Testo Fuoco Russo Segreto 24 maggio 2002

“ FUOCO RUSSO SEGRETO “
Capitolo ventitreesimo
“ Il potere contro Chernobyl.”
Sergheij si chinò. Sollevò un asse del pavimento accanto alla stufa e ne tolse
un involucro avvolto in un panno. Dentro c’erano dei documenti.
“ E’ per questi che siete qui, anche se non lo sapete.”
Porse il fascicolo a Elena che era seduta al tavolo mentre Stephan e Anatolij
leggevano dietro le sue spalle alla luce vacillante della candela.
Quei fogli bruciavano fra le dita sottili della bella russa e i suoi pensieri
erano una ridda di supposizioni molto confuse. Cercò di ricomporsi e di
riprendere la sua abituale lucidità.
Il primo foglio era stato scritto in russo a Ikutsk: portava la data del 22
maggio 1986. Era indirizzata al Segretario Generale del Comitato Centrale
del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, il compagno Mikail Gorbaciov, E
al membro del Politik Burò del Comitato Centrale del Partito Comunista, il
compagno V.M Cebrikov.
“ Egregi Compagni,
circostanze particolarmente gravi per il nostro Stato ci inducono a rivolgerci
direttamente a Voi per informarVi di fatti che potrebbero confermare la
nostra opinione, ormai quasi una certezza: l’ “ evento” nella centrale
nucleare di Chernobyl è un sabotaggio programmato a sangue freddo.
Ecco i fatti. Nei numeri 17 e 18 del
settimanale “ Sette Giorni “ della
Regione di Novosibirsk, sulle pagine con i programmi televisivi per il periodo
dal 21 al 27 aprile, e dal 28 aprile al 4 maggio 1986, alla pagina 12,
nell’angolo destro inferiore, è stato pubblicato uno schema dal senso a
prima vista del tutto inesplicabile. In un quadrato incorniciato da due linee,
una più spessa e l’altra più sottile, sono sistemati 16 cerchi.
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Da sinistra, nella seconda linea, il terzo cerchio è sostituito con un disegno
che si può interpretare non solo come una stella a sei punte, ma anche
come un simbolo di esplosione.
Il lettore, pratico di fisica moderna, può facilmente riconoscere in quel
disegno, uno schema convenzionale del reattore nucleare. Disegni di quel
genere si trovano sovente nei libri di testo, nei manuali e nelle enciclopedie
di fisica.
Riteniamo che la pubblicazione di questo disegno, in un settimanale a così
grande tiratura, senza alcuna spiegazione dello schema e per di più dieci
giorni prima della catastrofe di Chernobyl, sia una coincidenza molto strana:
ma il disegno a sei punte ed anche la sua posizione nel quadrato sono
spiegabili.
Secondo un sistema arcaico mediorientale, se incominciamo da lunedì 21
aprile 1986 e continuiamo da destra a sinistra, allora il simbolo
dell’esplosione cade proprio su sabato 26 aprile: data del disastro a
Chernobyl.
Se accettiamo questa spiegazione, si può dedurre che qualcuno, molto prima
del 26 aprile, sapeva che veniva preparata l’avaria e, tramite l’ “inserzione “
sul settimanale, voleva informare gli “ eletti “ tempestivamente. Il numero 17
del settimanale “ Sette Giorni “ è uscito il 17 aprile 1986.
La domanda è questa: quali
forze nel nostro paese hanno potuto
organizzare una simile azione sovversiva?
Qualche conferma si può dedurre da altre “invenzioni” del settimanale in
questione. Così nel numero 17, sempre nella pagina dei programmi radio
televisivi, hanno fatto risaltare in rosso due date, quelle del sabato 26
domenica 27. E’ assolutamente strano che un settimanale stampi in rosso il
sabato. La data del 22 aprile, giorno della nascita di Lenin, è stata
graficamente trattata come qualsiasi altra giornata…
Questi fatti sono stati riferiti anche all’Ispettore del Comitato per la
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Sicurezza di Stato presso il Dipartimento del Ministero degli Interni a
Novosibirsk, compagno Anatoly Leonid Gutov.”
Bogdan Porfirjev Gavrilko – Istituto di Matematica – Novosibirsk-Ul.
Tereskove, 12/95
Vladimir Vasiljev Jakuskin – Novosibirsk – Ul. Tereskove, 8/18/90
Le firme corrispondevano ai nomi di due famosi scienziati russi, i quali con
quella lettera comunicavano i loro sospetti al presidente Gorbaciov sulla
possibilità di un terribile sabotaggio che sarebbe stato effettuato nella
centrale nucleare di Chernobyl. Il disegno riportava nella seconda fila il
penultimo cerchio annerito con una stella a sei punte.
A quel punto intervenne Sergheij.
“ Guardate quella stella a sei punte. Quelle due in alto fanno pensare
chiaramente alle lancette di un orologio. Segnano l’una e un quarto di notte.
Elena era sconvolta. Mise da parte il foglio sotto al quale c’era una fotocopia
piuttosto annerita della pagina dei programmi televisivi dove però si vedeva
chiaramente il disegno.
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Guardò i suoi compagni senza parlare.
La stanchezza segnava i volti dei tre uomini e della donna. Si trattava di una
stanchezza cosmica: non più umana.
Davanti ai grandi misfatti della storia e all’ineluttabile, non si può che
ridursi all’esaurimento delle forze fisiche e psichiche.
L’uomo della Siberia riprese a parlare.
“Ivan Skutov aveva lanciato decine di avvertimenti al governo e, pochi giorni
prima
dell’esplosione, minacciato
le
dimissioni
dal
suo
incarico
di
responsabile scientifico della centrale. Non ebbe mai risposte e restò al suo
posto fino all’ultimo praticamente immolandosi. E’ morto da eroe.
“Chernobyl... è stato un... sabotaggio premeditato e
direttamente.
E’
stato
quindi
un
incidente
non compiuto
provocato
da
menti
machiavelliche, approfittando dell’inesperienza di tecnici inadeguati addetti
alla supervisione di strutture inadeguate, superate, primitive non controllate
da
strumenti
automatizzati.
E
quindi
lasciate
andare
verso
l’autodistruzione.”
“A quale scopo?”
“Destabilizzare il potere di Gorbaciov: spargere il terrore per spianare la
strada alla nuova fase della Russia postsovietica. Eliminare il comunismo
che ottant’anni fa hanno favorito per fermare l’evoluzione del popolo russo.”
“ Hanno…chi?”, chiese Stephan.
Intervenne ancora Serghej.
“ Continuate a leggere: là dentro c’è proprio tutto.”
Sotto la lettera degli scienziati c’erano altri fogli molto ingialliti dal tempo.
Portavano la data del 3 marzo 1917. Si trattava di un voluminoso carteggio
con un lungo elenco di banche americane, fra le quali Jacob Shiff, J.P.
Morgan, Rothschild e altre ancora, meno famose, ma altrettanto ricche e
potenti che aderivano generosamente al finanziamento di nientemeno che la
Rivoluzione bolscevica per rovesciare il trono dello zar Nicola II.
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Tutto era molto dettagliato, comprese le quote che ciascun istituto
finanziario avrebbe corrisposto: ognuna ammontava a svariati milioni di
dollari. I quali, secondo un rapidissimo calcolo, ai giorni nostri diventavano
molte decine di miliardi di dollari.
Il documento, una specie di trattato, era sottoscritto dai banchieri e dai
nomi dei capi bolscevichi ormai ben noti nella storia russa degli ottant’anni.
A fatica, Elena staccò gli occhi dal carteggio. Calcolò che la data del
documento precedeva di soli sette mesi i primi giorni della Rivoluzione
d’Ottobre. Il carteggio non conteneva nomi di politici americani. Veniva
sovente menzionata un’organizzazione con la sigla “P.G.”, della quale Elena
non riusciva a immaginare il significato. Faceva pensare all’esistenza di
qualcuno che dagli Stati Uniti aveva manovrato nell’ombra al di sopra dei
governi.
Fu Stephan a rompere il silenzio.
“ Allora? Chi c’è dietro questo inferno? “
“I cosiddetti Grandi Saggi: quelli che gestiscono il potere planetario”, rispose
Sergheij.
“Il potere, ancora il potere, sempre il potere”, scandì Elena con accento
d’odio. Il potere che corrompe le menti, impietrisce i cuori, deforma i
lineamenti degli esseri umani: il potere che non sazia perché, come la droga,
richiede sempre dosi maggiori. Il potere che smuove ogni passione e rivela
tutti i vizi. Lo odio e odio tutti i potenti della terra.”
Elena si rese conto di aver dato libero sfogo ai sentimenti più reconditi e un
po’ confusa fece cenno a Serghej di continuare.
“Chernobyl si può definire il primo e il più immane atto di terrorismo nella
storia del pianeta. Un piano mostruoso per provocare uno shock mondiale.
Nell’arco del ventesimo secolo, il terrorismo è sempre esistito e sempre è
stato sottovalutato da tutti i governi fino all’evento di Chernobyl e anche
dopo. Ma fino allora erano attentati, benché feroci, di portata molto
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inferiore. Invece, più passa il tempo e più drammatiche diventano le opere di
distruzione. Quasi un’escalation proporzionata all’espansione demografica:
che non ne é la causa principale.”
Il siberiano bevve un sorso di vodka e continuò.
“Il
terrorismo ormai si annida in ogni angolo del pianeta. E’ diventato uno
strumento che può mutare il corso della storia e la vita di intere popolazioni.
Viene utilizzato secondo piani molto precisi da equipe di altissimi
specialisti.”
“Ma chi li guida?”, chiese Elena interpretando lo sguardo dei suoi compagni.
“Pochissimi sanno che esiste un governo planetario sulla Terra da almeno
cento anni. All’inizio si trattò di una sorta di Gran Consiglio composto da
pochi tra i più potenti. Ora si è allargato a tutte le terre emerse. I vertici
sono composti dai detentori del grande capitale: loro controllano tutto: gli
interventi bellici, i genocidi, le migrazioni dei popoli, i sistemi biogenetici, la
ricerca scientifica, le leggi dei mercati e... quelle della vita e della morte. Non
è vero che siano gli Stati Uniti, unica superpotenza attuale, a prendere tutte
le decisioni: tanto che i media l’avevano battezzata “ Grande Satana”. Esiste
un’entità ben più potente. E non illudetevi: nulla può essere modificato. Ci
vorrebbe un intervento extraterrestre. Però mi sembra giusto che adesso voi
siate al corrente della verità. Fatene 1’uso che ritenete più adeguato.”
-----------------------------------------------------------------------------------------Serghej tacque. Osservò a lungo l’espressione assorta degli interlocutori
impietriti dalle sue rivelazioni. Poi incominciò a prepararsi.
Fu Stephan che parlò per primo.
“Che cosa intendi fare?”
“Andarmene.”
“Dove?”
“Non ve lo dirò. Ma a duecento chilometri da qui, c’è la terra degli antenati
di mia madre. Là ci sono le radici della mia famiglia. E adesso... anche voi
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dovete andarvene.”
Il commiato da Serghej fu semplice. Poche parole che venivano dal profondo
dell’anima di ciascuno. Parole che erano state dette in tutti i secoli durante
miliardi di momenti estremi.
---------------------------------------------------------------------------A Francoforte splendeva il sole.
Elena, Stephan e Anatolij camminavano con passo elastico sul marciapiede
della Hellerhof Strasse, una strada piena di alberi come tutte le vie di quella
città completamente ricostruita, dopo la seconda guerra mondiale, con
particolare attenzione al suo equilibrio ecologico.
Avevano lasciato i pesanti giacconi invernali sull’aereo. E si muovevano
leggeri, all’unisono perché legati da una decisione comune presa in completa
armonia.
Sugli alberi c’erano tutte le gemme della primavera.
----------------------------------------------------------------------------------------Nell‘atrio del Frankfurter Algemeine, Zeitung fuer Deutschland, il portiere
salutò Stephan Schmidt come se non fosse mai stato assente.
L’ascensore li portò al terzo piano.
“Dobbiamo parlare al direttore. Subito”, disse Stephan al capo della
segreteria.”
“C’è la riunione di redazione, Herr Schmidt. Può entrare solo lei, credo.
“Spiacente, Herr Kaufmann, dobbiamo entrare tutti e tre.”
“ Ma...”
Stephan aveva già aperto la porta.
Nella sala riunioni c’era una trentina di persone.
Il direttore dell’importantissimo quotidiano tedesco alzò gli occhi sui nuovi
venuti guardando Schmidt con aria interrogativa.
Stephan si avvicinò a 1ui e, dopo avergli presentato i suoi compagni, gli
mise un fascicolo sul tavolo.
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Sulla prima cartella si leggeva solo il titolo “Governo planetario: il lato
oscuro del pianeta”.
“Si tratta di un articolo firmato da me e da Anatolij Meyerhold. Verrà
pubblicato domani a Mosca sulla prima pagina dell’Isvestia. E anche sul
Frankfurter, sempre che tu sia d’accordo naturalmente. Il suo contenuto
non può cambiare una realtà mondiale che però è doveroso far conoscere
perché tutti possano esserne consci e in grado di affrontarla. E’ una realtà
che ha tutti i limiti e i peccati delle cose umane. Però esiste e, per ora, non si
può far nulla. Dopo quest’articolo, questa realtà verrà negata o molto
sfumata nel suo contenuto. Ma tra poco tempo, forse qualche anno,
emergerà alla luce del sole.
Chiediamo scusa per l’irruzione, ma dopo avere letto il nostro articolo,
capirai che non era il caso di perdere tempo.
Aufwiedersen.”
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Uscirono nell’aria tiepida.
“Devo tornare a Mosca. Immagino che voi adesso restiate qui. Non
preoccupatevi: noleggerò il secondo pilota all’aeroporto mentre faccio il pieno
di carburante”, disse Anatolij.
“Non sarà necessario”, rispose Stephan, “noi torniamo con te. Per il
momento ci inventeremo un’oasi vicino alla Moscova: al penultimo piano di
un vecchio edificio sulla Lenivka Ulitsa.”
Fine
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