Specie protette dalla Direttiva Uccelli
PASSERA LAGIA
Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
NOME SCIENTIFICO: Petronia petronia
Passera lagia, di Giuseppe Rannisi
Ordine: Passeriformes Famiglia: Passeridae
Lunga 14-16 centimetri, può pesare fino a 35 grammi. Nell’aspetto è piuttosto simile ad una femmina di Passera d’Italia e
Passera europea ma se ne distingue, principalmente, per le diverse sfumature cromatiche del capo e per l’evidente
macchia gialla sul petto. Non esistono differenze apprezzabili tra i due sessi, che presentano una livrea di colore bruno
chiaro, con strie bruno scuro e nere, su dorso e ali. Meno accesa la tonalità del petto – che, oltre alla tipica macchia gialla,
presenta alcune strie di colore bruno chiaro – e giallo è anche il sopracciglio.
Presente in Europa, Nord Africa – dal Marocco alla Libia – Asia minore, Asia centrale e Cina, la Passera lagia si
distribuisce prevalentemente, nel nostro continente, nei Paesi dell’Europa meridionale, dalla Penisola iberica al sud della
Francia, dall’Italia ai Balcani, fino alla Russia. In Italia, oltre ai piccoli nuclei noti sulle Alpi occidentali, è presente
nell’Appennino centro-meridionale, sul Gargano, Puglia centro-Meridionale, Sicilia e Sardegna.
La specie predilige ambienti aperti, caldi e secchi, con una netta preferenza per le vallate montane ben esposte a sud e
ricche di pascoli magri e pietraie. Come tutti i Passeri è praticamente onnivoro, con preferenza per i semi di cereali –
anzitutto grano – ma anche insetti, particolarmente importanti per l’alimentazione dei pulcini. Per alimentarsi preferisce le
aree prative con erba bassa o sfalciate e, anche durante la stagione più fredda, si trattiene presso i pascoli sassosi o
cespugliati di montagna o, nelle aree planiziali, nei campi coltivati ove campeggiano i resti delle stoppie cerealicole.
Abituata al contatto con l’uomo, tra maggio e luglio costruisce il nido ai margini di villaggi alpini e appenninici, in
anfratti di vecchie abitazioni e in edifici in costruzione. La covata è composta, di solito, da 4-8 uova di colore bianco
sporco, variamente punteggiate di rossastro e incubate per circa 11-13 giorni. A un paio di settimane dalla schiusa i
pulcini lasciano il nido e sono in grado di volare autonomamente.
Prospettive
Anche a causa delle difficoltà di rilevamento negli habitat idonei, nonché della sua distribuzione puntiforme unita alla
vastità delle zone potenzialmente interessate, la specie in Italia non è sufficientemente conosciuta, con particolare
riguardo all’area appenninica e subappenninica. Inoltre, per queste ultime aree – a differenza delle popolazioni alpine –
sono completamente mancanti le informazioni su successo riproduttivo, parametri demografici e relativi fattori che
possono influenzarli.
Queste lacune conoscitive, unite al fatto che la Passera lagia è, in Italia, una specie semi-coloniale, non consentono la
formulazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la popolazione nazionale. Risulta quindi prioritario
condurre indagini per approfondire il reale stato di salute della specie su porzioni sufficientemente ampie di territorio
nazionale, al fine di individuare i fattori chiave per la conservazione delle popolazioni.
In linea generale, va sottolineato che – come per altri Passeriformi legati agli ambienti aperti montani – il mantenimento
delle attività di agricoltura e allevamento tradizionali può certamente favorire la specie. Inoltre, dovrebbero essere
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conservate vecchie costruzioni in piccoli villaggi in ambito rurale, limitando gli interventi di ristrutturazione o
conducendoli tenendo conto delle esigenze ecologiche di questa ed altre specie.
In alcuni casi, la posa di cassette-nido potrebbe giovare alla Passera lagia. Tali azioni devono comunque essere precedute
da studi mirati: negli ambienti dove è elevata la competizione con lo Storno, infatti, la posa di cassette-nido potrebbe
essere controproducente e finire per favorire la riproduzione di quest’ultima specie, il cui ampliamento di areale verso le
zone montane sembra influenzare negativamente le popolazioni di Passera lagia.
Minacce
La contrazione di areale e il declino demografico della popolazione piemontese sono stati attribuiti alla progressiva
trasformazione dell’habitat conseguente al diffuso abbandono delle pratiche agro-pastorali tradizionali, in particolare lo
sfalcio dei prati. All’abbandono di queste attività si deve infatti una riduzione stagionale delle fisionomie d’habitat più
favorevoli alla ricerca trofica e, sul lungo periodo, una perdita di habitat in seguito alla rigenerazione forestale. In Italia
centrale la specie è tra quelle che ha evidenziato i maggiori decrementi, per fattori per lo più ignoti.
Da rilevare come l’occupazione da parte della specie di cassette-nido o di siti insoliti come cavità su tralicci potrebbe
suggerire la carenza di siti adatti alla nidificazione – insieme alla ridotta disponibilità di cibo – come ulteriore fattore
limitante. Anche la competizione per il sito riproduttivo con storni e passeri può influenzare negativamente la specie,
mentre la sua spiccata preferenza per i luoghi secchi e assolati può comportare – in annate particolarmente umide e
piovose – un crollo del successo riproduttivo ed elevata mortalità dei pulcini.
Più in generale, è stato osservato come i cambiamenti climatici possano influenzarne pesantemente i parametri
riproduttivi: la data di prima deposizione mostra, ad esempio, una costante tendenza all’anticipo nell’arco temporale
considerato (1991-2004) con uno slittamento di 23 giorni. Tale tendenza risulta correlata alla temperatura media del mese
di maggio, il cui andamento termico nel periodo considerato mostra un incremento significativo. Nello stesso periodo
preso in esame, la dimensione media della covata mostra una tendenza negativa significativa, inversamente correlata alla
temperatura media del mese di maggio.
Del resto, gli effetti delle variazioni termiche sulla specie appaiono contrastanti: da un lato postivi sul tasso d’involo – la
temperatura più elevata favorisce una maggiore disponibilità di risorse trofiche, specialmente insetti, per l’alimentazione
dei pulcini – dall’altro negativi, per la riduzione della dimensione media della covata come probabile conseguenza di un
periodo pre-riproduttivo sempre più breve. Particolarmente impattante in alcune popolazioni è anche il fenomeno della
predazione al nido (in Asia centrale ad esempio i serpenti sono tra i principali responsabili della perdita delle covate).
Stato di salute
In base ai dati contenuti nel rapporto BirdLife International (2004), la specie risulta stabile in Europa e il suo stato di
conservazione viene considerato sicuro. Infatti, nonostante i decrementi registrati, per alcune popolazioni, nel decennio
1990-2000, altre popolazioni strategiche – in particolare quella turca – hanno mantenuto i propri effettivi.
Ad oggi, la popolazione nell’Unione europea è stimata in 862.000-1.350.000 coppie, pari al 35-51% della popolazione
continentale complessiva e a una frazione compresa tra il 5% e il 24% della popolazione globale della specie. Il
contingente italiano – stimato in 10.000-20.000 coppie, stabili nel periodo 1990-2000 – rappresenta una frazione ridotta
della popolazione “comunitaria” (1,2-1,5%) e una frazione ancora meno significativa della popolazione continentale
complessiva.
Pur in un quadro orientato alla stabilità, non mancano osservazioni che denotano un probabile trend negativo della specie
nel nostro Paese. In Piemonte, ad esempio, ai censimenti iniziali – che facevano pensare a una sottostima dell’effettiva
presenza della specie – sono seguite altre osservazioni che, dai 140-180 individui distribuiti in 13 località nel 1994, hanno
evidenziato un successivo e costante declino, con la scomparsa di alcuni nuclei. Dati coerenti sono stati registrati sul
versante francese delle Alpi, mentre le popolazioni dell’Italia centrale – stimate in Umbria 40-50 coppie, ancora meno nel
Lazio – hanno a loro volta evidenziato fluttuazioni.
A livello europeo, la specie è sostanzialmente stanziale, con movimenti dispersivi e migratori – per lo più di tipo
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altitudinale – più consistenti nelle popolazioni orientali. Nelle alte valli alpine piemontesi, dove la specie nidifica, al
termine del periodo riproduttivo, a partire dal mese di agosto si formano gruppi composti anche da diverse decine di
individui che, sfruttando dormitori comuni, non si allontanano mai troppo dall’area di nidificazione. Per la popolazione
alpina alcuni autori hanno comunque ipotizzato un comportamento migratorio, anche se non è ancora chiaro se si tratti di
migrazioni vere e proprie o di spostamenti a corto raggio condotti con l’approssimarsi della stagione riproduttiva.
La Passera lagia non è inserita nella Lista Rossa Nazionale. Risulta tra le specie non cacciabili ai sensi della legislazione
venatoria (157/92).
Semaforo
La contrazione di areale e la parallela diminuzione numerica di alcune popolazioni – come quella piemontese e laziale –
disegnano un quadro non positivo per la specie nel nostro Paese. Nell’Italia centrale, in particolare – ove sono molteplici
le lacune conoscitive – la Passera lagia è tra le specie ad aver conosciuto i decrementi più importanti negli ultimi
decenni.
Fattore
Stato di salute
Stato di conservazione
Range*
In contrazione
Inadeguato
Popolazione
In calo
Cattivo
Habitat della specie
In parziale diminuzione
Inadeguato
Complessivo
Cattivo
*Variazione della popolazione negli anni
Canto
Acuto e penetrante, il canto della Passera lagia somiglia ad un rapido e accelerato “cigolio”, peraltro non difficile da
udire presso i casolari e gli edifici diroccati dove ama costruire il nido, ai margini dei villaggi montani…
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