Effetti della migrazione sui Paesi d`accoglienza, segnatamente sulla

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Effetti della migrazione sui Paesi d'accoglienza, segnatamente sulla Svizzera
Edward G. Ravenstein, uno dei primi ricercatori che si occuparono di migrazioni, alla fine del
19° secolo formulava la tesi seguente:
"Migrazione significa vita e progresso; una
popolazione sedentaria è invece indice di
stagnazione."
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parere di Ravenstein?
Se gettiamo uno sguardo sullo sviluppo economico della Svizzera, vi è concretamente la
tentazione di approvare totalmente l'affermazione di Ravenstein. In effetti la Svizzera deve in
gran parte il proprio progresso economico nell'ambito del commercio, delle banche e
dell'industria alla circostanza che persone provenienti da altri Paesi e dotate di grande spirito
d'iniziativa si trasferirono in Svizzera fondandovi successivamente le proprie imprese.
Prendiamo l'esempio di Henri Nestlé, fondatore della multinazionale Nestlé con sede a
Vevey o Charles Brown e Walter Boveri, immigrati dall'Inghilterra e dalla Germania per
fondare a Baden la fabbrica di macchine, a suo tempo nota con il nome BBC, e ora
denominata ABB. Questo afflusso di persone dotate di intelligenza e di idee innovative nel
nostro Paese o in altri Paesi industrializzati continua ancora oggi ed è pure diventato un
fattore indispensabile per aziende che funzionano a livello globale. I Paesi d'accoglienza
sono quindi i maggiori e i veri beneficiari di questo Braindrains, del quale soffrono invece i
Paesi di emigrazione.
L'industrializzazione non necessitava tuttavia soltanto di pensatori e capitani d'industria,
bensì anche di forza lavoro. In Svizzera con l'ampliamento della ferrovia furono costruite
parecchie gallerie: la galleria del Gottardo (terminata nel 1882), la galleria del Sempione
(1906) nonché la galleria del Lötschberg (1913). Più tardi, in particolare per la costruzione
della rete autostradale e nelle fabbriche, è stato necessario ricorrere a un gran numero di
lavoratori. La Svizzera divenne dunque il Paese d'accoglienza di molti cittadini stranieri - a
quel momento soprattutto italiani - senza i quali non sarebbe stato possibile realizzare gli
imponenti lavori d'ingegneria civile e gestire gli impianti industriali. Ancora oggi molti rami
dell'economia - per esempio la ristorazione e l'industria alberghiera, aziende industriali di
trasformazione o l'edilizia - dipendono in larga misura dalla mano d'opera straniera. Sono
inoltre numerosi gli stranieri che oggi lavorano nel settore medico-ospedaliero o che
occupano posti importanti a livello manageriale. Può anche accadere che determinati
progetti siano affidati ad imprese specializzate all’estero che offrono condizioni più
vantaggiose.
In Svizzera o in altri Paesi tradizionalmente d'accoglienza per gli immigrati non sono tuttavia
giunti soltanto lavoratori. Sono giunte persone con un diverso background culturale, che
hanno portato con se le loro tradizioni, abitudini, religioni e idee. I Paesi d'accoglienza non ne
hanno pertanto ricavato soltanto benefici economici ma anche socioculturali.
Web giovani : Ufficio federale della migrazione :: http://www.jugendweb.asyl.admin.ch
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Nel capitolo "Rifugiati in Svizzera" troverai alcuni
esempi a tal proposito.
La nuova molteplicità culturale si manifestava soprattutto nell'ambito della gastronomia:
italiani e croati non volevano cibarsi di "Bratwurst" e "Rösti", essi avevano voglia di mangiare
pizza o schaschlik. Conseguentemente nacquero nuovi ristoranti, nuovi negozi, centri
culturali. Anche il signor e la signora Schweizer si abituarono rapidamente a queste nuove
proposte gastronomiche; a un tratto veniva considerato "in" cenare "Da Carlo" invece che al
solito "Bären". Con più riserbo reagirono, e reagiscono ancora, molti indigeni quando, per
esempio, i mussulmani (richiamandosi alla libertà di culto che vige in Svizzera) chiedono di
poter edificare una moschea. Poco entusiasmo suscita generalmente pure la circostanza che
in alcune classi sono presenti in egual misura allievi stranieri e allievi con il passaporto
svizzero. I Paesi d'accoglienza degli emigrati devono dunque affrontare e ridurre eventuali
tensioni, che possono insorgere quando convivono persone con origini differenti, con misure
adeguate, segnatamente nell'ambito dell'integrazione. In caso contrario può diffondersi il
fenomeno del razzismo. Il tema è estremamente controverso, mentre per gli uni muoversi in
una società multietnica, come per esempio nella piccola Basilea ("Piccola Istanbul") è
estremamente allettante, per gli altri questa "perdita della Patria" costituisce una minaccia.
Dove pensi di situarti personalmente?
In particolare nei Paesi industrializzati d'accoglienza dell'Europa si è rapidamente costituita
un'opposizione politica all'immigrazione, mentre Paesi tradizionalmente d'immigrazione,
come gli Usa o il Canada, hanno assunto a tal riguardo per lungo tempo posizioni ben più
tolleranti. In Svizzera, già prima della Prima Guerra Mondiale, era nata una certa
opposizione contro un ulteriore aumento della popolazione straniera residente nel nostro
Paese. Numerosi gruppi e partiti si consacrarono alla lotta contro l'inforestieramento
contrassegnando in tal modo la politica nei confronti degli stranieri. L'iniziativa in tale ambito
probabilmente ancora oggi più nota fu la cosiddetta Iniziativa Scharzenbach, che chiedeva
una drastica riduzione della popolazione straniera in Svizzera e che fu respinta di misura nel
1970. Quando nel corso degli anni Ottanta iniziò a crescere il numero delle domande d'asilo
e il Consiglio federale nel 1986 istituì il Delegato ai rifugiati, che poi divenne l’Ufficio federale
della migrazione e oggi è denominato Ufficio federale della migrazione, la discussione
politica si distolse temporaneamente dalla politica degli stranieri, al centro dell'interesse
politico avanzò la problematica dell'asilo. Negli anni Novanta si tornò a discutere della
questione di quanti stranieri la Svizzera potesse accogliere. L'accento veniva in questo caso
posto - è viene tuttora posto - sulla politica nei confronti dell'Europa e segnatamente sugli
effetti che la libera circolazione delle persone negoziata con l'Unione europea (UE) avrà sulla
Svizzera.
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