Disporre di uno Scopo come sistema che crea e

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Disporre di uno Scopo come sistema che crea e sostiene Salute e Benessere
Fare volontariato, praticare una religione, curare animali etc. allunga la vita.
Fare volontariato e non farlo fa una differenza del 60% di mortalità in meno
Chi fa supporto sociale ha una mortalità del 50% inferiore di chi non lo fa e non lo riceve
Ipertesi che curano animali hanno una pressione inferiore ed una vita più lunga di ipertesi che non
lo fanno. Lo scopo è un importante predittore di salute fisica e mentale.
Cos’è lo scopo?
È una aspirazione di vita centrale ed auto organizzata che stimola ed orienta le mete, controlla i
comportamenti, procura un senso di significato. Lo scopo orienta gli obiettivi e le decisioni
quotidiane, controllando l’uso delle risorse personali. Invece di gestire il comportamento, lo scopo
offre una direzione, proprio come una bussola. Perciò seguire la tale direzione è opzionale. Vivere
in linea col proprio scopo offre una sorgente di significato durante il perseguimento e il
conseguimento degli obiettivi. Inoltre, lo scopo è qualcosa che s’intreccia con l’identità e la
personalità, quale tema centrale.
Lo scopo di questo lavoro è di fornire una più completa spiegazione di un meccanismo che provoca
longevità, salute e benessere, e che rimane relativamente negletto nella ricerca.
Diversamente da altri meccanismi che sono riconosciuti come importanti fattori di salute e
longevità, (relazioni supportive – affettività positiva – ottimismo e speranza – occupazioni auto
determinate), lo scopo dipende dall’esistenza di un meccanismo che fa fare alla gente sforzi in
direzione di qualcosa (comportamento appetitivo). Si presume che la presenza di uno scopo
conduca ad una persistenza maggiore, rispetto altri meccanismi, perché un’aspirazione vitale
centrale e auto organizzativa risuona attraverso il tempo ed i diversi contesti.
Distinguere lo Scopo dalla Religiosità e dal Significato
Il concetto di Scopo esiste sia nella letteratura laica delle scienze sociali come anche nel campo
religioso o del significato. In comune, tra queste diverse prospettive c’è la personal agency (azione
di comportamento e di attribuzione) considerata centrale come lo Scopo. Tale prospettiva differisce
in diverse maniere dalla Scopo.
1. lo scopo non è ritenuto essenziale per il benessere. La personal agency è un determinante
essenziale della salute psico fisica che può essere cambiata (logoterapia per es.). La fede
religiosa è vista nello stesso modo. Una persona può essere sana per fattori genetici che
nulla hanno a che vedere con scopo o personal agency
2. la fede non è necessaria per lo scopo. Lo scopo, nel senso spirituale, è un risultato della fede.
Lo scopo può provenire da altre basi come la volontà divina
3. lo scopo può fornire un senso di significato non sempre facilmente riconosciuto ed
articolato. Le automisurazioni possono mancare ciò che definiamo scopo perché spesso la
gente definisce il proprio comportamento come dotato di scopo
4. lo scopo non necessariamente è disponibile per ciascuno. Ci sono differenze individuali
(cognitive ad es.) che limitano la formazione di uno scopo. Una persona con difficoltà a
ritenere dei concetti può travare difficile generare il proprio scopo perché tale operazione
richiede introspezione, insight e programmazione.
5. lo scopo non è un mero prodotto di speranza, significato o personal agency. Il significato
non sempre conduce ad uno scopo; piuttosto il significato può probabilmente condurre allo
sviluppo di uno scopo. Una volta che lo scopo è stato stabilito è esso a sviluppare significato
Scopo e significato hanno una relazione bidirezionale. Quando gli approcci fideistici o centrati sul
significato vanno oltre l’interpretazione della realtà, alla pianificazione esplicitamente motivata
dalla consapevolezza, essi incominciano a offrire ciò che riconosciamo come scopo.
Lo scopo condivide molti percorsi con gli altri approcci, inclusa la personal agency, priorità
comportamentale, fissare obiettivi.
Distinguere lo scopo dagli obiettivi
Gli obiettivi sono più precisi nella loro influenza sui comportamenti prossimali. Gli obiettivi
focalizzano su un fine definito cognitivamente e servono a guidare il comportamento verso o
lontano da tale fine. Lo scopo fornisce una più ampia cornice motivazionale che stimola la
definizione d’obiettivi e influenza il comportamento. Lo scopo non ha bisogno di un preciso
obiettivo per eserre determinato. Ma esso può motivare la persona ad essere orientata verso un
obiettivo. L’obiettivo non ha l’influsso gerarchico dello scopo. L’obiettivo pretende risultati. Lo
scopo ricerca valori non necessariamente definiti da risultati.
L’obiettivo può essere una struttura organizzativa per altri sotto obiettivi. Similarmente lo scopo
stimola molti e più consistenti obittivi. Da tale prospettiva si potrebbe arguire che lo scopo sia un
obiettivo sovra ordinato che stimola obiettivi sotto ordinati gerarchicamente.
Nella nostra prospettiva lo scopo espunge obiettivi di altro livello. Una volta che una persona ha
soddisfatto un obiettivo d’alto rango altri obiettivi coerenti con lo scopo possono diventare rilevanti
e stimolare la produzione di obiettivi di rango inferiore consistenti con lo scopo. Così lo scopo
diventa il manager degli obiettivi di livello superiore.
Gli obiettivi d’alto e basso rango provengono comunque da uno scopo. Chi ha raggiunto uno scopo
nella vita ci si aspetta che senza interruzione si muova di obiettivo in obiettivo o persegua diversi
obiettivi simultaneamente. Diversamente, un apersona che non ha uno scopo, una volta che abbia
conseguito un obiettivo può trovare difficoltà a darsene un altro.
Secondo alcuni gli obiettivi danno un senso di significato e di scopo alla vita. Secondo noi lo scopo
lavora nel senso opposto di causalità gnerando strutture di obiettivi ben formate ed organizzate.
Avere un obiettivo non implica avere uno scopo. La gente può avere un’ampia gerarchia di
obiettivi; tale gerarchia non significa che la gente abbia uno scopo. In un dato momento, obiettivi
che siano elevati nella gerarchia offronto un indicatore temporaneo dell’identità dell’individuo.
Comprendere la totalità di una persona o ciò che la motiva a fare ciò che fa nel tempo e nei diversi
contesti richiede un costrutto di livello più elevato. Lo scopo si colloca al più elevato livello
d’analisi e di centralità nell’identità di una persona. Lo stesso non può essere detto per gli obiettivi.
La nostra prospettiva è affine ai modelli di congruenza comportamentale della personalità, i quali
suggeriscono che le persone derivino il massimo di esperienza positiva quando partecipano ad
attività congrue con le proprie abitudini e predisposizioni. Ed il contrario. Noi pensiamo che il
nostro modello sia un’estensione di questo lavoro, postulando un fattore latente che incrementa
forza e consistenza della coerenza comportamentale.
Altre classificazioni. Tre dimensioni dello scopo.
Finora la discussione suggerisce che lo scopo sia bidimensionale (c’è o non c’è) invece lo scopo
giace lungo un continuum tridimensionale: PORTATA/POTENZIALITA/CONSAPEVOLEZZA
La portata si riferisce a quanto ampia sia l’ingerenza dello scopo nella vita di una persona. Uno
scopo che sia così centrale da influenzare tutte le azioni, pensieri ed emozioni, dev’essere
considerato di ampia portata. La portata determina l’ampiezza in cui lo scopo influenza le azioni nei
differenti contesti. Uno scopo con un’ampia portata dovrebbe essere meno organizzato ma dotato di
una più ampia influenza sui comportamenti nei divesi contesti.
Potenzialità potrebbe esssere descritta come la tendenza a influenzare le azioni pensieri e sentimenti
nel dominio che sia rilevante per lo scopo. Uno scopo potente è quello con la maggiore capacità
d’influenzare i comportamenti scopo correlati. Portata e potenzialità determinano quanto lo scopo
influenzi la longevità, salute e benessere. Uno scopo caratterizzato da un’ampia portata e da un
intensa forza deve avere un effetto più pronunciato su tali effetti. Un ampio e forte scopo migliora
anche la resilienza dell’individuo.
La Consapevolezza misura l’estensione in cui un soggetto conosce e può articolare il suo scopo.
Portata e forza dello scopo influenzano la consapevolezza. Comportamenti coerenti con uno scopo
possono essere attivati al di fuori della consapevolezza di una persona.
Portata e forza correlano con consapevolezza in modi espliciti e sottili. Noi sospettiamo che la gente
con uno scopo grande possiede un vasto reticolo di memorie, emozioni e comportamenti. Tale
processo rappressenta la componente cognitiva dell’architettura. Le memorie integrate in tale rete,
includono un ampia serie di indizi interni ed esterni correlati alla scopo, obiettivi intermedi derivati,
comportamenti d’implementazione di tali obiettivi, pensieri e sentimenti interiori correlati con lo
scopo, significati associati a ciascuno di tali elementi. Quando qualcuno di tali elementi s’attiva, il
resto della rete può attivarsi. Portata e Forza correlano con la consapevolezza, influenzando il carico
cognitivo. La consapevolezza diminuisce il carico cognitivo integrando motivazione e
comportamento nella struttura architettonica cognitiva. Non intendiamo dire che l’integrazione sia
completa e sia quindi un’abitudine, ma che la consapevolezza consente una vasta interconnessione
di tendenze comportamentali correlate, contesto sensitive. Le connessioni sono stocastiche più che
deterministiche, permettendo così alle persone di passare tra diverse tendenze comportamentali con
relativa facilità. Quando una persona non è consapevole di uno scopo ma ancora influenzata da
esso, c’è un maggiore carico cognitivo ed un’allocazione delle risorse meno efficiente. La persona
ha bisogno di più tempo e sforzo per scegliere il giusto comportamento nei diversi contesti. Se una
persona è consapevole lo sforzo è minore. Inoltre la consapevolezza influenza la flessibilità
comportamentale e una migliore allocazione delle risorse.
La consapevolezza può inoltre rinforzare la connessione tra scopo e benessere.
Inseguire molti scopi
Una persona può avere scopi multipli ed indipendenti. Fino ad un certo punto può essere utile ma
oltre avere molti scopi può ridurre le risorse a disposizione di ciascuno. Avere un solo scopo può
essere disarmante quando le difficoltà sono insuperabili. Avere scopi differenti per ogni distinto
dominio può consentirgli di spostarsi su un altro obiettivo se il principale è impedito. Comunque,
troppi scopi può condurre a passaggi trippo frequenti senza alla fine conseguire risultati. La
diluizione degli scopi può ridurre i benefici che attribuiamo agli scopi. Il problema in questi casi è
di una sostenibilità bilanciata dalla spinta di un’allocazione efficiente delle risorse.
Valori giudizi e scopi
Riteniamo che sia ben poco utile designare uno scopo senza definire le condizioni sociali che ne
permettano la ralizzazione. Uno scopo allineato con valori sociali ben definiti, tende a produrre
obiettivi intermedi che divntano più facili da raggiungere nel tempo. Benché ci possano essere
conflitti intermittenti con forze esterne, i progressi obiettivo correlati e i risultati sono generalmente
facilitati e premiati dalla società. In cotrasto, scopi distanti dai valori sociali producono obiettivi
intermedi che diventano sempre più difficili da conseguire, perché le forze sociali contrastano quei
risultati.le violazioni cluturali e le sanzioni peggiorano di obiettivo in obiettivo. Lo scopo di una
persona può non essere socialmente accettabile, ma ci si aspetta risultati differenti nel tempo per
scopi che contrastano le norme sociali.
La scienza dello Scopo
Lo Scopo in Psicologia Sociale
Confrontando lo scopo con la teoria dell’auto determinazione TAD, e con la teoria della gestione
del terrore TGT, forniamo un argomento a favore della validità incrementale. TAD suggerisce che
soddisfare sentimenti d’autonomia, competenza e relazione sia essenziale per lo sviluppo personale
e l’incremento del benessere psicologico. Inoltre, TAD aiuta a comprendere perché gli sforzi
personali possano avere esiti diversi sul benessere. I benefici dello sforzo possono essere
compromessi quando la persona si sente controllata da pressioni interne od esterne (colpa, desideri
dei caregivers) o non supportata. A dispetto della potenziale sovrapposizione tra scopo e TAD non
pensiamo che lo scopo sia riducibile a indicatori espliciti di benessere. Lavorare nella direzione di
sforzi conguenti con valori centrali è stato visto essere il miglior itinerario verso il benessere.
Quando gli sforzi sono scelti in autonomia e ben integrati con i valori personali o con i tratti di
personalità, le opportunità di benefici sostanziali aumentano. Quando gli sforzi derivano da
aspirazioni centrali e diventano l’identità di una persona e si manifestano nei comportamenti
quotidiani allora TAD si avvicina al nostro concetto di scopo.
Molti ricercatori TAD si riferiscono a “sforzi self-concordanti” come il miglior substrato per
inseguire le aspirazioni di vita desiderate. Gli “sforzi self-concordanti” sono definiti come
l’estensione cui la gente si dedica al set dei propri obiettivi personali con interesse intrinseco e
congruenza identitaria, piuttosto che con paura o pressionei esterne. Da questa definizione
operazionale si assume che questi sforzi siano legati a interessi e valori centrali per la persona.
Comunque questo assunto non è stato studiato o misurato. Piuttosto s’è studiata la misura in cui gli
sforzi sono motivati intrinsecamente ed auto determinati. Comunque riteniamo che lo scopo sia
caratterizzato dalla sua centralità nei valori e nell’identità. A nostro modo di vedere tutte le variabili
dello scopo sono self concordanti ma molti sforzi self concordanti non riflettono uno scopo.
TGT da un diverso sostrato motivazionale che si focalizza sull’inevitabilità della morte. Il
confrontarsi con questa minaccia esistenziale conduce all’indulgenza nelle idee simboli e
comportamenti allo scopo di proteggersi dall’ansia. In tale modello la gente sviluppa ed insegue
obiettivi, significati ed opportunità di crescita per evitare l’ansia morte correlata. Quando la
minaccia di morte cresce la gente si adatta a visioni culturali più sicure. Questa teoria è stata
criticata fortemente.
È difficile discutere l’importanza della sopravvivenza come fattore motivazionale fondamentale.
Eppure, suggerire che tutte le altre motivazioni sorgono dall’evitamento di tale ansietà può condurre
troppo lontano. La gente si focalizza su altre questioni quando prova ansietà. La risposta oscilla tra
accettazione ed evitamento. È difficile che gli umani esibiscano una corrente continua di
consapevolezza inconscia della mortalità a guidare il comportamento quotidiano. Sulla base del
fatto che l’evitamento e l’avvicinamento sono motivazioni indipendenti a livello psicologico sociale
e biologico, i sostenitori del TGT concludono che l’evitamento dell’ansietà non può spiegare i
processi orientati alla crescita, lo scopo e benessere. Recenti studi evidenziano che certe persone
molto consapevoli non mostrano tali reazioni difensive all’idea della morte, così la teoria TGT è
meno rilevante in tale quota di persone.
Lo scopo non è perciò riducibile alla TAD ed alla TGT. Lo sviluppo e il perseguimento dello scopo
può certo essere ifluenzato da elementi presenti nelle due teorie ma fin quando le evidenze non
suggeriranno diversamente, noi sosteniamo l’equifinalità. Lo scopo può essere il risultato finale di
numerose motivazioni e percorsi di sviluppo. Lo scopo non è riducibile ad altri simgoli motori come
i bisogni. L’inclusione di soggetti dotati di scopo come variabile esplicativa di azioni particolari è
vista meglio come un complemento nella struttura gerarchica della personalità.
Infine, noi sosteniamo che lo scopo offre un contributo incrementale sia a TGT che TAD. TAD e
TGT probabilmente offrono migliori predizioni a breve termine. Le predizioni prossimali comunque
possono essere spiegate dallo scopo se sono note tutte le contingenze. Lo scopo può essere una
prospettiva più ampia che s’aggiunge alle previsioni di come un soggetto vedrà la sua vita nel più
ampio contesto possibile.
Scopo in evoluzione
La ricerca scientifica può essere ampliata nella teoria evoluzionista ove il lavoro di efficiente
allocazione delle risorse offre un semplice meccanismo esplicativo per la longevità. L’allocazione
delle risorse implica la distribuzione di risorse scarse a processi importanti. Gli organismi
prosperano quando s’adattano alle condizioni ambientali e periscono quando falliscono
nell’adattamento. L’allocazione delle risorse serve come meccanismo d’adattamento. Lo scopo può
probabilmente fornire la foza determinante per realizzarla. La gente che vive per uno scopo tende a
spostare le risorse seguendo i bisogni principali. Coloro che hanno l’abilità di usare le risorse con
efficienza, tendono ad essere maggiormente adattivi. Ed ahhno una longevità migliore. La gente
motivata da uno scopo ha bisogno di essere un più efficiente allocatore di risorse e perciò evita le
condizioni ambientali che inibiscono i comportamenti condizionati da uno scopo. L’allocatore
efficiente sposta l’energia, nel senso più ampio del termine, lontano dagli ostacoli, verso soluzioni
alternative.
Scopo nell’economia comportamentista
L’ottima allocazione delle risorse potrebbe essere una manifestazione di comportamento
economico. Tramite il processo appetitivo dello scopo un soggetto potrebbe diventare un migliore
allocatore di risorse. Tale efficienza potrebbe essere non solo un meccanismo biologico o
fisiologico, ma piuttosto un processo sovraordinato che governa molti aspetti del comportamento
come quello economico.
Un’efficiente allocazione delle risorse da un punto di vista economico potrebbe affiancare la teoria
di David Ricardo (1817). La teoria dei vantaggi comparati è stata concepita suoi concetti essenziali
dall'economista inglese David Ricardo e si inserisce nel contesto delle teorie riguardanti il
commercio internazionale. L'assunto su cui si basa è che un paese tenderà a specializzarsi nella
produzione del bene su cui ha un vantaggio comparato (cioè la cui produzione ha un costo
opportunità, in termini di altri beni, minore che negli altri paesi). La teoria si applica all’individuo
come alle nazioni. La gente motivata dallo scopo deve agire in modi che siano efficienti allocazione
di risorse. Cioè quella gente prenderà la parte del compito in cui è più efficiente e delegherà ad altri
ciò che sarà fatto meglio da altri. Lo scopo, perciò potrebbe essere per un manager il più potente
strumento per indurre le persone a dare del proprio meglio. Secondo la teoria di Ricardo l’efficienza
potrebbe essere il più importante indicatore di un vivere con uno scopo. L’economia amplia la
portata dell’efficienza oltre il contesto evolutivo, fino nell’ambito dei comportamenti quotidiani.
Scopo in psiconeuroimmunologia
La migliore allocazione delle risorse può anche essere pertinente nell’immunologia. Lo scopo
tampona gli eventi stressanti. La letteratura PNEI suggerisce che lo stress cronico riduce la funzione
immunitaria. Lo stress cronico in assenza di senso e di controllo fa anche peggio.
Scopo ed Emozione
Chi persegue uno scopo può incontrare ostacoli. In tali circostanze, rimanendo focalizzate sul
compito, la riflessione su come superarli porta al successo. Mentre l’instabilità emotiva ostacola il
perseguimento di obiettivi. L’espressione “in stato di grazia sotto pressione” rende l’idea. I soldati
in battaglia che rimangono calmi perché maggiormente concentratai sull’obiettivo, sopravvivono
meglio.
Lo scopo può tamponare l’impatto dello stress estremo in termini di
resilienza o sveltire la guarigione?
La struttura cognitiva sul mondo è disarticolata dai traumi. Di conseguenza si lavora per ricostruire
tale visione del mondo. Diversamente da decenni di ricerca dimostranti che i sopravissuti
manifestano seri problemi, Bonanno 2005 ha dimostrato che la resilienza tende ad essere la più
comune traiettoria degli eventi traumatici. La resilienza si caratterizza per una minore reazione di
stress seguita da un rapido ripristino del normale funzionamento.
Quali sono gli ingredienti della resilienza e tali ingredienti possono essere instillati per migliorare
l’adattabilità? Lo scopo può essere tale ingrediente ma c’è dell’altro. Pare che l’accesso flessibile ad
un ampio set di strumenti auto regolatori sia predittivo della R.
Tuttavia la ricerca non sa spiegare i risultati osservati da Bonanno.
Conseguenze del vivere con uno scopo
Salute psicofisica quale risultato direttamente influenzata dallo Scopo è l’aspirazione del nostro
lavoro. Tuttavia non ci sono evidenze che direttamente possano sostenere tale ipotesi. Discuteremo
invece delle evidenze che indirettamente sotengono l’assunto.
Lo scopo deve influenzare il sistema immunitario, i livelli d’energia, e l’ottimismo. Tali aspettative
ci conducono a predire che lo scopo abbia dirette influenze sulla salute psico fisica. La salute fisica
emergerebbe non solo dal sistema immunitario ma anche da uno stile di vita più sano ed attivo.
La salute mentale proverrebbe dal tampone rappresentato dallo scopo nei confronti delle esperienze
avverse.
La salute mentale è concepita come il bilancio di due funzioni. Una dimensione determinata da
problemi dannosi ed una determinata da esperienze positive ed arricchenti. Vivere pienamente
rifletterebbe un basso livello di negative ed un alto livello di funzioni positive. Con tale prospettiva,
lo scopo potrebbe dare un ampio range di effetti positivi. Lo scopo conduce all’esercizio delle
potenzialità come giustizia e coraggio che richiedono la sfida di situazioni, di norme e di altre
persone. Questi stress possono richiedere, normalmente, momenti di pausa e di recupero. Ma non
per le persone che hanno uno scopo. Lo scopo dà motivazione, e fa lavorare senza fatica, e da il
tono dell’umore necessario per raggiungerlo. Ingaggiare un’attività auto determinata come vivere
una vita con scopo, può aumentare la resistenza durante attività che minano la salute mentale e
fisica e sostenerne la vitalità dopo.
Elementi essenziali dello Scopo
1. Lo scopo stimola la congruenza comportamentale, serve da forza motivazionale nel superare
gli ostacoli e nel ricercare significati alternativi, nel mantenere il focus sull’obiettivo, a
dispetto dei cambiamenti ambientali.
2. Lo scopo genera appetitivamente comportamenti motivati.
3. Lo scopo stimola la flessibilità psicologica.
4. Lo scopo rinforza l’allocazione efficiente delle risorsee conduce ad attività più produttive.
5. Lo scopo implica un più elevato livello di lavoro cognitivo corticale. La ragione per la quale
enfatizziamo rale punto è per distinguere lo scopo dalla motivazione primaria come cibo,
sicurezza, piacere.
Chi trova lo scopo in tali livelli motivazionali non rientra nella definizione che noi diamo di coloro
che vivono con uno scopo. L’assenza di un vero scopo in individui che per altro funzionano
benissimo mossi dai livelli motivazionali più bassi spiega l’aumento della prevalenza di
depressione, sentimenti di vuoto, e suicidio.
Questi cinque requisiti potrebbero essere pensati come necessari ma nessuno di essi sarebbe
sufficiente per indicare la presenza di uno scopo. Cioè, se qualche ingrediente essenziale manca
allora lo scopo potrebbe non esserci. Anche con tutti e quattro non significherebbe che lo scopo sia
presente.
Riassunto e sintesi
Chi ha uno scopo deve comportarsi in maniere congruente con esso. Lo scopo influenza decisioni
vocazionali e avocazionali durante tutta la vita. La creazione di mete coerenti con uno scopo
consente di distingyere tra scopi veri ed illusori.
Lo scopo crea maggiore flessibilità psicologica il che conduce alle seguenti ipotesi:
1. chi segue uno scopo dev’esere meno prono a comportamenti di evitament come la
procrastinazione rispetto chi segue un mero obiettivo
2. lo scopo motiva a persistere piuttosto che rinunciare al cospetto di difficoltà
3. lo scopo è la variabile che differenzia quelli che rispondono ad eventi traumatici in modi
flessibili da quelli che rispondono in modi che generano stress e disfunzione
Lo scopo genera una migliore allocazione delle risorse che conduce alle seguenti ipotesi:
1. lo scopo aumenta la capacità di reagire attraverso una migliore allocazione delle risorse
2. il periodo refrattario successivo ad uno stress dev’esse più breve per chi dispone di uno
scopo
3. chi vive per uno scopo è meno soggetto a malattie e a minori sintomi quuando ammalato
Lo scopo conduce a un minore livello distress e ad un maggiore livello di soddisfazione: che
conduce alle seguenti ipotesi da verificare:
1. stress e gratificazione sono determinati dal livello di congruenza tra lo scopo e le
opportunità di soddisfarlo
2. lo scopo tampona le sofferenze psichiche e fisiche
3. una vita piena di scopo da benefici durevoli
Lo scopo ha caratteristiche definite che conducono alle seguenti ipotesi:
1. intelligenza generale, capacità introspettive, competenza percepita, e l’auto determinazione
percepita influenza la capacità della gente di disporre di uno scopo chiaramente definito.
2. i valori sociali influenzano la difficoltà di conseguire mete intermedie scopo correlate
3. la gente consapevole delle proprie capacità e che può darsi uno scopo, soffrirà più di coloro
che sono anche incapaci di formulare o perdere la consapevolezza dell’importanza di uno
scopo
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