13 “Sopportare pazientemente le persone moleste” 1. Papa Francesco Il 16 novembre 2016 Papa Francesco dedica la catechesi a quest’opera di misericordia. Esordisce così: “Siamo tutti molto bravi nell’identificare una presenza che può dare fastidio: succede quando incontriamo qualcuno per la strada, o quando riceviamo una telefonata... Subito pensiamo: “Per quanto tempo dovrò sentire le lamentele, le chiacchiere, le richieste o le vanterie di questa persona?”. Succede anche, a volte, che le persone fastidiose sono quelle più vicine a noi: tra i parenti c’è sempre qualcuno; sul posto di lavoro non mancano; e neppure nel tempo libero ne siamo esenti. Che cosa dobbiamo fare con le persone moleste? Ma anche noi tante volte siamo molesti agli altri”. Chiediamo allo Spirito Santo di riempierci di luce e di amore, ci prenda per mano, scaldi il nostro cuore per immergerci nella Parola di Dio, nella Verità tutta intera, in Gesù, il Misericordioso. Mettiamoci in silenzio ed entriamo in contatto con Gesù, che è qui, e meditiamo: Sopportare pazientemente le persone moleste con Colossesi 3, 12-17. 2. Ascoltiamo la Parola Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre. 3. Approfondiamo un po’ Dell’Apostolo Paolo conosciamo, come canoniche, tredici lettere scritte a varie comunità da lui fondate o accompagnate pastoralmente. Un suo discepolo, Epafra (Col 1,7; 4,12; Fm 23) portò il vangelo a Laodicea, a Gerapoli e anche a Colosse, una cittadina poco importante non lontana da Efeso, nella zona ovest dell’attuale Turchia, sul mar Egeo. A Colosse la comunità, che si era andata sviluppando, si radunava nella casa di Appia e Filemone (col figlio, Archippo), una famiglia cristiana benestante che disponeva di vari schiavi, tra cui Onesimo (fuggito a Roma, dove incontra Paolo e si converte, e da lui viene rimandato al suo padrone. - vedi lettera a Filemone). A Colosse, “alcuni Giudei convertiti alla fede in Cristo cercavano di introdurre tra i cristiani idee che non erano in sintonia con il vangelo annunciato da Paolo e dagli altri apostoli. Pretendevano, infatti, di imporre ai cristiani l'osservanza della Legge mosaica, per avere la salvezza. Inoltre diffondevano strane teorie sugli spiriti celesti, immaginati come potenze cosmiche e astrali, che si ponevano come intermediari tra l'uomo e Dio, ai quali era necessario rendere un culto per propiziarseli. Gesù Cristo si riduceva a uno di questi intermediari. In tale situazione, Epafra ricorse a Paolo, allora in prigione a Roma, affinché intervenisse a chiarire la fede cristiana. Nella sua lettera (scritta intorno all’anno 61), Paolo afferma il primato assoluto di Cristo, Figlio di Dio, su tutto l’universo e su tutte le creature. In lui è presente la divinità in tutta la sua pienezza e nella Chiesa, che forma un corpo di cui egli è il Capo, Cristo esercita pienamente il suo potere salvifico. Non vi sono altri esseri cui si debba offrire un culto, né le norme mosaiche sono indispensabili alla salvezza…”. (cf La Bibbia, Via Verità e vita, pg 2439) La lettera è divisa in due parti. L’inizio riporta “uno splendido Inno cristologico (1, 15-20) che mostra come la fede della Chiesa in Cristo fosse giunta a formulazioni teologicamente precise. In esso si nominano Troni, Dominazioni ..., cioè quelle categorie di esseri celesti immaginate dai falsi maestri: Paolo afferma che, di qualunque entità si tratti, sono sempre esseri creati, mentre il Figlio di Dio è «primogenito» di tutta la creazione, quindi domina su tutto e ha un primato assoluto. Dopo aver collocato nella giusta luce il Cristo (1,1-2,23), Paolo dà suggerimenti e consigli pratici per vivere sulla parola e sull'esempio di Cristo glorioso, cercando le cose di lassù (3, 1-25), a cui è destinato il cristiano”. (id) In questo contesto si inserisce il brano scelto per una riflessione sull’opera di misericordia Sopportare pazientemente le persone moleste, in quanto suggerisce di sopportarsi a vicenda “se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro”. 1 4. Incontriamo dal vivo Gesù vivo Accolgo un invito forte e chiaro: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). È di Gesù il Misericordioso. Voglio mettermi davanti ad una croce, con gli occhi fissi sul cuore trafitto di Gesù. E rivivo la sua vita, i terribili momenti della crudele passione e morte, le difficili relazioni con Scribi e Farisei, gli anni non facili accanto ai Dodici… E adoro, ringrazio, ed anche imparo. Poi voglio fermarmi davanti al tabernacolo: quanta “sopportazione” verso chi viene a visitare. I turisti attenti a tutt’altro, chi va in chiesa senza fermarsi davanti al tabernacolo, gli stessi preti poco attenti a così speciale presenza… Quanta sopportazione. Gesù, ti guardo, penso e imparo dal tuo silenzio, dalla tua fiducia… * “Rivestitevi di sentimenti di tenerezza…” “Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità… Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto” (3,12.14). Noi cristiani siamo stati portati al fonte battesimale e immersi nelle acque salutari che ci hanno trasformati in figli adottivi di Dio, e perciò resi pienamente santi, a lui graditi, perché da sempre amati e attesi. Afferma il Concilio: “I seguaci di Cristo, chiamati da Dio, non a titolo delle loro opere, ma a titolo del suo disegno e della grazia, giustificati in Gesù nostro Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l'aiuto di Dio, mantenere e perfezionare con la loro vita la santità che hanno ricevuto. Li ammonisce l'Apostolo che vivano «come si conviene a santi» (Ef 5,3), si rivestano «come si conviene a eletti di Dio, santi e prediletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di dolcezza e di pazienza» (Col 3,12) e portino i frutti dello Spirito per la loro santificazione (cfr. Gal 5,22; Rm 6,22)” (Lumen Gentium, 40). E nella lettera ai Filippesi raccomanda: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (2,5). Dunque la vocazione fondamentale per noi cristiani è la santità, dono di Dio nel Battesimo, che ci chiede di perfezionarci nella carità (che riunisce perfettamente tutte le virtù), ispirandoci al modello Cristo. In lui è il fondamento, l’ispirazione e la forza della santità per ogni stato di vita. Anche per me! Santi per vocazione, dono di Dio e impegno nel nostro quotidiano, incamminati sulle orme di Cristo Gesù. Che idea ho della santità per la mia vita? Cosa mi impedisce di pensare sul serio a questa vocazione fondamentale? * “La parola di Cristo abiti tra voi” Paolo, quasi a rispondere ad una domanda che ci facciamo (“Da dove incominciare per rispondere concretamente a questa vocazione alla santità?”), esprime un consiglio fondamentale: “La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza” (3,16). Abbiamo davanti l’esempio di Maria, che “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19.51); più beata “perché ascolta la parola di Dio e la osserva” (Lc 11,28). Gesù del resto invita alla saggezza quando suggerisce di costruire la propria vita sulla salda roccia della parola di Dio, ascoltata e messa in pratica con perseveranza (cf Mt 7,24-25). Solo così si diventa veri discepoli, parenti stretti di Gesù: “Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,19-21; Mt 12,46-50; Mc 3,31-34). Dato che “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14), nostro primo impegno è quello di rapportarci con questa Parola, che non è un insieme di letterine, ma una Persona viva, la più viva dei viventi, cioè il Figlio di Dio, venuto ad abitare in mezzo a noi per dirci l’unica parola di cui abbiamo assoluto bisogno per sentirci vivi, essere felici e vivere in pace con tutti. Questa parola, ci ricorda Paolo giunge a noi nella Chiesa, attraverso “inni e cantici spirituali” e per mezzo dell’insegnamento degli Apostoli (At 2,42) ed è nostro dovere avvicinarsi ad essa ed accoglierla come il buon terreno della parabola che dà frutto fino al cento per uno (Mt 13,8). La santità nasce, cresce, si sviluppa, produce abbondanza di molteplici frutti quando affonda le sue radici nella parola di Dio. Così sono cresciuti i Santi. La parola di Dio è fondamento e anima della santità. Non ci sono devozioni o ricette speciali. Uno solo è il programma: l’unica parola di Dio, che è Gesù! Quale posto occupa la parola di Dio nella mia vita di cristiano sposato, consacrato? In essa purifico e rinnovo i sentimenti, i pensieri, gli atteggiamenti? * “Se qualcuno avesse di che lamentarsi” Dice Papa Francesco: “Siamo tutti molto bravi nell’identificare una presenza che può dare fastidio: succede quando incontriamo qualcuno per la strada, o quando riceviamo una telefonata... Succede anche, a volte, che le persone fastidiose sono quelle più vicine a noi: tra i parenti c’è sempre qualcuno; sul posto di lavoro non mancano; e neppure nel tempo libero ne siamo esenti. Che cosa dobbiamo fare con le persone moleste? Ma anche noi tante volte siamo molesti agli altri… Viene quindi spontanea una prima domanda: facciamo mai l’esame di coscienza per vedere se anche noi, a volte, possiamo risultare molesti agli altri? È facile puntare il dito contro i difetti e le mancanze altrui, ma dobbiamo imparare a metterci nei panni degli altri” (Udienza 16.11.2016). Dobbiamo pensare che le molestie possono avere due direzioni: quelle degli altri nei nostri confronti, e le nostre verso gli altri. Pensiamo: basta uno sguardo non sereno, una parola in più o un po’ stonata, una dimenticanza o una disattenzione verso di noi o i nostri figli, una osservazione forse esagerata, un tono di 2 voce brusco, un linguaggio severo e raffinato; certi comportamenti da super, o autoapprovazioni non opportune, o sottolineature di fatiche e spese affrontate, o modi e parole di critica nei nostri confronti…; quelle sottolineature di sbagli da me fatti, quelle ripetute osservazioni nel farmi pesare i miei errori… Non tutte le molestie vengono da cattiva volontà; sono disagi inevitabili: i rumori della strada, la fila alle Poste, i disturbi del troppo freddo o caldo, la quotidianità, una telefonata troppo lunga, la pioggia, la nebbia, la coda … Tutto questo e molto altro fanno parte del capitolo molestie: quelle degli altri verso di me e le mie verso gli altri. Le molestie degli altri le avvertiamo subito nella pelle e poi nei sentimenti e nei pensieri. Ci fanno subito male queste situazioni di disagio che gli altri procurano a noi. A pelle ci prendono pensieri e atteggiamenti di reazione, di rabbia, e perfino di condanna e di abbandono di quelle “amicizie” e situazioni. Le molestie che noi procuriamo facciamo più fatica a rendercene conto e quindi ad evitarle. Non sempre siamo attenti e vigilanti perché non diventiamo causa di fastidi. Siamo tutti, più o meno volutamente, dei molestatori con le parole, con i giudizi, con gli atteggiamenti… Cosa faccio per riconoscere quando le mie relazioni sono condizionate dalle molestie? * “Sopportandovi a vicenda e perdonandovi” Le molestie ci sono nelle relazioni fra le persone, anche fra sposi, amici…; ci sono e disturbano molto l’impegno di vivere la carità nella sua perfezione. Occorre cercare aiuto. A parte gli aiuti psicologici (pensare positivo dell’altro, riconoscere il bene che l’altro compie…), noi dobbiamo ricorrere alla Parola di Dio, perché ci illumini, ricordandoci il cammino di santità e lo spazio da dare ai “sentimenti di Cristo”. Come reagirebbe Gesù al mio posto? Paolo parla di sopportazione e perdono ed anche di magnanimità (pazienza) (1Cor 13). Io provo a mettere in fila così: Magnanimità (pazienza): nasce dalla consapevolezza che tutti siamo disturbo per gli altri, o meglio che l’amore di cui ci fa dono Gesù trasforma anche le molestie in occasione di benedizione. Pazienza con gli altri e pazienza con se stessi. Pazienza per sdrammatizzare ogni situazione che a motivo dell’uno o dell’altro possono complicarsi. Penso a Gesù, alla sua pazienza con gli Apostoli, a momenti grossolani e incoscienti, con i molestissimi Scribi e Farisei, con gli insistenti ammalati e i lebbrosi… Soprattutto con un po’ di dialogo e riferendosi ai comportamenti di Gesù qualcosa si può migliorare o accettare con sorriso! Rassegnazione: non è un comportamento negativo (“Siccome non c’è niente da fare, mi rassegno!”), ma un modo di porsi di fronte alle molestie prendendole su di sé e portandole, come facenti parte della condizione, della vita; come si accetta il grigio o il nero in un quadro: non mi piace quel colore, ma nell’insieme rende il quadro bello! Perdono: è il colore luce sulle macchie scure. Perdono da chiedere quando ci accorgiamo di aver molestato, perdono da dare quando sentiamo di essere stati molestati. Non attendere che la molestia crei un abisso o un fuoco acceso fra noi. Occorre spegnere subito. Nulla meglio del perdono può operare il miracolo. Sopportare pazientemente le persone moleste: è un’opera di misericordia necessaria per costruire pace fra noi e per far sì che le amicizie e l’amore si arricchiscano col passare del tempo. Cosa posso fare perché sia più pronto a vivere quest’opera di misericordia, in famiglia, al lavoro, con gli amici, in chiesa? 5. Conclusione Papa Francesco conclude la sua riflessione: “Non dimentichiamo le parole di Gesù: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?» (Lc 6,41). Lo Spirito Santo ci aiuti ad essere pazienti nel sopportare”. Aggiungo: “Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui” (Mt 5,25). Preghiamo sempre lo Spirito Santo perché ci doni di trasformare le situazioni di molestia in occasioni di generosa bontà e dolcezza. 6. Preghiera per avere pazienza O Signore, salvatore paziente, Tu accettasti come volontà del Padre l'amaro calice della tua passione e della tua morte, ascolta il mio lamento, e il tuo esempio mi aiuti a sopportare le mie sofferenze per partecipare, almeno in parte, alla tua passione. Fa’ che la pazienza con la quale sopporterò i miei dolori esprima la riconoscenza profonda del mio amore per Te, Tu che sei il Cristo crocifisso. Amen. Donami pace e serenità, donami pazienza e calma, frena il mio istinto, Signore Gesù. Io ti invoco in questo momento di povertà, perché desidero arrivare ad affrontare ogni imprevisto, ogni difficoltà, ogni incontro con grande serenità che solo da Te, Signore, può venire. Tu sei il mare calmo nella tempesta, Tu sei la roccia salda nel cataclisma, Tu sei la vera pace. Donami la Tua Pace. 3 “Sopportare pazientemente le persone moleste” “Sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri” (Col 3,13). In questa riflessione ci soffermiamo sull’opera di misericordia spirituale: “Sopportare pazientemente le persone moleste”. Gli sposi, anche se inseriti nel mistero grande dell’amore, restano fragili persone umane, tra l’altro inclini a disturbarsi, a farsi dispetti, a infastidire nella quiete e nei progetti. Sopportare pazientemente le persone moleste chiama marito e moglie ad arricchire di pazienza il loro amore soprattutto quando tra loro si creano disturbi fastidiosi. Anzitutto ci sono le PERSONE MOLESTE. Vorrei chiedere agli sposi di fare una lista di disturbi che sorgono all’interno della coppia, dentro casa, vivendo insieme: Scegli un programma tv che non mi piace; salgo le scale con le scarpe sporche; ti parlo all’orecchio mentre telefoni; lasci sempre in disordine la tua roba… Molestie fastidiose soprattutto quando sembra che lui/lei lo fa apposta!… Sopportare pazientemente le persone moleste chiede di fare una mappa dei dispetti che ci facciamo ogni giorno: sono piccole cose, ma tarpano le ali dell’amore! Sopportare pazientemente le persone moleste è mettere in conto che in noi c’è uno spiritello dispettoso che ogni tanto si intromette e non tiene conto di ciò che ti fa più piacere. Sopportare pazientemente le persone moleste è un invito ad esercitarci nel gioco di ciò che fa più piacere per contrastare e guarire le volte che ci infastidiamo. Poi c’è da considerare la SOPPORTAZIONE. S. Paolo afferma: “Sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace” (Efesini 4, 2-3). Il verbo sopportare ha il significato di chi sostiene con le sue forze un peso. Consapevole che delle molestie si verificano in casa, nei nostri rapporti, mi predispongo ad affrontarle con animo coraggioso e sdrammatizzante; ma potrebbero scapparci anche le piccole vendette quando non se ne può più o uno è troppo insistente. Sopportare pazientemente le persone moleste è armarsi di forza e spirito positivo per non lasciarsi condizionare o abbattere dalle piccole mosche che ronzano attorno. Sopportare pazientemente le persone moleste è incoraggiare l’altro a migliorarsi e nel frattempo io ce la metto tutta per non cedere alla tentazione di trasformare le molestie in litigio. Infine c’è da tenere presente la PAZIENZA. Questa virtù non spinge a patire davanti allo sposo/a invadente, non è voglia di martirio di fronte ai suoi capricci, ma è forza che scusa e prende su di sé i problemi, le povertà, i limiti, le molestie dell’altro/a. Ed è una virtù difficile. S. Paolo afferma che “l’amore è paziente”. Per imparare questa pazienza occorre meditare spesso sulla pazienza di Dio (parabole dell’amore misericordioso, Lc 15) e su quella di Gesù (leggere la passione). Sopportare pazientemente le persone moleste chiede di collegarsi con il Dio Paziente e imparare da Lui. Sopportare pazientemente le persone moleste è vivere l’amore che purifica la relazione, ne manifesta il grado di santità. “Sopportare pazientemente le persone moleste” è un’opera di misericordia preziosa che vissuta con costanza e coraggio porta a santità. Io come la vivo col mio sposo/sposa? “Sopportare pazientemente le persone moleste” è l’opera di misericordia che chiama gli sposi a vivere l’uno verso l’altro un amore forte, capace di bruciare nel suo ardore le molestie volontarie e involontarie di ogni giorno, e nello stesso tempo magnanimo, cioè pronto a spingere gli sposi perché si impegnino a passare dalle molestie ai servizi più teneri! Vi porto nella preghiera. Pregate per me! Gennaio 2017 Don Piero Movimento Fac - Centro Nazareth - Via Portuense, 1019 - 00148 Roma - tel. 06/65000247 4