”L’ONDA LUNGA DELLA COCAINA”
dott.ssa Nadia Gennari
O.N.D.A.1 (Operatori Nuove Droghe ASL 1 Torino) rappresenta il proseguimento
ideale di Sintesi, progetto triennale finanziato dalla legge 309/90 e promosso dal
S.O.C. Tossicodipendenze ASL 1 di TORINO diretto dalla dott.ssa Paola Burroni.
O.N.D.A.1 nasce con l’intento di divenire un punto di riferimento clinico e di
osservazione per il cosidetto fenomeno delle “nuove droghe”.
Con nuove droghe si intendono non solo le sostanze psicoattive entrate più
di recente sul mercato, ma anche sostanze meno nuove che vengono però
assunte con nuove modalità o in nuovi contesti (cocaina: crack e free base).
CI RIVOLGIAMO A:
si rivolge a:
giovani dai 14 ai 30 anni consumatori di nuove droghe e/o cocaina
Genitori/familiari
Operatori
Insegnanti
Adulti coinvolti in qualche modo nel problema
TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DI
le nostre attività sono suddivise in:
1.
Area clinica dedicata alla presa in carico vera e propria dei pazienti e delle
loro famiglie. Vengono offerti percorsi diagnostici individualizzati e percorsi
terapeutici individuali e di gruppo per i ragazzi e le famiglie
2.
Area di prevenzione deputata a sensibilizzare, informare e formare sul
tema delle nuove droghe.
Con questi intenti abbiamo organizzato:
seminari formativi rivolti ad operatori socio sanitari (medici di famiglia,
medici del 118, operatori del carcere minorile Ferrante Aporti, operatori
di comunità per minori e non…)
seminari di sensibilizzazione rivolti ad adulti (gruppi di genitori, gruppi
parocchiali, gruppi di volontari…)
Interventi di prevenzione in scuole medie superiori e in vari contesti
(partecipazione al festival Yepp, organizzazione di eventi, seminari per
adolescenti in campi estivi…)
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TIPOLOGIA DELL’UTENZA NEL PERIODO GENNAIO 2003- OTTOBRE 2004
Dall’apertura del servizio (gennaio 2003) ad oggi abbiamo trattato 28 pazienti e
18 famigliari (di cui 2 senza diretto convolgimento dell’interessato).
Tra i pazienti è risultata evidente la netta predominanza maschile (81%).
L’eta’ media è di 23 anni (22,97)
TIPOLOGIA SOSTANZE d’ABUSO
CAMPIONE di 28 PAZIENTI TRATTATI NEL PERIODO GENNAIO 2003-OTTOBRE 2004
ANFETAMINE
XTC
7%
3%
ALTRO
13%
77%
CANNABINOIDI
COCAINA
CRACK
EVOLUZIONE del FENOMENO TOSSICODIPENDENZA
Nell’ambito delle nostre attività siamo venuti in contatto col mutare del
fenomeno tossicodipendenza: cambiamento delle sostanze d'abuso (ecstasy,
ketamina, popper, salvia divinorum…), comparsa di nuove modalità di
assunzione (cocaina basata) e nuovi contesti (rave, after hours..). Ci siamo quindi
trovati di fronte ad una nuova tipologia di consumatori.
La nostra esperienza ci dice che i consumatori di “nuove droghe” arrivano
con molta difficoltà all’attenzione degli operatori.
Sembra che l’uso di sostanze che non vengono considerate droga porti ad
una tardiva o assente problematizzazione dell’uso anche grazie alla relativa
assenza di sintomi correlati
Si ha così anche una tardiva o assente richiesta di aiuto.
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UN MONDO DI SENSAZIONI
Come sono questi nuovi utilizzatori di sostanze psicoattive, quali sono le
caratteristiche che li contraddistinguono?
Questi ragazzi paiono vivere immersi in un mondo di sensazioni: sono alla
continua ed affannosa ricerca delle sensazioni di benessere, di piacere… in altre
parole del godere tout-court.
Per sensazioni intendiamo il modo in cui gli organi di senso rispondono agli
stimoli esterni e come queste risposte vengono trasmesse al cervello.
Il passaggio successivo è quello dell’affettivizzazione dell'oggetto, cioè
dell’attribuire a quell’oggetto -conosciuto tramite la sensazione- gli affetti che
sono propri di quel soggetto.
Questa affettivizzazione, che avviene all’interno di una dinamica relazionale
e comunicativa, definisce il passaggio da sensazione ad emozione.
Il passaggio sensazione-emozione negli utilizzatori di sostanze psicoattive
pare non avvenire probaibilmente anche per la carente dinamica relazionale che
li contraddistingue.
Partecipare ad un rave o ad una nottata in discoteca circondato da persone
sconosciute che si mostrano amichevoli e disponibili, ma solo grazie alla chimica,
rappresenta la cultura della sensazione per la sensazione. Non si ha attribuzione
degli affetti alle sensazioni quindi le emozioni non possono nascere.
Le uniche emozioni che è possibile vivere sono quelle degli altri, quelli che
vedo alla tv, io posso solo stordirmi di sensazioni, ma non ne sono consapevole
perché la consapevolezza nasce dalla parola: non me ne rendo conto perché non
ne parlo con nessuno. Lo stordirsi di sensazioni coincide con il mito dello sballo.
UN MONDO di SENSAZIONI
SENSAZIONI
EMOZIONI
modo in cui gli organi di senso
rispondono agli stimoli esterni
e come le risposte vengono
trasmesse al cervello
sensazioni cui viene
attribuito un affetto
(affettivizzazione)
SENZA DINAMICA RELAZIONALE e COMUNICATIVA
il passaggio SENSAZIONE=>EMOZIONE
NON AVVIENE
il CONSUMATORE di SOSTANZE VIVE di
SENSAZIONI
NON HA EMOZIONI
In questo quadro privo della dinamica relazionale e dello scambio affettivo e
quindi chiuso in uno stretto individualismo non si trova lo spazio per la
consapevolezza della sofferenza che sarebbe una emozione (passaggio
sensazione=>emozione). Questa emozione (il dolore) non nasce, viene inibita nel
proprio spazio asfittico privato a fomentare noia e insoddisfatta depressione.
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Per il dolore, infatti, non sembra esserci spazio nella cultura del benessere.
Il passaggio al dolore permetterebbe la consapevolezza e quindi la richiesta
di aiuto, ma questo non avviene.
Al corpo privato della possibilità di comunicare il suo dolore non rimane
che produrre sintomi: depressione, chiusura, ripiegamento narcistico fino allo
scompenso psicotico.
E qui il cerchio si chiude: le sostanze psicottive avrebbero il potere di
favorire la regressione alla fusione narcisistica per sfuggire alla sofferenza
depressiva.
LE EMOZIONI “NON NATE”
sfociano nel mito del divertimento=sballo, nel culto
delle sensazioni forti dove non c’è spazio per la
sofferenza
la consapevolezza delle propria sofferenza (EMOZIONE)
NON VIENE RAGGIUNTA
il bisogno di aiuto resta INCOMPRESO
Le SOSTANZE FAVORISCONO la REGRESSIONE alla
FUSIONE NARCISISTICA per SFUGGIRE alla
SOFFERENZA DEPRESSIVA
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IL NARCISISMO
È stato sottolineato da più parti (vedi interventi del Prof .Romolo Rossi negli
ultimi convegni Sitd tenutesi ad Aosta ed a Domus De Maria Cagliari) come il
narcisismo possa essere visto come ciò che sta alla base di tutti i disturbi mentali
e che quindi rappresenta ciò che dovrebbe essere curato.
NARCISISMO
La ninfa Liriope madre di Narciso,
domanda a Tiresia se il figlio
potrà vivere a lungo. Tiresia
risponde che questo avverrà solo
"se non conoscerà se stesso”.
Narciso a 16 anni vede la sua
immagine riflessa nell’acqua. Si
innamora della propria immagine
e si uccide per l’amore
insoddisfatto.
Narciso muore se conosce se
stesso.
Il nome stesso di Narciso deriva
dal termine greco "nàrke", che
significa “stupore” prelude al
sonno e alla morte
STESSA RADICE DI
NARCOTICO
la trasversalità dei tratti narcisistici risiede nel fatto che oltre ad essere
particolarmente comuni negli adolescenti (non indicando necessariamente che
l'individuo andrà incontro ad un Disturbo Narcisistico di Personalità), sono
presenti in quasi tutti i disturbi di personalità oltre che in disturbi quali:
l’Anoressia Nervosa e i Disturbi Correlati a Sostanze (specialmente la cocaina). La
questione del “prima l’uovo o la gallina” cioè se sono prevalenti aspetti narcisistici
prima dell’inizio dell’uso o è la cocaina ad indurli, può essere un vano esercizio.
trasversalità dei tratti narcisistici:
• Adolescenza
• Disturbi di personalità
• Anoressia nervosa
• Disturbi correlati a sostanze (soprattutto cocaina vedi DSM IV Tr)
La presenza di tratti narcisistici non necessariamente configura un disturbo:
molti individui di grande successo manifestano tratti di personalità che
potrebbero essere considerati narcisistici, soltanto quando questi tratti sono
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inflessibili, maladattivi e persistenti, e causano compromissione funzionale
significativa o sofferenza soggettiva configurano la presenza di un disturbo.
Il narcisismo può quindi essere visto come possibile punto di unione tra la
dipendenza da sostanze e gli altri disturbi mentali oltre che rappresentare un
possibile comune denominatore delle diverse dipendenze: nuove droghe, vecchie
droghe usate in modo nuovo, gioco d’azzardo…
DAL CONTESTO GRUPPALE ALLA SOLITUDINE
Quanto finora detto va di pari passo con la storia di queste
tossicodipendenze così come stiamo imparando a conoscerle.
Solitamente l’uso inizia in un contesto di gruppo (sostanze empatogene),
questo non deve trarre in inganno in quanto nonostante la dimensione gruppale
non si ha una condivisione dell’esperienza bensi la SENSAZIONE che gli altri
stiano provando qualcosa di simile, ma è uno specchio come quello di Narciso.
Questa esperienza spesso evolve nell’uso cocaina, dapprima con l’uso nei
medesimi contesti per poi arrivare a quello che definiamo l’uso in solitudine.
1. Dimensione gruppale nelle fasi iniziali l’uso avviene in un contesto di
gruppo (sostanze empatogene)
2. Passaggio alla cocaina nei medesimi contesti gruppali
3. Uso della cocaina in solitudine
LA TARDIVA RICHIESTA DI AIUTO
Generalmente questi soggetti arrivano tardivamente alla nostra attenzione grazie
motivazioni “esterne” non collegate ad una qualche forma di consapevolezza:
comparsa di sintomi clinicamente rilevanti (ad esempio un esordio psicotico,
ansia molto intensa, depressione…)
fatti esterni ingestibili (tipo i grossi debiti e successivo coinvolgimento forzato
dei famigliari)
Questi fenomeni molto spesso si verificano qualche tempo dopo il passaggio
all’uso di cocaina: break down da cocaina.
Giunti a questo punto i consumatori di cocaina chiedono aiuto ed arrivano al
servizio, portando dentro di sé tutta la storia precedente, la loro evoluzione
nell’uso di sostanze e configurando così il quadro del politossicodipendente che
rappresenta la totalità dei nostri pazienti.
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PROBLEMATICHE APERTE
Tra le varie questioni aperte ci paiono interessanti le seguenti questioni:
• come fare ad anticipare nel tempo il momento della problematizzazione e
quindi della richiesta d’aiuto?
• Con quali modalità intervenire quando questa tipologia di pazienti finalmente
si presenta alla nostra attenzione?
Tentare di rispondere a questi quesiti è molto stimolante ed è la sfida che
dobbiamo affrontare. Si tratta di un lavoro in itinere che svolgiamo in parallelo
con altri servizi che si occupano di problematiche analoghe.
Quello che possiamo fare oggi è portare l’attenzione su alcuni aspetti che sono
emersi dal nostro lavoro fin qui svolto.
MODALITA’ D’INTERVENTO
Dalla nostra esperienza possiamo trarre alcune riflessioni:
• NECESSITA’ DI ADEGUARE I SETTINGS DI TRATTAMENTO ALLE NUOVE
TIPOLOGIE DI PAZIENTI:
elasticità e plasticità dei tipi di interventi (ad esempio: spesso questi pazienti
hanno grosse dificoltà a restare in trattamento quindi non aver paura di
forzare il setting provando a cercarli qualora non si presentino agli
appuntamenti)
• MODIFICAZIONE DEI NOSTRI CONCETTI CLASSICI DI AGGANCIO
TERAPEUTICO E PRESA IN CARICO: la difficoltà a mantenere l’aggancio
terapeutico e proseguire nel tempo il percorso terapeutico con pazienti
abituati al mordi fuggi non è da considerare un fallimento, ma una nuova
modalità di presa in carico
• UTILIZZAZIONE DI INTERVENTI “SPOT”: paiono gli
unici possibili in
quanto riprendono la modalità degli utilizzatori. Questi interventi vanno
considerati alla stregua di una psicoterapia breve caratterizzata dalla
definizione preliminare del focus d’intervento. Un intervento spot sul qui ed
ora non esclude, tra l’altro, future consultazioni.
• UTILIZZARE UN SERVIZIO TERRITORIALE: accettare la sfida del farli
venire in un servizio territoriale e non solo rincorrerli nei luoghi di consumo
(primo passo verso una problematizzazione: vado in un servizio perché ho dei
problemi)
• UTILITA’ DEI TRATTAMENTI DI GRUPPO: per genitori o familiari aperti
anche a coloro che non son riusciti a coinvolgere il diretto interessato
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COME AVVIARE LA PROBLEMATIZZAZIONE
Riteniamo che il tipo di interventi effettuati fino ad ora (seminari di
sensibilizzazione nelle scuole, attivazione di gruppi di peer support, seminari di
formazione per medici e altri operatori socio sanitari…) siamo molto utili per
facilitare la diffusione delle conoscenze sul fenomeno, la problematizzazione e
l’eventuale riconoscimento precoce dell’abuso.
Tra i nostri intenti c’è anche quello rappresentarci come luogo aperto in cui
è possibile anche solo scambiare due chiacchiere e avere delle informazioni sul
tema delle dipendenze.
Nel tentativo di aprire nuovi spazi di riflessione anche attraverso occasioni
di divertimento rientra la serata organizzata da ONDA1 l’8 ottobre scorso presso
Hiroshima Mon Amour (un locale di Torino).
Tale serata, che ha avuto un grossissima partecipazione di pubblico, ha
visto sul palco Elio (del gruppo musicale Elio e Le Storie Tese) e gli OSSI DURI
(un gruppo di giovani musicisti torinesi).
Sono state allestite una chill-out (zona di decompressione) per poter
stabilire un maggior contatto con i ragazzi e distribuiti materiali infomativi.
Inoltre è proiettato a circuito chiuso un video sul tema delle nuove droghe
realizzato dai peer-educator in collaborazione con la Regione Piemonte. I peer
educator, che hanno anche preparato degli apprezzatissimi cartelli informativi
sulle sostanze psicoattive, hanno animato la serata assieme a noi operatori.
Il concerto è stato inoltre registrato e si sta producendo un cd live che verrà
distribuito gratuitamente presso la nostra sede ai ragazzi che hanno partecipato
alla serata.
L’ EQUIPE di
è composta da:
tre medici: dott.ssa Nadia Gennari (specialista in Psicologia Clinica, Psicoterapeuta
coordinatrice del servizio), dott.ssa Vanda Casali (specialista in Infettivologia),
dott. Antonio Amodio
due psicologi: dott. Filippo Bellavia (Psicoterapeuta), dott. Paolo D’Elia (specialista in
Psicologia della Salute, Psicoterapeuta)
tre educatori professionali: Andrea Bellini, Antonio La Valle ed Emanuela Gagliano
una assistente sociale: dott.ssa Dina Oddenino
è in via Farinelli 40/1 a Torino
tel 011/5665580 335/7850556
[email protected]
apertura con libero accesso
Martedi 13-18
Giovedi 10-13
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PER SAPERNE QUALCOSA DI PIU’
DSM-IV-R. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. The American Psychiatric
Association, Washington D.C. MASSON, 1994.
Bagozzi F. (1996) Generazione in Ecstasy. Edizioni Gruppo Abele. Torino
Gatti R.C. (1998) Ecstasy e nuove droghe. Rischiare la giovinezza alla fine del millennio. Edizioni
Franco Angeli. Milano.
Rigliano P. (2004) Piaceri drogati: psicologia del consumo di droghe. Saggi Universale Economica
Feltrinelli. Milano.
G. Rouget, Musica e Trance (Einaudi, Torino 1986)
A. Hofmann, Viaggi Acidi (Stampa Alternativa, Roma 1992);
A. Hofmann, LSD. I miei incontri con Huxley, Leary, Jünger e Vogt (Stampa Altenativa, Roma
1992)
Metzner & Adamson, Ecstasy (Stampa Altenativa, Roma 1992);
P. Rigliano, Famiglia e tossicodipendenza (Città Nuova editrice, Roma 1993)
G. Samorini, Allucinogeni, Empatogeni, Cannabis. Bibliografia italiana commentata (Edizioni Grafton
9, Bologna 1998);
Autori vari, Ecstasy e sostanze psichedeliche. Atti della conferenza internazionale, Bologna 18-19
Novembre 1996 (Editrice Verso l'Utopia, Bologna 1996);
B. Branzaglia, Immaginari del consumo giovanile (Costa & Nolan, Genova 1996);
M.T. Torti, Abitare le notti: attori e processi nei mondi delle discoteche (Costa & Nolan, Genova
1997);
G. Lapassade, Dallo Sciamano al raver: saggio sulla Trance (Urrà, Mlano 1997);
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