Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno

FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 03/10/2015
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INDICE
IN PRIMO PIANO
03/10/2015 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Lecce
Di Tolla: «Farmacia sarà un'opportunità solo se si punterà su competenze
innovative»
6
02/10/2015 QS - QuotidianoSanita.it
I farmacisti e la crisi occupazionale delle professioni sanitarie. Se ne discute a Bari
7
SANITÀ NAZIONALE
03/10/2015 Corriere della Sera - Nazionale
fa' la corsa giusta
9
03/10/2015 Corriere della Sera - Nazionale
La diagnosi, le cure, l'estetica Le risposte a tutte le domande
11
03/10/2015 Corriere della Sera - Nazionale
«Gli esercizi aerobici sono positivi»
12
03/10/2015 Il Sole 24 Ore
Lorenzin: per i Lea servono 900 milioni
13
03/10/2015 Il Sole 24 Ore - PLUS 24
«Amgen ha una forte capacità produttiva»
14
03/10/2015 La Stampa - Nazionale
Nozze sulla via Emilia Parte la super-Coop da 5 miliardi di euro
16
03/10/2015 Milano Finanza
LE POLIZZE PER PENSARE ALLA SALUTE
17
03/10/2015 Milano Finanza
Vecchietti (Rbm), ora il focus è sui bisogni di cura
22
03/10/2015 Milano Finanza
RIACCENDERE IL CERVELLO
24
03/10/2015 ItaliaOggi
Farmaci, la ricetta va online
26
03/10/2015 ItaliaOggi
BREVI
28
03/10/2015 Avvenire - Nazionale
Lorenzin: garantire 900 milioni per Livelli essenziali d'assistenza
29
03/10/2015 Avvenire - Nazionale
La ricerca sulla malattia parla italiano
30
03/10/2015 Avvenire - Nazionale
Esplode un'altra polemica sulla sanità: bonus ai medici che evitano il ricovero dei
pazienti
31
03/10/2015 Il Fatto Quotidiano
Londra, bonus ai medici che tagliano le cure
32
03/10/2015 Il Fatto Quotidiano
Sprechi e attese infinite I tagli alla Sanità uccidono
33
03/10/2015 Il Foglio
Menzogne e Sanità
35
03/10/2015 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
«Basta fughe di pazienti» Intesa Ausl-sanità privata
36
03/10/2015 Left
I MEDICI SONO PIÙ AVANTI DI QUESTI POLITICI
37
VITA IN FARMACIA
03/10/2015 Corriere della Sera - Milano
IL CALO PERICOLOSO DELLE Vaccinazioni
40
03/10/2015 La Repubblica - Torino
Molinette, la sorpresa degli integratori Rischiano di causare il cancro alla prostata
41
03/10/2015 La Repubblica - Bologna
L'Ausl contro l'esodo in Veneto un milione di euro per ridurre le attese
42
03/10/2015 La Stampa - Alessandria
Assegnata la quarta farmacia
43
03/10/2015 La Stampa - Biella
Biella Non hanno la ricetta Minacce in farmacia
44
03/10/2015 La Stampa - Cuneo
Aprono dieci nuove farmacie
45
03/10/2015 Il Messaggero - Metropolitana
Rapinò una farmacia "incastrato" dal Ris
46
03/10/2015 Il Messaggero - Rieti
Via la farmacista «storica», polemiche a Gavignano
47
03/10/2015 QN - La Nazione - La Spezia
«Prescrizioni, servizio a singhiozzo» Sale la protesta dei pazienti
48
02/10/2015 Il Gazzettino - Treviso
Solo in sette per i farmaci a domicilio
49
02/10/2015 Il Gazzettino - Treviso
Tonon batte cassa in farmacia
50
PROFESSIONI
03/10/2015 Il Sole 24 Ore
Marche, la spinta della farmaceutica
52
03/10/2015 Gente
Mi dopavo perché senza droghe non avrei vinto mai
53
PERSONAGGI
03/10/2015 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Nazionale
Sanità, dietrofront sulle prescrizioni D'Ambrosio Lettieri: stop al decreto ok
56
02/10/2015 QS - QuotidianoSanita.it
D'Ambrosio Lettieri (CoR): "Ministro sospende decreto attuativo. Bene, meglio tardi
che mai"
57
IN PRIMO PIANO
2 articoli
03/10/2015
Pag. 38 Ed. Lecce
diffusione:48275
tiratura:63756
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Di Tolla: «Farmacia sarà un'opportunità solo se si punterà su competenze
innovative»
PRESIDENTE Domenico Di Tolla l Il presidente dell'Ordine dei farmacisti della provincia di Lecce, Domenico
Di Tolla , accoglie bene, ma con qualche riserva, la possibilità di istituire un corso di laurea magistrale in
Farmacia all'Università del Salento (in collaborazione con l'Ateneo di Bari). «In tutta sincerità - dice - mi
preoccupo più del dopo che del prima, cioè degli sbocchi occupazionali». E spiega: «Capisco e condivido
tutto quello che dice il Magnifico rettore, sul fatto di intercettare tutti quegli studenti che vanno fuori provincia
o regione a studiare, però dobbiamo anche porci nelle condizioni di capire quale possibilità lavorativa avrà sul
territorio il giovane laureato». Di Tolla non nasconde la crisi che attraversa il settore farmaceutico in questo
momento storico. «Attualmente - svela - il nostro Ordine provinciale conta 1100 iscritti, sul territorio ci sono
235 farmacie, i farmacisti ospedalieri sono 14-15, e la restante parte che fa? Negli ospedali, le piante
organiche sono bloccate da anni e le aziende farmaceutiche presenti sul territorio sono evidentemente poche.
Ecco perché - ammette - ho molte perplessità riguardo alla proposta di istituire un corso di laurea
"tradizionale" in Farmacia». Piuttosto, sostiene Di Tolla, «il consiglio che sento di dare al rettore, a tutti i
componenti di UniSalento e anche a chi si appresterà a fare da tutore a questa iniziativa, è che bisogna
cercare di capire se si possono creare nuovi profili professionali. Perché, se parliamo di un corso di laurea
magistrale del vecchio ordinamento, dove l'unica possibilità di lavorare è quella di andare in farmacia,
creeremo l'ennesimo "l a u re i f i c i o " di dubbia utilità». Che tipo di figure professionali sono richieste, oggi,
nel settore farmaceutico? «Il futuro - dice convinto Di Tolla - è rappresentato dall'applicazione delle
biotecnologie e del mondo tecnologico. L'innovazione - insiste - è ciò che serve». Quindi, propone: «Sono
dell'opinione di far squadra e di puntare sulle nuove professionalità, penso al management farmaceutico e
quello sanitario, c'è carenza anche nel campo del diritto sanitario. Allora il mio consiglio è di inserire
competenze specifiche all'interno di questo nuovo corso di laurea. Far parlare insieme il mondo farmaceutico,
quello informatico, le biotecnologie, creare una rete fra queste aree, è il futuro. Avere tanti bravissimi laureati
che non troveranno sbocchi lavorativi in loco, non risolverà il problema. Oggi - conclude bisogna avere
competenze allargate, altrimenti si decide per una realtà quando il mondo va per un'altra strada». [fla.serr.]
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02/10/2015
Sito Web
QS - QuotidianoSanita.it
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Lavoro e Professioni
I farmacisti e la crisi occupazionale delle professioni sanitarie. Se ne
discute a Bari
L' Ordine interprovinciale dei Farmacisti di Bari e Bat presenta una ricerca del Censis sul tema occupazionale
e gli scenari futuri legati alla professione i cui contenuti serviranno a tarare le funzioni della piattaforma
'Farma Lavoro'. L'86,5% dei giovani farmacisti ritiene che vi sia un problema di collocazione professionale.
02 OTT - La crisi economica morde e morde forte. Nessun settore è esente, comprese le professioni sanitarie
e, in particolare, quella dei farmacisti. L'86,5% dei giovani farmacisti, infatti, ritiene che vi sia un problema di
collocazione professionale: un dato doppio rispetto a quello rilevato nel 2006. Gli attori del sistema si
interrogano sullo status quo e cercano soluzioni e sbocchi, guardando a nuovi progetti in un contesto sociale,
sanitario, culturale ed economico in divenire. Su questi presupposti, la Federazione degli Ordini dei
Farmacisti italiani ha commissionato alla Fondazione Censis una ricerca sul tema occupazionale e gli scenari
futuri legati alla professione. Contenuti che serviranno a tarare le funzioni della piattaforma Farma Lavoro
(www.farmalavoro.it) e il suo sviluppo, su iniziativa della Federazione e della Fondazione Cannavò. Entrambe
saranno presentate nell'ambito del convegno "I farmacisti e la crisi occupazionale delle professioni sanitarie"
che si tiene domani 3 ottobre alle ore 10,00, nella sala conferenze dell'Hotel Parco dei Principi,
prolungamento viale Europa 6 a Bari.
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SANITÀ NAZIONALE
19 articoli
03/10/2015
Pag. 52
diffusione:619980
tiratura:779916
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Il progetto Il 90% delle donne al Nord fa i controlli contro il 40% del Sud . La campagna Pink is good della
Fondazione Veronesi vuole combattere questo divario allarmante nella lotta contro il cancro al seno . E anche
lo sport può dare una mano
fa' la corsa giusta
le due italie della prevenzione la rivoluzione culturale che serve alla mammografia
Simona Ravizza
Le prime furono 62 mila donne di New York arruolate nel dicembre del 1963. È in quel Natale di 52 anni fa,
con l'avvio dello studio Health Insurance Plan e i suoi risultati incoraggianti, che iniziò l'utilizzo della
mammografia di massa per combattere il cancro al seno.
Ricerca dopo ricerca, negli anni Novanta decollò in tutto il mondo lo screening mammografico come
strumento efficace per la diagnosi precoce. E in Italia dal 2001 la mammografia biennale per le donne tra i 50
e i 69 anni è tra le cure essenziali e gratuite che per legge devono essere assicurate a ciascun cittadino dallo
Stato.
Un diritto che, però, troppo spesso viene ancora negato. Dovrebbe arrivare una lettera con invito gratuito
dell'Asl a eseguire il test in una determinata data, ma una su tre non lo riceve neppure. È quanto emerge
dagli ultimi dati dell'Osservatorio Nazionale Screening, che monitora la situazione su mandato del Ministero
alla Salute.
La possibilità di eseguire ogni due anni gratuitamente una mammografia bilaterale (a tutte e due le
mammelle) varia però in modo drastico da luogo a luogo: l'invito a sottoporsi al test viene assicurato al 90%
delle donne tra i 50 e i 69 anni del Nord, all'80% di quelle del Centro e solo al 40% di quelle del Sud. Così un
esame considerato salvavita diventa un diritto assicurato o negato a seconda della città in cui si abita.
«In effetti c'è una marcata differenza di copertura fra il Centro-Nord e il Sud - conferma Marco Zappa,
direttore dell'Osservatorio nazionale screening che affianca la Fondazione Umberto Veronesi nella campagna
Pink is Good-Prevenzione Seno: obiettivo 100% -. Molte più abitanti delle regioni centrosettentrionali ricevono
l'invito a fare gratis i test che permettono di scoprire precocemente l'eventuale presenza di un tumore e di
salvarsi la vita, mentre al Sud troppo spesso accade che le Regioni non si organizzino e l'invito a casa non
arriva».
Se non viene riscontrato alcun problema, alla donna viene di solito inviata una lettera in cui si spiega che
l'esame è negativo e che sarà richiamata dopo due anni. Mentre se c'è la necessità di un approfondimento,
alla paziente dev'essere assicurato il completamento del percorso diagnostico.
Con nuovi appuntamenti per eseguire altri esami. Per farlo ci vuole una capacità di organizzazione e
programmazione che evidentemente al Sud il più delle volte manca. Tutti gli esami e le cure effettuati
nell'ambito del programma di prevenzione sono esenti da ticket e non sono necessarie impegnative del
medico di famiglia. Eppure c'è anche il problema di convincere le donne che ricevono l'invito ad accoglierlo e
fare il test. «Solo il 57% delle donne invitate ha aderito allo screening - spiega Zappa -. E ancora una volta ci
sono forti differenze percentuali tra le varie zone d'Italia. Si va dal 76% registrato nella provincia di Trento, al
26% della Calabria e al 20% della Campania».
Tra le Regioni dove c'è stata la maggiore partecipazione anche l'Emilia Romagna (74%), il Friuli-Venezia
Giulia e la Lombardia (67%). Percentuali basse invece sono state riscontrate in Sicilia (37%) e Abruzzo
(38%).
Oggi lo screening mammografico viene messo in discussione da alcuni ricercatori, in particolare nel Nord
Europa, secondo i quali la riduzione della mortalità per tumore della mammella ottenuta con lo screening è
modesta, mentre sono considerevoli gli effetti negativi.
Il principale è la sovra-diagnosi, cioè l'individuazione di tumori non letali che altrimenti non sarebbero mai stati
diagnosticati. Con la conseguenza di sottoporre a cure pesantissime e a stress emotivi notevoli donne che
altrimenti non avrebbero avuto problemi.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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03/10/2015
Pag. 52
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tiratura:779916
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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Ma ancora di recente un gruppo di lavoro dell' International Agency for Research on Cancer (Iarc) composto
da 29 esperti indipendenti provenienti da 16 Paesi, ha concluso sulla base del riesame di tutta la letteratura
che lo screening mammografico ha un impatto favorevole sulla mortalità delle donne dai 50 ai 74 anni.
Sulla base di 20 studi di coorte e 20 studi caso-controllo condotti in Europa, Nord America e Australia ha
stimato che la donna che si sottopone regolarmente allo screening riduce la sua probabilità di morte per
cancro al seno del 40% rispetto a chi non partecipa .
Anche gli effetti negativi sono stati considerati attentamente, ma il gruppo ha concluso che vi è un beneficio
netto nel sottoporre a mammografie le donne fra i 50 e i 69 anni di età. Le conclusioni sono appena state
pubblicate sul New England Journal of Medicine .
@SimonaRavizza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo scenario Donne residenti in Italia (dati 2013) Fonte: Osservatorio nazionale screening «I programmi di
screening in Italia 2014» Invitate a sottoporsi ad una mammografia Hanno risposto positivamente ed
effettuato l'esame 2.696.888 1.543.889 (+21% rispetto al dato 2011-12, 56%) 57% Sud e isole Centro Nord
1.572.071 998.636 (64%) 611.304 513.513 341.345 (56%) 203.908 (40%)
Focus
Screening
È un insieme di servizi (tra cui la mammogra-fia) compreso
nei livelli essenziali
di assistenza, cioè nelle prestazioni sanitarie
che spettano a tutti i cittadini indipendente-mente dalla regione.
Ad oggi, tutte le donne dopo i 50 anni e prima dei 70, ogni due anni, dovrebbero ricevere la chiamata a
effettuare una mammografia Le donne immigrate
I programmi
di prevenzione organizzati sul territorio sono rivolti anche alle donne
di origine straniera diventate cittadine italiane, ma fra le immigrate i tassi di adesione agli screening sono
ancora critici: solo il 43% si sottopone alla mammografia
Screening biennale tra i 50 e i 69 anni: gratuito e assicurato dalla legge
Spesso nel Meridione le regioni non mandano a casa l'invito a sottoporsi ai test
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Un manuale con consigli concreti, scaricabile gratis L'oncologo Veronesi: «Se la malattia viene identificata e
adeguatamente curata, la sopravvivenza può arrivare fino al 98 per cento»
Vera Martinella
M al comune non sempre fa mezzo gaudio. Chiedetelo a una donna che ha avuto una diagnosi di tumore al
seno: ogni anno interessa circa 48mila italiane, è la forma di cancro femminile più frequente ed è fra quelli
con una sopravvivenza migliore (oltre 8 pazienti su 10 se lo lasciano alle spalle), ma visto il gran numero di
casi resta anche il più letale. Inevitabilmente, poi, la scoperta di un tumore corrisponde a uno shock, per la
diretta interessata e per tutto il nucleo familiare.
Insieme alla paura e al dirompente impatto psicologico della notizia, arrivano infiniti dubbi sul da farsi
nell'immediato, sulle cure da affrontare, su quello che verrà dopo i trattamenti. Passando per le indispensabili
scartoffie burocratiche, la femminilità e l'estetica messe a dura prova, i complicati equilibri all'interno della
coppia, le relazioni con genitori, figli, amici o colleghi. E poi c'è il lavoro, cosa bisogna fare? A tutti questi
interrogativi (e a molti altri ancora) che intende rispondere il volume Tumore al seno: domande e risposte
dalla diagnosi al dopo cura , edito da Fondazione Umberto Veronesi all'interno del progetto «Pink is Good»,
che da questo mese di ottobre verrà inviato a 60 «breast unit» italiane ad uso delle pazienti (il file potrà
essere scaricato gratis dal sito www.fondazioneveronesi.it).
«Il manuale è organizzato cronologicamente - spiega Chiara Segrè, supervisore scientifico di Fondazione ed è stato redatto con il supporto scientifico di esperti dei vari settori: medici oncologi, nutrizionisti,
psiconcologi, specialisti in medicina dello sport. Ogni capitolo copre un «momento» della vita di una donna
con carcinoma mammario. Il linguaggio è semplice e diretto, i capitoli sono organizzati per problemi ai quali
viene data una risposta precisa. I temi trattati riguardano i sintomi e la diagnosi, il percorso di cura ma
soprattutto il dopo-tumore: a cosa si va incontro terminati i trattamenti, con consigli pratici per gestire l'impatto
psicologico, il lungo periodo dei controlli, gli eventuali effetti collaterali. Senza dimenticare l'aiuto che arriva da
una corretta alimentazione e dallo sport, sia per limitare il pericolo di ricadute che per godere da subito di una
migliore qualità di vita».
E così ecco il progetto Pink Is Good . «Con la mammografia possiamo sconfiggere il carcinoma mammario afferma Umberto Veronesi -. Se la malattia viene identificata nelle fasi iniziali e adeguatamente curata la
sopravvivenza può arrivare fino al 98%. Ecco perché la prevenzione è un'arma così importante. È un esame
sicuro e poco invasivo per il corpo femminile. Negli ultimi tre anni abbiamo avuto il 2% in più di adesioni ai
programmi di screening organizzati sul territorio nazionale. Un dato incoraggiante, ma ancora insufficiente.
Pigrizia, paura o noncuranza del pericolo spingono ancora troppe italiane a non svolgere i controlli. Il nostro
compito è invitarle ad essere più attente».
Tornando al manuale, l'obiettivo è dare un aiuto concreto a gestire il «ciclone» in cui si finisce quando si deve
affrontare il cancro. Mettendo la persona al centro di tutto. Non a caso le statistiche più recenti evidenziano
che un malato oncologico su tre soffre di stress e ansia, che arrivano al momento della diagnosi e spesso
restano per molti mesi dopo le terapie, perché il lungo iter di controlli non sempre è facile da gestire.
C'è poi anche un capitolo dedicato ai diritti sul luogo di lavoro. Moltissime donne (il 48%, stando alle ultime
rilevazioni) hanno un'occupazione al momento della diagnosi e ben il sei per cento di loro si vede obbligata a
rinunciarvi. Ma le tutele esistono, così come ci sono agevolazioni economiche, visto che il cancro può persino
arrivare a dimezzare il reddito dei pazienti.
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Foto: Dinamismo
A sinistra, un gruppo runner di Pink is Good , la camminata che si corre domani e il 25/10; a destra Umberto
Veronesi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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La diagnosi, le cure, l'estetica Le risposte a tutte le domande
03/10/2015
Pag. 53
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«Gli esercizi aerobici sono positivi»
Daniela Natali
Che fare sport faccia bene lo sappiamo tutti, ma che giovi in modo particolare a chi ha avuto un tumore al
seno è meno scontato. Spiega Antonio La Torre, docente di Metodi e Didattiche delle attività sportive alla
Statale di Milano, che ha seguito il gruppo delle runner di «Pink is good», della Fondazione Veronesi:
«L'intervento - spiega -, e soprattutto le successive cure (radio, chemioterapiche e trattamento ormonale)
alterano la risposta del sistema immunitario, l'assorbimento degli zuccheri e possono influire sul livello di
vitamina D, che ha un ruolo fondamentale per la salute delle nostre ossa, nonché sul funzionamento del
cuore. Lo sport di tipo aerobico, come la corsa, può però svolgere un ruolo positivo. Il primo effetto è sulla
pressione arteriosa, che si abbassa: il cuore torna a pompare tanto sangue a ogni contrazione, aumenta la
capacità di far circolare l'ossigeno, con il risultato di contrastare il rischio di problemi cardiaci. E naturalmente
facendo sport cala la massa grassa che, se in eccesso, è causa di danni cardiovascolari e metabolici.
L'attività aerobica agisce anche sui problemi accennati prima: aumenta la densità minerale delle ossa e
potenzia il sistema immunitario, riducendo così il rischio di infezioni ». La «prescrizione» è, dunque, corsa e
ancora corsa? «In realtà - argomenta lo specialista - il programma di allenamento delle cosiddette "Pink"
comprende anche esercizi per la tonicità muscolare, con l'utilizzo di pesi leggeri per molte ripetizioni, in modo
da tonificare oltre al muscolo cuore anche tutti gli altri muscoli. «Ma l'attività fisica -prosegue La Torre- ha
anche un altro merito. Grazie a studi condotti soprattutto negli Stati Uniti, sappiamo infatti che fare sport di
tipo aerobico, in modo corretto, con regolarità e per lunghi periodi di tempo - dai sette ai dieci anni- riduce del
35-40% i decessi e consente di limitare la perdita di volume dell'ippocampo (area cerebrale che presiede alla
memoria e ad altre importanti funzioni) dovuta alla tossicità delle terapie». In concreto, qual è il livello di
attività fisica aerobica consigliato? Secondo La Torre «in media dai 120 ai 150 minuti alla settimana,
insomma cinque sedute di allenamento da 30 minuti l'una. Attenzione però a non esagerare, naturalmente: a
livelli alti anche lo sport può essere tossico e se questo stress può essere sopportato da un atleta di alto
livello, non è certo consigliabile a chi esce da un lungo periodo di cure».
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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Il medico
03/10/2015
Pag. 8
diffusione:334076
tiratura:405061
Lorenzin : per i Lea servono 900 milioni
Sul tavolo le partite aperte dei contratti dopo la sentenza della Consultae dei precari. Sulle risorse le Regioni
hanno chiesto un incontro urgentea Renzi
Roberto Turno
p«Per me sono indispensabili: vanno previsti nei fondi per il 2016 con la manovra». Al ministero della Salute
stanno affannosamente rivedendo i conti e la sorpresa è già arrivata alle stelle, con prevedibile disappunto
del ministro dell'Economia: i nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza), che le Regioni hanno da tempo
accantonato, costeranno 900 mln in più, quasi il doppio di quanto era stato inizialmente stimato dallo stesso
ministero della Salute. E ora la ministra Beatrice Lorenzin chiede di passare all'incasso e di avere quella
quota garanti- ta dalla legge di Stabilità 2016. Proprio mentre il premier Matteo Renzi ha fatto scattare
l'allarme in tutto il "mondo sanitario" annunciando che l'asticella delle risorse per asl e ospedali salirà di 1 mld
rispetto a quest'anno, in pratica sottacendo che la quota di 111 mld sarà inferiore di 2 mld rispetto a quanto
previstoe appena confer- mato anche con la nota di variazione al Def, ecco che la ministra della Salute
rilancia. E riporta in alto l'asticella delle necessità finanziarie per la salute pubblica. Altroché taglio di 2 mld: i
111 mld dichiarati per il 2016 da Renzi non basteranno, ha detto ieri a chiare lettere in una audizione in
commissione al Senato. Anche perché c'è la partita spinosa dei contratti da rivedere dopo la sentenza della
Consulta. E perché c'è il capitolo della stabilizzazione dei precari anche in sanità,ha detto la ministra
rivendicando la par condicio e le stesse chance tra dottorie insegnanti che vivono nell'incertezza di un lavoro
in bilico: «Dopoi precari della scuola - ha detto Lorenzin ai senatori, ma inviando il messaggio al
Governovanno stabilizzati anche quelli del Ssn». Che sono parecchie migliaia, anche se non di sicuro quanti
nel "pianeta istruzione". La partita della sanità resta insomma tra quelle più complicate socialmente,
finanziariamente, ma anche nei rapporti sempre molto tesi con i sindacati medici - nel rompicapo ancora
senza soluzioni definitive della manovra di bilancio per il 2016. Lorenzin dovrà scalare la montagna di via XX
Settembre, e non solo. Intanto gioca questa partita per raschiare qualcosa dal barile. Con i governatori che
stanno giocando la loro, di partita,e che non a caso hanno finora stoppato sia i Lea che altri provvedimenti del
«Patto per la salute» della ministra. «Vedere moneta, dare cammello», è non a caso da tempo la posizione
delle Regioni. Che con il loro rappresentante, Sergio Chiamparino (Piemonte), hanno già chiesto un «incontro
urgente» a Renzi. Questione di miliardi (almeno 2) di euro che non tornano, secondo loro, tanto più dopo il
taglio 2015 da 2,35 mld che si trascinerà anche nel 2016. Con un insieme di altre partite - non ultima quella
dei farmaci, dai tetti di spesa alle medicine innovativee alla loro collocazione finanziaria nei tetti della
farmaceutica - ad alta tensione da portarea soluzione in tempi brevi. Batte cassa, la ministra. Ma ripete il leit
motiv degli sprechi e dell'appropriatezza. Con quel Dm che taglia 208 prestazioni che peraltro verrà
modificatoe per ora resta nel cassetto. Se ne ragionerà con i medicie con le regioni.Ea proposito di medici,
giura Lorenzin, nessuno vuole demonizzarli: saranno puniti solo «solo in caso di crimini». Quanto agli italiani
«non cambia nulla, nulla, nulla», giura esasperata la ministra da queste settimane di passionee di «errori
nella comunicazione». Errori della stampa, naturalmente. Quando c'è bisogno, nessuno negherà nientea
nessuno,è la promessa. Parola di ministra. Che col premier cerca ora la pace coni medici. Quelli che hanno
la coscienzaa posto, s'intende.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Sanità . La ministra in audizione al Senato: per la salute pubblica nel 2016 non basteranno 111 miliardi
03/10/2015
Pag. 31 N.682 - 3 ottobre 2015
Mi piace anche Gilead Sciences: in due anni ha triplicato il fatturato
Isabella Della Valle
Lei è un esperto del comparto farmaceutico. In che modo il rallentamento dell'economia cinese e dei mercati
emergenti può incidere sul fatturato delle industrie chimiche e farmaceutiche? Non credo che il rallentamento
dei Bric possa avere ripercussioni negative e la conferma viene da uno dei principali player del settore, Ely
Lilly, il cui ceo afferma di guardare alla Cina come il più grande mercato al mondo per l'assistenza sanitaria
emergente, ragione che ha spinto l'azienda a investire fortemente nel Paese. Nel mondo "evoluto" la crescita
del mercato dei farmaci è stimata al 4,5% annuo, mentre la spesa farmaceutica degli emergenti dovrebbe
aumentare del 12%. Oggi, per esempio, la quota di spesa sanitaria sul Pil cinese è del 4,7%, irrisoria rispetto
ai Paesi europei e americani. Da diversi anni, il governo di Pechino ha messo in atto profonde riforme per la
salute pubblica e la spesa sanitaria è più che raddoppiata tra il 2006 e il 2011, passando da 156 a 357
miliardi di dollari (5,5% del Pil), una cifra che si prevede possa arrivare a toccare i 1.000 miliardi di dollari in
pochi anni. Credo che la Cina sia destinata a diventare uno dei più grandi mercati farmaceutici al mondo
entro il 2020, seconda solo agli Usa. Si aspetta ancora volatilità sui mercati per i prossimi mesi? Gli alti e
bassi sono un po' la caratteristica dei settori biotecnologico e della salute la cui volatilità è soprattutto legata
agli aspetti brevettuali, alla responsabilità di prodotto, ai requisiti normativi imposti dai vari governi e
all'approvazione delle autorità per i nuovi farmaci e terapie mediche. Quali sono i vostri Paesi di riferimento?
L'Eurozona e la Svizzera sono le aree di maggior concentrazione del portafoglio seguite da Regno Unito,
Giappone, Stati Uniti ed Israele. Che approccio avete nella selezione delle aziende? Cerchiamo di rivolgere la
nostra attenzione alle aziende farmaceutiche mature e a società con interessanti pipeline di prodotti in
sviluppo, privilegiando quelle impegnate nella lotta alle patologie più complesse il cui trattamento, molto
costoso, è spesso sostenuto dagli Stati. Ci focalizziamo inoltre sulle aziende farmaceutiche in grado di fare
"network". Se prima le aziende si occupavano di ogni fase della ricerca, dalla sintesi alla sperimentazione
clinica e lo facevano in diversi settori, oggi preferiscono dividersi i compiti e più che competere cercano di
entrare in sinergia con piccole realtà che si occupano della prima fase della ricerca, cioè lo screening delle
molecole, evitando loro di dover scandagliare tra centinaia di migliaia di molecole e permettendo al contempo
di ampliare il panorama delle scoperte. Il pharma continua a mantenere la sua caratteristica difensiva oppure
potrebbe rischiare di essere condizionato da eventuali scossoni dei listini? Recentemente le parole della
Clinton sulla volontà di contenimento dei prezzi dei farmaci hanno scosso il settore ma credo che il suo
pensiero sia stato male interpretato dagli investitori che sono corsi a vendere anche società che non hanno
nulla a che vedere con la cattiva abitudine di alcuni piccoli player di alzare i prezzi di farmaci generici datati
per pura speculazione. Considerando il trend demografico in atto, l'accresciuta attività di M&A, in prevalenza
nei sotto settori della farmaceutica specializzata e della tecnologia medicale, insieme alle percezioni scorrette
circa l'attuale prezzo dei farmaci, penso che il potenziale di uno dei settori più in crescita degli ultimi anni
rimanga inalterato. Qual è il vero valore aggiunto di questo comparto? Senza dubbio l'innovazione. Nei
prossimi anni si manifesteranno nuove malattie virali, più resistenti ai farmaci tradizionali, aumenteranno le
malattie croniche da invecchiamento o quelle legate al diabete ed alle patologie respiratorie o coronariche,
aumenteranno le resistenze agli antibiotici; questo segnerà la fine dei farmaci di massa e sarà uno dei
principali driver di innovazione per le società capaci di introdurre nuovi tipi di farmaci, in grado di modificare il
Dna per intervenire sulle malattie di origine genetica o per stimolare la risposta del sistema immunitario a
gravi patologie come il cancro. Quali vantaggi si possono trarre dall'investimento nel comparto delle
biotecnologie? Non è un settore rischioso? I nuovi biofarmaci stanno portando significativi profitti alle società
del settore e l'aumento dei prezzi delle azioni non sempre significa che le valutazioni siano tese. Le previsioni
indicano che il fatturato passerà dagli attuali 123 miliardi di dollari a 400 miliardi nel 2018 per raggiungere poi
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«Amgen ha una forte capacità produttiva»
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i 550-600 miliardi nel 2020, grazie all'apporto di farmaci innovativi quale quello contro l'epatite C, gli
antitumorali e quelli contro il diabete. Potrebbe indicarmi quali sono le società più interessanti e perché?
Amgen sta intensificando il lancio di nuovi prodotti fra i quali spicca il farmaco anticolesterolo Repatha che
potrebbe garantire entrate superiori ai 2 miliardi di dollari, il Kyprolis per il trattamento del mieloma multiplo ed
il T-Vec di cui è attesa l'approvazione il prossimo mese come trattamento per il melanoma avanzato. Grazie
alla sua capacità produttiva, Amgen potrebbe inoltre divenire uno dei più importanti produttori di biosimilari (i
generici dei farmaci biotech); recentemente ha presentato dati finali di studio del biosimilare dell'Avastin
(Roche), che attualmente ha un fatturato intorno a 7 miliardi di dollari e del biosimilare dell'Humira (Abbvie)
che nel 2014 è stato il farmaco più venduto al mondo con un fatturato superiore ai 12,5 miliardi di dollari. In
aggiunta a questi Amgen ha altri sette biosimilari che saranno commercializzati tra il 2017 e 2019. Continua
poi a piacerci molto Gilead Sciences, il produttore del farmaco contro l'epatite C che in due anni ha triplicato il
fatturato e oggi presenta ancora uno straordinario rapporto P/e. 8,0 6,0 4,0 2,0 180 170 160 150 140 130
12,0 10,0 prezzo Amgen 1/10/2015 0 1/10/2014 1 20 volumi (mln) Andamento e volumi Segnali grafici
preoccupanti per Amgen, sceso nelle ultime sedute sotto al supporto offerto in area 140 dalla linea di
tendenza che guidava il rialzo dai bottom del 2011. La violazione di questo importante sostegno crea una
seria minaccia alla tenuta dell'uptrend di lungo corso (culminato a fine luglio su un nuovo record assoluto a
181,81 dollari) e rischia ora di aprire la via al test del supporto critico in area 124 dollari. Ben più significative
sarebbero poi le implicazioni in caso di flessioni sotto questo riferimento, prologo ad un affondo sui minimi del
2014 a 110 dollari circa. Nel breve termine sono possibili reazioni all'ipervenduto presente sui principali
oscillatori tecnici ma potrebbero non essere sufficienti a cancellare la debolezza mostrata nelle ultime
settimane. Sarebbe infatti soltanto il ritorno al di sopra di quota 157 a fare intravedere una seria volontà di
ripresa capace di ricondurre il titolo sui record a 181,81 dollari. eps 2015 p/e 2015 p/e 2016 Buy Biogen
Amgen p/sales 2015 AbbVie Celgene consensus di mercato Novartis (*) Overweight Overweight Overweight
Overweight Overweight Overweight Overweight Gilead Sciences Johnson & Johnson I comparable Teva
Pharmaceutical (+) società capital. al 9/9/15 (mn $) 84.098 4,3 12,4 10,4 3,7 65.431 15,8 17,6 15,8 6,3
83.275 4,8 21,9 17,6 9,8 101.469 9,8 13,7 12,5 4,8 140.890 11,6 8,3 8,2 4,5 257.638 6,2 15,1 14,4 3,6
233.835 5,1 17,8 16,7 4,9 217.040 20,9 10,7 10,4 2,8 (*) milioni di Chf; (+) milioni di shekel israeliani; (Eps) =
utile per azione; (P/E) = rapporto prezzo su utile; (P/Sales) = rapporto prezzo su ricavi. fonte : elaborazione di
Analisi Mercati Finanziari su dati Factset Amgen è un colosso biofarmaceutico a livello mondiale. I suoi
farmaci vengono impiegati nell'oncologia, nel trattamento della cirrosi epatica e dell'artrite reumatoide, e sono
commercializzati in 75 Paesi. Nella tabella di confronto sono state incluse anche le aziende che producono
farmaci per le medesime indicazioni terapeutiche dei prodotti top di Amgen. Ai prezzi attuali Amgen presenta
P/e stimati per il 2015 e il 2016 inferiori rispetto alla media del campione (pari a 14,8 volte per il 2015 e a 13,4
volte per il 2016). La situazione si ripete considerando il multiplo P/Sales stimato per il 2015, in quanto la
media del campione è pari a 5 volte. Il consensus di mercato su tutte le società considerate nel campione è in
generale molto positivo ed è particolarmente favorevole per Gilead Sciences. 50 300 250 200 150 100 2013
2014 2015 amgen Il confronto nasdaq composite nasdaq biotechnology Base 28/09/2012= 100
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Nozze sulla via Emilia Parte la super-Coop da 5 miliardi di euro
Fusione tra Bologna, Modena e Reggio
PAOLO BARONI
Lungo la via Emilia stamattina si compie un mezzo miracolo, tre dei nove giganti della grande distribuzione a
marchio Coop convolano a nozze: nasce «Coop Alleanza 3.0», un colosso da quasi 5 miliardi di fatturato,
22mila dipendenti, 2,7 milioni di soci e 419 punti vendita sparsi in 12 regioni, dal Friuli alla Sicilia. Sarà la più
grande cooperativa a livello italiano e la più grande in Europa per n u m e ro d i s o c i u n e n d o i n un'unica
società Coop Adriatica di Bologna, Coop Estense (Modena) e Coop consumatori Nordest (Reggio Emilia).
Primi azionisti Unipol La sua attività andrà ben oltre i confini della grande distribuzione e spazierà dagli
investimenti immobiliari di Igd alle agenzie di viaggi, dalle farmacie e librerie a marchio Coop alla
distribuzione di carburanti, gas e luce, dalle polizze sanitarie ai servizi assicurativi e finanziari. La superCoop
controlla poi il 13,3% di Eataly ma soprattutto è il primo azionista singolo del Gruppo Unipol con una quota
vicina al 20% . Ieri, alla vigilia delle assemblee in programma oggi a Bologna, Reggio e Modena, i tre
presidenti (il bolognese Adriano Turrini, che sarà anche il nuovo superpresidente, il modenese Mario
Zucchelli ed il reggiano Paolo Cattabiani) si sono presentati in pubblico a Milano. La parola d'ordine è
«sostenere e rilanciare la presenza della cooperazione di consumo, creare un'organizzazione capace di
trovare tutte le efficienze utili a dare nuovo impulso all'impresa per affrontare le sfide future». Con la fusione
«non saranno chiusi negozi perché non ci sono sovrapposizioni», mentre è certo che verrà riformato in
meglio il modello Ipercoop che più di altri ha patito la crisi. E infatti è stata proprio la crisi dei consumi a far
scattare la molla della fusione mandando in soffitta storiche rivalità. C'è infatti da arginare il crollo dei fatturati,
soprattutto nelle zone più deboli del Paese, e tener testa alla concorrenza, a partire da Esselunga. Bilanci
fragili Nell'ultima relazione di bilancio di Coop Nord Est le difficoltà del sistema Coop non vengono certo
nascoste: a soffrire è soprattutto la rete di supermercati. E se anche Coop col 15% delle quote (-0,1) nel
complesso conferma la sua leadership, alle sue spalle i tre concorrenti più agguerriti Conad, Selex ed
Esselunga allungano il passo, macinano più utili e mordono. Gli ultimi bilanci ne sono la riprovai: nel 2014
Coop Adriatica ha incrementato le vendite a 2,1 miliardi, ma solo perché nel frattempo ha assorbito Coop
Veneto, e nonostante i 29 milioni di perdite di Coop Sicilia, da dividere a metà coi cugini reggiani, ha
comunque conseguito un utile di 28,8 milioni. L'Estense è invece arretrata del 2,6% (a 1,343 miliardi) e se ha
ottenuto 10 milioni di utile, dopo averne persi 12 in Puglia, lo deve alla gestione finanziaria e al contributo del
settore carburanti. Coop Consumatori Nord Est, invece, ha perso fatturato (-3%, a 881 milioni) ed ha evitato
di un soffio il rosso solo grazie a vecchi crediti fiscali. ROMA
15 mila I soci delle 77 assemblee territoriali che hanno dato via libera alla fusione
419 i negozi I punti vendita della nuova super-Coop dislocati tra Nord-Est, Centro e Sud Italia
Foto: I numeri Il nuovo colosso della distribuzione ha 2,7 milioni di soci, quasi 5 miliardi di fatturato e oltre
22mila dipendenti
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il caso
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LE POLIZZE PER PENSARE ALLA SALUTE
Paola Valentini
Il Servizio Sanitario sta per limitare più di 200 prestazioni. Ecco le assicurazioni che coprono i tagli
Nonostante le rassicurazioni del premier Matteo Renzi, che ha respinto al mittente anche l'accusa dei tagli
alla sanità praticati dall'esecutivo, è certo che è al tramonto il modello della sanità all you can eat (così
vengono definiti i ristoranti dove a prezzo fisso si può mangiare a volontà) che per anni ha contraddistinto il
servizio pubblico italiano. Un modello ben delineato dal film di fine anni 60 Il medico della mutua dove Alberto
Sordi impersonava il dottor Guido Tersilli, un giovane e ambizioso camice bianco senza scrupoli che aveva
visto nel sistema sanitario il modo più veloce per arricchirsi. Per avere più mutuati possibili Tersilli aveva
architettato stratagemmi di ogni tipo ed era arrivato a metterne insieme più di 3 mila (salvo poi collassare per
il ritmo frenetico delle visite). Prescrivere analisi ed esami inutili a costo zero a pazienti magari sanisssimi era
la via più semplice per guadagnare facendo leva sia sulla mania di cronici malati immaginari sia sulla
complicità di altri. Il mondo dipinto dalla pellicola del 1968 non era poi così lontano dalla realtà: un sistema
figlio di un Italia che ancora nei fasti del boom economico non si poneva il problema della sostenibilità della
spesa pubblica per il welfare dei cittadini. Anzi. In tema di pensioni, proprio nel 1969 fu varata la riforma
Brodolini, in base alla quale si abbandonava definitivamente ogni forma di capitalizzazione, si adottava la
formula retributiva per il calcolo della pensione, svincolando il calcolo dai contributi effettivamente versati e
legando la prestazione alla retribuzione percepita negli ultimi anni di lavoro. Un intervento che negli anni ha
portato enormi squilibri nei conti pubblici e soltanto di recente, nell'emergenza del debito pubblico che nel
frattempo è esploso, è stato oggetto di numerose correzioni. Da ultima la legge Fornero del 2012 che ha
definitivamente cancellato il sistema di calcolo retributivo delle pensioni (seppur i forma proquota per i
lavoratori più anziani). E dopo gli interventi sulla previdenza, ora nel mirino è entrata la sanità. Anche in
questo settore sprechi e corruzione hanno rischiato di far sbandare i conti dello Stato. Ma a parte gli accordi
Stato-Regioni per contenere i costi, perché queste ultime detengono la competenza sulla sanità, finora i
governi che si sono succeduti alla guida dell'Italia non hanno mai preso provvedimenti che incidono così
direttamente e immediatamente sui cittadini italiani, come quello varato questa estate. Con una mossa a
sorpresa contenuta nel decreto legge 78/2015 che avrebbe dovuto contenere disposizioni urgenti in materia
di enti territoriali, ma che di fatto è diventata una piccola grande manovra, il governo ha rivisto l'elenco di
visite ed esami coperti dal Ssn. Senza dubbio nel varo del provvedimento si ritrovano alcune linee guida del
lavoro svolto da Marco Carrai, presidente del Cambridge Management Consulting Labs e vicino a Matteo
Renzi. Un'analisi che ha portato un aumento dell'efficienza nella gestione delle procedure dell'ospedale
milanese San Raffaele che, se fosse preso come modello nella sola Lombardia, la sanità della regione
potrebbe ottenere risparmi per 1,8 miliardi annui. Dato che la Lombardia pesa circa il 10% nel settore della
sanità, in Italia si potrebbero ridurre le spese di 18 miliardi. Nella norma del decreto 78 è prevista una
riduzione di 2,3 miliardi annui a decorrere dal 2015 dei fondi trasferiti alle Regioni per garantire il Servizio
Sanitario Nazionale (si aggiungono i tagli di 3,5 miliardi varati dai governi Monti e Letta). E non è chiaro
quanti di questi rientrano nella riduzione complessiva di spesa per la sanità di 10 miliardi previsti nell'ambito
della spending review. Per contenere i costi della sanità il decreto dispone interventi sulla spesa per l'acquisto
di beni e servizi sanitari, dispositivi medici e farmaci e si punta a una rinegoziazione dei contratti con i
fornitori. Ma soprattutto saranno multati i medici che prescriveranno esami superflui e inutili. Dai dati
dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali emerge che il 50% dei medici ospedalieri pratica la
medicina difensiva, che si esplica attraverso prescrizioni di esami e visite a scopo precauzionale, per il timore
di incorrere in cause legali. Un fenomeno che (continua a pag. 16) secondo il ministro della Salute, Beatrice
Lorenzin, costa alla sanità circa 13 miliardi l'anno. Le nuove regole, quindi, prevedono misure di riduzione
dello stipendio del medico, in caso di «comportamento prescrittivo» non conforme alle indicazioni del decreto
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del ministro della Salute, cui è stato delegato il compito di individuare con decreto le condizioni di erogabilità
e appropriatezza delle singole prestazioni. Proprio nei giorni scorsi ha visto la luce questo decreto che riceve
208 prestazioni su 1.700. In pratica il governo intende risparmiare 180 milioni all'anno considerando che sono
200 milioni le prestazioni che ogni anno vengono erogate dal Ssn. Il 12% delle prestazioni oggi gratuite
saranno mutuabili secondo le condizioni del paziente. «Non è vero che le 208 prestazioni non saranno più
prescritte. La differenza è che c'è un criterio di appropriatezza e le sanzioni ci saranno solo nel caso di abusi
e quando ci sono sprechi enormi. Una prestazione inappropriata non è inutile né superflua, s e m p l i c e
mente non deve essere prescritta a quel paziente», ha ribadito il ministro della Salute, B e a t r i c e Lorenzin.
Lorenzin afferma che il provvedimento serve ad alleggerire le liste d'attesa da chi ad esempio fa una
risonanza magnetica ma in realtà la sua diagnosi potrebbe essere fatta anche senza questo strumento.
Secondo Lorenzin, proprio questo è lo spreco in cima alla classifica. «Per la risonanza a spalla, braccia,
bacino e gambe, oggi non ci sono limiti all'erogabilità, ma ci devono essere», ha affermato Lorenzin. La legge
prevede che i medici che prescriveranno prestazioni inappropriate saranno multati. Per i cittadini, quindi, la
stretta sugli esami potrebbe essere un vantaggio se effettivamente sfoltirà le liste d'attesa, ma dall'altra
rischia di trasformarsi in un boomerang perché l'erogazione delle prescrizioni dipenderà dalla scienza e dalla
coscienza del proprio medico. Con la conseguenza che magari per lo stesso esame alcuni si rifiuteranno di
prescriverlo e altri medici invece saranno propensi a farlo. Un capitolo molto spinoso riguarda ad esempio le
cure dentali. Numerose, infatti, sono le prestazioni odontoiatriche sotto la lente del decreto. Ma sono tutelati i
minori di 14 anni e le persone vulnerabili a livello sociale o sanitario. Oggi, nei pochi ospedali che hanno un
reparto di odontoiatria,è possibile farsi ricostruire un dente o applicare una corona o riparare una protesi,
anche se non c'è alcuna emergenza. Con le nuove disposizioni l'assistenza gratuita resterà solo per le
emergenze. Ma moltissime prestazioni sono state riviste. Ad esempio l'estrazione di un dente che si muove
con anestesia resta mutuabile da 0 a 14 anni o nei casi di difficoltà di salute ed economiche. E ancora. I test
per le allergie oggi sono mutuabili e senza limitazioni. Ma d'ora in poi questi test non potranno più essere
chiesti dal medico di base ma soltanto da uno specialista (allergologo o dermatologo). La stretta riguarda
anche i test genetici. Un gran numero di prestazioni colpite dal decreto mettono nel mirino proprio questi
esami con un elenco a parte in cui sono evidenziate le diagnosi di specifiche malattie e condizioni (un elenco
corposo) per cui sono erogati i test a carico del Ssn. L'esame dei villi coriali sulle donne in gravidanza per
verificare malformazioni al feto sarà mutuabile solo se prescritto dallo specialista. Paletti anche sull'esame del
colesterolo nel sangue. Oggi non ci sono limiti alla prescrizione, ma con il nuovo provvedimento le analisi del
livello di grassi nel sangue va eseguito come screening agli over 40 e per chi ha fattori di rischio
cardiovascolari o colesterolo alto familiare. In assenza di valori elevati, modifiche allo stile di vita o interventi
terapeutici, l'esame non può essere ripetuto con una frequenza inferiore ai 5 anni. Se qualcuno vorrà tenere
sotto controllo il livello dei grassi nel sangue, potrà farlo ma a sue spese. Rispetto invece a esami di
diagnostica come le risonanze magnetiche, è previsto che siano erogabili in particolari condizioni legate ad
esempio a patologie oncologiche o traumatiche. Per quanto riguarda la risonanza magnetica della colonna
(cervicale, toracica, lombosacrale) le condizioni di ero(segue da pag. 14) gabilità prevedono che vi sia una
«condizione di dolore rachideo in assenza di coesistenti sindromi gravi di tipo neurologico o sistemico,
resistente alla terapia, della durata di almeno 4 settimane, e traumi recenti e fratture da compressione. In
caso di negatività l'esame non deve essere ripetuto prima di 12 mesi». L'elenco delle 208 prestazioni che per
essere erogate a carico del Ssn dovranno soddisfare le condizioni di erogabilità o di appropriatezza
prescrittiva è lungo e articolato (da sottolineare che il decreto per essere definitivo dovrà essere approvato
dalla Conferenza Stato-Regioni). Come già anticipato nella prima versione del provvedimento, che peraltro
riguardava meno prestazioni (180) sono toccati vari ambiti tra cui: odontoiatria, radiologia diagnostica, esami
di laboratorio, dermatologia allergologica, medicina nucleare. Per una risonanza muscoloscheletrica (spalla,
braccio, mano, gomito, ginocchio), sarà a carico del Ssn in caso di patologia traumatica acuta, in caso di fase
post chirurgica e in caso di sospetta infiammazione. E non è ripetibile prima di almeno tre mesi e in funzione
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del quadro clinico-laboratoristico. Nei quadri di degenerazione artrosica è indicato l'esame radiologico e
inappropriata la risonanza magnetica. «Al governo va sicuramente riconosciuto lo sforzo di voler risolvere
alcuni problemi strutturali che altro non sono se non l'eredità di anni di sprechi. Ciò che, tuttavia, va tenuto in
maggiore considerazione», commenta il presidente della Società di Mutuo Soccorso Aglea Salus, Filippo
Buono, «non è la cifra da impiegare, ma in che modo viene impiegata. Il nostro Ssn, considerato uno dei
migliori in Europa, registra da anni malfunzionamenti come liste d'attesa infinite e una non sempre coerente
amministrazione da parte delle Regioni che, da Nord a Sud, ha portato i cittadini a rivolgersi a soluzioni
private. O almeno chi può permetterselo. Poiché già adesso sono milioni gli italiani che rinunciano alle cure
mediche o vi provvedono di tasca propria». I numeri di Altroconsumo parlano di una spesa di 2 mila euro
all'anno a famiglia, il 14% del reddito medio di un nucleo standard, con un 46% degli utenti che decide di
abbandonare del tutto studi medici e ambulatori. E anche l'offerta delle polizze deve ora adeguarsi ai
cambiamenti in atto nella sanità pubblica. Come emerge dalla tabella a pag. 15 in cui sono messe a confronto
le polizze sanitarie offerte dalle principali compagnie di assicurazione attive nel ramo malattia. Dall'analisi di
Rbm Salute e del Censis Costruire la nuova sanità integrativa emerge che con riferimento ai bisogni sanitari
degli assistiti, le prestazioni più richieste riguardano l'area della specialistica e della diagnostica, delle cure
dentarie e dei farmaci. Al riguardo, tuttavia, si legge nell'analisi «l'attuale risposta delle forme sanitarie
integrative non risulta adeguata sia in termini di ampiezza delle coperture (ammissibilità delle prestazioni,
ndr), sia con riferimento all'intensità delle assistenze erogate (ammontare dei rimborsi). Infatti (come illustrato
nel grafico a pagina 14) oltre il 50% delle prestazioni ritenute necessarie dagli assistiti nelle aree della
specialistica e della diagnostica e delle cure dentarie è esclusa dalle attuali coperture garantite dalle forme
sanitarie integrative. I farmaci, che sono in termini di bisogno di copertura la terza area di assistenza più
richiesta, sono nella quasi totalità dei casi esclusi da qualsiasi forma di rimborso. Tale ultimo dato, peraltro,
appare ancor più significativo se si pensa che i farmaci rappresentano una delle principali voci di spesa degli
italiani in ambito sanitario», conclude lo studio. (riproduzione riservata)
IL DECRETO SULLA SALUTE IN CIFRE
2,3
180
200
13
208 GRAFICA MF-MILANO FINANZA miliardi di euro Il risparmio per la sanità previsto nel 2015 milioni di
euro Quanto il Governo punta a risparmiare in un anno con le nuove regole sulle prestazioni Il numero di
prestazioni (su un totale di 1.700) riviste dal Ministero della Salute milioni Il numero di prestazioni erogate
ogni anno dal Ssn miliardi di euro La spesa annua stimata a carico del Ssn per esami ed analisi considerati
inutili
IL DIVARIO TRA LE COPERTURE RICHIESTE E I RIMBORSI OTTENUTI Le principali necessità di
copertura e i rimborsi effettivamente erogati dai fondi sanitari integrativi* Visite specialistiche e diagnostica
ordinaria, alta specializzazione Ticket specialistiche Ricovero e grandi interventi Ssn Ricovero e grandi
interventi Protesi ortopediche ed acustiche Parto Medicinali Lenti/Occhiali Intervento chirurgico ambulatoriale
Interventi chirurgici odontoiatrici Fisioterapia Day Hospital Cure oncologiche Cure dentarie Chirurgia rifrattiva
(miopia) Check up o prevenzione Assistenza infermieristica GRAFICA MF-MILANO FINANZA 0 10% 5% 20%
15% 30% 25% 40% 35% Necessità di copertura Importo richiesto Importo liquidato Fonte: Rbm, Censis Construire la nuova sanità integrativa, ed. giugno 2015 * Fondi contrattuali, aziendali e fondi territoriali
UN CONFRONTO TRA LE COPERTURE OFFERTE DALLE POLIZZE SALUTE SUL MERCATO
GRAFICA MF-MILANO FINANZA Banca Controllo medico pre sottoscrizione (questionario/visita) Nome del
prodotto Malattie pregresse Ricoveri ospedalieri Diagnostica (esami strumentali) Esami di laboratorio,
accertamenti e visite specialistiche Spese per odontoiatria Sono state analizzate le prime dieci compagnie
per premi nel ramo malattia nel 2014 * Comprende inoltre copertura farmaci (massimale annuo: 500 €) e
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medicina estetica (massimale annuo: 5.000 €) ** Formula completa con scoperto ° Grandi interventi
Pagamento Diretto: presso le strutture sanitarie convenzionate con la compagnia Rimborso: presso qualsiasi
Struttura Sanitaria Richiesto Non richiesto Richiesto Richiesto Richiesto Richiesto Richiesto Non richiesto
Richiesto Richiesto Escluse Incluse dopo i primi 5 anni Escluse sempre se non dichiarate nel questionario
Escluse sempre se non dichiarate nel questionario Escluse se conosciute e non accettate dalla compagnia
Escluse se conosciute e non accettate dalla compagnia Escluse Escluse Escluse se conosciute e non
accettate dalla compagnia Escluse sempre se non dichiarate nel questionario Massimale annuo: 500.000 €
Pagamento Diretto: 100% Rimborso: 100% Massimale annuo: 500.000 € Pagamento Diretto: 100%
Rimborso: 85% Massimale annuo: 100.000 € Pagamento Diretto: 100% Rimborso :80% Massimale annuo:
illimitato nei centri convenzionati 150.000 € in quelli non convenz. Pagamento Diretto: 100% Rimborso: 80%
con max 6.000 € a carico assicurato Massimale annuo: 100.000 € Massim. annuo: 200.000 € per grandi
interventi ed eventi morbosi Pagamento Diretto: 100% Rimborso: 80% Massimale annuo: 500.000 €
Pagamento Diretto: 100% Rimborso: 90% con max 2.000 € a carico assicurato Garanzia Base: ricoveri e g.i.°
Massim. annuo: indicato in polizza Pagamento Diretto / rimborso: indicato in polizza Indennizzo differenziato
per classe di intervento da 100 € a 7.000 € Indennizzo di 100 € al giorno massimo 10 giorni per sinistro per
ricoveri senza intervento solo per malattia Pagamento Diretto: 100% Rimborso: 80% con 1.600 € a carico
assicurato ** Massimale annuo: indicato in polizza Pagamento Diretto: 100% Rimborso: 80% con 5.000 € a
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accertamento o ciclo terapia Non previste Massimale annuo: 10.000 € Pagam.o Diretto: 90% con 30 € a
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annuo: 6.000 € Pagamento Diretto / Rimborso: franchigia 500 €/anno a carico assicurato Rimborso: nei 100
giorni pre e post per classe di intervento da 150 € a 1.500 € Massimale annuo: 5.000 € Pagamento Diretto:
100% Rimborso: no esclusi esami sangue, MOC, Pap Test Visite specialistiche non previste Pagamento
Diretto: 80% con 30 € a carico assicurato Rimborso: 80% con 50 € a carico assicurato Massimale annuo:
2.500 € Pagamento Diretto: 80% con 50 € a carico assicurato Rimborso: 80% con 50 € a carico assicurato
Pagamento Diretto: 80% con 30 € a carico assicurato Rimborso: 80% con 50 € a carico assicurato Massimale
annuo: 2.000 € Pagamento Diretto/Rimborso: 80% con 50 € a carico assicurato Massim. annuo: 2.500 €
Condizioni: Solo infortunio e cure ricostruttive Pagamento Diretto: 80% Rimborso: 80% Massimale annuo:
Illimitato Condizioni: Tutte le prestazioni dentarie incluse Pagamento Diretto: 100% con quota a carico
assicurato differenziata per prestazione Prestazioni particolari Pagamento diretto: ablazione tartaro max 60 €
1 visita odontoiatrica Cure da infortunio Massimale annuo: 1.000 € Pagamento Diretto: 75% Rimborso: 75%
con 55 € per fattura a carico assicurato Non previste Solo da infortunio Non previste Non previste Non
previste Non previste Non previste
QUANTO COSTA CURARSI E QUANTO SI SPENDE PER LA SALUTE GRAFICA MF-MILANO FINANZA *
Moltiplicatori che indicano quanto costa in più rivolgersi a una struttura privata rispetto a quella pubblica
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Fonte: elaborazioni Progetica su dati Censis 2012 Fonte: elab. Progetica su Gazzetta Ufficiale del 28/1/2013
Fonte: elaborazioni Progetica su rapporto annuale Istat 2014 Fonte: elab. Progetica su Oms - Global Health
Observatory 2014 15-44 45-64 65-74 >74 8,3% 12,7% 10,3% 8,5% 13,2% 17,9% 15,0% 11,9% Fascia d'età
% MASCHI % FEMMINE Italia Francia/Germania Stati Uniti x 1,28 x 1,31 x 2,16 Paese Differenziale* Il più
costoso (trapianto polmone) media 2% più costosi media 16% più costosi 72.572 56.957 19.240 Tipologia di
intervento Costo in € Quanti italiani Media pro capite annua 84,6% 1.156 € QUANTO COSTA UN GRANDE
INTERVENTO CHIRURGICO? LA SPESA PER LA SANITÀ DEGLI ITALIANI Costo medio rimborsato dallo
Stato alle Regioni per tipologia di intervento Spese nell'anno per farmaci, visite ambulatoriali e odontoiatriche
sostenute direttamente dalle famiglie QUANTO COSTA FARLO PER VIA PRIVATA? QUANTI ITALIANI
RINUNCIANO A CURARSI? Differenziale tra spesa sanitaria individuale e spesa pubblica pro capite Chi
rinuncia a spese sanitarie in tempi di crisi, pur avendone bisogno
Foto: Beatrice Lorenzin Matteo Renzi
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Vecchietti (Rbm), ora il focus è sui bisogni di cura
Le nuove regole sulle condizioni di erogabilità e di appropriatezza prescrittiva delle 208 prestazioni di
specialistica ambulatoriale pongono molte sfide anche al settore della sanità integrativa. Come spiega Marco
Vecchietti, consigliere delegato di Rbm Salute, compagnia specializzata nel settore salute e seconda per
raccolta premi nel ramo malattia in Italia nel 2014. Domanda. In generale i fondi sanitari sul mercato coprono
le prestazioni a rischio di appropriatezza individuate dal ministero della Salute? Risposta. Sì, in generale sia
le polizze sanitarie sia i fondi coprono le medesime prestazioni radiologiche, specialistiche, ambulatoriali e
odontoiatriche oggetto della lista proposta dal ministero. Da questo punto di vista è possibile ipotizzare un
ruolo importante per le forme sanitarie integrative che potrebbero impedire l'aggravio di ulteriori costi sui
bilanci delle famiglie. Naturalmente è fondamentale che anche fondi e polizze sanitarie possano riposizionare
i propri livelli assistenziali a partire dalla definizione di appropriatezza che il Ssn intenderà codificare
focalizzando il proprio campo di azione sugli effettivi bisogni di cura degli assicurati. D. Quanto pesa in Italia il
problema delle liste d'attesa? R. Il Ssn è sempre più saturo. Nell'ultimo anno le liste di attesa si sono
allungate. In base alla ricerca che abbiamo condotto con Censis, si registrano 20 giorni in più per una
risonanza magnetica al ginocchio (da 45 a 65 giorni), 12 giorni in più per una ecografia dell'addome (da 58 a
71 giorni), 10 giorni in più per una colonscopia (da 69 a 79 giorni). Oltre 9 milioni di italiani hanno effettuato
visite specialistiche nell'ultimo anno nel privato a pagamento (2,7 milioni di questi sono a basso reddito). È
questo uno dei risultati più evidenti della lunghezza delle liste di attesa. D. Quanti sono gli italiani che hanno
una copertura sanitaria? R. Dalle evidenze presentate nel Welfare Day è emerso che sono più di 6 milioni gli
italiani che hanno già attivato una forma sanitaria integrativa, per un totale di oltre 10 milioni di assistiti. Le
compagnie gestiscono più del 60% di questo settore, in buona parte attraverso contratti stipulati con grandi
aziende e i fondi sanitari integrativi. La sanità integrativa è appannaggio del lavoro dipendente, dove oltre il
55% dei lavoratori aderisce, mentre nel lavoro autonomo si scende al 15%. Il problema principale è la scarsa
informazione di cui dispongono i cittadini sui livelli assistenziali garantiti dal Ssn e sull'importanza di avere
una forma sanitaria integrativa. Una situazione simile a quella che per decenni ha paralizzato la previdenza
complementare. D. Quali le differenze tra coperture delle polizze private proposte dalle compagnie e quelle
dei fondi sanitari? R. La caratteristica principale dei fondi sanitari come delle polizze collettive, ovvero
stipulate tra una compagnia e un'azienda e/o un fondo sanitario, è quella di accettare in copertura tutti gli
aventi diritto senza verifica medica prevedendo il rimborso anche delle prestazioni sanitarie derivanti da
patologie preesistenti all'adesione. Generalmente, invece, le polizze individuali prevedono la compilazione di
un questionario ed escludono le spese connesse a patologie preesistenti. Al riguardo Rbm Salute ha deciso
già da qualche anno di non richiedere la compilazione del questionario e di prevedere la copertura anche
delle spese collegate a patologie pregresse. D. Le coperture dei fondi sanitari sono più ampie di quelle delle
polizze sanitarie private? R. Fermo restando quanto detto sulle patologie preesistenti, direi che i fondi sanitari
, soprattutto quelli di origine contrattuale, con esclusione di quelli relativi ai dirigenti, tendono ad assicurare i
grandi rischi, limitandosi, per quel che riguarda le prestazioni extraospedaliere,a coperture contenute
prevalentemente limitate al solo rimborso del ticket Ssn e per quanto attiene all'odontoiatria a un elenco molto
contenuto di prestazioni. Le polizze sanitarie individuali, di solito, consentono invece un'ampia presa in carico
dei bisogni dell'assicurato, dall'area ospedaliera fino all'odontoiatria, con livello di rimborso, nella maggior
parte dei casi, pari all'85% della spesa sostenuta. Non bisogna dimenticare poi che, mentre in prevalenza la
copertura dei fondi sanitari è limitata al solo assicurato, le polizze sanitarie estendono la propria copertura
all'intero nucleo familiare. D. Inoltre la percezione è che le polizze sanitarie siano care. Concorda? R. Nel
valutare i costi bisogna considerare la capacità di ridurre il costo delle cure sanitarie private oggi pagate dal
cittadino. La spesa sanitaria privata pro capite in Italia, infatti, è di oltre 530 euro a persona, con punte che in
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INTERVISTA
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alcune regioni superano i 750 euro. In quest'ottica le polizze individuali fornendo mediamente, come
accennavo, un livello di rimborso più elevato ed esteso a tutti i componenti del nucleo familiare, presentano
mediamente costi più elevati dei fondi sanitari. Per dare un'indicazione, il premio medio richiesto dai fondi
sanitari contrattuali, escludendo sempre i fondi dei dirigenti, è tra 100 e 200 euro mentre quello medio delle
polizze individuali è compreso tra 400 e 2.500 euro. In ogni caso il prezzo praticato dipende dalla capacità di
gestire il rapporto con le strutture sanitarie convenzionate. Rbm Salute, ad esempio, attraverso l'ampio
numero di strutture convenzionate,è riuscita ad avvicinare il premio di alcune delle proprie polizze individuali
ai livelli previsti da alcuni dei principali fondi sanitari con una gamma che va dai 150 euro fino a 1.500. E'
proprio per far fronte alle crescenti esigenze degli italiani Rbm Salute ha una nuova gamma di polizze
individuali dal nome Servizio Sanitario Personale che sarà presentata il 7 ottobre a Milano, durante la terza
edizione dell'Health Insurance Summit. Obiettivo è fornire risposte alle principali motivazioni che spingono le
famiglie a sostenere privatamente il costo delle cure. La nuova proposta va dai prodotti sostitutivi del Ssn
come 9 Settimane, finalizzato a garantire in caso di lista di attesa del Ssn troppo lunga un accesso immediato
alle cure presso il network della compagnia, a quelli complementari come TuttoSalute 2.0, che consente di
assicurare le sole prestazioni di proprio interesse, per finire con quelli esclusivamente integrativi del Ssn
come Sorridenti e Salute Sorriso Plus. Ma l'innovazione più importante è l'integrazione con i dispositivi di
Mobile Health che consentiranno all'assicurato di controllare il proprio stato di salute e di attivare attraverso la
App della compagnia Fill Up un programma di riduzione dei premi collegato all'adozione di stili di vita attivi.
(riproduzione riservata)
LE MAGGIORI COMPAGNIE NEL RAMO MALATTIA Dati a fine 2014 Premi (migliaia di €) Variazione
2014/2013 Incidenza sul totale Fonte: Ania GRAFICA MF-MILANO FINANZA Generali Italia Rbm Salute
Unisalute UnipolSai Assicurazioni Allianz Società Reale Mutua Società Cattolica Europ Assistance Italia Axa
Assicurazioni Zurich Insurance TOTALE RAMO 458.900 261.779 261.428 240.858 172.275 84.660 62.515
53.564 51.449 50.942 2.234.389 -8,6% +42% +9,2% -19,4% -1,8% +5,5% -2,2% -1% -24% +23,5% -0,4%
20,54% 11,72% 11,70% 10,78% 7,71% 3,79% 2,80% 2,40% 2,30% 2,28% 100%
Foto: Marco Vecchietti
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RIACCENDERE IL CERVELLO
Elena Correggia
Nuove e promettenti molecole in arrivo, dispositivi tecnologici per la neuroriabilitazione e modalità più pratiche
di somministrazione dei farmaci si accingono a migliorare l'approccio a una patologia neurodegenerativa che
colpisce in Italia oltre 240 mila persone. Molte novità sono emerse nei giorni scorsi a Torino durante il primo
congresso dell'Accademia Limpe-Dismov per lo studio della malattia di Parkinson e dei disordini del
movimento. «Dopo l'approvazione europea, per i primi mesi del 2016 è atteso l'arrivo in Italia di safinamide,
una molecola che, usata in combinazione con il trattamento d'elezione, ovvero la levodopa, ne migliora
l'azione nei malati che manifestano fluttuazioni motorie contribuendo a stabilizzarle», spiega Leonardo
Lopiano, professore ordinario di neurologia all'Università di Torino. La molecola interviene con un doppio
meccanismo d'azione: aumenta la dopamina, neurotrasmettitore coinvolto nella regolazione dei movimenti la
cui carenza è conseguenza della degenerazione neuronale della malattia, ma inibisce anche il glutammato,
un altro neurotrasmettitore attivo nella fisiopatologia dei movimenti involontari. Poiché finora il farmaco
principale per la cura del Parkinson rimane la levodopa, una linea di ricerca sta studiando molecole che siano
in grado di migliorarne la formulazione in modo da correggerne i limiti. «Il livello di levodopa nel sangue si
riduce infatti abbastanza rapidamente e questa variazione induce movimenti involontari e la necessità di
aumentare le assunzioni giornaliere fino a sei volte», afferma Fabrizio Stocchi, direttore del Centro di ricerca
sulla malattia di Parkinson dell'Irccs San Raffaele Pisana di Roma, «il paziente può quindi sperimentare fasi
off senza copertura farmacologica con forti difficoltà motorie. Per ovviare a questo inconveniente negli Stati
Uniti è già stata approvata IPX066, una nuova preparazione di levodopa a lento rilascio che riduce il numero
di dosi giornaliere necessarie e incrementa la stabilità del farmaco nel sangue.È invece imminente
l'approvazione europea per Opicapone, un inibitore di Comt, l'enzima che distrugge la levodopa a livello
periferico impedendole di raggiungere l'encefalo e di essere trasformata in dopamina». Già in commercio in
Giappone e in fase avanzata di studio negli Stati Uniti, l'istradefillina è invece un antagonista dei recettori
dell'adenosina, situati nei gangli della base, che interviene per riequilibrare la carenza di dopamina. Alla
stessa classe di farmaci appartiene tozadenant, molecola appena entrata in fase III che sembrerebbe
particolarmente efficace. Salto di qualità nella quotidianità «Un'altra serie di ricerche intende poi migliorare
l'aspetto della somministrazione dei farmaci rendendola più pratica e gestibile da parte del paziente»,
continua Stocchi, «sono in questo senso incoraggianti i risultati di fase II per la messa a punto di levodopa
infusibile per via sottocutanea, attraverso una piccola pompa da applicare sulla pelle come un cerotto, un
sistema per garantire l'assorbimento del principio attivo in modo stabile e continuo. Nel nostro centro stiamo
invece studiando un metodo di somministrazione di levodopa con un dispositivo della grandezza di un fagiolo,
da applicare sui denti, che rilascia levodopa solubile nel cavo orale. Questa modalità di somministrazione
dimostra un miglioramento del rilascio del farmaco e una sua stabilizzazione nel sangue». Per quanto
riguarda invece la terapia di emergenza, quando si verifica il blocco del paziente impossibilitato a svolgere i
movimenti e le azioni quotidiane, oggi si utilizza l'apomorfina iniettata per via sottocutanea con un
autoiniettore. Uno studio appena entrato in fase III sta definendo una versione del farmaco in pellicola
sottolinguale in grado di sbloccare velocemente il paziente con un buon profilo di tollerabilità. Un'altra ricerca,
che ha appena terminato la fase III, prevede invece la somministrazione di levodopa inalatoria per
raggiungere i polmoni favorendo anche in questo caso un rapido assorbimento. Un vaccino all'orizzonte
Un'area significativa di indagine riguarda poi lo studio di anticorpi diretti verso l'alfasinucleina. «Si tratta di
ricerche allo stadio iniziale che intendono intervenire contro la proteina ritenuta un agente infettante alla base
della morte cellulare propria della malattia», prosegue Stocchi, «perché gli anticorpi sortiscano l'effetto
vaccinale sperato sarà però sempre più essenziale arrivare a una diagnosi precoce, individuando il momento
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SALUTE / MOLECOLE A RILASCIO GRADUALE , ANTICORPI SELETTIVI E SENSORI CONTRO IL
PARKINSON
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più adatto per la loro somministrazione». La tecnologia per il movimento «La neuroriabilitazione costituisce un
trattamento importante e complementare alla terapia con i farmaci», aggiunge Lopiano, «nuovi strumenti
tecnologici oggi forniscono informazioni rilevanti sulla postura e il movimento, utili per impostare una
fisioterapia mirata sulle difficoltà motorie proprie del singolo paziente». Fra le novità per l'analisi del cammino
c'è Bts G-Walk, composto da un sensore indossabile in vita tramite una cintura che comunica via bluetooth
con un computer. Lo strumento fornisce informazioni spazio temporali come per esempio la velocità e la
lunghezza dei passi e parametri relativi alle rotazioni del bacino. Inoltre, sottoponendo il paziente al test
«alzati e cammina», che analizza i tempi di esecuzione di una serie di semplici azioni, il dispositivo valuta
anche la fluidità dei movimenti di alzata e seduta, eventuali problemi di equilibrio dinamico e i rischi di caduta.
Ciò aiuta a comprendere la progressione della malattia e i distretti sui quali i farmaci producono maggiori
effetti benefici. Nell'ambito della neuroriabilitazione si sta poi utilizzando con efficacia la stimolazione
vibratoria, che potenzia la comunicazione fra il sistema nervoso periferico e quello centrale contribuendo a
riattivare le vie cerebrali dei gangli della base, migliorando il controllo motorio oltre al tono muscolare. I
ricercatori dell'Università Tor Vergata e dell'Irccs Santa Lucia di Roma hanno per esempio studiato l'utilizzo di
Equistasi, uno strumento nanotecnologico che genera una vibrazione localizzata di alta frequenza, attraverso
placchette applicabili sulla cute,e aiuta il paziente a ricostruire la percezione del proprio corpo per eseguire
più correttamente i movimenti. (riproduzione riservata) tà «Un'altra serie di ric migliorare l'aspet strazione dei
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su nel sangue». Per quanto riguarda di emergenza, qua blocco del paziente svolgere i moviment tidiane, oggi
si utili iniettata per via s un autoiniettore. U na entrato in fase I una versione del far sottolinguale in gr
velocemente il pazie profilo di tollerabilità che ha appena term prevede invece la so di levodopa inalatori i
polmoni favorendo caso un rapido assor
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Pronto il decreto sulla dematerializzazione, che consente ai medici di inviare le richieste direttamente in
farmacia , dove i pazienti ritireranno i medicinali
CINZIA DE STEFANIS
Ricetta elettronica per i farmaci. Al posto della tradizionale ricetta cartacea, i medici richiederanno online i
farmaci per il paziente. Il quale, recandosi presso qualunque farmacia pubblica e privata convenzionata con il
Ssn (Servizio sanitario nazionale), potrà ritirarli. Lo prevede il decreto del presidente del consiglio dei ministri
sulle prescrizioni farmaceutiche generate in formato elettronico, che, dopo oltre un anno di stand-by, è ormai
in dirittura. De Stefanis a pag. 23 Ricetta elettronica per i farmaci. Al posto della tradizionale ricetta cartacea, i
medici richiederanno online i farmaci per il paziente, il quale, recandosi presso farmacie pubblica o private
convenzionate con il Ssn (Servizio sanitario nazionale), potrà ritirarli. Tutte le farmacie avranno accesso alle
informazioni e risaliranno alla ricetta tramite il nome del paziente, che comunque recherà con sé anche un
foglietto rilasciato dal medico con quanto serve per ritirare il prodotto in caso, ad esempio, di
malfunzionamento della connessione Internet. Lo prevede lo schema di decreto del presidente del consiglio
dei ministri sulle prescrizioni farmaceutiche generate in formato elettronico che ha ricevuto il via libera dalla
Conferenza unificata del 30 luglio scorso. Il provvedimento, dopo una fase di sperimentazione e uno stand by
durato oltre un anno, nel corso del quale ha subito anche qualche ritocco, dà attuazione all'articolo 13,
comma 2-quater, del decreto legge 21 giugno 2013 convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2013 n.
198. Riscossione quota. La farmacia, all'atto della dispensazione del medicinale, riscuote l'eventuale quota di
partecipazione dell'assistito prevista dalla normativa vigente nella regione o nella provincia autonoma in cui la
farmacia ha sede, anche con riferimento al regime di esenzione eventualmente indicato dal medico sulla
ricetta. Spetta alle regioni e alle province autonome, in sede di esecuzione dei controlli fi nalizzati alla
compensazione interregionale dei rimborsi delle ricette farmaceutiche in formato elettronico, verifi care che le
ricette siano state redatte nel rispetto delle regole inerenti la prescrizione dei medicinali vigenti nella
residenza dell'assistito, con particolare e riguardo ai medicinali prescrivibili, alle caratteristiche del medico
prescrittore, alle modalità dell'erogazione e alle condizioni indicate nel piano terapeutico. Sono oggetto di
compensazione le ricette elettroniche contenente i dati che consentono l'identificazione dell'utente (quali
nome e cognome, data di nascita, luogo di residenza, sesso, sigla provincia e codice di competenza dell'Asl
di competenza). Cittadini residenti in ambiti regionali diversi. La farmacia che ha erogato medicinali prescritti
su ricetta elettronica a cittadini residenti in ambiti regionali diversi da quelli in cui insiste la farmacia stessa,
chiede il rimborso alla Asl competente. La regione o la provincia autonoma di residenza dell'assistito rimborsa
il prezzo al pubblico del farmaco dispensato, al netto dello sconto previsto dalla normativa vigente all'atto
della richiesta del rimborso. Sanzioni disciplinari. L'inosservanza del passaggio delle prescrizioni mediche di
farmaceutica e specialistica a carico del Ssn dal formato cartaceo al formato elettronico, costituisce per i
medici inadempienti illecito disciplinare e, in caso di reiterazione, comporta l'applicazione della sanzione del
licenziamento ovvero, per i medici in rapporto convenzionale con le aziende sanitarie locali, della decadenza
dalla convenzione, in modo inderogabile dai contratti o accordi collettivi. Il medico, o la struttura sanitaria
responsabile, invia per via telematica la certifi cazione medica all'Inne interregionale dei rimborsi stessa
chiede il rimborso alla ps tramite il sistema di acco ps tramite il sistema di accoglienza centrale (Sac), gestito
dal ministero dell'economia. Invio telematico all'Inps. I datori di lavoro possono collegarsi direttamente al sito
dell'Inps, grazie alle credenziali ricevute dallo stesso Istituto di previdenza, o l'Inps può inviare l'attestato di
malattia al datore di lavoro nel caso in cui quest'ultimo gli abbia comunicato il proprio indirizzo di posta
elettronica certifi cata. Il medico comunica inoltre al lavoratore il numero di protocollo del certifi cato
trasmesso. Il lavoratore, solamente nel caso in cui sia richiesto, resta l'obbligo di comunicare al proprio datore
di lavoro il numero di protocollo del certifi cato di malattia.
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Farmaci , la ricetta va online
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La strada della ricetta dematerializzata
Imedicinaliprescrittisuricettafarmaceuticaelettronica
Farmacie
I medicinali prescritti su ricetta farmaceutica elettronica a carico del Servizio sanitario nazionale possono
essere ritirati presso qualsiasi farmacia pubblica e privata convenzionata con il Ssn (Servizio sanitario
nazionale).
Quota sanitaria
La farmacia, all'atto di dispensare il medicinale, riscuote l'eventuale quota di partecipazione dell'assistito
prevista dalla normativa vigente nella regione o nella provincia autonoma in cui la farmacia ha sede, anche
con riferimento al regime di esenzione eventualmente indicato dal medico sulla ricetta.
Rimborso Asl
La farmacia che ha erogato medicinali prescritti su ricetta elettronica a cittadini residenti in ambiti regionali
diversi da quelli in cui insiste la farmacia stessa chiede il rimborso alla Asl competente .
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Al Sud si assume più che al Nord. Se si guardano i dati Inps sulle denunce Uniemens nel periodo gennaioluglio 2015 si registra un saldo positivo di 706.128 unità tra rapporti di lavoro avviati e interrotti. Di queste
unità, 527.834 sono a tempo indeterminato: segno che l'esonero contributivo triennale per chi assume con
contratto a tutele crescenti sta funzionando. Facendo un'analisi dei dati Inps regionali, il Sud registra un
+155.139 unità rispetto alle +152.538 unità delle regioni del Centro Italia e alle +139.212 unità registrato nelle
regioni del Nordest. Questo quanto emerge da un'analisi dell'Osservatorio della Fondazione studi dei
consulenti del lavoro. La Ragioneria generale dello Stato informa che giungono da qualche tempo
segnalazioni su soggetti non autorizzati che contattano privati cittadini, qualificandosi come dipendenti o
incaricati della Ragioneria generale dello Stato, al fine di raccogliere dati personali da utilizzare per l'invio di
inesistenti rimborsi. «Al fine di prevenire eventuali truffe o raggiri, si precisa che non è in corso alcuna
campagna di rimborsi, né raccolta di informazioni, da parte della Ragioneria generale dello stato», si legge
una nota che invita «a segnalare prontamente al 117 della Guardia di finanza o alle Forze dell'Ordine ogni
possibile tentativo sospetto riguardante casi del genere». Nuovo aggiornamento della «black list» dei
Monopoli di stato, che contiene l'elenco dei siti non autorizzati alla raccolta di gioco in Italia. I domini oscurati,
riporta Agipronews, sono ora 5.524, due in meno rispetto all'ultimo aggiornamento pubblicato ieri. L'accesso
ai siti non autorizzati viene impedito per attuare le disposizioni contenute nell'articolo 1 della legge finanziaria
2006, per contrastare le truffe online connesse al gioco d'azzardo. Via libera dal Consiglio di stato (con
osservazioni) al parere relativo allo schema di regolamento del Mingiustizia recante disposizioni sulle
modalità di funzionamento della Conferenza dei capi dipartimento, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, del
decreto del presidente del consiglio dei ministri del 15 giugno 2015, n. 84. Il disco verde è giunto nel corso
dell'adunanza del 24 settembre scorso. Exitone, in Rti con Almaviva spa (mandataria) e Dedalus spa
(mandante) si è aggiudicata la gara europea, indetta dalla centrale di committenza nazionale Consip, per
l'affidamento dei servizi di sviluppo, manutenzione, gestione, supporto specialistico, assistenza agli utenti e
hosting del sistema informativo dell'Aifa, l'Agenzia italiana del farmacol'Autorità nazionale del ministero della
salute competente per l'attività regolatoria dei farmaci in Italia.
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BREVI
03/10/2015
Pag. 8
diffusione:105812
tiratura:151233
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, riaccende i riflettori sui nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea),
affermando - nel corso di un'audizione in Commissione Sanità al Senato - che, a conti rivisti, «saranno
necessari 900 milioni per garantire i Lea nell'ambito della legge di Stabilità 2016». Affermazioni, quelle della
Lorenzin, che lasciano dunque intravedere la possibilità che il Fondo sanitario nazionale - che il premier
Renzi ha quantificato in 111 miliardi per il 2016 contro i 110 del 2015 - possa lievitare, toccando così quota
112 miliardi. Intanto, resta l'opposizione delle Regioni che, cifre alla mano, contestano il fatto che il Fondo
sanitario nazionale sia stato oggetto di un "aumento": secondo la prima versione del Patto per la Salute 20142016 infatti, hanno più volte ricordato, il Fondo per 2016 sarebbe dovuto essere pari a 115,3 miliardi, ma la
cifra è stata poi abbassata a 113,4 miliardi. Diversa la lettura dell'esecutivo, che sottolinea come il Fondo
salga di fatto di un miliardo rispetto al 2015. La partita sarà definita appunto con la manovra. Ma Lorenzin
sembra intenzionata a sostenere con forza l'urgenza dell'attuazione dei nuovi Lea, aggiornati per la prima
volta dall'entrata in vigore del decreto che li ha istituiti nel 2001. Nella lista delle prestazioni erogate dal
Servizio sanitario nazionale dovrebbero "entrare" anche i trattamenti per la fecondazione eterologa, le
indagini cliniche per la diagnosi della celiachia e le cure per l'endometriosi.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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Lorenzin : garantire 900 milioni per Livelli essenziali d'assistenza
03/10/2015
Pag. 10
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tiratura:151233
La ricerca sulla malattia parla italiano
Tre specialisti del San Raffaele di Milano tra gli 11 vincitori di un bando mondiale che si prefigge di trovare un
trattamento per la forma progressiva
Vito Salinaro
Milano . Parla italiano la ricerca internazionale d'eccellenza sulla scelrosi multipla (sm). Tra gli 11 team
premiati dal bando di ricerca dell'International Progressive Ms Alliance - un network intercontinentale
focalizzato sulle forme progressive della malattia - ben tre sono italiani. Tutti dell'Ospedale San Raffaele di
Milano (Gruippo ospedaliero San Donato) che si candida ad un primato mondiale. Altri 12 gruppi italiani sono
comunque coinvolti nelle complessive 52 reti collaborative. Il bando, che gode di una dotazione di 22 milioni
di euro per il prossimo quinquennio, è ambizioso e, attraverso la selezione e la sinergia tra i migliori cervelli
del mondo, mira a mettere a punto un trattamento per un milione di persone a livello globale con forme
progressive di sclerosi multipla, ancora senza cure. Per Cynthia Zagieboylo, presidente del comitato
esecutivo dell'Alleance e amministratore delegato della National Ms Society (Usa), grazie a questo progetto il
mondo è ora «unito in un modo prima ritenuto impossibile» per «trovare le soluzioni che la comunità della sm
progressiva cerca con urgenza». I tre vincitori italiani del bando sono Gianvito Martino, direttore della
divisione di Neuroscienze del San Raffaele - con un progetto sulla bioinformatica per la riprogrammazione di
cellule staminali -; Massimo Filippi, capo unità Neuroimaging quantitativo - diagnosi e monitoraggio del
trattamento della malattia -; e Letizia Leocani, group leader di Neurofisiologia sperimentale e Centro Magics studio del ruolo della plasticità nella sm progressiva e impatto del trattamento riabilitativo -. «Ci sembra - ha
dichiarato Martino - che tanto l'azione globale della Progressive Ms Alliance come il nostro stesso progetto
collaborativo siano iniziative e investimenti coraggiosi per dare corpo a una ricerca capace finalmente di
identificare nuove terapie per la cura delle forme progressive di sclerosi multipla».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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Sclerosi multipla.
03/10/2015
Pag. 13
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tiratura:151233
Esplode un'altra polemica sulla sanità : bonus ai medici che evitano il
ricovero dei pazienti
ELISABETTA DEL SOLDATO
Bonus di migliaia di sterline vengono offerti in Gran Bretagna non solo ai dirigenti delle banche e dall'alta
finanza ma anche ai medici di base se riescono a ridurre il numero di pazienti inviato agli ospedali. Lo rivela
un'indagine della rivista di settore Pulse secondo cui alcuni ambulatori hanno ricevuto dal Sistema sanitario
nazionale (Nhs), la bellezza di diecimila sterline - circa tredicimila euro - per essere riusciti a rispettare i
"target" fissati per «tagliare i costi». E tra le vittime di questa pratica diventata estremamente comune,
continua Pulse , ci sono anche molti malati di tumore. La notizia della ricerca, compiuta dalla rivista di settore,
ha scatenato in breve tempo la reazione di molti commentatori; soprattutto dopo le vicende emerse nei mesi
scorsi sulla limitazione da 'parte del Sistema sanitario nazionale dell'assistenza, in particolare alle persone
anziane o malate in fase terminale. Non c'è dunque da stupirsi, sottolineavano ieri alcuni quotidiani del
Regno, che la Gran Bretagna abbia uno dei «peggiori tassi di sopravvivenza ai tumori in Europa occidentale
a causa di diagnosi fatte troppo in ritardo». I bonus ai medici, ha commentato ieri Chand Nagpaul della British
Medical Association, «sono profondamente sbagliati perché non fanno altro che intaccare ulteriormente il
rapporto di fiducia tra medico e paziente». Non è una novità, scriveva ieri la Bbc sul sito online, che sul
sistema sanitario britannico pesi la scure imposta dal governo conservatore dopo che questo ha imposto
all'Nhs di effettuare tagli per 22 miliardi di sterline (circa 25 miliardi di euro) entro il 2020. Ma i risultati
dell'indagine di Pulse , ha sottolineato ieri Rosie Loftus, portavoce di Macmillan, l'ente di carità che assiste i
malati di cancro, «sono estremamente preoccupanti e dipingono la realtà di un sistema che non offre ai
medici l'appoggio e le risorse di cui hanno bisogno».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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Inghilterra.
03/10/2015
Pag. 9
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Londra, bonus ai medici che tagliano le cure
CATERINA SOFFICI
Londra C'era una volta il National Health Service, il servizio sanitario nazionale, vanto e orgoglio della Gran
Bretagna, il primo creato nel dopoguerra. Ogni cittadino britannico, per il semplice fatto di essere cittadino
britannico, veniva curato gratuitamente negli ospedali del Regno e l ' assistenza era di prima qualità. C ' era
una volta, perché a forza di smantellarlo, l ' Nhs è diventato un sistema inefficiente e fonte di scandali e di
inchieste e non finire. L ' ULTIMA inchiesta con relativo scandalo è di ieri. E cioè si è scoperto che ai medici di
base vengono offerti bonus da migliaia di sterline se riducono il numero di pazienti da mandare in ospedale,
per visite, esami e accertamenti. Come in Italia ogni Gp (general practitioner, cioè il medico di base) ha un
certo numero di pazienti, ma deve anche rispondere di un certo budget. Gli ambulatori pubblici che non
sforano, vengono premiati. A rivelarlo è Pulse , un magazine di settore, secondo cui alcuni ambulatori hanno
ricevuto dall ' Nhs oltre 10 mila sterline (14 mila euro) per essere rimasti al l ' interno dei target fissti per
ridurre i costi sanitari. Secondo il T ime s , si tratterebbe di una bella cifra, circa 500 mila sterline in bonus
elargiti ai medici. Non è chiaro quanto sarebbe il risparmio per lo Stato, ma si intuisce che il rapporto deve
essere parecchio vantaggioso. SECON DO la denuncia dei giornali britannici, a farne le spese sono i malati
più a rischio e i malati di cancro, dove una tempestiva diagnosi è fondamentale. Ridurre il numero delle
prestazioni e delle indagini, in certi casi, può costare la vita. Secondo l ' i nchiesta ci sarebbe una
correlazione diretta tra i tagli e il fatto che i medici di famiglia tendono sempre meno a mandare i malati in
ospedale. Ottenere un ' analisi del sangue o una radiografia sta diventando un privilegio. Secondo questa
inchiesta, l ' an dazzo avrebbe anche un tragico effetto sulla salute dei britannici. Infatti il Regno Unito ha i
peggiori tassi di sopravvivenza ai tumori nell ' Europa occidentale, dovuto a diagnosi fatte troppo in ritardo.
NEL CLIMA di austerity e di tagli imposti dal governo conservatore dal 2010, la sanità è uno dei settori che
stanno pagando di più. Oltre al dato sconcertante sui malati di cancro, un ' altra indagine rivela una grossa
situazione di disagio. Secondo l ' ottava indagine nazionale sui medici di base, effettuata dall ' Un iversità di
Manchester, il grado di soddisfazione sul lavoro riferito dai medici è il più basso mai rilevata dal 2001, sia in
termini di ore lavorate che per il livelli di retribuzione. Al punto che il 13% dei medici sotto i 50 anni, quelli che
fanno i turni più pesanti, prevedono di ritirarsi dalla cura diretta dei pazienti negli ambulatori nei prossimi
cinque anni. La dottoressa Rosie Loftus, responsabile medico del Macmillan Cancer Support, una delle
strutture di assistenza più grosse per malati di tumore, ha spiegato al Guardian : " Questo è un altro segno di
un Nhs che è seriamente ridotto al minimo e che non dà ai medici le risorse e il supporto di cui hanno
bisogno. I tassi di sopravvivenza al cancro in Inghilterra sono già tra i peggiori in Europa e una delle ragioni di
questo fatto è l'accesso inadeguato ai test sul cancro e ai trattamenti " . Se si continua di questo passo, è l '
allarme dei medici britannici, il tasso di sopravvivenza e la qualità della vita per le persone malate peggiorerà.
E questa sarebbe l ' ulti ma debacle per il Nhs. La scheda n INCHIESTA Obiettivo del governo è tagliare la
sanità. L'escamotage è pagare i medici per non mandare i pazienti negli ospedali. Il caso ha scatenato
polemiche: ridurre il numero delle prestazioni può costare la vita dei pazienti
Foto: Q u a l it à Fino a pochi anni fa ogni cittadino britannico veniva curato grat u it a me nte negli ospedale
del Regno
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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Budget Secondo il Times la cifra elargita dal governo si aggira attorno alle 500 mila sterline REGNO UNITO
03/10/2015
Pag. 9
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Sprechi e attese infinite I tagli alla Sanità uccidono
Storie italiane: dal bimbo morto perché mancano le culle ai software non utilizzati Tribunale del malato Per il
coordinatore nazionale Aceti " l ' inadeguatezza sta nei tempi di attesa "
DAVIDE MILOSA
Numeri e statistiche vanno bene per la politica, ma la sanità è soprattutto vita reale, sofferenza, attesa, a
volte rabbia, spesso disperazione. Sì perché i tagli al Servizio sanitario che siano di due miliardi o anche di
meno o di più, sono affare del governo. Renzi dovrà valutare e decidere. Senza dimenticare il conto
drammatico della quotidianità dei cittadini. Senza dimenticare, ad esempio, che in Italia, proprio a causa dei
tagli, un neonato può morire. È SUCCESSO in Sicilia con la piccola Nicole venuta al mondo da appena tre
ore e colta da una grave crisi respiratoria. Inutile portarla all ' unità intensiva dell ' ospedale di Catania. Non c '
è posto. I tagli hanno ridotto le culle. Si opta per Ragusa. Che sta a 100 chilometri, tre ore di viaggio.
Risultato: Nicole morirà in ambulanza. Storie estreme. Dalla Sicilia all ' Umbria, dove un bimbo di sette mesi
ha perso la vita per una forma di cardiopatia. Poteva essere curato. Peccato che il Cup (Centro unico di
prenotazioni) abbia fissato la visita non prima di sette mesi. Troppo tempo, il piccolo morirà prima. Eppure,
senza addentrarsi in vicende drammatiche, dal Nord al Sud del Paese si sprecano i casi in cui la riduzione
della spesa sanitaria influisce e non poco sulla vita dei cittadini. Le liste d ' attesa eterne sono un nodo
centrale. " Col pisce - spiega Tonino Aceti coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato - come
all ' interno delle misure annunciate dal ministero della Salute sulla inappropriatezza non venga affrontato
ancora una volta il nodo delle liste di attesa interminabili, anche di oltre un anno. Questa agli occhi dei
cittadini è la peggiore forma di inappropriatezza vissuta ogni giorno sulla propria pelle, insieme alla necessità
di ricorre al privato " . Non a caso, l ' ulti ma ricerca del Censis chiarisce che la spesa sanitaria privata degli
italiani è aumentata del 3% dal 2007 al 2013 con un tesoretto totale di 26,9 miliardi di euro. Il dato si spiega
con la necessità, sempre più sentita, di ridurre i tempi d ' atte sa. QUALCHE ESEMPIO: una risonanza
magnetica nel pubblico costa 49 euro con tempi di attesa di 68 giorni, nel privato si paga 149 euro ma si
aspettano 5 giorni. Per un ' e cog raf ia all ' addome il Servizio sanitario chiede 53 euro e 65 giorni. Il privato
riduce a 6 i giorni con un costo di 113 euro. Cifre e storie. Come quella di Francesca, giovane mamma
romana di una bimba di pochi mesi. Mamma felice oggi. Anche se durante la gravidanza è stata vittima dell '
ennesimo cortocircuito. E così quando si è presentata per prenotare un ' ecografia ostetrica, che dovrebbe
essere garantita entro la tredicesima settima, si è sentita rispondere che il primo posto libero era dopo sette
mesi. Praticamente dopo il parto. Racconta, invece, un altro cittadino romano: " Ho telefonato il primo ottobre
2015 al Cup della Regione Lazio per prenotare una colonscopia per mia moglie: prima data utile, settembre
2016. Se avessi voluto, in intramoenia, la prima data utile sarebbe stata il 13 ottobre, però 2015. Ogni
commento è superfluo " . ACCORCI ARE i tempi appare dunque una priorità. Non sempre, però, gli strumenti
adottati dalla sanità, spendendo anche molto denaro, funzionano. Ad Avellino, ad esempio, esiste un
software che regola ricoveri, degenze e cartelle cliniche. La struttura sanitaria solo di assistenza spende 150
mila euro all ' anno. " E nonostante questo - spiega un impiegato - la cartella clinica del degente, che si
richiede alla Struttura, assomiglia più a una risma di carta A4, che a un file consultabile online. E non ricordo
che sia stata mai fatta una gara di appalto pubblica per l ' acquisto del s of tw a re " . Storie all ' i ta l ia na . Da
Avellino a Palermo, dove prenotare una visita telefonicamente è un ' impresa. Venti minuti di attesa e poi
casca la linea. I centralinisti sono 24 ma sembra non bastare per fronteggiare 5.000 telefonate al giorno per
un massimo di 2.300 prenotazioni. Vita reale. Al di là di cifre e statistiche. Di " tagli lineari " o " fatti con il
bisturi " come dice il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
26,9 I miliardi che gli italiani spendono ogni anno per la sanità privata I numeri 5 I giorni di attesa per una
risonanza magnetica nella sanità privata. Col pubblico si sale a un minimo di 68 41% Sono gli italiani che oggi
utilizzano il privato per accorciare le attese 89 .000 I cittadini della Campania che nel 2014 hanno scelto di
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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IN CORSIA
03/10/2015
Pag. 9
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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curarsi fuori regione
Foto: Al pronto s o ccors o Un anziano at te nde su una lettiga in una corsia del Policlinico C a s i l i no a
Roma Ansa
03/10/2015
Pag. 1
diffusione:25000
Il governo replica ai feticisti della Sanità -così-come-è. Ma è l'ora di dire che la salute non c'entra
MARCO VALERIO LO PRETE
Roma. Prima gli "esodati". Poi i "deportati". Adesso gli "esami inutili". Il linguaggio della menzogna a reti
praticamente unificate stravolge il senso comune di milioni di italiani e lo aizza contro il buon senso. E' già
successo sulle pensioni, dopo la riforma Fornero che aveva messo fine a una sequela lunga vent'anni di
mezze modifiche legislative, sempre e solo in capo ai posteri. E' andata così sull'Istruzione pubblica, non
appena a qualche migliaio di insegnanti neoassunti è stato chiesto di trasferirsi lì dove sono gli studenti, e
non viceversa. Da qualche settimana lo stesso schema perverso è all'opera sulla Sanità pubblica. Perché il
governo è in cerca di risorse necessarie a coprire poste di bilancio nella legge di Stabilità, come capita a tutti i
governi del pianeta, e così ha pensato di intaccare sacche di inefficienza presenti nei nostri ospedali pubblici,
senza peraltro chissà quali radicalismi (visto pure che la Stampa ieri scriveva di obiettivi ridotti per tutta la
spending review e di ritorno ai tagli lineari). E invece apriti cielo: "Il diritto alla salute degli italiani non si
tocca!", dicono in tutte le salse gli oppositori. Ieri il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha articolato una
risposta dignitosa. "E' una follia - ha detto - che 60 milioni di persone si sono convinte che non potranno
accedere ad alcuni esami". Ha ricordato che ci saranno solo controlli ex post per usi "abnormi e reiterati" di
prescrizioni ed esami medici superflui, che questi controlli saranno limitati per di più a una lista di 208 esami
sugli oltre 1.700 garantiti dal sistema pubblico, ha osservato che la stima (non contestata) degli sprechi annui
arriva a 13 miliardi di euro su oltre 110 miliardi di spese complessive, e ha sottolineato infine che il risparmio
messo in conto dal governo è di soli 180 milioni di euro. Tesi ragionevoli, che però - dall'Aula di un'audizione
in Senato - potranno poco contro la "follia" cavalcata da amministratori locali di ogni colore, direttori di Asl di
ogni latitudine, blog di Grillo e compagnia cantante. "Non si gioca con la salute", ha detto pure en passant il
ministro Lorenzin, nel tentativo di ribaltare la retorica di chi si oppone a una pur minima razionalizzazione.
Troppo poco, troppo tardi. Il punto, che andrebbe ripetuto fino alla nausea, argomentato autorevolmente
come fa da anni (anche su queste colonne) il professore Marcello Crivellini, ribadito con il sostegno che già
c'è di personalità medicomediatiche come Silvio Garattini e Umberto Veronesi, e discusso al centro dell'arena
pubblica - altro che audizioni parlamentari - è il seguente: qui nessuno gioca con la salute, ma in molti
giocano strumentalmente con la Sanità. La nostra salute, secondo le più diffuse stime internazionali, dipende
infatti per il 20-30 per cento dal patrimonio genetico di ciascuno di noi, per il 20 per cento dall'ecosistema in
cui viviamo, per il 40-50 per cento dallo stile di vita e dalla condizione socioeconomica, e soltanto per il 10-15
per cento dai servizi sanitari. Gli "esami inutili", in quanto prescritti e condotti nei nostri ospedali, ricadono
propriamente alla voce "Sanità" (e poi, essendo "inutili", hanno per definizione nulla a che fare con la
"salute"). Caduta la maschera linguistica, sarebbe utile prendere di petto la sostanza politica della campagna
in corso. L'esempio inglese e un'intuizione di Marx "Sanità", fuori di retorica e a prescindere dal giudizio che
ciascuno può dare sul funzionamento della stessa, è l'insieme di ospedali, amministratori locali in tandem con
i loro nominati direttori delle Asl, sindacati che nelle strutture operano, e ancora medici e Ordini degli stessi,
poi farmaci e cliniche convenzionate. I difensori della Sanità-così-come-è mettono al centro la "struttura",
riducendo a "sovrastruttura" il paziente. Questa forma di autodifesa di un pezzo della Pubblica
amministrazione è comprensibile, ma allo stesso tempo una "follia" per chi desidera vedere il "paziente" al
centro dei servizi sanitari. Tra questi ultimi figura per esempio Simon Stevens, direttore dell'Nhs, la Sanità
pubblica inglese, che ha fatto sapere di voler dislocare i medici specialisti più meritevoli negli ospedali
sguarniti delle periferie del Regno Unito. "Per portare cure del miglior livello fino alla soglia di casa del
paziente", ha detto Stevens ricollocando implicitamente la Sanità al suo posto, cioè al servizio della salute.
Finché non si replicherà a tono ai feticisti italiani della Sanità, si avallerà la naturale tendenza dei "burocrati" a
far prevalere "lo spirito 'formale' dello Stato, in conflitto con gli scopi 'reali' dello stesso". Parola di Karl Marx.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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Menzogne e Sanità
03/10/2015
Pag. 11
diffusione:165207
tiratura:206221
di FEDERICA ORLANDI STOP ALLE FUGHE dei pazienti verso le cliniche venete: ora la risonanza
magnetica si può fare vicino a casa, persino di sabato, senza bisogno di doversi inserire in liste d'attesa
infinite. È il risultato dell'accordo di Ausl con Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) e Anisap
(Associazione regionale istituzioni sanitarie ambulatoriali private), che ha previsto - dall'inizio di ottobre fino
alla fine dell'anno - l'acquisto di oltre seimila risonanze magnetiche muscoloscheletriche e della colonna
vertebrale, per un costo totale di 750mila euro. Per ridurre drasticamente i tempi d'attesa: se prima, infatti,
ben 23.500 risonanze l'anno su 72.500 i bolognesi preferivano farle fuori regione - influenzati anche dal
«marketing aggressivo della sanità privata veneta», come lo definisce il direttore sanitario di Ausl Angelo
Fioritti - ora sarebbe una scelta svantaggiosa. «UNO SPRECO di tempo e denaro - commenta il direttore -.
Dal 1° ottobre le nostre aziende garantiscono gli stessi tempi d'attesa, con tariffe più vantaggiose e una
qualità superiore». E con processi di presa in carico più semplici. In più, in questo modo l'Ausl recupera i costi
sostenuti per le risonanze fuori regione (5 milioni di euro nel 2014) e, grazie alle tariffe molto competitive con
il Veneto, auspica pure un ulteriore risparmio: fino al 30%, da reinvestire nel territorio. L'accordo con le
aziende private prevede inoltre che il 30% del rimborso complessivo alle strutture sia erogato
proporzionalmente alla percentuale di recupero di pazienti. MA DOPO dicembre? «Questi mesi - risponde
Fioritti - ci serviranno per valutare questo approccio, verificare se servono ulteriori modifiche. E nel frattempo
scopriremo le implicazioni del decreto ministeriale sull'appropriatezza delle prescrizioni, che potrebbe incidere
in maniera decisiva sulle risonanze muscoloscheletriche, tra le più nel mirino: il che potrebbe far diminuire il
fabbisogno di questo servizio nel 2016». L'accordo, regionale, è per ora applicato localmente: le prestazioni
aggiuntive saranno disponibili solo per i residenti nel territorio di Ausl Bologna. «Si è creato un commercio sostiene Antonio Monti, presidente Anisap - quindi, ormai senza neanche chiedere al Cup, la gente va subito
a Monselice perché c'è qualche medico, struttura o farmacia che lo indirizza. Bisogna cambiare mentalità,
tagliare questo cordone ombelicale col Veneto. Qui ci sono tutte le prestazioni di cui c'è bisogno, nei tempi
che servono». Batte lo stesso tasto anche Giuseppe Valastro, vicepresidente regionale dell'Aiop. «È
un'azione forte e discontinua - afferma - che garantisce un'offerta adeguata alla domanda, quindi non c'è
motivo per l'attesa o la mobilità» verso altre regioni. «Quest'anno è una scommessa - aggiunge, anche in
riferimento alle tariffe - poi faremo i conti».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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«Basta fughe di pazienti» Intesa Ausl- sanità privata
03/10/2015
Pag. 34 N.38 - 3 ottobre 2015
diffusione:57256
tiratura:78653
I MEDICI SONO PIÙ AVANTI DI QUESTI POLITICI
«Non si può giudicare un medico per quanto ha speso. Così si va a ledere la cura». Claudio Cricelli,
presidente della Società italiana di medicina generale contesta il decreto Lorenzin
Simona Maggiorelli
hi ha pensato e scritto il «decreto inappropriatezza» immagina che in Italia ci siano «medici infedeli, traditori
del sistema, iperprescrittori, ignoranti e sperperatori del denaro pubblico . Ma questa non è affatto la realtà»,
afferma il medico Claudio Cricelli, presidente della S ocietà italiana di medicina generale e delle cure primarie
(Simg). Come primo gesto, appena rie letto il 27 settembre scorso, il medico toscano ha scritto una lettera
aperta alle istituzioni, in cui denuncia: «Il ministro annuncia 13 miliardi di risparmi, attraverso incomprensibili
alchimie di calcolo». E ha lanciato un appello alla comunità scientifica italiana per presentare insieme solu
zioni alternative, dimostrando che «questo Paese può esser e cambiato con la forza non opponibile della
scienza e della buona professione». Dottor Cricelli, cosa potrebbe accadere se il decreto diventasse legge
così com'è? Potrebbe causare un atteggiamento sempre più rinunciatario da parte del medico, dal momento
che i criteri a cui è chiamato ad attenersi sono burocratici, non medico-scientifici. Il medi co ha un'unica
strada obbligata, quella che gli indicano la ricerca, l'epidemiologia, lo studio, l'analisi e la verifica del risultato
scientifico. Come fa un burocrate a entrare nella mia testa, nei problemi del paziente, in quelle circostan ze
così specifiche per decidere se ho utilizzato gli strumenti diagnostici in modo appropriato? Di fronte a tutto
questo può accadere che una parte dei medici faccia un passo indietro, e per cautela, rimandi le prescrizioni
temendo di do ver rimborsare le spese, perché qualcuno senza una preparazione specifica ha stabilito che la
sua prescrizione non era adeguata. Nel peggiore dei casi non prescriverà esami. Indirettamente spingendo le
persone a rivolgersi al privato. Ma c'è anche di peggio. Ovvero? Il vero problema a mio avviso è il metodo, la
mentalità di questo governo. Che invoca mo dernizzazione tecnologica e informatica ma poi ignora che molti
medici, autonomamente, già usano strumenti elettronici che li aiutano nel la valutazione delle condizioni del
paziente e li indirizzano a fare la scelta migliore, evitando prescrizioni inappropriate. Non c'è bisogno che
siano le Regioni a imporre direttive in questo senso. Ma il premier Renzi evidentemente tutto questo non lo
sa. I professionisti di questo Paese sono infinitamente più avanti dei loro ammini stratori. Se il governo vuole
ottenere dei risultati migliori perché non invita i medici a sedersi intorno a un tavolo interrogandoli sulla
efficienza degli str umenti a disposizione? Invece non lo fanno, perché vengono da una scuola ottocen tesca,
borbonica, arcaica, pensano che per ottenere dei buoni risultati il metodo migliore sia minacciar e e punire le
persone. Il decreto attacca l'identità del medico e alimenta un clima di sospetto? Ma questi non sanno
nemmeno di che cosa si parla! Si ripete un cliché. Malgrado il premier si ammanti di giovanilismo ha una
mentalità anti ca. Questo governo e questi ministri hanno una mentalità vecchia. Parlano di grandi manovre,
ma la vera riforma sarebbe una diversa modali tà di rapporto con i cittadini e con le classi produttive, non più
basato sulla vessazione e sulla bur ocrazia ma sulla fiducia reciproca. L'eventuale "punizione" deve avvenire
sulla base di un fatto accer tato, non può essere preventiva. La conseguenza di questo atteggiamento
mentale è che in Italia non si premiano le professionalità e le persone che lavorano meglio. Chi esprime
risorse positive non viene premiato. Il criterio di valutazione, insomma, è solo economicistico, anche se in
gioco qui è la salute delle persone? N on si può giudicare il lavoro di un medico per quanto ha speso. Così si
va a ledere il giusto modo di curare. Ripeto, il pericolo non è solo che il medico non prescriva più, ma che
prescriva meno. Questo decreto è in contrasto con il diritto di accesso alle terapie, previsto per tutti i cittadi ni
dall'articolo 32 della Costituzione? Nella forma eviteranno questo rischio. Anche se nella sostanza è come se
il decreto dicesse ai cittadini "chi vuole sottoporsi a un determinato esame se lo paghi". Tutto questo
determinerà una distinzione tra chi si può permettere di pa gare e chi no. Purtroppo sta già accadendo da
anni in maniera strisciante. Il premier Renzi ha parlato di 13 miliardi di spese per inappropriate prescrizioni e
sostiene che la Sanità non abbia subito tagli negli ultimi anni, ma anzi che i fondi siano stati incremen tati. Le
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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STORIA DI COPERTINA
03/10/2015
Pag. 34 N.38 - 3 ottobre 2015
diffusione:57256
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/10/2015
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risulta? N o, non è questo il quadro reale. La sanità è stata sottoposta alla spending review e noi sappiamo
che ci sarà una riduzione del finanziamento. O ggi è attorno ai 109 miliardi. Il premier Renzi ha detto con
chiarezza: non vi darò una lira di più. Ma non si può ragionare in termini di "quanti soldi mi dai", se io non so
quanto mi serve. Tutto ciò presuppone che il fabbisogno resti uguale. Ma la popolazione italiana sta
invecchiando. Ogni anno ci sono più diabetici, più ipertesi, più cardiopatici, cresce il numero delle persone
che prendono farmaci, che hanno bisogno di assi stenza medica e/o sociale. La questione sanitaria andrebbe
impostata diversamente, ovvero: di quanto hai bisogno per cur are determinate patologie? E poi vediamo
come ottimizzare. Quando Umberto Veronesi nella sua sinteticità dice che non bisogna spendere soldi
inutilmen te, ovvio, chi non è d'accordo? Ma detto questo, il punto è: cosa facciamo? E qui si entra nel merito
del discorso che abbiamo fatto poco fa. D all'ultimo rapporto Aifa, uscito a fine luglio scorso, risulta che in
Italia l'uso appropriato di alcuni farmaci sta crescendo, seppur lenta mente. Q uesta è la dimostrazione del
fatto che i medici da tanti anni si sono già organizzati per miglio rare l'aderenza alla terapia. Questo non è
merito dei politici o della burocrazia, ma dei medici. La medicina da tanti anni sta dicendo che occor re
aumentare l'aderenza soprattutto rispetto ad alcune malattie croniche. È migliorato l'intervento sui tumori,
sulle malattie cardiache, mica gr azie agli interventi attivi del Ssn. È la medicina che si è evoluta. Poi il Ssn ne
prende atto. La prevenzione, dunque, è assolutamente fon damentale. I l compito del politico non è quello di
inuenzare la medicina ma di assecondare le buone pratiche ed evitare quelle cattive. Questo decreto fa
esattamente il contr ario. Dopo la lettera cosa si aspetta dalle istituzioni? Non mi aspetto molto, purtroppo.
Anche perché i fenomeni che le sto raccontando non sono nati ieri. Raggiungere un buon risultato è faticoso.
Presuppone il coinvolgimento del le persone, lo stimolo di comportamenti appropriati e corretti che avviene
lentamente. P resuppone dialogo sociale. Ma i politici non hanno tempo per queste cose. Con la finanzia ria
si taglia velocemente. La scure è un metodo molto più semplice che educare. Paolo
Cerroni/ImagoEconomica
Chi è Claudio Cricelli è medico ed è stato riconfermato presidente della Società italiana di medicina generale
e delle cure primarie (Simg) per il prossimo triennio. L'assemblea nazionale della Simg, riunita a Sansepolcro,
ha acclamato all'unanimità il nuovo esecutivo nazionale e lo ha rieletto. Ne è alla guida dal 1998.
Il rischio è che, per effetto del decreto sulle prescrizioni inappropriate, la medicina da preventiva
diventi astensiva
VITA IN FARMACIA
11 articoli
03/10/2015
Pag. 1 Ed. Milano
diffusione:619980
tiratura:779916
IL CALO PERICOLOSO DELLE Vaccinazioni
Sergio Harari
L e vaccinazioni sono forse i migliori farmaci che abbiamo mai avuto a disposizione: effetti collaterali molto
rari e nella stragrande maggioranza dei casi minori, a fronte di milioni di vite umane salvate, basti pensare a
poliomielite e vaiolo. L'Organizzazione Mondiale della Sanità stima in 2-3 milioni le vite di bambini salvate
ogni anno, grazie alle vaccinazioni per difterite, pertosse, morbillo, tetano. Purtroppo però, malgrado ciò e
malgrado migliaia di dati scientifici inequivocabili, negli ultimi anni si è sviluppato un subdolo scetticismo
verso i vaccini, assai pericoloso. Il tutto è nutrito da falsa scienza, informazioni formulate da cialtroni, come il
medico inglese Andrew Wakefield che nel 1998 pubblicò un lavoro scientifico, poi rivelatosi totalmente falso,
sul supposto legame fra l'autismo e la vaccinazione trivalente morbillo-parotite-rosolia.
L'inchiesta che ne seguì accertò che Wakefield era un personaggio «disonesto, insensibile e immorale», con
non chiari interessi economici; la cosa gli costò la radiazione a vita dall'ordine dei medici. Malgrado il legame
fra vaccini e autismo sia stato completamente escluso, aleggia ancora nel web e non solo lì: è solo dell'anno
scorso la sentenza del Tribunale di Milano che ha riconosciuto un risarcimento per un vaccino esavalente a
un bambino autistico (forse in questo caso la pietas ha ceduto alla ragione...). A navigare in rete si trova di
tutto, anche che i vaccini inoculano il cancro per alimentare i guadagni delle Case farmaceutiche, peraltro
sempre raffigurate come l'impero del male.
Il problema è che tutto questo lascia una tangibile traccia concreta: le vaccinazioni stanno diminuendo in tutta
Italia e anche nella civilissima e moderna Lombardia. Nella nostra regione la copertura vaccinale per la
poliomielite è passata in dieci anni dal 98,3% al 95%, quella per morbillo-parotite-rosolia dal 93% all'89,4% e
l'anno scorso la copertura vaccinale per pneumococco e meningite in età pediatrica è stata inferiore all'80%,
meno che in molte altre regioni. Perché l'efficacia delle campagne vaccinali sia ottimale è poi indispensabile
quel fattore che in medicina viene chiamato immunità di gregge, fenomeno per il quale, quando si raggiunge
un tasso molto alto di vaccinazioni nella popolazione, anche i non vaccinati ne beneficiano, essendo
circondati da persone immuni. Ora, se i trend negativi continueranno, il rischio è di perdere questo vantaggio,
con gravi conseguenze sulla popolazione.
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/10/2015
40
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Scienza, salute e mistificazioni
03/10/2015
Pag. 5 Ed. Torino
diffusione:556325
tiratura:710716
Molinette, la sorpresa degli integratori Rischiano di causare il cancro alla
prostata
(s.str.)
GLI integratori si trovano in farmacia e sugli scaffali delle parafarmacie. Accattivanti e ricchi di promesse. Non
sempre però devono essere considerati benefici o nella peggiore delle ipotesi innocui. Uno studio partito nel
2008 dalla Città della Salute di Torino e durato anni su pazienti in condizione pre-cancerosa (quindi tutti ad
alto rischio di sviluppare in seguito un tumore), ha dimostrato che alcuni integratori possono anche causare
un aumento del rischio di sviluppare il tumore alla prostata. Non solo non possono essere considerati sempre
protettivi come si riteneva finora, ma possono rivelarsi addirittura dannosi se assunti in dosi elevate. I risultati
della ricerca condotta alla Città della Salute da Paolo Gontero della clinica urologica universitaria diretta da
Bruno Frea sono stati pubblicati adesso da due riviste americane "Nature Reviews Urology" e "The Prostate"
aprendo la strada ad ulteriori ricerche.
Selenio, licopeni (contenuti nei pomodori) e polifenoli di tè verde sono stati assunti insieme da 60 pazienti in
un periodo di osservazione di sei mesi durante il quale sono stati sottoposti a ripetute biopsie. A metà delle
persone che hanno partecipato sono state somministrate pillole di placebo (amido); al restante 50 per cento
pillole con alte dosi dei tre elementi. «In quest'ultima lista si è riscontrato un'incidenza di tumori tre volte
superiore a quella registrata per coloro a cui è stato somministrato il placebo», conferma Paolo Gontero.
Numeri troppo evidenti per pensare che si potesse trattare di una coincidenza. In ogni caso una sorpresa per
gli stessi ricercatori. Dati in grado di smorzare gli entusiasmi sulla convinzione che l'assunzione di alcuni
intergratori potesse avere una funzione sempre e solo positiva, spesso preventiva.
La ricerca, sostenuta dalla Regione, è stata condotta in collaborazione con Paola Brusa dell'Istituto di
farmacologia dell'Università.
Sono circa 200 su centomila i nuovi casi di tumore alla prostata ogni anno in Piemonte. Per gli uomini è il
tumore più diffuso.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/10/2015
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La città della scienza
03/10/2015
Pag. 7 Ed. Bologna
diffusione:556325
tiratura:710716
L'Ausl contro l'esodo in Veneto un milione di euro per ridurre le attese
ROSARIO DI RAIMONDO
BOLOGNA dichiara guerra al Veneto e alle sue cliniche, che ogni anno richiamano migliaia di pazienti con la
speranza di ottenere in pochi giorni una risonanza magnetica invece di aspettare settimane o mesi. L'Ausl,
infatti, da qui a fine anno sborserà 750mila euro agli ospedali privati della provincia, per garantire ai cittadini
6mila esami in più in tempo utile: «Non perdete tempo e denaro nell'andare fuori Regione - è l'appello di
Angelo Fioritti, direttore sanitario - qui avrete una maggiore qualità delle cure». I bolognesi, del resto,
conoscono bene i viaggi sulla rotta di Monselice, tanto per citare una delle mete ambite del turismo sanitario
locale: nel 2014 ben 23mila risonanze sono state eseguite fuori regione su un totale di 72mila (tra Veneto e,
in piccola parte, Toscana). Con un costo per le casse dell'Ausl di 5,5 milioni di euro.
Adesso, nell'ambito del pacchetto di misure per abbattere le liste d'attesa, si cambia musica. Tanto che
l'ambizioso messaggio è: «Mai più risonanze fuori regione». Come? Con l'aiuto delle cliniche private
accreditate del bolognese che fanno parte delle due associazioni di categoria più importanti: Aiop e Anisap.
L'Ausl comprerà dagli ambulatori 6mila risonanze (in particolare quelle muscolo-scheletriche e alla colonna)
con un investimento di 750mila euro: il 70% della cifra sarà liquidato come acconto. Il restante 30%, invece,
verrà versato solo in base al raggiungimento degli obiettivi: meno bolognesi scappano in Veneto, più ne
restano a Bologna, maggiore è il "bonus" per gli imprenditori della sanità. Altre 1.300 prestazioni sono già
state acquistate per 200mila euro dall'ospedale privato accreditato Nobili di Castiglione de' Pepoli: il conto
totale, dunque, è di 950mila euro.
Dal punto di vista aziendale, conclude Fioritti, «non spenderemo di più, perché si tratta di soldi che diamo
comunque al Veneto e che vorremo restassero a Bologna». L'iniziativa è stata presentata ieri in conferenza
stampa, oltre che da Fioritti, anche da Adalgisa Protonotari, responsabile per i tempi d'attesa, Antonio Monti
(presidente regionale Anisap) e Giuseppe Valastro (vicepresidente regionale Aiop): «Un azione forte e
concreta per i cittadini», esultano.
www.ausl.bologna.it www.aosp.bo.it PER SAPERNE DI PIÙ GLI ACQUISTI L'Ausl ha deciso di acquistare
7.300 prestazioni dai privati per non far andare via i bolognesi LA FUGA Oltre 23mila risonanze eseguite fuori
regione nel 2014, sulle 72mila totali: un costo di 5,5 milioni per l'Ausl I NUMERI L'INVESTIMENTO La sanità
bolognese pagherà agli ospedali privati 950mila euro: «Così non diamo questi soldi al Veneto»
Foto: GLI ESAMI Una risonanza magnetica. Ora la Regione vuole abbattere i tempi di attesa
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/10/2015
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La sanità
03/10/2015
Pag. 49 Ed. Alessandria
diffusione:309253
tiratura:418328
Assegnata la quarta farmacia
Il popoloso quartiere Borgo, alla periferia di Ovada, a breve avrà la sua farmacia, la quarta sul territorio
comunale. Dopo tre anni di attesa - era il 2012 quando il Comune, in base a una revisione della normativa,
tornò ad avere i requisiti per ospitare una nuova rivendita di medicinali - ieri la Regione ha comunicato
l'assegnazione della farmacia alla dottoressa Caterina Gaggeri, 64ª in graduatoria regionale. Diverse sedi a
disposizione sul territorio piemontese resteranno vacanti, ma questa volta non sarà Ovada a restare alla
finestra. «Una bella notizia» commenta l'assessore alle Attività economiche, Giacomo Pastorino. Ora si
cercano i locali
Quando era stato il momento di indicare un'area deputata ad accogliere la nuova rivendita (il bando chiedeva
di prediligere zone carenti), il rione - che da tempo lamenta la mancanza di servizi e attenzione - l'aveva
spuntata su via Voltri, dove esiste già una parafarmacia. Ora che si è trovato un titolare, non resta che
attendere l'apertura, una volta che saranno stati individuati i locali idonei (un centro estetico ne ha lasciati
alcuni liberi in posizione strategica, tra piazza Nervi e strada Rocca). La farmacia si aggiungerà alle altre tre
già operative e ad altrettante parafarmacie. [D. P.]
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/10/2015
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OVADA, RIONE BORGO
03/10/2015
Pag. 40 Ed. Biella
diffusione:309253
tiratura:418328
Biella Non hanno la ricetta Minacce in farmacia
Paura l'altra notte per una farmacista di Biella. La donna che era di turno si è vista entrare nel negozio di via
Italia una coppia, lui marocchino, 46 anni, lei italiana, 52, entrambi conosciuti come tossicodipendenti.
Pretendevano un farmaco pur non avendo la ricetta. La professionista si è rifiutata e la loro reazione è stata
di minacce e insulti. Temendo ulteriori conseguenze la farmacista ha chiamato il 112. I due intanto si erano
già allontanati ma sono stati fermati e identificati poco distante dai carabinieri.
Strona
Per salvare il gatto
cade nel dirupo
Cade in un dirupo per cercare di recuperare il gatto che gli era scappato da casa. Il terreno bagnato e
scivoloso per la pioggia che nel frattempo aveva iniziato a scendere copiosa gli ha impedito di risalire sulla
strada. Dei passanti hanno sentito le sue richieste di aiuto ed è stato dato l'allarme. Sono così intervenuti i
vigili del fuoco che in poco tempo sono riusciti a recuperare l'anziano con il suo animale. Infreddolito e con
qualche escoriazione l'uomo è stato trasportato all'ospedale di Ponderano. Il fatto è accaduto ieri sera a
Strona.
Sandigliano
Allarme incendio
Brucia canna fumaria
Vigili del fuoco impegnati a Sandigliano nello spegnimento di un incendio che ha interessato la canna
fumaria di una casa di via Mazzini. L'intervento dei pompieri ha permesso di limitare i danni. A inizio della
stagione fredda l'invito dal comando provinciale dei vigili del fuoco è quello di pulire i camini affinché si riduca
il rischio di questi eventi.
Biella
Il Comune sbarca
anche su Youtube
Il Consiglio comunale di Biella sbarca su You Tibe. Palazzo Oropa ha messo a disposizione dei cittadini un
canale dedicato sul sito web di condivisione di video più usato al mondo, su cui poter ritrovare le registrazioni
delle sedute dell'assemblea consigliare.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/10/2015
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IN BREVE
03/10/2015
Pag. 43 Ed. Cuneo
diffusione:309253
tiratura:418328
Aprono dieci nuove farmacie
Camilla pallavicino
Sono dieci le nuove farmacie che si apprestano ad aprire i battenti in provincia di Cuneo, ad Alba, Borgo San
Dalmazzo, Cherasco, Cuneo, Bagnolo, Peveragno, Villanova Mondovì, Canale, Bra e Boves: le sedi
assegnate dalla Regione ai vincitori del concorso straordinario bandito alla fine del 2012. Queste nuove
farmacie vanno ad aggiungersi alle 213 già attive (più 20 «armadi farmaceutici» collocati in piccoli centri).
In realtà di sedi disponibili nella Granda ce ne sono altre 22, che però sono state rifiutate dai vincitori del
concorso perché situate in località poco abitate e poco appetibili dal punto di vista commerciale. Per queste
sedi verrà comunque fatto un altro interpello a gennaio. La graduatoria
«Il meccanismo di assegnazione - spiega Massimo Mana, presidente di Federfarma Piemonte - prevede che
il primo in graduatoria scelga fra tutte le sedi disponibili e dopo di lui scelgano gli altri, in base ai posti rimasti.
E' chiaro che alla fine restano sempre quelle sedi più periferiche, situate in piccoli comuni, e che sono più
difficili da mantenere, soprattutto se a gestirle deve essere un gruppo di due o tre farmacisti costituiti in
società come previsto dal decreto Monti».
Tra le sedi disponibili ma non assegnate ci sono quelle di Borgomale, Sinio, Gorzegno, Feisoglio, Marsaglia,
Mombarcaro, Nucetto, Roddino, Priero, Somano, Stroppo, Pezzolo Valle Uzzone; ma anche a Cuneo è stata
assegnata solo una delle tre sedi messe a concorso, perché le altre due, situate in zone più periferiche e
quindi meno appetibili, sono state rifiutate.
Con le sue 1577 farmacie, pari a 2813 abitanti per farmacia, il Piemonte ha una copertura molto alta rispetto
al resto d'Italia, in cui la media è di 3500 abitanti. «In provincia di Cuneo - prosegue Mana - la media è di
un'attività per 2400 abitanti, che con queste nuove assegnazioni scenderà ancora, ma la situazione non
cambierà molto, perché la popolazione cuneese è molto dispersa sul territorio e alcune zone resteranno
sempre poco servite. In realtà le persone hanno bisogno di servizi e di un sistema sanitar io efficiente; con il
progetto della farmacia di comunità, di cui presenteremo gli ultimi risultati il 24 e 25 ottobre a Torino, noi
farmacisti abbiamo intrapreso in Piemonte un percorso di formazione volto ad aiutare i nostri clienti affetti da
patologie croniche come diabete, scompenso cardiaco e Pbco, nel loro percorso di adesione alla terapia
prescritta dai medici specialisti. Un aiuto concreto alla prevenzione e al contenimento delle spese sanitarie».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/10/2015
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a cuneo, Alba, bra, Borgo S. Dalmazzo, boves, peveragno, Cherasco, Bagnolo, Villanova e Canale
03/10/2015
Pag. 51 Ed. Metropolitana
diffusione:210842
tiratura:295190
Armato di coltello, lo scorso marzo aveva rapinato una farmacia di Tor Vergata. Ieri è stato arrestato dai
carabinieri che lo hanno incastrato grazie alle immagini dell'impianto di videosorveglianza della farmacia e ai
successivi riscontri effettuati dagli esperti del Ris. Si tratta di un uomo di 52 anni, originario della Calabria ma
residente a Roma da diversi anni. L'ordine d'arresto gli è stato notificato in carcere dove si trovava per altri
reati.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/10/2015
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Rapinò una farmacia "incastrato" dal Ris
03/10/2015
Pag. 39 Ed. Rieti
diffusione:210842
tiratura:295190
FORANO
Il Comune di Forano decide di esternalizzare la gestione della farmacia comunale e sul territorio,
specialmente nella frazione di Gavignano dove sorge la farmacia, scoppia il malcontento dei cittadini:
amareggiati dal fatto che la storica farmacista, nonché direttrice responsabile, non lavorerà più nella struttura.
Da giovedì, tra Forano e Gavignano, hanno iniziato a circolare volantini firmati da «i clienti della farmacia
comunale» che, per quanto anonimi, danno la cifra di uno scontento generalizzato. «A seguito di un bando
pubblico - si legge nel volantino - la dottoressa Donatella Denza, non sarà più responsabile della nostra
farmacia. Il Comune di Forano ha già affisso un avviso, comunicando che dal 5 ottobre ci sarà una variazione
di orario, a causa del cambio di gestione. Dopo oltre 16 anni, la farmacista non sarà più il nostro punto di
riferimento. Caro sindaco, vicesindaco e consiglieri rappresentanti di Gavignano, come spiegherete tutto ciò
ai cittadini?».
LA SPIEGAZIONE
«L'esternalizzazione della gestione della farmacia comunale - risponde il sindaco di Forano, Marco Cortella si è resa necessaria perché la gestione in house, visti i problemi di cassa e di personale degli enti locali, non
era più possibile. Al bando di gara hanno partecipato le due farmaciste che lavoravano nella struttura ed ha
vinto l'offerta migliore, sia dal punto di vista economico che tecnico. Ringrazio la dottoressa Denza per il
lavoro svolto in questi anni, assicurando ai cittadini che nella prossima gestione vedranno evolvere il servizio
e accrescere la vicinanza del nuovo gestore e dell'amministrazione, che resta sempre proprietaria della
farmacia».
R.D.C.
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/10/2015
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Via la farmacista «storica», polemiche a Gavignano
03/10/2015
Pag. 5 Ed. La Spezia
diffusione:136993
tiratura:176177
- LA SPEZIA - ALTRI tempi quando il centro unico di prenotazione esami e visite di via 24 Maggio funzionava
a pieno ritmo: «Tutti i giorni dalle 8 alle 18 a orario continuato e il sabato fino alle 12», ricorda un dipendente
dell'Asl 5. Da qualche anno le cose vanno in senso opposto. Siamo ai minimi termini: lunedì, mercoledì e
venerdì dalle 7,30 alle 10,30. La sanità pubblica senbra aver alzato bandiera bianca per quanto riguarda i
suoi cup, sfoltendo sia in centro, sia nei paesi. Anzitutto per colpa dei tagli finanziari e della carenza di
personale. Poi, mettiamoci anche il mancato accordo con i medici di medicina generale che avrebbe potuto
fornire il giorno della visita o dell'esame direttamente dallo studio. Infine, c'è la nuova politica dell'azienda che
sta spingendo gli spezzini verso le prenotazioni in farmacia oppure al numero verde. Fatto sta che un servizio
così importante per la cittadinanza ha perso tanti punti di riferimento. Sono decine e decine le persone che
ogni giorno 'sbattono' contro la porta chiusa del cup di via 24 Maggio. Altrettanti quelli che si lamentano in
periferia e nei paesi dove il centro di prenotazione non esiste più. Mugugni e lamentele sono all'ordine del
giorno. Maria Grazia Tinfena ha appena trovato la porta chiusa al cup di via 24 Maggio: «E' un vero disagio.
Avrei dovuto prenotare una visita per mia madre nel mio giorno libero dal lavoro». Le ha fatto eco Iris
Santiago: «Paghiamo le tasse e i servizi vengono meno. Io ho una bimba piccola e un figlio grande, lavoro e
non ho tempo a disposizione». E ancora. Maria Gloria Filippi: «Un cup come quello di via 24 Maggio
dovrebbe restare aperto almeno tutte le mattine». E' ALTRETTANTO vero che gli spezzini stanno abituandosi
a prenotare visite ed esami in farmacia, senza contare il numero verde. «Siamo a quota 20mila prenotazioni
al mese in tutta la provincia - afferma Elisabetta Borachia, presidente dell'associazione titolari di farmacia -. I
cittadini hanno trovato da noi un servizio egregio. A qualsiasi ora, contando i turni. Svolto in città e nei piccoli
centri». La Borachia prosegue ricordando il 'farma-cup', prenotazioni sempre in farmacia per studi privati di
ecografie, raggi, moc e risonanza a prezzo agevolato, in linea con quello dei rispettivi ticket sanitari. I
consumatori vedono la questione sotto un altro punto di vista. «L'Asl dovrebbe avviare uno studio sui bacini di
utenze per capire dove i cittadini hanno bisogno di prenotare al cup», sottolinea Elisabetta Sommovigo
(Adoc). Che rincara la dose: «L'azienda dovrebbe pensare anche ad organizzare una capillare informazione
sui vari sistemi di prenotazione sanitaria». Manrico Parma
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/10/2015
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«Prescrizioni, servizio a singhiozzo» Sale la protesta dei pazienti
02/10/2015
Pag. 55 Ed. Treviso
diffusione:86966
tiratura:114104
VITTORIO VENETO - Sono sette i vittoriesi che stanno usufruendo del servizio di consegna a domicilio dei
farmaci, lanciato lo scorso 25 maggio dalla Vittorio Veneto Servizi, che gestisce le tre farmacie comunali,
Costa, Centro e San Giacomo di Veglia. «Non c'è stata una grande adesione - non nasconde l'amministratore
unico Barbara Saltini -, ma anche se per pochi cittadini continueremo a garantire questo servizio».
Gratuito per gli esenti dal ticket sanitario, ha altrimenti un costo di 1,50 euro come diritto di chiamata. Il
servizio di consegna a domicilio può essere richiesto direttamente nelle farmacie comunali oppure allo
0438.500204. (((borsoic)))
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/10/2015
49
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Solo in sette per i farmaci a domicilio
02/10/2015
Pag. 55 Ed. Treviso
diffusione:86966
tiratura:114104
Cresce di cinque volte l'utile delle farmacie comunali. E il comune preleva dal «tesoretto» della Vittorio
Veneto Servizi spa, la società cui fanno capo, 563 mila euro, destinandoli in gran parte alla riqualificazione e
messa in sicurezza della viabilità cittadina.
Sarà presentato in tutti i suoi dettagli nel corso del consiglio comunale di martedì sera il bilancio d'esercizio
2014 della società di cui il Comune è socio unico e che è proprietaria delle tre farmacie di Costa, San
Giacomo di Veglia e Centro. In aula ci sarà l'amministratore unico della partecipata, Barbara Saltini, che lo
scorso 31 dicembre aveva dato le sue dimissioni dall'incarico (era stata nominata dall'ex sindaco Da Re nel
novembre 2012), che tutt'ora ricopre in attesa che il sindaco Roberto Tonon nomini un successore.
«Avevo chiesto al sindaco di non procrastinare oltre il bilancio le mie dimissioni - afferma Saltini - ma ad oggi
non ha ancora trovato un sostituto». Quella di martedì dovrebbe essere l'ultima uscita ufficiale di Saltini come
amministratore unico della partecipata. «L'utile del 2014, al netto delle imposte, è di 117 mila euro, dunque è
stato quintuplicato, mentre il flusso di cassa generato sempre nel corso del 2014 è stato di 400 mila euro,
dato questo che evidenzia come la società stia molto bene» afferma Saltini. Il bilancio 2013 aveva avuto un
utile netto di soli 21.854 euro, pochi - era stato evidenziato un anno fa dal consiglio comunale - per una
società che ha tre farmacie. La liquidità di cassa si attesta oggi a 1,1 milioni di euro. «A giugno - continua
l'amministratore unico - il Comune ha prelevato 500 mila euro».
«Sono soldi - entra nel merito l'assessore al bilancio Giovanni Napol - che sono entrati in varie voci di
bilancio e che sono serviti per coprire spese correnti di vari bilanci (263 mila euro), mentre 300 mila euro
sono stati investiti sulla riqualificazione della viabilità». Quanto al bilancio 2014 della Vittorio Veneto Servizi,
Napol rileva che «è stato migliorato, di pari passo anche ad un miglioramento organizzativo e al recupero di
crediti d'imposta. Un risultato che si relaziona con una generale diminuzione del consumo di farmaci».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/10/2015
50
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Tonon batte cassa in farmacia
PROFESSIONI
2 articoli
03/10/2015
Pag. 11
diffusione:334076
tiratura:405061
Marche, la spinta della farmaceutica
M. Me.
Servizio u pagina 13 pCirca 2.800 addetti diretti e nell'indotto, di cui più di 1.400 negli stabilimenti produttivi di
Ancona (una produzione di eccellenza destinataa oltre 50 paesi nel mondo) e di Ascoli Piceno (che vale da
sola il 72% del totale dell'export manifatturiero italiano). La farmaceutica si conferma un vero driver per la
crescita dell'economia delle Marche. Il solo export di medicinali, nel territo- rio, supera quello di interi paesi
dell'Unione europea, come Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Portogallo, Finlandia. A livello italiano sono
174 le fabbriche dell'industria farmaceutica, con 63mila addetti, 2,5 miliardi di investimenti nel 2014. Un
settore che nell'ultimo anno ha registrato un aumento della produzione (+4,5%) con 28,7 miliardi di euro e il
massimo storico raggiunto dall'export (72% della produzione) con 21 miliardi. I dati sono stati presentati ieri
nel roadshow di Farmindustria «Innovazione e Produzione di Valore. L'industria del farmaco: un patrimonio
che l'Italia non può perdere», ospitato nello stabilimento Angelini di Ancona. Massimo Scaccabarozzi,
presidente di Farmindustria, ha confermato che il settore è «un fiore all'occhiello del made in Italy. Ab- biamo
l'ambizione - ha detto - che se sarà garantita la stabilità delle regole degli ultimi due anni, potremo diventare un
hub globale e il primo paese produttore in Europa, superando la Germania». L'Italia del farmaco, dal 2010 al
2014,è stata la prima al mondo per crescita in valore dell'export di farmaci e vaccini. Un dato che ha
permesso di consolidare in Europa la seconda posizione dopo la Germania tra le nazioni produttrici di
medicinali. Dopo anni di calo, sono state assunti 5mila nuovi addetti, la metà under 30. Un trend in aumento
che si con- ferma nell'anno in corso: l'occupazione nelle grandi imprese, a giugno, è stata superiore dell'1%
rispetto a dicembre, soprattutto per gli addetti alla produzione (+8 per cento). Una crescita dovuta
all'incremento degli investimenti in ricerca, circa il 10% nel 2015 secondo le prime stime, e della produzione,
+6% rispetto al +1% del totale industria, ancora una volta trainata dall'export (+8%). Sono7 milai farmaci in
sviluppo nel mondo che avranno un ruolo importante nella cura di diverse patologie. Il contributo economico
delle imprese del farmaco e dell'indotto al Paese è di 13,7 miliardi.
I NUMERI
2.800 L'occupazione La farmecutica dà lavoro nelle Marche a circa 2.800 addetti tra diretti e ocupati
nell'indotto. Di questi, circa la metà è occupata nelle aziende di Ascoli Piceno e i Ancona. In Italia le fabbriche
del comparto farmaceutico sono 174, per un numero di occupati complessivo pari a 63mila unità
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INDUSTRIA/2
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Pag. 88 N.40 - 13 ottobre 2015
diffusione:372741
tiratura:488629
Mi dopavo perché senza droghe non avrei vinto mai
lance armstrong era il padrone del ciclismo: vinse sette tour de france, e nemmeno un tumore riuscì a
fermarlo. ma non era un campione: imbrogliava
Marco Pagani
Amava presentarsi così: «Mi chiamo Lance Armstrong, sono sopravvissuto al cancro, ho cinque figli e,
naturalmente, ho vinto sette Tour de France». Tutto vero, tranne un particolare: per dominare il Giro di
Francia di seguito dal 1999 al 2005, un record che nessun altro corridore è stato capace di raggiungere prima
e dopo di lui, il famoso ciclista americano ricorse sistematicamente al doping, cioè all'uso di sostanze
medicinali vietate, per aumentare le sue prestazioni agonistiche. E dunque non vale. Come non ha più valore,
perché cancellata nel 2012 per ordine delle autorità sportive internazionali, ogni singola vittoria che l'atleta ha
ottenuto dal 1° agosto 1998 gareggiando in bicicletta senza rispettare le regole. Una fragorosa caduta nella
polvere, quella di Lance Armstrong, che ora viene riportata alla ribalta, con inquietanti rivelazioni, dal libro
The Program Lance Armstrong: la vera storia del più grande imbroglio di tutti i tempi (Sperling & Kupfer),
scritto dal giornalista sportivo David Walsh, e dal film The Program , tratto dallo stesso volume, in
programmazione nelle sale italiane dall'8 ottobre, diretto da Stephen Frears, con Ben Foster nella parte di
Armstrong e la partecipazione straordinaria di Dustin Hoffman. Un'accoppiata mediatica che mette
clamorosamente a nudo la caduta morale e sportiva di un uomo, Lance Armstrong, a lungo considerato un
eroe. Esordì come corridore professionista nel 1992 e già l'anno dopo, a soli 21 anni, vinse i Mondiali di
ciclismo a Oslo. «Era un talento purissimo», dice a Gente Pier Augusto Stagi, direttore del mensile Tuttobici .
Poi inanellò piazzamenti importanti, ma senza eccellere particolarmente. Nel 1996 la tragedia: Lance viene
colpito da un cancro ai testicoli che ne mette in pericolo la vita e lo costringe a cure pesanti. Sconfigge la
malattia e torna incredibilmente alle gare nel 1998. Ed è un altro atleta. Nel 1999, infatti, vince per la prima di
sette volte consecutive il Tour de France, sbaragliando alla grande gli avversari più forti. Lance diventa una
vera e propria leggenda per gli sportivi e un modello per tanti malati, per i quali era l'esempio vivente di un
uomo che poteva perdere tutto e invece ha combattuto ed è risorto. Fonda perfino la Lance Armstrong
Foundation, con cui raccoglie fondi per chi soffre di tumore. Ma a qualcuno qualcosa non torna. David Walsh,
responsabile della redazione sportiva del quotidiano britannico Sunday Times, inizia ad nutrire dubbi sui
risultati ottenuti da Lance. «Era forte nelle gare di un giorno, non in quelle di resistenza con più tappe dei
grandi Giri. E invece, reduce da una gravissima malattia, improvvisamente si rivela imprendibile sulle lunghe
distanze», conferma Pier Augusto Stagi. Dalle pagine del libro di David Walsh esce un ritratto inquietante di
Armstrong, capace di intimorire con minacce e ritorsioni chiunque lanci sospetti sulle sue prestazioni
atletiche. Passa il tempo e le voci sul suo essere un ciclista che bara aumentano, grazie ai libri in cui i suoi ex
compagni di squadra ne denunciano le pratiche illecite. Eppure bisogna aspettare il 18 gennaio 2013 perché
Lance, nella trasmissione di Oprah Winfrey, la star della televisione americana, confessi: «Epo, trasfusioni e
cortisone. Mi dopavo prima del cancro e negli anni delle vittorie in Francia. Era impensabile vincere
altrimenti». La domanda è di rigore: come ha fatto Lance a farla franca così a lungo? Walsh rivela che
Armstrong pagò addirittura una grossa somma di denaro all'Unione Ciclistica Internazionale, ufficialmente per
sostenere la lotta al doping, in realtà per essere avvertito in anticipo dei controlli medici previsti su di lui.
«Armstrong era il padrone del ciclismo, lo controllava», spiega Stagi. L'Epo (o eritropoietina) è un ormone che
aumenta i globuli rossi e quindi il trasporto di ossigeno ai muscoli, garantendo migliori prestazioni. Ma in quali
discipline? «In quelle dove contano la forza e la resistenza: dal ciclismo, appunto, all'atletica, dal calcio al
nuoto. Non serve dove sono fondamentali la coordinazione e l'equilibrio, come nei tuffi e nella scherma», dice
a Gente Alessandro Donati, autore del libro Lo sport del doping (Giunti Editore), da sempre in prima linea
contro quelle pratiche. Adesso allena Alex Schwazer, il maratoneta ex fidanzato di Carolina Kostner, sospeso
per doping fino al 29 aprile 2016. «Il suo rimettersi in gioco e in discussione è un gesto di assoluto coraggio.
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un film e un libro fanno luce su uno dei più grossi impostori dello sport
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E, soprattutto, ci dice che dal doping si può rinascere». m arco p agani vittorie , cadute e ora nuova vita Parigi
. l 'arrivo trionfale di l ance a rmstrong, nella tappa finale del t our de f rance del 2002, il suo terzo successo
nella celebre gara. i n tutto ha vinto sette volte di seguito il g iro di f rancia, dal 1999 al 2005. s otto, l ance di
nuovo corridore al t our di quest'anno, ma per raccogliere fondi contro la leucemia. smascherato da un
giornalista l a locandina di The Program , il film tratto dall'omonimo libro del giornalista del Sunday Times d
avid Walsh, che racconta la storia di l ance a rmstrong, interpretato dall'attore b en f oster (nella foto). e sce in
i talia l'8 ottobre.
il momento più difficile Indianapolis (Stati Uniti) . a rmstrong nel 1996 in cura per un tumore ai testicoli, all' i
ndiana u niversal s chool of m edicine h ospital della città americana. « m i dopavo già prima che la malattia
mi colpisse», è la impressionante confessione rilasciata da l ance nel 2013.
ha perfino pagato per evitare qualsiasi controllo medico felice con ann, baro al tour New York (Stati Uniti)
. l ance a rmstrong, 44 anni, con la seconda moglie, a nn h ansen, 41 anni: la coppia ha due figli. i l ciclista ha
altri tre bimbi, avuti dalla prima consorte, Kristin r ichard. s otto, a rmstrong esce da un controllo anti doping al
t our del 2002: risultava sempre pulito anche se non lo era.
PERSONAGGI
2 articoli
03/10/2015
Pag. 10
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tiratura:63756
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato in audizione di aver sospeso il decreto attuativo delle
disposizioni di cui all'art. 9 della legge sugli Enti Locali riferito alle prestazioni inappropriate. «Mi sembra un
atto di buon senso che avevo auspicato sin dall'inizio, esprimendo la mia ferma contrarietà al metodo e al
merito del provvedimento» dice il senatore dei Conservatori e Riformisti Luigi D'Ambrosio Lettieri . Il ministro,
riferisce il parlamentare pugliese, ha annunciato di voler attivare un tavolo tecnico esteso alla rappresentanza
delle società scientifiche e dei medici «che, così come si stavano mettendo le cose, sarebbero diventati gli
imputati in un processo per responsabilità professionale che stava diventando una farsa». Il compito del
tavolo ha la finalità di concordare con la categoria dei medici le modalità migliori per un efficace governo della
spesa sanitaria che garantisca appropriatezza, efficacia ed economicità. «Mi sembra che si sia imboccata la
strada giusta e che vengano così scongiurati - aggiunge - i rischi di inutili e controproducenti processi
sommari, nonché di tagli ai diritti dei cittadini». Di certo «se le norme relative all'appropriatezza delle
prescrizioni mediche non fossero finite negli Decreto Enti Locali, ma, piuttosto, convogliate in una legge
quadro - che tenesse insieme in modo organico medicina difensiva, responsabilità in campo medico, criteri di
appropriatezza e nuovi Livelli essenziali di assistenza - e fosse stato affidato all'esame delle Commissioni
parlamentari competenti, questo caos sarebbe stato evitato».
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 03/10/2015
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Sanità, dietrofront sulle prescrizioni D'Ambrosio Lettieri: stop al decreto
ok
02/10/2015
Sito Web
QS - QuotidianoSanita.it
D'Ambrosio Lettieri (CoR): "Ministro sospende decreto attuativo. Bene,
meglio tardi che mai"
02 OTT - "Meglio tardi che mai. La decisione del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, così come
annunciata oggi nell'ambito di una sua audizione in 12ma Commissione Sanità, non può che essere
apprezzata e condivisa. L'aver sospeso l'attuazione del decreto ministeriale attuativo delle disposizioni di cui
all'art. 9 della legge sugli Enti Locali e riferito alle prestazioni inappropriate mi sembra un atto di buon senso
che avevo auspicato sin dall'inizio, esprimendo la mia ferma contrarietà al metodo e al merito del
provvedimento. Il ministro ha annunciato di voler attivare un tavolo tecnico esteso alla rappresentanza delle
società scientifiche e dei medici che, così come si stavano mettendo le cose, sarebbero diventati gli imputati
in un processo per responsabilità professionale che stava diventando una farsa. Il compito del tavolo ha la
finalità di concordare con la categoria dei medici le modalità migliori per un efficace governo della spesa
sanitaria che garantisca appropriatezza, efficacia ed economicità. Mi sembra che si sia imboccata la strada
giusta e che vengano così scongiurati i rischi di inutili e controproducenti processi sommari, nonché di tagli ai
diritti dei cittadini". Lo ha dichiarato in una nota Luigi d'Ambrosio Lettieri (CoR), componente Commissione
Sanità Senato. "Certo - ha concluso - con amarezza rilevo che se le norme relative all'appropriatezza delle
prescrizioni mediche non fossero finite negli Decreto Enti Locali, ma, piuttosto, convogliate in una legge
quadro - che tenesse insieme in modo organico medicina difensiva, responsabilità in campo medico, criteri di
appropriatezza e nuovi Livelli essenziali di assistenza - e fosse stato affidato all'esame delle Commissioni
parlamentari competenti, questo caos sarebbe stato evitato e il ministro stesso si sarebbe messa in una
condizione di garanzia rispetto alle richieste della Conferenza Stato-Regioni". 02 ottobre 2015 ©
Riproduzione riservata
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