenzin - attraverso il sito del ministero.
Cambia il modo di concepire il sistema sanitario: proporremo a livello internazionale le nostre eccellenze».
Le altre direttive recepite. Palazzo Chigi ieri ha dato il via libera anche ai Dlgs attuativi delle direttive su
farmacovigilanza e sperimentazioni animali. Il primo (che recepisce la direttiva 2012/26/Ce), punta a garantire
più trasparenza ed efficienza nei casi in cui siano stati individuati problemi di sicurezza legati all'uso dei
medicinali. Il secondo (in attuazione della direttiva 2010/63/Ce) punta a una maggiore tutela degli animali
usati a fini scientifici: scattano quindi norme che mirano alla sostituzione e alla riduzione dell'uso di animali
nelle diverse procedure e al miglioramento dei metodi di allevamento, sistemazione, cura e uso, nonché
norme relative alla loro origine, marcatura, cura, sistemazione e soppressione.
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In sintesi
01 | IL PUNTO
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Consiglio dei ministri/2. L'Italia recepisce le regole comunitarie sui trattamenti oltreconfine
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Il Sole 24 Ore
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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DI CONTATTO NAZIONALE
A disposizione sia dei pazienti in entrata sia di quelli in uscita, il Punto di contatto nazionale è il fulcro della
direttiva: qui convergeranno le informazioni sui centri che erogano le cure, sui diritti dei pazienti, sulle
procedure di denuncia e sui meccanismi di tutela, sulle condizioni e i termini del rimborso e le informazioni da
includere nelle ricette mediche. Il portale sarà realizzato dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali
02 | L'AUTORIZZAZIONE
PREVENTIVA
Questi - in attesa del regolamento attuativo - i casi in cui il rimborso è soggetto ad autorizzazione preventiva:
ricoveri di almeno una notte e prestazioni che richiedono l'ultilizzo di un'infrastruttura sanitaria o di
apparecchiature mediche altamente specializzate e costose.
È fatta salva la possibilità, per le Regioni, di sottoporre ad autorizzazione preventiva ulteriori prestazioni,
ovviamente nel rispetto delle condizioni previste dalla direttiva. L'autorizzazione non può essere negata nel
caso in cui l'assistenza non sia erogabile sul territorio nazionale in tempi congrui. Il sì a curarsi fuori può
essere negato, secondo la direttiva, in caso di rischi per la sicurezza del paziente e dubbi su standard, qualità
dell'assistenza e vigilanza
03 | LA PRESTAZIONE
RIMBORSABILE
La prestazione, anche di telemedicina, sarà rimborsabile purché rientri nei Lea e salvo deroghe regionali.
Valgono le tariffe regionali; in ogni caso la copertura non supererà il costo effettivo dell'assistenza sanitaria
ricevuta. Le Regioni, in ogni caso, possono sempre decidere di rimborsare agli assicurati in Italia altre spese,
come viaggio, alloggio e altro, per i disabili
02/03/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica
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Il veleno nelle uova di serpente
Luca Pani
Questa è una storia di serpenti che si risvegliano e di ambasciatori che dormono. Inizia 2.500 anni fa, agli
albori del mondo occidentale, nella Grecia del Dodecaneso, quando le malattie erano un castigo degli Dei e i
Templi erano, allo stesso tempo, luoghi di preghiera e di cura. Tra i malati più gravi c'erano gli epilettici;
attacchi devastanti scuotevano il corpo e le membra e osavano interrompere persino le funzioni religiose. Fu
così che quella malattia venne chiamata il «morbo sacro». I primi serpenti erano lì a pochi passi dal malato
rantolante, in una fossa dedicata a loro e simbolicamente rappresentavano la terapia perché ritenuti,
erroneamente, gli unici animali immuni da malattie. Dovevano spaventare il paziente inducendo uno stato di
shock e fargli apparire il Dio che l'avrebbe salvato. Fu allora che un uomo ebbe il coraggio di ergersi davanti
ai Sacerdoti del Tempio e di negare l'intervento divino nelle malattie umane dichiarando che la malattia sacra
era dovuta a una disfunzione dell'organismo.
Ippocrate visse tra il 460 e il 370 a.C. nell'isola di Kos, da dove prese origine la scuola razionale, e vennero
gettate le fondamenta di tutto il pensiero logico che ancora ci accompagna. Il suo giuramento contiene ancora
oggi i cardini di ciò che facciamo da venticinque secoli per proteggere la salute umana. Lo spartiacque tra
medicina e magia venne tracciato allora e il solco si è sempre più allargato. La Medicina ha aumentato la
durata della vita media di cinque volte, ha abbattuto la mortalità infantile, debellato migliaia di infezioni e
curato malattie che sino a solo dieci anni fa erano letali. La magia non ha mai prodotto niente di là da qualche
ora di intrattenimento, spettacoli di cabaret e - ultimamente - effetti speciali Hollywoodiani, anche sulla pelle
dei malati e delle loro famiglie.
Nei secoli i serpenti vennero liberati dalle fosse, uno di loro si attorciglia ancora simbolicamente attorno al
bastone di Asclepio e due incrociati a forma di otto, formano il Caduceo, il bastone sacro di Hermes/Mercurio
messaggero degli Dei. In questo modo le divinità mostrano benevola attenzione alla sofferenza umana. Lo
scettro passava agli araldi e agli ambasciatori come simbolo della loro funzione divulgatrice e come emblema
d'inviolabilità. Medici e farmacisti hanno ereditato questa funzione e giurato di proteggere la Medicina e
diffonderla tra tutte le umane genti. Tutte le volte in cui questa funzione è venuta meno, i serpenti si sono
risvegliati. Come cento anni fa (1917) quando un tale Clark Stanley iniziò a raccontare come dai serpenti
ricavasse un fantomatico olio che curava tutte le malattie. L'intruglio risultò essere una banale miscela di
peperoncino, canfora e olio minerale. La truffa fu scoperta grazie all'infaticabile indagine di un giornalista
investigativo (Samuel Hopkins Adams).
Gli ultimi serpenti sono quelli dei giorni nostri. Si insinuano viscidamente tra le pieghe più dolorose della
sofferenza umana e depositano migliaia di uova malate che covano informazioni distorte, false e violente. In
questo modo, con la complicità di tanti e il silenzio di troppi in nome di piccoli malati che hanno tutti i diritti di
essere ascoltati e curati ma con terapie sperimentate in modo controllato, si consuma un nuovo delitto: il
vilipendio della Medicina.
Come nel vilipendio si registrano disprezzo, rancore e astio espressi con parole, scritti o atti gravemente
offensivi verso tutto quello che la Medicina è stata e continua ad essere. Le offese sono indirizzate proprio a
coloro che avrebbero dovuto difenderla e rappresentarla e che invece, poggiato il bastone di Asclepio e il
Caduceo da una parte, si sono lasciati trascinare dal clamore della piazza o, peggio, dal silenzio delle loro
coscienze.
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02/03/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica
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L'inganno di Stamina
Un vademecum delle domande preliminari che i decisori pubblici devono porsi per evitare il ripetersi di casi
devastanti come quelli di Di Bella e ora di Vannoni
di Elena Cattaneo e Gilberto Corbellini
Si possono immaginare alcune domande che sarebbe stato logico porsi, e alle quali se si fosse risposto
onestamente, né il caso Stamina né quello Di Bella sarebbero mai accaduti. Sono domande che, partendo da
istanze di mero buon senso, qualunque persona si trovasse a dover decidere su una materia non medica si
farebbe prima di aderire a un'offerta, e che consentono di accertare la plausibilità e la pericolosità di
innovazioni mediche che appaiono a prima vista promettenti.
Quali competenze ed esperienze hanno coloro che propongono il trattamento? Ovvero il Di Bella di allora e i
Davide Vannoni e Marino Andolina di oggi hanno alle spalle risultati controllati e competenze medicoscientifiche accertate che consentano loro di offrire ai malati, o direttamente o tramite una struttura sanitaria
pubblica, i trattamenti in questione? Di fatto, Di Bella era uno sconosciuto e modesto fisiologo, senza alcuna
competenza oncologica o esperienza clinica, Vannoni è un professore di psicologia con una laurea in Lettere
e Filosofia, mentre Andolina è un ematologo che ha fatto alcuni trapianti di midollo, ma che non ha alcuna
conoscenza di biologia delle staminali e di clinica delle malattie neurodegenerative, quelle stesse che
l'«intruglio Stamina» pretende di trattare.
Volendo immaginare, cosa molto improbabile allo stato attuale delle scienze mediche, che anche in assenza
di specifiche competenze o relazioni scientifiche qualcuno sia riuscito a inventare un trattamento innovativo
per qualche malattia, è ragionevole e moralmente doveroso richiedere una descrizione completa delle
procedure utilizzate per la preparazione dei trattamenti e gli effetti degli stessi. Dovrebbe, pertanto, essere
specificato in qualche protocollo pubblico, sottoposto o meno che sia a una richiesta di brevetto, ovvero
condiviso e discusso nell'ambito della letteratura scientifica, cosa contiene il trattamento e quali effetti
provoca sui pazienti. Questo non è stato ovviamente il caso del trattamento Di Bella - salvo quando è arrivati
alla famosa sperimentazione che in ogni caso ha anche lasciato strascichi - e non è il caso del trattamento
proposto da Stamina Foundation. Non esisteva né esiste tuttora nulla di documentato sul piano pre-clinico e
clinico riguardante il cosiddetto metodo proposto da Stamina Foundation, e nella domanda di brevetto rifiutata
dall'USPTO sono presenti dati plagiati da lavori preesistenti e già pubblicati, che sono peraltro in gran parte
artefatti sperimentali. Per quel che riguarda l'uso delle cellule staminali mesenchimali (MSC) come
trattamento di diverse condizioni cliniche, quello che si sa è relativo a informazioni incerte su uso di queste
cellule in regime di buona pratica clinica (GCP) da parte di alcune company e cliniche statunitensi, ma che
proprio per le differenze di preparazioni non sono paragonabili a quelle che Vannoni & Co. dicono essere
contenute nei loro preparati.
Entrando nel merito della decisione di usare il trattamento in un ambito clinico, si sa che è preliminare
ottenere il consenso informato, e quindi eseguire anche una stima dei rischi in rapporto ai potenziali benefici.
Era possibile ciò nel caso Di Bella o per la vicenda Stamina? Erano e sono cioè disponibili informazioni da
fornire ai pazienti e ai comitati etici in funzione della sottoscrizione di un valido consenso informato? La
risposta, anche alla luce di quanto accertato nei punti precedenti, è: no. Rimarrà, infatti, da chiarire come sia
stato possibile che il Comitato etico degli Ospedali Civili di Brescia abbia autorizzato quei trattamenti
sperimentali, in realtà empirici o cosiddetti, in alternativa e impropriamente, compassionevoli.
Quando un trattamento è compassionevole? Che cosa è una terapia compassionevole? Si poteva e si può
giudicare compassionevole un trattamento di cui non si conoscono sicurezza ed efficacia, ovvero che non è
neppure in studio per la cura di qualche malattia specifica sulla base di dati pre-clinici? Il trattamento Stamina
rientra nei criteri di legge che regolamentano l'uso di un trattamento come compassionevole? Sappiamo di
no.
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Infine, al di là di ogni ragionevole dubbio, la trasparenza e l'onestà sono condizioni indispensabili per dare
affidabilità pubblica alle decisioni. Le persone, scienziati, medici e politici, coinvolte nella valutazione della
plausibilità o razionalità del trattamento e nel controllo della sua efficacia hanno qualche conflitto di interessi?
Ovvero, c'è qualche interesse personale, sul piano dei ritorni economici o di un'autopromozione, a che il
trattamento venga utilizzato comunque, da parte di qualcuno che si trova o è chiamato a giudicare la validità
o a istruire le procedure di esame delle basi conoscitive o dei dati clinici, e da parte di chi prende decisioni dal
punto di vista amministrativo o politico? Nel caso Stamina, a differenza del caso Di Bella, si sono avute
diverse incursioni da parte di enti, come il Centro Nazionale Trapianti, o di ricercatori, come Camillo Ricordi, o
di politici, come alcuni esponenti della Regione Lombardia, che avevano interessi o collegamenti con attività
che potevano trarre vantaggio da una strumentalizzazione della vicenda Stamina.
Rispondendo alle domande precedenti, le istituzioni politico-sanitarie sarebbero in grado di prevenire e
stabilire la validità di nuovi trattamenti che vengono proposti al di fuori dei percorsi che tradizionalmente
selezionano i trattamenti sicuri ed efficaci da quelli non efficaci o efficaci ma con importanti effetti collaterali.
Non esistono purtroppo strategie preventive e garantite per evitare che l'azione indipendente della
magistratura, che può farsi arbitraria, o l'abuso della libertà di stampa alimentino e diano spazio a
manipolazioni e aspettative illusorie. Su questi piani, quello del diritto e quello dei mezzi di comunicazione,
solo una più efficace istruzione e una più completa formazione della classe politica e dirigente, ma anche dei
cittadini, possono creare le condizioni perché le probabilità che si verifichino nuove vicende Stamina diventino
molto basse.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Mauro Capocci e Gilberto Corbellini (a cura di), Le cellule della speranza. Il caso Stamina tra inganno e
scienza. Codice Edizioni, Torino, pagg. 266, € 19,00. Con contributi di Paolo Bianco, Elena Cattaneo,
Rossella Costa, Michele De Luca, Pino Donghi, Valentina Mantua, Graziella Pellegrini
Foto: Illustrazione di Guido Scarabottolo
03/03/2014
Il Sole 24 Ore - Risparmio e famiglia
Pag. 10
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Un click per pagamenti e certificati
Sui portali dei comuni è possibile accedere all'Anagrafe online L'agenzia delle Entrate propone il Cassetto
fiscale
Gabriele Petrucciani
a Nel 2009 il comune di Milano è stato tra i primi in Italia a digitalizzare i servizi al cittadino. Con una semplice
registrazione al sito è possibile sbrigare diverse pratiche. A partire dall'anagrafe, «un servizio molto richiesto,
che consente di stampare diversi tipi di certificati da casa - spiega Andrea Zuccotti, direttore dei servizi
anagrafici del Comune di Milano -. Tutti i certificati sono dotati di un timbro digitale, denominato 2DPlus, che
contiene, oltre alla riproduzione del documento, anche la firma dell'ufficio anagrafe». E oggi, altre a Milano,
anche altri comuni giocano un ruolo da protagonisti nel mondo virtuale, consentendo ai residenti di richiedere
direttamente dal web tutti i tipi di certificati, come lo stato di famiglia o il certificato di residenza. «Per quanto
ci riguarda - continua Zuccotti - oltre all'Anagrafe, abbiamo altri due servizi di punta. In primis il cambio di
residenza, che può essere inoltrato compilando un format online e inviando poi la richiesta via mail. E poi
offriamo il servizio "A che punto è la mia pratica", che consente di monitorare lo stato di avanzamento del
cambio di residenza».
Tutti questi servizi, prevedono l'accreditamento al sito. Il cittadino si registra e ottiene un Pin, che gli viene
rilasciato o tramite sportello, oppure inviando la richiesta via fax, allegando una copia della carta d'identità.
Tra gli altri servizi offerti dai comuni, anche il pagamento online delle multe. «A Milano, sul portale multa
semplice, è anche possibile avere accesso via pc alla fotografia scattata dalle telecamere», sottolinea
Zuccotti. E a Roma, i residenti registrati al portale del comune possono anche richiedere la rateizzazione
delle contravvenzioni elevate dopo il 31 dicembre 2014 e iscritte a ruolo. Per usufruire di questo servizio è
però necessario il pagamento del bollo, che può essere fatto online con carta di credito.
Ancora, da Roma a Milano, è possibile accedere anche ai servizi scolastici, per esempio per pagare le rette
scolastiche dei nidi, per iscriversi alle scuole d'infanzia, o per trovare le scuole più vicine alla propria
residenza. Infine, è anche possibile pagare i tributi comunali, come la nuova Tares. E, restando in tema di
tributi, le incombenze fiscali possono essere evase anche accedendo al portale dell'Agenzia delle Entrate,
che offre servizi con registrazione e senza registrazione. Tra questi ultimi rientrano il calcolo del bollo (auto e
moto) e il controllo dei relativi pagamenti, la richiesta del duplicato della tessera sanitaria, nonché la verifica
del codice fiscale e della partita Iva. Per accedere ai servizi con registrazione, nel caso di Entratel (è il canale
riservato a intermediari, PA, contribuenti e società che devono presentare la dichiarazione dei sosituti
d'imposta per più di 20 soggetti) e Fisconline (è utilizzato da contribuenti e società che presentano la
dichiarazione dei sostituti d'imposta per massimo 20 soggetti), è sufficiente registrarsi e ottenere il codice Pin.
Nel caso di Sister (permette ai soggetti abilitati, persone fisiche e persone giuridiche, di accedere alla banca
dati catastale e alla banca dati ipotecaria) è prevista la sottoscrizione di una convenzione di consultazione e il
versamento di un rimborso spese una tantum e un abbonamento annuale per ogni password richiesta. Tra i
principali servizi con registrazione, le dichiarazioni Unico Pf e Mini web, la compilazione e l'invio di F24, la
registrazione di contratti di locazione, i rimborsi web e il cosiddetto Cassetto fiscale, che consente la
consultazione delle proprie informazioni fiscali.
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[email protected] DALL'AREA C ALLE PRATICHE COMUNEMILANO principali servizi
online area c Dal portale del Comune di Milano è possibile richiedere il ticket di ingresso, effettuare la
registrazione per residenti e per veicoli di servizio, attivare e gestire i ticket di ingresso e calcolare il valore
AreaC del proprio veicolo servizi anagrafici Tra i vari servizi fruibili, il cambio di residenza e la richiesta online
di certificati, come quello di nascita o di residenza multe In caso di infrazione del codice stradale rilevata con
telecamere di controllo dell'accesso alle Zone a Traffico Limitato e all'Area C, o in caso di passaggio con
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servizi telematici
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Il Sole 24 Ore - Risparmio e famiglia
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semaforo rosso e di superamenteo dei limiti di velocità, è possibile visionare dal portale la foto dell'infrazione.
Il servizio è attivo per le infrazioni rilevate dal 2 gennaio 2008 pagamenti Nella sezione pagamenti del portale
è possibile pagare le multe e della retta del nido di infanzia. Inoltre, con riferimento alle rette scolastiche, è
possibile anche visualizzare i versamente già effettuati e gli importi ancora dovuti pratiche online Permette a
cittadini e professionisti di richeidere permessi, servizi e informazioni al Comune: dall'autorizzazione a riprese
foto-cinematografiche e televisice al Pass persone con disabilità, fino ad arrivare ai passi carrai scuola e
formazione Oltre al pagamento delle rette scolastiche per i nidi d'infanzia, nella sezione scuola e formazione
è possibile iscriversi alle scuole d'infanzia, trovare le scuole più vicine a casa e conoscere l'offerta formativa
del Comune di Milano tares Il servizio permette di pagare il nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi che
dal 2013 ha sostituito la vecchia Tarsu. È inoltre possibile presentare la denuncia di cessazione occupazione
e la denuncia di nuova occupazione RATEIZZAZIONE DELLE MULTE COMUNE DI ROMA principali servizi
online servizi anagrafici Solo per utenti registrati. Richiesta online di un certificato anagrafico, intestatoa se
stessioa un componentedella propria famiglia anagrafica; recupero di uncertificato anagrafico
precedentementeemessosu richiesta di un cittadinocon il codice identificativo univoco (Ciu) presente sul
certificato stesso; cambio di residenza intemporeale (per presentare la domandaè necessario utilizzare il
modello unico ministeriale di dichiarazione anagrafica,che dopola compilazione puòessere inviato via fax
raccomandataovia email con la scansione di un documentodi identità. richiesta di rateizzazione delle
contravvenzioni Solo per utenti registrati. Si può chiedere la rateizzazione delle contravvenzioni elevatedopo
il 31 dicembre2004eiscritte a ruolo. È necessario ilpagamento del bollo, chesi può fare concarta di credito.
contributodi soggiorno Il servizio consente la gestione delle strutture ricettive (l'inserimento, la modifica,
l'eliminazione del legamedi gestione con le strutture ricettive), l'invio e la consultazione delle comunicazioni
obbligatorie, i versamenti del contributo di soggiorno. servizi edilizi Il servizio si concretizzacon la
consultazione on-line dell'archivio delle licenze agibilità edUso (ex abitabilità) rilasciate dall'anno 1932 e
costantementeaggiornato. servizi informativi È possibile la consultazione online su deliberazioni e atti;
biblioedicola; pubblicazioni matrimonio servizi dipagamento Pagamenti online su: contravvenzioni; servizi
scolastici;Cosap (canone occupazione spazi e aree pubbliche); Cip (canone iniziative pubblicitarie);imposte
sugli immobili; bollo virtuale.Sonoinoltre possibili le consultazioni sui pagamenti effettuati esulla posizione Rid.
servizi scolastici Comprendonole iscrizioni ele graduatorie ai nidi, le graduatorie delle scuole comunali
dell'infanzia, i pagamenti dellequote contributive. Per i gestori dei nidi privati accreditati e convenzionatiè
disponibile la gestione amministrative dei nidi online servizi tributari Possibile inviare e consultare le
comunicazioni sulle imposte sugli immobili, sui versanmenti, sullele istanze di rimborsoe compensazione
CONSULTARE LE RENDITE CATASTALI AGENZIA DELLE ENTRATE principali servizi online calcolo del
bollo e controllo dei pagamenti È possibile calcolare il bollo in base ai kw, in base alla targa o ai dati del
veicolo. inoltre, è possibile controllare i pagamenti effettuati del bollo auto calcolo delle rate Il servizio
consente di calcolare gli importi delle rate e degli interessi dovuti in seguito ai controlli automatici e ai controlli
formali delle dichiarazioni controllo delle partite iva comunitarie I titolari di partita Iva che effettuano cessioni
intracomunitarie possono verificare la validità del numero di identificazione Iva dei loro clienti duplicato
tessera sanitaria o codice fiscale È possibile richiedere direttamente online il duplicato della Tessera Sanitaria
o del tesserino di condice fiscale semplicemente indicando il codice fiscale o i dati anagrafici verifica codice
fiscale Il servizio permette di verificare l'esistenza e la corrispondenza tra un codice fiscale e i dati anagrafici
di un soggetto verifica partita iva È possibile verificare la validità di una partita Iva e di conoscere, inoltre, le
informazioni registrate in Anagrafe tributaria sul suo stato d'attività consultazioni rendite catastali Per
conoscere i dati sulla rendita o per avere informazioni sugli immobili censiti al Catasto fabbricati è sufficiente
indicare il proprio codice fiscale, gli identificativi catastali e la provincia di ubicazione dell'immobile correzione
dati catastali Il servizio è finalizzato esclusivamente alla correzione degli errori presenti nelle banche dati
catastali e può essere utilizzato solo per alcune tipologie di richieste e segnalazioni INVIARE
RACCOMANDATE 24 ORE SU 24 POSTE principali servizi online posta raccomandata online Sul sito di
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Il Sole 24 Ore - Risparmio e famiglia
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Poste Italiane i clienti possono spedire dal pc (o via app da smartphone e tablet) una raccomandata. Poste
Italiane provvederà alla stampa, all'imbustamento e alla consegna al domicilio del destinatario. Il servizio è
attivo tutti i giorni, 24 ore su 24 e permette di inviare la raccomandata online Italia e all'estero, in bianco e
nero e a colori con stampa fronte/retro. La ricevuta della spedizione elettronica ha lo stesso valore legale di
quella rilasciata dall'ufficio postale. Sul sito di Poste Italiane è inoltre possibile monitorare lo stato della
spedizione telegramma online Possibilità di inviare telegrammi via internet (da pc o via app da smartphone e
tablet) in tutta Italia e nel mondo, a condizioni economiche più vantaggiose, 24 ore al giorno, tutto l'anno.
Poste Italiane permette di spedire fino a 200 telegrammi contemporaneamente posta prioritaria online
Consente di spedire lettere in tutta Italia da pc, o via app da smartphone o tablet. Poste Italiane provvede alla
stampa, all'imbustamento e alla consegna. La stampa può essere anche fronte retro in bianco e nero o a
colori. Il servizio è attivo 24 ore su 24. Possibile scrivere un testo e, in contemporanea, allegare un
documento già preparato. Si paga con carta di credito (Visa/MasterCard), con carta prepagata Postepay o
con addebito su conto BancoPosta o BancoPosta Office poste per la pubblica amministrazione Poste offre
servizi alle pubbliche amministrazioni locali per sbrigare le pratiche tramite il canale postale, in alcuni casi
disponibili anche online. La sperimentazione dei servizi amministrativi è in fase iniziale postesalute
Postesalute (www.postesalute.it) è il portale dei servizi online per la sanità, messo a disposizione di Regioni,
Asl, Aziende ospedaliere e aziende sanitarie del settore privato. I cittadini possono così pagare in modo e
rapido il ticket per prestazioni sanitarie, ottenere comunicazioni per il ritiro e la conservazione dei referti
medici poste e-commerce Alle aziende Poste offre un pacchetto integrato "chiavi in mano" per il commercio
elettronico che mette a disposizione il sito web, la logistica, i servizi di pagamento e le spedizioni
Foto: COMUNE MILANO
Foto: COMUNE DI ROMA
Foto: AGENZIA DELLE ENTRATE
Foto: POSTE
01/03/2014
La Repubblica - Milano
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Petizione alla Regione e 7mila firme per i pazienti di Mcs L Chi ne soffre non può stare a contatto con le
sostanze chimiche, non può entrare nei supermercati e negli ospedali
(a. c.)
I CHIAMANO "allergici a tutto". Sono quei pazienti che non riescono a stare a contatto con alcuna sostanza
chimica o usare detersivi, che non possono entrare nei supermercatie negli ospedali e, in molti casi, sono
costretti a stare sempre in casa. Perché se no vanno incontro a problemi respiratori, reazioni cutanee,
nausea, depressione. E, nei casi più gravi, shock anafilattico. Sono i malati di Mcs, Sensibilità chimica
multipla: secondo le stime dell'associazione An. Chi. Se (Associazione nazionale persone chimicamente
sensibili) in Lombardia a soffrirne sarebbero 2.500 persone. «Il problema è che in Italia mancano ancora studi
organici - spiega Albina Alghisi, referente lombarda dell'associazione, da otto anni in lotta con la sindrome - .
Il centro principale è a Roma, al policlinico Umberto I, anche perché il Lazio è tra le sette regioni che hanno
inserito la Mcs tra le malattie rare: in Lombardia, invece, questo non è stato fatto». È una patologia dai
contorni ancora indefiniti, la Mcs. Riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della Sanità e al centro di diversi
studi in Usa, in Italia è oggetto di dibattito nella comunità scientifica, dopo che alcuni anni fa la Società
italiana di medicina del lavoro e igiene industriale diede parere negativo al riconoscimento ufficiale, per la
mancanza di dati univoci. «Il quadro è ancora sfumato - dice Paolo Marraccini, medico dell'unità di
Allergologia ambientale e occupazionale del Policlinico - . Più che di allergia si dovrebbe parlare di
intolleranza "idiopatica", priva cioè di cause note, di carattere ambientale». Legata, cioè, all'ambiente in cui il
malato vive e lavora: la maggior parte dei pazienti diventa ipersensibilee presenta i sintomi dopo anni in cui è
stato a contatto con disinfettanti, coloranti, tinture. Resta il dubbio, però, se sia una malattia vera e propria, o
se i sintomi siano da attribuire ad altre patologie o all'ansia e allo stress. «Alcuni studiosi hanno ipotizzato che
il problema possa riguardare lo 0,2 per cento della popolazione. Sono persone a cui comunque si deve
cercare di dare una risposta - aggiunge Marraccini, che finora ha avuto una decina di pazienti che
lamentavano i sintomi attribuiti alla Mcs - . Al Policlinico abbiamo aperto un ambulatorio in cui visitiamo anche
i pazienti che presentano questi tratti, per sottoporli a screening ed esami».
«Fino a oggi - sottolinea Alghisi - oltre al Lazio, solo Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Emilia Romagna e
Basilicata hanno riconosciuto la malattia, in modo da permettere ai malati di avere le visitee gli esami in
convenzione. Abbiamo già raccolto 7mila firme in tutta la Lombardia e scritto una petizione alla Regione».
Lunedì scorso i rappresentanti dell'associazione sono stati anche ascoltati dalla Commissione sanità, a cui
hanno chiesto il riconoscimento della patologia e la creazione di processi diagnostici ad hoc: «Si è avviato un
percorso che deve essere approfondito - ragiona Fabio Rolfi, vicecapogruppo della Lega Nord - ma in attesa
che la comunità scientifica prenda una posizione unanime, i malati e le loro famiglie non devono essere
abbandonati». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: I RISCHI I malati di Mcs sono costretti a vivere con una mascherina a carboni attivi per evitare crisi
respiratorie
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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"Riconoscete la nostra malattia" la battaglia degli "allergici a tutto"
01/03/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Case della salute al via la cura diventa capillare
SARA GRATTOGGI
PARTE da Sezze la sperimentazione di un nuovo modello di assistenza socio-sanitaria sul territorio, con la
prima Casa della Salute del Lazio. Altre5 apriranno in2 mesi (la prima a Roma sarà a largo Preneste), 15
entro l'anno. Con l'obiettivo di arrivare a 48, una per distretto. E di creare una rete per le cure primarie e la
continuità assistenziale che riduca l'affollamento dei pronto soccorsi.
«DA OGGI ( ieri ndr) sperimentiamo un nuovo modello, già usato in altre regioni, ma che nel Lazio prima non
c'era», ha dichiarato il governatore, Nicola Zingaretti, inaugurando la Casa di Sezze nell'ex ospedale San
Carlo, chiuso nel 2010 con la promessa di essere riconvertito (e ora aperto dalle 8 alle 20 dal lunedì al
venerdì, con i servizi di urgenza e la degenza infermieristica attivi però 24 ore su 24). L'idea è di affiancare
agli ospedali, «che devono restare centri d'eccellenza per gli acuti», servizi socio-sanitari di prossimità, sia
per le urgenze sia per l'assistenza dei malati cronici, per le visite specialistiche, le prenotazioni tramite Cup e
anche per i Centri antiviolenza. Le Case saranno diverse, modellate sui bisogni dei vari territori. E
permetteranno «di fornire nuovi servizi agli utenti», ma anche di risparmiare visto che «l'assistenza in
ospedale costa 1.300 euro al giorno, in questa Casa 300, con l'assistenza domiciliare solo 25». «Dopo 8 anni
di commissariamento e di chiusure, oggi inizia una storia di aperture edè già una sfida vinta», ha sottolineato
Zingaretti.
Che ha annunciato: «Proporremo al tavolo nazionale la stabilizzazione,a parità di costi, di 400 precari della
sanità pubblica: dal 2012 i criteri imposti dal governo sono stati rispettati, siamo in regola con i numeri».
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Regione
01/03/2014
La Repubblica - Palermo
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
I cantieri inutili all'ospedale le sale operatorie resteranno chiuse
GIUSI SPICA
L'ospedale dei bambini IL MARMO di billiemi illumina i pavimenti dei corridoi tirati a lucido. Le grandi vetrate
che incorniciano la facciata svelano da vicino le cupole della chiesa di San Giovanni degli Eremiti. I pannelli
bucherellati del tetto danno un tocco di leggerezza. A vederlo così, l'ospedale dei Bambini può davvero fare
invidia alle strutture sanitarie del Nord Europa. Eppure, basta aprire la maniglia di una porta per precipitare
all'inferno: siamo nei gironi dei repartie qui, ad attendere i piccoli pazienti, non ci sono marmi ma piastrelle
traballanti. Le vetrate lasciano il passo a finestre dagli infissi usurati e lungo i corridoi, al posto delle sedie
nuove zecca, ci sono i lettini dei malati che non hanno trovato spazio in corsia.
È il volto bifronte dell'ospedale pediatrico più antico d'Italia, coi suoi 132 anni. Per la ristrutturazione ancora
in corso, ci sono voluti 18 milioni di euro.
Ma entro il 2014, per effetto del decreto assessoriale che riorganizza la rete delle cure, perderà quasi la metà
dei posti lettoe tutte le Chirurgie. E PENSARE che da ben quattro anni e otto mesi, i piccoli ricoverati
convivono col rumore dei trapani e la polvere sottile sollevata da quei lavori di ristrutturazione interminabili
che avrebbero dovuto far risorgere l'antica struttura. Il provvedimento firmato il 17 gennaio dall'assessore alla
Salute Lucia Borsellino parla chiaro: degli attuali 184 posti letto, ne resteranno solo 107. Via tutte discipline
chirurgiche, la Farmacia e i reparti di Malattie infettive e Oculistica. All'Ospedale dei Bambini resteranno solo
il nuovo pronto soccorso, il reparto di Pediatria, la Neuropsichiatria infantile e altre specialità mediche. La
Rianimazione resta, ma senza posti letto.
L'unico servizio nuovoè l'hospice per i bambini terminali. Al Cemi, il polo d'eccellenza materno-infantile in
costruzione a fondo Malatacca, andrà tutto il resto: 170 posti letto e le chirurgie specialistiche, oltre che
un'area di emergenza inizialmente non prevista.
Un cambio in corsa che ha costrettoi vertici dell'azienda Civico di Palermo, proprietaria del Di Cristina e
capofila del maxi-appalto da 32 milioni e mezzo di euro per la costruzione del Cemi, a fermare le ruspe per
riscrivere una doppia variante ai progetti iniziali. Così, da un mese, i lavori all'Ospedale dei Bambini ormai in
dirittura d'arrivo (la consegna era prevista ad aprile) sono in standby. Inutile completare le tre sale del blocco
operatorio: ne basterà una per il day surgery (i piccoli interventi in anestesia locale che non richiedono
ricovero). Le altre due diventeranno qualcos'altro, nonostante gli impianti tecnologici per i gas medicali siano
già fatti.
Anche i grandi corpi di collegamento dei tre padiglioni, pavimentati di marmo e con le pareti di vetro,
serviranno a poco. Perché, decreto alla mano, basterebbe un unico padiglione per contenere i servizi.
Secondo gli addetti ai lavori, per ristrutturarne uno e mettere in sicurezza gli altri due sarebbe bastata meno
della metà dei 22 milioni di euro previsti nel finanziamento. Che, peraltro, erano solo la prima tranche di un
progetto di recupero ben più ampio: si doveva iniziare coi collegamenti e gli impianti, poi procedere a
ristrutturare i padiglioni. E invece siè fermi al primo step. Col risultato che i disagi per i lavori in corso ci sono
stati tutti, ma i pazienti continuano a restare in reparti vecchi di un secolo.
L'appalto aggiudicato a 18 milioni di euro alla ditta Vittadello prevedeva infatti di metterea norma solo una
parte della struttura dal punto di vista elettricoe antincendio, di abbattere le barriere architettoniche e
centralizzare gli impianti, le vasche idriche e gli scarichi fognari. Interventi che, alla luce del provvedimento,
sono in parte inutili e sproporzionati.
Come inutile è la nuova Farmacia inaugurata appena un anno fa e cancellata nel decreto. O i magazzini,
troppo grandi per un ospedale che avrà la metà dei letti. Eppure, proprio mentre gli operai montavano le
impalcature, dall'altra parte della città l'ex assessore Massimo Russo, nel maggio 2010, poneva la prima
pietra di quello che, anche nei progetti di allora, doveva diventare il polo d'eccellenza destinato a fagocitare il
Di Cristina. Ma nessuno sollevò il problema e le due ristrutturazioni proseguirono su binari paralleli. Adesso
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il caso
01/03/2014
La Repubblica - Palermo
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
che i lavori sono alle battute finali, c'è invece chi il problema se lo pone.
Sono i primari del Di Cristina, che lunedì si incontreranno per firmare un documento rivolto all'assessore
Borsellino. «La nuova rete è inadeguata - dice Giovanni Corsello, direttore del dipartimento materno-infantile perché indebolisce l'ospedale dei Bambini e non interagisce in maniera virtuosa col Cemi. Era più razionale, a
questo punto, trasferire tutto lì».
L'assessore Borsellino non intende fare marcia indietro: «Il progetto del polo d'eccellenza risale al piano
sanitario del 2000. Era necessario stabilire cosa ci sarà dentro. La Sicilia deve avere un centro
polispecialistico pediatrico che freni i viaggi della speranza». Sui soldi spesi per ristrutturare il Di Cristina
allarga le braccia: «Forse sarebbe opportuno chiederlo a chi ha fatto la programmazione precedente. Oggi
quei soldi sarebbero potuti essere spesi diversamente». E così, almeno fino a dicembre, i pazienti
continueranno a curarsi nell'ospedale-cantiere.
L'album LA FARMACIA CANCELLATA La farmacia inaugurata un anno fa viene cancellata nel nuovo
decreto assessoriale I CORRIDOI DAL PAVIMENTO IN MARMO I lunghi corridoi per collegare i tre padiglioni
sono pavimentati con marmo di Billiemi IL BLOCCO OPERATORIO AZZERATO Il blocco operatorio ha tre
sale quasi pronte, ma ne servirà solo una per il day-surgery IL GIARDINO-CANTIERE Il giardino interno è
aperto a metà. Una parte è occupato dal materiale edile del restyling
PER SAPERNE DI PIÙ www.ospedalecivicopa.org/ www.palermo.repubblica.it
02/03/2014
La Repubblica - Bologna
Pag. 5
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Lezioni in classe nel pieno delle polemiche sulle sfide alcoliche dei ragazzi via Facebook
CATERINA GIUSBERTI
«PER gli adolescenti oggi l'alcol è più pericoloso delle droghe: arriva ai giovanissimi, lo può acquistare
chiunque. Dire che i limiti di legge non vengono osservati è un eufemismo...».
Non ha dubbi Mauro Bernardi, dirigente dell'unità operativa semeiotica del Sant'Orsola, che ha iniziato
proprio venerdì un tour nelle scuole per spiegare ai ragazzi i rischi del bere.
L'iniziativa si chiama "Happy hour alcol free" ed è promossa dall'Ariae (Associazione per la ricerca e
l'assistenza in epatologia), che lavora al Sant'Orsola, col patrocinio del comune di San Lazzaro. Il tour è
partito alle Maiorana, il 4 marzo toccherà al Mattei, sempre di San Lazzaro, il 20 al liceo Mighetti e l'1 aprile
agli studenti del Serpieri di Loiano, insiemea quelli di Monghidoro. Tutto poi si concluderà con una grande
festa a San Lazzaro.
Saranno coinvolti circa 500 ragazzi e proprio in questi giorni inoltre, sempre al Sant'Orsola, è partito un
nuovo servizio di alcologia promosso insieme ai Sert, per rispondere in maniera più completa a quella che sta
diventando sempre più un'emergenza giovanile. «Parlare di coma etilico a dei ragazzi di 16 anni non è facile spiega il professor Bernardi -. A quell'età, pensano sempre che la morte non li riguardi. Eppure il binge
drinking, ovvero il bere per ubriacarsi, così come questi nuovi fenomeni di gare alcoliche su internet, possono
essere molto rischiosi». In che senso? «Oltre al coma etilico, c'è il pericolo della dipendenza.E poi ci sonoi
danni neurologici: un ragazzino di 12 anni non ha il patrimonio epatico di un adulto, non riesce ad assimilare
l'alcol correttamente».
Secondo un'indagine del ministero della Salute pubblicata un anno e mezzo fa, prosegue il professore, «il
binge drinking in Italia investe il 23% dei maschi tra i 18 e i 24 anni, e il 10% di quelli di 16-17».
Oltre a medici e psicologi, nelle scuole l'Ariae invita anche l'Accademia del bar. «Mostrano ai ragazzi che
quello che gli fanno bere sono schifezze che li danneggiano - conclude la presidente dell'associazione,
Pirchia Schildkraut -. Cercano di fargli capire che bere è un rito, ma che si può fare benissimo anche senza
alcol».
Foto: Mauro Bernardi, dirigente dell'ospedale Sant'Orsola
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Happy hour senza alcol, il Sant'Orsola va a scuola
02/03/2014
La Repubblica - Milano
Pag. 1,7
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Denuncia della pd Iardino: troppi farmacisti obiettori di coscienza Il rifiuto a fornire il medicinale è difeso
dall'associazione di categoria cattolica che ha convocato un convegno su etica e deontologia Molte difficoltà
negli ex 84 esercizi comunali ancora controllati al 20% da Palazzo Marino Già pronto un ordine del giorno
NELLE ex farmacie comunali milanesi è difficile procurarsi la pillola del giorno dopo. E il motivo è l'elevato
numero di farmacisti obiettori di coscienza che si rifiutano di venderla. «In alcuni dei punti vendita della rete è
addirittura impossibile procurarsi il farmaco, dal momento che non è garantita la presenza in negozio di un
farmacista non obiettore», spiega Rosaria Iardino, consigliera comunale del Partito democratico, che sul tema
presenterà un ordine del giorno in aula a Palazzo Marino. «Ho ricevuto segnalazioni di farmacie che hanno
rifiutato la pillola alle pazienti, pur con regolare ricetta medica - racconta Iardino - io stessa ho verificato,
recandomi presso i punti vendita, ed effettivamente il problema esiste. Il Comune, socio di minoranza della
rete di farmacie, deve fare qualcosa. È una situazione che sfugge alle previsioni di legge e al buon senso».
Oggi l'80 per cento della società proprietaria delle 84 farmacie comunali è in mano alla multinazionale
Celesio. A Palazzo Marino resta un 20 per cento delle quote. «Ovviamente non basta per decidere, maè
senz'altro sufficiente per richiamare il partner privatoa garantire la vendita della pillola - dice Iardino soprattutto dopo l'inequivocabile pronunciamento dell'Agenzia del farmaco». Lo scorso 4 febbraio, infatti, è
stata pubblicata in Gazzetta ufficiale la revisione da parte di Aifa della scheda relativa alla pillola del giorno
dopo, a base di levonorgestrel. La dicitura «il farmaco potrebbe anche impedire l'impianto» (dell'embrione) è
stata sostituita con «il farmaco inibisce o ritarda l'ovulazione». Una modifica che comporta un'importante
conseguenza: la pillola del giorno dopo per l'ordinamento italiano smette di essere uno strumento per
l'interruzione di gravidanza e va pertanto considerato nulla più che un contraccettivo.
La riclassificazione della pillola del giorno dopo - che nei fatti recepisce quanto già riconosciuto
dall'organizzazione mondiale della sanità - è stata duramente contestata da diverse associazioni "pro life", fra
cui l'Unione cattolica farmacisti italiani (Ucfi), che il giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta della decisione
di Aifa ha convocato il convegno «L'obiezione dei farmacisti: tra bioetica, deontologia professionale e
biodiritto», in cui diversi relatori invitavano i colleghi a «continuare a rispondere alla propria coscienza
nell'esercizio della professione». In pratica: negare la pillola anche se prescritta dal medico. «Questo è
inaccettabile in generale - dice Iardino-e loè tanto più in strutture che hanno fra i proprietari un socio
pubblico».
La pillola del giorno dopo è da mesi al centro di un dibattito all'interno delle associazioni che rappresentano i
medici ginecologi. Uno studio della Società italiana di ostetricia e ginecologia (Sigo), presentato a Milano lo
scorso 27 novembre, sostiene che «nel 2013 in Italia sono state vendute 350mila pillole del giorno dopo, con
una crescita del 60 per cento rispetto a sette anni prima», con le parole di Nicola Surico, già presidente di
Sigo. La stessa ricerca riferisce del fatto che un terzo delle donne che nel 2011 ha fatto ricorso alla pillola del
giorno dopo, già in precedenza la avesse utilizzata. A confutare il dato del presunto incremento di vendite
negli anni è però la stessa Hra Pharma, azienda farmaceutica che ha fra i suoi punti di forza la
contraccezione di emergenza e che produce la pillola più diffusa in commercio. «I dati reali non solo non
indicano alcuna crescita nelle vendite negli ultimi sette anni, ma evidenziano semmai una flessione del 4 per
cento in sette anni», riferisce l'amministratore delegato, Alberto Aiuto.
Foto: FRANCO VANNI
Foto: ALLARME A lanciare l'allarme sulla pillola del giorno dopo è la consigliera Rosaria Iardino
Foto: La vendita della pillola del giorno dopo prevede una prescrizione medica
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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"La pillola del giorno dopo? Impossibile"
02/03/2014
La Repubblica - Torino
Pag. 1
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Regionali, Chiamparino parte in testa
Al 39 per cento nel primo sondaggio, centrodestra al 33, M5S al 24
GABRIELE GUCCIONE
CHIAMPARINO è soddisfatto. A guardare i risultati del sondaggio che Antonio Noto di Ipr Marketing gli ha
consegnato non può che essere così: sa di avere una carta dalla sua, che forse non basterà da sola a
conquistare la poltrona di presidente della Regione Piemonte, ma su cui certamente potrà puntare molto. È il
suo nome e cognome, Sergio Chiamparino, la carta vincente che la rilevazione gli ha confermato, visto che
un po' si sapeva. Ma adessoè sicuro: il suo nome, la sua persona, vale più del risultato di tutti i partiti che lo
sosterranno messi insieme.
LA CAMPAGNA elettorale non è ancora ufficialmente iniziata, i nomi dei candidati non si conoscono ancora.
Ma le intenzioni di voto registrate dal sondaggio che Chiamparino ha commissionato a Ipr, vanno tutte a suo
favore: il 39 per cento dei piemontesi intervistati ha dichiarato di voler votare per lui, mentre le preferenze per
un potenziale candidato del centrodestra (testato sui nomi di cui siè parlato finora) si attestano sul 33% e
quelle per il candidato del Movimento 5 Stelle sul 24. Le tre distanze basterebbero, se si ripercuotessero
anche sulle liste di coalizione, per conquistare la maggioranza e scampare il pericolo ingovernabilità, che è
dietro l'angolo, con l'attuale legge elettorale. Chiamparino sa bene che la vera sfida si giocherà su questo
fronte. «I dati sono incoraggianti - commenta - ma la partita non è certo chiusa. Non è detto infatti che la
vittoria del candidato abbia un effetto sulla coalizione, ho elementi per dire che l'effetto trascinamento non è
scontato». Il candidato in pectore del centrosinistra ha fatto tastare infatti anche le singole coalizioni, ma ha
preferito tenere per sé i dati di dettaglio: «I margini di variabilità sono ancora troppo ampi - spiega -.
Posso dire però che le coalizioni non sono molto distanti e la differenza che il sondaggio rivela è tutta del
candidato presidente». Insomma, lui registra più intenzioni di voto della coalizione che lo sosterrà. È più forte
dell'insieme dei partiti che lo sostengono. E questo è proprio il punto su cui dovrà lavorare: allargare il
consenso facendolo ricadere anche sui partiti, per scongiurare distanze troppo ravvicinate che non
permetterebbero di conquistare la maggioranza dei seggi in Consiglio regionale. Il sondaggio rileva che l'84%
dei 1057 intervistati conosce l'ex sindaco e il 50% di loro ha fiducia in lui. Percentuali che scendono per il
secondo competitore testato rispettivamente al 58 e al 41%. Il 61% di chi ha risposto alle domande di Ipr
giudica positivamente il suo mandato da sindaco di Torino. E il 52% gli riconosce anche la capacità di far
ripartire lo sviluppo nella Regione, capacità attribuita solo dal 35% al competitore.
Ma quali sono le priorità cui dovrà lavorare? Lavoro e occupazione sono al primo posto per il 67% degli
intervistati, seguiti da sanità, ospedali e assistenza (22%) e, con percentuali minori tra il 10 e l'8%, da
sicurezza e criminalità, viabilità e manutenzione stradale, riduzione delle tasse e rilancio dell'impresa in
Piemonte.
I suoi avversari polemizzano.
«L'egotico Chiamparino ha commissionato un sondaggio su se stesso in cui, guarda un po', vince contro
nessuno, non essendoci ancora il candidato del centrodestra» attacca Agostino Ghiglia di Fdi. E il
pentastellato Davide Bono si limita a dire: «Il sondaggio ci dà lo stesso risultato delle politiche: si può solo
migliorare. Cambierà tutto quando ci saranno i nomi degli altri candidati». Chiamparino incassa le critiche,
sottolinea che il test ha riguardato ipotetici concorrenti in carne e ossa, che però preferisce tenere per sé: «Il
sondaggio l'ho pagato io, non vedo perché dovrei regalare i risultati ai miei concorrenti».
L'ex sindaco risponde anche a Sel che continua a chiedere le primarie: «Trovo strana questa cosa.
Dovunque vado vengo accolto dalla gente come il candidato, anche se non mi presento come tale.
Non c'è nessuno che si pone questo problema». Nessuno a parte Sel.Sergio Chiamparino Movimento 5
Stelle 84% Chiamparino fiducia in lui 50% Lavoro e occupazione Sicurezza e criminalità Riduzione delle
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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L'ex sindaco ha commissionato il test: "Numeri soddisfacenti, ma credo che la distanza tra le coalizioni sia
minore"
02/03/2014
La Repubblica - Torino
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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tasse 22% 8-10% 8-10% 8-10% 8-10% Chi si fida di Chiamparino? Intervistati che conoscono Sanità,
ospedali e assistenza Potenziale candidato del centrodestra 24% Le emergenze che dovrà affrontare Viabilità
e manutenzione stradale Rilancio dell'impresa in Piemonte 33% 39% 58% il competitore fiducia nel
competitore 41% 67% ha espresso un giudizio positivo 61% Sergio Chiamparino 52% Fonte: IPR Marketing
di Antonio Noto. Il campione utilizzato per le interviste, con metodologia CATI+CAWI, è stato di 1.057
persone. Il sondaggio si è svolto tra il 19 e il 21 febbraio Competenza e preparazione Conoscenza dei
problemi del Piemonte Chi farà ripartire lo sviluppo della Regione? Sergio Chiamparino come sindaco di
Torino?
Il sondaggio di Chiamparino Le intenzioni di voto Le caratteristiche più apprezzate di Chiamparino
Entusiasmo e passione
Foto: QUASI AMICI Sergio Chiamparino con il suo possibile sfidante Guido Crosetto di Fratelli d'Italia (al
centro) e con l'ex presidente Mercedes Bresso
02/03/2014
La Repubblica - Torino
Pag. 5
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L'ex sindaco a Domodossola "No ai tagli nelle zone montane"
(g. g.)
ÈSTATA una giornata di campagna elettorale anticipata quella di Sergio Chiamparino, ieri in giro per il Vco,
tra Domodossolae Omegna.
Il tema della sanità è stato ai primi posti. In mattinata a Domodossola il candidato in pectore del
centrosinistra è intervenuto al dibattito organizzato dal Pd locale dopo la manifestazione di due settimane fa
in difesa dell'ospedale ossolano, compreso il punto nascite che la giunta Cota voleva chiudere. «I territori
montani come il vostro non vanno sguarniti. Se ci sono risparmi da fare nella sanità, vanno fatti nelle Asl dove
sui spende di più», ha assicurato Chiamparino. «È emersa l'esigenza di fare un progetto che non privi il
territorio dei necessari presidi ospedalieri, che diano alle persone sicurezza e tranquillità», spiegherà più
tardi.
I presenti lo hanno anche messo in guardia dal rischio di concentrarsi troppo sul torinese, ma lui li ha
rassicurati in tal senso. Dichiarando anche che non si eserciterà in tavoli inutili («fatti tanto per fare») sul
futuro dei tre ospedali di Omegna, Verbania, Domodossola, su cui andrà trovata una soluzione condivisa.
Fuori la sede del convegno nevicava. Una decina di leghisti lo hanno contestato, richiamando il suo passato
da sindaco del capoluogo: «Torino: debito di 3,5 miliardi con Chiamparino e il Pd.
Vogliamo questo per il Piemonte?» hanno scritto sullo striscione. «Erano dieci sotto la tettoia di una
bocciofila: uno l'ho anche salutato», racconterà Chiamparino stesso a fine giornata. Una delle prime uscite di
campagna elettorale, consumata tra il convegno, il pranzo con una cinquantina di iscritti al Pd a Villadossola,
la diretta con una televisione locale.
Foto: DIFENDERE Il Punto nascite di Domo uno dei presidi sanitari che la giunta Cota voleva chiudere
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Il caso/1 La sua campagna "ufficiosa" fa tappa nel Verbano-Cusio-Ossola
02/03/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 26
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IO, MIA MADRE E L'ALZHEIMER
CORRADO AUGIAS [email protected] Twitter @corradoaugias
Caro Augias, ho letto la lettera del dottor Artom che suggerisce di risparmiare sulle cure per i malati di
Alzheimer. Da alcuni anni accompagno mia madre, "tenendola per mano", lungo l'accidentata discesa che
prende il nome di Demenza fronto-temporale (Alzheimer). È straziante dover assistere, impotenti, al
decadimento delle capacità cognitive, funzionali e comportamentali della persona che più hai amato
(riamata). Ma, per fortuna, quando pensi di non farcela più, ecco che un insieme di forze fatto di medici
competenti, farmaci idonei e persone dotate di una speciale umanità ti vengono incontro. Controllando gli
effetti devastanti delle ischemie cerebrali hanno fatto sì che mia madre potesse, finalmente, entrare in modo
più dignitoso e tranquillo nel mondo dell'oblio tipico di quella patologia. Il sistema sanitario non abbandona
questi anziani e permette di godere ancora della vicinanza dei propri genitori; di poterli abbracciare e,
teneramente, imboccare. Credo che sia segno di grande civiltà. Troviamo altrove gli sprechi e dedichiamoci
alla ricerca sulle patologie degenerative che, con l'allungarsi della vita, colpiranno un sempre maggior numero
di persone.
Loretta Pagliarini - Brescia Venerdì scorso in questa pagina è stata pubblicata la lettera del medico
ospedaliero Alberto Artom (Pietra Ligure, Savona), convinto che sia giusto utilizzare le scarse risorse
disponibili nel modo più etico possibile; evitando cioè farmaci ed esami inutili. La malattia di Alzheimer era
indicata tra le cause di spreco. Scriveva il dottor Artom: «A tutt'oggi è incurabile, i farmaci sinora disponibili ne
rallentano l'evoluzione ma solo per i primi mesi, talora con spiacevoli effetti avversi. È consolidato
scientificamente che occorra solo assistere questi pazienti e mantenerne la socialità sin che è possibile:
eppure è pieno di ambulatori, medici e infermieri che si sostituiscono parzialmente alla normale assistenzae
all'affetto di amicie familiari, con un costo rilevante per lo Stato. Sarebbe meglio destinare queste risorse alle
famiglie degli ammalati». La mia opinione è che la signora Pagliarini, turbata com'era nei suoi affetti, non
abbia colto un riferimento che a me pare centrale. Credo che il medico indicasse soprattutto i medici e gli
infermieri che si devono prodigare con questi ammalati sostituendosi alla "normale assistenza e affetto di
amici e familiari".
Esattamente ciò che la signora Pagliarini invece fa con grande dedizione. C'è chi si comporta in modo
diverso. Ci sono anziani ammalati di Alzheimer che vengono semplicemente scaricati in una struttura
pubblica e possibilmente dimenticati. Forse estendo troppo il pensiero del medico, io vi ho colto sì un invito al
risparmio ma anche all'amore, nonostante la malattia.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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LETTERE,COMMENTI & IDEE
02/03/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 38
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Come sto? D'ora in poi il check-up me lo faccio da me
Lo smartphone che rileva il battito cardiaco, il dischetto misura stress, ma anche i nano apparecchi che
aiutano gli epilettici a affrontare una crisi. Le soluzioni hi-tech per monitorare continuamente il proprio stato di
salute sono sempre più numerose e precise. Ma attenzione agli effetti collaterali
CHIARA PANZERI
Due respiri profondi, un colpo di tosse, gambe a penzoloni da un lettino sempre troppo alto, e lo stetoscopio
gelido contro la schiena. Alla domanda "come sto?", tradizione vuole (ma anche il buon senso) che risponda
il dottore.
Negli ultimi anni, però, in molti hanno cominciato a chiederlo alla tecnologia. Quello che sta prendendo piede
è un vero e proprio boom dei dispositivi di automisurazione: dalla pressione alle calorie bruciate, passando
per l'ossigenazione del sangue e i livelli di stress. Non è un caso se l'ultimo smartphone presentato al Mobile
World Congress di Barcellona annovera tra le novità la rilevazione del battito cardiaco. E non lo sono neppure
i dati emersi dal Ces di Las Vegas, la fiera dell'elettronica più importante al mondo. L'edizione di quest'anno
ha visto aumentare del 40 per cento gli espositori legati alla Digital Health, il business dei dispositivi che
sfruttano le moderne tecnologie a scopo terapeutico, o semplicemente per il benessere della persona.
Secondo le stime di Gartner, società di ricerca e analisi nel campo dell'information technology, il fatturato
globale del settore per il 2014 ammonterà a 1,6 miliardi di dollari. Ma cosa correranno tutti a comprare, per
avere cifre del genere? C'è solo l'imbarazzo della scelta.
Scanadu Scout, per esempio, è un dischetto bianco da appoggiare alla tempia: nel giro di dieci secondi rileva
temperatura, battito cardiaco, respiro, pressione sanguigna, stresse ossigenazione del sangue. Ithlete Finger
Sensor invece ha un piccolo cappuccio da infilare su un dito, collegato al proprio smartphone. Richiede un po'
più di pazienza: l'esame dura un minuto, al termine del quale sapremo se siamo in forma o se stiamo per
ammalarci, con annesse raccomandazioni del caso. Accontentati anche studenti, impiegati d'ufficio e
appassionati di yoga, che grazie a un apparecchio chiamato Melon potranno monitorare costantemente i
propri livelli di concentrazione. Per molti altri, in realtà, non si tratta di un gioco: i dispositivi di
automisurazione sono fondamentali per chi soffre di diabete (controllano il tasso di glucosio nel sangue), di
epilessia (esistono orologi in grado di rilevare le convulsioni e inviare un messaggio di allerta ai familiari), o
per le persone anziane. Ecco perché la ricerca scientifica sta investendo molto su questi strumenti, che
vedono al centro di tutto una componente fondamentale: i sensori. Arnaldo D'Amico è professore ordinario
presso il dipartimento di Ingegneria elettronica dell'Università di Roma Tor Vergata, e da anni i suoi studi
sono concentrati sullo sviluppo di sensori per grandezze fisiche, chimiche e biologiche. «L'evoluzione di
queste tecnologie avviene a ritmi velocissimi - spiega - e in futuro non potremo più farne a meno. Il primo
aspetto su cui lavorano i ricercatori è la scienza dei materiali, che diventano sempre più nanometrici (un
nanometro equivale a un miliardesimo di metro, ndr ); il secondo invece riguarda le prestazioni dei sensori,
che devono essere sempre più elevate. Per fare un esempio, è importante riuscire a ridurre il più possibile il
cosiddetto "rumore chimico". Quando una specie chimica viene assorbita da un sensore, l'assorbimento
avviene in modo aleatorio, e presenta delle fluttuazioni. Questo è un inconveniente che andrebbe ridotto,
perché può determinare errori nell'esattezza delle rilevazioni». Ma non si tratta solo di spingersi sempre un
po' più in là, oltre i limiti della scienza attuale; esistono anche problemi di ordine pratico.
«Un altro aspetto da migliorare- continua il professore-è l'intercambiabilità dei componenti, possibilmente a
basso costo. Queste apparecchiature dovrebbero essere modulari, così da rendere più semplici le operazioni
di sostituzione dei pezzi: non si può aspettare mesi per una riparazione, quando in gioco c'è la vita di una
persona». E ancora, gli scienziati stanno studiando come migliorarne l'affidabilità: il buon funzionamento di
questi dispositivi deve essere costante nel tempo. Secondo D'Amico, un utilizzo integrato dei sistemi di
automisurazione potrebbe portare addirittura a una "casa amica", pensata per assistere soggetti in difficoltà.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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RA DOMENICA / Next Dica trentatré
02/03/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 38
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Un'abitazione capace di farci un elettrocardiogramma e inviarlo direttamente al medico, o in grado di
monitorare se, per esempio, una persona anziana ha preso le medicine (e se erano quelle giuste).
Al di là degli scenari futuri, però, la Digital Health sta già influenzando profondamente il rapporto medicopaziente e la stessa percezione della cura. Michaela Liuccio, vice presidente del corso di Comunicazione
scientifica biomedica alla Sapienza di Roma, parla di un vero e proprio cambiamento nell'idea di "salute":
«Oggi non viene più intesa come assenza o trattamento della malattia. L'attenzione è tutta spostata sulla
prevenzione, sulla ricerca del benessere e di un corretto stile di vita. Il soggetto diventa così protagonista
nella gestione del proprio corpo». Si tratta di una tendenza iniziata negli anni Ottanta, quando nacquero le
prime campagne di alfabetizzazione dei cittadini in tema di profilassie sanità. Quella stessa ricerca di
consapevolezza è rafforzata oggi dalle nuove tecnologie, non senza conseguenze. «Da una parte si va verso
una democratizzazione della cura - spiega Liuccio - dall'altra c'è sempre il rischio dell'autodiagnosi». Con
buona pace del medico di turno, che vorrebbe sapere i sintomi e in certi casi si sente proporre la terapia,
smartphone alla mano.
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GLOSSARIO Digital Health Tutti i dispositivi elettronici che sfruttano l'hi-tech a scopo terapeutico o per il
fitness Mobile Health Utilizzo nel settore sanitario di smartphone e tablet per le comunicazioni tra medico e
paziente Empowerment Riferito alla salute, indica la responsabilizzazione crescente del cittadino sui temi
della prevenzione e della cura Sensore Dispositivo meccanico o elettronico che rileva i valori di una
grandezza o i suoi cambiamenti Information Technology Le tecnologie che permettono agli utenti di creare,
immagazzinare e scambiarsi informazioni fra loro
Foto: Per il cuore
Foto: Scanadu Scout rileva in dieci secondi il battito cardiaco, la temperatura, la frequenza del respiro, la
pressione sanguigna, l'ossigenazione, lo stress I dati sono inviati tramite bluetooth al proprio smartphone, poi
inoltrati al medico curante
Foto: Per chi corre
Foto: Pensata per gli sportivi, la maglietta di Cityzen Sciences registra la frequenza del battito, la velocità di
corsa, la posizione in cui si trova man mano l'atleta e la distanza che è stata percorsa
Foto: Allarme epilessia
Foto: Da usare con l'apposita app, SmartWatch monitora convulsioni, attacchi epilettici e tremori. Non appena
questi si verificano, un messaggio di allarme è inviato ai familiari, per un pronto intervento
Foto: Antistress
Foto: Basta un solo minuto perché Finger Sensor rilevi il livello di affaticamento e di stress, oppure dica che
oggi siamo in forma. Il cappuccio sul dito segnala anche se qualche malattia è in arrivo
Foto: Concentrati A vederlo è solo un cerchietto da mettere intorno alle tempie In realtà è un dispositivo
(collegato a una app) in grado di registrare la concentrazione di una persona mentre svolge varie attività
Mappa sanitaria Sembra solo un termometro Ma Kinsa Smart Thermometer è in grado di fornire una mappa
in tempo reale della zona in cui ci troviamo, mostrando la diffusione locale delle malattie Schiena dritta Lumo
Back aderisce alla base della schiena e vibra leggermente tutte le volte che si assume una postura scorretta.
Collegato a una app, registra come stiamo seduti e come camminiamo Future mamme Un vero e proprio
diario digitale della propria gravidanza. Ovia Pregnancy è un'app pensata per annotare man mano lo sviluppo
della donna e del feto La mamma riceve degli avvisi in caso di rischi per la salute Sos incidenti Da portare al
polso SenseGiz Star rileva automaticamente cadute o incidenti, e grazie al collegamento con lo smartphone
invia un segnale di allerta alla famiglia. Monitora la qualità del sonno Peri diabetici Con una misurazione ogni
cinque minuti, Dexcom G4 Platinum rileva i livelli di glucosio nel sangue, e li converte nella curva di un grafico
che mostra in tempo reale l'andamento Ideale per i diabetici Calorie bruciate Gli Smart Socks sono stati ideati
da Sensoria per chi ama la corsa Sul display appaiono la velocità, le calorie bruciate, la distanza percorsa e
quanto tempo si sta impiegando per l'allenamento
02/03/2014
La Stampa - Torino
Pag. 53
(diffusione:309253, tiratura:418328)
andrea rossi
«Le primarie sono nello statuto del Pd e nel Dna del centrosinistra. Vogliono accantonarle così a cuor
leggero?». Pare di sì, verrebbe da dire rispondendo alla domanda del segretario regionale di Sel Nicola De
Ruggiero. Ogni giorno che passa si allontanano, si fanno evanescenti, perché il candidato c'è già e viaggia
come un treno. E perché il principale partito della coalizione ha deciso: tra qualche giorno la direzione del Pd
formalizzerà la candidatura di Sergio Chiamparino alla guida del Piemonte.
Nella sua prima relazione da segretario, all'assemblea regionale di ieri (che ha eletto presidente la
consigliera regionale Giuliana Manica), Davide Gariglio non l'ha presa troppo alla larga: «Le primarie servono
quando mettono a confronto leadership contrapposte e i rispettivi progetti. Ma se di leadership ce n'è una
sola, ha molto più senso concentrarsi sulle cose da fare». Tradotto: lasciamo perdere le primarie - tanto
sappiamo chi le vince - e diamoci da fare, tutti insieme, per plasmare un programma convincente. Il
sondaggio anomalo
I paletti di Gariglio e del Pd traggono forza da molti elementi, non ultimo il sondaggio commissionato a Ipr
Marketing che ieri l'entourage di Chiamparino ha diffuso in lungo e in largo. Secondo la rilevazione, il 50 per
cento dei piemontesi si fida di lui, l'84 lo conosce, il 61 considera positivo il suo lavoro da sindaco di Torino e
il 52 lo ritiene adatto a far ripartire il Piemonte. Unico neo: nel sondaggio era testato rispetto a un avversario
fittizio, dal momento che né centrodestra né 5 Stelle hanno ancora un candidato. Un limite non da poco. In
ogni caso, se si votasse oggi, Chiamparino vincerebbe con il 39% contro il 33 del centrodestra e il 24 dei
grillini, ma avrebbe un solo seggio di maggioranza in Consiglio. Rispetto alle elezioni politiche 2013, però,
farebbe guadagnare al centrosinistra dieci punti. Gli alleati scalpitano
Logico, quindi, che il Pd tiri dritto. Gariglio annuncia già un profondo rinnovamento nelle liste e nell'eventuale
giunta. «Dobbiamo essere una forza di palazzo e di strada», spiega il segretario rivisitando il classico «di lotta
e di governo». «Al fianco dei pendolari, di chi subisce i tagli alla sanità». Una fretta quasi sospetta, secondo
gli alleati di Sel, che ieri hanno indicato la consigliera uscente Monica Cerutti come capolista. «Noto una
preoccupante sicumera, sento già parlare di posti in giunta», avverte De Ruggiero. Le primarie, però,
diventano sempre più difficili da portare a casa. Cominciano a farsi strada altri ragionamenti: ad esempio,
imporre a Chiamparino alcune priorità nel programma. Quali? Borse di studio, pagamenti ai fornitori delle Asl,
trasporto pubblico, messa in sicurezza del territorio, sanità. Della serie: dì (anzi, prometti) qualcosa di sinistra.
«Ci deve convincere», ragiona De Ruggiero. «Per ora rappresenta bene solo i "diversamente moderati"».
Una prima risposta - seppur indiretta - è arrivata ieri. Chiamparino, che sta battendo a tappeto le province
periferiche e tradizionalmente ostiche per il centrosinistra, dal Verbano ha lanciato un segnale sulla sanità: «I
territori montani non vanno sguarniti. Se ci sono risparmi da fare, vanno fatti nelle Asl dove si spende di più».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Il primo sondaggio arriva dal Pd "Chiamparino 39%"
01/03/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Sanità, via alle cure senza frontiere nell'Unione europea
ROMA Il Consiglio dei ministri ha dato l'ultimo via libera alle "cure senza frontiere" in Europa. Gli italiani, con
regole scritte e con direttive precise sui rimborsi, potranno andare a farsi operare in un ospedale tedesco o
francese e gli olandesi o gli spagnoli avranno l'opportunità di essere curati in Italia. Superando le limitazioni
che ci sono state fino a oggi. Massi a pag. 9 ROM A Cure "senza frontiere" in Europa. Il Consiglio dei ministri,
ieri, ha dato l'ultimo via libera perché anche l'Italia diventi un paese in grado di importare ed esportare
pazienti. Nel senso che gli italiani, con regole scritte nero su bianco e con direttive precise sui rimborsi,
potranno andare a farsi operare (con permesso) in un ospedale tedesco o francese e gli olandesi o gli
spagnoli avranno l'opportunità di arrivare nelle nostre corsie. Superando tutte le limitazioni che ci sono state
fino ad oggi. Una "circolazione" dei malati così come prevede una direttiva comunitaria entrata in vigore ad
ottobre scorso. Il decreto varato ieri permette ora all'Italia di essere pronta e mettere in moto questa, non
semplice, macchina organizzativa. In puro burocratese l'accordo europeo si chiama "assistenza
transfrontaliera". Una sorta di Trattato di Schengen della salute. Regolato da norme identiche in tutti i paesi.
Nella realtà significa che gli ospedali si metteranno in concorrenza, che i malati potranno chiedere la
consulenza di un medico o di una struttura straniera e che le Regioni avranno il compito di dare l'ok oppure
no. Non si potranno superare i confini, però, se si ha bisogno di una degenza lunga, di un trapianto o delle
vaccinazioni. Da qui la nascita dei "Contact point", delle commissioni di valutazione, sia al ministero sia nelle
amministrazioni locali. Uno snodo che servirà a far uscire i nostri pazienti e far entrare quelli stranieri. Ed è
proprio partendo da questo punto il ministro della Salute Lorenzin ha spiegato l'operazione "senza frontiere":
«Se il nostro sistema riuscirà ad essere competitivo in Europa e ad attrarre, per la qualità e l'efficienza, i
pazienti degli altri paesi avremo l'opportunità di nuove entrate finanziarie. Una sfida da cogliere, consentirà di
far valere le nostre eccellenze in ambito comunitario». La direttiva obbliga a fornire al pubblico, attraverso
"uno o più punti di contatto nazionali" tutte le informazioni sulle procedure di rimborso, sugli standard di
qualità dei vari ospedali e sull'affidabilità dell'assistenza. Lunedì verrà aperto un sito (www.dovesalute.gov)
che consentirà, spiegano al ministero, «di facilitare l'uso dei servizi sanitari e sociosanitari, rendendo
disponibili i dati sulle caratteristiche strutturali, funzionali e di attività delle strutture che costituiscono la nostra
rete sanitaria. Informazioni trasparenti per gli stranieri e per i pazienti italiani. La conoscenza delle diverse
strutture potrebbe riuscire a ridurre lo spostamento dei pazienti da una regione all'altra ma anche i viaggi
verso l'estero. «Bisogna che l'accordo sia chiaro fin dall'inizio - precisa il ministro Ci saranno limitazioni
dovute alla regolazione tra i paesi sui budget. Quindi, ci sarà un limite in entrata e in uscita come il
mantenimento dei costi per evitare nuovi oneri per le casse dei diversi paesi. Le limitazioni non andranno
contro la libertà del cittadino di potersi spostare. Le richieste devono rispondere a determinati parametri, uno,
ad esempio, è quello del costo». L'Italia, a sentire gli esperti che conoscono le nostre corsie e quelle
straniere, sono convinti che il nostro valore aggiunto sia anche nella cultura del benessere, nella diffusione
del "giusto mangiare". «Noi - è il commento di Walter Ricciardi ordinario di Igiene alla Cattolica ma anche
presidente di tutte le Società di sanità pubblica dei paesi europei - possiamo offrire anche altro oltre alla
salute, la giusta alimentazione. C'è bisogno di attrarre i pazienti, lavorando sulla comunicazione prima che
arrivino». Carla Massi © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il ser vizio sanitario europ eo 700 600 1.900
3.890 3.439 3.000 2.200 Italia 20 milioni Bulgaria Romania Danimarca Paesi Bassi G. Bretagna Austria
2milioni milioni Fonte: Ue-Ocse Dati in euro Francia Germania LE SPESE PUBBLICHE PRO CAPITE i
cittadini i medici gli infermieri
Foto: IL PROVVEDIMENTO Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha spiegato che l'Italia è stata tra i
primi paesi a recepire la direttiva Unione europea
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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L'accordo
01/03/2014
Il Messaggero - Roma
Pag. 45
(diffusione:210842, tiratura:295190)
E LUNEDÌ SI INAUGURA LA SEDE DI PIAZZA GENTILE DA FABRIANO SARÀ IL NUOVO PRESIDIO PER
TUTTO IL VILLAGGIO OLIMPICO
Michele Galvani
SANITÀ Il conto alla rovescia è finito. Lunedì apre il centro Asl di via Tagliamento 19, chiuso da 10 anni circa
per una complessa opera di ristrutturazione. Garantirà ai cittadini servizi essenziali, prelievi ma anche
prestazione specialistiche di eccellenza. Un'inaugurazione (ore 11.30) attesa anni, perché nel frattempo, per
colmare il vuoto lasciato, è stata aperta una Asl alternativa in piazza Gentile da Fabriano (davanti al teatro
Olimpico) diventata poi un punto di riferimento per tutti i residenti del Flaminio. All'annuncio della sua chiusura
infatti, molte persone (anziane in particolare) sono state gettate nel panico. «E adesso per un'analisi dovrò
arrivare fino a via Tagliamento?», la domanda più frequente. No, perché il quartiere non resterà sguarnito:
entro l'estate aprirà un presidio in via degli Olimpionici, il Municipio infatti ha già avuto il via libera per rendere
agibili i locali al civico 19. «Per noi è importante far capire che aumenta l'offerta sanitaria - spiega il presidente
del Municipio, Giuseppe Gerace - c'è stato uno sforzo enorme per mantenere una sede in zona, cosa che la
vecchia amministrazione aveva garantito solo a parole. Di carte non abbiamo trovato l'ombra. In questi giorni
invece, ho appena avuto l'ok per aprire questo presidio in via degli Olimpionici». Gerace coglie anche
l'occasione per rassicurare i residenti «che la sede di via Tripoli, nonostante la raccolta firma già partita, non
chiuderà. Le voci messe in giro sono false». LA STRUTTURA La Asl di via Tagliamento sarà futuristica e di
altissimo livello: al piano terra si trovano il Cup, la scelta e la revoca del medico, i prelievi e l'ambulatorio
infermieristico. Al primo piano l'assistenza, la farmaceutica territoriale, oculistica e senologia; al secondo
piano pneumologia, medicina dello sport, angiologia, cardiologia e ortopedia. Il terzo piano è quello più
«ricco»: odontoiatria, gastroenterologia, ginecologia, urologia, endocrinologia, otorinolaringoiatria,
dermatologia. Al quarto piano la radiologia e al quinto piano la direzione sanitaria di distretto e la sala riunioni.
Un palazzo moderno, all'interno del quale lavoreranno anche i medici e tutto il personale fino a poco tempo fa
impegnati nell'altra Asl di piazza Gentile da Fabriano. Un'operazione complessa, resa possibile anche grazie
all'intervento di Vincenzo Loricchio, assessore ai rapporti con le strutture sanitarie oltre che della Regione
Lazio. «La nostra politica conclude Gerace - è quella di rafforzare l'offerta sanitaria sul territorio. Succederà
anche con il centro del Sant'Anna in via Garigliano, dove continua a crescerà l'attenzione verso le tematiche
legate all'universo delle donne». Alla sede di via Tagliamento potranno accedere tutti i cittadini della Asl Rma
e chi, tramite il Recup, in caso di attese molte lunghe verrà dirottato in un altro quartiere. In questo caso in
zona Trieste. La Asl di via Tagliamento 19 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: (FOTO TOIATI/CAPRIOLI)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Dall'oculistica ai prelievi dopo 10 anni riapre la Asl di via Tagliamento
01/03/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 14
(diffusione:210842, tiratura:295190)
L'ACCORDO R O M A Tor Vergata e l'università di Boston, Harvard, unite per arrivare a nuove cure contro il
cancro. È stato, infatti, siglato un accordo scientifico senza precedenti tra la seconda università romana e
l'ateneo americano: questo consentirà la nascita a Roma di un, cosiddetto, "ospedale dei topolini". La
missione è quella di mettere a punto rapidamente nuove terapie anticancro personalizzate, quelle da
utilizzare direttamente su pazienti che non rispondono alle cure standard. È il primo passo per arrivare in
tempi rapidi alla costituzione di una fondazione, la Hbt (Harvard Medical FacultyPhy si cians-Beth Israel
Deaconess Medical Center di Boston-Tor Vergata), che significa anche "Hope to Beat Tumorigenesis", cioè
"Speranza di vincere i tumori". Presentata ieri nell'ateneo romano durante l'incontro "La medicina di domani,
oggi". L'"ospedale del topo" di Tor Vergata segna l'inizio di una nuova era per le sperimentazioni cliniche
contro i tumori. L'OSPEDALE DEI TOPOLINI «La Fondazione - spiega Giuseppe Novelli, rettore di Tor
Vergata - è stata sancita di fronte a un notaio e apre le porte al futuro, una ricerca senza confini dove non ci
saranno più cervelli in fuga ma solo ricercatori che lavorano tra Usa e Italia a progetti congiunti. Scambiando
informazioni e accelerando il passaggio tra ricerca su animali e applicazioni cliniche sui pazienti». L'"ospedale
del topo", ideato dall'italiano Pier Paolo Pandolfi che dirige il Cancer Center di Harvard alcuni anni fa e già
attivo a Boston, tecnicamente definito "progetto Co-Clinico", è una struttura in cui i topolini sono modificati
geneticamente per studiare i geni del cancro di ogni paziente. Questo consentirà di arrivare a «scoprire
nuove molecole, nuove combinazioni di farmaci e nuovi protocolli terapeutici spiega Pandolfi. Potremo curare
pazienti che, altrimenti, non avrebbero chance per combattere la malattia». «Gli americani - aggiunge Novelli
- impareranno quello in cui siamo bravi: creatività, spirito di innovazione e preparazione di base che solo le
nostre università forniscono».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Nuove cure anticancro, patto Harvard Tor Vergata
01/03/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Necessaria almeno una notte di ricovero precedenza a chi non può curarsi
in patria
GIÀ OGGI IL 35% DEGLI ITALIANI PARTE PER SOTTOPORSI A UN'OPERAZIONE E IL 29% PER AVERE
FARMACI NUOVI
C.Ma.
ROMA Avranno il sì al viaggio verso ospedali stranieri soprattutto i pazienti che non hanno la possibilità di
avere qui da noi le cure necessarie. Ogni richiesta, dalle regioni, sarà esaminata secondo alcuni parametri
fissati dalla direttiva europea. INTERVENTI ED ESAMI Nel caso in cui venga negata l'autorizzazione perché
le cure sono ottenibili anche in Italia la Asl ha l'obbligo di individuare la struttura in grado di assistere il
paziente nei tempi e nella qualità che la condizione del malato richiede. L'autorizzazione potrà essere rifiutata
anche se si ipotizza un rischio per la sicurezza del paziente. Una delle condizioni: l'assistenza oltre confine
dovrà essere ricoverato almeno una notte. E' ovvio che il malato che ha intenzione di partire dovrà avere la
prescrizione sulla ricetta del servizio sanitario, l'indicazione della diagnosi e della terapia, il luogo prescelto
per la visita, l'intervento o l'esame. Versante economico: i costi per le prestazioni ricevute in un altro Stato
che superano la tariffa prevista nel paese di residenza saranno a carico del paziente. In ogni caso lo Stato
può rimborsare il costo eccedente, così come può decidere di rimborsare le spese di alloggio e di viaggio o i
costi supplementari. Oggi il 35% degli italiani che va all'estero per curarsi lo fa per sottoporsi ad interventi
chirurgici di alta specializzazione, il 29% per poter utilizzare terapie innovative, il 18% per avere la conferma
di una diagnosi fatta in Italia, il 13% per effettuare visite specialistiche, il 5% per sottoporsi a trapianto.
MEDICINE INNOVATIVE La "rivoluzione" riguarda circa 600 milioni di cittadini europei, 2milioni di medici e
20milioni di infermieri. «Siamo preoccupati per un aumento di ricoveri inappropiati - commenta
Cittadinanzattiva-Tribunale del malato - e per il fatto che le Regioni potrebbero applicare criteri differenti
nell'esame della richiesta. Siamo certi che vorranno partire i pazienti con malattie croniche e rare, potrebbero
scegliere i paesi all'avanguardia nella prescrizione di farmaci innovativi». © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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LE REGOLE
01/03/2014
Il Messaggero - Ancona
Pag. 39
(diffusione:210842, tiratura:295190)
SANITÀ/2
Riordino della sanità, il sindaco e l'assessore Emma Capogrossi hanno incontrato ieri mattina il Direttore
generale dell'Asur Gianni Genga. Poste le basi per un dialogo sui temi importanti di carattere sanitario per la
città: dalla questione dell'ex Umberto I ai servizi sanitari territoriali. Una visita che si è conclusa con l'impegno
comune a una collaborazione che possa favorire una soluzione ai problemi sanitari. La prossima settimana è
infatti previsto un nuovo incontro tra Genga e il sindaco: sarà operativo. Si discuterà del poliambulatorio all'ex
Umberto I. Trasferimento del Salesi a Torrette, Inrca, ex Crass, ex Umberto I sono anche al centro del
documento che la commissione alle Politiche sociali sta discutendo. Una prima bozza è stata redatta, ora
sarà modificata e discussa per arrivare a un documento finale condiviso da portare in consiglio alla fine di
marzo. Per il trasferimento a Torrette del Salesi - si legge nel documento - è necessario che il Pediatrico
venga posto in una struttura assolutamente autonoma e indipendente, senza commistione con gli adulti, che
rispetti la necessità per i piccoli di sentirsi il meno possibile ospedalizzati e, contemporaneamente, garantisca
loro trattamenti sanitari di alto livello, conformemente con quanto è sempre avvenuto in passato, quando era
polo di attrazione da tutta l'Italia centro meridionale. «Il Salesi è sempre stato fiore all'occhiello della sanità
anconetana - dice Simone Pizzi, Ncd - non può essere svilito del suo ruolo di centro pediatrico unico del
centro Italia. Sì a un trasferimento in una nuova struttura solo a misura di bambino». E sui rapporti con la
Regione, il consigliere Bona Finocchi (La Tua Ancona) spiega che «bisogna alzare la voce e presentare un
documento dalla forte valenza». La presidenza del consiglio comunale ha infatti «contattato due settimane fa
l'assessore regionale alla Sanità Mezzolani su una sua possibile presenza alla seduta del consiglio, ma non
ha ancora ricevuto una risposta», spiega Roberto Grelloni. E Matteo Vichi (Scelta civica) denuncia che «il
Comune non può vivere passivamente tutte le scelte che la Regione opera, in materia di sanità».
Micol Sara Misiti
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Il sindaco vede Gengasi prepara la vertenza
03/03/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
ROMA L'ultimo caso clamoroso arriva dalla Asl 1 di Napoli: gran parte delle fatture sono state pagate due
volte, un "furto" da 32 milioni di euro per il servizio sanitario. Ma le inchieste in tutto il Paese sono sempre più
frequenti, perché quel mondo, come dimostra ogni anno il rapporto della Corte dei conti, si presta a frodi,
imbrogli, piccoli e grandi fenomeni di corruzione. Ecco perché, proprio per le Asl, è stato messo a punto dal
ministero della Salute un piano triennale anticorruzione (2013-2016) da applicare in ospedali, ambulatori e
uffici amministrativi, visto che il 5-6% del fondo sanitario si perde nel malaffare. Massi a pag. 12 ROMA Nella
Asl 1 di Napoli, tra il 2000 e il 2012, gran parte delle fatture sono state pagate due volte. Un "furto" da 32
milioni di euro per il servizio sanitario. Sono riusciti a frodare 5 milioni di euro tre rappresentanti legali di un
consorzio e di una cooperativa sociali che a Milano trasportavano i malati. La scoperta della Finanza a
dicembre scorso: i reati risalivano al periodo 2009-2012 quando sono state commesse irregolarità nel
capitolato d'appalto. Un mese fa i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma hanno sequestrato beni per tre
milioni di euro a un ex dirigente della sanità pubblica laziale, Mario Celotto. Era rimasto coinvolto nell'indagine
sulla cosiddetta "Lady Asl" avviata nel 2005 e portata avanti almeno fino al 2009. L'elenco delle truffe in
sanità è molto lungo, non c'è regione che non abbia un suo caso milionario. LA CORTE DEI CONTI Perché
quel mondo, come dimostra ogni anno il rapporto della Corte dei conti, si presta a frodi, imbrogli, piccoli e
grandi fenomeni di corruzione. Lì dove, tra i dolori, gira anche un succulento business. Ecco perché, proprio
per le Asl, è stato messo a punto dal ministero della Salute un piano triennale anticorruzione (2013-2016) da
applicare negli ospedali, come negli ambulatori, negli uffici amministrativi e nei servizi acquisti. Un Piano,
dunque, oltre il codice penale e quello civile mirato ad allargare i controlli in tutti i settori. Non si può più far
finta di nulla sul fatto che il 5-6% del fondo sanitario si perde nel malaffare. Parliamo di falso in bilancio,
evasione fiscale, scamI VERTICI ` Ecco perché ogni Asl deve individuare i suoi punti critici, (quindi più
attaccabili dalla corruzione), far ruotare il personale (in particolare i responsabili degli acquisti e le figure
dirigenziali, non certo i medici), organizzare corsi anti-corruzione, formare gruppi di verifica continua,
assicurare l'anonimato a chi segnala una truffa o presunta truffa, scrivere dei protocolli di legalità, indicare le
attività incompatibili, mettere sotto la lente i precedenti penali di chi stipula accordi con il pubblico. Nel testo si
parla anche di conflitto di interessi. Entro il 31 gennaio ogni Asl doveva presentare il suo progetto, la sua
organizzazione per riuscire ad attuare il piano secondo le esigenze e la grandezza. Ora, in questi giorni, si
comincia a mettere su l'impalcatura dell'operazione trasparenza che entro, al massimo maggio, dovrebbe
essere a regime ovunque. Questo significa, per esempio, che le Asl devono rispettare tre principali parametri:
nominare il responsabile anticorruzione, pubblicare on line il Piano triennale e fornire informazioni sui vertici.
Sul direttore generale, su quello sanitario e quello amministrativo. Tutti devono poter avere la possibilità di
vedere i curricula e i compensi. LE SENTINELLE Il Lazio, nei primi giorni di febbraio, ha annunciato di aver
nominato 40 sentinelle antifrodi. Saranno in tutte le strutture sanitarie, dalle Asl alle aziende ospedaliere,
dagli istituto di ricovero e cura ai policlinici universitari, dal servizio del 118 fino agli Istituti zooprofilattici. I
controllori, così come prevede il piano, dovranno tenere occhi aperti su appalti, affidamenti, sovvenzioni e
contributi. I concorsi come le progressioni di carriera avranno il loro supervisore. «La corruzione - fa sapere
Giovanni Bissoni, presidente dell'Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali è in grado di
incidere sia sull'efficienza sia sulla qualità delle cure e sulla sicurezza. Colpisce il diritto alla salute dei
cittadini». Carla Massi LE AZIENDE SANITARIE DEVONO NOMINARE UN RESPONSABILE ANTIFRODE E
DARE INFORMAZIONI SUI VERTICI
I numeri
5-6%
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Sanità, ecco i controllori anti-corruzione
03/03/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
57
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5-7 miliardi di euro l'anno 1miliardo e mezzo di euro dei fondi sanitari si perdono in illegalità e tangenti la
stima del costo della corruzione e delle frodi in sanità il valore dei reati in sanità accer tati dalla Finanza in
Italia nel triennio 2010-2012
Il Corruption perception index del nostro Paese si è attestato a
3.9
6.9 Media Ocse La trasparenza Ultima in classifica Molise Le regioni più vir tuose Basilicata, Friuli-Venezia
Giulia Superano appena la sufficienza Lombardia, Abruzzo, Piemonte e Liguria Sotto la sufficienza Sardegna,
Marche, Lazio, Campania e Calabria da 1 a 10 dove 10 è l'assenza di corruzione
Fonti: Agenas (Agenzia nazionale per i ser vizi sanitari nazionali) Libera-Gruppo Abele
Foto: IL FENOMENO Nel mirino i contratti e gli avanzamenti di carriera
02/03/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Lesioni cerebrali per 20mila bimbi
Efficaci terapie riducono le alterazioni incontrollate del tono muscolare
Luigi Cucchi
In Italia, in media, ogni anno mille bambini sviluppano paralisi cerebrale infantile, una patologia causata da un
danno irreversibile, congenito o dovuto a lesione traumatica o a patologie concomitanti, al sistema nervoso
centrale. Sono oltre 20mila le famiglie italiane che convivono con un proprio caro affetto da questa patologia.
Oltre alla spasticità, questi bambini possono presentare disabilità motoria, disturbi del cammino e della
coordinazione del movimento e disturbi cognitivi, come difficoltà di linguaggio. A Milano, presso l' ospedale
dei bambini Vittore Buzzi, sono stati discussi i risultati di uno studio durato 14 anni, condotto su 430 pazienti
di età compresa tra i 6 ed i 19 anni, avente come obbiettico l'analisi dell'efficacia di una terapia disponibile in
pochi ospedali italiani che combatte i sintomi più gravi di questa patologia, quali distonia, contrazione
muscolare involontaria e prolungata e soprattutto spasticità, intesa come alterazione incontrollata del tono
muscolare, condizioni che rendono chi ne soffre bisognoso di cure costanti. Questa ricerca, condotta dal
dottor Francesco Motta, direttore della struttura complessa di ortopedia pediatrica, ha impiegato come terapia
l'infusione del farmaco baclofene, un miorilassante ad azione centrale molto efficace. Da anni uno dei
trattamenti della spasticità più impiegato, ma ancora poco utilizzato nel paziente pediatrico. Lo studio
rappresenta il più ampio trial monocentrico mai realizzato su tale terapia ed i risultati sono stati pubblicati
sulla rivista Journal of Neurosurgery. L'assunzione sistematica per via orale di questo farmaco, può causare
gravi effetti collaterali. Questa terapia (ITB) prevede il posizionamento chirurgico di un dispositivo
biomeccanico computerizzato riempito di farmaco, che viene somministrato in dosi programmate attraverso
un piccolo catetere nel liquido che circola nel midollo spinale. L'erogazione della dose del farmaco può
essere diminuita fino a 100 volte rispetto all'assunzione orale, riducendo gli effetti collaterali. «La terapia con
baclofene, somministrato con una micropompa impiantata a livello sottocutaneo, direttamente nel canale
spinale - dichiara il dottor Motta- riduce il dolore, le contratture e gli spasmi muscolari, e di conseguenza,
aumenta l'autonomia negli spostamenti, per una migliore qualità di vita del paziente e della sua famiglia. Su
107 pazienti con complicanze, il 60,7%, presentava problemi d'infezione legati al catetere.Nel corso dei 14
anni -precisa il dottor Motta -siamo riusciti ad abbassare drasticamente il rischio d'infezione: grazie
all'impianto di un dispositivo, innovativo per struttura e materiali. Da settembre 2011 la percentuale è scesa
quasi allo 0%.Inoltre, nel corso degli anni al Buzzi è stata migliorata la tecnica di impianto ed è stato quindi
possibile ridurre l'incidenza delle complicanze infettive inserendo la pompa a livello sub fasciale rispetto
all'impianto sub cutaneo. Questa terapia con pompa impiantabile genera un risparmio, calcolato per i primi
due anni rispetto alla sola terapia medica standard, pari a circa 28mila euro». La paralisi cerebrale, definita
come insieme di disturbi neurologici che colpiscono una o più aree del cervello, verificatisi in fase pre, peri o
post-natale, prima che se ne completi la crescita e lo sviluppo, presenta un insieme multifattoriale di cause.
Quelle pre-natali o peri natali, come nascita prematura ( prima della 32 settimana di gestazione), distacco
della placenta, gravidanze multiple, ipossia, insufficienza polmonare, interessano il 50-60% dei pazienti, le
cause post-natali il 5% ed il 35% quelle sconosciute.
Foto: MOTTA Micropompa con un piccolo catetere somministra un farmaco al midollo spinale riducendo i
sintomi della paralisi cerebrale
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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NEUROLOGIA Radiografia della malattia
02/03/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:192677, tiratura:292798)
A marzo per «la salute orale» visite gratuite da 1500 dentisti
Marzo sarà il «Mese della salute orale». L'iniziativa offre la possibilità di prenotare gratuitamente una visita di
controllo odontoiatrica e ortodontica su tutto il territorio nazionale: lo scorso anno è stato un successo, con
più di 9.200 visite prenotate. Quest'anno si terrà « l'edizioneorale - in tour». Dal 4 marzo al 6 aprile uno studio
dentistico mobile girerà le piazze di cinque città italiane per offrire direttamente sul posto ai cittadini visite
gratuite, che saranno effettuate da specialisti della Società italiana di ortodonzia. Il tour partirà da Torino dal 4
al 9 marzo, passando per Milano dall'11 al 16 marzo, arrivando a Bari dal 19 al 23, per poi proseguire per
Napoli dal 25 al 30 marzo fino ad arrivare a Roma dall'1 al 6 aprile. Oltre al tour nelle città italiane sarà
possibile, come tutti gli anni, prenotare la visita gratuita in modo facile e gratuito anche sul sito
prontodentista.it. Basterà collegarsi al portale e selezionare lo specialista aderente all'iniziativa più vicino a
casa fissando così una visita Gli studi che aderiscono a questa iniziativa sono 1500. Per prenotare una visita
gratuita è possibile rivolgersi al numero verde 800 144917 dalle 10 alle 14 dal lunedì al venerdì.
L'appuntamento verrà dato nel mese di marzo.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
59
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PREVENZIONE
02/03/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Accordo di collaborazione Italia-Stati Uniti per la ricerca sulle malattie rare
Gloria Saccani Jotti
Le frontiere della ricerca sulle malattie rare progrediscono ancora, anche grazie a strumenti concreti come
l'accordo di collaborazione appena stipulato tra il Centro nazionale malattie rare (Cnmr) dell'Istituto Superiore
di Sanità (ISS) e l'omologo Office of Rare Diseases Research presso il National Institutes of Health. Da
tempo l'ISS collabora con i National Institutes of Health statunitensi (è del 2003 l'intesa tra Italia e USA per lo
sviluppo di attività congiunte nel campo dell'oncologia, del bioterrorismo e, appunto, delle malattie rare) ed ha
chiuso il 2013, anno della cultura italiana negli Stati Uniti, con un evento scientifico che fa il punto sulle
malattie rare. Lo scorso 16 Dicembre, infatti, nell'ambito di un Memorandum di collaborazione tra il
Department of Health and Human Services americano ed il ministero della Salute italiano, si sono dati
appuntamento nella sede dell' Ambasciata d'Italia a Washington rappresentanti delle istituzioni, del mondo
della ricerca, delle associazioni non profit e delle imprese di Italia e Stati Uniti, con l'obiettivo di fare luce sugli
sviluppi della diagnostica e delle cure, valutando anche le implicazioni positive delle alleanze tra
professionisti, pazienti e famigliari che si sono venute a creare nei due Paesi. «Si tratta - osserva il direttore
del Cnmr, dottor Taruscio - di un accordo, che conferma un cammino di cooperazione avviato dal 2003 e
finalizzato ad azioni di ricerca scientifica e sanità pubblica. Uno sforzo comune che ha condotto a risultati
tangibili, quali il finanziamento di una cinquantina di progetti sulle patologie rare tra il 2005 e il 2007 e di ben
82 progetti nel biennio successivo. Il nostro auspicio è di rinsaldare sempre di più la collaborazione, che al
momento si esplica anche in seno al Consorzio internazionale IRDiRC, che raccoglie ricercatori ed
organizzazioni che investono nella ricerca sulle malattie rare, per raggiungere due obiettivi prioritari entro il
2020: 200 nuove terapie e degli strumenti per diagnosticarle». «Quest'anno abbiamo promosso molti simposi
- ha sottolineato l'ambasciatore d'Italia a Washington, Claudio Bisogniero - a testimonianza della
collaborazione con gli Stati Uniti». [email protected]
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Malati & Malattie
01/03/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Roma. È stato firmato dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e dal rettore dell'Università
Cattolica Franco Anelli, il contratto che definisce le coordinate dell'attività del Policlinico universitario A.
Gemelli con il servizio sanitario regionale e il tetto massimo del fatturato. I termini dell'accordo sono la base
per chiudere i conti del 2013 e definire il finanziamento per l'anno in corso. «Per la prima volta, la definizione
del budget per il Gemelli viene fatta all'inizio dell'anno e non alla fine come accaduto spesso. Con la firma di
questo accordo - spiega Zingaretti - chiudiamo una fase d'incertezza che pesava non poco sulla ordinaria
gestione del grande policlinico universitario che è e si conferma punta d'eccel lenza del sistema sanitario
regionale». «La definizione di regole e risorse certe per garantire il lavoro del nostro Policlinico con il sistema
sanitario regionale - dice Franco Anelli - è un fatto estremamente positivo che mancava da tempo. E questo
pesava sul processo di ristrutturazione in corso. In queste condizioni si può lavorare al meglio e sviluppare di
più le enormi potenzialità professionali e umane che animano il Gemelli».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Gemelli, ok al budget per il Lazio
01/03/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Roma. Grazie a diagnosi sempre più accurate, continua ad aumentare il numero di malattie rare individuate.
Così come quelle che possono essere evitate, agendo in modo preventivo. In particolare, durante la
gravidanza, attenzione all'alcol perché può provocare encefalopatia alcolica nel nasciutro, assumere acido
folico già due o tre mesi prima del concepimento aiuta ad evitare la spina bifida, attenzione, inoltre,
all'interazione con alcuni farmaci per le epilessie e ad eccessive tracce di arsenico, all'origine di deformazioni
del feto. A spiegarlo è Domenica Taruscio direttore del Centro nazionale malattie rare dell'Istituto superiore di
Sanità: «Sono tra 6.000 e 8.000 le malattie rare stimate ma solo 485 quelle catalogate dai registri regionali e
nazionali». Un milione e mezzo i malati rari stimati in Italia, «ma quelli censiti sono circa 110.000 e il loro
numero è in costante aumento». Per questo, in occasione della Giornata mondiale delle Malattie rare,
celebrata ieri, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha promesso di impegnarsi «affinché, nel nuovo Patto
della Salute sia aggiornato il decreto che individua i Livelli essenziali di assistenza e l'elenco delle malattie
rare». Prima ancora sarà sottoposto al vaglio della Conferenza Stato-Regioni, l'atteso Piano nazionale
malattie rare, ovvero il documento «che si preoccupa di individuare le azioni utili a ridurre le variabili nella
qualità dei servizi offerti ai pazienti e nella loro accessibilità».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Lorenzin: sarà aggiornata lista malattie rare
01/03/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Salute da tutelare
Sos Campania, il governo firma la direttiva La decisione, che potenzia gli studi epidemiologici, reca le firme
dei ministri della Salute, dell'Ambiente e dell'Agricoltura
na direttiva per potenziare gli studi epidemiologici, con particolare riguardo ai registri delle malformazioni
congenite e ai registri dei tumori, e una precisa e rapida analisi e valutazione dello stato di salute delle
persone residenti nei comuni della Regione Campania compresi nella cosiddetta "Terra dei fuochi", in
relazione alla presenza ed alla tipologia dei siti di smaltimento e combustioni illegali di rifiuti. È questo il
contenuto del documento firmato ieri dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dal ministro delle Politiche
agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina e dal ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del
mare, Gian Luca Galletti, acquisita l'intesa col presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. Nella
direttiva vengono determinati i criteri di identificazione dei rischi sanitari per contrastare i quali dovranno
essere implementate azioni specifiche di prevenzione, miglioramento delle procedure diagnostiche,
terapeutiche e di accesso ai servizi sanitari, a tutela della salute delle popolazioni. Secondo quanto riferisce
una nota del ministero della Salute, la direttiva, delegando l'Istituto superiore di sanità all'espletamento
dell'attività, individua le specifiche priorità: l'analisi, secondo la metodologia del Progetto Sentieri dei dati
sanitari correnti, riguardanti mortalità ed ospedalizzazione delle aree già individuate caratterizzate da
molteplici fattori di rischio, non solo di tipo ambientale, per delineare il profilo di salute complessivo delle
popolazioni interessate; l'acquisizione e analisi dei dati relativi ai Certificati di Assistenza al Parto (CeDap),
relativamente agli stessi Comuni interessati, disponibili presso il Ministero della salute, al fine di descrivere gli
esiti avversi della riproduzione che la letteratura internazionale indica come associati all'esposizione ad
emissioni e rilasci dei siti di smaltimento e combustioni illegali di rifiuti; l'esame dei dati disponibili riguardanti
rispettivamente le malformazioni congenite e l'incidenza tumorale. Intanto, sul tema del risanamento dei
terreni inquinati tra le province di Napoli e Caserta, è intervenuto il segretario generale dell'Ugl, Giovanni
Centrella, per il quale «gli industriali del nord che hanno sversato nella Terra dei Fuochi sono complici della
camorra e dovranno pagare le bonifiche».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Terra dei fuochi.
01/03/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 12
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Saldi e low cost: la Thailandia scalza l'India dal mercato delle madri a pagamento Aumentano le coppie gay
in cerca di un figlio. Ci sono Mark e Matt: da Sydney a Bangkok per diventare "padri" di due gemelli, nati
ciascuno con un seme dei due, ma con gli ovuli di una donna caucasica e due diverse madri thailandesi. E
poi ci sono i "papà" di Tel Aviv, nei guai con la legge
V ALENTINA F IZZOTTI
Mark e Matt sono due australiani di 29 anni e la scorsa settimana, per 80mila dollari, si son comprati due
bambini. Tate ed Estella sono nati con parto cesareo, ciascuno con il seme di uno dei due padri, con gli ovuli
di una donna caucasica (Paese non specificato) e da due diverse madri thailandesi. E per questa intricata
storia genetico-gestazionale si sono guadagnati le prime pagine dei giornali nazionali. Certo non sono gli
unici bambini nati all'estero da un utero in affitto e due padri australiani: si stima che ogni anno 500 coppie
gay si diano al turismo riproduttivo dall'Australia (dove la maternità surrogata a scopo di lucro è proibita),
verso Paesi in via di sviluppo o comunque dove le donne sono meno ricche. La cifra si è triplicata negli ultimi
tre anni. La meta preferita finora dagli australiani per la maternità surrogata (così come da tutti gli occidentali
in cerca di un figlio a buon prezzo) era l'India. Ma anche nel business delle pance la produzione si sposta
dove costa meno e la legge è più favorevole: così oggi la Thailandia è la nuova India. Principalmente perché
dal 2013 quest'ultima consente la maternità surrogata a pagamento solo per coppie composte da un uomo e
da una donna, sposate da almeno due anni, provenienti da Paesi dove questa pratica non è illegale. Questo
significa niente single, niente gay e un duro colpo a un'industria da oltre 2,5 miliardi di dollari (la legge fu
tacciata, su riviste liberal come il Time , di «omofobia» e «moralismo», anche se più probabilmente Mumbai
non aveva più voglia di litigare per il gigantesco traffico internazionale di bambini senza documenti né madri).
Anche la legge thailandese, però, dall'anno scorso ha messo qualche paletto: le madri hanno la custodia dei
figli che partoriscono (e danno loro la cittadinanza), quindi, in mancanza di una rinuncia dei diritti da parte
della donna, i bambini non si possono portare all'estero. A metà febbraio all'aeroporto israeliano Ben Gurion i
giornalisti aspettavano l'arrivo di quattro bambini dalla Thailandia: padri (gay) e piccoli sono stati bloccati alla
frontiera, scomodando le diplomazie dei due Paesi. Altre 60 coppie gay israeliane sperano nello stesso lieto
fine, anche se, dopo tentativi di trattative con Bangkok, il ministero degli Esteri israeliano ha chiarito che dal
30 novembre non aiuterà più le coppie che hanno avuto figli da surrogate in Thailandia e ha messo in guardia
le altre dall'avvalersi di questi servizi. Nel frattempo, la soluzione proposta dal ministro della Salute Israeliano
per scavalcare l'ostacolo orientale è una legge che consenta anche a gay e ai single - come già avviene con
quelle eterosessuali - di usufruire in patria di madri surrogate e che proibisca di rivolgersi all'estero ad
agenzie non autorizzate. La comunità gay ha accolto negativamente la proposta: affittare un utero a Tel Aviv
costa quasi tre volte più che a Bangkok.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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La moda del bimbo a contratto impazza dall'Australia a Israele
01/03/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Il governo fa chiudere Medici senza frontiere
Yangoon . La sezione olandese di Medici senza frontiere (Msf) ha ricevuto l'ordine da parte del governo
dell'Unione Birmana di cessare tutte le attività nel Paese. L'Ong, Nobel per la pace, ha detto di essere
«profondamente colpita da questa decisione unilaterale, ed estremamente preoccupata per la sorte di decine
di migliaia di pazienti che attualmente ricevono le nostre cure». E ha aggiunto che la decisione avrà un
impatto devastante sui 30mila pazienti trattati per Hiv e gli oltre 3mila malati di tubercolosi.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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MYANMAR
02/03/2014
Avvenire - Roma - roma sette
Pag. 17
(diffusione:105812, tiratura:151233)
AMALIA VINGIONE
La reciprocità, la mutualità e l'interdipendenza sono tre concetti basilari che rendono organica la vita nella sua
interezza e in ogni contesto, in special modo in quello socio-sanitario. Questo è uno dei concetti che l
Vescovo Orazio Francesco Piazza ha espresso nel suo intervento al Convegno «L'isola assistenziale. Un
progetto di integrazione ospedale territorio», tenutosi lo scorso 22 febbraio presso il Salone dei Quadri di
Sessa Aurunca. Promosso da Francesco Esposito, direttore amministrativo del presidio ospedaliero San
Rocco, dalla diocesi di Sessa Aurunca e dai diversi dipartimenti sanitari presenti sul territorio, il progetto
propone come obiettivo primario di focalizzare l'attenzione, oltre che sulle strutture e sui contesti, soprattutto
sulla persona, la quale trovandosi in una posizione subordinata - in virtù di un deficit dovuto alla malattia - ha
bisogno di sentire il sostegno di una struttura che rispecchi il vero senso di comunità. Il soggetto che prende
in cura il malato dovrà instaurare un rapporto fiduciale che va a compensare e a risanare in primo luogo
quelle fragilità che generano un dislivello tra medico e paziente. In questo primo e fondamentale passaggio si
deve trasmettere quella fiducia come forma di dovere nei confronti di una richiesta di aiuto. Ciò deve avvenire
non attraverso un'azione individuale, ma attraverso un servizio, che è sì espressione di una competenza
individuale, ma è anche azione comunitaria, in quanto nel soggetto forte è rappresentata una struttura, un
unicum di competenze e specificità. Quindi un agire comune volto esclusivamente al bene dell'altro.
Quest'ultimo deve essere un punto fermo, un obiettivo che non si deve mai perdere di vista per evitare così di
cadere nell'errore di svincolarsi dal compiere l'azione curativa verso l'altro. Una cura che non sia rivolta solo
al porre rimedio ad un problema fisico, ma che riconosca e valuti l'utente come persona nella sua pienezza,
avvolgendolo e sostenendolo nell'intero decorso della patologia. Questo è quanto emerso dalle relazioni dei
numerosi convegnisti intervenuti, i quali hanno esposto con chiarezza i percorsi riabilitativi e di cura che i vari
dipartimenti mettono in atto per fornire un servizio efficiente ed efficace in un'ottica non solo di
accompagnamento medico, ma soprattutto umano per non far sentire solo ed isolato il paziente. Questo
convegno è un primo passo che getta le basi per la creazione di una rete sinergica, la quale possa soddisfare
svariate esigenze attraverso una serie di collegamenti territoriali anche con strutture non necessariamente di
natura sanitaria come centri di ascolto, osservatori, sportelli sociali, i quali raccolgono un numero elevato di
utenti.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Servizi e cure, il confronto
02/03/2014
Avvenire - Ed. nazionale - roma sette
Pag. 2
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Malattie rare, ai pazienti il sostegno di Francesco
DI ANTONELLA PILIA
Accolgo i malati qui presenti per la Giornata mondiale delle malattie rare e auspico che i pazienti e le loro
famiglie siano adeguatamente sostenuti nel loro non facile percorso, sia a livello medico che legislativo».
Questo il pensiero speciale rivolto da Papa Francesco, mercoledì scorso, alle persone colpite da malattie rare
presenti in piazza San Pietro per l'udienza generale. L'incontro con il Santo Padre ha dato il via a un ricco
calendario di eventi per la VII Giornata mondiale delle malattie rare, celebrata venerdì scorso sul tema «Uniti
per un'assistenza migliore». Molteplici i promotori delle iniziative: in prima linea il Centro diocesano per la
pastorale sanitaria, insieme all'Istituto superiore di sanità (Iss), il Policlinico universitario Agostino Gemelli,
l'Ospedale pediatrico Bambino Gesù, la fondazione Telethon e la onlus Uniamo Fimr. Tutti insieme, per la
prima volta, per dare voce ai malati e ai loro bisogni. Una malattia si considera rara quando non colpisce più
di 5 persone su 10mila, ma nel nostro Paese i pazienti sono quasi un milione e mezzo, in gran parte bambini.
Si tratta di un universo di patologie diverse, uniche e spesso senza una terapia specifica, con un andamento
cronico e non di rado invalidante, ma il Servizio sanitario nazionale ne riconosce solo un certo numero. Con
la conseguenza che i pazienti e le loro famiglie devono lottare per ottenere ogni singolo diritto relativo alla
malattia e si sentono soli ad affrontarne il peso. Da qui l'importanza della sensibilizzazione, che deve
interessare anche i più piccoli. Questo è l'obiettivo della videofavola «Con gli occhi tuoi», presentata
mercoledì all'Istituto superiore di sanità, che l'ha realizzata in collaborazione con Unire, l'ospedale Bambino
Gesù e il ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, con il patrocinio del Centro diocesano per la
pastorale sanitaria. La storia è nata dalla fantasia dei giovani alunni di due classi elementari della Capitale,
assistiti da un team multidisciplinare. Obiettivo: favorire l'inclusione e l'integrazione dei bambini ammalati
nelle classi attraverso la storia di Robertino, un bambino fragile diventato eroe grazie alla musica e ai suoi
amici. «Dobbiamo imparare a scoprire la bellezza di ciascuno di noi, qualunque sia la sua condizione
biologica, superando l'idea che l'altro merita la nostra attenzione solo se risponde alle nostre esigenze» ha
sottolineato il vescovo Lorenzo Leuzzi, delegato diocesano per la pastorale sanitaria. Un messaggio fatto
proprio anche da Renza Barbon Galuppi, presidente di Uniamo Fmr, che si è impegnata a nome della
federazione a «trasferire questa esperienza in tutte le scuole d'Italia» perché i ragazzi diventino «protagonisti
del cambiamento culturale che noi auspichiamo». Dal canto suo, Domenica Taruscio, direttore del Centro
nazionale malattie rare dell'Iss, ha posto l'accento sull'importanza di andare oltre la ricerca scientifica.
«Abbiamo iniziato un laboratorio di medicina narrativa, per capire meglio le radici della patologia attraverso le
storie dei pazienti. La maggior parte delle persone che chiama al nostro telefono verde vuole sapere come
affrontare e condividere con gli altri queste difficoltà». In questo senso, ha sottolineato Mirella Taranto, capo
ufficio stampa dell'Iss e ideatrice del progetto, «i bambini ci hanno insegnato che nell'attesa di una cura, che
forse non ci sarà mai, possiamo farci più forti se siamo uniti». «La scuola di per sé rifiuta la cultura dello
scarto - ha concluso Maddalena Novelli, direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale del Lazio - e
accetta la sfida della diversità: ci occupiamo di oltre 25mila studenti disabili e su questo stiamo
scommettendo molto, per assicurare un buon servizio e cercare di evitare che la diversità si trasformi in
disuguaglianza». La serata è terminata con la premiazione delle classi autrici della videofavola, disponibile
sul sito del ministero della Salute e utilizzabile da altre scuole.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Il saluto all'udienza generale ha dato il via a una serie di iniziative con varie realtà tra cui il Centro diocesano
per la pastorale sanitaria. Videofavola realizzata per l'integrazione
02/03/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 10
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Pazienti con il braccialetto
Dal 10 marzo dati identificativi al polso degli utenti del Pronto soccorso
Un braccialetto di carta speciale attaccato al polso. Che conterrà nome, cognome, data di nascita, codice
fiscale e tutti i dati "sanitari" utili ad identificare con certezza il paziente. È la novità che arriva - dal 10 marzo al Pronto soccorso degli ospedali di Mestre e Venezia. Saranno i primi, poi entro la fine del mese di marzo il
braccialetto d'identità verrà esteso a tutti i reparti degli ospedali. Negli Stati uniti il braccialetto elettronico
esiste da una ventina d'anni negli ospedali perchè azzera gli errori. «Gli studi dimostrano che, in tutto il
mondo, la maggior parte degli errori nelle grandi strutture mediche è dovuta ad errate identificazioni del
paziente e quindi a terapie corrette applicate a pazienti sbagliati - spiega il direttore sanitario dell'ospedale
dell'Angelo, Onofrio Lamanna - L'ospedale, infatti, è un luogo in cui purtroppo il dialogo con il paziente a volte
è complicato dall'età, dalla patologia, dall'urgenza, o addirittura dall'incoscienza del paziente stesso: in queste
condizioni, i medici hanno affinato le tecniche dirette di riconoscimento, ma l'errore umano è sempre
possibile, specie nell'ambiente delicato del Pronto Soccorso. Ecco perché le tecnologie possono aiutarci
tantissimo». Dunque, entro la fine di marzo il braccialetto identificativo sarà utilizzato in tutti i reparti e nel giro
di pochi mesi - assicura l'Ulss 12 - conterrà conterrà anche tutte le notizie relative alla patologia e alle cure
prescritte al paziente ricoverato. E così si cancellerà anche quel margine di errore dovuto al possibile
fraintendimento di dati e prescrizioni scritte a mano, come avviene adesso, perché il braccialetto verrà letto
con penne ottiche, e su di esso si scriverà con l'uso dei personal computer e dei tablet e non con la grafia del
singolo medico. Vuol dire, i buona sostanza, che non sarà più possibile scambiare un paziente per l'altro e
nemmeno sbagliare il dosaggio dei farmaci. Non solo, questo andrà a semplificare il lavoro dei medici, che
dovranno compilare meno scartoffie e avranno più tempo per i pazienti. «Si tratta di innovazioni volute dalle
norme regionali - dice il direttore generale dell'Ulss 12 veneziana, Giuseppe Dal Ben - che la nostra azienda
intende introdurre nel tempo più breve possibile. Consentono di lavorare meglio soprattutto negli ospedali con
grandi numeri, e di liberare il personale da passaggi burocratici e tecnici. Siamo convinti che medici e sanitari
aiutati dalle tecnologie, e meno vessati da carte e registri, possono dedicarsi al meglio all'accoglienza e alla
cura delle persone».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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SANITÀ Il nuovo procedimento servirà ad evitare errori di valutazione
01/03/2014
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 18
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Appello di inquilini e sindacati alla Asl «Rinnovate subito i contratti
d'affitto»
MARIANNA VAZZANA
di MARIANNA VAZZANA - MILANO - «BASTA speculazioni immobiliari, chiediamo il rinnovo dei contratti
d'affitto nelle proprietà Asl». Inquilini e sindacati hanno protestato ieri mattina davanti alla sede Asl di corso
Italia 19, sul piede di guerra perché 200 famiglie che vivono negli stabili dell'azienda sono nel limbo da circa 3
anni, da quando i contratti d'affitto sono scaduti e non più rinnovati. Nessuno sa quale sarà il futuro dei
caseggiati, intanto «risultiamo tutti occupanti abusivi e viviamo in mezzo al degrado, visto che la
manutenzione è un miraggio», la denuncia dei manifestanti. UNA SITUAZIONE che riguarda il palazzo di via
Casati 10 in Zona 3, vicino corso Buenos Aires, ma anche altri edifici sparpagliati in città: il complesso tra le
vie Adige e Mantova , zona Porta Romana, quello delle vie Tanaro e Ponte Nuovo non lontano da viale
Monza e di via Volta, al confine con Chinatown. Ognuno racconta il suo dramma. «Io vivo in via Casati, vicino
corso Buenos Aires, da 35 anni. Lavoro all'Ortomercato e sono a rischio anche lì. Ho una moglie, due figli e
un cane, il contratto d'affitto è scaduto da 3 anni. Ho mandato lettere e solleciti per avere risposte ma ogni
volta la riposta è sempre la stessa: per l'Asl dobbiamo andarcene. Come si fa?», si sfoga Vincenzo Lombardi.
Teresa Campodipietra, 70enne, vive nel complesso di via Adige da oltre 40 anni, «prima ci abitava mia
suocera, lì dal 1935. Dove vado? Mi piange il cuore quando mi arriva il bollettino da pagare per indennità di
occupazione senza titolo. Sono sempre stata onesta, evidentemente non siamo più graditi per altri interessi».
E qui si tocca un altro tasto dolente: «Non ci hanno mai detto la motivazione del mancato rinnovo del
contratto di locazione, per questo c'è la paura della speculazione», continua Sonia Polastri di via Volta. «Era
stata prospettata una soluzione tramite la stipula di una convenzione con Aler: l'azienda avrebbe gestito (e
riqualificato) gli immobili grazie alla cessione del diritto di superficie da parte di Asl. Ma il risultato concreto
non è mai arrivato», spiega Valerio Calzone del Sicet. Ieri una delegazione ha incontrato la proprietà. «LA
CONVENZIONE con Aler - spiegano gli uffici Asl - non si farà». I sindacati sostengono che l'Asl non sia in
possesso della documentazione necessaria per effettuare il passaggio del diritto di superficie. L'Asl ribatte
che «ci sono molti casi di abusivismo, bisognerebbe verificare lo stato degli immobili e regolarizzare la
situazione per poter avere i titoli autorizzativi necessari, aggiornare la situazione catastale e ottenere le
certificazioni energetiche. Sarebbe possibile ricostruire tutto ma l'operazione richiederebbe tempi lunghi. E
siccome Aler non è più disponibile a impegnarsi, allora questa strada non si percorrerà». Il motivo del
mancato rinnovo dei contratti è dovuto al fatto che «gli stabili non sono a norma». Il piano è effettuare una
ricognizione strutturale degli immobili ma anche dal punto di vista socio-economico, con l'aiuto di Aler,
dopodiché si attuerà un percorso in accordo con la Regione. Nessuno sfratto, garantisce l'Asl. «Il problema di
pericolosità degli immobili - risponde Bruno Cattoli, della segreteria dell'Unione Inquilini - esiste in base a una
perizia del 2000. Come mai si tira fuori ora, dopo 14 anni? Intanto prendiamo atto della disponibilità verbale di
Asl ad avviare un confronto e a non sfrattare nessuno». Image: 20140301/foto/2637.jpg
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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LA PROTESTA OLTRE 2OO FAMIGLIE DAVANTI ALLA SEDE DI CORSO ITALIA
01/03/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 5
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Teresa Di Martino
La legge 194 che disciplina l'interruzione volontaria di gravidanza torna a far parlare di sé con la campagna
#maipiùclandestine (maipiuclandestine.noblogs.org) oggi a piazza del Popolo a Roma dalle 15. Promossa da
associazioni, collettivi e singole donne impegnate per l'autodeterminazione femminile, la campagna intende
difendere una legge messa seriamente a rischio negli ospedali e nei consultori dove negli ultimi venti anni è
cresciuto in maniera esponenziale il numero degli obiettori di coscienza. Per il Ministero della Salute sette
ginecologi su 10 obiettano. A questi vanno aggiunti anestesisti, ostetrici, infermieri, medici di base, farmacisti.
In Italia c'è solo una manciata di medici che garantisce l'applicazione della 194. I non obiettori sono così
pochi che spesso non fanno altro che praticare aborti. Cosa succederà tra dieci anni, quando questa classe
medica sarà in pensione? Il rischio vero è che la 194 diventi inapplicabile. La questione non è solo locale o
nazionale. Il 10 dicembre scorso il Parlamento europeo ha bocciato la Risoluzione Estrela che chiedeva
aborto legale e sicuro per le donne in tutti i paesi dell'Unione. Segno che i colpi di coda della cultura
patriarcale assumono le vesti di un'Europa che vuole continuare a esercitare il proprio controllo sui corpi delle
donne. Il primo appello della campagna #maipiùclandestine, firmato da più di mille persone, è stato rivolto al
presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti al quale è stato chiesto di garantire l'accesso all'interruzione
di gravidanza nei presidi ospedalieri pubblici e un numero adeguato di ginecologi, anestesisti e personale non
medico non obiettori. «Le donne che decidono di abortire affrontano una via crucis - afferma una delle
promotrici della campagna, Angela Lamboglia - ancora più ardua per l'aborto farmacologico, a lunghe liste di
attesa che spesso portano le gravidanze al limite dei 90 giorni. Non vogliamo tornare ai tempi degli aborti
clandestini». Appunto, #maipiùclandestine.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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«Mai più clandestine», parte oggi la campagna per difendere la legge 194
02/03/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 35
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Italian Migraine Project, alleanza contro le cefalee
GIOIA TAGLIENTE Nasce il primo 'Social Manifesto' a difesa dei diritti dei pazienti cefalalgici per
sensibilizzare l'opinione pubblica ed ottenere il riconoscimento legislativo della cefalea primaria cronica come
malattia sociale. Una patologia che ha conseguenze negative sul lavoro, nei rapporti sociali e nei casi più
gravi può sfociare in depressione, ansia e attacchi di panico. Tra gli obiettivi che il documento si prefigge è la
messa a punto di un sistema di cure più efficiente e personalizzato alle esigenze del paziente; Infatti in base
al livello di gravità è necessario informare correttamente il paziente sulla patologia ed orientarlo verso la
strada giusta da percorrere, all'interno dei servizi sanitari. Il Manifesto è firmato da SISC, ANIRCEF,
FEDERDOLORE - SICD, FEDERFARMA, LIC Onlus, AIC Onlus e Al.Ce Foundation Onlus, con il patrocinio
dell'Associazione di Iniziativa Parlamentare per la Salute e la Prevenzione, nell'ambito dell'Italian Migraine
Project. Obiettivo quello di sviluppare competenze nel paziente grazie ad una educazione bilaterale, medicopaziente. Ricordiamo che in Italia il ruolo della farmacia sul territorio ha una notevole importanza, dato che
rappresenta il primo presidio sanitario; e le farmacie, infatti, dovrebbero essere di supporto agli specialisti, per
monitorare l'assunzione dei farmaci nei pazienti. «Oggi in Italia chi soffre di cefalea, e si tratta in gran parte di
donne, utilizza troppo spesso i farmaci in modo improprio e protratto, con rischi di tossicità e abuso o
dipendenza da questi medicinali, che possono facilitare la cronicizzazione del disturbo - spiega Giorgio Bono,
presidente della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee per questo è fondamentale arrivare a una chiara
definizione legislativa della malattia come patologia sociale, offrendo a ogni paziente un percorso di
informazione e cura personalizzato e consentendo l'accesso agli interventi terapeutici più innovativi farmacologici e non - che oggi, in un'Italia a macchia di leopardo, non sono assicurati allo stesso modo in
tutte le regioni». Infine importante il ruolo della politica, per far si che una patologia così diffusa e seria come
la cefalea primaria cronica, venga riconosciuta malattia sociale.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Soffrire di emicrania, cefalea intensiva e a grappolo
02/03/2014
Libero - Milano
Pag. 45
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Appello in corsia: «Servono mille medici per Expo»
L'appello dell'ordine: «Servizi ospedalieri a rischio». E secondo i sindacati mancano anche 2500 infermieri
Manca poco più di un anno all'Expo e nei cantieri di Rho si lavora 20 ore al giorno. Una corsa contro il tempo,
ma la costruzione dei padiglioni non è l'unica sfida che Milano si trova ad affrontare. In città sono attesi 21
milioni di turisti. Cifre enormi per un Comune di un milione e 300mila abitanti. In questa serie di articoli
proveremo a capire cosa serve per evitare il caos, dagli hotel ai mezz
ROBERTO PROCACCINI
Il piano c'è, ma non si vede. Nel 2015 Milano ospiterà nel semestre di Expo circa venti milioni di visitatori.
«Stiamo approntando un piano straordinario affinché il nostro sistema sanitario regga la pressione», ha
dichiarato ai primi di febbraio il presidente di regione Lombardia Roberto Maroni. Ma, mentre all'inizio
dell'esposizione internazionale mancano 13 mesi, sindacati e associazioni di categoria lanciano l'al larme:
«Mancano personale e strutture, e il tempo stringe». È in dirittura d'arrivo l'accordo per la gestione del primo
soccorso nella cittadella Expo. I tre ambulatori medici, le squadre mobili e l'eliporto saranno affidati ad Areu,
società regionale che si occupa di soccorso e trasporto organi. Palazzo Lombardia, poi, intende rivedere il
sistema dei pronto soccorso milanesi, in modo da potenziare quelli più vicini al sito Expo (Niguarda, Sacco e
San Carlo). Il poliambulatorio Icp di via Rugabella, invece, diventerà una sorta di hub centrale. Perché tutto
funzioni, «il sistema sanitario milanese ha bisogno di almeno il 30 per cento in più di personale medico»,
sostiene Roberto Carlo Rossi, presidente dell'ordine dei medici di Milano. Un cifra che corrisponde a circa
1000 medici. «Già oggi i pronto soccorso cittadini vanno in crisi nei momenti caldi dell'anno - conti nua -,
impossibile pensare che possano reggere l'urto dell'Expo». Mentre invoca nuovi fondi per le infrastrutture,
Rossi parla della necessità «di potenziare la rete dei presidi territoriali per sgravare i pronto soccorso dei
codici bianchi e verdi». Ma proprio negli ambulatori (ad oggi cinque in tutta la città), si sta aprendo una
vertenza che può avere ripercussioni in vista di Expo. «Facciamo tra le 60 e 70 visite al giorno - spiega
Giovanni Campolongo, responsabile continuità assistenziale per il sindacato autonomo medici Snami - con
turni molto stressanti. L'anno prossimo la mole di lavoro non può che raddoppiare, e l'Asl vuole diminuire la
retribuzione oraria per i medici d'ambulatorio da 30 a 23 euro». La conseguenza non può essere che una,
continua: «Disincentivare i colleghi dall'assumere questo compito». «Il gioco è in mano alla politica», sostiene
Nicola Fortunato, segretario provinciale del sindacato infermieri Nursind. «Nel mio comparto ci sarebbe
bisogno di 2500 assunzioni - afferma -. Ma c'è il blocco del turn over, e solo la Regione può garantire di
arrivare all'evento con un organico sufficiente». Mario Mantovani, assessore regionale alla Sanità, fa del
piano 2015 una sfida: «Garantiremo a milioni di visitatori prestazioni sanitarie di qualità - dice -. Stiamo
definendo un progetto per grandi convegni per offrire a tutto il mondo l'esperienza lombarda». Dalla Camera
del Lavoro, però, invocano chiarezza. «Aspettiamo ancora che la Regione dia indicazione alle Asl sul come
spendere il fondo sanzioni - spiega Antonio Lareno, che segue la partita Expo per Cgil -. Si tratta di 16 milioni
all'anno, 5 o 6 per gli ospedali del capoluogo, che rimangono bloccati». Ma non solo. «Ci sono poi temi per i
quali non sentiamo proposte - continua Lareno - Che cosa per l'emodialisi? E che cosa sul lato alimentare, in
un evento dove saranno elargiti 28 milioni di pasti?». 2-Continua
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Quattrocento giorni all'evento
02/03/2014
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 13
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L'ex manicomio degli sprechi
Pratozanino venduto per 13 milioni. La Regione ne ha già bruciati 6
ROBERTO SCULLI
U NA SINTESI estrema e forse un po' brutale racconterebbe di come due padiglioni di proprietà della sanità
pubblica siano stati venduti in fretta e furia con un incasso di 13 milioni e 658 mila euro, quasi la metà dei
quali sono stati bruciati nel giro di pochi anni per ristrutturare gli stessi immobili - di proprietà altrui - oltreché
per sostenere un'operazione che, nel suo complesso, ha mostrato tutte le storture di una costante,
pluriennale emergenza. Ma la storia di Pratozanino, l'immenso complesso che la Provincia di Genova, per la
prima volta nel 1880, individuò come area idonea a dare respiro all'antico "asilo degli alienati" di via Galata, è
tutto questo e molto di più. Perché fino al sospirato taglio del nastro dei due padiglioni rinnovati - era il
dicembre scorso - che ha infine cancellato la drammatica precarietà iniziata nel 2008, basta dare uno
sguardo un po' più indietro per accorgersi che sulla collina che domina Cogoleto, oltre alla sofferenza, si
siano succeduti sprazzi di un po' tutto il peggio che gli enti pubblici sono talvolta capaci di produrre.
Improvvisazione, ritardi e progetti in sequenza, tutti finanziati e tutti rimasti nei cassetti. IN PRINCIPIO FU LA
CARTOLARIZZAZIONE C artolarizzare. Cioè vendere per far cassa e tappare i buchi della gestione
ordinaria. Ed è così che tra il 2007 e il 2008 prende forma la prima cessione del patrimonio della sanità ligure.
La prima di due cartolarizzazioni - l'altra seguirà quattro anni dopo - va in porto. Ad aggiudicarsi il pacchetto,
che frutterà 203,9 milioni, è una società pubblica, Fintecna immobiliare, "scatola" al 100% del ministero
dell'Economia, che di lì a poco girerà il tutto a una sua srl, Valcomp 2. Tra le gemme, Pratozanino. L'area,
che si estende per quasi un milione di metri quadri e tutti i padiglioni, all'epoca già quasi inutilizzati, eccetto
un ultimo plotone di una cinquantina di pazienti e personale medico. Un'inezia, rispetto alla capienza di 2.400
lungodegenti fissata nel 1908 . TUTTI I SOGNI INFRANTI DALLA SEDE IIT AL GOLF A lla vendita si giunge
dopo un percorso che se non si trattasse di fondi pubblici farebbe perfino sorridere. Per Pratozanino, molto
prima della vendita decisa dalla Regione, era stato sognato un futuro glorioso. Vale la pena ricordare alcuni
progetti. Nel 2001 la via sembra segnata quando in città, dopo il viaggio di una delegazione in Francia - e in
particolare dell'allora (e ancora oggi), presidente della Camera di commercio Paolo Odone - si favoleggia di
creare lassù un villaggio della virtualità. Un'oasi del divertimento tecnologico, «di interesse europeo». Per il
progetto, dopo un accordo-quadro siglato da Regione, Provincia, Camera di Commercio e Asl 3 si mette al
lavoro un team guidato dall'architetto Vittorio Grattarola. Il progetto arriva, i promotori creano una società
apposita, la Parco della virtualità srl. Nel 2003 una prima evoluzione: costruire lassù la sede dell'Iit, l'istituto
italiano di tecnologia che poi sorgerà a Morego. I sogni finiscono nel 2008: si innesca una lite con la società,
partono le richieste danni. Poi poco o nulla: nel 2008 si parlò di un campo da golf, ma non se n'è più saputo
nulla. L'ACCORDO DEL 2008 INIZIA L'EMERGENZA L 'intesa siglata nel settembre del 2008 tra Valcomp e
Asl 3 prevede che due padiglioni siano concessi in comodato per vent'anni. Sono il 7 e il 9, all'estremo nord
est della struttura. Succede di tutto: i carabinieri del Nas vietano che i degenti dormano nei padiglioni adibiti a
ricovero temporaneo. Per tamponare la Asl affitta dei prefabbricati. E paga: una soluzione-ponte, si disse,
perché la ristrutturazione di 7 e 9, dal costo allora stimato in 3 milioni e 970 mila euro, si sarebbe risolta a
breve. L'accordo prevede che la Asl liberi le aree tenute per usi sanitari entro il marzo 2010, ma i tempi si
allungano (Asl pagherà 220 mila euro di indennizzo): per peculiarità dei fabbricati non considerate servono tre
varianti progettuali. Il costo crescerà fino a 4 milioni e 336 mila euro, intanto i pazienti restano nei container, il
cui affitto, tra il febbraio 2010 e la fine del 2012, viene prolungato quattro volte, sfiorando la spesa totale di
900 mila euro. Il Nas torna più volte a Cogoleto e la sistemazione dei degenti finisce più volte nel mirino. Nel
luglio 2012 un incendio danneggia una palazzina, 20 pazienti sono evacuati. L'odissea finisce nel dicembre
2013: il 7, concluso nel 2012, e il 9, aprono. Nel primo trova posto una residenza protetta con 20 posti letti,
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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IMPROVVISAZIONE, RITARDI E PROGETTI IN SERIE. MONTALDO: «FRUTTO DELL'EMERGENZA
SANITARIA»
02/03/2014
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 13
(diffusione:103223, tiratura:127026)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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nell'altro ce ne sono altri 28. LA DIFESA DI MONTALDO: UNICA SCELTA POSSIBILE I l caso tornerà a far
discutere tra i banchi del consiglio regionale. A chiedere conto delle spese sostenute, con un'interrogazione,
è il consigliere della Lista Biasotti, Lorenzo Pellerano. «Si fa fatica a capire la logica dell'operazione - dice - è
come se una famiglia vendesse casa e, dopo, decidesse di abitarci per 20 anni, ristrutturandola a sue
spese». L'assessore regionale alla Salute, Claudio Montaldo, difende l'operazione. «La sanità era in una
condizione disperata, non c'era altra soluzione. Senza la cartolarizzazione, saremmo stati costretti a ricorrere
alle tasse, in modo molto pesante. Oggi a Pratozanino abbiamo una struttura all'avanguardia». E i fondi spesi
su proprietà altrui, oltre agli oltre cinque anni già bruciati sui venti di comodato? «Occorrerà valutare la
situazione, ma sono convinto che alla scadenza, sia possibile trovare spazi per prolungare il comodato
d'uso». [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: I container dove per anni sono stati costretti a vivere i pazienti di Pratozanino in attesa del restauro dei
padiglioni 7 e 9
02/03/2014
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 15
(diffusione:103223, tiratura:127026)
«Ecco perché l'anestesia non deve più fare paura»
G. FIL.
"L'ANESTESIA è una pratica sicura in mani sicure". Ma alla vigilia di un intervento chirurgico è naturale farsi
mille domande e spesso, tra ansie e paure, non trovare le risposte, anche quelle più banali. Il ruolo
dell'anestesista è fondamentale negli ospedali, non solo in sala operatoria, ma spesso non ha, nel paziente,
la considerazione che merita. Domani, in occasione della prima giornata nazionale per la sicurezza in
anestesia e rianimazione, la Siaarti (la società italiana che rappresenta gli specialisti) ha organizzato un punto
di incontro: dalle 8 alle 16, nell'atrio del Monoblocco, medici e specializzandi risponderanno alle domande più
frequenti e distribuiranno una brochure con indicazioni e consigli. Sarà possibile vedere anche un video e un
"album" di belle e significative fotografie a tema con un titolo che dice più di tante parole: i cento scatti degli
angeli custodi. L'appuntamento è organizzato dal primario della Rianimazione del Monoblocco Paolo Pelosi e
dal direttore del dipartimento di emergenza Angelo Gratarola che ha responsabilità delle cinquanta sale
operatorie dell'ospedale e di una novantina di anestesisti. L'obiettivo è far capire al paziente cosa fa
l'anestesista prima, durante e dopo l'operazione. «Comunicare spiega Gratarola - vuol dire aiutare il paziente
a ridurre lo stress e ad affrontare meglio l'operazione. L'anestesia è come il vestito di un sarto, è ad
personam e su misura». Alla base di tutto c'è la sicurezza del paziente e Gratarola riassume i passaggi
obbligati in sala operatoria. «Il paziente viene identificato attraverso il braccialetto, direttamente. Poi ci sono
tre controlli: l'infermiere, l'anestesista e il chirurgo. Ognuno deve compilare e firmare una scheda.
L'anestesista prepara il paziente all'intervento e lo segue fino a quando esce dalla sala operatoria per
prevenire le complicanze». Ma spesso i malati non lo sanno e quella di domani è un'occasione per avere
informazioni e chiarimenti.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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STAND DOMANI AL MONOBLOCCO DEL SAN MARTINO
01/03/2014
ItaliaOggi
Pag. 16
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Alzheimer, uniti i big dei farmaci
ANGELICA RATTI
È una grande rivoluzione per «Big Pharma», il cartello che riunisce le più importanti multinazionali del
farmaco. Dieci laboratori, fra i più grandi del mondo, hanno annunciato che uniranno le forze, mettendo
insieme dati e ricercatori, con lo scopo di trovare nuovi trattamenti contro la malattia di Alzheimer, il diabete e
l'artrite. Una iniziativa inimmaginabile soltanto qualche anno fa in un settore dove il segreto della ricerca è
sempre stato il cuore del business. Questa alleanza è orchestrata dal potente Istituto nazionale per la salute,
americano, che è la prima fonte di finanziamento per la ricerca biomedicale nel mondo con un budget di 30
miliardi di dollari (22 miliardi di euro). Arriva dopo un negoziato di due anni. L'investimento è di 230 milioni di
dollari in cinque anni, suddiviso al 50% fra l'istituto e le industrie coinvolte. Pfizer, Merck, Sanofi, Gsk hanno
accettato di non sviluppare un proprio farmaco con i risultati ottenuti fin qui dalle loro ricerche che verranno
messi in comune. Un approccio che potrà dare una notevole accelerazione all'innovazione perchè lavorare
insieme può aumentare le probabilità di successo nella creazione di farmaci attesi dai pazienti e dalle loro
famiglie. Il progetto permetterà ai ricercatori di affinare la comprensione dei meccanismi delle malattie per
identificare traguardi terapeutici se si concentrano ciascuno su un numero limitato di molecole. La malattia di
Alzheimer è a questo titolo davvero emblematica. Da 15 anni si tenta di mettere a punto un nuovo
trattamento, ma i tentativi sono tutti falliti, malgrado i miliardi investiti: i farmaci in commercio servono giusto
ad alleviare la sintomatologia, senza bloccare la progressione della malattia nel cervello. I gruppi americani
Pfizer e Johnson&Johnson hanno deciso di bloccare uno dei grandi progetti di ricerca in corso perchè le
molecole non avrebbero avuto che un effetto placebo. E nel quadro del progetto «Alleanza per
l'accelerazione della medicina» i laboratori metteranno in comune dati, campioni di sangue e di cervello dei
pazienti deceduti per identificare marcatori comuni. Oggi sono 35 milioni i malati d'Alzheimer, che
raddoppieranno nel 2030: un mercato potenziale di 20 miliardi per i farmaci. © Riproduzione riservata
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Ricerca comune per trattamenti efficaci
01/03/2014
ItaliaOggi
Pag. 19
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Cure all'estero con il rimborso
Assistenza sanitaria transfrontaliera nell'ambito Ue
Anche gli italiani potranno scegliere liberamente dove curarsi, con le relative garanzie e rimborsi, all'interno
dei confi ni dell'Unione europea. Il consiglio dei ministri ha infatti, recepito in via defi nitiva la direttiva 2011/24,
concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera (in sostanza,
recependo l'accordo sulla «Schengen della salute» in vigore dal 25 ottobre ma non applicato fi nora da molti
Paesi) e l'altra direttiva 2012/25, che prevede misure destinate ad agevolare il riconoscimento delle ricette
mediche emesse in un altro Stato membro. Nasce così, ha sottolineato il ministro Lorenzin, un vero e proprio
«sistema sanitario europeo», dove ogni cittadino comunitario potrà scegliere se curarsi nel proprio paese o in
un altro, tenendo presenti alcuni vincoli. Sarà consentito, infatti, recarsi in un altro Stato membro al fi ne di
riceverne cure e ottenere al proprio rientro il relativo rimborso. Il rimborso avverrà alle condizioni e nei limiti
stabiliti dalla legislazione dello Stato di appartenenza dell'assistito. I costi relativi all'assistenza sanitaria
transfrontaliera, spiega una nota ministeriale, saranno rimborsati o direttamente pagati dallo Stato membro di
affi liazione in misura corrispondente ai costi che il sistema avrebbe coperto se tale assistenza sanitaria fosse
stata prestata nello Stato membro di affi liazione, senza che tale copertura superi il costo effettivo
dell'assistenza sanitaria ricevuta. Inoltre il medesimo intervento, attraverso il recepimento della direttiva
2012/52/Ue, è diretto ad agevolare il riconoscimento delle ricette mediche emesse in altro Stato membro. Si
prevede che le prescrizioni mediche rilasciate nel territorio nazionale per essere utilizzate in un altro Stato
membro, dovranno contenere precisi dati, con specifi che caratteristiche e contenuti. Con l'entrata in vigore
del provvedimento prende avvio anche l'attività del «Punto di contatto nazionale» sull'assistenza
transfrontaliera, che rappresenterà il punto di raccordo tra gli utenti,i prestatori di assistenza sanitaria, gli Stati
membri e la Commissione. La funzione del Contact Point consisterà essenzialmente nel fornire: informazioni
relative ai prestatori di assistenza sanitaria, ivi comprese quelle sul diritto a fornire prestazioni specifi che o su
eventuali restrizioni; informazioni relative agli standard e orientamenti di qualità e sicurezza defi niti dallo
Stato membro di cura, ivi comprese le disposizioni sulla vigilanza e sulla valutazione dei prestatori di
assistenza sanitaria; le informazioni circa l'accessibilità agli ospedali e le relative liste di attesa; le
informazioni circa le condizioni di rimborso dei costi, le procedure di denuncia e i meccanismi di tutela, le
possibilità amministrative e giuridiche disponibili per risolvere le controversie anche in caso di danni derivanti
dall'assistenza sanitaria. La Direttiva sulle cure transfrontaliere, come ha tenuto a sottolineare Lorenzin al
termine del consiglio dei ministri, «rappresenta una grande opportunità per il nostro sistema perché ci
consentirà di rilanciare le nostre eccellenze all'estero. Sarà l'occasione per promuovere le nostre strutture di
eccellenza e quindi incrementare la nostra capacità di attrazione dei cittadini dei paesi dell'Ue». In base alla
Direttiva il rimborso da parte dello Stato di appartenenza delle prestazioni godute all'estero avviene in misura
corrispondente ai costi che il sistema nazionale avrebbe coperto se tale assistenza sanitaria fosse stata
prestata nello stesso Stato membro di appartenenza. In ogni caso tale copertura non può superare il costo
effettivo dell'assistenza sanitaria ricevuta all'estero. Questo fa sì che dall'applicazione della citata direttiva non
derivino nuovi o maggiori oneri per la fi nanza pubblica. La direttiva prevede che, a determinate condizioni,
possano essere posti dei limiti alla relativa mobilità. In particolare, gli Stati possono porre tre ordini di limiti,
così sintetizzabili: limiti all'accesso alle cure nel proprio territorio da parte di pazienti provenienti da altri Stati
Ue; limiti ai rimborsi delle cure transfrontaliere godute dai propri cittadini in altri Stati dell'Unione europea;
limiti consistenti nella possibilità di sottoporre talune prestazioni transfrontaliere ad autorizzazione preventiva
(quando sia necessario per controllare i costi ed evitare ogni spreco di risorse umane, tecniche e fi nanziarie,
oppure per assicurare un accesso suffi ciente e permanente ad una gamma equilibrata di cure di elevata
qualità, oppure se la prestazione sanitaria comporta il ricovero del paziente per almeno una notte o richieda
l'utilizzo di una infrastruttura sanitaria o di apparecchiature mediche altamente specializzate e costose,
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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CONSIGLIO DEI MINISTRI/ Ok al dlgs che recepisce l'accordo Schengen della salute
01/03/2014
ItaliaOggi
Pag. 19
(diffusione:88538, tiratura:156000)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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oppure nei casi in cui la cura transfrontaliera di cui il paziente intenda godere comporti un rischio particolare
per il paziente stesso o per la popolazione, oppure sia effettuata da un medico o una struttura che susciti
gravi e specifi che preoccupazioni quanto alla qualità o alla sicurezza dell'assistenza). Il decreto legislativo
dispone che il ministro della salute, di concerto con l'economia, previa intesa in Conferenza stato-regioni, può
adottare misure limitative dell'accesso alle cure in Italia ove ricorrano le condizioni richiamate dalla direttiva
Ue, che attengono all'insorgenza di motivi imperativi di interesse generale, quali le esigenze di pianifi cazione
per assicurare nel territorio nazionale la possibilità di un accesso suffi ciente e permanente a cure di elevata
qualità o la volontà di garantire un controllo dei costi ed evitare sprechi di risorse fi nanziarie, tecniche e
umane. Il decreto individua le Asl quali soggetti competenti sia al rilascio dell'eventuale autorizzazione
preventiva che all'erogazione del rimborso dei costi.
Il decreto mira... A rendere effettivo l'esercizio del diritto di fruire • delle migliori cure prestate nelle strutture
sanitarie di uno dei Paesi dell'Unione europea A garantire la libertà di scegliere da chi ricevere • assistenza
sanitaria A ottenere continuità delle cure prescritte • attraverso il riconoscimento delle prescrizioni
farmaceutiche emesse in un altro Stato membro dell'Unione A favorire una maggiore cooperazione con gli •
Stati membri per migliorare il livello di qualità e sicurezza delle cure A valorizzare le strutture di «eccellenza»
del • Servizio sanitario nazionale A rendere più competitivo il sistema sanitario • italiano nel contesto europeo.
02/03/2014
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:54625, tiratura:359000)
DANIELAAMENTA
Braccialetti rossi, tra fiaba e coraggio Amenta pag. 21 LA BUONA NOTIZIA, PER GLI OLTRE 6 MILIONI DI
TELESPETTATORI E PER LE MIGLIAIA DI FAN SUI SOCIAL NETWORK, è che ci sarà un seguito, un
Braccialetti Rossi numero 2. Anzi, ci sono già delle anticipazioni. Per esempio si vocifera il «ritorno» di
Davide, il ragazzino che non è sopravvissuto all'operazione e che ci ha fatto versare litri di lacrime. Sarà una
sorta di fantasma, o meglio uno spirito guida per la banda del «Watanka». E ci saranno altri personaggi e
nuovi baci e altre battaglie da combattere assieme per sconfiggere la malattia. Intanto stasera su Rai Uno
l'ultima puntata della prima serie, sipario - momentaneo - su Braccialetti Rossi con tanto di festa pop e
concertino finale. Un successo crescente: in cinque puntate lo sceneggiato tv (o meglio l' hospital teen drama
, come lo definiscono gli esperti) ha polverizzato ascolti, scalato share, messo in difficoltà il resto dei
palinsesti. Lo stesso braccialetto rosso, che nella storia viene messo al polso dei ragazzi durante gli
interventi, è diventato un gadget alla moda, un simbolo identitario tra gli adolescenti. Per non dire dei
commenti sul canale YouTube che ripropone le puntate: appassionati, amorevoli, sognanti. E tifo scatenato
per i protagonisti, e lutto vero, sentito e condiviso per la dipartita di Davide detto «il bello». Segno che siamo
già ben oltre il prodotto televisivo. Com'è noto la serie racconta le vicissitudini di un gruppo di ragazzini
ricoverati in ospedale e non per modesti infortuni: c'è chi infatti è affetto da tumore, chi vittima di un incidente,
chi a rischio anoressia. E c'è, appunto, anche chi muore. Storie pese, insomma. E per la prima volta
sdoganate dalla rete ammiraglia della Rai in prima serata. Non facile superare un tema tabù. Così come non
è semplice in un mondo di Violette e di Grandi Fratelli, di Amici-Nemici e di format che esaltano l'antagonismo
esasperato, la prestanza fisica e il bullismo avere a che fare con giovanissimi con le gambe amputate, i
capelli a zero per la chemioterapia e che possono concedersi una corsa solo sulle sedie a rotelle. Il
contraltare è il tono di Braccialetti rossi : spesso favolistico, con trovate artificiose, al limite del cartoon. Per
esempio, a raccontare le vittorie e le sconfitte di questi piccoli pazienti che diventano amici in corsia è Rocco,
undicenne in coma da 8 mesi. E anche l'ospedale è quasi onirico, così perfetto, efficientissimo, perla della
Sanità pubblica, popolato da medici e infermieri bravi come Doctor House e affettuosi come Santa Teresa di
Calcutta. Per non dire della solidarietà che trasuda anche dalle flebo e della sceneggiatura talvolta ballerina.
Ma è fiction, quindi anche il tono a tratti esageratamente posticcio si tollera. E come potrebbe essere
altrimenti, come criticare semmai le avventure di una banda di bambini che combatte il male? SPETTATORI
GIOVANISSIMI L'altro dato positivo è che Rai Uno con questa operazione si accaparra una fetta interessante
di mercato «giovanile». I numeri parlano chiaro: il 17% dello zoccolo duro degli spettatori ha meno di 24 anni.
Il direttore Giancarlo Leone gongola, il regista Giacomo Campiotti cammina a qualche millimetro da terra e
Carlo Degli Esposti, produttore della Palomar parla con emozione di un «miracolo che ci ha permesso di
superare gli steccati, i pregiudizi, gli stereotipi». Azzeccato il cast (i baby attori sono davvero bravi),
azzeccata la colonna sonora con i cammeo di Tiziano Ferro, Vasco Rossi, Laura Pausini, Emma e Francesco
Facchinetti. Anche in Spagna, dove la serie è nata sull'onda dell'autobiografia di Albert Espinosa , il delirio
collettivo viaggia spedito tra il piccolo schermo e il web. Steven Spielberg, fiutata l'aria, ha acquistato i diritti
della mini serie per l'America. E c'è un altro aspetto della faccenda, il più importante. Braccialetti rossi è
seguito anche negli ospedali, quelli veri, dove bambini veri, in carne ed ossa, combattono draghi giganteschi.
E che all'improvviso non sono più invisibili, ma i coraggiosi fratelli e sorelle della super tribù del «Watanka».
Foto: I piccoli protagonisti di «Braccialetti Rossi»
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Braccialetti rossi, tra fiaba e coraggio
02/03/2014
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 19
(diffusione:54625, tiratura:359000)
Il caso Un volume si interroga sul perché se ne parli solo in Italia. L'altro si farà solo se il progetto andrà in
porto . . . Chi è veramente Davide Vannoni? Quali sono gli interessi in gioco? E le ragioni dei pazienti?
CRISTIANA PULCINELLI
CHI È VERAMENTE DAVIDE VANNONI, LAUREATO IN LETTERE ALL'UNIVERSITÀ DI TORINO, MA
PROMOTORE DI UN METODO CHE DOVREBBE CURARE ALCUNE GRAVI MALATTIE? Che cosa è
esattamente il metodo Vannoni? E perché la preparazione di Stamina è tenuta segreta? Quali sono gli
interessi in gioco? Come è possibile che un ospedale pubblico abbia somministrato ai pazienti la terapia
senza che la sua efficacia fosse mai stata provata? Su quali criteri si basano le scelte dei magistrati? E quali
sono le ragioni dei pazienti e dei loro familiari? Le domande sul caso Stamina sono moltissime. Ora due
ebook si propongono di dare alcune risposte. Il primo è appena uscito, si intitola Stamina Connection ed è a
cura di Daniela Minerva e Luca Piana, due giornalisti del settimanale l' Espresso (che è anche l'editore del
libro). Nella prefazione, firmata da Silvio Garattini, direttore dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri,
ci si domanda come mai il problema si ponga solo in Italia, unico tra i Paesi industrializzati dove si pretende
che una terapia «senza alcuna base scientifica» sia sottoposta a sperimentazione clinica. Nei capitoli
successivi si trovano alcune spiegazioni anche a questa inquietante questione. Il secondo ebook deve ancora
uscire. Anzi, uscirà solo se il progetto andrà in porto. Si tratta di un progetto innovativo che vuole coinvolgere
i cittadini per fare chiarezza sul caso di sanità più dibattuto degli ultimi mesi. Scienzainrete e Zadig dedicano
questo progetto al nostro collega Romeo Bassoli, giornalista scientifico scomparso di recente. L'idea è quella
di chiedere un finanziamento via web per mettere in condizione due giornalisti, Antonino Michienzi e Roberta
Villa, di intraprendere un'inchiesta sulla cura a base di cellule staminali proposta dal professor Vannoni.
Perché il lavoro, anche quello intellettuale, va pagato. «Un modo nuovo di sostenere il giornalismo d'inchiesta
- scrivono gli ideatori dell'iniziativa - reso difficile in Italia dalle condizioni del mercato editoriale». «Se la soglia
non sarà raggiunta - proseguono - e non potremo dedicarci a questa impresa per tutto il tempo previsto,
pubblicheremo comunque su Scienzainrete tutto quel che saremo riusciti a raccogliere. Se al contrario sarà
superata la soglia indicata, continuate a donare: il ricavato eccedente sarà impiegato per diffondere il libro a
un pubblico più ampio possibile». Insomma, trasparenza innanzitutto. Romeo Bassoli avrebbe apprezzato.
(Per informazioni o donazioni: http://www. scienzainrete.it/stamina-facciamo-chiarezza).
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Cosa è Stamina? Ecco due ebook
03/03/2014
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:54625, tiratura:359000)
Serve ad alleviare dolore e spasmi della sclerosi È arrivato in Sardegna, la regione con più malati
DAVIDE MADEDDU CAGLIARI
Il primato della Sardegna non è solo quello della disperazione per il lavoro che non c'è. L'isola, alle prese con
i problemi della disoccupazione e crisi economica, deve fare i conti con un altro record tutt'altro che
lusinghiero: la sclerosi multipla, che colpisce più di tremila persone. Aspetto non proprio positivo dato che la
Sardegna è considerata, nel mondo, ad alto rischio proprio per questo male. La conferma arriva da una
ricerca, non recentissima (è stata approvata e pubblicata nel 2011 nella rivista PubMed), svolta dai medici e
ricercatori del Centro sclerosi multipla dell'ospedale Binaghi di Cagliari insieme alla Divisione neurologica
dell'ospedale Brotzu, al Dipartimento di salute pubblica dell'Università di Cagliari e quello di Epidemiologia e
statistica medica dell'Università di Pavia. «Approssimativamente possiamo calcolare circa 3500 persone
ammalate di sclerosi multipla residenti in Sardegna - spiega la professoressa Maria Giovanna Marrosu,
direttrice del Centro regionale per la diagnosi e la cura della sclerosi Multipla che ha sede all'ospedale
Binaghi di Cagliari - . In Sardegna non esiste un osservatorio epidemiologico regionale per la sclerosi
multipla, in quanto i dati disponibili si riferiscono a studi su singole province, quali Sassari, Nuoro e il SulcisIglesiente. Questi ultimi sono i dati più recenti pubblicati dal nostro gruppo nel 2011. Nella Asl 7 (quella del
Sulcis Iglesiente, appunto) abbiamo riscontrato una prevalenza di 210.4 casi su 100.000 abitanti, 280.3 nelle
donne e 138 per gli uomini, con un trend in incremento negli ultimi 50 anni». Numeri da brivido, quindi, per la
malattia provocata dalla distruzione della mielina; ovvero quella sostanza che (come una guaina) riveste i
nervi e che, per motivi al momento sconosciuti, viene distrutta, provocando nell'encefalo o nel midollo, o in
entrambi, delle cicatrici comunemente chiamate placche. Da qualche mese anche per i pazienti che nell'isola
devono fare i conti con rigidità muscolare, più o meno intensa, spasmi dolorosi che possono costituire un
serio problema per le attività quotidiane, c'è uno strumento in più: si chiama Sativex ed è uno spray orale
formulato con due derivati dalla cannabis. Farmaco che viene utilizzato quando gli altri non fanno effetto. Che
alla base di questo medicinale ci sia la cannabis non è un problema. E neppure uno scandalo, almeno
quando si devono fronteggiare gli effetti di una malattia che non fa certo sconti. Sia chiaro: non si tratta della
soluzione di tutti i problemi, e neppure la cura per la malattia, ma un supporto importante. Una speranza.
Anzi: la speranza di vivere meglio. È in questo contesto che anche il medicinale sintomatico diventa un
sollievo e, se si vuole, una possibilità per contrastare gli effetti provocati dalla malattia. Lo spray non
sostituisce l'interferone. Quest'ultimo è un farmaco preventivo, utilizzato per tentare di prevenire ricadute e
nuovi attacchi alla mielina. «Il Sativex - puntualizza al riguardo Maria Giovanna Marrosu - è un farmaco
sintomatico che agisce sulla spasticità, ossia sulla anormale ed eccessiva contrattura della muscolatura,
spesso interessante gli arti inferiori. Questo eccessivo aumento del tono muscolare determina difficoltà nella
deambulazione, dolore e spasmi soprattutto notturni. Il farmaco non modifica il decorso della malattia. Il
meccanismo d'azione del Sativex è totalmente differente da altri farmaci antispastici ed è stato oggetto di
studi clinici prima della sua approvazione». Un mese di somministrazione ha un costo 635,38 euro e l'utilizzo
viene interrotto se, dopo un periodo di osservazione non ci sono benefici. Ma i risultati sembrano essere
confortanti: «In particolare, in uno studio di fase III sulla spasticità in persone con sclerosi multipla che non
rispondevano ad altri farmaci antispastici si è visto che il 42% dei partecipanti migliorava con il trattamento
con Sativex argomenta la direttrice del centro - e che circa i tre quarti aveva riportato un miglioramento
superiore al 30% nel punteggio delle scale di valutazione della spasticità entro quattro settimane rispetto ai
pazienti trattati con un placebo. I risultati dell'analisi combinata di tre studi clinici è stata pubblicata nel 2010
sulla rivista scientifica Multiple Sclerosis». All'ospedale di Cagliari, però, è ancora presto per parlare di
potenziali benefici. «Il tetraidrocannabinolo, principio attivo del Sativex, è attualmente oggetto di altri studi conferma Marrosu - ma allo stato attuale non abbiamo dati sui pazienti con sclerosi multipla che permettano
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Sclerosi, il farmaco alla cannabis è troppo costoso
03/03/2014
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:54625, tiratura:359000)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
l'estensione delle indicazioni terapeutiche». Una speranza, quasi come una luce seppure fioca, in un tunnel
buio. E per chi deve fare i conti con i problemi che il male provoca, non è certo poco.
01/03/2014
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 28
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Sos sanità, diminuiscono i servizi specialistici E il cardiologo itinerante
rimane fermo al palo
PREOCCUPA a Marradi la riduzione delle attività sanitarie specialistiche. Qualche tempo fa il gruppo
"Cittadini in movimento" aveva diffuso una tabella con la presenza degli specialisti a Marradi, raffrontandola
con quella dell'aprile 2013. E i dati parlano chiaro: otorino e oculista, due volte al mese nell'aprile 2013, ora
nulla, l'ortopedico quattro volte al mese, ora due, il fisiatra una volta al mese ora nulla, e solo il geriatra viene
come un anno fa una volta al mese. Su questi dati l'opposizione marradese aveva presentato anche due
interrogazioni, una per chiedere "quali azioni intraprendere per arginare questo progressivo impoverimento
delle risorse sanitarie del nostro comune", la seconda sul "cardiologo itinerante", assegnato nella primavera
2013 al distretto di Marradi a completamento dell'elettrocardiografia digitale inaugurata nel novembre 2012.
MA «QUESTA importante attività necessaria nella prevenzione della cardiopatia ischemica e dello
scompenso di cuore - scrivevano i consiglieri Gabriele Miniati e Paolo Bassetti -, non ha ancora avuto inizio e
chiediamo al sindaco le motivazioni di tale inspiegabile e grave ritardo». «Purtroppo - dice Miniati - le risposte
sono state alquanto insoddisfacenti: il sindaco si è limitato a dare lettura di quanto trasmesso dall'Asl, senza
attivare nessuna azione politica per arginare questo progressivo impoverimento delle risorse sanitarie,
nonostante i molti proclami fatti in campagna elettorale». «Quanto al cardiologo itinerante - continua Miniati non ha ancora preso servizio perché mancano i locali per le visite, tanto che ha invece iniziato a lavorare a
Firenzuola. Si aspettano i locali, già individuati ma da mettere a norma. Ma perché per un servizio così
importante non si è trovato una soluzione tampone?» Paolo Guidotti
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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MARRADI I CONSIGLIERI MINIATI E BASSETTI: «DAL SINDACO RISPOSTE VAGHE»
03/03/2014
La Repubblica - Affari Finanza - N.8 - 3 marzo 2014
Pag. 26
(diffusione:581000)
"TELE-INTENSIVE CARE UNIT" È IL PROGETTO LANCIATO DALL'ISMETT DI PALERMO IN
COOPERAZIONE CON DUE ISTITUTI AMERICANI: DATI IN TEMPO REALE SCAMBIATI IN SITUAZIONI
DI EMERGENZA PER ORA CON GLI OSPEDALI DI CALTANISSETTA E TAORMINA
Andrea Frollà
Palermo Integrare competenze ed esperienze mediche, per offrire la miglior assistenza clinica ai pazienti con
le patologie più complesse ricoverati in terapia intensiva. Con quest'obiettivo nasce l'innovativo progetto TeleIcu (Tele-Intensive Care Unit), grazie al quale i medici delle terapie intensive degli Ospedali Sant'Elia di
Caltanissetta e San Vincenzo di Taormina potranno scambiarsi in tempo reale opinioni, chiedere un secondo
parere o supporto immediato ai colleghi dell'Ismett (Istituto Mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta
specializzazione) di Palermo. Un sistema di telecomunicazione che consentirà di far dialogare, attraverso lo
scambio telematico di informazioni e immagini, il medico che si sta prendendo cura del paziente e il
personale dell'Ismett, presente in una postazione remota. È prevista inoltre la condivisione di qualsiasi
informazione utile alla diagnosi e alla cura: immagini radiologiche, dati provenienti dai monitor dei segnali
vitali e dati registrati sulle cartelle cliniche elettroniche. Il protocollo prevede poi che la condivisione continui
fino al miglioramento dello stato di salute del paziente. Indubbiamente, l'utilizzo della telemedicina costituisce
una novità nel nostro panorama ospedaliero: la Tele-Icu è, infatti, il primo progetto di questo tipo in Italia.
Sistemi all'avanguardia che, secondo uno studio condotto da Nehi, associazione americana esperta di
innovazione in ambito sanitario, e dal Massachusetts Technology Collaborative, consentono di ridurre del
20% la mortalità dei pazienti in terapia intensiva. Per di più, la conseguente riduzione della durata di ricoveri e
degenze si ripercuote positivamente anche sulla gestione finanziaria dei centri sanitari. Il progetto, che è
parte del programma "Più Segnalazioni-Meno Opposizioni" elaborato dal Centro Regionale Trapianti della
Sicilia e finanziato dall'assessorato regionale alla Salute, si prefigge anche un secondo obiettivo: individuare,
per i pazienti in stato di morte cerebrale, le strategie per la stabilizzazione del potenziale donatore, così da
poter preservare nel modo migliore gli organi. Il personale medico di ISMETT verrà quindi coinvolto
direttamente anche per garantire una gestione ottimale degli organi destinati al trapianto. "Il collegamento tra
le unità di rianimazione e l'Ismett garantisce una gestione ottimale dell'iter per il trapianto", spiega Bruno
Gridelli, Direttore dell'Ismett. "Proprio l'utilizzo di questo nuovo sistema ci ha consentito di salvare una donna
di Palermo, sottoponendola a un trapianto di fegato". L'Ismett e il Centro Regionale Trapianti della Sicilia
sono già al lavoro per collegare altre terapie intensive, al fine di ottimizzare la rete sanitaria e favorire ancor di
più le donazioni e i prelievi di organi per trapianti. "La telemedicina e la Tele-Icu stanno diventando strumenti
importanti per portare le miglior cure possibili al paziente, ovunque si trovi, e in generale per ottimizzare la
gestione dei casi clinici", aggiunge il professor Gridelli. "Il progetto, che stiamo sperimentando con grande
successo, sarà presto esteso al reparto di terapia intensiva di Siracusa, ma non ci poniamo limiti: abbiamo
intenzione di avviare dei programmi di collaborazione che arrivino a coinvolgere i paesi del bacino del
Mediterraneo".
Foto: Un'immagine dell'istituto ospedaliero Ismett di Palermo, da sempre all'avanguardia nell'applicazione
della tecnologia alla sanità
Foto: Il direttore dell' Ismett di Palermo, Bruno Gridelli
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Con la "Tele-Icu" la telemedicina arriva fino alla terapia intensiva
03/03/2014
ItaliaOggi Sette - N.52 - 3 marzo 2014
Pag. 18
(diffusione:91794, tiratura:136577)
Sanità, le regioni fanno da sé
Contro polizze proibitive prende piede l'autoassicurazione
GABRIELE VENTURA
Circa 13 miliardi di euro, cioè il 10% della spesa sanitaria complessiva. È il costo della medicina difensiva,
secondo le ultime stime del Cergas dell'Università Bocconi. Non solo. I premi assicurativi delle polizze
stipulate da strutture e professionisti sanitari, secondo gli ultimi dati Ania, superano i 500 milioni di euro
l'anno, mentre il numero di sinistri denunciati alle compagnie assicurative è oltre quota 30 mila. Di questi, i 2/3
fi niscono nel nulla. Sono solo alcuni dati che fotografano il fenomeno delle richieste di risarcimento danni per
colpa medica, che negli ultimi anni ha registrato un vero e proprio boom, e in questi giorni è al centro di una
battaglia (a suon di spot e denunce) tra medici e avvocati. Sì, perché da un lato si moltiplicano i
«professionisti del risarcimento», che propongono alle presunte vittime di errori sanitari la possibilità di
rivalersi in tribunale a costo zero, e con l'allettante possibilità di ottenere risarcimenti milionari: esistono,
infatti, sentenze superiori a 6 milioni di euro per sinistro. Dall'altro, le compagnie assicurative hanno
abbandonato da tempo questo ramo a causa del rapporto sinistri/premi, che è pesantemente negativo.
Risultato: per i medici e le strutture sanitarie i costi della polizza sono proibitivi, tanto che alcune regioni
hanno deciso di auto-assicurarsi. Ma entriamo nel dettaglio. I dati. Gli ultimi dati sulla «malasanità» li ha
esposti Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici) in audizione in parlamento: la stima dei
premi del lavoro diretto italiano per l'esercizio 2011 è stato pari a circa 525 milioni di euro, il 5,5% in più
rispetto all'anno precedente. Il numero di sinistri denunciati alle imprese di assicurazione italiane nel 2011,
invece, ha sfi orato i 31.500 casi, di cui quasi i 2/3 relativi a polizze stipulate dalle strutture sanitarie. Mentre le
percentuali relative ai sinistri liquidati aumentano al crescere dell'anzianità della generazione dei sinistri,
attestandosi a valori superiori al 90% per quelle con oltre dieci anni di sviluppo. Quanto al rapporto medio
sinistri a premi, al 31 dicembre 2011 si attestava al 175%. Proprio per questo, il mercato attuale, denuncia
Ania, è caratterizzato da pochi assicuratori, quasi tutti non italiani. Ania riporta il caso di una compagnia dei
Lloyd's che «ha dovuto ricorrere al Fondo centrale istituito presso i Lloyd's per poter far fronte alle pensanti
perdite». Secondo l'Associazione una parte consistente del problema è rappresentato dalle tabelle che
vengono utilizzate per stimare i risarcimenti. A oggi, infatti, in attesa che i criteri delineati dal decreto Balduzzi
per determinare una unica tabella nazionale di risarcimento del danno biologico diventino realtà, valgono le
«tabelle milanesi», fatte proprie dalla maggior parte dei tribunali italiani, che a parere degli assicuratori
determinano risarcimenti così alti da incentivare al contenzioso e le cosiddette liti temerarie. Le gare
pubbliche deserte. Vista la situazione, molte strutture ospedaliere sono state costrette a scegliere se pagare
stipendi e attrezzature o un premio assicurativo. Spesso, infatti, i bandi indetti vanno deserti, non trovandosi
assicuratori disponibili se non dopo consistenti variazioni di importo. Ania segnala il caso della Asl di Salerno,
che dopo tre bandi andati a vuoto, ha chiuso con un premio da 7,35 milioni di euro l'anno. In generale, tutte le
strutture sanitarie sono costrette a calmierare i premi con franchigie che possono superare i 2,4 milioni di
euro l'anno. L'autoassicurazione. Alcune regioni hanno preso la via dell'autoassicurazione, scegliendo quindi
di non acquistare alcuna copertura assicurativa ma di far fronte in proprio alla gestione e risarcimento dei
sinistri. Tra queste, Ania cita i casi di Toscana e Liguria, che hanno optato per questa strada a causa di
ristrettezze di bilancio. L'autoassicurazione permette, infatti, alla pubblica amministrazione di ottenere un
immediato risparmio di cassa, non dovendo pagare il premio, ritardando così l'esborso economico,
considerati anche i tempi per il processo di liquidazione dei sinistri. Altre regioni (Veneto, Friuli-Venezia
Giulia, Piemonte, Emilia-Romagna) hanno invece optato per un sistema di «auto assicurazione ibrida»,
assicurando cioè i sinistri per valori superiori a 500 mila-1,5 milioni di euro, e ritenendo il rischio per i sinistri
sotto questa soglia. La guerra medici-avvocati. È di questi giorni, inoltre, la battaglia a suon di spot tra medici
e avvocati, che ha portato il Consiglio nazionale forense a presentare formale diffi da contro l'Associazione di
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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L'Ania registra un boom di sinistri denunciati per colpa medica. E la p.a. corre ai ripari
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ItaliaOggi Sette - N.52 - 3 marzo 2014
Pag. 18
(diffusione:91794, tiratura:136577)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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medici Amami in merito allo spot «medici-pazienti-avvoltoi», che raffi gura l'avvocato, o comunque il
professionista che incentiva il paziente a fare causa al medico o alla struttura sanitaria, sotto le sembianze di
un avvoltoio dal quale prendere le distanze (si veda ItaliaOggi del 26 febbraio scorso). Questa pubblicità
segue quella di Obiettivo risarcimento, che al contrario sprona il paziente vittima di errori medici a far sentire
al propria voce, rivolgendosi quindi agli esperti della propria società. Una guerra che andrà avanti ancora a
lungo.
Le richieste di risarcimento Anno 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Le richieste di r is ar cim ento
pervenute alle compagnie di assicurazione 11.376 13.539 14.083 14.704 14.420 14.088 Incremento %
annuale 1,19 1,04 1,04 0,98 0,98 Incremento % rispetto al 2006 1,19 1,24 1,29 1,27 1,24 Fonte: Resoconto
della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi
sanitari regionali (anno 2013)
I criteri della tabella unica nazionale Danno biologico Si intende la lesione temporanea o permanente
all'integrità psico-fi sica della persona suscettibile di accertamento medico-legale che esplica un'incidenza
negativa sulle attività quotidiane e sugli aspetti dinamico-relazionali della vita del danneggiato,
indipendentemente da eventuali ripercussioni sulla sua capacità di produrre reddito Tabella dei valori
economici Si fonda sul sistema a punto variabile in funzione dell'età e del grado di invalidità Valore
economico del punto È funzione crescente della percentuale di invalidità e l'incidenza della menomazione
sugli aspetti dinamico-relazionali della vita del danneggiato cresce in modo più che proporzionale rispetto
all'aumento percentuale assegnato ai postumi. È funzione decrescente dell'età del soggetto, sulla base delle
tavole di mortalità elaborate dall'Istat, al tasso di rivalutazione pari all'interesse legale Danno biologico
temporaneo inferiore al 100% È determinato in misura corrispondente alla percentuale di inabilità riconosciuta
per ciascun giorno Aumento a discrezione del giudice Qualora la menomazione accertata incida in maniera
rilevante su specifi ci aspetti dinamico-relazionali personali, l'ammontare del danno determinato ai sensi della
tabella unica nazionale può essere aumentato dal giudice sino al 30%, con equo e motivato apprezzamento
delle condizioni soggettive del danneggiato Aggiornamento degli importi Gli importi stabiliti nella tabella unica
nazionale sono aggiornati annualmente, con decreto del ministro delle attività produttive, in misura
corrispondente alla variazione dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati
accertata dall'Istat
01/03/2014
Milano Finanza - N.043 - 1 marzo 2014
Pag. 55
(diffusione:100933, tiratura:169909)
Fame di crescita
Stefano Catellani
Nel mondo della ristorazione collettiva la parola d'ordine, nel pubblico (ospedali, scuole, caserme) come nel
privato (aziende, cliniche) per il 2014, è una sola, «spending review», ma la reggiana Cir Food sotto la guida
della presidente Chiara Nasi, accetta la sfida e rilancia perché «ha fame di crescita». Nonostante la crisi
strutturale del settore della ristorazione, in calo da cinque anni sul fronte della domanda e dei prezzi, Cir food
mette sul piatto circa 20 milioni di euro di investimenti destinati al potenziamento della produttività, come ad
esempio il rinnovo dei centri cottura, allo sviluppo sostenibile, a nuove acquisizioni e all'adozione di nuove
tecnologie. Tutto ciò a beneficio innanzitutto di enti locali e aziende ospedaliere, fra i clienti principali di Cir
food. Ben il 74% dei 500,7 milioni di euro stimati per il 2014 proviene dalla ristorazione collettiva, core
business dell'impresa cooperativa. Seguono i buoni pasto a marchio BluTicket (13,3%) e le attività di
ristorazione commerciale (12,7%). «Fino ad oggi», commenta Chiara Nasi, «il benchmarking sui bilanci ci
conforta: in effetti Cir food negli ultimi anni è andata meglio dei principali competitors, abbiamo tenuto come
ricavi e siamo migliorati in redditività, ma non dobbiamo mai abbassare la guardia e tenere sempre alta
l'attenzione. Il 2014 sarà ancora un anno molto competitivo, ma la nostra parola d'ordine è crescita in volumi
e in fatturato. Dobbiamo cercare di ricominciare a fare sviluppo vero, pianificando bene la nostra crescita di
fatturato ed essere un po' più coraggiosi su obiettivi importanti per dimensioni e strategici per l'impresa».
Saranno oltre 78 milioni i pasti prodotti nelle 1.200 strutture gestite da Cir food destinati principalmente a
scuole, ospedali, case di riposo, aziende, forze dell'ordine. Nelle 15 regioni italiane in cui l'impresa è presente
sono in servizio 10.700 persone fra cui 1.200 cuochi professionisti. Alla fine del 2014 si prevede di arrivare a
11 mila dipendenti (il 90% donne) confermando una crescita costante negli ultimi anni. «Come impresa che
opera nel welfare e nei servizi alla persona, quindi con una grande funzione sociale», spiega Nasi,
«porteremo avanti la nostra idea di impresa sostenibile e socialmente responsabile. Per contenere i costi
delle mense crediamo infatti esistano alternative al criterio del massimo ribasso in gara. È necessario che
tutto il sistema (pubblica amministrazione, produttori di materie prime, aziende di ristorazione) abbia lo stesso
obiettivo di rinnovamento del settore favorendo il risparmio di risorse senza inficiare la qualità e la sicurezza
del servizio». Innovazione, responsabilità sociale e attenta politica dei costi: si riassume così la strategia di
crescita di Cir food, che gode di una situazione patrimoniale solida. Tornando alla «spending review» non c'è
solo quella dei clienti (pubblici e privati), c'è anche quella interna. «Proseguiremo», conclude Nasi, «anche
con la nostra azione di spending review interna per contenere i nostri costi generali. Di lavoro al riguardo ne è
già stato fatto tanto ma dobbiamo continuare su questa strada. Sono certa che attraverso l'innovazione di
processo, di prodotto e tecnologica sia possibile un ulteriore contenimento dei costi di gestione senza
intaccare la nostra distintività sulla qualità dei servizi». (riproduzione riservata)
Foto: Chiara Nasi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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CIR FOOD
01/03/2014
La Notizia Giornale
Pag. 8
Le cliniche del gruppo da tempo in deficit Ma sui milioni tolti da Bondi arriva l'aiuto
fausto tranquIllI
Il futuro degli Angelucci è nelle mani dei giudici costituzionali. I tagli imposti alle strutture sanitarie accreditate
dal commissario per la sanità del Lazio, Enrico Bondi, nel 2012, uniti ad altre grane della San Raffaele spa,
rischia no di mettere definitivamente ko le 13 cliniche gestite dal gruppo che fa capo al deputato del Pdl. Una
speranza per il "re delle cliniche private", come ve niva chiamato fino a qualche tempo fa Antonio Angelucci,
e di duemila lavoratori è però ora arrivata dal Tar di Roma, che sulla sforbiciata retroattiva alle re tribuzioni su
prestazioni sanitarie già erogate ha fat to propri i dubbi di costituzionalità. E l'ultima parola, non solo su milioni
di euro, ma su parte della stessa sanità laziale sembra così spettare alla Consulta. Colpo mortale Il gruppo
degli Angelucci non naviga più nell'oro. Va così da anni. E ne sanno qualcosa i dipendenti che, tra sti pendi
che non arrivano e futuro avvolto nella nebbia, più volte sono stati anche costretti a scendere in piazza a
protestare. La Corte dei Conti ha chiesto alla società San Raffaele spa, che gestisce nel Lazio 13 cliniche, di
risarcire 87 mi lioni di euro per la struttura di Cassino, sostenendo che sono stati concessi rimborsi per
prestazioni gonfiate o mai erogate. Per vicende analoghe, ma rela tive alla struttura di Velletri, sempre gli
Angelucci rischiano di perdere 130 mi lioni. Particolari che rendono ancor più incerta la tenuta del gruppo. Ma
il colpo mortale alla San Raffaele, come ad altre strutture sanitarie private accre ditate del Lazio, è arrivato a
novembre 2012, quando l'allora commissario per la sanità Bondi ha disposto tagli per cir ca il 7% sui rimborsi
per il 2012, nono stante le prestazioni ai pazienti fossero già state rese. Anche se gli imprenditori della sanità
avevano investito e fornito servizi sforbiciata pesante sui loro com pensi, per centinaia di milioni di euro,
considerando che il budget totale era di quasi un miliardo e mezzo. tagli e lacrime Una scelta fatta dal
commissario alla luce della legge varata dal Governo Monti sulla spending review sanitaria, che ha disposto
per i privati accredita ati una riduzione delle retribuzioni su prestazioni già fornite, al fine di sana re almeno in
parte il maxi debito della sanità. L'obiettivo? Risparmiare nel 2012 lo 0,5% di quanto previsto, l'1% nel 2013 e
il 2% nel 2014. Tante le pro teste e le manifestazioni, ma niente da fare. E per gli Angelucci inutile agitare lo
spettro delle chiusure e dei licenzia menti, rivendicando arretrati per ben 260 milioni di euro. la svolta La San
Raffaele ha impugnato quel provvedimento, so stenendo, tra l'altro, che è incosti tuzionale, visto che è
retroattivo e va a intaccare somme per assistenza ai pazienti già fornita, oltre che a ledere i diritti delle stesse
Regioni. Un ricorso contro il commissario, contro la Regione Lazio e contro la stessa Presidenza del
Consiglio dei Ministri. Il nodo della possibile incostituzionalità, dopo aver convinto il Consiglio di Stato, ha ora
fatto breccia anche al Tar del Lazio, che ha condivi so le tesi dell'avvocato Gianluigi Pelle grino ed emesso
un'ordinanza con cui sospende il giudizio e trasmette gli atti alla Consulta. Giudici costituzionale ar bitri
dunque del futuro di una buona parte della sanità nel Lazio. Ora sono loro a dover decidere.
Il dubbio Il Tar sospetta che la riduzione retroattiva dei rimborsi su prestazioni svolte sia incostituzionale
Foto: Antonio Angelucci
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Angelucci lasciati al verde Consulta ultima speranza
01/03/2014
La Notizia Giornale
Pag. 10
L'epatite C fa meno paura Con una compressa va ko
La pillola elimina le punture di interferone Le percentuali di successo arrivano al 90%
ginevra de carli
Il farmaco è vecchio, ma il risultato è miracoloso. I ricercatori americani non hanno dubbi: il medicinale,
approvato ora dalla Food and Drug Administration, è destinato ad aprire una nuova frontiera nella lotta
all'epatite C, una delle malattie più pericolose e diffuse al mondo. La pillola miracolosa da prendere una sola
volta al giorno, si chiama Sovaldi e il principio attivo che combatte il virus è il sofosvubir, una molecola già
conosciuta, in grado di sconfiggere anche i ceppi più resistenti. In questo modo diventano inutili le punture di
interferone, sino ad oggi l'unico rimedio effi cace, ma che porta con sé pesanti effetti collaterali: insonnia,
nausea, depressione, sintomi influenzali. Poco invasiva E oltre ad essere molto meno invasiva la cura
promette percentuali di successo altissime: attorno al 90% secondo gli ultimi test, che però necessitano di
altre conferme. Tra tutte le epatiti, che pure non sono uno scherzo, l'epatite C è la più pesante di tutte. Solo
nel nostro Paese rende la vita un inferno a un milione e mezzo di persone, mentre sono ben 170 milioni nel
mondo. È una malattia infettiva del fegato causata dal virus Hcv e trasmessa principalmente per contatto
diretto con sangue infetto. Può risolversi in poche settimane oppure portare addirittura alla cirrosi e al cancro.
Ed è anche una delle malattie per cui la ricerca scientifica si spende con ogni mezzo e forse è la prima per la
quale si è trovata una cura quasi defini tiva. Il farmaco è un antivirale inibitore dell'RNA polimerasi, ovvero un
medicinale che agisce bloccando la replicazio ne di un virus. Ma se i tentativi più volte effettuati hanno dato
risultati poco in teressanti, mescolando questo farmaco con altri, a seconda dei casi e del livello di malattia, si
è visto che invece l'azione è quasi miracolosa. Più guarigioni Infatti se l'azione dei medicinali tradi zionali,
come l'interferone, finora usati dava un risultato compreso tra il 45% e il 70% di guarigione, l'azione combina
ta di Sofosbuvir e altri farmaci raggiunge il 90%. L'idea è che entro un anno o due dall'entrata sul mercato
potremmo facilmente registrare un buon 90% di guarigioni dalla malattia. Approvato a metà dicembre negli
Usa dalla FDA, sulla base di quattro trial clinici, e a metà gennaio dall'Ema, l'analogo ente europeo, sarà a
breve autorizzato anche sul mercato italiano. come agiscono Questi farmaci, per gli esperti, sono una
rivoluzione. Innanzitut to, si tratta di una cura per via orale, in quanto consiste nell'assunzione di pillole; al
contrario, i classici trattamenti sono per via endovenosa. In secondo luogo, la somministrazione dura tre
mesi, mentre le altre cure durano alcuni anni; ciò è possibile perché i principi attivi di questi medicinali
agiscono molto più velocemente. Infine, in base allo sta dio della malattia, il tipo di paziente e il ceppo virale
di Epatite C, la nuova cura miracolosa è in grado di debellare la patologia anche al 100%. L'obiettivo sarà
eradicare non solo il virus ma diminuire la progressione della malattia e dunque la mortalità. Una notizia che
ridà speranza a quanti da tempo lot tano contro il virus e sono costretti a sottoporsi a cure tanto pesanti
quanto rischiose.
Il virus Solo in Italia un milione e mezzo di persone lotta contro la malattia infettiva del fegato causa pure del
cancro
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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speciale salute
01/03/2014
La Notizia Giornale
Pag. 11
Facile scoprire il rischio di morte entro 5 anni Tutto dipende dal livello di 4 molecole
simona de santis
Non è una sfera di cristallo ma predice il futuro. Basta infatti un semplice esame del sangue per sapere se si
rischia di morire entro cinque anni. Il test è frutto della collaborazione di vari istituti di ricerca e atenei
finlandesi ed estoni tra cui l'U niversità di Oulu, ed è unico nel suo genere, perché consente con un semplice
prelievo di stimare il rischio di morire entro un tempo molto breve, appunto cinque anni dal test. L'esame si
basa sulla pre senza nel sangue di determinate concentrazioni di quattro molecole, che si possono
considerare bioindicatori del rischio individuale di morte: albumina, Alfa 1-glicoproteina acida, citrato e
particelle lipopotreiche a densità molto bassa e di una determinata dimensione, di queste quattro molecole,
solo l'albumina era stata già asso ciata al rischio di morte in precedenti studi. i biomarcatori Tutti e quattro i
bio-marcatori sono normalmente presenti nel sangue ma a fare la differenza è il loro livello. Il lavoro è
importante perché per la prima volta evidenzia la possibilità di scovare anche quali individui solo
apparentemente in salute, ma che invece covano qualche problema dalle conseguenze fatali per l'immediato
fu turo. Per arrivare a selezionare i 4 bioindicatori, i ricercatori hanno usato un metodo sviluppato in Finlandia
che si chiama spettrometria a risonanza magnetica nucleare, che consente di esaminare centinaia di
molecole presenti nel sangue in diverse concentrazioni, il tutto in poco tempo e in maniera poco costosa.
Usando la metodologia su campioni di sangue di 17mila persone, tutte in buona salute all'inizio dello studio,
gli esperti sono arrivati a individuare i 4 bioindicatori del rischio di morte. Coloro che presentavano
concentrazioni elevate di albumina, citrato, Alfa-1 glicoproteina acida e un tipo di lipoproteina a bassa densità
avevano un rischio di mortalità di 19 volte in più rispetto agli altri. Addirittura, un paziente con i massimi livelli
delle quattro molecole è deceduto durante il primo anno di monitoraggio dei risultati. malattie importanti In
pratica, hanno visto che determinate concentrazioni di quelle quattro molecole corrispondevano a un certo
rischio di morire entro cinque anni dal prelievo effettuato. I risultati del test del sangue restano validi
indipendentemente dall'età anagrafica del soggetto e da eventuali fattori di rischio individuali come fumo,
obesità, sedentarietà e funzionano per importanti patologie come quelle tumorali e cardiologiche. Una volta
perfezionato, l'esame potreb be entrare in uso clinico e scovare un rischio di morte importante anche in
persone che sono in buona salute, almeno apparentemente, al momento del prelievo e per le quali, dunque,
non ci si aspetterebbe di trovare un rischio a breve termine. indicatori di fragilità Un test del genere, hanno evi
denziato i ricercatori, avrà in futuro un'importante applicazione nel campo della prevenzione delle malattie e
nell'identificazione delle persone con patologie latenti, che potranno così seguire dei trattamenti medici più
appropriati ed efficaci. In sostanza, le quat tro molecole su cui si basa l'esa me sembrano ottimi indicatori di
misura della fragilità generale dell'organismo. Adesso bisognerà capire in che modo queste molecole sono
collegate alla fragilità individuale. Scoprire questa possibilità per tempo permetterà a medici e pazienti di
intraprendere misure preventive per impedire che arrivi la malattia. Anche se non è ancora chiaro come la
presenza di tali molecole si colleghi con la fragilità di un organismo. Ed è questa la prossima frontiera dello
studio. Adesso c'è da chiedersi a cosa possa servire un test del genere. Certe informazioni, probabilmente,
sarebbe meglio non averle e, piuttosto, concentrarsi su come migliorare il proprio stile di vita evitando i fattori
di rischio.
Il metodo I bioindicatori individuati ricorrendo alla spettrometria a risonanza nucleare Un accertamento utile
per fare prevenzione
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Nel sangue la durata della vita Un prelievo svela il futuro
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Gente
Pag. 80
(diffusione:372741, tiratura:488629)
Quando lo zucchero diventa un nemico
per i medici inglesi, in grande quantità è pericoloso quanto alcol e fumo. l'esperto: «sì al dessert, ma una
tantum». e molte aziende già riducono le dosi
Alessandra Gavazzi
quando lo zucchero diventa un nemico Cinquecento morti al giorno. Uccisi da bevande, bibite sportive e
succhi di frutta. Tutti con unico comune denominatore: lo zucchero. È l'allarme-choc lanciato dall'Università
americana di Harvard, supportato dall'Associazione dei nutrizionisti britannici che tuonano: «È dannoso
quanto l'alcol e le sigarette». Un'allerta forse eccessiva, ma non da prendere alla leggera, se è vero che
anche le aziende dell'alimentare si stanno attrezzando, diminuendo progressivamente la quantità di zucchero
nei prodotti confezionati. Un dato per tutti: Aidepi, che riunisce i produttori italiani di dolci e pasta, spiega che i
suoi associati già 4 anni fa si sono impegnati a ridurre sale e grassi e soprattutto zuccheri. Riformulando
prodotti nuovi, ma anche linee "storiche". Ma perché lo zucchero è diventato il grande accusato per la salute?
«Il dolce è tra i segnali più potenti che si possano dare all'organismo», spiega il professor Attilio Speciani,
immunologo esperto in meccanismi dell'infiammazione. Per capire come mai, bisogna fare un passo molto
indietro: «Nella storia evolutiva, dal paleolitico in poi, non abbiamo mai avuto grande disponibilità di sostanze
dolci se non frutta o miele. Oggi, di fronte a cibi ad alta densità calorica ottenibili senza fatica, senza, per
esempio, dover cacciare o zappare un campo per ore come accadeva ai nostri progenitori, l'organismo
risponde chiedendone sempre di più, facendo "scorta" di questa sostanza così preziosa». Le condizioni in cui
viviamo oggi però sono profondamente cambiate. «Gli zuccheri bianchi, dalla zolletta alle bevande
confezionate fino alle farine raffinate, creano un meccanismo di insulino-resistenza che è alla base di molte
malattie croniche degenerative. Si va dal diabete all'ipertensione, dall'obesità al cancro, con un costo sociale
e anche economico immenso». Il meccanismo è semplice. «Immaginiamo di mangiare un cioccolatino al
latte. Al suo arrivo nello stomaco, viene immediatamente assorbito dal duodeno e provoca un improvviso
aumento della glicemia. Per reazione, il corpo produce una gran quantità di insulina per smaltire lo zucchero
nel sangue, che viene rapidamente trasformato in grasso. La glicemia viene così abbattuta. Cala a tal punto
che una ventina di minuti dopo ecco che torna quella voglia di dolce che tutti ben conosciamo». E tutto
ricomincia. Non è quindi solo un problema di "rotolini", ma di infiammazione continua. Quindi addio allo
zucchero per sempre? «Ma no, due o tre volte alla settimana è giusto concederselo, soprattutto se sotto
forma di dolce casalingo. È la dolcificazione continua, quotidiana, sistematica, per esempio nel caffè o nel tè,
a far male». E per quanto riguarda le merende? Come regolarsi, magari anche con i bambini? «Insegniamo
loro a mangiare in modo equilibrato ai pasti e poi bilanciamo con un po' di buon senso: una fetta di pane
integrale con marmellata e qualche noce, ma anche un pezzetto di cioccolato fondente con un paio di
mandorle o noci, sono esempi di "rompi-fame" a lento assorbimento. E forniscono tono ed energia per le 3-4
ore successive». l
chi lo ha già tagliato
tavola "no sugar" C'è nestlé che ha ridotto lo zucchero del 30 per cento nei cereali. Unilever, multinazionale
che in italia produce tra gli altri anche i gelati Algida e le salse Calvé, che si impegna per un taglio del 25 per
cento entro il 2020. e Coop che ha appena introdotto una linea interamente "no sugar". le aziende anche in
italia si stanno muovendo per rendere più leggeri e salutari i loro prodotti. per i bimbi l'omogeneizzato
biologico Crescendo di Coop è senza zuccheri aggiunti. lA sAlsA più nAtUrAle Ketchup Calvé max the lion: la
nuova ricetta ha il 40% di zuccheri in meno. ColAzione Al top nesquik Cereali di nestlé: ha 9 grammi di
zucchero per porzione.
Foto:
«merendA perfettA? CioCColAto nero e noCi», diCe speCiAni dAll'AspArtAme Alle zollette, il CAffè è
meGlio AmAro Una ragazza addolcisce il suo caffè con un dolcificante. A sinistra, zucchero bianco e di
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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salute dai paesi anglosassoni arriva l'allarme anti-dolciumi
01/03/2014
Gente
Pag. 80
(diffusione:372741, tiratura:488629)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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canna. «la dolcificazione quotidiana, in qualunque modo venga fatta, invia segnali infiammatori
all'organismo», dice l'immunologo Attilio speciani.
01/03/2014
Gente
Pag. 83
(diffusione:372741, tiratura:488629)
Se si vaccinassero pure i maschi il papilloma potrebbe sparire È a rischio
la fertilità
Una diffusione capillare del vaccino anti Hpv eliminerebbe la malattia. Intanto protegge le bambine dal tumore
al collo dell'utero e ai maschietti evita verruche dolorosissime
ENZO CORBELLA
Il papilloma virus umano (Hpv) comprende in realtà una famiglia di virus, più di 100, che possono causare
malattie nell'uomo. Questi virus provocano alterazioni soprattutto a carico di cute e mucose, ma nella maggior
parte dei casi l'organismo è in grado di contrastarle e ripristinare così la normalità. Se ciò però non avviene,
vale a dire se l'organismo non riesce a combattere l'infezione virale, si hanno manifestazioni cliniche che
possono essere benigne, come le verruche cutanee e i condilomi in regione genitale, oppure maligne, come
la patologia tumorale che nella donna è caratterizzata dal cancro del collo dell'utero. 12 anni è l'età ideale Le
infezioni da Hpv acquisite in età pediatrica sono essenzialmente le verruche, molto comuni in età scolare,
trasmesse per via diretta tra soggetti oppure per via indiretta attraverso la biancheria o per contatto su
pavimenti e ambienti umidi come le piscine. In età adolescenziale la via principale di contagio di questo virus
è quella a trasmissione sessuale, via attraverso la quale si ha la possibilità di una infezione che può arrivare a
colpire più del 50% delle donne in età adulta. Tale infezione decorre in maniera transitoria, a volte
asintomatica, e viene debellata dalle difese immunitarie del soggetto nella stragrande maggioranza dei casi
(circa l'80-90%). In alcuni soggetti, però, può rimanere latente o causare localmente, a livello genitale, una
lesione che evolve verso la malignità, come il cancro cervicale. Questa è la ragione per cui sono state
eseguite in molti Paesi campagne vaccinali anti Hpv nelle bambine che hanno come obiettivo primario la
prevenzione di questa neoplasia. In Italia il ministero della Salute ha promosso una campagna di offerta
gratuita della vaccinazione contro il papilloma virus, individuando i 12 anni come età ideale, spesso
sollevando perplessità nelle famiglie che giudicano la loro figlia troppo piccola per praticare un vaccino contro
una malattia a trasmissione sessuale. Recentemente, poi, è stato proposto di vaccinare anche la popolazione
maschile, suggerendo la stessa età di 12 anni. Nel maschio la patologia più frequente correlata alla infezione
da Hpv è rappresentata dalle verruche ano genitali (condilomi) mentre più rara, rispetto alla donna, è la
patologia tumorale. Inoltre studi recenti avrebbero dimostrato, nei soggetti infetti, una diminuzione della
fertilità. La vaccinazione nel maschio sarebbe consigliabile per diminuire la diffusione del virus e per
contribuire ad una sua eradicazione, oggi molto difficile proprio perché viene sottovalutato il partner maschile
come serbatoio di disseminazione della malattia.
Foto: Se volete contattare enZo corBella Gente-Il Pediatra, via R. Bracco 6, 20159 milano o
[email protected]
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salute / Il PeDIatRa
01/03/2014
Altroconsumo - N.279 - marzo 2014
Pag. 7
L'Agenzia del farmaco ha pubblicato un manuale per riconoscere le terapie bufala.
L'Agenzia italiana del farmaco ha pubblicato un libretto per aiutare i pazienti a riconoscere i rischi delle
"terapie miracolose" e a scegliere le fonti di informazione affidabili. Dopo la vicenda Stamina, dalla quale l'Aifa
ha sempre messo in guardia non riconoscendo alcun valore scientifico al metodo Vannoni, l'Agenzia propone
una guida per tutti coloro che, non trovando risposte soddisfacenti nelle cure mediche convenzionali, si
affidano a trattamenti farlocchi o si fanno convincere da storie di "guarigione" mai provate o false,
rimettendoci soldi e salute. Lo potete scaricare anche sul nostro sito. •
Foto: www.altroconsumo.it/salute
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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No alle cure miracolose
01/03/2014
Altroconsumo - N.279 - marzo 2014
Pag. 11
Filtrare? Meglio di no
Siamo andati nelle case di una trentina di soci a verif icare il funzionamento degli impianti: in quasi un terzo
dei casi la qualità dell'acqua peggiora.
La si filtra, spesso, per essere più sicuri di quello che si beve. "Per bere acqua buona", come ci ha detto una
socia, che ha fatto installare un filtro domestico per limitare l'acquisto di acqua minerale e il trasporto di
pesanti bottiglie fino al quarto piano. Spesso la decisione di acquistare il filtro scatta perché in casa sono
arrivati dei bambini. Ma lo si farebbe, se si sapesse che l'acqua che esce dal filtro a volte è addirittura meno
buona di quella che ci entra? Dalla nostra inchiesta è emerso infatti che l'acqua filtrata può essere inquinata
da microrganismi, mentre quella dell'acquedotto è risultata sempre in regola. E il motivo è semplice: alcuni
microrganismi, contrariamente a quanto avviene nell'acqua corrente, possono proliferare nel filtro. Per non
parlare del nostro socio di Genova, che si è ritrovato nell'acqua arsenico rilasciato dall'impianto, in quantità
superiore, anche se di poco, ai limiti di legge sull'acqua potabile; così come altri due si sono ritrovati nichel,
che prima non c'era: lo abbiamo scoperto con questa inchiesta e lo abbiamo segnalato al ministero della
Salute. Non vogliamo fare allarmismo: non si tratta di problemi che debbano necessariamente far ammalare,
anche se il nichel può dare problemi a chi è allergico. Tuttavia è ben paradossale pagare (fino a 3.000 euro)
per rischiare di ottenere un'acqua peggiore di quella che fornisce l'acquedotto. È vero che frequentemente si
acquista l'impianto non per proteggere la salute, ma perché l'acqua del rubinetto ha un cattivo sapore (sa di
eloro, per esempio) o perché è molto calcarea e si teme che rovini gli elettrodomestici. In questi casi molti filtri
svolgono la loro funzione, rimuovendo il calcare o il sapore cattivo, ma possono comunque provocare dei
problemi: oltre all'inquinamento batterico, per esempio, togliendo il calcare si può ottenere un'acqua
impoverita di sali, anche di quelli utili alla salute, e più ricca di sodio. Quanto ad altri inquinanti (metalli,
solventi, trialometani), è vero che molti filtri sono in grado di trattenerli, ma in questa inchiesta non sono mai
risultati presenti nell'acqua di rubinetto oltre le quantità (minime) ammesse dalla legge e spesso non sono
risultati neanche rilevabili. I risultati dettagliati sono nelle schede alle pagine seguenti. Non pensare alla
salute Lo abbiamo detto tante volte e anche i dati di questa inchiesta lo confermano: l'acqua potabile,
nonostante tutto quello che se ne dice, in Italia deve sottostare a limiti stringenti imposti dalla normativa
(D.Lgs 31/2001) ed è nella stragrande maggioranza dei casi di buona qualità. Per legge è controllata con
frequenza dai gestori degli acquedotti e dalle Asl. Non soltanto le nostre inchieste, ma anche i risultati delle
analisi dei campioni che riceviamo dai soci che sfruttano il nostro servizio di analisi dell'acqua (vedi box a
pagina 15) mostrano che il timore che l'acqua che esce dai nostri rubinetti possa dare problemi alla salute
sono quasi sempre infondati. Anche questa inchiesta conferma che l'acqua dell'acquedotto è buona: in
nessun caso i campioni di acqua non filtrata presentavano problemi con i molti e stringenti parametri previsti
dalla legge, che ne garantiscono la qualità. Perché l'acqua può peggiorare Della qualità dell'acqua che arriva
nelle nostre case è responsabile l'acquedotto, ma solo fino al contatore. Dal contatore al rubinetto (quindi di
eventuali rilasci di inquinanti legati al cattivo stato delle tubature) è responsabile il proprietario dell'immobile (o
l'amministratore del condominio), mentre dal rubinetto al bicchiere siamo responsabili solo noi stessi, nel caso
decidiamo di 'purificare' l'acqua da bere prima di consumarla. Ma è bene averlo chiaro: trattare l'acqua di
acquedotto con filtri attraverso cui l'acqua passa apre la strada alla contaminazione batterica; gli impianti che
si vantano di migliorare il sapore dell'acqua, infatti, rimuovendo proprio i composti del eloro, aggiunti con
funzione disinfettante, che danno il caratteristico sapore sgradevole, inevitabilmente la rendono più
vulnerabile alla proliferazione batterica. È così che sui materiali dell'impianto, per quanto ben progettati e
manutenuti siano, si possono sviluppare colonie batteriche, che vengono rilasciate nell'acqua erogata. Lo
Pseudomonas aeruginosa, in particolare, che è il microrganismo (un'alga) che abbiamo trovato, anche se in
piccola quantità, in ben sei campioni di acqua filtrata, è un organismo molto persistente. Una volta colonizzato
un impianto (o anche solo un raccordo, una valvola, uno strato...) difficilmente si riesce a debellare, se non
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Inchiesta
01/03/2014
Altroconsumo - N.279 - marzo 2014
Pag. 11
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con una profonda sanificazione dell'impianto stesso. Non è detto che questi microrganismi facciano
ammalare, anzi, una persona sana normalmente non ne risente: ma il rischio di effetti sulla salute è
comunque maggiore per queste acque che per l'acqua di rete. Per questo, tra l'altro, per chi usa un filtro per
l'acqua domestica, è consigliabile - oltre a curare con il massimo scrupolo la manutenzione, prima regola per
prevenire rischi - lasciare scorrere per un po' l'acqua prima dell'uso. Ma non basta: un filtro non ben
progettato può cedere le sostanze di cui sono composte o ricoperte le parti che vengono a contatto con
l'acqua: è la spiegazione dell'acqua filtrata risultata inquinata da arsenico o nichel. Prezzi: alti e variabili A
volte il filtro è acquistato su consiglio di amici, a volte proposto durante una fiera o in un centro commerciale,
a volte perché un agente è venuto a casa e ha fatto una prova pratica, magari dopo una telefonata in cui è
stata annunciata una vincita: lei, proprio lei è stata scelta per la prova gratuita! E i prezzi? Decisamente non
sono leggeri. E oscillano molto, a seconda del tipo, ma anche per lo stesso sistema: i nostro soci ci hanno
raccontato di avere speso tra i 250 e i 3.000 euro (qui includiamo tutti i tipi di apparecchi), spese di
installazione incluse. Nelle schede abbiamo inserito i prezzi indicativi aggiornati a oggi. Ci sono poi le spese
di manutenzione (a cadenza variabile a seconda dell'impianto) e di sostituzione dei filtri: non sempre la
manutenzione è compresa nel prezzo, più spesso è esclusa. Bisogna fare attenzione al momento
dell'acquisto, controllando il contratto e le condizioni e chiedendo un preventivo scritto dei costi, che specifichi
esplicitamente che cosa è incluso. Nelle presentazioni i produttori hanno l'obbligo di specificare tra l'altro le
finalità cui l'apparecchiatura è destinata, il periodo di utilizzo e i valori garantiti dal trattamento. Che cosa
fare? Chi ha dubbi generici può chiedere alla società che fornisce l'acqua i risultati delle analisi periodiche. Se
l'acqua sa di eloro, si può lasciarla riposare per qualche tempo in una brocca: il eloro è infatti volatile ed
evapora rapidamente. Chi ha altri problemi può verificare sul nostro sito quali analisi possano servire a
precisarne la causa, a seconda del problema. Per il calcare, meglio gli additivi anticalcare (in polvere, in
tavolette...) da aggiungere agli elettrodomestici o filtri da montare all'ingresso degli elettrodomestici più
vulnerabili al problema. LA NOSTRA INCHIESTA Installare un filtro per l'acqua potabile ne migliora davvero
la qualità? UNA VISITA Dì CONTROLLO Sono 28 i soci che avevano fatto installare impianti per filtrare
l'acqua domestica di tipi diversi e ci hanno aperto la porta di casa loro. Per ogni impianto un tecnico
specializzato ha effettuato due campionamenti: un prelievo di acqua non trattata e uno di acqua filtrata. I due
campioni sono quindi stati analizzati in un laboratorio indipendente, per verificare se il filtro mantiene le
promesse di miglioramento dell'acqua previste nel suo caso. I risultati sono nelle tabelle alle pagine 14 e 15. I
nomi e le informazioni sull'acquisto sono quelli che ci hanno comunicato i soci.
DAI SOCI
Stefania Stefani, Isorella (BS
Ma adesso devo pagare la manutenzione" Perché aveva deciso di comprare un filtro? Volevo essere più
tranquilla sull'acqua che bevo, senza essere obbligata a comprare acqua minerale: l'acqua del rubinetto a
casa mia è molto calcarea e ha un leggero sentore di cioro. Ci sono stati problemi dopo l'acquisto? j Sì,
perché quando ho acquistato e fatto installare l'impianto I l'accordo prevedeva che la manutenzione annuale
fosse inclusa , nel prezzo. Poi però, arrivato il momento della prima manutenzione, ho scoperto che la ditta
che me l'ha venduta aveva chiuso i battenti, senza avvisare nessuno. ' E quindi come fa per la manutenzione,
che è importante? ' Mi sono rivolta direttamente al produttore, ma ora mi costa 85 I euro ad uscita: e in più mi
hanno suggerito di farla ogni sei mesi...
Perché aveva deciso di comprare un filtro? Perché l'acqua sapeva molto di eloro. Prima abbiamo fatto ricorso
a una brocca filtrante, ma non eravamo soddisfatti per due motivi: primo, il filtro rilasciava una polvere nera;
so che non è pericolosa, ma non è neanche piacevole; secondo, la brocca ha una capienza limitata: in pochi
bicchieri finisce. Sapeva che potevano esserci dei rischi? Sicuramente non di rilascio di sostanze pericolose.
Sapevo che potevano esserci problemi di proliferazione di microrganismi se non si usa il filtro per qualche
giorno. E ora che abbiamo trovato una percentuale di arsenico superiore a quella ammessa dalla legge che
cosa ha deciso? Ho smesso di usare il filtro e sono tornato a bere acqua di rubinetto. Il bello è che ho
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Altroconsumo - N.279 - marzo 2014
Pag. 11
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scoperto che l'acqua di Genova è migliorata e oggi sa molto meno di eloro: adesso lasciandola riposare per
un paio di ore il cattivo sapore sparisce, quando ho comprato il filtro non era cosi.
Emanuele Strina, Genova
COME LEGGERE LE TABELLE Anno di installazione e prezzo di acquisto Dati dichiarati dai proprietari; n.d,:
indica che il dato non è disponibile. Durezza Abbiamo misurato la quantità di calcare all'ingresso e all'uscita
dal filtro. Per gli apparecchi magnetici questa quantità è uguale perché non rimuovono il calcare, ma
modificano la sua strutturaf isica. n.d.: dato non disponibile (il filtro non è concepito per rimuovere il calcare).
Rilascio di sodio Vale per i filtri a resina, in cui il calcio e il magnesio presentì nel calcare sono sostituiti dal
sodio aggiunto al filtro; quantità sempre sotto i limiti di legge. Inquinamento da microrganismi Abbiamo verif
icato la presenza di microrganismi nell'acqua sia prima sia dopo il passaggio attraverso il filtro. Nell'acqua in
ingresso non abbiamo mai riscontrato problemi di rilievo; la presenza dei microrganismi da noi riscontrati
nell'acqua filtrata non implica necessariamente un danno per la salute. Problema riscontrato In un
apparecchio le resine erano esaurite perché veniva utilizzato dopo la scadenza ("da cambiarenel 2013"). Lo
"Pseudomonas aeruginosus" è il microrganismo che abbiamo ritrovato nell'acqua in uscita da alcuni filtri.
"Non soddisfacente" è un giudizio soggetti- vo dei due proprietari. Arsenico e nichel sono indicaci quando
ritrovati in misura superiore alla norma nell'acqua filtrata. Nitrati Tutta l'acqua in ingresso era sotto la soglia di
legge per i nitrati; i filtri a osmosi inversa (non gli altri tipi) possono abbattere ulterìorments questi inquinanti,
in misura maggiore o minore (da cui dipende la valutazione). n.r.: no i rilevabili nell'acqua in ingresso; n.d.:
dato nan disponibile (il filtro non lavora su questi inquinanti). Metalli, solventi, trialometani Sortola so,;;
iadileggenell'acqua in ingresso, ì filtri con valutazione positiva abbattono eventuali tracce inferiori; n.r: non
rilevabili in ingresso. E Ottimo - Mediocre + Buono O Pessimo \Z Accettabile
PER ABBATTIRE IL CALCARI C'è chi acquista un filtro centralizzato (generalmente per tutta l'acqua di
casa) al preciso scopo di eliminare il calcare che incrosta gli elettrodomestici: questa è in effetti un'azione
utile, che ne allunga la durata e diminuisce i consumi di elettricità.
Nome e marca dell' impianto
ADDOLCITORI A RESINE
mmmtmm
++
ADDOLCITORI MAGNETICI ) -. 41 36 0 + 832 900 300 n.d. n.d. 117 0 116 79 0 114 106 84
CITTA 2008 2013 2012 2007 2002 2008 2012 2010 2009 2013 2004 3.179 n.d. 1.600 2.500 31-31 28-6 2813 35-1 35-13 32-0 26-7 0 | [ 950 [ 2 500 l 28-0 j ! 36 | Resine esaurite Pseudomonasa. Pseudomonasa.
MODENA MONTESCUDAIO(Pl) RUBIERA(RE) I "Non soddisfacente "! "Non soddisfacente" _j _ _ j +I '
BOVISIO MASCIAGO (MB) F1ESSO D'ARTICO (VE) IVREA (TO) MOMBAROCCIO(PU) MONTELUPO
FIORENTINO (FI) REGGIO EMILIA SALABAGANZA(PR) SONA(VR) Antical C25FX Mignon magnetico
AQsystemATK AQA total 1500 by Cillichemie Manta Ecologica Manta Soft Electronic Sxt Fleck 5600 SXT
BWT Micro Rondomat 18 - BK Data Acquanuova Ecosoftener SIATAXPCL-01/07 WaterbossChibro Hytek
hydrotechnologies Culligan Medallist 915/50
A RESINE: DA RABBOCCARE PERIODICAMENTE l più comuni apparecchi per addolcire l'acqua, vale a
dire ridurne il contenuto di calcare (carbonato di calcio) sono quelli che sfruttano le "resine a scambio ionico".
Le resine sono sostanze ricche di ioni di sodio: l'acqua, che quando è calcarea è ricca di ioni di calcio,
passando su queste resine cede ioni di calcio e magnesio, che vengono sostituiti da ioni di sodio, creando
cosi il carbonato di sodio, che non lascia depositi sulle tubature. L'impianto procede quindi regolarmente alla
"rigenerazione" delle resine, vale a dire a risostituire gli ioni di calcio e magnesio delle resine con ioni di sodio
(contiene un contenitore pieno di sale, da rabboccare periodicamente). Gli svantaggi di questo sistema sono
che è ingombrante (può trovare spazio in una cantina o in un garage) e che spesso rilascia un'acqua ricca di
sodio. Oggi il costo è tra 1.500 e 2.000 euro, più 150-300 di installazione.
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Altroconsumo - N.279 - marzo 2014
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MAGNETICI: GLI UNICI SENZA RISCHI BATTERIO Detti anche "elettrofisici" o "condizionatori
elettromagnetici". Piuttosto compatti, si installano su un tratto esterno della tubazione a monte dell'impianto
che si vuole proteggere dal calcare. L'acqua di passaggio viene sottoposta a un campo magnetico che
dovrebbe far sì che i cristalli di calcite (che formano il calcare) si disgreghino in modo da non formare
incrostazioni. Hanno il vantaggio di non interferire sulla composizione chimica dell'acqua, agendo solo
temporaneamente sullo stato fisico delle molecole. Non è possibile misurarne l'efficacia, perché la quantità di
calcare è la stessa, prima e dopo il passaggio. A oggi, non ci sono sistemi per valutarli; due dei proprietari
però si sono detti non soddisfatti (le incrostazioni c'erano ancora). Non presentano rischi di inquinamento
batterico (il filtro è esterno al tubo). Ogg il costo è tra 500 e 2.000 euro, più 150-300 euro per l'installazione.
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non preoccuparti: inserisci i problemi presentati dall'acqua di casa tua e ti sarà suggerito in automatico il tipo
di analisi chimico-fisiche da effettuare. \ Puoi acquistare un pacchetto di analisi a un prezzo convenzionato
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PER ELIMINARE INQUINANTI E MIGLIORARE IL SAPORE Ci sono due tipi di filtro in grado di trattenere le
molecole di eventuaiii inquinanti presenti nell'acqua: a osmosi e a carbone attivo. Quelli a osmosi agiscono
anche verso le molecole più piccole, eliminando metalli inquinanti come arsenico, cromo o ferro.
Nome e marca dell' Impianto
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990 34-2 22-3 24-7 27-5 36-32 13-0 29-17 26-8 57-56 n.d. 40-41 13-12 n.d. Arsenico Nichel ++ + Problema
riscontrato I1 Pseudomonasa. Pseudomonasa. Pseudomonasa. Pseudomonasa. BRESSANA BOTTARONE
(PV) GENOVA MONTESCUDAIO(PI) NETTUNO(RM) PIOMBINO (LI) TODI (PG) ASSAMINI C
CASTELNUOVO MAGRA (SP) GARBAGNATE MILANESE (MI) GIUSSANO(MB) ISORELLA(BS)
MARENE(CN) MILANO MODENA RONCIGLIONE(VT) TIVOLITERME(RM) TORINO Aquanova Osmy Frizzy
- Osmo Purity bis CulliganAC30 Acqua Life Gold Slim SZ OsmoSlim Beta Group - OSMO3 System CillitBonaqua gold S Oro Blu Bravo-UV Frizzy-Osmo C108 Acquapura Delfino Jazz, filtro Delfy pure General
Ecology Seagull IV X-1F AQsystemAQ5 Safewaterkitchen Amway eSpring Niagaraaquapur50
A OSMOSI: FILTRANO ANCHE MOLECOLE PICCOLE Sono impianti piuttosto delicati e costosi, composti di
più serie di filtri per trattenere i diversi inquinanti. Negli anni si sono ridotti di dimensione e oggi si trovano filtri
che si possono installare sotto il lavello della cucina per filtrare l'acqua a uso alimentare. Il costo è circa tra
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1.500 e 2.500 euro, più 150-300 di installazione. FILTRI COMPOSITI: SE IL PROBLEMA È IL GUSTO
Spesso dotati di filtri a carboni attivi, trattengono le molecole di dimensioni maggiori, come i composti del
doro, responsabili del cattivo sapore. Molto suscettibili all'inquinamento batterico: spesso sono abbinati a una
lampada a raggi UV che sterilizza l'acqua. Costo variabile: il semplice filtro a carbone attivo 80-200 euro.
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Il Pediatra - N.1 - febbraio 2014
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L'importanza della prevenzione
Attraverso la diagnosi prenatale, gli screening neonatali, e la collaborazione stretta con il pediatra di famiglia,
il 95% delle cardiopatie congenite vengono trattate precocemente per garantire una elevata aspettativa di vita
ai piccoli pazienti. Ancora di più si può fare attraverso l'Ecg in età prescolare.
Chiara Romeo
Le cardiopatie in età pediatrica fino a pochi anni fa costituivano una patologia con una scarsa aspettativa e
qualità di vita. Oggi grazie a screening che cominciano fin dall'epoca gestazionale vengono intercettate e
trattate il 95% delle cardiopatie congenite, con il conseguente raggiungimento dell'età adulta. Però ancora le
recenti cronache hanno riportato di un episodio di morte improvvisa di un ragazzino sui campi da calcio,
mentre dal decreto Balduzzi è stata cancellata l'obbligatorietà dell'ECG per chi pratica attività sportiva non
agonistica. Ci parla delle maggiori questioni della cardiologia in età infantile e adolescenziale, della sua
esperienza di cardiologo pediatra, e del futuro di questa disciplina Pierluigi Colonna, responsabile della
Cardiologia pediatrica dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Ancona, presidente per il biennio 2012-2013
della Società italiana di cardiologia pediatrica. Ci può parlare della sua formazione, della sua esperienza di
medico e cardiologo pediatra? Ho studiato medicina all'Università Cattolica Policlinico Gemelli di Roma, poi
mi sono trasferito per una occasione di lavoro ali' Ospedale Cardiologico Lancisi di Ancona, dov'era presente
un reparto di cardiologia pediatrica. Sono stato subito affascinato da questa disciplina complessa, ma di
grossa soddisfazione, perché permette di correggere cardiopatie una volta incompatibili con la vita e oggi
trattabili con la chirurgia o il cateterismo cardiaco per ridare una vita normale ai bambini. Si consideri che i
cardiologi pediatrici sono pochi in Italia: come società scientifica abbiamo 300 iscritti. Nelle Marche, per
esempio, siamo solo 8 cardiologi con indirizzo pediatrico contro 100 cardiologi che s'interessano degli adulti.
La mia formazione si è poi completata con una specializzazione in medicina dello sport e un training di 3 mesi
in emodinamica pediatrica a Madrid. Quali sono le sue aree di interesse? Fin dagli anni '80 ho sviluppato un
particolare interesse per la diagnosi precoce delle malformazioni cardiache. Qui ad Ancona siamo stati tra i
primi a creare, in collaborazione con la Clinica ostetrica, un servizio per la diagnosi prenatale delle
cardiopatie congenite. Il nostro Centro esegue esami su pazienti gravide provenienti da Marche, Abruzzo e
Umbria, con uno screening delle cardiopatie fetali, che funziona in stretta collaborazione con gli ostetrici del
territorio. Se durante l'ecografia morfologica di routine eseguita dagli ostetrici viene rilevata un'alterazione
cardiaca fetale, si indirizza la paziente al Servizio di ecocardiografia fetale di Ancona. Qui, attorno alla
ventesimaventiquattresima settimana di gravidanza, viene effettuato da un ostetrico e da un cardiologo
pediatra un ecocardiogramma fetale nel quale possono essere diagnosticate eventuali malformazioni
cardiache. In questo modo si riesce a programmare bene il tipo di parto necessario e l'assistenza neonatale.
Lavoriamo a stretto contatto con i reparti di maternità dell'ospedale, dove indirizziamo le donne, e di
neonatologia, così che si possa intervenire subito dopo il parto, nelle prime ore di vita, con cure adeguate.
Seguiamo poi anche le gravidanze a rischio, dove c'è forte familiarità per problemi cardiaci e le gravidanze di
donne che sono state operate da piccole per una cardiopatia congenita. Un altro settore di cui mi sono molto
interessato è la correzione di difetti cardiaci durante il cateterismo cardiaco: per esempio la stenosi
polmonare e la stenosi aortica possono essere trattate con successo mediante la dilatazione con un catetere
a palloncino, evitando così un intervento chirurgico in circolazione extracorporea. Infine mi occupo della
valutazione dei soggetti dopo la correzione della cardiopatia: questo per indirizzarli nelle attività che possono
svolgere, compresa quella sportiva, senza rischiare complicanze avverse come lo scompenso o la morte
cardiaca. A tale proposito in collaborazione anche con la Società italiana di cardiologia dello sport abbiamo
formato un comitato di esperti che ha messo a punto dei criteri di valutazione per le singole cardiopatie
mediante ECG, ecocolordoppler, prove da sforzo, risonanza magnetica. Quanto è importante la diagnosi
precoce di cardiopatie congenite e quali sono gli screening neonatali disponibili? La diagnosi precoce delle
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Intervista Incontro con Pierluigi Colonna Cardiopatie congenite
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cardiologie congenite è molto importante, così come la correzione nei primi sei mesi di vita: se le
malformazioni non vengono corrette subito possono creare danni irreversibili ad altri organi, rendendo
impossibile una correzione tardiva. Un intervento precoce permette al bambino una vita pressoché normale e
gli strumenti di diagnosi oggi sono molti. Essenziali sono gli screening neonatali, nelle prime ore di vita del
neonato. Dopo la valutazione di un eventuale soffio e della presenza di polsi arteriosi simmetrici - infatti una
asimmetria può essere segno di una coartazione dell'aorta - un importante screening che viene effettuato
nelle nursery è la rilevazione della saturazione di ossigeno con saturimetro. Se troviamo saturazioni più
basse del normale, il neonato viene indirizzato a un ecocardiogramma per escludere una cardiopatia
congenita cianogena. Anche se questo viene fatto prima della dimissione, è bene che il pediatra di famiglia
presti sempre molta attenzione nei primi giorni di vita, perché esistono forme più rare, asintomatiche, che
sfuggono a questi controlli e che si manifestano dopo una settimana-dieci giorni dalla nascita. Bisogna infatti
sempre prestare particolare attenzione alla scarsa crescita e alla difficoltà di alimentazione del neonato o a
frequenti episodi infettivi delle prime vie aeree che possono essere sintomi di cardiopatie con iperafflusso
polmonare. Recentemente le cronache hanno riportato di un altro episodio di morte improvvisa di un
ragazzino su un campo da calcio: quale in questo ambito il ruolo dell'EGG? Ha senso, come proposto
inizialmente dal Decreto Balduzzi, un ECG obbligatorio per tutti i ragazzini che praticano sport a tutti i livelli?
Penso che indubbiamente abbia senso fare un elettrocardiogramma a tutti i bambini e sarebbe importante:
perché ci sono cardiopatie elettriche, disturbi ionici della cellula, come la sindrome di Brugada o la sindrome
del QT lungo o la preeccitazione ventricolare che si identificano solo con l'elettrocardiogramma. Si tratta di
alterazioni che possono dare aritmie gravi fino alla morte improvvisa, senza la presenza di soffi o di altri
sintomi. Il decreto è stato sospeso per problemi economici e di gestione di un flusso elevato di pazienti nei
centri di secondo livello. Mi sento però di consigliare le famiglie ad affrontare una spesa piccola, come quella
dell'esecuzione di un elettrocardiogramma in età prescolare, verso i 4 anni, a fronte degli importanti dati che
può fornire. È un esame rapido che si svolge in pochi minuti, che fatto una volta nella vita, in giovane età,
esclude le cardiopatie congenite prima descritte. La cardiologia dello sport in Italia ha fatto molto in questo
senso, rendendo obbligatorio FECG con prova da sforzo negli atleti agonisti. Questo ha portato il nostro
Paese ad aver il minor numero di morti improvvise da sport in Europa, proprio grazie all'obbligatorietà del
test. I ragazzi sono considerati agonisti se fanno sport all'interno di squadre di una federazione sportiva e
generalmente quando hanno più di 12 anni; prima lo sport viene considerato attività ludico-formativa non
agonistica e la valutazione medicosportiva non rientra nei parametri di obbligatorietà. Paradossalmente,
grazie a questo screening con ECG per gli atleti, si è arrivati ad avere meno morti improvvise tra i ragazzini
sportivi che tra i sedentari che non sono sottoposti a ECG. Non consiglierei invece di sottoporre i ragazzini a
un ecocardiogramma come primo esame, perché non è necessario e un massivo accesso alle strutture
cardiologiche tenderebbe a riempire i posti di chi invece ne ha necessità. A quali segnali deve prestare
attenzione un pediatra di famiglia per una diagnosi precoce di patologie cardiologiche nel bambino e
nell'adolescente? Il pediatra è il nostro più importante alleato, perché vede tutti i bambini: noi come cardiologi
non possiamo vederli tutti, anche perché, come ho già detto, siamo in pochi. È importante dunque che il
pediatra valuti i sintomi, anche subdoli: un neonato non cresce in maniera adeguata perché non riesce ad
alimentarsi a sufficienza e si affatica durante la poppata oppure presenta frequenti infezioni respiratorie, o
viene rilevato un soffio cardiaco. Questi potrebbero essere segni di cardiopatie meno gravi, come un difetto
del setto interatriale, ma che vanno trattate comunque. Nei casi più rari si deve considerare che esistono
cardiopatie che provocano una cianosi e che solitamente vengono diagnosticate alla nascita, ma che
potrebbero manifestarsi anche nei primi giorni dopo la dimissione dal nido. Nell'adolescente è fondamentale,
invece, prestare attenzione a sintomi come lo svenimento o i giramenti di testa durante l'attività sportiva o
appena dopo, soprattutto se il ragazzo segnala anche alterazioni del battito come tachicardie: sono segnali
importanti, che potrebbero indicare la presenza di un difetto elettrico cardiaco o di un'anomalia delle
coronarie. In tali casi è sempre opportuno far effettuare un accertamento da un cardiologo con ECG,
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ecocolordoppler, prova da sforzo e registrazione dell' ECG per ventiquattro ore. Differenti sono invece i
giramenti di testa e gli svenimenti che avvengono lontano dall'attività fisica o quando i ragazzi si trovano in
ambienti affollati e caldi, dove si rimane in piedi a lungo, in questi casi sono sintomi benigni e molto frequenti
tra gli adolescenti e non richiedono accertamenti cardiologici. Quali frontiere della ricerca saranno importanti
nel prossimo futuro? La cardiologia pediatrica, insieme alla cardiochirurgia, negli scorsi anni ha fatto notevoli
progressi, tanto che il 95% delle cardiologie congenite riescono a essere corrette. Si continua a lavorare sul
rimanente cinque per cento che non riesce a essere corretto in maniera completa e per cui bisogna talora
ricorrere al trapianto cardiaco. Quello sui cui la ricerca si sta concentrando, e di cui abbiamo veramente
bisogno, è la possibilità di avere a disposizione materiali che durino nel tempo. La differenza con la
cardiologia in età adulta è l'aspettativa di vita: se un materiale dura 20 anni, e un bambino trattato oggi ha
una aspettativa di vita di oltre 60 anni, è chiaro che dovrà sottoporsi a più interventi, per sostituire valvole e
condotti usurati. Un'altra grande prospettiva è quella del cuore artificiale, per le cardiopatie che non si
possono correggere con la cardiochirurgia, perché troppo complesse, e i trapianti in età infantile sono
difficoltosi e davvero pochi, perché i donatori, fortunatamente, sono pochissimi. B S RIPRODUZIONE
RISERVATAScopri gli altri contenuti sul web
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Foto: Specialista dal 1978 in Malattie dell'apparato cardiovascolare e dal 1987 in Medicina dello sport,
attualmente Pierluigi Colonna è dirigente medico cardiologo, responsabile della Struttura organizzativa
semplice di Cardiologia pediatrica della SOD Cardiochirurgia e Cardiologia pediatrica e congenita degli
Ospedali Riuniti di Ancona. È stato presidente della Società italiana di cardiologia pediatrica nel triennio
2011-2013.
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Ospedali pediatrici II bambino al centro della cura
Valorizzazione e concentrazione delle competenze medico-scientifiche in un unico luogo fisico dove svolgere
ricerca, diagnosi e cura. Il denominatore comune degli ospedali pediatrici è dedicarsi esclusivamente alla
salute dei bambini dalla nascita all'età evolutiva.
Marvi Tonus
Less is more, ovvero ridurre per valorizzare, è un motto che raccoglie consensi in diversi settori ambiti della
società, dal design alla moda, dai consumi allo stile di vita, e che si sta affermando anche nella govemcince
sanitaria, determinando alcuni cambiamenti nei modelli di assistenza. Nei decenni si è progressivamente
rafforzato il ruolo delle Regioni ma allo Stato rimane il compito, sancito dalla Costituzione, di tutelare la salute
come diritto fondamentale dell'individuo nell'interesse della collettività, conciliandolo con le risorse disponibili,
per la verità sempre più scarse. Poste queste premesse, tra i primi a sostenere il principio guida del less is
more, del miglioramento per sottrazione inteso come valorizzazione e concentrazione di competenze medicoscientifiche in un unico luogo fisico dove svolgere ricerca, diagnosi e cura sono stati gli ospedali pediatrici.
Alcuni saranno oggetto di un'inchiesta sviluppata in due puntate: la prima parte, al Bambino Gesù, al Burlo
Garofalo, al Gaslini e al Meyer e come confidenzialmente vengono chiamati anche dai pazienti, vede
protagonisti i direttori delle unità operative di pediatria. La domanda di salute e le competenze integrate Parte
da una rappresentazione della complessità organizzativa e gestionale la riflessione di Alberto G. Ugazio,
direttore del Dipartimento di medicina pediatrica dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs)
Ospedale Bambino Gesù di Roma: «In termini di dimensioni e volume di attività siamo il più grande ospedale
pediatrico d'Europa e l'unico centro nel Continente in cui vengono effettuati tutti i tipi di trapianti di organi e
tessuti su paziente pediatrico, una caratteristica che inevitabilmente influenza l'organizzazione del nostro
lavoro. Ogni anno ricoveriamo circa 26.000 pazienti, eseguiamo 80.000 day hospital e più di un milione di
visite ambulatoriali. Il mio compito è dirigere il Dipartimento di medicina pediatrica che comprende 12 unità
operative e incorpora tutte le specialità mediche». Oggi la domanda di salute è totalmente cambiata rispetto a
vent'anni fa, di conseguenza si è evoluta anche la realtà ospedaliera pediatrica. «Un tempo la morbilità e la
mortalità infantile dipendevano dalle malattie acute semplici, i bambini morivano di diarrea, polmonite,
infezioni banali» spiega il professor Ugazio. «Oggi questi casi si curano a casa, la prima forma di
umanizza/ione dell'ospedale è ricoverare il meno possibile. I nostri pazienti sono affetti da malattie rare,
complesse, di solito croniche, nessuna delle quali può essere curata da un singolo specialista come avveniva
in passato. Vanno tutte affrontate con un approccio multidisciplinare. Il valore aggiunto dell'Ospedale
Bambino Gesù è proprio l'offerta di un amplissimo ventaglio di competenze specialistiche pediatriche
strettamente collegate con un'attività di ricerca traslazionale di altissimo livello qualitativo. Si pensi ai bambini
con sindrome di Down, in Italia sono circa 9.000, che necessitano della consulenza del cardiologo,
dell'otorino, del pneumologo, del reumatologo e di tanti altri specialisti. Qui li trovano tutti, integrati in un'unica
équipe. È uno degli esempi più semplici, ma sono almeno 200 le sindromi più o meno rare di cui ci
occupiamo e in cui l'intervento multispecialistico è determinante». Mentalità e pratiche condivise da Maurizio
de Martino, direttore del Dipartimento di pediatria internistica dell'Azienda ospedaliere universitaria Anna
Meyer di Firenze, responsabile di 13 unità operative: «Lavorare in un policlinico pediatrico permette di
inquadrare a tutto tondo le problematiche diagnostico assistenziali del bambino e di trovare le risposte ai
quesiti clìnici in tempo reale. La presenza dell'Università all'interno del Meyer da inoltre un grande impulso
all'attività di ricerca e alla formazione sul campo che coinvolge gli specializzandi in pediatria, ma anche agli
altri professionisti della sanità. Anche se a Firenze continuano a chiamarci affettuosamente "l'ospedalino dei
bambini" siamo diventati, e lo dico con dati alla mano, uno dei più importanti d'Italia e noti all'estero. La
casistica, sempre più complessa, ci impegna a potenziare l'aspetto multidisciplinare e ad approfondire le
competenze in tutti i settori mantenendo però la cosiddetta mano pediatrica, una capacità imprescindibile
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INCHIESTA organizzazione assistenziale
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nello svolgimento della nostra attività quotidiana». Fondato per onorare la figlia morta in giovane età dal
senatore Gerolamo Gaslini allo scopo di offrire all'infanzia un'assistenza migliore, l'ospedale pediatrico che
prende il nome della bambina è stato concepito per accogliere tutte le specialità. Renata Lorini, direttore della
Clinica pediatrica dell'Irccs Giannina Gaslini di Genova ne illustra le fasi: «II padre di Giannina non era un
uomo istruito però era molto ricco. Dopo aver perso la figlia, decise di visitare gli ospedali negli Stati Uniti e
progettò l'Istituto genovese basandosi sul modello americano, in modo che ogni padiglione ospitasse una
specialità nell'ambito della pediatria. Decise inoltre di integrare l'attività di assistenza con quella formativa
coinvolgendo il rettore dell'Università di medicina nel consiglio direttivo. La ricchezza del Gaslini deriva perciò
dall'idea che per curare i bambini sia necessario unire ricerca, innovazione, didattica e attività clinica. Siamo
leader nell'assistenza pediatrica, nella ricerca scientifica e nella didattica, ospitiamo infatti le Scuole di
specializzazione in pediatria, chirurgia pediatrica, psicologia clinica e neuropsichiatria infantile. Inoltre la
storica formazione del personale infermieristico ha dato vita da alcuni anni al corso di laurea in infermieristica
pediatrica». L'Istituto ha una dotazione complessiva di 400 posti letto, effettua circa 50 mila ricoveri l'anno e
40 mila accessi al Pronto soccorso di secondo livello. Il 45 per cento dei bambini ricoverati proviene da tutte
le Regioni italiane e i pazienti di nazionalità straniera sono mediamente 800 l'anno (provengono da 90 Paesi
di tutto il mondo con i quali il Gaslini ha attivato progetti di cooperazione). Si conquista la medaglia
dell'originalità l'Irccs materno infantile Burlo Garofalo di Trieste per dimensioni e collocazione. Alessandro
Ventura, direttore del Dipartimento di pediatria, uno dei tre in cui è organizzato l'ospedale, afferma: «Essere
una piccola realtà di confine ci condiziona per alcuni versi, siamo difficili da raggiungere, e ci avvantaggia per
altri per la facilità dell'integrazione delle competenze in tempo reale. Il Burlo Garofalo ha l'esperienza di un
centro di riferimento di terzo livello per i problemi complessi maternoinfantili solo perché ha un altissimo
indice di attrazione nazionale». In Friuli Venezia Giulia i minori di 14 anni infatti non superano le 100 mila
unità e sono per la maggior parte sani. «La nostra Regione è piccola e non avrebbe la casistica pediatrica
sufficiente, quanto meno per le patologie più complesse, per ospitare un centro di terzo livello» continua il
professor Ventura. ««Senonché, in virtù dell'esperienza acquisita, grazie anche all'interazione
multispecialistica compresa quella dei laboratori di ricerca e dell'attività didattica, il nostro ospedale è
diventato punto di riferimento di bambini provenienti da molte parti d'Italia con patologie complesse e rare».
Ricoveri brevi anzi brevissimi Ponendo al centro della cura il paziente circondato dalla famiglia il professor
Franco Panizon, innovatore e padre della pediatria moderna, introdusse proprio al Burlo Garofalo nei primi
anni Settanta il day hospital dedicato ai bambini, riducendo anche drasticamente la durata dei ricoveri
ordinari. Rimarca Alessandro Ventura: «Nel nostro ospedale siamo abituati a integrare in tempo reale le
singole competenze, il pediatra generalista, l'ortopedico, il chirurgo, il radiologo e chiunque si trovi coinvolto
nella gestione del caso clinico collaborano gomito a gomito, favorendo un approccio globale e tempestivo alle
necessità del paziente. Rispetto ai tempi di ricovero adottiamo un atteggiamento pragmatico, quasi
aggressivo, in modo da abbreviarli il più possibile perché il bambino non dovrebbe allontanarsi da casa se
non quando strettamente necessario, come ci ha insegnato il professor Panizon. I nostri day hospital
riguardano pazienti che in altre strutture sarebbero ricoverati e la nostra attività non si misura in posti letto
occupati bensì nella velocità di ricambio». Anche i dirigenti dell'Ospedale Meyer hanno introdotto alcune
novità nell'ambito della rotazione dei letti che il professor de Martino definisce rivoluzione copernicana: «I
bambini accolti nei cinquanta letti del Dipartimento di pediatria internistica sono seguiti da un network di
pediatri generalisti e, sulla base del tipo di patologia, dai pediatri specialisti il cui intervento ha una
progressione crescente a seconda della gravita. I letti non devono restare vuoti ma neanche essere occupati
senza motivo. Per questo abbiamo introdotto la figura del bed manager, un infermiere che gestisce la
rotazione in modo molto elastico. Tutte le decisioni cliniche vengono concordate collegialmente fra generalisti
e specialisti, alla presenza, a scopo didattico, degli specializzandi, nelle riunioni mattutine, ma ogni bambino
ha un medico tutor che si fa carico di seguire il percorso diagnosticoterapeutico, garantendone la congruità
con quanto definito collegialmente, che si interfaccia con i genitori». Pediatri prima di tutto Spesso la
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soluzione a un quesito clinico emerge dal confronto tra specialisti, ciascuno portatore di un sapere, ma tutti
alla base pediatri. «È questa la differenza tra lavorare in un reparto pediatrico di un policlinico per adulti e un
ospedale pediatrico» afferma il professor Ugazio, past president della Società italiana di pediatria. «Negli
Stati Uniti e nel Regno Unito esistono solo ospedali pediatrici, nel nostro Paese la situazione invece è rimasta
ancorata a un modello ormai obsoleto. In Italia ci sono circa 450 reparti pediatrici ospedalieri, il più alto
numero in Europa, molti sono minuscoli, affidati a pochi colleghi che si sottopongono a turni massacranti,
pagando un prezzo molto alto in termini di qualità di vita, senza tuttavia poter rispondere adeguatamente alle
nuove necessità dei bambini ricoverati. L'ospedale sotto casa è anacronistico e pericoloso, dobbiamo
cambiare mentalità, concentrare i bambini malati per migliorare la qualità dell'assistenza. L'unico luogo fisico
dove l'insieme di queste esigenze è soddisfatto è l'ospedale pediatrico, fulcro dei servizi dedicati all'infanzia.
Rispetto ai ricoveri, credo sia fondamentale incrementare il patient empowerment consentendo così al
bambino, anche se gravemente malato, di restare a casa e di recarsi in ospedale solo per le visite, i day
hospital e per brevi ricoveri». L'importanza del confronto fra pediatri di diverse specialità emerge anche al
Meyer dove, una volta la settimana tutti i pediatri, generalisti e specialisti, e gli specializzandi del Dipartimento
di pediatria internistica si riuniscono in un grand round per discutere e sbrogliare i casi diffìcili. Le nuove
tecnologie e la ricerca Tra i punti di forza dei quattro ospedali pediatrici c'è la ricerca e l'impiego di tecnologie
avanzate nella pratica quotidiana. «Nel mio dipartimento la maggior parte dei medici ha fatto un periodo di
formazione all'estero» dice il professor de Martino. «L'impact factor delle pubblicazioni del Meyer è
elevatissimo, il dipartimento di Pediatria internistica è un polo di eccellenza nell'ambito dell'immunologia,
dell'allergologia, delle malattie autoimmuni e dell'infettivologia. Ospitiamo il registro della tubercolosi e
dell'HIV pediatrici di cui coordiniamo sedici studi europei». «Anche il Burlo Garofalo vanta uno standard di
produzione scientifica elevato» afferma il professor Ventura. «La nostra ricerca, ispirata al problema concreto,
ricade in tempo reale sul paziente e questo fa la differenza, lo ha fatto per me che ho girato il mondo e sono
tornato qui e lo fa per i giovani medici che si specializzano e decidono di rimanere a Trieste. Il nostro motto è
imparo facendo. I nostri punti di forza sono la gastroenterologia e la nutrizione clinica parenterale, i difetti
dell'immunità, le affezioni reumatologiche e l'allergologia. Non esiste in Italia nessun centro con l'esperienza
del Burlo Garofalo per il trattamento delle allergie alimentari gravissime, con programmi all'avanguardia di
prevenzione e desensibilizzazione del paziente. Tutti i dipartimenti del Burlo godono di una collaborazione di
altissimo livello data dal servizio di Genetica medica diretto dal professor Paolo Gasparini che coordina
attività cliniche di screening neonatale e di ricerca specie sulla sordità e sul ritardo mentale. Siamo infine
molto apprezzati dai pediatri italiani anche per l'impegno nella formazione, organizziamo eventi di richiamo
internazionale con grande successo ed entusiasmo».. «L'Istituto Gaslini è un centro di riferimento per la cura
delle malattie metaboliche, in particolare delle forme di diabete mellito diffìcili da diagnosticare su cui
applichiamo l'analisi genetica»» illustra Renata Lorini. «Oltre alla terapia medica offriamo ai pazienti una
consulenza di tipo dietetico che contribuisce alla corretta gestione della malattia. Partendo dal punto nascita
seguiamo la crescita dei nostri bambini fino all'adolescenza coprendo tutte le aree, dalla diagnosi delle
malattie rare e malformative, come l'acondroplasia, all'assistenza delle patologie croniche come la fibrosi
cistica di cui monitoriamo l'evoluzione nel tempo. Il rapporto di fiducia è tale da aver ispirato alcuni dei nostri
pazienti a laurearsi in medicina, specializzarsi in pediatria e diventare in qualche caso nostro collega proprio
al Gaslini». «Al Bambino Gesù - afferma il professor Ugazio - disponiamo delle biotecnologie più avanzate
per l'analisi del genoma, del proteoma e del metaboloma con un collegamento continuo tra sperimentazione
e pratica clinica facilitato anche da un centro di eccellenza per i clinical trial. La valutazione, la prevenzione e
la terapia del dolore sono sistematiche, anche nel neonato, così come lo è l'attenzione al comfort e
all'accoglienza di tutti i bambini, anche stranieri, verso i quali adottiamo gli accorgimenti necessari in termini di
abitudini, alimentazione e stili di vita delle famiglie». Lo stesso atteggiamento di apertura verso tutto ciò che
contribuisce a elevare il benessere del bambino si registra anche all'ospedale Meyer e non solo verso le
persone: «Eh sì, abbiamo introdotto la. pet therapy» afferma con un tono divertito ma soddisfatto Maurizio de
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Il Pediatra - N.1 - febbraio 2014
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/03/2014
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Martino. «Sono un immunologo, quindi conscio delle problematiche legate alla presenza di un animale in
reparto, ma garantisco che i bambini con encefalite si risvegliano prima in presenza del conforto di un
cucciolo. Anche per noi la lotta al dolore è un aspetto molto importante, i prelievi per esempio vengono fatti
mentre il neonato succhia il latte o in braccio alla mamma. Abbiamo inoltre una struttura dedicata al bambino
immigrato e adottivo proveniente dall'estero organizzata per affrontare i peculiari problemi infettivi, nutrizionali
e psicologici di questi pazienti, una ginecologia pediatrica e un centro per accogliere i bambini maltrattati».
Davvero troppo pochi? Nei prossimi anni si prospetta una riduzione del 50 per cento del numero di
specializzandi in pediatria con ricadute sulla qualità dell'assistenza e il carico di lavoro negli ospedali. «È
scontato lamentarsi della carenza di personale, ma nel caso specifico della pediatria il problema va ribaltato»
sostiene con piglio il professor Ventura. «Prima di dire che mancano pediatri bisogna specificare quali e per
fare cosa. Gli studenti ammessi alle scuole di specializzazione non saranno sufficienti a garantire il ricambio
solo se la pediatria ospedaliera rimarrà strutturata così come ora. I pediatri non bastano perché servono a
tenere aperti punti nascita, neonatologie e piccoli reparti che sostanzialmente non servono e a volte fanno
danni. Dico di più, i nostri specializzandi, abituati a un contesto dinamico e moderno, non si rassegnano a
ricoprire un posto in un ospedale piccolo, destinato a chiudere o a ricoverare bambini quasi tutti sani, tanto
per giustificare la propria esistenza. Qui in Friuli Venezia Giulia molti concorsi per pediatra in piccole pediatrie
ospedaliere, che nessuno ha il coraggio di chiudere per questioni di consenso politico, vanno deserti. Se
chiudessimo o riconvertissimo la pediatria che non serve, a parte il risparmio, si risolverebbe la carenza di
pediatri e, d'altro canto, potremmo avere più risorse per aumentare i posti nelle scuole di specialità e non
parlo solo di Trieste. Non basta appiccicare l'etichetta Centro di riferimento di terzo livello senza allocare le
risorse necessarie». «C'è un'oggettiva differenza di stipendio e di qualità di vita tra chi lavora dentro e fuori
l'ospedale e i pochi specialisti che si formano, salvo eccezioni, tendono ad andare sul territorio» testimonia il
professor Ugazio. «Il Ministero della salute dovrebbe farsi carico di questo problema potenziando la rete degli
ospedali pediatrici specializzati, sul modello anglosassone, e chiudendo i reparti piccoli, obsoleti,
sottodimensionati, così da incrementare le risorse dedicate ai Centri di terzo livello, alla pediatria di famiglia e
all'assistenza continua». «Abbiamo tantissimi giovani ricercatori bravi a quali non possiamo offrire una
posizione stabile, con il rischio di perdere un'intera generazione di leader della ricerca e della clinica»
conclude il professor de Martino. «Credo di parlare a nome di tutti se rinnovo un appello affinchè gli
investimenti dedicati al sostegno e alla crescita degli ospedali pediatrici specializzati, e al perseguimento
dell'eccellenza nel campo dell'assistenza all'infanzia, torni a essere una priorità per il nostro Paese». M ©
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Foto: Alberto G. Ugazio, direttore del Dipartimento di medicina pediatrica dell'Istituto di ricovero e cura a
carattere scientifico (Irccs) Ospedale Bambino Gesù di Roma
Foto: Maurizio de Martino, direttore del Dipartimento di pediatria internistica dell'Azienda ospedaliero
universitaria Anna Meyer di Firenze Renata Lorini, direttore della Clinica pediatrica dell'Ireos Giannina Gaslini
di Genova
Foto: Alessandro Ventura, direttore del Dipartimento di pediatria dell'Ireos materno-infantile Burlo Garofalo di
Trieste
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Il Pediatra - N.1 - febbraio 2014
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II primo vero ospedale autonomo per il ricovero e la cura dei bambini tra i 2 e i 15 anni fu istituito a Parigi
all'inizio dell'Ottocento in seguito alla trasformazione dell'orfanotrofio della Maison de l'Enfant Jesus.
Seguirono San Pietroburgo, Vienna, Praga, Mosca, Berlino e il Great Ormond Street Hospital (Gosh)
britannico che aprì nel febbraio 1852. Burlo Garofalo: nasce il 18 novembre 1856 in occasione della visita a
Trieste dell'imperatrice d'Austria che inaugurò "l'Ospedale infantile" allo scopo di offrire gratuitamente un
adeguato asilo ai fanciulli di famiglie povere. Negli anni Settanta il professor Panizon aprì i reparti ai genitori,
riducendo al minimo i tempi di degenza. L'ospedale include tre Dipartimenti (Materno neonatale, Pediatria,
Diagnostica). Ospedale Meyer: erede della scuola di anatomia infantile fondata a Firenze nel 1780 nello
Spedale degli Innocenti e della cattedra di Pediatria istituita nel 1805, fu costruito nel 1884 a opera di
Giovanni Meyer, Conte di Montagliari, a ricordo della propria consorte Anna. Dal 1995 il Meyer è divenuto
Azienda Ospedaliero-Universitaria autonoma, essendogli stata riconosciuta la dignità di ospedale di alta
specializzazione. Sono otto i Dipartimenti in cui è strutturata l'attività dell'Ospedale Meyer (Medico di
pediatria, Terapie intensive, Oncoematologia e trapianti, Patologia clinica, Diagnostica per immagini,
Genetica medica e biologia molecolare, Emergenza accettazione, Medico chirurgico di cardiologia). Ospedale
Bambino Gesù: fondato nel 1869 grazie alla generosità della Famiglia Salviati, nel 1924 fu donato alla Santa
Sede. È il più grande policlinico pediatrico d'Europa e tra i più moderni e attrezzati dell'intero Paese ed è
stato, nel 2006, il primo ospedale pediatrico italiano a ricevere l'accreditamento internazionale Joint
Commission International. L'Ospedale è organizzato in nove Dipartimenti (Medicina pediatrica, Laboratori,
Nefrologia urologia, Chirurgico, Medico chirurgico di cardiologìa pediatrica, Neonatologia medica e chirurgica,
Neuroscienze e neuroriabilitazione, Emergenza accettazione e Arco, Diagnostica per immagini). Istituto
Giannina Gaslini: inizia la sua attività nel 1938 grazie alla donazione del senatore Gerolamo Gaslini. Nel 1949
egli si spogliò di tutti i suoi beni facendoli confluire nella omonima Fondazione Gaslini disponendo che le
risorse del suo patrimonio dovessero essere devolute al potenziamento della ricerca scientifica. L'Istituto
Gaslini possiede sette Dipartimenti (Chirurgie, Emergenza e altra intensità di cure, Neuroscienze,
riabilitazione e continuità delle cure, Ricerca e diagnostica, Scienze pediatriche, Infermierìstico e delle
professioni sanitarie, Ospedale di giorno).
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Storia degli ospedali per l'infanzia
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Epilessia in età pediatrica Nuovi approcci farmacologici
Riassunto Negli ultimi 15 anni sono stati sintetizzati nuovi farmaci antiepilettici il cui uso, inizialmente limitato
ai pazienti adulti, è stato esteso anche ai bambini. Inizialmente i nuovi tarmaci sono stati utilizzati in
associazione per le forme farmacoresistenti, in seguito anche in monoterapia. Alcuni farmaci sono più
maneggevoli, per altri è necessario un attento monitoraggio degli effetti collaterali. Summary Over thè past 15
years new antiepileptic drugs ha ve been synthesized. Their use, initial
Alberto Verrotti Claudia D'Egidio* Raffaella Marino* Sara Matri
L'epilessia è una patologia complessa caratterizzata da uno spettro eterogeneo di anomalie - anatomiche e/o
funzionali - a livello del sistema nervoso centrale, accomunate da una predisposizione a sviluppare crisi
convulsive ricorrenti. Le varie forme di epilessia J differiscono tra loro per criteri diagnostici, risposta alla
terapia m e prognosi, ma nel loro insieme rappresentano uno dei problemi neurologici più frequenti durante
l'età infantile e adolescenziale. L'epilessia ha un'incidenza annuale di 50 casi/100.000 bambini e nel 75% dei
casi si manifesta prima dei 20 anni; i maggiori picchi di incidenza si hanno nei bambini, nei giovani adulti e
negli anziani (tabella I). Generalmente le epilessie idiopatiche rispondono positivamente alla terapia
farmacologica, mentre nelle epilessie sintomatiche e criptogenetiche (es. epilessia con assenze miocloniche,
epilessia con convulsioni mioclono astatiche) o nelle encefalopatie epilettiche (es. sindrome di West,
sindrome di Ohtahara, sindrome di Dravet, sindrome di Lennox-Gastaut), spesso si riscontra
farmacoresistenza a cui si associano problematiche cognitivo-comportamentali. Tra i fattori predittivi per
un'evoluzione negativa vengono annoverati la presenza di crisi polimorfe, il riscontro di anomalie strutturali
cerebrali, l'anamnesi familiare positiva per epilessia e l'esordio delle crisi nel primo anno di vita. Nella grande
maggioranza dei bambini, la terapia delle epilessie è sintomatica e si basa sull'utilizzo di farmaci
anticonmlsivanti. La decisione d'intraprendere un trattamento viene presa in seguito a un'accurata analisi del
rapporto rischio/beneficio associato all'assunzione dello specifico farmaco antiepilettico (FAE), che deve
essere scelto in base al tipo di epilessia e alla tollerabilità della sostanza da parte del singolo paziente. A
questo proposito merita di essere ricordato che il 60-70% dei bambini con epilessia raggiunge la libertà dalle
crisi senza alcun trattamento o con un dosaggio medio-basso del FAE di prima o seconda scelta,
somministrato in monoterapia. Il restante 30-40% include bambini affetti da un'epilessia inizialmente
difficilmente controllabile ma con prognosi favorevole o da un'epilessia farmacoresistente, con attacchi
recidivanti nonostante la terapia correttamente eseguita. Si tratta cioè di pazienti che non raggiungono una
duratura libertà dalle crisi dopo adeguati tentativi con almeno due appropriati FAE, somministrati
singolarmente o in combinazione, sono definiti farmacoresistenti. Il fallimento di una prima monoterapia
costituisce un fattore di rischio per un outcome sfavorevole e la possibilità dell'assenza a lungo termine di
crisi scende a meno del 10% dopo l'insuccesso di una seconda monoterapia. La probabilità di successo di un
FAE diminuisce proporzionalmente al numero di farmaci provati in precedenza senza alcun miglioramento dei
sintomi, risultando verosimilmente non maggiore del 20% dopo il fallimento di due FAE. Alcuni bambini
trarrebbero beneficio da un uso appropriato di combinazioni di FAE ed esistono evidenze del fatto che
politerapie attentamente personalizzate non aumenterebbero il numero e la gravita degli effetti avversi. Una
terapia farmacologica viene generalmente mantenuta per almeno 2 anni consecutivi, a partire dal momento
del controllo delle crisi. Qualora si decida di sospenderla, la dose del farmaco deve essere ridotta in modo
molto graduale, pari a circa un terzo ogni 2-3 mesi. Durante questa fase, è importante inoltre tenere a mente
che il tempestivo ripristino del precedente regime terapeutico non garantisce necessariamente un completo e
immediato controllo delle eventuali recidive. Negli ultimi anni sono stati sviluppati e sono entrati nella pratica
clinica diversi nuovi FAE, il cui meccanismo d'azione e le cui indicazioni sono riassunte in questo lavoro. Si
rimanda invece alla parte pubblicata on-line per una overview dei FAE classici. I FAE di seconda
generazione: indicazioni e limiti Vigabatrin (GVG) Indicazioni: terapia aggiuntiva nelle crisi epilettiche parziali;
farmaco di prima scelta in monoterapia nel trattamento degli spasmi infantili. Controindicato in caso di scosse
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Terapia Farmaci antiepilettici
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miocloniche e nella sindrome di Lennox-Gastaut, in quanto aggrava le crisi di assenza. Gli alimenti non ne
compromettono la biodisponibilità orale. Viene eliminato immodificato per via renale. Può accumularsi a livello
retinico e causare alterazioni permanenti e irreversibili del campo visivo. Sono frequenti aumento ponderale,
nausea, dolori addominali e disturbi del SNC, diplopia, nistagmo, psicosi, affaticamento, parestesie, mania e
depressione. Il GVG non deve essere prescritto a pazienti con preesistenti deficit del campo visivo,
contemporaneamente ad altri farmaci tossici per la retina e in caso di problematiche psichiatriche. , >. \
Oxcarbazepina (OXC) Indicazioni: crisi epilettiche parziali in pazienti di età superiore ai 6 anni. Utile anche in
caso di disturbo bipolare e di nevralgia trigeminale, controindicato nelle crisi di assenza e miocloniche;
inefficace al di sotto dei 2 anni di età. La sua biodisponibilità orale del 100%, non è alterata dall'ingestione di
cibo. L'OXC è rapidamente metabolizzata dal fegato ed escreta per via renale. Può determinare l'insorgenza
di eventi avversi a livello del SNC. Sono frequenti acne, alopecia, rash, nausea e vomito, mentre più rare ma
potenzialmente fatali sono le sindromi di StevensJohnson e di Lyell, la sindrome da ipersensibilità con
interessamento multiorgano, l'anemia aplastica, l'agranulocitosi, la trombocitopenia, le aritmie, i blocchi
atrioventricolari e l'iponatriemia. Controindicazioni: allergia alla carbamazepina e ai composti triciclici,
assunzione di inibitori delle MAO, blocco atrio-ventricolare e glaucoma ad angolo chiuso. Lamotrigina (LTG)
Indicazioni: in monoterapia (in pazienti di età maggiore di 12 anni) o come terapia aggiuntiva (al di sopra dei 2
anni di età) per il trattamento di crisi parziali e di crisi tonico-cloniche generalizzate primarie; negli adulti e nei
bambini al di sopra dei 2 anni di età può essere somministrata in associazione con altri FAE nella sindrome di
Lennox-Gastaut. L'LTG viene talora utilizzata in off-label per patologie non epilettiche, quali emicrania,
cefalea a grappolo, neuropatia periferica, nevralgia del trigemino, psicosi, schizofrenia e fase depressiva del
disturbo bipolare. È controindicata in presenza di crisi miocloniche. Il cibo non ne riduce la biodisponibilità
orale, ma ne rallenta l'assorbimento. È metabolizzata dal fegato ed escreta per via renale. Effetti collaterali:
nausea, vomito, diarrea, sonnolenza, vertigini, atassia, diplopia, ansia, tremore, astenia e cefalea.
L'insorgenza di gravi reazioni idiosincrasiche cutanee, come le sindromi di Stevens-Johnson e Lyell, l'eritema
multiforme bolloso e la necrolisi epidermica tossica, è stata registrata con maggiore frequenza sotto i 12 anni
di età, in associazione con valproato di sodio, entro le prime 8 settimane di trattamento e/o in caso di
sospensione improvvisa seguita da una rapida ripresa della terapia; pertanto è opportuno iniziare la terapia a
dosi minime frazionate, con incrementi graduali e progressivi della quantità giornaliera e non riprendere mai
la terapia a dosaggio pieno dopo un'interruzione. La LTG, inoltre, interferisce con il corretto funzionamento
dei canali ionici a livello miocardico, determinando un aumento del rischio di aritmie e morte improvvisa e
inspiegabile di chi soffre di epilessia (SUDEP). Felbamato (FLB) A causa dell'alta incidenza di gravi reazioni
idiosincrasiche, l'FLB non è mai raccomandato come farmaco di prima scelta: solo in caso di fallimento di altri
FAE il suo utilizzo è indicato per il trattamento di crisi parziali associate alla sindrome di Lennox-Gastaut.
L'ingestione contemporanea di cibo non ne compromette la biodisponibilità orale. Viene metabolizzato a
livello epatico con la produzione di composti inattivi farmacologicamente, ma responsabili dei suoi effetti
citotossici. Sintomi gastrointestinali ed effetti collaterali a livello del SNC vengono spesso riferiti, come anche
un calo ponderale. Non rarissime, e più frequenti in caso di politerapia, sono l'anemia aplastica e
l'insufficienza epatica, fatali nel 30% dei casi. Prima di instaurare la terapia è necessario effettuare emocromo
e test di funzionalità epatica, da ripetere ogni 2 settimane; anche l'andamento clinico deve essere
monitorizzato attentamente e le analisi vanno ripetute in caso di comparsa di ecchimosi, petecchie,
emorragie, astenia ingravescente, infezioni con febbre, ittero, nausea, vomito e/o dolori addominali. I pazienti
con anamnesi positiva per discrasie ematiche e disfunzione epatica non devono essere trattati con FLB.
Gabapentin (GBP) Pazienti refrattari o intolleranti ai FAE tradizionali possono assumere il GBP in
monoterapia (al di sopra dei 12 anni di età) o come farmaco aggiuntivo (adulti e bambini di età superiore ai 6
anni) per il controllo delle crisi parziali. Controindicato in caso di epilessie a esordio generalizzato che
possono venire esacerbate. Si utilizza anche per il trattamento del dolore neuropatico, della sindrome delle
gambe senza riposo associata alla sclerosi multipla, del disturbo bipolare e delle nevralgie posterpetica e
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trigeminale. La biodisponibilità orale viene ridotta dall'assunzione contemporanea di cibo. Viene eliminato
immodificato dal rene. I più frequenti effetti collaterali riguardano il SNC e l'apparato gastroenterico. Frequenti
sono anche rash, aumento ponderale, porpora, prurito, edema facciale e acne. Se somministrato a pazienti di
età inferiore ai 12 anni, spesso si evidenziano alterazioni comportamentali, infezioni respiratorie e otiti medie.
Il GBP è da usare con cautela nei pazienti con anamnesi positiva per psicosi e sindrome metabolica.
Topiramato (TPM) Utilizzato in monoterapia (al di sopra dei 10 anni di età) o in associazione ad altri farmaci
(al di sopra dei 2 anni di età) nelle crisi parziali semplici o complesse e nelle sindromi epilettiche
generalizzate. Inoltre, viene somministrato come farmaco aggiuntivo nella sindrome di Lennox-Gastaut e può
essere prescritto per la profilassi dell'emicrania negli adulti, per il controllo del dolore neuropatico e per il
trattamento del disturbo bipolare, dei disordini del comportamento alimentare e dell'obesità associata
all'assunzione di farmaci psicotropi. L'assunzione in concomitanza dei pasti non ne influenza la
biodisponibilità orale. Metabolizzato dal fegato ed escreto per via renale. Gli eventi avversi più comuni
interessano il SNC in maniera non dose-correlata ma reversibile. Nausea, anoressia, calo ponderale e
nervosismo aumentano con la contemporanea somministrazione di levetiracetam, soprattutto nei bambini,
che inoltre rischiano maggiormente rispetto agli adulti di sviluppare un'ipertermia da ipoidrosi. 11 pericolo più
grande è l'acidosi metabolica, va pertanto evitata l'associazione con altri farmaci che inibiscono l'anidrasi
carbonica e con la dieta chetogenica. È necessario dunque controllare periodicamente la concentrazione di
TPM nel plasma, i livelli di bicarbonato sierico e monitorare il paziente dal punto di vista clinico, allertandosi in
caso di comparsa di iperventilazione, aritmie cardiache e stato letargico o stuporoso. Tiagabina (TGB) Usata
come farmaco aggiuntivo per controllare crisi epilettiche parziali resistenti ad altri medicamenti, in pazienti di
età maggiore di 12 anni. Viene prescritta offlabel per il trattamento del dolore neuropatico e dei disturbi
d'ansia. Controindicata in caso di crisi d'assenza di cui può determinare l'esacerbazione. La TGB deve essere
assunta in concomitanza dei pasti perché il cibo ne rallenta l'assorbimento, migliorandone la tollerabilità.
Metabolizzata a livello epatico ed eliminata con le urine e le feci. Presenta effetti collaterali a livello del SNC,
nausea, vomito, diarrea ed ecchimosi, per contrastare i quali è preferibile assumere il farmaco di sera e
iniziare il trattamento con basse dosi. La TGB non deve essere somministrata in caso di severa insufficienza
epatica e allergia a gabapentin o pregabalin. Levetiracetam (LEV) Potenzialmente efficace contro tutte le
tipologie di crisi, viene somministrato come monoterapia (al di sopra dei 16 anni di età) o come farmaco
aggiuntivo (a partire dai 4 anni di età) per il trattamento di crisi parziali; in politerapia, inoltre, è usato negli
adulti e negli adolescenti (a partire dai 12 anni di età) per il controllo delle crisi miocloniche nella sindrome di
Janz e delle crisi tonico-cloniche generalizzate. Può essere prescritto off-label per trattare il dolore
neuropatico o la fase maniacale del disturbo bipolare. L'assunzione contemporanea di cibo ne ritarda
l'assorbimento senza comprometterne la biodisponibilità orale. Viene escreto con l'urina per lo più
immodificato. La sua clearance renale aumenta sensibilmente in corso di gravidanza, per cui sono necessari
aggiustamenti posologici. Il LEV non presenta alcun tipo di interazione farmacocinetica, costituendo pertanto
il farmaco di prima scelta nei pazienti anziani. Sonnolenza, atassia, astenia e vertigini sono gli effetti
collaterali più comuni, come del resto nei bambini le alterazioni del comportamento che possono essere
attenuate mediante somministrazione di vitamina B6. Zonisamide (ZNS) Indicazioni: farmaco aggiuntivo per il
controllo di crisi parziali negli adulti. È potenzialmente efficace contro tutte le tipologie di crisi e si usa come
farmaco di prima scelta nelle epilessie miocloniche progressive. Può essere prescritto off-label in caso di
dolore neuropatico, disturbi del comportamento alimentare, disturbo bipolare, emicrania e aumento ponderale
indotto da psicofarmaci. L'ingestione contemporanea di cibo può rallentarne la velocità di assorbimento,
senza comprometterne la biodisponibilità orale. Metabolizzato dal fegato in metaboliti farmacologicamente
inattivi escreti con l'urina. Può causare insorgenza di acidosi metabolica e ipoidrosi per inibizione dell'anidrasi
carbonica con conseguente ipertermia, è opportuno, quindi, dosare periodicamente i livelli di bicarbonato e
farmaco nel sangue, evitare la somministrazione contemporanea di acetazolamide, anticolinergici, sultiame o
topiramato, e non associare la ZNS alla dieta chetogenica. Gli effetti collaterali a livello del SNC possono
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persistere nonostante i dosaggi bassi e frazionati. Frequenti sono anche il calo ponderale, la nausea,
l'anoressia, il vomito, i dolori addominali, i rash e la nefrolitiasi. L'utilizzo in pazienti con insufficienza epatica
e/o renale non è raccomandato. Pregabalin (PRG) Utilizzato solo negli adulti come farmaco aggiuntivo in
caso di crisi epilettiche parziali resistenti ad altri FAE e per il trattamento di attacchi di panico, disturbo d'ansia
generalizzato, nevralgia posterpetica, dolore neuropatico e fibromialgia. Può esacerbare le crisi miocloniche.
Se assunto in concomitanza dei pasti, la sua biodisponibilità orale si riduce del 30% e la velocità di
assorbimento diminuisce. Il PRG è eliminato dal rene che lo filtra in modo proporzionale alla clearance della
creatinina. Gli effetti collaterali colpiscono soprattutto il SNC e il sistema digerente, ma molto comuni sono
anche l'aumento ponderale e l'edema periferico. Rufìnamide Unica indicazione terapeutica è la sindrome di
Lennox-Gastaut: la rufìnamide può essere somministrata come FAE aggiuntivo nel trattamento delle crisi
parziali a partire dai 4 anni di età. L'ingestione contemporanea di cibo ne aumenta la biodisponibilità orale.
Idrolizzata dal fegato ed escreta con l'urina e le feci. Effetti collaterali: sonnolenza, affaticamento, vertigini,
diplopia, nausea e vomito. La sindrome da ipersensibilità può manifestarsi con febbre, rash, linfadenopatia,
ematuria e alterazione dei test di funzionalità epatica. La rufìnamide può provocare anche un accorciamento
dell'intervallo QT, i soggetti affetti dalla sindrome del QT breve presentano un rischio maggiore di arresto
cardiaco improvviso. Stiripentolo E indicato nei bambini, a partire dai 3 anni di età, come farmaco aggiuntivo
per il trattamento dell'epilessia mioclonica severa dell'infanzia e delle crisi parziali refrattarie. I FAE di ultima
generazione: uno sguardo verso il futuro Lacosamide Questo FAE è stato approvato nel 2008 dall' United
Kingdom-Summary of Product Characteristics (UK-SPC) nel trattamento aggiuntivo delle crisi a origine
parziale a partire dai 16 anni di età. Somministrato per via orale, viene assorbito rapidamente e in modo
completo; velocità ed entità di assorbimento non sono influenzati dal cibo. Viene metabolizzato nel fegato ed
eliminata con le urine. Particolare attenzione va riservata ai pazienti con funzionalità renale alterata. I più
comuni eventi avversi correlati al trattamento riguardano il SNC e il tratto gastroenterico. Eslicarbazepina
acetato Si tratta di un FAE approvato dalla UK-SPC come terapia aggiuntiva delle crisi a esordio parziale con
o senza generalizzazione a partire dai 16 anni di età. Velocità ed entità di assorbimento non sono influenzati
dal cibo. Viene metabolizzato rapidamente dal fegato nel composto attivo ed eliminato per escrezione renale.
Gli effetti avversi comuni sono: vertigini, diplopia, sonnolenza, nausea, vomito e diarrea. Retigabina
Indicazioni: farmaco aggiuntivo nel trattamento di sindromi epilettiche a esordio parziale in pazienti adulti. Il
suo assorbimento intestinale non è influenzato dall'assunzione di alimenti. Metabolizzata dal fegato ed
eliminata a livello renale. Gli effetti collaterali si riscontrano più frequentemente a carico del SNC. Abbastanza
comuni risultano anche l'aumento ponderale e gli eventi avversi a carico degli apparati urinario e
gastrointestinale. Perampanel Indicazioni: farmaco aggiuntivo nel trattamento di sindromi epilettiche a esordio
parziale in pazienti di età superiore ai 12 anni. La sua biodisponibilità orale non cambia se assunto in
concomitanza dei pasti. Metabolizzato a livello epatico ed escreto con le feci e le urine. Effetti collaterali:
sonnolenza e vertigini, atassia, disartria, irritabilità (soprattutto se si assume alcol in concomitanza) e disturbi
dell'equilibrio. Comuni risultano anche stato confusionale, affaticamento, ansia, ideazione suicidaria, aumento
ponderale, aggressività, diplopia, visione offuscata, nausea e dolori muscolari. • © RIPRODUZIONE
RISERVATA © Parole chiave epilessia parziale, epilessia generalizzata, tarmaci antiepilettici, efficacia, effetti
collaterali © Keywords focal and generalized epilepsy, antiepileptic drugs, efficacy, safety
Tabella I - Incidenza dell'epilessia in relazione all'età 1° anno 75-250/100.000 T- 9° anno -61/100.000 :
Adolescenza • 35-40/100.000Scopri gli altri contenuti sul web
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Tabella I I - FAE di II generazione: indicazioni e dosaggi in rapporto all'età Farmaco : Vigabatrin :
Sabril® : Licenza: UK-SPC : Generico: non disponibile < Dose iniziale 4 mg/Kg/die Spasmi infantili 5
mg/Kg/die • Titolazione ! 40-50 mgogni 7 giorni ; Dose di mantenimento ! in relazione al peso : 10-15 Kg: 5001000 mg/Kg/die j : 15-30 Kg: 1000-1500 mg/Kg/die « : 30-50 Kg: 1500-3000 mg/Kg/die • > 50 Kg: 2000-3000
mg/Kg/die : Oxcarbazepina : Tolep®; ." Licenza: FDA-PI • Generico: disponibile 10 mg/Kg/die 10 mg/Kg/die
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Il Pediatra - N.1 - febbraio 2014
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ogni 7 giorni ; 30-45 mg/Kg/die : (dose massima) : < 20 Kg: 600-900 mg/die : 20-29 Kg: 900-1200 mg/die :
30-39 Kg: 900-1500 mg/die : 40-59 Kg: 1500-1800 mg/die Lamictal® Lamotrigina Licenza: UK-SPC; FDA-PI ;
Generico: disponibile FAE-induttori: 50 mg/die per 14 giorni 2-12 aa VPA: 0.15 mg/Kg/die per 14 giorni FAEinduttori: 0.6 mg/Kg/die per 7 giorni > 12 aa monoterapia o VPA: 25 mg/die per 14 giorni 2-12 aa VPA: 0.3
mg/Kg/die ogni 14 giorni FAE-induttori: 1.2 mg/Kg/die ogni giorni > 12 aa monoterapia: 50 mg/die ogni 14
giorni VPA: 25 mg/die ogni 14 giorni 25 mg/die per 14 giorni FAE-induttori: 50-100 mg/die ognil4 giorni • > 12
aa : 2-12 aa : con VPA: 1-5 mg/Kg/die : VPA: 100-200 mg/die ; monoterapia: 50-100 mg/die '• FAE-induttori:
5-15 mg/Kg/die : Felbamato : Licenza: FDA-PI ' Generico: non disponibile < 12 aa: 15 mg/Kg/die > 12 aa:
1200 mg/die : < 12 aa: 15 mg/Kg/die ogni 7 giorni > 12 aa 1200 mg/die ogni 7 giorni : < 12 aa: 30-60
mg/Kg/die : > 12 aa: 2400-5000 mg/die : FAE-induttori: 200-400 mg/die Gabapentin Licenza: UK-SPC ; FDAPI : Generico: disponibile Gabexine®, Neurontin®, Semerial® 3-12 aa: 10-15 mg/Kg/die > 12 aa: 300 mg/die
3-12 aa : 10 mg/kg/die ogni 3 giorni > 12 aa: 300 mg/die ogni 3 giorni : 3-12 aa: 25-40 mg/Kg/die • > 12 aa:
900-3600 mg/die : Topiramato : Topamax® : Licenza: FDA-PI : UK-SPC - Generico: disponibile < 12 aa: 0,51,0 mg/Kg/die > 12 aa: 25-50 mg/die < 12 aa: 0,5-1,0 mg/Kg/die ogni 7-14 giorni > 12 aa: 25-50 mg/die ogni
7-14 giorni : mg/die ; 2-16 aa: 3 mg/Kg/die : con FAE-induttori 6-9 mg/Kg/die : > 16 aa: 200-400 mg/die '•> 16
aa con FAE-induttori: 600 Tiagabina : Gabitril ® : Licenza: UK-SPC : FDA-PI • Generico: non disponibile > 12
aa : 0,1 mg/kg/die Adulti: 5-10 mg/die > 12 aa: 0,1 mg/Kg/die ogni 7-14 giorni Adulti: 5-10 mg/die : mg/die : >
12 aa: 0,5-2 mg/kg/die '.Adulti: 15-30 mg/die : Adulti con FAE induttori: 30-45 ; Levetiracetam : Keppra ® :
Licenza: UK-SPC, : FDA-PIGenerico: disponibile < 12 aa: 20 mg/kg/die > 12 aa: 250-500 mg/die < 12 aa : 1020 mg/kg/die ogni 7-14 giorni > 12 aa: 500 mg/die ogni 7-14 giorni : < 12 aa: 30-40 mg/kg/die : > 12 aa:
1.000-3.000 mg/die : Zonisamide :Zonegran ® : Licenza: UK-SPC, " : FDA-PI • Generico: disponibile < 12 aa:
1,0-2,0 mg/kg/die > 12 aa: 100 mg/die < 12 aa: 1,0-2,0 mg/kg/die ogni 14 giorni > 12 aa: 100 mg/die ogni 14
giorni : < 12 aa: 8-12 mg/kg/die : > 12 aa: 100-600 mg/die : Pregabalin : Lyrica ® : Licenza: UK-SPC, : FDAPI : Generico: non disponibile Adulti: 50 mg/die Adulti:50 mg/die ogni 7 giorni : Adulti: 150-600 mg/die :
Rufinamide : Inovelon ®; : Licenza: UK-SPC, : FDA-PI • Generico: non disponibile < 30 kg: 100 mg/die > 30
kg: 200 mg/die < 30 kg:100 mg/die ogni 2 giorni > 30 kg: 200 mg/die ogni 2 giorni : < 30 kg: 1.000 mg/die ;
con VPA: 400-600 mg/die : 30-50 kg: 1.800 mg/die : 50.1-70 kg: 2.400 mg/die : > 70 kg: 3.200 mg/die ;
Stiripentolo ; Diacomit® ; Licenza: EMA : Generico: non disponibile 50 mg/kg/die 100 mg/kg/die ogni 3 giorni ;
4 g/die
PUNTI CHIAVE Negli ultimi anni sono stati sintetizzati numerosi nuovi tarmaci antiepilettici il cui uso,
inizialmente limitato ai pazienti adulti, è stato esteso anche ai bambini. *•• Questi tarmaci hanno contribuito a
migliorare in maniera significativa la terapia dell'epilessia in età pediatrica, soprattutto delle forme
farmacoresistenti. ** Vanno attentamente conosciuti le indicazioni per i diversi tipi di epilessie, le posologie e i
possibili effetti collaterali dei singoli tarmaci antiepilettici al fine di ottimizzarne l'uso.Consulta la bibliografia sul
web
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Una ematuria di origine sconosciuta
Riassunto Riportiamo il caso di una bambina che si è presentata alla nostra attenzione in seguito alla
persistenza dì macroematuria e strangurìa seguita da proteinuria nefrosica. L'ipereosinofilia, la positività degli
anticorpi anti-schistosoma e l'identificazione del parassita nelle urine hanno consentito di porre la diagnosi di
schistosomiasi urìnaria. La bambina è stata trattata con praziquantel con remissione della sintomatologìa e
miglioramento delle lesioni vescicali causate dall'infezione cronica. S
Giulia Verri * Silvia Garazzino * Carlo Scolfaro * Federica Chi
La schistosomiasi è una patologia rara al di fuori dei paesi tropicali e subtropicali, tuttavia rappresenta la
seconda malattia tropicale a maggior prevalenza nel mondo, dopo la malaria. Nel 2011 l'Organizzazione
mondiale della sanità ha segnalato che almeno 243 milioni di persone nel mondo sono state colpite da questa
parassitosi, e il 90% di questi pazienti vive in Africa Tuttavia, a causa dell'incremento dei flussi migratori e dei
viaggi in aree endemiche per la parassitosi, è sempre meno insolito riscontrarla anche nei paesi
industrializzati Il caso A marzo 2013 giunge alla nostra attenzione una bambina di 7 anni, proveniente dal
Senegal e residente con la famiglia in Italia da 6 mesi. La piccola paziente viene condotta in Pronto soccorso,
per la comparsa di stranguria associata a episodi di ematuria macroscopica. Non lamenta dolore al fianco,
non presenta febbre. Non vengono riferiti altri problemi di salute degni di nota in passato. La bambina non
assume farmaci. L'esame obiettivo e gli esami ematochimici risultano nella norma. Invece lo stick urine
evidenzia: ematuria +++ e leucocituria ++. Viene pertanto eseguita un'ecografia completa dell'addome che
documenta una modica distensione di un gruppo calicale superiore e la presenza di materiale iperecogeno, di
natura ematica, a livello del pavimento vescicale. Per il resto il reperto ultrasonografico risulta normale. La
diagnosi iniziale è di cistite acuta e la bambina viene trattata con terapia antibiotica. L'urocultura risulta
negativa. Vista la non regressione della sintomatologia, la paziente ripete l'esame delle urine che evidenzia la
persistenza di microematuria (30-50 emazie per campo) in assenza di infezione urinaria. Nel tentativo di
inquadrare meglio la causa dell'ematuria, la paziente, a distanza di qualche settimana, ripete un esame urine
in cui si riscontra una proteinuria nefrosica, con rapporto proteinuria/creatininuria di 6,4 mg Creat ed ematuria
"a tappeto". La funzione renale risulta normale così come l'assetto complementemico e immunoglobulinico.
All'emocromo è presente ipereosinofilia, invece l'emogasanalisi e gli elettroliti risultano normali. La bambina
non presenta edemi e ha una pressione arteriosa compresa nei limiti per età. Il rilievo di proteinuria ed
ematuria fa decidere per il ricovero al fine di accertare la causa della nefropatia da cui è affetta la paziente.
Durante il ricovero, la macroematuria in associazione a proteinuria in range nefrosico conduce ali' esecuzione
della biopsia renale. L'esame istologico è risultato normale, così come l'espressione delle catene del
collagene. È stata così esclusa una glomerulonefrite, una patologia congenita della membrana basale
glomerulare da difetti del collageno e una causa tubulo-interstiziale. La proteinuria, di tipo non selettivo,
variabile nelle diverse rilevazioni, non associata a un quadro sierologico di sindrome nefrosica insieme alla
persistente eosinofilia e all'ipergammaglobulinemia facevano sospettare una causa infettiva. Il riscontro di
anticorpi anti-schistosoma (IgG) e un'uroRMN che mostrava una vescica nettamente infiammata, seguita poi
dall'identificazione del parassita nelle urine. conducono alla diagnosi di schistosomiasi cronica. L'esame
citologico urinario risulta negativo. Viene così intrapresa la terapia con praziquantel con rapida scomparsa dei
sintomi, dell'ematuria e della proteinuria. L'ultimo esame ecografico documenta un ispessimento irregolare
delle pareti vescicali, in miglioramento. La bambina proseguirà il follow-up nefrologico con rivalutazione
ecografica ed esame urine per i sei mesi successivi al termine della terapia. Discussione La schistosomiasi è
un'infezione causata da vermi trematodi del genere Schistosoma che possono determinare una patologia
intestinale (causata prevalentemente da S. mansoni, japonicum, mekongi, intercalatimi) o genito-urinaria
{Schistosoma haematobium). L'Africa centro meridionale e, in misura minore, l'Asia e il Sud America sono le
aree del mondo in cui si registrano il maggior numero di infezioni da schistosoma '. Il contagio avviene dopo
contatto con acque dolci contaminate dal parassita, il quale sopravvive nella forma larvale penetrando l'ospite
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InfettivoloGia CASO CLINICO
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intermedio (mollusco gasteropode), moltiplicandosi e trasformandosi al suo interno in forma di cercarie che
vengono liberate in acqua e sono in grado di infettare l'uomo. Le cercarie penetrano la cute sana e si
disseminano nell'organismo trasportati dal flusso venoso fino a raggiungere i linfonodi, il sistema portale e i
plessi vascolari perivescicali e periuretrali. Il parassita persiste a lungo in tali sedi e matura in verme adulto,
maschio o femmina. Le uova vengono depositate dalla femmina nell'organo in cui essa staziona e qui
possono permanere oppure possono essere trasportate in altri organi (es. fegato, polmoni, SNC) dal circolo
ematico. Ad esempio, quando le uova sono deposte nella parete vescicale possono essere eliminate
all'esterno tramite il flusso urinario, e così perpetuare il ciclo vitale del parassita nell'ambiente, oppure
permanere nello spessore della parete e dare origine a una reazione granulomatosa che isola e distrugge il
parassita (figura 1). La schistosomiasi è una patologia che si presenta in una forma acuta e in una forma
cronica. La forma acuta (febbre di Katayama) segue alla parassitemia e all'iniziale deposizione delle uova nei
tessuti; l'infezione cronica, invece, è conseguente alla ritenzione tissutale delle uova e alla risposta
immunitaria dell'ospite. I sintomi della forma acuta sono principalmente febbre, mialgia, astenia, tosse non
produttiva, ematuria, diarrea e dolore addominale. Si presentano dopo circa 4-8 settimane dall'esposizione e
si associano a ipereosinofilia, epatosplenomegalia e linfoadenopatia. Può, inoltre, comparire una reazione
maculo papulare pruriginosa autolimitantesi nella sede cutanea di penetrazione delle cercarie (dermatite da
schistosoma). I pazienti con un'infezione cronica intestinale manifestano sintomatologia lieve con anemia,
dolore cronico, diarrea e segni di malnutrizione. I bambini che contraggono l'infezione da S. haematobuim
presentano pollachiuria, disuria e micro o macroematuria, anche con emissione di coaguli: sintomi e segni
che rispecchiano l'irritazione della parete vescicale. L'esame delle urine evidenzia la presenza di eritrociti e
uova di parassiti. La patologia acuta può progredire verso la forma cronica in cui la reazione infiammatoria da
ipersensibilità ritardata media la formazione di granulomi in cui l'uovo del parassita è circondato da un
infiltrato di eosinofili, istiociti e fibroblasti. Seppur utile a isolare i parassiti, la reazione granulomatosa esita in
fenomeni fibrotici cicatriziali, che, in seguito a retrazione, provocano danni anatomo-funzionali, in particolare a
livello urinario. Gli stadi avanzati sono associati a insufficienza renale cronica secondaria a uropatia
ostruttiva, glomerulonefriti da immunocomplessi e più raramente tumore della vescica. In generale la
complicanza più grave della parassitosi è la neuroschistosomiasi, che può manifestarsi con episodi di
epilessia focale o con una encefalopatia generalizzata è l'inquadramento anamnestico del paziente. In
particolare sono da indagare i viaggi turistici o la residenza prolungata in aree endemiche e il contatto con
acque potenzialmente contaminate dal parassita essendo vissuta per molto tempo in Senegal. L'esame
clinico considerato gold standard è la ricerca microscopica delle uova del parassita su feci o urine. Tale
esame risulta positivo dopo 1-2 mesi dal contagio, cioè quando i parassiti sono nella fase di produzione delle
uova. È da ricordare che le uova possono aderire alle pareti vescicali e quindi in presenza di esito negativo
dell'esame urine, questo andrebbe ripetuto, invitando il paziente a compiere un breve esercizio fisico prima
della raccolta del campione. Le uova sono ben visibili al microscopio e sono più grandi di qualsiasi elemento
che può comporre il sedimento urinario. La massima escrezione urinaria di uova avviene tra le ore 10 e le ore
14. Nelle infezioni lievi tuttavia non sempre le uova sono visibili nell'urina. Nel caso della nostra paziente
infatti, i campioni urinari raccolti nelle settimane precedenti la diagnosi non mostravano le uova di
schistosoma nel sedimento, a parte un ultimo campione positivo. È possibile eseguire il dosaggio degli
anticorpi anti-schistosoma se gli altri accertamenti sono inconcludenti. Nel caso presentato, proprio
quest'ultimo esame è servito per giungere alla diagnosi. La schistosomiasi urinaria va differenziata dalle
cistiti, dalle patologie da reflusso urinario, dall'urolitiasi, dalle neoplasie vescicali e dalle cause di ematuria
glomerulare (ad esempio le glomerulonefriti acute, o croniche come la nefrite a depositi IgA e la
glomerulonefrite membranoproliferativa o le malattie congenite della membrana basale glomerulare, come la
sindrome di Alport). L'ecografia dell'addome è l'esame più utile per evidenziare la presenza e la gravita delle
lesioni vescico-ureterali e per il follow-up a distanza. Nella nostra paziente il quadro ecografico caratterizzato
da modesta dilatazione delle vie escretrici urinarie e l'inspessimento della parete vescicale era aspecifico e
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
poco significativo. Soltanto nel corso del tempo e con un'indagine più raffinata come la RMN è stato possibile
evidenziare la presenza di lesioni parassitane della parete vescicale, dirimenti per la diagnosi. La terapia si
avvale dell'utilizzo di praziquantel, un antiparassitario efficace contro tutte le specie di schistosoma. Se
l'infezione è causata da S. japonicum e S. mekongi il farmaco va somministrato alla dose di 60 mg/kg in tre
dosi per un giorno solo. In corso di parassitosi da S. monsoni e S. heamatobium la dose di farmaco
consigliata è 40 mg/kg in dose unica in un giorno oppure di 20 mg/kg per due somministrazioni per un giorno.
Gli effetti collaterali sono rari e sono prevalentemente nausea, vomito o dolore addominale. Il trattamento
consente la disinfestazione nella maggior parte dei casi. La prognosi di schistosomiasi urinaria è buona se il
trattamento è somministrato in modo tempestivo, prima che vengano coinvolte le alte vie urinarie, con danni
spesso irreversibili. Nei casi più gravi, la patologia cronica misconosciuta può predisporre allo sviluppo di
carcinoma squamoso della vescica. Conclusioni Questo caso clinico risulta utile per sottolineare alcuni
concetti: • va ricordata l'importanza dell'inquadramento anamnestico del paziente nel guidare la scelta degli
accertamenti clinici; • la schistosomiasi è una patologia per cui esistono test diagnostici mirati e un
trattamento efficace; • è indispensabile tenere presente la schistosomiasi come diagnosi differenziale di fronte
a un paziente proveniente da un'area endemica, con sintomi aspecifici respiratori, gastrointestinali o ematuria
e disturbi vescicali, in genere associati a eosinofilia. S E) RIPRODUZIONE RISERVATA Parole chiave
schistosomiasi, ematuria, proteinuria nefrosica Keywords schistosomiasis,hematuria, nefrosic proteinuria
Figurai Ciclo vitale dello Schistosoma (modificato da: CDC Atlanta) Circolazione
= Stadio Infettivo = Stadio Diagnostico Le cercarie perdono la coda durante la penetrazione e diventano
schistosomi! 1 Gli schistosomuli migrano fino a raggiungere il circolo venoso I vermi adulti risiedono nei: B
Plessi venosi mesenterici superiori che drenano il piccolo o il grasso intestino C Plessi venosi vescicali o
emorroidali Le cercarie rilasciate dalle lumache nell'acqua S. japonicum ^ ? S. mansoni H S. haematobium B
, C I miracidi penetrano nei tessuti delle lumache Le uova si schiudono e liberano i miracidi Gli sporocisti nelle
lumache (generazioni successive)
PUNTI CHIAVE * La schistosomiasi urinaria si presenta generalmente con ematuria macro o microscopica,
disuria con o senza febbre e malessere generalizzato. * L'esame considerato gold standard nella diagnosi è
la ricerca del parassita nelle urine. » La prognosi della patologia è buona se il trattamento antiparassitario è
somministrato in modo tempestivo. È importante ricordare la schistosomiasi nella diagnosi differenziale del
paziente con ematuria persistente, soprattutto se proveniente da aree endemiche per tale parassitasi.
Bibliografìa 1 WHO Expert Committee. Prevention and contro! of schistosomiasis and soil transmitted
helminthiasis. Progress report 20012011. 2 US Centers for Disease control and Prevention: Schistosomiasis.
Health information for overseas travet 2008. Elsevier, Atlanta 2007; 297-300. 3 ClerinxJ, Van Gompel A.
Schistosomiasis in travellers and migrants Travet Med Infect Dis, 2011; 9: 6-24. 4 Kliegman RM, Behrman
RE, Jenson HB et al. Nelson Textbook of Pediatrics. 19th ed.Elsevier 2011. 5 Gryseels B., Poi ma n K,
ClerinxJ. Human schistosomiasis. Lancet 2006; 368(9541): 1106-18.
Foto: Figura 2 Uovo di S. haematobium in un campione di urine
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La salute si programma con l'alimentazione
Grazie alle ricerche condotte nel campo della nutrizione possiamo oggi dire che il modo in cui si alimenta il
bambino fin dai primi giorni di vita determina la sua salute futura. Per esempio, troppe proteine aprirebbero la
strada all'obesità. Un campo dunque verso il quale l'attenzione deve essere massima.
a cura di Anna Pelegrini
È noto che il latte materno è ideale per ogni lattante perché oltre a nutrirlo, offre al bambino, e alla mamma,
tanti benefìci. Per esempio, l'allattamento al seno riduce il rischio di sovrappeso e obesità, di ipertensione e di
diabete in età adulta. Da oltre 145 anni Nestlè si occupa di prodotti per la nutrizione infantile, in particolare di
latti formulati, qualora il latte materno non fosse sufficiente. Ne parliamo con Marta Milesi, Coordinamento
scientifico Maternal & Infant Nutrition. Quali sono i prodotti sui quali si concentra maggiormente la vostra
ricerca? La nutrizione dei più piccoli è un ambito essenziale della nostra ricerca. Il latte materno è l'alimento
ideale per la crescita del bambino. Tuttavia, quando il latte materno manca o non è sufficiente, è importante
avere a disposizione dei latti formulati per poter affrontare in modo adeguato questa fase critica della crescita.
Proprio per questo motivo, la ricerca di Nestlé è particolarmente impegnata nella realizzazione di latti per
lattanti che possano soddisfare al meglio le esigenze dei piccoli, considerando come imprescindibili sia gli
aspetti nutrizionali sia gli aspetti funzionali. Si parla sempre più spesso di "early programming", cioè di come
le prime fasi della vita possano avere un effetto sull'età adulta. Quali sono gli elementi che intervengono in
questa teoria e su cosa si può intervenire? Il "programming" si riferisce alle funzionalità acquisite
dall'organismo in alcune fasi critiche dello sviluppo. In altre parole, a parità di patrimonio genetico, gli stimoli
esterni a cui è esposto l'organismo possono influenzare lo stato di salute nel breve e nel lungo termine. I
primi 1.000 giorni di vita, a partire dal concepimento, costituiscono una fase cruciale in questo senso, perché
rappresentano una "finestra fondamentale" per attuare strategie di prevenzione. La nutrizione è sicuramente
uno degli elementi chiave perché offre possibilità di intervento rispetto ad altri fattori, come quelli ambientali
per esempio. Il crescente problema dell'obesità può essere imputato anche a questa teoria e quindi
all'alimentazione del lattante? Si tratta ovviamente di un ambito di ricerca ancora da approfondire, però pare
chiaro che la nutrizione delle prime epoche della vita possa avere un ruolo importante. È stato più volte
dimostrato che l'allattamento al seno riduce il rischio di sovrappeso e di obesità. In base alle prime evidenze,
questa azione protettiva potrebbe derivare anche dal contenuto di proteine del latte materno, ridotto rispetto a
quello della maggioranza dei latti formulati. Un eccesso di proteine nella prima infanzia, infatti, può
determinare un maggiore incremento ponderale, accompagnato da una differenziazione precoce delle cellule
del tessuto adiposo: si tratta di fattori di rischio per condizioni future di sovrappeso e obesità. La ricerca
Nestlè si concentra anche su quest'aspetto: l'azienda ha ridotto significativamente il contenuto di proteine dei
suoi latti per lattanti, proprio per favorire tassi di crescita più fisiologici. Questo risultato è stato possibile
grazie al miglioramento qualitativo delle proteine utilizzate: nei nostri latti formulati utilizziamo OPTIPRO", una
miscela proteica messa a punto e brevettata dal Centro Ricerche Nestlé. Nei primi mesi di vita del bambino è
soprattutto attraverso l'alimentazione che si interviene contro l'insorgenza di alcuni disturbi tipici, come quelli
di tipo gastrointestinale: qual è il vostro contributo in merito? Siamo consapevoli che nei primi mesi di vita i
lattanti soffrono spesso di disturbi digestivi, più frequenti nel caso di allattamento con latte formulato. La
nostra ricerca si è concentrata sul ruolo della microflora intestinale e sulla possibilità di modularla, attraverso
specifici microrganismi. Tra i probiotici, il L. Reuteri è uno dei più studiati per i suoi effetti sui comuni disturbi
gastrointestinali del lattante. Abbiamo quindi sviluppato una tecnologia che consente di integrare con il L.
Reuteri i nostri latti formulati, per offrire al pediatra un primo intervento nutrizionale per i piccoli che soffrono di
coliche, stipsi, rigurgiti, eccetera. Verso i 6 mesi inizia lo svezzamento: perché è importante usare un latte
specifico, quando il latte materno non è sufficiente? L'allattamento al seno è raccomandato in modo esclusivo
nei primi 6 mesi e successivamente dovrebbe essere proseguito, anche durante la diversificazione
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INTervista all'azienda Nutrizione e ricerca
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alimentare. Nella fase di svezzamento la dieta del bambino si arricchisce gradualmente di nuovi cibi, ma il
latte resta un alimento fondamentale per il lattante. Proprio per questo motivo Nestlè ha sviluppato latti di
proseguimento studiati appositamente per il 2° semestre di vita in mancanza del latte materno. Il latte
vaccino, infatti, non è ancora adatto per il piccolo perché ha un contenuto troppo elevato di proteine, rispetto
alle esigenze del lattante; inoltre, è povero di acidi grassi omega 3 e 6, oltre che di ferro. La nutrizione
infantile è un campo delicato in fatto di sicurezza: quali sono i vostri parametri? Esistono specifiche direttive
europee, recepite anche dall'Italia, che non si limitano a definire i criteri di composizione degli alimenti
destinati ai lattanti e ai bambini, ma si occupano anche di tutelare la salute del piccolo consumatore, fissando
alcuni importanti requisiti di sicurezza. Per Nestlé la qualità e la sicurezza dei propri prodotti sono da sempre
una priorità assoluta. Oltre a rispettare quanto richiesto dai severi standard qualitativi imposti dalle attuali
normative, Nestlé va oltre, applicando in modo attento e rigoroso i principi del suo Sistema Qualità che si
estende lungo tutta la filiera produttiva, dall'approvvigionamento delle materie prime fino alla catena
logisticodistributiva.
Chi siamo Nestlé porta il nome del suo fondatore, Henri Nestlé, un farmacista che, nel 1867, nella cittadina
svizzera di Vevey, inventò la farina lattea, alimento specifico per i bambini che non potevano essere allattati
al seno. Da allora l'azienda ha aperto numerosi centri ricerca nel mondo, con oltre 300 ricercatori, 70 studi
clinici e più di 200 pubblicazioni scientifiche ogni anno. In particolare, tra i prodotti Nestlé spicca la gamma di
latti formulati, nati per rispondere alle diverse necessità del lattante, in mancanza del latte materno. In
aggiunta ai latti formulati destinati al lattante sano, la gamma comprende latti "speciali" studiati per diverse
condizioni f isiologiche o patologiche. Rientrano in questa categoria, gli alimenti destinati al nato prematuro
oppure pensati per il trattamento dietetico del rigurgito/ RGE, delle coliche, della diarrea, dell'intolleranza al
lattosio.
Nestlè Italia Viale Giulio Richard 5, 20143 Milano tei. 02.81811 e-mail: [email protected]
Foto: Nèstlé