Università degli Studi di Salerno
Facoltà di Scienze Politiche
Corso di Laurea in Scienza del Governo
e dell’Amministrazione
Esame di Etica ed Economia
A.A. 2005 – 2006
Riassunto dal testo:
La Diseguaglianza
di
Amartya K. Sen
Prof.ssa Laura Bazzicalupo
Studente: Aniello Spina – 1210200068
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Eguaglianza di che cosa?
Due sono gli interrogativi centrali per l’analisi etica dell’eguaglianza
1) perché eguaglianza?
2) eguaglianza di cosa?
Nelle dispute contemporanee in materia di filosofia politica, l’eguaglianza assume il
massimo rilievo nei contributi di John Rawls (eguale libertà ed eguaglianza nella
distribuzione dei beni primari), Donald Dworkin (trattamento da eguali, eguaglianza di
risorse), Thomas Nagel (eguaglianza economica), Thomas Scanlon (eguaglianza). Anche coloro
che vengono tipicamente considerati come avversari alle tesi a favore dell’eguaglianza o della
giustizia distributiva, alla fine richiedono l’ eguaglianza in qualche spazio. Robert Nozick, ad
esempio, non richiede l’eguaglianza delle utilità o l’eguaglianza del possesso dei beni primari,
ma di fatto richiede l’eguaglianza dei diritti alla libertà e molte altre cose.
In ogni teoria ricerca l’eguaglianza in uno spazio che ritiene di privilegiare.
Possiamo essere sicuri che i conflitti fondamentali vertano su “eguaglianza di che cosa?”,
me è sempre legittimo chiedersi se vi sia il bisogno di eguaglianza in qualche spazio
importante.
Il bisogno di difendere le proprie teorie fa si che una qualche forma di considerazione
eguale per tutti sia una esigenza difficile da evitare nel presentare una teoria etica o politica
degli assetti sociali; conseguenza di questo è il fatto di dover giustificare la diseguaglianza
delle situazioni di vantaggio individuale sotto profili rilevanti, arrivando addirittura alla
considerazione che l’eguaglianza nello spazio più importante contribuisca alla contingente
necessità di diseguaglianza negli altri spazi.
Gli esseri umani differiscono gli uni dagli altri in diverse maniere, abbiamo caratteristiche
fisiche diverse, veniamo al mondo con caratteristiche diverse, viviamo in ambienti sociali e
naturali diversi. A tutte queste differenze di ambiente naturale e sociale, si aggiungono anche
le differenze per le
nostre caratteristiche personali. Esse sono importanti per giudicare la
diseguaglianza. Ad esempio redditi uguali possono esistere insieme ad una diseguaglianza forte
nell’abilità di fare ciò che si ritiene importante. I vantaggi e gli svantaggi relativi di cui le
persone godono in confronto ad altri possono essere giudicati sulla base di molte variabili
diverse. A livello preliminare è necessario individuare lo “Spazio Valutativo”, cioè la pluralità
delle variabili su cui è possibile focalizzare l’attenzione per interpretare la diseguaglianza; se le
persone
fossero
identiche
l’eguaglianza
in
uno
spazio
genererebbe
automaticamente
l’eguaglianza in tutti gli altri, ma la diversità umana rende possibile la coesistenza della
diseguaglianza in uno spazio con l’eguaglianza in un altro.
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L’importanza dell’eguaglianza è spesso posta in contrasto con quella della libertà, ciò non
è affatto vero. Per essere libertari si deve ritenere importante che le persone godano della
libertà ma sorgono immediatamente degli interrogativi su: chi,
quanta, come distribuita,
quanto eguale? Quindi il tema dell’eguaglianza viene sollevato immediatamente come
supplementare all’affermazione dell’importanza della libertà. La proposta libertaria deve essere
completata procedendo alla caratterizzazione della distribuzione dei diritti tra le persone.
La libertà è uno dei possibili campi di applicazione dell’eguaglianza, e l’eguaglianza è una
delle possibili configurazioni della distribuzione della libertà.
La teoria della “giustizia come equità” di John Rawls rappresenta un interessante
esempio della scelta dello spazio e delle relative conseguenze. Nel suo “principio di
differenza” l’analisi dell’efficienza e delle uguaglianza sono entrambe collegate al possesso
individuale di beni primari. All’interno di tale sistema, la diversità in termini di ricchezza
ereditata e di talenti non indurrebbe diseguaglianza di reddito così come nel sistema di Nozick
poiché i beni primari includono il reddito. Ma la relazione tra beni primari e lo star bene può
variare a causa di differenze interpersonali. Anche la relazione tra beni primari e libertà di
perseguire i propri obiettivi più o variare.
L’etica dell’eguaglianza deve adeguatamente tenere conto della nostra diversità che
influenza le relazioni in spazi differenti. La pluralità delle variabili focali può fare una grande
differenza proprio in virtù della differenza tra gli esseri umani.
Un problema importante sorge nel momento in cui ci si concentra sulla diseguaglianza dei
redditi come oggetto fondamentale dell’analisi. Il grado effettivo di diseguaglianza delle
opportunità
non
può
essere
dedotto
direttamente
da
dall’ordine
di
grandezza
della
diseguaglianza dei redditi, poiché quello che si potrebbe acquisire non dipende solo dal reddito
ma anche da una serie di caratteristiche sia fisiche che sociali che influenzano le nostre vite.
La tendenza ad ignorare le diversità interpersonali può nascere solo dall’esigenza pratica
di semplificare.
Libertà, acquisizioni, risorse.
La posizione di una persona all’interno di un assetto sociale può essere giudicata sia dalle
effettive acquisizioni sia dalla libertà di acquisire. Le acquisizioni hanno a che fare con ciò che
riusciamo a mettere in atto, la libertà con la concreta opportunità che abbiamo di riuscire a
mettere in atto ciò che apprezziamo. Si può avere diseguaglianza di acquisizioni e
diseguaglianza di libertà le due non coincideranno necessariamente. Quindi la distinzione tra
acquisizioni e libertà e assolutamente centrale per la valutazione sociale.
L'attenzione esclusiva sulle acquisizioni è stata recentemente criticata da valutazioni
politiche sui mezzi per le acquisizioni. L’attenzione posta da Rawls alla distribuzione dei beni
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primari e quella sulla distribuzione delle risorse porta alla tesi che i mezzi, sotto forma di
risorse, accrescono la libertà di acquisire ma occorre riconoscere, allo stesso tempo, che
l’eguaglianza della proprietà di risorse, o del possesso di beni primari, non corrisponde
necessariamente alla eguaglianza delle libertà, dato che ci posso essere significative variazioni
nella conversione di risorse dei beni primari in libertà.
Lo spostamento dalle acquisizioni ai mezzi di acquisizione può senz’altro aver agevolato
un mutamento di interesse della letteratura avverso l’apprezzamento dell’importanza della
libertà.
La distinzione fra acquisizione e libertà può essere illustrata tramite due differenti
interpretazioni dell’analisi del reddito reale. La valutazione del reddito reale può essere vista
come un giudizio sul beneficio che una persona riceve da un particolare paniere di merci che
egli può ottenere, “approccio selezione”; oppure si può considerare l’insieme di tutti i
panieri che l’individuo potrebbe combinare con il suo reddito valutando le differenze tra i
panieri e quindi optando per un “approccio opzioni”.
Mentre l’approccio “selezione” guarda direttamente alla bontà dei panieri di beni,
l’approccio “opzioni” può essere usato anche per confrontare l’estensione della libertà di scelta.
L’insieme di bilancio rappresenta l’estensione della libertà di una persona di acquisire il
consumo di panieri alternativi. La distinzione tra le risorse di cui dipende l’insieme di bilancio e
l’insieme di bilancio in sé, illustra in maniera elementare la distinzione tra i mezzi per le libertà
e l’estensione della libertà.
Uno spostamento dell’attenzione dalle acquisizioni alle risorse può essere visto come
l’attribuzione di maggior rilievo alle libertà piuttosto che alle risorse.
Se siamo interessati alla libertà di scelta allora dobbiamo guardare alle scelte che una
persona di fatto può fare e non alle risorse che ha a disposizione.
In generale i confronti di risorse e beni primari non possono fornire una base per i
confronti di libertà.
Funzionamenti e capacità
Lo star bene di una persona può essere visto in termini di qualità. Si può pensare che la
vita possa essere vista come un insieme di “funzionamenti” composti da stati di essere e di
fare.
La tesi di fondo è che i funzionamenti siano costitutivi dell’essere di una persona e che
una valutazione dello star bene debba comprendere un giudizio su tali elementi. Strettamente
legata alla nozione di funzionamento c’è quella di capacità di funzionare che rappresenta le
varie combinazioni di funzionamenti.
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Se i funzionamenti acquisiti costituiscono lo star bene di una persona allora la capacità di
acquisire funzionamenti costituirà la libertà di stare bene e tale libertà può avere una diretta
rilevanza per l’analisi etica e politica ritenendo semplicemente giusto che gli individui godano di
una sostanziale libertà di stare bene.
Un secondo punto di contatto tra star bene e capacità si trova nella circostanza per cui lo
star bene acquisito dipende dalla capacità di funzionare. Lo scegliere in quanto tale può essere
una parte importante della vita ma la possibilità di una vita con possibilità di scelta può essere
considerata più ricca.
In entrambe le forme l’approccio delle capacità differisce dagli approcci più tradizionali,
alla valutazione individuale e sociale, basati su variabili quali: i beni primari, le risorse, il
reddito reale. Queste variabili sono tutte legate agli strumenti per acquisire lo star bene e agli
altri obiettivi e possono essere viste come mezzi per la libertà.
L'affermazione fondamentale è che, nella valutazione dello star bene, gli oggetti di valore
sono i funzionamenti e le capacità. Tale affermazione non implica che tutti i tipi di capacità
siano di uguale valore, né indica che qualsiasi capacità debba avere qualche valore nel
giudicare lo star bene di quella persona. È nell'asserire la necessità di esaminare il valore dei
funzionamenti e delle capacità, in alternativa alla attenzione ai mezzi per tali acquisizioni di tali
libertà, che l’approccio delle capacità ha qualcosa da offrire. La valutazione relativa di differenti
funzionamenti di capacità deve essere parte integrante dell'esercizio.
L'approccio delle capacità può spesso offrire risposte definite anche quando non vi è
accordo completo sui pesi relativi da attribuire a differenti funzionamenti. Innanzitutto ogni
particolare scelta di oggetti di valore implicherebbe un ordinamento parziale di dominanza che
può essere generalizzato anche senza un pieno accordo sui valori relativi.
La via pragmatica può essere seguita sequenzialmente ed è possibile estendere gli
ordinamenti parziali se e quando i nodi irrisolti vengono a sciogliersi. Attendere la completezza
può non essere una strategia accurata di un esercizio di natura pratica.
Le capacità rispecchiano essenzialmente la libertà di acquisire importanti funzionamenti.
La possibilità di una valutazione elementare dell'insieme delle capacità rende chiaro che, anche
se si era in ultima analisi di interessati soltanto alle acquisizioni e non alla libertà, l’insieme
delle capacità ci dà più informazioni di quelle di cui abbiamo bisogno.
Libertà, “Agency” e “star bene”
Le acquisizioni di Agency di una persona si riferiscono alla realizzazione di obiettivi e
valori che essa ha motivo di perseguire (ideali personali), poiché le persone non sono
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necessariamente guidate dal proprio star bene e le acquisizioni di Agency si riferiscono ai
successi conseguiti nel perseguire la totalità degli obiettivi; in analogia alla distinzione tra
acquisizione di “Agency” ed acquisizione di “star bene” vi è anche differenza tra la “libertà
di Agency” e la “libertà di star bene”.
Possiamo operare anche una distinzione tra successo di Agency realizzato e successo di
agency strumentale.
Nelle argomentazioni a favore di un sistema valutativo basato sulla libertà si può
affermare che non sempre maggiore libertà significa maggiori vantaggi, in quanto una più
grande libertà può confondere e siccome scegliere comporta dei costi ci si può confondere.
Tale questione fa sorgere due problemi. Uno è quello se la libertà possa essere in conflitto
con lo “star bene” l’altro è se la libertà effettivamente possa portare vantaggio.
Il fatto è che libertà e “star bene” non si muovono allo stesso modo e nella stessa
direzione.
L’aumento del numero delle scelte da compiere è tanto una opportunità quanto un onere,
ciò suggerisce che l’espansione delle scelte e impegni non necessariamente rappresenta una
espansione della libertà.
Libertà dalla fame è una frase spesso utilizzata ma il non avere fame certamente
contribuisce al nostro star bene ma certamente non influisce sulla nostra libertà. Influisce sulla
nostra libertà di scegliere in quanto potendo sceglieremmo una vita senza fame.
Vi sono vari modi per giudicare il vantaggio. Il tema dell’Agency rimane rilevante
nell’analisi sociale o economica della diseguaglianza anche se questa si concentra sullo star
bene.
Giustizia e capacità
La teoria della giustizia più influente in questo secolo è quella della “giustizia come
equità” di John Rawls.
Lo stesso autore ha insistito sull’esigenza di pensare alla propria teoria come ad una
“concezione politica della giustizia” che si muove su due livelli.
Il primo è che tale concezione politica è una concezione morale della giustizia elaborata
da un soggetto specifico cioè le istituzioni politiche. Il secondo livello è quello di tipo
costituzionale e cioè quello in cui la concezione pubblica della giustizia dovrebbe essere
indipendente dalle controversie filosofiche e dalle dottrine religiose.
L’attenzione di Rawls è stata posta sulla distribuzione dei beni primari (diritti, libertà,
reddito, rispetto di se). Ma un problema rilevante è il fatto che i beni primari non sono
costitutivi della libertà, sono bensì dei mezzi per ottenerla. Entro la stessa categoria rientrano
le tesi di Ronald Dworkin che afferma la necessità dell’eguaglianza delle risorse.
È importante dunque distinguere le capacità, che rappresentano la libertà effettivamente
goduta, e le acquisizioni.
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Economia del benessere e diseguaglianza
La valutazione della diseguaglianza deve tener presente sia la pluralità di spazi, in cui
deve essere giudicata, si la diversità degli individui stessi. Il grado di appropriatezza degli spazi
dipende dal tipo di analisi sulla diseguaglianza che viene effettuato.
Per quanto riguarda il vantaggio individuale potrebbe essere utile verificare se sia
necessario analizzarlo in termini assoluti (positivi) rispetto a quanto vantaggio si ottiene,
oppure in termini relativi (negativi) rispetto a quanto vantaggio si ha in relazione agli altri
individui (esempio del tasso di crescita dell’economia in relazione a vari Stati).
Questo vuol dire che l’eguaglianza tra le persone può essere definita i termini di
ottenimenti personali oppure in termini di divari con altri.
Il collegamento tra diseguaglianza e benessere sociale è stato studiato ed un particolare
approccio a questo problema può essere nel concepire il benessere sociale come funzione della
distribuzione delle merci ossia dei vettori di funzionamenti
Secondo Hugh Dalton il benessere sociale è dato dalla somma delle utilità individuali e
ciascuna utilità e funzione del reddito.
L’indice di diseguaglianza di Atkinson opera sui redditi e misura la perdita sociale indotta
da una distribuzione dei redditi non egualitaria. Ciò potrebbe portare a giudizi secondo cui un
reddito più basso ma meglio distribuito potrebbe essere altrettanto buono rispetto ad una
distribuzione del reddito non egualitaria.
Ma bisogna considerare che l’indice di Atkinson, e le altre misure normative della
diseguaglianza, sono misure della deficienza distributiva e non misure della diseguaglianza
in sé e quindi può essere utilizzato come misura della gravità della diseguaglianza.
Se il benessere sociale viene concepito come somma dello star bene individuale allora si
deve tenere conto anche delle variabili riguardanti la conversione del reddito in star bene.
Povertà e opulenza
L’approccio classico alla povertà specifica una “soglia di povertà” che funge da confine
ed è definita come il livello di reddito al di sotto del quale le persone sono definite come
povere.
Sia l’identificazione dei “poveri” che l’aggregazione dei dati loro riguardanti sono fondati
su una visione della deprivazione in funzione del reddito basso. Vi è anche un altro parametro
utilizzato in questo tipo di funzione e cioè quello del “divario di reddito” ossia la misura di
reddito aggiuntivo minimo che servirebbe per portare gli individui al di sopra della soglia di
povertà. Tali parametri non sono esaustivi.
Un trasferimento di reddito da una persona povera ad una meno povera ma pur sempre
sotto la linea di povertà non cambia nulla se non l’aumento della povertà aggregata, quindi si
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rende necessario l’introduzione della misurazione della diseguaglianza tra i poveri che insieme
agli altri due parametri fornisce una visione generale della povertà.
La questione può essere trattata sia dal punti di vista descrittivo che da quello delle
politiche pubbliche. Nel primo caso consiste nel riconoscere l’esistenza e la consistenza della
deprivazione, che a sua volta ci porta alla definizione di una adeguata politica pubblica.
Una raccomandazione di intervento pubblico è basata sulla fattibilità. Il primo passo è
quello di diagnosticare la deprivazione e poi determinare cosa si dovrebbe fare se si disponesse
dei mezzi; infine effettuare le scelte di politica pubblica adeguate ai mezzi disponibili.
È possibile sostenere che la povertà debba essere caratterizzata dal fatto che sia stato
impossibile raggiungere livelli minimi accettabili di capacità di base, tale approccio alla povertà
può essere confrontato sia con la concezione della povertà come bassa utilità sia con la
concezione della povertà come basso reddito.
Si può sostenere che la povertà è una questione di basso livello di star bene, causato
dalla carenza di mezzi economici ma il grado di adeguatezza di tali mezzi non può essere
giudicato indipendentemente dalle effettive possibilità di convertire redditi e risorse in capacità
di funzionare. Il livello adeguato di reddito per sfuggire alla povertà varia al variare delle
caratteristiche e delle circostanze individuali (es. persona sana Vs persona malata e stesso
basso reddito). L’idea di reddito adeguato va oltre quella di reddito basso (es. Bellavista e
l’elettrauto filosofo Tonino Capone).
La stranezza è la presenza di povertà nei paesi ricchi. Essere poveri in una società ricca è
già di per sé un handicap. La deprivazione relativa nello spazio dei rediti può portare ad una
deprivazione assoluta nello spazio delle capacità; può essere necessario un reddito maggiore
anche solo per apparire in pubblico senza vergogna oppure per comprare merci che costano si
più in tale paese. È quindi più costoso acquisire funzionamenti sociali.
È necessaria una distinzione tra reddito basso e fallimento delle capacità.
Classe, Genere e altri gruppi
Le analisi generali sulla diseguaglianza devono procedere in termini di gruppi piuttosto
che di singoli individui e tendono restringere l’attenzione sulle variazioni fra gruppi.
Al fine di analizzare la relazione tra opportunità economiche e libertà la tradizionale
classificazione basata sulle ”classi marxiane” può essere gravemente inadeguata in quanto
anche se le disuguaglianze derivanti dalla proprietà venissero eliminate rimarrebbero intatte
quelle che sorgono dalle abilità produttive, dai bisogni e da altre variabili personali.
L’eguaglianza di reddito o di beni primari o risorse, può non riuscire a produrre
uguaglianza nella soddisfazione dei bisogni; bisogna andare oltre le categorie basate sul
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reddito ed oltre le classi marxiane, come lo stesso Marx aveva sostenuto (da ciascuno secondo
la sua abilità a ciascuno secondo i sui bisogni).
Anche il genere è una base di classificazione rilevante essendoci sistematiche disparità
nelle libertà di cui godono uomini e donne.
La diseguaglianza è già all’interno della famiglia e riguarda l’uso delle risorse e la capacità
di funzionare; nessuno di questi parametri è evidenziato nella distribuzione del reddito.
La questione della diseguaglianza fra generi ha a che vedere con la disparità a livello di
libertà.
Esistono anche livelli di diseguaglianza interregionali ossia diseguaglianza di possibilità o
risorse generata esclusivamente dalla posizione geografica che genera conseguenze a livello di
vivibilità salute o opportunità.
Le esigenze dell’eguaglianza
Il
primo
gruppo
di
questioni
riguarda
la
rilevanza
di
domande
a
proposito
dell’egualitarismo, “perché eguaglianza?” e “eguaglianza di cosa?”. In questo contesto è
importante confrontarsi con la diversità degli esseri umani e con la pluralità di spazi in cui
andrebbe valutata l’eguaglianza.
Il
secondo
gruppo
di
questioni
si
riferisce
allo
specifico
approccio
in
merito
all’eguaglianza, proponendo di valutare il vantaggio individuale sulla base delle libertà di
acquisire, inglobando le acquisizioni effettive; in riferimento alla valutazione individuale dello
star bene. Queste questioni possono facilmente essere analizzate in termini di capacità di
funzionare inglobando i funzionamenti effettivi. L’approccio delle capacità sottolinea il bisogno
di esaminare la libertà di acquisire in generale e la capacità di funzionare in particolare.
La domanda : perché eguaglianza?, può essere fuorviante, qualunque teoria etica degli
assetti sociali tende a richiedere l’eguaglianza in qualche spazio. Quello che effettivamente
diversifica gli approcci è la risposta alla domanda: eguaglianza di che cosa?. Questa è la
vera domanda fondamentale.
Ciascun approccio possiede una interpretazione di quelle che denominiamo “eguaglianza
di base” cioè di quello specifico aspetto che è ritenuto basilare per la concezione di giustizia
sociale e dell’etica politica di volta in volta presa in considerazione. La scelta dell’eguaglianza di
base ha un’enorme importanza pratica poiché sarà necessario sostenere certe istanze e
negarne altre procedendo ad una eliminazione alla radice dei conflitti, determinando la priorità
concettuale per assicurare la realizzazione delle esigenze di base tollerando le disuguaglianze
in spazi visti come “periferici”.
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Le esigenze di eguaglianza possono prendere varie forme e un certo grado di pluralità è
inevitabile. Inoltre anche all’interno di uno spazio omogeneo si può valutare la diseguaglianza
in modi diversi, ricorrendo a modi distinti di misurarla. I vari caratteri dell’eguaglianza di base
possono suggerire ordinamenti diversi e la pluralità di informazioni prodotte può essere ridotta
solo attraverso una meditata esclusione di alcuni elementi oppure combinando e unendo i vari
elementi
Esiste quindi l’esigenza di ammettere l’incompletezza nella valutazione che può essere
dovuta alla natura stessa del concetto oppure alla carenza di informazioni.
Completare gli ordinamenti parziali in maniera arbitraria a fini di decidibilità può essere
fuorviante, anche quando l’’ordinamento parziale è ampliamente incompleto è utile.
È rilevante osservare che per quanto riguarda la valutazione della libertà prospettiva della
libertà effettiva distinta dalla libertà come controllo può consentire qualche confronto sulle
libertà.
La comprensione della pluralità interna della diseguaglianza di base deve essere integrata
dal riconoscimento dell’esistenza di esigenze diverse da quelle dell’eguaglianza di base stessa.
In economia le esigenze prendono la forma dell’ottimalità paretiana. Si tratta della debole
condizione di non-migliorabilità.
Nel contesto di giudizi sulle situazioni sociali la diseguaglianza in termini di una variabile
può essere difesa in uno dei seguenti modi:
1. L’argomento dello spazio scorretto che si sostanzia nell’affermazione che la variabile di
interesse non è quella di cui sarebbe giusto ricercare l’eguaglianza
2. L’argomento degli incentivi che enfatizza la necessità di dare agli individui degli incentivi
per fare la cosa corretta ai fini della promozione degli obiettivi e la diseguaglianza può
essere positiva sul piano funzionale incoraggiando l’operosità
3. L’argomento dell’asimmetria operativa il quale richiede che alcuni individui abbiano più
autorità e potere di altri. Il trattamento asimmetrico può essere necessario per l’uso delle
differenze di talento o all’esigenza di autorità e disciplina.
L’importanza della diversità umana per la valutazione della diseguaglianza può avere
delle pesanti ripercussioni sulla natura e la forza del problema degli incentivi. In molti modelli
economici la differenza fra le acquisizioni di individui diversi nasce tipicamente da differenze di
impegno e in altre variabili decisionali degli stessi individui, queste differenze sono sicuramente
collegabili a problemi motivazionali e di opportunità che comporterebbero correttamente
l’utilizzo degli incentivi.
Se invece sono le diversità umane e non le differenze nelle decisioni a determinare la
diseguaglianza è chiaro che l’utilizzo degli incentivi non può essere applicabile.
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Secondo Rawls non vi è iniquità o ingiustizia nell’assegnare le cariche pubbliche tramite
una aperta competizione, col risultato che i meglio dotati verranno di fatto selezionati, ma il
fatto che la giustificazione di questa diseguaglianza venga basata sui suoi vantaggi in termini
di efficienza rende necessario vagliare le esigenze poste dall’efficienza stessa. La giustizia degli
assetti sociali deve rispondere all’impatto che ciascun sistema ha sulle libertà effettive e le
capacità degli individui.
Le critiche alla teoria di Rawls della “giustizia come equità” dal punto di vista
dell’approccio della capacità sono legate al tentativo di Rawls di prendere in considerazione le
difficoltà che una persona può incontrare nel convertire i beni primari in libertà di acquisire.
Una persona meno abile o meno dotata nell’utilizzare i beni primari è in posizione di svantaggio
rispetto ad un'altra che non soffre delle stesse limitazione. Perciò Sen sostiene che quando si
ha a che fare con adulti responsabili è maggiormente appropriato concepire le esigenze
dell’individuo verso la società in termini di libertà di acquisire piuttosto che di acquisizioni
effettive.
i
L’approccio delle capacità concerne tanto la valutazione dello star bene quanto quella
della libertà. Esso si differenzia dalle tradizionali visioni centrate sull’opulenza economica
poiché sposta l’attenzione dallo spazio dei mezzi e delle risorse a quello dei funzionamenti, visti
come elementi costitutivi dello star bene; inoltre rende possibile prendere in considerazione
l’insieme dei funzionamenti alternativi fra cui si potrebbe scegliere e quindi giustifica l’analisi
della povertà come insufficienza delle capacità di base piuttosto che insufficienza di reddito.
Dalla diseguaglianza di reddito alla diseguaglianza economica
È abbastanza comune identificare diseguaglianza economica e diseguaglianza di reddito
ma la distinzione è importante. L’aspetto importante è che la valutazione del reddito è
interamente strumentale ad altri fini ed è uno strumento tra tanti. La rilevanza del reddito sta
nel fatto che esso aiuta una persona a realizzare obiettivi importanti e a conseguire uno stato
che è motivato a realizzare.
La relazione tra reddito e acquisizioni individuali e libertà non è costante poiché ci sono
almeno 5 variabili: Eterogeneità personali; Diversità ambientali; Variazioni del clima sociale;
Differenze nelle prospettive relazionali (apparire in pubblico senza vergogna); Distribuzione
all’interno della famiglia.
Il ragionamento sulla diseguaglianza comporta la necessità di una discussione pubblica
per la scelta dei criteri di valutazione e l’accettazione degli ordinamenti parziali.
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La nostra avversione alla diseguaglianza non ricerca una precisione assoluta identificando
un livello giusto, ma l’impegno deve essere rivolto ad evitare disuguaglianze sostanziali ed
ingiustizie gravi, si deve perciò passare obbligatoriamente attraverso la scelta di variabili
diverse dall’utilità per valutare la diseguaglianza.
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