14 assicurare la funzione cardiocircolatoria pdf

ASSICURARE LA FUNZIONE
CARDIOCIRCOLATORIA
Donatella D’accolti
DEFINIZIONE
• Si intende la capacità dell' organismo di garantire un
costante apporto di sangue ai tessuti (perfusione).
• Questa funzione vitale consente il trasporto di
sostanze nutritive e ossigeno alle singole cellule del
corpo umano in base alle loro sempre diverse
necessità, assicurando un adeguato flusso ematico ai
tessuti che ne hanno più bisogno e sottraendolo ai
distretti del corpo meno attivi.
La funzione cardiocircolatoria è garantita dal
sistema cardiovascolare
• Costituito dal cuore e da un sistema di vasi arteriosi,
venosi e capillari.
• Il suo ruolo principale è quello del trasporto di
sangue, e più precisamente:
– distribuzione delle sostanze ai vari tessuti per mantenere
le funzioni nutritive e metaboliche;
– rimozione dai tessuti di anidride carbonica e cataboliti e
loro trasporto agli organi deputati alla loro eliminazione;
– dispersione del calore o sua ridistribuzione all'organismo
per mantenere una normale temperatura corporea.
Gli organi e la fisiologia dell' apparato
cardiocircolatorio cambiano nel corso della
vita
• Ciò è riscontrabile nelle modificazioni
– della pressione arteriosa,
– della frequenza cardiaca e
– della temperatura corporea
• comunemente denominati "parametri vitali".
Parametri vitali
• Temperatura
• Polso
• Pressione arteriosa
• [Respiro (12/18 atti/min) e saturimetria]
• Dolore (!!!!!)
• Per interpretare correttamente i parametri
vitali rilevati, l'infermiere dovrà anche
considerare l'eventuale terapia assunta dalla
persona in quanto alcuni farmaci possono
interferire sui valori della
– pressione arteriosa (diuretici, antipertensivi,
vasodilatatori, corticosteroidi),
– della frequenza e del ritmo cardiaci (digitale,
betabloccanti, antiaritmici) e
– della temperatura corporea (stimolatori/inibitori
dell'attività tiroidea, antipiretici, antibiotici, FANS).
Frequenza cardiaca (FC)
• Un valore medio della frequenza cardiaca in un
soggetto adulto a riposo è di 70 battiti/min, ma un
atleta allenato può mostrare una frequenza cardiaca
di 50 battiti/min (bradicardia fisiologica).
• I bambini hanno una frequenza cardiaca più elevata
rispetto agli adulti, mentre nell'anziano si assiste
spesso a una riduzione dei livelli massimi di
frequenza cardiaca.
Frequenza cardiaca normale nelle diverse
fasce di età
Alterazioni della FC
• Un aumento della temperatura del sangue o una
stimolazione dei recettori cutanei del calore porta a
un incremento della frequenza cardiaca, mentre una
diminuzione della temperatura sanguigna o la
stimolazione dei recettori cutanei del freddo porta a
un suo rallentamento.
• Improvvise e intense stimolazioni dei recettori
dolorifici di alcuni organi viscerali quali cistifellea,
ureteri o intestino, possono invece provocare un
rallentamento della frequenza cardiaca fino allo
svenimento
Pressione arteriosa (PA) (1)
• Con l'età si verificano dei cambiamenti nella struttura dei vasi
sanguigni e la distensibilità delle pareti arteriose diminuisce
per l'aumento del collagene e la perdita di tessuto elastico.
• Il conseguente irrigidimento delle pareti (arteriosclerosi) porta
a un aumento delle resistenze che il ventricolo sinistro
incontra durante la contrazione sistolica, con conseguente
ipertensione.
• Non solo i vasi arteriosi, ma anche quelli venosi perdono
tessuto elastico e questo porta a formazione di varici nei
distretti venosi sottoposti ad alte pressioni.
• Nel cuore con il passare dell' età avvengono delle
modificazioni: il nodo senoatriale viene invaso da tessuto
fibroso e mostra una perdita di cellule, la parete del ventricolo
sinistro e la massa cardiaca aumentano.
Pressione arteriosa (2)
• Nelle persone anziane i processi omeostatici possono
ridurre la loro efficienza con una conseguente
diminuzione di alcuni riflessi.
• Per esempio, una minore sensibilità ai barocettori
spiega la maggiore frequenza dell’ipotensione
ortostatica nell'anziano.
• Nonostante questi cambiamenti, la maggioranza
delle persone anziane che non hanno malattie
coronariche deve essere considerata sana a tutti gli
effetti.
Alterazioni della P.A.
• Durante la crescita si ha un incremento della
pressione arteriosa.
• Per esempio:
– nel neonato la pressione del sangue si aggira su
valori compresi tra 60/40 e 75/45 mmHg,
– mentre in un soggetto adulto viene considerata
ottimale quando il valore della sistolica è < 120
mmHg e quello della diastolica < 80 mmHg.
Temperatura corporea (TC)
• La temperatura corporea media è di 37°C con
un intervallo normale di 35,5 - 37,7.
• Questi valori sono suscettibili di notevoli
variazioni, sia da un soggetto all'altro, che in
un singolo individuo nei vari momenti della
giornata.
Alterazioni della TC
• I neonati hanno solitamente una temperatura corporea
instabile dovuta a immaturità dei meccanismi di
termoregolazione che perdura sino all'adolescenza.
• Gli anziani invece sono soggetti a cali della temperatura
corporea per una difficoltà nel mantenere un sufficiente
equilibrio termico.
• Nelle donne in età fertile è riscontrabile un ciclo mensile della
temperatura corporea con valori più elevati di circa 0,5 °C
nella seconda metà del ciclo mestruale, dopo l'ovulazione.
• Anche il punto, e quindi la sede di rilevazione della
temperatura corporea, porta a differenze fra i dati misurati:
più ci si spinge all'interno dell'organismo, più la temperatura
risulta maggiore rispetto a quella della superficie cutanea.
Fattori di rischio cardiocardio-vascolare.
Esiste una precisa correlazione
fra insorgenza della malattia
aterosclerotica ed alcune
condizioni cliniche e/o abitudini
di vita, che vengono pertanto
definite fattori di rischio
cardiovascolari
Fattori di rischio
non modificabili
Età
Sesso maschile
Razza
Familiarità
Fattori di rischio modificabili
•
•
•
•
•
Fumo
Ipertensione arteriosa
Ipercolesterolemia
Iperglicemia
Soprappeso (il valore >1 dell’WHR per l’uomo e
>0,9 nella donna è stato associato ad una maggiore
predisposizione alle malattie cardiovascolari).
• Stress
Sono in parte determinati da scorrette
abitudini di vita e sono quindi
modificabili.
E’ importante che i fattori di rischio vengano
riconosciuti come tali e che ognuno sia
consapevole che, almeno su alcuni di essi
è possibile intervenire modificando
abitudini comportamentali e assumendo
terapie corrette
Il rischio cardiovascolare può essere
drasticamente ridotto con alcune misure di
prevenzione:
prevenzione
•
•
•
•
•
Eliminando il fumo
Correggendo l’ipertensione
Riducendo i cibi grassi
Riducendo il sovrappeso
Controllando l’iperglicemia
Sulla possibilità di modificare alcuni
dei fattori di rischio è stato sviluppato
il concetto di vita prudente per il cuore,
cuore che
consiste:
nell’adottare uno stile di vita sano e attivo
con regolare esercizio fisico;
fisico;
nel verificare la presenza di eventuali fattori
di rischio (ad es. controllando la pressione
arteriosa, controllando la glicemia, controllando
il peso e le calorie);
nel ridurre, trattare e tenere sotto controllo i
fattori di rischio presenti.
Altri fattori di rischio
• Negli anni Ottanta, un “studio” indipendente approvò che il
comportamento di tipo A era da considerarsi un fattore di
rischio per le patologie cardiovascolari (Preckel et al., 2005).
• I soggetti di tipo A posseggono tratti di personalità altamente
competitivi, non riescono a rilassarsi, sono impazienti e
mirano al successo
• Le ricerche successivamente condotte non sono riuscite a
dimostrare tale relazione, anche se la rabbia, la personalità
ostile e l'eccessivo coinvolgimento nel lavoro - caratteristiche
della personalità di tipo A - sono ormai considerate fra le
componenti "tossiche" per il rischio cardiovascolare.
• Alcuni fattori, tra i quali l'ansia, la paura e la collera,
influenzano la frequenza cardiaca provocando
un'accelerazione del battito cardiaco, mentre il
dolore tende a rallentarlo.
• In un evento grave quale un infarto miocardico acuto,
la depressione è un indicatore avverso di
sopravvivenza. Essa è considerata un fattore di
rischio pari ad altri, quali il diabete mellito,
l'insufficienza ventricolare sinistra, l'età avanzata o la
presenza di aritmie ventricolari. Tale fenomeno
parrebbe legato al fatto che una persona depressa
generalmente non accetta le terapie mediche
consigliate e tende a non modificare eventuali
comportamenti errati
• È noto che lo stress contribuisce al rischio di
sviluppare patologie a carico del sistema
cardiovascolare, ma non ci sono studi che
affermano che esso può essere considerato un
fattore indipendente di rischio.
• Lo stress può invece influire su altri fattori di
rischio o comportamenti, quali la pressione
arteriosa, il livello di colesterolo, il fumo,
l'inattività.
• Esiste una correlazione fra patologie cardiovascolari e
determinate professioni e occupazioni sia in
relazione ai turni che ad altre caratteristiche, quali
l'eccessivo coinvolgimento del lavoratore e il livello di
stress.
• Per esempio, sembra che il non poter esercitare un
elevato grado di controllo sul proprio lavoro porti a
valori più elevati di pressione sistolica e diastolica
suggerendo che questo fattore giochi un ruolo
importante nel modulare le risposte cardiovascolari
nel corso della giornata lavorativa
• Un ultimo cenno merita la correlazione tra il fatto di
essere sposati o avere una compagna/o e l'aumento
del rischio di patologie in genere e di malattie
cardiovascolari in particolare.
• Le persone socialmente isolate presentano un rischio
da due a quattro volte maggiore per tutte le cause di
morte rispetto a chi ha legami familiari, con amici o è
integrato nella comunità (Erg et al., 2002).
• I risultati di ricerche condotte su entrambi i sessi
confermano che non essere soli per gli uomini o
avere una positiva relazione coniugale, più che per le
donne, sono fattori protettivi per le patologie
cardiovascolari.
Assicurare la funzione
cardiocircolatoria
Guidare
Azioni
Istruire la persona sulle
modalità per mantenere la
funzione cardiocircolatoria
Insegnare come rilevare la
temperatura corporea
Definizione e scopo
• Con questo atto si intende istruire la persona sulla
sede e sulla modalità di rilevazione della temperatura
corporea più consona alla sua situazione.
• Gli scopi principali di tale rilevazione sono:
– il monitoraggio della temperatura corporea in caso di
febbre o ipotermia,
– la valutazione delle oscillazioni in relazione al ciclo
circadiano o al metabolismo,
– il monitoraggio del ciclo ovulatorio nella donna.
Omeostasi della temperatura
• L'essere umano è omeotermico, cioè in grado di
mantenere una temperatura corporea relativamente
costante nonostante le fluttuazioni della temperatura
dell'ambiente esterno.
• La temperatura corporea è il risultato di una fine
regolazione effettuata dai centri della
termoregolazione situati nell'ipotalamo e dipende
dall' equilibrio dinamico tra il calore prodotto e
quello disperso.
Produzione di calore
• Origina dal metabolismo degli alimenti e dal
lavoro muscolare, a cui si associa il calore
acquisito dall'ambiente attraverso
l'irradiazione e la conduzione.
IRRADIAZIONE
CONDUZIONE
CONVEZIONE
EVAPORAZIONE
Fattori che influenzano la TC
• Essa aumenta con l'esercizio fisico e in condizioni di
stress emotivo,
emotivo
• Varia durante il giorno in modo ciclico secondo un
ritmo circadiano con valori di temperatura più bassa
nelle prime ore del mattino (temperatura basale) e
più elevata nel tardo pomeriggio. In particolare:
– Vi è un abbassamento tra le 4.00 e le 6.00 del mattino.
– Successivamente vi è aumento graduale che raggiunge il
suo picco tra le 17.00 e le 22.00.
– Durante le ultime ore della sera e tutta la notte, la
temperatura scende rapidamente.
La temperatura varia anche in base
alla sede di rilevazione
Valori normali della TC nelle diverse sedi di rilevazione
Valori soglia per definire la febbre nelle sedi di rilevazione
FEBBRE
• La febbre determina un aumento della frequenza
cardiaca di circa 8-10 pulsazioni/min per ogni grado
centigrado di temperatura.
• La febbre, che per anni è stata considerata una
risposta patologica alle infezioni, viene oggi ritenuta
una normale risposta di difesa dell' organismo in
quanto sia le tossine batteriche che altri agenti
patogeni stimolano il rilascio di sostanze chimiche,
chiamate pirogeni, che inducono il rialzo della
temperatura corporea.
• Non è ancora chiaro il significato adattativo della
febbre, ma sembra che essa rinforzi l'attività dei
globuli bianchi coinvolti nelle risposte di difesa
Tipi di febbre
• Remittente: oscilla di 1° senza raggiungere i
valori normali.
• Intermittente: oscilla tra valori normali e
patologici.
• Febbricola: oscilla di decimi di grado, ma non
è mai normale
Fisiopatologia della febbre
• La febbre comincia con il brivido, causato dalla
vasocostrizione, e aumenta fino a raggiungere un
valore massimo che rimane costante (acme)
• Il ritorno alla temperatura normale si chiama
defervescenza.
• La febbre scompare per crisi (violenta caduta della
temperatura) o per lisi (la discesa è lenta e passa dai
valori intermedi)
IPOTERMIA
• È la diminuzione della temperatura corporea
con valori uguali o inferiori a 35°C
• È causata da una esposizione artificiale o
accidentale a basse temperature:
– Può infatti essere indotta artificialmente per
ragioni terapeutiche, per esempio durante gli
interventi cardiaci e neurochirurgici,
– oppure verificarsi per la prolungata permanenza in
ambienti freddi.
CLASSIFICAZIONE CLINICA
1. IPOTERMIA LIEVE : T = 32-35° C
Sintomi : confusione mentale, stato di agitazione con brividi,
amnesia, perdita della coordinazione motoria, può esservi
tachipnea e tachicardia (fase di resistenza con meccanismi protettivi)
2. IPOTERMIA MODERATA : T = 29-32° C
Sintomi : confusione, sonnolenza, iporeflessia, cessano i
brividi, bradipnea e bradiaritmia, ipotensione, rigidità
muscolare (stato di falso benessere)
3. IPOTERMIA SEVERA : T < 29° C
Sintomi : perdita di coscienza, marcata rigidità, funzioni vitali
estremamente rallentate
4. MORTE APPARENTE : T < 24° C, > 14 °C
Sintomi : paziente incosciente, midriasi fissa, arresto
cardiorespiratorio (FV, asistolia)
IPOTERMIA INVOLONTARIA
(TEMPERATURA CENTRALE SOTTO I 36°)
In fase perioperatoria
Postoperatorio
• Prolungamento della durata di azione dei
farmaci;
• Disturbi della coagulazione;
• > sensibilità alle infezioni della ferita
chirurgica;
• Brivido.
Strumenti per la rilevazione della
TC
Tradizionalmente la
rilevazione della temperatura
era eseguita mediante il
termometro a mercurio, ma
l'evoluzione tecnologica
garantisce ora metodi più
efficaci, igienici, veloci e
sicuri.
I termometri a mercurio o clinici
• Costituiti da un involucro esterno in vetro trasparente,
presentano a una delle due estremità un bulbo contenente
mercurio, collegato con un capillare sempre in vetro.
• La presenza di una scala in gradi centigradi consente di
rilevare la temperatura, segnalata dal livello raggiunto dal
mercurio che sale nel capilIlare quando riscaldato per il
contatto con la cute della persona.
• Una strozzatura alla base del capillare impedisce il ritorno del
mercurio nel bulbo: per questo è necessario scuotere il
termometro dopo ogni rilevazione.
• Attualmente l'uso del termometro a mercurio è in declino e
ne viene sconsigliato l'utilizzo. Il motivo principale è proprio il
mercurio che, in caso di rottura del termometro, crea vapori
tossici facilmente assorbibili dall'organismo umano
determinando, in presenza di esposizioni frequenti, danni
neurologici.
“Digitale”!!!!
• Si sente spesso utilizzare l'aggettivo per vari tipi di
termometro.
• Il termine digitale si riferisce alla modalità con cui
vengono visualizzate le informazioni derivate
elettronicamente.
• Virtualmente tutti i termometri che utilizzano l'elettronica per
la determinazione della temperatura corporea sono digitali;
vengono comunemente detti termometri digitali quelli che
mostrano il risultato della lettura tramite un sensore
elettronico.
Termometri elettronici
•
•
•
•
•
•
•
•
Si fa riferimento a strumenti in grado di predire la temperatura in base al suo
iniziale incremento.
Questo tipo di termometri è generalmente costituito da una sonda sensoriale
fissata da un cavo a un dispositivo elettronico, dotato di schermo, alimentato da
una batteria ricaricabile.
La sonda è coperta da un cappuccio monouso che viene cambiato a ogni
rilevazione.
Il dispositivo principale è costituito dallo schermo, sul quale vengono visualizzate
le letture della temperatura e i messaggi. La maggior parte di questi apparecchi
ha un interruttore che consente a chi lo utilizza di scegliere se usare la rilevazione
predittiva o la lettura diretta.
Nel primo caso, il termometro applica un algoritmo ai dati rilevati nei primi
secondi e predice qual è la temperatura in quella sede.
Nel secondo caso il termometro resta in sito fino a che i valori della temperatura
non smettono di cambiare.
Questo secondo tipo di rilevazione è più lunga rispetto alla lettura predittiva, ma
comunque più veloce di quella effettuata con il termometro a mercurio.
Per evitare che il termometro diventi un importante veicolo di infezioni
ospedaliere è necessario cambiare i cappucci copri sonda tra un paziente e
l'altro, eliminarli in modo corretto ed effettuare il lavaggio delle mani
• Il dispositivo principale è costituito dallo schermo, sul quale
vengono visualizzate le letture della temperatura e i messaggi.
La maggior parte di questi apparecchi ha un interruttore che
consente a chi lo utilizza di scegliere se usare la rilevazione
predittiva o la lettura diretta.
• Nel primo caso, il termometro applica un algoritmo ai dati
rilevati nei primi secondi e predice qual è la temperatura in
quella sede.
• Nel secondo caso il termometro resta in sito fino a che i valori
della temperatura non smettono di cambiare.
• Questo secondo tipo di rilevazione è più lunga rispetto alla
lettura predittiva, ma comunque più veloce di quella effettuata
con il termometro a mercurio.
• Per evitare che il termometro diventi un importante veicolo di
infezioni ospedaliere è necessario cambiare i cappucci copri
sonda tra un paziente e l'altro, eliminarli in modo corretto ed
effettuare il lavaggio delle mani.
I termometri auricolari a raggi
infrarossi
•
•
•
•
Da non confondere con i termometri timpani ci che utilizzano il contatto diretto
con il timpano tramite un sensore elettronico.
Sono tra i più nuovi disponibili sul mercato Essi sono costituiti da un'unità di
elaborazione connessa con una sonda la quale è in grado di percepire l'energia
infrarossa emessa dalla membrana timpanica e dal condotto uditivo circostante e
di visualizzarla sul display come temperatura. I termometri auricolari sono i più
diffusi, ma è importante seguire la tecnica di rilevazione specificata dalle ditte
costruttrici per ottenere un'esatta misurazione della temperatura.
Un altro concetto importante per la rilevazione della temperatura con tutti i tipi
di termometri a infrarossi è quello del campo visivo, ovvero l'angolo di visione
nel quale lo strumento può operare.
Per ottenere un'accurata rilevazione la parte di cui si vuole misurare la
temperatura deve essere interamente compresa all'interno del campo visivo
dello strumento. Risulta quindi evidente che la tecnica di rilevazione utilizzata è
la variabile essenziale per ottenere dei dati attendibili: un termometro a
infrarossi rileverà la temperatura di qualsiasi oggetto o parte del corpo verso il
quale sarà diretto. Ad esempio, se la punta della sonda non viene introdotta
bene verrà rilevata la temperatura delle parti più fredde del canale auricolare e
non quella timpanica
I termometri chimici
• Sono costituiti da strisce in materiale plastico
o cerotti adesivi sulla cui superficie sono
disposti dei cristalli liquidi in grado di
modificare il proprio colore in rapporto al
calore del corpo con cui entrano in contatto.
Sedi
Assicurare la funzione
cardiocircolatoria
Sostituire
Azioni
Mantenere la temperatura
corporea
Applicare ausili per
mantenere la temperatura
corporea
Scopo
• Con questo atto si intende scegliere e
posizionare presidi che favoriscono il
mantenimento della temperatura corporea
entro i livelli di normalità allo scopo di
garantire le reazioni biochimiche necessarie
per la sopravvivenza.
• Nel caso in cui la persona, per vari motivi, si trovi in situazioni
di rialzo termico o di ipotermia, l'infermiere deve intervenire
con azioni di sostituzione al fine di ripristinare la condizione
fisiologica.
• Tali azioni si esplicitano nella scelta e nel posizionamento del
presidio più idoneo per contrastare le alterazioni della
temperatura.
• Per diminuire la temperatura corporea vengono
comunemente applicati sui grossi vasi (carotideo e femorale)
la borsa del ghiaccio e/o il ghiaccio chimico istantaneo, pur
non essendoci in letteratura prove di efficacia che sostengano
la validità di tale intervento.
• L'esecuzione di spugnature tiepide, finora suggerita, viene
sconsigliata in quanto crea una momentanea riduzione della
temperatura seguita poi da un suo rapido rialzo.
Prevenire l’ipotermia involontaria nell’adulto
• Metodi passivi: il presidio esterno passivo maggiormente
impiegato è la coperta metallica isotermica, detta "metallina",
costituita da un telo rivestito di alluminio.
– Anche se le coperte metalliche isotermiche sono
largamente utilizzate per isolare la persona e ridurre la
dispersione termica per convezione e irradiazione, non
esistono prove di efficacia a loro favore nel trattamento
dell'ipotermia. Questo presidio può invece risultare utile
nella sua prevenzione.
• Metodi attivi
Prevenire l’ipotermia involontaria nell’adulto
Bambini
IRRADIAZIONE
• Quindi si agisce sui
fattori che
determinano la perdita
di calore
• Effettuare il trasporto del
bambino avvolgendolo in un
lenzuolo isolante;
• Utilizzare culla termica.
aumentare la temperatura della sala operatoria
a 26
26°
° C e porre il bambino su un piano
riscaldato (riscaldamento attivo).
• Evaporazione:
Riscaldamento dei gas erogati incide per il 10 %
Riscaldamento dei fluidi iniettati
Assicurare la funzione
cardiocircolatoria
Sostituire
Azioni
Monitorare la funzionalità
cardiocircolatoria
Rilevare la frequenza
cardiaca
Definizione e scopo
• Questo atto consiste nel conteggio del numero di
pulsazioni in un minuto, provocate dall' onda
sfigmica e rilevate attraverso la palpazione di un'
arteria superficiale o l'auscultazione di altra sede
idonea denominata polso.
• Rilevare la frequenza cardiaca ha lo scopo di valutare
la funzione cardiocircolatoria della persona
evidenziando eventuali modificazioni rispetto alla
norma.
IL POLSO: cosa, dove, come.
Sedi
• Frequenza (60/90 batt/min)
• Ritmo (intervallo tra un
battito e l’altro)
• Ampiezza (grande, piccolo,
filiforme)
• La frequenza delle contrazioni cardiache è
determinata da diversi elementi. Uno dei più
importanti è la natura degli impulsi condotti dai
sistemi simpatico e parasimpatico.
• Altri fattori come l'ansia, la paura, la fame possono
accelerare il battito cardiaco, mentre il dolore tende
a rallentarlo.
• La frequenza cardiaca, così come altri parametri
vitali, è rallentata o ridotta durante il riposo e il
sonno.
• La frequenza del polso è influenzata inoltre dal sesso,
dall' età e dall'attività fisica.
Alterazioni della frequenza
• Le principali alterazioni della frequenza sono la tachicardia
(numero di battiti> 80/min) e la bradicardia (numero di battiti
< 60/min).
• Il ritmo indica la modalità di successione dei battiti. Si valuta
confrontando, in un minuto, l'intervallo tra un battito e l'altro.
Le alterazioni di questo carattere sono definite aritmie:
l'aritmia sinusale (irregolarità del ritmo caratterizzata da un
aumento della frequenza durante l'inspirazione e da una
diminuzione durante respirazione), l'extrasistolia atriale e
ventricolare (battiti prematuri episodici) e la fibrillazione
atriale (in cui impulsi rapidi e irregolari originano da focolai
ectopici atriali multipli e causano contrazioni atriali irregolari
senza determinare un'efficace gettata cardiaca).
• L'ampiezza
ampiezza è data dal grado di espansione delle pareti
dell'arteria. Si parlerà quindi di polso ampio, piccolo o
filiforme.
Metodi per rilevare il polso
• Sono:
–metodo palpatorio (percezione tattile )
–metodo auscultatorio (attraverso
fonendoscopio).
Tecnica di rilevazione del polso
• La rilevazione del polso periferico sfrutta il
metodo palpatorio, utilizzando i polpastrelli di
indice e medio (per alcuni autori anche
anulare).
• Non si deve usare il pollice, perché è probabile
che si rilevino le pulsazioni trasmesse dal
proprio pollice e non quelle della persona.
Atti preliminari alla rilevazione
• Prima della rilevazione del polso, l'infermiere dovrà
controllare che la persona si trovi in una condizione
di riposo e conoscere l'eventuale terapia assunta che
potrebbe influire sui caratteri del polso (per es.,
digitale e/o farmaci antiaritmici).
• La conoscenza della persona determinerà il
successivo comportamento dell'infermiere durante la
rilevazione: non avere fretta e instaurare una
comunicazione efficace possono essere aspetti
determinanti la rilevazione di un dato attendibile.
Atti di supporto prima delle
procedure
• Preparare il seguente materiale:
– orologio con contasecondi;
– fonendoscopio, se necessario.
• Identificare la persona.
• Informare la persona relativamente all'atto
infermieristico.
• Invitare o aiutare la persona ad assumere la
posizione più idonea e comoda in base alle sue
condizioni.
• Lavare le mani.
Procedura per la rilevazione del
polso periferico
• Scegliere la sede di rilevazione del polso e individuare l'arteria
che verrà palpata.
• Appoggiare indice e medio evitando un'eccessiva pressione
che potrebbe limitarne la percezione.
• Cominciare la rilevazione dei caratteri del polso quali ritmo e
ampiezza.
• La rilevazione della frequenza deve durare per un minuto o
per una sua frazione (30 sec).
• Per rilevare la frequenza cominciare a contare da zero per
evitare che la prima pulsazione al termine del minuto venga
contata due volte.
• Rilevare il ritmo e, se necessario, gli altri caratteri segnalando
eventuali anomalie.
Procedura per la rilevazione del
polso centrale
• Riscaldare la testina del fonendoscopio se la
temperatura dello strumento lo richiede.
• Appoggiare la membrana del fonendoscopio sul
torace a livello del quinto spazio intercostale sinistro,
sulla linea emiclaveare.
• Valutare la frequenza e il ritmo per un minuto
segnalando eventuali anomalie.
• Valutare, se necessario, anche i toni cardiaci; se il
fruscio dei peli del torace interferisse con l'ascolto, è
possibile inumidirli per diminuire l'attrito.
Atti di supporto dopo le procedure
• Aiutare la persona a rivestirsi (in base alla
sede di rilevazione)
• Pulire la testina e gli auricolari del
fonendoscopio (se polso apicale)
• Lavare le mani
• Registrare i dati sulla documentazione
infermieristica
Assicurare la funzione
cardiocircolatoria
Sostituire
Azioni
Monitorare la funzionalità
cardiocircolatoria
Rilevare la pressione
arteriosa
Pressione arteriosa (PA)
• Pressione generata dal cuore nelle arterie
durante il ciclo cardiaco.
• Ci da informazioni sulla forza di contrazione
del cuore, sulla quantità di sangue in circolo,
sulla elasticità dei vasi e sulle resistenze
periferiche.
Pressioni arteriose:
• Sistolica, generata durante la contrazione cardiaca
(informazioni su forza di contrazione, quantità di sangue)
• Diastolica, durante la fase di riposo (informazioni sulle
resistenze periferiche governate dal sistema nervoso
autonomo ed elasticità dei vasi che spingono il sangue in
avanti durante la diastole cardiaca)
• Differenziale è definita come la differenza tra pressione
sistolica e pressione diastolica e fornisce informazioni
importanti sull' attività del sistema cardiocircolatorio. Per
esempio, la pressione sistolica aumenta maggiormente di
quella diastolica in caso di arteriosclerosi; nell' insufficienza
della valvola aortica aumenta la sistolica e diminuisce la
pressione diastolica.
Strumenti:
• Fonendoscopio
• Sfigmomanometro
Sfigmomanometro
• È costituito da un bracciale o manicotto
e da un manometro.
• Il bracciale contiene una camera d'aria in
gomma ed è rivestito da una guaina
esterna in tessuto lavabile.
• Alla camera d'aria è connessa, mediante
un tubo in gomma, una pompetta o pera
di gonfiaggio collegata al manometro.
• Una valvola posta in prossimità della
peretta di gonfiaggio permette di
regolare l'afflusso e il deflusso dell'aria
nel manicotto.
• Il bracciale deve essere della misura adeguata
alla circonferenza del braccio e che sia ben
adeso e mantenuto in sede mediante velcro o
altri tipi di fissaggio
Lo sfigmomanometro a mercurio
(non più utilizzabili
in ambiente ospedaliero)
• È caratterizzato dalla presenza di una colonnina graduata in
cui si trova il mercurio e consente una misurazione molto
precisa della pressione. La sua affidabilità porta però all'
erronea convinzione che mantenga la sua efficienza nel
tempo: purtroppo sono ancora pochi gli ospedali con un piano
di manutenzione regolare di tali apparecchiature.
• Gli sfigmomanometri a mercurio devono essere puliti e
controllati almeno ogni sei mesi se utilizzati in ambito
ospedaliero, ogni anno se per l'uso domiciliare; le componenti
degli sfigmomanometri a mercurio (tubi in gomma, valvole)
devono essere mantenute in buone condizioni facendo
particolare attenzione al mercurio per la sua tossicità
(Guidelines Committee, 2003; O'Brien et al., 2003).
Lo sfigmomanometro aneroide
• È senz'altro più pratico e diffuso, ma
meno affidabile a causa della sua più
complessa metodica di registrazione
della pressione.
• Le scosse e gli urti che lo
sfigmomanometro riceve nell'uso
quotidiano ne diminuiscono la precisione
nel tempo portando alla lettura di false
basse pressioni con conseguente
sottostima dei valori di pressione
arteriosa.
• Gli sfigmomanometri aneroidi
dovrebbero essere controllati ogni sei
mesi confrontandoli con uno
sfigmomanometro preciso (calibrato e
validato) per l'intera gamma di valori.
Il fonendoscopio o stetoscopio
• È lo strumento necessario per la rilevazione della
pressione con il metodo auscultatorio.
• Esso è costituito da un tubo in gomma connesso a un
raccordo a Y in metallo alle cui estremità sono
presenti due auricolari (od ogive) da inserire nei
condotti uditivi. All'altra estremità si trova un
dispositivo metallico (testina) che ha una faccia
munita di membrana, mentre quella opposta è a
campana.
Definitions and classification of blood
pressure levels (2003 ESH-ESC)
Systolic
(mmHg)
Diastolic
(mmHg)
Optimal
<120
<80
Normal
120-129
80-84
High normal
120-139
80-89
Grade 1 hypertension (mild)
140-159
90-99
Grade 2 hypertension (moderate)
160-179
100-109
Grade 3 hypertension (severe)
>180
>110
Isolated systolic hypertension
>140
<90
Category
Guidelines Committee. J Hypertens 2003, 21:1011-1053
Classification of Hypertension (JNC-7)
BP Classification
Normal
Prehypertensive
Stage 1 hypertension
Stage 2 hypertension
SBP mm Hg
<120
120-139
140-159
>160
DBP mm Hg
<80
80-89
90-99
>100
Chobanian AV, et al. The JNC 7 Report. JAMA. 2003;289:2560-71
• Attraverso questi reperimenti si è ridotta la
mortalità cardiovascolare e si è migliorata la
qualità di vita dei pazienti.
• Quello che si evidenzia in entrambe le
classificazioni è che basta il rilievo di 1
millimetro di mercurio in più per etichettare
un paziente come iperteso.
• Ciò significa che la misurazione deve essere
estremamente accurata.
• La misurazione della P.A. è la base per la
diagnosi, la gestione, il trattamento,
l’epidemiologia e la ricerca.
• Le decisioni sono influenzate dall’accuratezza
della misurazione.
• La misurazione della P.A. è soggetta a
problemi ed errori che riguardano:
– alterazioni dell’osservatore
– tecnica di misurazione
– errore legato all’apparecchiatura
1. Le alterazioni che riguardano
l’osservatore sono:
• Preferenze digitali terminali (non si dice mai
139, ma 140)
• Variabilità di velocità di reazione
dell’osservatore (vengono messi in ballo per la
misurazione tre sensi che sono l’udito, la vista
e il tatto e con questi si può decidere se una
persona è malata o sana)
• Differenze di interpretazione del suono di
Korotkoff.
2. Gli errori che riguardano le tecniche
di misurazione sono:
• Non osservanza del periodo di riposo (prima della misurazione
bisogna far attendere il paziente in posizione di riposo per 10-15’)
• Misurazione ad un solo braccio e in una sola posizione
(diversamente bisogna misurare la pressione a tutte e due le
braccia considerando i valori più alti ed è importante la
misurazione sia in clinostatismo che in ortostatismo)
• Uso di manicotto inappropriato (bisogna avere sempre almeno tre
manicotti: pediatrico per i pazienti magri e cachettici, normale e
per obesi ai quali viene spesso sovrastimata la pressione per l’uso
di manicotto normale)
• Cattive condizioni ambientali (spesso le stanze di ospedale sono
surriscaldate per cui la vasodilatazione che ne produce sottostima
la pressione)
• Sgonfiaggio veloce del manicotto (si perdono in questo modo 12mmHg).
3. I problemi legati all’apparecchiatura
sono:
• Lo sfigmomanometro non viene tarato e non vengono
controllate le parti in gomma (si dovrebbe tarare ogni mese lo
sfigmomanometro a mercurio che verrà messo al bando dal
2008 per l’eliminazione di tutto lo strumentario al mercurio,
ogni 15 giorni quello aneroide; le parti in gomma sono
soggette ad usura e vanno sostituite).
• Gli apparecchi automatici usano il metodo oscillometrico per
cui rilevano anche eventuali contrazioni muscolari, danno
alterazioni in presenza di peli e pelle grassa; devono essere
prodotti da ditte che chiedono la validazione prevista
dall’OMS.
Atti di supporto prima della
procedura
• Preparare il materiale:
– sfigmomanometro;
– fonendoscopio.
• Identificare la persona
• Informare la persona relativamente all'atto
infermieristico, verificare che sia tranquilla e che
l'ambiente sia poco rumoroso.
• Invitare o aiutare la persona ad assumere la
posizione più idonea e comoda in base alle sue
condizioni e valutare il tempo trascorso
• Lavare le mani
PROCEDURA PER LA RILEVAZIONE CON IL METODO
AUSCULTATORIO
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Scoprire il braccio della persona, avendo cura che gli indumenti non siano troppo
stretti e impediscano il normale flusso di sangue.
Posizionare il manicotto 2-3 cm sopra la regione cubitale del gomito, con il centro
della camera d'aria sull'arteria brachiale.
Verificare che, a prescindere dalla posizione della persona, il braccio sede di
rilevazione sia sempre appoggiato su un piano e che il bracciale si trovi a livello
del cuore.
Palpare l'arteria brachiale e appoggiare la membrana del fonendoscopio sulla
sede identificata.
Verificare che la valvola della pompetta sia chiusa e cominciare a gonfiare lo
sfigmomanometro fino a 30 mmHg al di sopra del valore in cui il polso non risulta
più apprezzabile.
Aprire la valvola e sgonfiare lentamente il bracciale di circa 2 mmHg al secondo.
La comparsa del primo battito (primo tono di Korotkoff) corrisponde alla
pressione sistolica o massima. L'ultimo battito percepito rappresenta la pressione
diastolica o minima.
Sgonfiare completamente il manicotto.
Effettuare nuovamente la rilevazione dopo 1 o 2 min.
Sgonfiare completamente il manicotto e rimuoverlo.
Rispetto alla corretta registrazione
della pressione
• Oltre ai dati rilevati da riportare senza alcun
arrotondamento (lettura fatta ai 2 mmHg più vicini al
dato rilevato e non ai più vicini 5 o 10 mmHg), la
procedura completa prevede di annotare anche i
seguenti elementi:
– la posizione della persona durante la rilevazione (seduta, in
piedi, sdraiata);
– il braccio dal quale è stata rilevata (destro o sinistro);
– la rilevazione in entrambe le braccia (se è la prima volta);
– la circonferenza del braccio e la taglia della camera d'aria del
bracciale dello sfigmomanometro;
– le fasi 4 e 5 della pressione diastolica
– lo stato della persona (rilassata, ansiosa);
– il tempo trascorso dall’ assunzione della terapia.
Accertare l’ipotensione ortostatica
• Scopo
– Accertare la compensazione dei sistemi
cardiovascolare e nervoso autonomo ai
cambiamenti di posizione del corpo.
– Accertare l'eventuale deficit di liquidi.
– Accertare la sicurezza del paziente nell'alzarsi e
camminare
Procedura
• Lavarsi le mani.
• Identificare il paziente e spiegargli la procedura.
Spiegazione: Assicura la sicurezza del paziente e aumenta
la sua adesione.
• Posizionare il paziente supino, con la testa del letto
bassa per 10 minuti. Spiegazione: Permette al sangue
accumulato nelle estremità di rientrare in circolo.
• Controllare e registrare la pressione e il polso in
posizione supina. Mantenere la cuffia per la
pressione sul braccio. Spiegazione: Avere informazioni
di base con cui confrontare i risultati dopo il cambio di
posizione. La frequenza del polso è accertata per aiutare a
differenziare le cause dell'ipotensione posturale. Durante
i cambiamenti di posizione, se la frequenza del polso
aumenta per cadute della pressione secondarie a
stimolazione simpatica, la causa può essere una
diminuzione del volume. Se il polso non aumenta quando
la pressione diminuisce, la causa può essere correlata a
mancanza della risposta simpatica.
• Aiutare il paziente a mettersi in
posizione seduta, con le gambe
a penzoloni da un lato del letto.
Aspettare 2 minuti e
controllare la pressione e il
polso. Spiegazione: In una persona
normale 2 minuti sono un tempo
adeguato per permettere al sistema
nervoso autonomo di compensare di
riflesso il calo di volume.
•
•
Aiutare il paziente a mettersi in
piedi. Aspettare 2 minuti e
controllare la pressione e il polso.
Prestare attenzione a segni e
sintomi di vertigini. Spiegazione:
Se la pressione cala
significativamente, il paziente può
avere dei capogiri e può aver
bisogno di tornare a letto prima
che il test sia finito.
Aiutare il paziente a ritornare in
una posizione confortevole.
• Registrare la misurazione e ogni sintomo che si sia
verificato durante il cambio posturale.
• Nota: Un calo di 25 mmHg nella pressione sistolica, o
di 10 mmHg nella pressione diastolica, dovrebbe
essere riferito. Spiegazione: si tratta di una registrazione
legale e permette la comunicazione con gli altri membri del
team.
• Discutere con il paziente, se appropriato. Spiegazione:
Se c'è un significativo calo della pressione posturale, avvisare
il paziente di stare seduto ai bordi del letto per parecchi minuti
prima di camminare, per prevenire vertigini e possibili cadute.
Simbologia per la registrazione
• Diagnosi infermieristiche
Assicurare la funzione
cardiocircolatoria
Sostituire
Azioni
Attuare manovre di
rianimazione
cardiocircolatoria
Effettuare il massaggio
cardiaco esterno
Definizione e scopo
• Per massaggio cardiaco esterno si intende la
compressione ritmica e intermittente del
torace (frequenza di 100c/min) che, iniziata
immediatamente dopo la scomparsa del
polso, ha lo scopo di garantire la perfusione
cerebrale e coronarica fino alla ripresa della
circolazione spontanea.
IL POLSO CAROTIDEO
• Per valutare il polso carotideo:
– Mantenere la testa iperestesa
– Individuare il pomo di Adamo
– Fare scorrere le dita per circa 3 cm a lato del pomo
d’Adamo
– Premere delicatamente
• Allenarsi ad eseguire con sicurezza la
valutazione del polso!
C. Polso brachiale nell’infante
• Abdurre il braccio
e ruotare verso
l'esterno
l'avambraccio del
paziente.
• Il polso brachiale si
apprezza all'interno
del braccio (faccia
mediale) tra il gomito
e la spalla.
Polso femorale
• Abdurre le cosce del lattante.
• Cercare il polso subito sotto la piega inguinale,
al centro del legamento inguinale.
Se il polso è assente occorre
provvedere alla circolazione
artificiale mediante Massaggio
Cardiaco Esterno (MCE)
Localizzato il
punto dove
comprimere(al
centro del torace),
la seconda mano
viene appoggiata
sopra la prima,
mantenendo le dita
sollevate affinché
non tocchino il
torace.
Localizzazione del punto di
compressione per MCE
Durante l’esecuzione delle
compressioni la posizione
corretta è quella che
permette a braccia e spalle
di essere sulla stessa linea,
in verticale rispetto all’area
di compressione.
In questo modo il peso della
parte superiore del corpo del
soccorritore viene sfruttato
per aumentare la forza delle
compressioni, migliorando
l’efficacia del massaggio e
riducendo la fatica.
Posizione corretta per MCE
Nell’adulto per ottenere
un massaggio cardiaco
efficace, è necessario
garantire l’abbassamento
dello sterno di 4-5 cm e
comprimere il torace ad
una frequenza di 80-100
compressioni al minuto.
E’ importante che le fasi
di compressioni e di
rilasciamento abbiano la
stessa durata. Un buon
massaggio cardiaco
permette di rilevare il
polso carotideo ad ogni
compressione toracica.
Una compressione toracica ben eseguita
genera una gittata cardiaca equivalente,
al massimo, ad un quarto della gittata
cardiaca fisiologica a riposo.
È quindi necessario tenere la persona in
posizione orizzontale, per garantire la
massima ossigenazione cerebrale
possibile
Efficacia del MCE
C.
Punto di repere per il
M.C.E. nell’infante
1cm
C. M.C.E. nell’infante
C. M.C.E. nell’infante:
tecnica a 2 pollici
C. M.C.E. nel bambino
La grande maggioranza degli interventi di
rianimazione di base viene eseguita per malattie
cardiovascolari: infarto miocardio, aritmie (asistolia
o fibrillazione ventricolare), ictus cerebrali.
Solo un numero limitato di interventi viene
eseguito per traumi accidentali, incidenti della
strada o altro.
E’ opportuno ricordare che, secondo le
statistiche, la maggior parte delle persone in
arresto cardiaco determinato da infarto o
aritmie muore prima di raggiungere
l’ospedale.
L’arresto cardiaco in un soggetto con
cardiopatia ischemica è generalmente
determinato da un infarto miocardio acuto
o da una aritmia grave.
La cardiopatia ischemica.
L’aterosclerosi è la causa più importante della
cardiopatia ischemica.
La cardiopatia ischemica può manifestarsi in
diversi modi, tra i quali:
• l’angina da sforzo,
• l’infarto del miocardio,
• lo scompenso cardiaco
• la morte improvvisa.
L’infarto miocardico (1)
E’ caratterizzato
da un dolore toracico, di solito molto
intenso, che può essere transitorio o persistente.
Il dolore è descritto come:
costrizione,
oppressione,
schiacciamento,
stiramento fastidioso o doloroso.
L’infarto miocardico (2)
Ha una localizzazione retrosternale
ed è frequentemente irradiato a:
•
•
•
•
•
•
Braccio sinistro, ma anche destro
Spalle
Collo
Mandibola
Stomaco
Schiena
L’infarto miocardico (3)
Può essere accompagnato da sintomi aspecifici, quali
pallore e sudore freddo.
ATTENZIONE: In una minoranza di casi, la
sintomatologia può essere confusa con i sintomi di
una forte indigestione con senso di nausea e a
volte vomito.
Il soggetto tende a portare una mano al petto, appare
agitato e dispnoico.
Si accompagnano alterazioni del ritmo e della
pressione.
E’ fondamentale il pronto riconoscimento di un infarto
miocardio (il cosiddetto “attacco cardiaco”) e l’immediata
richiesta di soccorsi.
L’incidenza di morte aritmica nella prima ora è altissima.
Inoltre l’efficacia delle terapie è massima se queste
vengono iniziate entro due ore dall’insorgenza dei sintomi.
E’ molto importante non sottovalutare mai i
sintomi di un possibile infarto: è meglio
chiamare i soccorsi per un falso allarme,
piuttosto che perdere tempo prezioso!
Cosa fare in caso di sospetto infarto
miocardio?
• Far sospendere ogni attività e far sedere o
sdraiare la persona;
• Somministrare trinitrina,
trinitrina se si tratta di
soggetti con angina transitoria diagnosticata, e
attendere due minuti per vedere se il dolore
cessa;
• Se i sintomi non scompaiono e il dolore persiste si
deve attivare subito il sistema di
soccorso oppure accompagnare velocemente la
persona in pronto soccorso.
ARITMIE
CARDIACHE
I ritmi responsabili nell'85% dei
casi di AC sono la fibrillazione
ventricolare (FV) e la
tachicardia ventricolare
(TV) senza polso.
Solo nel 15-20% dei casi è riscontrabile
l'Asistolia o la Dissociazione elettromeccanica
(DEM).
La FV/TV vengono definiti come
"ritmi della salvezza" in
quanto, se trattate prontamente
con la defibrillazione elettrica,
possono essere interrotte.
La FV è il completo
sovvertimento dell'attività
Nella TV,
TV che peraltro spesso si
elettrica cardiaca, con
trasforma rapidamente in FV, il
perdita della funzione di
ritmo è regolare ma
pompa ed assenza di polso
periferico.
estremamente rapido tanto da
non consentire una
contrazione cardiaca efficace
con deterioramento
emodinamico sino all‘assenza
di circolo.
• In entrambe le situazioni l'unico
trattamento efficace è
costituito dalla
defibrillazione che consiste nel
far attraversare il cuore da
un flusso di corrente
continua in pochi millisecondi. Il
passaggio dell'energia determina
una sorta di blocco di tutta la
caotica attività cardiaca,
dando la possibilità al cuore di
ristabilire la corretta sequenza
dell'attivazione elettrica, con
ripresa del circolo.
I defibrillatori possono essere manuali
(utilizzabili esclusivamente dai medici) o
semiautomatici.
UTILIZZO DEL
DAE
(defibrillatore
automatico
esterno)
• Il DAE è un dispositivo semiautomatico
che guida l'operatore nella eventuale
erogazione dello shock elettrico.
• L'innovazione principale del DAE
rispetto al defibrillatore manuale è
costituita dal fatto che il dispositivo
solleva completamente il soccorritore
dall'onere del riconoscimento del
ritmo cardiaco. Una volta collegato al
torace della vittima mediante una
coppia di elettrodi adesivi, il DAE
analizza il ritmo e solo nel caso
riconosca la FV/TV indica "shock
consigliato", carica il condensatore al
valore di energia già preimpostato e
ordina all'operatore di premere il
pulsante di shock.
UTILIZZO DEL DAE
(defibrillatore automatico esterno)
(Legge 120/2001)
LUOGHI:
sulle ambulanze ed altri mezzi di soccorso (polizia, carabinieri, vigili del fuoco,
volontari)
in luoghi pubblici particolarmente affollati (stadi, stazioni, aeroporti, centri
commerciali, condomini ... )
in luoghi dove si praticano attività sportive (palestre, piscine, circoli sportivi ...)
nelle abitazioni di pazienti selezionati, non candidabili al defibrillatore impiantabile
(es. recente infarto miocardico)
in piccole comunità poste in luoghi isolati, o in zone urbane non raggiungibili in
tempi brevi dal 118 (viabilità-traffico).
Un'efficiente rete di defibrillatori potrà avere successo solo se è
disponibile un adeguato e preparato numero di soccorritori, che
agiscono nell'ambito della Catena della Sopravvivenza ed in stretta
collaborazione con il Servizio 118
Va ricordato che la FV/TV evolve in breve
tempo - se non trattata - verso l'asistolia,
l'asistolia,
ritmo non defibrillabile e generalmente non
suscettibile di alcuna terapia, il che dimostra
ancora una volta l'importanza della precocità
della defibrillazione.
TECNICHE E SEQUENZA DEL BLS-D
La sequenza del BLS-D è rappresentata da una serie di azioni che, per
convenzione, vengono indicate con le lettere A B C D:
(Airway)Apertura delle vie aeree
(Breathing) Valuta respirazione e circolo
(Circulation) Assicura circolazione (MCE)
(Defibrillation)Defibrillazione
3° anello della Catena della
Sopravvivenza =
• DEFIBRILLAZIONE PRECOCE: utilizzo precoce
del DAE
Dal momento che l'operatore non deve porre
l'indicazione allo shock ed in considerazione della
legge 120/2001, che consente l'utilizzo del DAE
anche a personale non sanitario addestrato,
addestrato, l'uso di
tali dispositivi sta divenendo sempre più diffuso.
Nell'utilizzo del DAE è fondamentale il rispetto
delle norme di sicurezza che devono essere
sempre osservate:
durante le fasi di analisi ed erogazione dello
shock nessuno, operatore compreso, deve
essere a contatto con il corpo della vittima.
Infatti, mentre in corso di analisi eventuali movimenti
potrebbero interferire e ritardare l'analisi stessa, durante
la fase di shock il contatto con il paziente comporterebbe
il passaggio di corrente all'operatore e/o agli osservatori,
con elevato rischio per la loro incolumità.
SEQUENZA OPERATIVA:
1) ACCENDERE IL DAE
Una volta valutata l'assenza di
circolo, iniziamo il MCE per
cinque cicli (2’),
ma non appena è disponibile il
DAE,
accendere il dispositivo e
lasciarsi guidare dalle istruzioni
vocali.
2) COLLEGARE GLI ELETTRODI
• Il DAE è fornito di due elettrodi adesivi che si connettono all'apparecchio con uno
spinotto. Un elettrodo va posto sotto la clavicola destra del paziente, mentre
l'altro al di sotto dell'area mammaria sinistra lungo la linea ascellare media
(apice cardiaco), facendoli aderire perfettamente alla cute. Il flusso di corrente
dovrà attraversare la quantità maggiore possibile di miocardio.
• In presenza di cute bagnata, occorre asciugarla per evitare che il liquido conduca
la corrente in superficie, riducendo la quantità di energia che arriva al cuore e
provocando lesioni cutanee, sino all'ustione.
Posizione elettrodi: errata
Posizione elettrodi: corretta
Posizione degli elettrodi
Prima
• Una piastra a
destra dello sterno
in posizione
sottoclaveare e
una a sinistra sulla
linea ascellare
media a livello
dell'apice cardiaco.
Cosa è cambiato
• Stessa posizione.
• Una placca posta sull'apice
anteriormente (posizione standard) e
l'altra placca applicata
posteriormente, nella parte superiore
del torace, a destra o a sinistra
• Una placca posta sul precordio di
sinistra anteriormente e l'altra in
modo speculare posteriormente,
medialmente alla scapola sinistra
• Una placca posta sulla linea
ascellare media sinistra e l'altra
sulla linea ascellare media destra.
3) AVVIARE L’ANALISI E RISPETTARE LE NORME
DI SICUREZZA
• In questa fase, per evitare
interferenze o pericoli, si
invitano energicamente
tutti gli astanti ad
allontanarsi. Una volta collegati
gli elettrodi, il DAE va
automaticamente in analisi.
(altrimenti verrà avviata seguendo
le istruzioni e premendo un
secondo tasto)
• Il rispetto delle norme di sicurezza
è fondamentale ed è responsabilità
diretta del soccorritore garantirne
la corretta attuazione.
4) EROGARE LO SHOCK SE INDICATO
• Se il DAE riconosce un ritmo
defibrillabile annuncia "shock
consigliato", si carica in pochi
secondi e, emettendo un suono di
allarme, invita con comando vocale
ad erogare lo shock.
• A questo punto, garantita la
sicurezza, si eroga lo shock
premendo il pulsante di scarica.
5) SEGUIRE LA SEQUENZA
• Il DAE è programmato per analizzare per tre
volte il ritmo cardiaco e per tre volte può
consigliare lo shock se persiste l'aritmia.
• In caso di cambiamento del ritmo (ripristino di
ritmo elettricamente corretto o evoluzione in
asistolia), il DAE indica "shock non
consigliato".
6) ALTERNARE TRE SHOCK A DUE
MINUTI DI RCP
• Dopo lo shock si procede immediatamente
alla RCP senza il controllo del polso, con la
sequenza compressioni/ventilazioni 30/2 per
due minuti.
• Il DAE possiede un temporizzatore interno e
dopo due minuti riprende automaticamente
l'analisi.
ALGORITMO RIASSUNTIVO SEQUENZA BLS-D
Aggiornamento linee-guida ILCOR 2005
All’arrivo sul posto VALUTA IL RISCHIO AMBIENTALE
e, immediatamente dopo, LO STATO DI COSCIENZA
Se cosciente assente
CHIAMA AIUTO
CHIEDI IL DAE
ALLINEA IL PAZIENTE – SCOPRI IL TORACE
GARANTISCI LA PERVIETA’ DELLE VIE AEREE
VALUTA LA PRESENZA DELL’ATTIVITA’ RESPIRATORIA (GAS) E VALUTA IL POLSO
CAROTIDEO
SE ASSENTE, CONFERMA LA RICHIESTA DEL DAE
INIZIA LE COMPRESSIONI TORACICHE CON LA SEQUENZA 30:2 PER DUE MINUTI (5cicli)
POSIZIONA IL DAE appena è possibile MENTRE UN ALTRO SOCCORRITORE PROVVEDE AL
BLS
FAI ALLONTANARE TUTTI
AVVIA L’ANALISI
SE SHOCK CONSIGLIATO
DEFIBRILLA CON UNA SCARICA DI 360J
SENZA CONTROLLARE IL POLSO, INIZIA SUBITO LE COMPRESSIONI PER ALTRI 2 MINUTI
AUTOMATICAMENTE SI RIAVVIA L’ANALISI DA PARTE DEL DAE
ALTERNA 1 SHOCK/2’ DI RCP
DEFIBRILLAZIONE IN SITUAZIONI
PARTICOLARI (1)
• Ipotermia grave. Se il paziente è in ipotermia
grave la sequenza degli shock è limitata al primo
tentativo. Se il primo shock è inefficace si deve
trasportare la vittima in ospedale (dove potrà
essere ripristinata la temperatura corporea),
praticando la RCP durante il trasferimento.
• Si ricorda che in ipotermia i danni anossici
cerebrali sono ritardati.
DEFIBRILLAZIONE IN SITUAZIONI
PARTICOLARI (2)
• Cute bagnata. Se il paziente si trova in
prossimità di acqua (piscina, riva del mare)
va allontanato ed asciugato prima
dell'applicazione degli elettrodi per evitare
un arco voltaico superficiale tra le due
polarità che potrebbe provocare
un'ustione senza efficacia di shock.
DEFIBRILLAZIONE IN SITUAZIONI
PARTICOLARI (3)
• Gravidanza. In caso di arresto cardiaco in
una donna in gravidanza, il protocollo
BLS-D non subisce nessuna variazione.
DEFIBRILLAZIONE IN SITUAZIONI
PARTICOLARI (4)
• Annegamento. Valgono le indicazioni che
sono state descritte nell'ipotermia ed in
caso di cute bagnata.
Assicurare la funzione
cardiocircolatoria
Sostituire
Azioni
Monitorare lo stato della cute
e delle mucose
Edemi
• Un sovraccarico di liquidi può determinarsi in
individui con scompenso cardiaco congestizio o con
insufficienza renale, e può essere provocato
dall'infusione endovenosa di un eccessivo volume di
liquidi.
• In presenza di un sovraccarico di liquidi, il cuore
dovrà lavorare più intensamente per pompare
l'eccesso di volume.
• L'eccessivo volume ematico e la pressione generata
portano a un sovraccarico dei capillari, provocando
edemi.
• Nei tessuti periferici il sovraccarico di liquidi causa
gonfiore e riduce la perfusione.
Esercizi per il ritorno venoso
Elastocompressione